Arena lifestyle 25 3: 2017

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ARENA

Rivista mensile web a distribuzione gratuita, supplemento di Commodity World weekly. Prodotta e diretta da Katia Ferri Melzi d’Eril www.katiaferri.com

WEB MAGAZINE ANNO III N.25 MARZO 2017

Arena Lifestyle supplemento del settimanale on line Commodity World Weekly - Anno I I n.. 22 12 /2016 registr. al Tribunale di Pavia n. 673 dell’11/5/2007

LIFESTYLE

QUELLI CHE COME LEI FESTEGGIANO SAGGIAMENTE “IL GIRO DI BOA”. QUELLI CHE NON SI RASSEGNANO: ED ENTRANO NEGLI ESERCITI DEI ...‘NON ADULTI’

MICHELLE HUNZIKER “CHIEDIMI SE SONO FELICE” ARTE

MIART GUERCINO LE MOSTRE DI MARZO

KATIA FERRI MELZI D’ERIL




EDITORIALE di Katia Ferri Melzi d’Eril

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opo i selfie ‘acqua e sapone’ in bagno, quelli da ‘appena alzati dal letto’ (belli e sornioni in mutande) è ora della nuova mania: il selfie in auto, lanciata delle celebrità e subito adottata da tutto il gregge multimediale. Le donne studiano l’angolazione per uno scatto (bocca a cuore, a bacio, a canotto) gli uomini invece fanno finta di lasciarsi cogliere di sorpresa, in uno scatto apparentemente naturale. Ora, se pare ovvio che i vip vogliano offrire, ogni tanto, ai propri followers uno spaccato di vita vera e lo fanno scattando selfie a raffica in auto (ma spesso non guidano loro) non è altrettanto opportuno che lo facciano quelli che stanno guidando. E invece è una pioggia di guidatori incoscienti che ci si propone ogni giorno, da soli o in compagnia, l’importante è fare un selfie o un live. Lo sapevate che Dj Fabo, di cui parliamo in fondo alla rivista per la sua scelta di eutoanasia, è rimasto cieco e tetraplegico perchè gli è sfuggito il cellulare mentre guidava e ha perso di vista la carreggiata? Ma no, certo. Siete invece pronti per un selfie mentre guidate verso la grande serata, siete pronte con un collier tutto nuovo, state andando chissà dove con una borsa da quindicimila euro che fa capolino sul sedile di dietro. Qualcuno adora sfoggiare le occhiaie del mattino presto (occhio all’orario del post e al luogo) altri invece ‘vade retro’: hanno sul cellulare pronta anche la app per migliorare le foto, illuminare colori, togliere le rughe, dimagrire i fianchi. Bisogna stare molto attente alle feticiste dello scatto che vi immortalano in auto nel preserata. Rischiate di ritrovarvi anche voi in una foto con la faccia della terza media, della quinta elementare, dell’asilo. Invece che con un uomo, fareste meglio a uscire con uno spermatozoo.

VAI COL TWITTER Il presidente Donald Trump dovrebbe chiedere una tangente ai dirigenti di Twitter. Perchè da quando lo usa lui, per comunicare col mondo, lo seguono a milioni. E pure alla notte degli Oscar se ne parla...

ARENA LIFESTYLE anno II° n. 25, marzo 2017 -Editore e Direttore responsabile: Katia Ferri Melzi d’Eril Supplemento gratuito mensile del settimanale web Commodity World Weelkly - Registr. Tribunale di Pavia n.673 17/5/200 redazione: Villa Melzi d’Eril, via Colombarone 13, Belgioioso PV - Italia Contatti: katiaferri@hotmail.com, Facebook: Katia Ferri Melzi d’Eril - Tutti i diritti riservati

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SOMMARIO

4/ EDITORIALE di Katia Ferri Melzi d’Eril

MARZO 2017

5/ SOMMARIO gennaio/ febbraio 2017

38-43 /GRAND TOUR WORLD On the road in Argentina

6-7/ MOTORI & CO Salone dell’Auto di Ginevra 2017

40-45/ GRAND TOUR WORLD Georgia, la perla del Mar Nero

8-13/ OMNIBUS MOSTRE MARZO 2017

46/ SKI & FOOD IN ALTA BADIA Menù gourmand anche nei rifugi

14-17/ARTE CONTEMPORANEA Conto alla rovescia per Miart 2017

47/ WINE & CO Il lievito che fa la differenza

18-19/ TOP NIGHTIFE Gli eventi e vernissage più cool della stagione

48-51/FASHION La stagione della gonna lunga e del plissè

20-31 /COVER STORY: CHIEDIMI SE SONO FELICE 34-35/ MUSICA, LIBRI, CINEMA

52-55/ LUXURY & CO Il maestro dei “Moretti Veneziani”

32-33/ MANIE Occidentalis karma? E’ un oroscopo

52-55/ FASHION & CO Il Maestro dei Moretti

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58/AGENT PROVOCATEUR Ciao Dj Fabo


Arena Lifestyle 03/17- SALONE DELL’AUTO

GINEVRA, ROMBANO LE ELETTRICHE

Fra le novità più attese del prossimo Salone di Ginevra ci sono le auto elettriche. Grande curiosità del pubblico per la Audi e-Tron, un Suv con un pacco batteria che permette un’ autonomia di 500 chilometri. Per la mobilità in città è grande l’interesse per il nuovo i-Tril di Toyota con 3 posti, che piacerà molto ai tassisti e a chi lavora con Uber.

E

tutto pronto per l’attesissimo Salone dell’Auto di Ginevra 2017: l’87a edizione aprirà al pubblico fra pochi giorni dal 9 al 19 marzo, ma il 7 cominceranno le presentazioni alla stampa e dunque potremo godere da casa di eccellenti anteprime. La prima edizione di 112 anni fa peraltro fu solo un’anteprima: per la seconda si attese infatti il 1924. Il Salone dell’Auto di Ginevra ad oggi è l’unico tra i grandi motor show in Europa ad avere cadenza annuale. Il pubblico gradisce molto questa frequenza, che permette di informare al meglio il pubblico su tutte le novità disponibili. Anche in questo 2017, il GIMS può vantare la partecipazione di tutti i principali costruttori, come sottolineato anche da Maurice Turrettini, presidente della manifestazione: “Questo Salone non è poi così grande: 6

allestire gli spazi costa meno che altrove. Inoltre, la Svizzera è un paese neutrale, non solo dal punto di vista bellico, ma anche sotto il profilo automobilistico: non abbiamo costruttori nazionali, così tutte le Case si sentono a loro agio nel presentare qui le anteprime mondiali”. Le novità quest’anno saranno ben 99 con 27 anteprime, dunque sarà molto combattuto, il 6 marzo in diretta da Ginevra, il momento in cui sarà annunciato il vincitore del premio “Car of the Year 2017”. Fra le sette finaliste figurano Alfa Romeo Giulia, Citroën C3, Mercedes Classe E, Nissan Micra, Peugeot 3008, Toyota C-HR e Volvo S90/V90. Invece dal 14 al 16 marzo sarà il turno dei convegni dedicati alla mobilità ’’green’’, dalle vetture elettriche


Arena Lifestyle 03/17- SALONE DELL’AUTO

alle ‘fuel cell’ con idrogeno. Il fermento è grande, sono infatti attese ben 99 première mondiali e 27 anteprime europee. fra le “debuttanti” da non perdere figurano bolidi come la Ferrari 812 Superfast, la Pagani Huayra Roadster, la McLaren 720S e la Lamborghini Aventador S. Fra le auto per comuni mortali ci sono l’Alfa Romeo Stelvio, le Opel Insignia Grand Sport e Sports Tourer, la Volkswagen Arteon (nuova ammiraglia della marca tedesca) e la conturbante Kia Stinger. Parecchia attenzione anche per la Jeep Compass, la Suv compatta “globale” che aspira a trainare le vendite del marchio americano. Non mancheranno le piccole del segmento B, sempre richiestissime in Europa: sulla passerella saliranno la Ford Fiesta, la Seat Ibiza e la Suzuki Swift. I sondaggi rivelano come il 20% dei visitatori abbia intenzione di acquistare un’auto nuova nell’anno della visita, un altro 28% entro il successivo. E, contrariamente a quanto si pensi, il pubblico è giovane: “il 50% dei visitatori è sotto i 35 anni. Oltretutto il 25% sono donne”. Quest’anno al Salone sono attesi almeno 700.000 visitatori; negli ultimi anni inoltre

il numero degli svizzeri diretti al Salone di Ginevra è salito del 6,4%, con una presenza pari a 45.000 nel 2016. Fra le novità più attese, i nuovi allestimenti delle supercar e delle big di lusso, ma soprattutto le auto elettriche: Audi e-tron SUV, con un’autonomia tale da poter percorrere lunghe distanze senza doversi preoccupare della ricarica. Si parla di un pacco batterie con capacità sufficiente a coprire quasi 500 Km senza effettuare soste.Toyota i-TRIL, è un veicolo a trazione completamente elettrica, che rappresenta una sorta di incrocio fra un’auto e una motocicletta evoluta: tre posti in totale, uno di fronte e due sul retro per i passeggeri. Il Salone di Ginevra ospiterà anche i progetti delle startup che puntano a rivoluzionare il settore automotive. Tra queste figura Elextra, che mira a sfidare colossi del calibro di Tesla. Il veicolo potrà passare da 0 a 100 Km/h in soli 2,3 secondi. Porsche Panamera 4 E-Hybrid. 290 Km/h di velocità massima propone una cura maniacale nel dettaglio per quanto riguarda design e qualità costruttiva, per un veicolo che di certo non sarà alla portata di tutte le tasche.

TUTTI I NUMERI DEL SALONE DI GINEVRA Sito ufficiale: www.salon-auto.ch Giorni di apertura al pubblico: da giovedì 9 a domenica 19 marzo. Orari: dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 20; sabato e domenica dalle 9 alle 19. Costo del biglietto: 16 franchi svizzeri per gli adulti (circa 15 euro), 9 per i ragazzi da 6 a 16 anni (8,50 euro), 11 per i gruppi di almeno 20 persone (10,30 euro). Sconto del 50% per accessi dopo le ore 16. Gli ingressi si possono anche comprare on line. Mappa del Salone: oltre al pdf, scaricabile sul sito ufficiale, ci sono le app per iOs e Android . Come arrivare dalla città: con gli autobus della linea 5. In treno: la stazione di Ginevra aeroporto (Genève-Aéroport) è situata a pochi minuti di marcia dal Palexpo: quindi sia chi arriva in treno sia chi in aereo può raggiungere la fiera a piedi in pochi minuti. Inoltre le Ferrovie Svizzere propongono a un prezzo ridotto le combinazioni viaggio più ingresso al Salone. In macchina: il Palexpo è ubicato accanto all’aeroporto di Ginevra, in Route François-Peyrot 30, 1218 Le Grand-Saconnex. Da Losanna e dalla Francia: imboccare l’autostrada direzione “Aéroport” e seguire la segnaletica della Polizia Stradale. Se si passa dal Tunnel del Gran San Bernardo , il ritorno è gratuito esibendo il biglietto d’andata e quello d’ingresso al Salone. Dove parcheggiare: il parcheggio coperto di Palexpo è riservato per gli espositori. Ai visitatori sono riservati durante i giorni settimanali oltre 5.600 posti auto a pagamento e durante i fine settimana 10.000 posti auto, distribuiti su tre aree di parcheggio, in un raggio di 5 km dal Palexpo. La Polizia Locale di Ginevra regola il flusso del traffico secondo il sistema “real time”. Ciò significa che i parcheggi vengono aperti in base al grado di occupazione e al flusso del traffico. I visitatori devono seguire sempre l’indicazione “P Salon”. Durante il periodo di apertura del Salone, specifiche navette (gratuite) provvedono al collegamento tra i parcheggi esterni e l’ingresso principale del Palexpo. Parcheggio+navetta, indipendentemente dal numero di passeggeri, 20 franchi, circa 18,70 euro. 7


Arena Lifestyle 03/17- OMNIBUS MOSTRE

Marzo 2017 Torino

Milano

FINO AL 23 LUGLIO

Ben 400 opere sono arrivate a Torino per la mostra “L’emozione dei colori nell’arte”: provengono da importanti collezioni museali quali il Reina Sofia di Madrid, il MNAM Centre Georges Pompidou di Parigi, il Paul Klee Zentrum di Berna, il Munchmuseet di Oslo, lo Stedelijk Museum di Amsterdam, la Tate Britain di Londra, la Dia Foundation di New York, la AGNSW Art Gallery of New South Wales di Sydney, oltre che dai due musei GAM-Torino e Castello di Rivoli e da numerose collezioni private. La rassegna è curata da Carolyn Christov-Bakargiev, Marcella Beccaria, Elena Volpato, Elif Kamisli. E’ ospitata nella Manica Lunga del Castello di Rivoli e nelle sale della GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. Si ammirano le opere di 125 artisti provenienti da tutto il mondo attivi dalla fine del Settecento a oggi. La rassegna comprende le opere di Henri Matisse, Wassily Kandinsky, Giacomo Balla, Edvard Munch, Luigi Russolo, Alexander Calder e poi Gilberto Zorio, Alighiero Boetti, Giulio Paolini, Gustav Metzger, fino a lavori Nicola De Maria, Damien Hirst.

FINO AL 18 GIUGNO

È una delle mostre più attese del 2017: “Keith Haring about art” è a Palazzo Reale con 110 opere. La retrospettiva racconta lo stile inconfondibile dell’artista pop americano, in grado di veicolare con apparente semplicità temi sociali e politici profondi a lui molto cari. Iconico, spesso associato al mondo della pubblicità e al suo linguaggio, Haring voleva rendere accessibili a tutti i temi sociali, grazie alla sua arte immediata e dal forte impatto. La mostra ospita alcune opere di dimensioni monumentali, alcune delle quali inedite o mai esposte in Italia. L’ evento vuole anche rendere esplicito agli spettatori un aspetto forse poco indagato dell’artista americano: l’influenza della storia dell’arte sulla sue opere. I suoi graffiti e dipinti, tutte le sue produzioni vanno lette anche alla luce della storia delle arti che egli ha compreso e collocato al centro del suo lavoro, assimilandole fino a integrarle esplicitamente nei suoi coloratissimi dipinti e costruendo, in questo modo, la parte più significativa della sua ricerca estetica. 8


Arena Lifestyle 03/17- OMNIBUS MOSTRE

NADIA CARGNELLI Dal 15 marzo al 26 aprile, le scuderie di Palazzo Moroni a Padova ospitano una selezione di opere dell’artista, fra quelle prodotte tra il 1989 e il 2017. Nadia Cargnelli ha dipinto su stoffa, vetri e specchi, creato abiti e originali bijoux.

Milano

ROBERT DOISNEAU Fino al 1° maggio 2017, il Forte di Bard ospita una mostra dedicata ad uno dei più grandi fotografi del Novecento: Robert Doisneau, noto per la sua straordinaria capacità di raccontare la realtà quotidiana.

Venezia

FINO AL 2 LUGLIO

Fino al 2 luglio prossimo il Palazzo Reale di Milano ospita la mostra ‘Manet e la Parigi moderna’, un’ antologica molto ricca, dedicata al grande pittore francese e al suo ruolo centrale nella nascita della pittura moderna europea. Nato in una famiglia alto borghese, elegante e mondano, Édouard Manet seppe raccogliere intorno a sé i protagonisti dell’Impressionismo e conobbe alcune delle figure più importanti della cultura parigina di metà Ottocento. Di alcuni, come il pittore Edgar Degas e il poeta Charles Baudelaire, fu amico; per gli altri fu un luminoso esempio e fonte d’ispirazione. Dalla bella collezione del Musée d’Orsay di Parigi sono arrivati a Palazzo Reale un centinaio di opere, tra cui 55 dipinti: 17 capolavori di Manet e 40 altre splendide opere di maestri coevi, tra cui Boldini, Cézanne, Degas, Fantin-Latour, Gauguin, Monet, Berthe Morisot, Renoir, Signac, Tissot. Alle opere su tela si aggiungono 10 tra disegni e acquarelli di Manet, una ventina di disegni degli altri artisti e sette tra maquettes e sculture.

FINO AL 27 MARZO

Palazzo Fortuny ospita un progetto molto importante per la città, la mostra dedicata alla “La bottega Cadorin”. Questa retrospettiva nasce dalla necessità di non disperdere uno straordinario patrimonio artistico e storico, testimonianza dell’intensa attività di almeno tre generazioni di artisti, architetti, musicisti e fotografi attivi a Venezia tra Ottocento e Novecento. L’albero genealogico di questa famiglia, degna erede delle grandi botteghe d’arte della Serenissima, è uno straordinario intreccio di vite poste sotto l’egida dell’arte. Ci sono tutti, dallo scultore Vincenzo al fotografo Augusto Tivoli, ai liutai Fiorini, all’architetto Brenno del Giudice per giungere ai pittori Guido Cadorin, Livia Tivoli, Ida Barbarigo e Zoran Music. L’ esposizione comprende oltre duecento opere accuratamente selezionate da Jean Clair. E’ allestita nei monumentali spazi di Palazzo Fortuny con un percorso espositivo gradevolissimo, capace di evocare e documentare non solo il fascino degli atelier di una dinastia di artisti, ma anche il vivace contesto intellettuale della città.

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Arena Lifestyle 03/17- OMNIBUS MOSTRE

LA SCRITTURA DI MIRO’ A MILANO Alla Kasa dei libri di Milano in Largo de Benedetti 4, va in scena la scrittura a colori di Joan Mirò, una mostra con libri, disegni e opere grafiche dell’artista catalano, in scena fino al 12 aprile prossimo 2017, curata da Andrea Kerbaker. “Le parole multicolori” offrono uno scorcio inedito su questo artista sublime, amatissimo e molto prolifico.

Parma

Vicenza

FINO AL 2 LUGLIO La Fondazione Magnani Rocca ospita una grande mostra dedicata a un grande nome del Primo Novecento, Fortunato Depero (Fondo 1892 – Rovereto 1960) nella Villa di Mamiano di Traversetolo, presso Parma. Sono presenti oltre cento opere tra dipinti, le celebri tarsie in panno, i collage, disegni, abiti, mobili, progetti pubblicitari su carta e cartone per celebrare il geniale artefice di un’estetica innovativa che mette in comunicazione varie discipline dell’arte, dalla pittura alla scultura, dall’architettura al design, al teatro in un momento straordinariamente creativo per l’arte italiana, che in quegli anni espresse poi il Futurismo. La mostra parmense è frutto della collaborazione istituzionale fra il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, e la Fondazione Magnani Rocca, ed è curata da Nicoletta Boschiero, già autrice di storiche ricognizioni sui grandi Maestri del Primo Novecento come appunto Depero. Ha lavorato in tandem con Stefano Roffi, direttore scientifico della Fondazione.

FINO AL 7/1/2018 Le Gallerie d’Italia di Vicenza ospitano il quarto appuntamento della rassegna “Il Tempo dell’Antico”, dedicata alla valorizzazione della collezione Intesa Sanpaolo di ceramiche attiche e magnogreche. La mostra “Le ambre della principessa. Storie e archeologia dall’antica terra di Puglia” prosegue fino al 7 gennaio 2018, proponendo ambre magiche, eleganti gioielli ornamenali, un affresco con l’intreccio misteriosi di una danza, un vaso attico con una fanciulla artigiana nella sua bottega ceramica e uno apulo con due amanti abbracciati. Questi sono solo alcuni degli esemplari esposti a Palazzo Leoni Montanari, un edificio barocco sito nel centro cittadino in Contrà Santa Corona e risalente al 1678, caratterizzato da una decorazione ricchissima, ispirata alla poetica del meraviglioso. Questo sito ospita al suo interno un importante museo in cui sono raccolti alcuni capolavori della pittura veneta del Settecento e una collezione di antiche icone russe. Lo scorso anno ha ospitato una mostra dedicata a Giovanni Bellini e alla sua produzione veneta.

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Arena Lifestyle 03/17- OMNIBUS MOSTRE

TUTTI INSIEME DA TORNABUONI ARTE Tornabuoni Arte espone fino a novembre nella sede fiorentina di Lungarno Benvenuto Cellini, una antologica di arte moderna e contemporanea, con opere selezionate dalla collezione della galleria. Questa raccolta nasce dalla passione e dedizione di Roberto Casamenti che, grazie anche al network di gallerie aperte in Italia e all’esetero, ha saputo creare negli anni rapporti molto forti con collezionisti, fondazioni e musei, dando vita a una raccolta esclusiva. Sono presenti opere di Mimmo Paladino, Giorgio Morandi, Piero Manzoni, Giorgio De Chirico, Enrico Castellani, Alighiero Boetti, Mario Schifano, Agostino Bonalumi, Ardengo Soffici, Ottone Rosai, Carlo Carrà, Emilio Isgrò, Lucio Fontana, Massimo Campigli, Giovanni Boldini, Paolo Scheggi.

Faenza

Piacenza

FINO AL 1 OTTOBRE Il Decò internazionale è raccontato al MIC con le sue suggestioni e i suoi delicati colori attraverso la ceramica, ma anche arti grafiche, vetri metalli a partire da Francesco Nonni, Domenico Rambelli, Pietro Melandri, Riccardo Gatti e Giovanni Guerrini. La mostra, ospitata al Museo internazionale delle ceramiche di Faenza (fondato nel settembre del 1908, al termine dell’EXPO, LA grande Esposizione Internazionale che si tenne in Italia) che da sempre ospita la più grande raccolta al mondo di ceramiche di tutti i tempi e di tutti i Paesi ed è visitato ogni anno da migliaia di turisti e studiosi, propone un percorso nel Decò eclettico, lussuoso e affascinante, che spazia tra gli Anni Venti e Trenta. Il Decò divenne sinonimo di vita mondana, di effimero, di borghesia moderna. L’esposizione si inserisce nell’ambizioso progetto Art Dèco che vide fiorire in Italia i Musei di San Domenico di Forlì. Una visita al museo faentino è l’occasione giusta per visitare il centro cittadino rinascimentale e il neoclassico Palazzo Milzetti.

FINO AL 4 GIUGNO “Guercino tra sacro e profano” è uno straordinario evento che include la visita alla mostra allestita nella Cappella Ducale di Palazzo Farnese, che include anche la visita alla Cattedrale e la salita alla cupola del Duomo. L’ esposizione si concentra su alcuni capolavori del Guercino, in grado di restituire la lunga parabola artistica che lo ha portato ad essere uno degli artisti del Seicento italiano più amati a livello internazionale. I dipinti scelti ben documentano la poetica degli affetti, con cui il pittore ha realizzato sia in temi sacri, sia quelli profani, lungo l’arco cronologico della sua operosa attività artistica. La rassegna presenta una selezione di 20 opere, in prevalenza pale da altare, con anche una significativa rappresentanza di quadri a soggetto profano, che consente di accostare il maestro e apprezzarne la straordinaria qualità. Il percorso espositivo illustra le sue prime esperienze pittoriche a Cento, paese natale, poi il suo percorso di adesione al linguaggio di Ludovico Carracci e indaga la sua maturazione artistica a seguito dei soggiorni prima a Bologna e poi a Roma.

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Arena Lifestyle 03/17- OMNIBUS MOSTRE

FIRENZE, IL SEGNO DELL’ARTISTA L’Accademia delle arti del Disegno possiede tra le sue raccolte, una rilevante collezione di grafica. Col proposito di avvicinare il pubblico alla raffinata arte dell’incisione e della stampa manuale, ha voluto dedicare un omaggio a questa tecnica del linguaggio artistico. La mostra è aperta fino al 29 marzo.

Napoli

Roma

FINO AL 18 MARZO

La mostra aperta sino a fine mese all’Intragallery, intitolata Roberto Caracciolo “Cercando fiori mai visti” è dedicata all’artista nato negli Stati Uniti nel 1960, che oggi vive e lavora a Roma. Le sue origini sono napoletane e francesi; come artista secondo lui, sono forse da rintracciare nella lontana Dinastia Tang (618-907) oppure nel poeta giapponese Saigyō del dodicesimo secolo. Questi maestri orientali, inventori di un’arte della semplicità, della contemplazione della natura, del desiderio di purezza e dell’alternanza tra parola e silenzio, sono presenti nel lavoro e nell’universo mentale di Caracciolo. Le opere esposte in questa mostra -pitture a olio su tela, gli acquarelli su carta e sculture in ceramica montate sul muro-svelano l’interesse dell’artista per sottili aspetti fisici del mondo materiale e soprattutto trascendentale. Egli infatti fa appello al nostro spirito con un’arte che rivela la falsa dicotomia tra astrazione e figurazione. Roberto Caracciolo è proteso verso la natura e la sua rappresentazione nell’arte e nella poesia.

FINO AL 7 GENNAIO 2018

La rassegna “Colosseo, un’icona” va oltre la pura narrazione del tempo dei Cesari, punta a ripercorrere la lunga e intensa vita nel sito dei secoli, fino ai giorni nostri, visitato ogni anno da circa 6 milioni e mezzo di persone. Il Colosseo si racconta per la prima volta in una grande mostra, fino al 7 gennaio prossimo, nell’ambulacro del secondo ordine, dove milioni di visitatori dell’anfiteatro Flavio possono conoscere tutta la storia del monumento, il più grande anfiteatro del mondo attraverso la visione di reperti, utensili, modelli in scala, dipinti. Tra capitelli riccamente decorati e vedute settecentesche, si possono scoprire anche i più recenti ritrovamenti archeologici, emersi durante l’ultima campagna di restauro, come il camminamento dei soldati a guardia della fortezza dei Frangipane, edificata dentro al Colosseo intorno a 1130. La mostra è promossa dalla Soprintendenza speciale per il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma, con Electa. L’esposizione è curata da Rossella Rea, Serena Romano e Riccardo Santangeli Valenzani.

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Arena Lifestyle 03/17- OMNIBUS MOSTRE

Napoli

Palermo

FINO AL 18 GIUGNO

L’esposizione “Helmut Newton, fotografie: White Women/sleepless nights/big nudes” curata da Matthias Harder e Denis Curti, dopo la tappa a Venezia, approda a Palazzo Arti fino al 18 giugno. Per la prima volta si vedranno a Napoli oltre 200 immagini di Helmut Newton, uno dei più importanti e celebrati fotografi del Novecento, che lavorò molto per il gruppo Condè Nast. Il percorso espositivo permetterà al visitatore di conoscere un Helmut Newton più profondo e se vogliamo più segreto, rispetto a quanto già diffuso. Infatti, se l’opera del grande fotografo è sempre stata ampiamente pubblicata e con enorme successo su tutte le riviste di moda, non sempre la selezione effettuata dalle redazioni corrispondeva ed esprimeva compiutamente il pensiero dell’artista. L’obiettivo di Newton aveva la capacità di scandagliare la realtà che, dietro il gesto elegante delle immagini, permetteva di intravedere l’esistenza di una realtà ulteriore, che sta allo spettatore interpretare. Obiettivo della mostra è presentare i temi distintivi dell’immaginario artistico del grande fotografo.

FINO AL 17 OTTOBRE

A Palermo la settima edizione di Next, con un lavoro inedito dell’artista palermitano Daniele Franzella, all’Oratorio di San Lorenzo in Via Immacolatella. Mantenendo forma e dimensioni del perduto lavoro di Caravaggio, Daniele Franzella ha dato forma a una nuova Natività. Si tratta di un’ opera estremamente originale, composita, in cui storia e contemporaneità si fondono in un immaginario più fiabesco, intriso di atemporalità, che rievoca le più tradizionali rappresentazioni teatrali. L’ Oratorio di San Lorenzo prende il nome da una più antica chiesa sulla quale è stato fondato nel 1569 da una compagnia di frati francescani. All’interno si trovano belle raffigurazioni marmoree di Giacomo Serpotta. Sull’altare due angelo facevano contorno a uno dei quadri più importanti della città, la Natività del Signore, dipinto da Caravaggio nell’estate del 1609, trafugato nel 1969. Sebbene lo spazio destinato alla tela sia occupato da una copia fotografica della stessa grandezza, il vuoto artistico dell’opera rimane incolmabile.

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Arena Lifestyle 03/2017- Arte Contemporanea: Miart 2017

LE ICONE DI MIART 2017

Grande attesa per l’apertura di Miart, la fiera internazionale dell’arte contemporanea, con 175 espositori

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e fiere di arte contemporanea nel mese di Marzo sono per tutti i gusti e per tutti i tipi di visitatori. Ad aprire le danze l’ormai famosissimo”Tefaf ” di Maastricht, dal 10 al 19, che chiuderà i battenti dell’edizione 2017 in contemporanea con la piccola Vernice Art Fair che si tiene alla Fiera di Forlì dal 17 al 19 marzo. Il 23, grande attesa per l’apertura del “Drawning Now” a Parigi, con esposizione al Carrousel du Louvre. La città di Milano invece è già è pronta ad accogliere, nei padiglioni di Fieramilanocity, dal 31 marzo al 2 aprile 2017, la ventiduesima edizione di Miart, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea nei padiglioni di Milanocity. Dopo il crescente successo delle ultime tornate, con la nuova direzione artistica di Alessandro Rabottini, Miart 2017 si annuncia con un nuovo team di professionisti, nuovi membri del comitato di selezione e un progetto che ne conferma il ruolo di fiera leader in Italia, pienamente inserita nel panorama internazionale e tra gli appuntamenti imperdibili per gli addetti ai lavori. “Si tratta di una nuova svolta per Miart, realtà consolidata e in continua crescita, destinata ancora una volta a evolvere nel segno della cultura e della valorizzazione dell’arte moderna e 14


Arena Lifestyle 03/2017- Arte Contemporanea: Miart 2017

Nella pagina a fianco, una proposta della Putschow Gallery di Zurigo. In basso opera di Richard Saltoun. Qui sopra il manifesto della mostra milanese 2017. In basso il nuovo direttore artistico Alessandro Rabottini e sotto un’opera di Ronnie Cutrone (GalleriaLorenzelli, acrilico su tela). contemporanea – afferma Corrado Peraboni, Amministratore Delegato di Fiera Milano – Miart rappresenta il solo evento in Italia in grado di unire le più importanti gallerie italiane e internazionali, le opere più interessanti, selezionate con la competenza dei migliori operatori. La supporteremo perché si confermi l’unica eccellenza per quanti amano e collezionano opere d’arte e sosterremo i suoi valori presso le istituzioni che credono in eventi capaci di dare prestigio al territorio della nostra città e del nostro Paese”.“Sono felice di presentare il progetto di Miart 2017 – dichiara Alessandro Rabottini, nuovo direttore artistico della fiera – che fa tesoro del lavoro svolto fino a ora, ampliandone contenuti e parametri. Insieme con i molti professionisti e curatori che costituiscono il team di Miart 2017 abbiamo pensato a una fiera che guardi alle molteplici dimensioni del mercato dell’arte, e che possa offrire al nostro pubblico uno spettro molto ampio della produzione artistica, dalle ultimissime generazioni fino ai costituiscono il team di Miart 2017 abbiamo pensato a una fiera che guardi alle molteplici dimensioni del mercato dell’arte, e che possa offrire al nostro pubblico uno spettro molto ampio della produzione artistica, dalle ultimissime generazioni fino ai capolavori del secolo scorso. In questa nuova veste miart consolida la sua struttura e stabilisce un dialogo sempre più forte con il collezionismo, le gallerie e le istituzioni”. Miart è infatti una fiera che, come la città che la ospita, articola un intenso dialogo tra arte moderna, contemporanea e design, tra sperimentazione e maestri del Post-War. Le sezioni 15


Arena Lifestyle 03/2017- Arte Contemporanea: Miart 2017

A sinistra, “girl 1” di Alona Rodeh, a destra un particolare dell’opera di Attila Szucs, “The model house” a Miart 2017

tra un artista storico e un artista contemporaneo. A curare “Generations” sono stati invitati Nicola Lees (curatrice indipendente a Londra, in precedenza Senior Curator dei Public Programme alla Serpentine Gallery di Londra e curatrice dei Frieze Projects sempre nella capitale britannica) e Douglas Fogle (scrittore e curatore indipendente di base a Los Angeles, in precedenza curatore al Walker Art Center di Minneapolis – 1994-2005 – al Carnegie Museum of Art di Pittsburgh – 2005-2009 – e Vice Direttore all’Hammer Museum di Los Angeles – 2009-2012). Viene inoltre introdotta “On Demand”, una sezione trasversale e di nuova concezione che incoraggia le gallerie a esporre opere context-based – opere site-specific come installazioni e wall paintings, progetti da realizzare, commissioni, performance, etc – ovvero opere che, per esistere, hanno bisogno di essere “attivate” da chi le possiede, sottolineando in questo modo quanto l’atto stesso del collezionare sia una forma di cura, di progettualità e di responsabilità. Sono confermate anche le altre sezioni curatoriali: “Decades” (a cura di Alberto Salvadori,

principali – Emergent, First Step, Established Contemporary ed Established Masters – sono confermate come architettura portante dell’imminente edizione, a riprova dell’ampiezza dell’offerta cronologica che caratterizza Miart, dall’arte delle generazioni più recenti fino ai maestri del secolo scorso. In quest’ottica di consolidamento va letto l’ingresso nel team di Alberto Salvadori – già curatore della sezione Decades nel 2016 – nominato con la stessa carica della sezione Masters, dedicata alla produzione artistica dall’inizio del 1900 al 2000. Entra nel team anche Oda Albera – per dieci anni direttrice della Galleria Massimo De Carlo nella sede di Milano – nel nuovo ruolo di di Exhibitors Liaison and Special Projects. Miart 2017 espande uno dei propri cardini – ovvero il dialogo tra posizioni storiche ed esperienze artistiche recenti – ridefinendo e ampliando il concept della sua sezione centrale. La nuova sezione su invito “Generations” costituisce uno sviluppo della precedente sezione “THENnow”: a partire da ora, il confronto è pensato tra artisti di generazioni tra loro diverse, a prescindere dalla contrapposizione

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Arena Lifestyle 03/2017- Arte Contemporanea: Miart 2017

Sopra, “Mississippi Mud Flat” di Marc Quinn (a fianco in bianco e nero) portato a Miart dalla galleria Contini Arte, mercante di riferimento per chi ama il mondo onirico dell’artista polacco Igor Mitoraj.

Direttore OAC Ente Cassa di Risparmio di Firenze) e Object (a cura di Domitilla Dardi, Curatrice per il Design al MAXXI Architettura – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma) mentre la sezione “Emergent” quest’anno si dota di un proprio Advisory Committee, composto da Marco Altavilla della Galleria T293 di Roma, Emanuel Layr della Galerie Emanuel Layr di Vienna, David Hoyland della galleria Seventeen di Londra e Paolo Zani della galleria Zero... di Milano. Infine, fanno il loro ingresso nel cruciale Comitato di selezione di Miart 2017 Vera Alemani (Greene Naftali, New York) e Davide Mazzoleni (Mazzoleni, Torino e Londra), che affiancano Michele Casamonti (Tornabuoni Art, Parigi), Lodovico Corsini (CLEARING, New York – Bruxelles), Mario Cristiani (Galleria Continua, San Gimignano, Beijing, Havana e Les Moulins), Francesca Kaufmann (kaufmannrepetto, Milano e New York), Laura Lord (Sadie Coles HQ, Londra) e Giò Marconi (Giò Marconi, Milano). Nel contesto dei “Miartalks” prosegue la collaborazione tra Miart e In Between Art Film, la casa di

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produzione per film d’artista e opere sperimentali fondata da Beatrice Bulgari. La prossima edizione del ricco ciclo di conversazioni e incontri aperti al pubblico sarà curata da Ben Borthwick (Direttore Artistico del Plymouth Arts Centre, Plymouth) e da Diana Campbell Betancourt. Negli ultimi anni Miart si è imposta come una piattaforma internazionale dove arte moderna, arte contemporanea e design d’autore dialogano incessantemente in un fertile connubio di valori consolidati e sperimentazione. Anche per l’edizione 2017 Miart si conferma punto di riferimento di qualità per collezionisti, professionisti e amanti dell’arte da tutto il mondo, che possono vivere il sempre più vitale panorama milanese dell’arte contemporanea grazie all’intenso programma fieristico e alle ormai consolidate collaborazioni e al sostegno delle principali istituzioni culturali di Milano, come PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea, Palazzo Reale, Museo del Novecento, GAM – Villa Reale, Triennale di Milano, Fondazione Prada, Fondazione Nicola Trussardi e Fondazione Carriero.


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Party, vernissage, eventi 1

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FEBBRAIO A TOKYO E VENEZIA - L’a event manager Chris Evert a un cocktail con S.A.R. il Principe Emanuele Filiberto di Savoia (1,2). E poi, quasi irriconoscibile, durante il suo soggiorno a Tokyo, in kimono tradizionale nipponico con un’ amica (6,7). Happy hour di teste coronate a Milano con la professoressa georgiana Lali Panchulitze, Roberto Jonghi Lavarini, la principessa Francesca Lovatelli (4,5). Corteo di gondole, concerto in costume in onore del Corpo Consolare di Venezia con gli ambasciatori di vari Paesi. Ospite d’onore quest’anno la delegazione del Kazakistan. Si tratta di uno degli eventi più belli in calendario per il Carnevale di Venezia, organizzato come sempre dall’Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia: gondolata, concerto e party. Le arie più belle delle grandi opere hanno impreziosito i già magnifici saloni dell’hotel Ca’ Sagredo diretto da Lorenza Lain. Al tramonto, cocktail party nella stupefacente Sala della Musica. Al pomeriggio musicale sono intervenuti vari diplomatici fra cui il console onorario del Bangladesh Gianalberto Scarpa Basteri con la moglie Ludovica e la madre di lei Daniela del Secco Marchesa d’Aragona (8), che si è poi trasferita a Palazzo Pisani per il Ballo del Doge. L’imprenditrice veneta Rossana Cinel Grosso in abito settecentesco oro (9). Il suggestivo corteo di gondole e ospiti in costume partito dal pontile della Biennale 10, 11, 12). Anche a Roma grandi festeggiamenti per la settimana dell’Alta Moda che ha visto sfilare i grandi nomi, con tolilette apprezzatissime. Girandola di dinner e cocktail party fino a notte. Nella foto 13 Giulia Borghese in total black.

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di febbraio-marzo 2017 1

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8 MARZO ALL’INSEGNA DELLA MUSICA. Anche prima della tradizionale festa della donna, la bellezza, la musica e la seduzione hanno animato le città. A Milano a Palazzo Visconti di Modrone, una splendida serata organizzata musicale dal Club del Marketing e della Comunicazione presieduto da Danilo Arlenghi (11) in collaborazione con l’associazione culturale italo russa Stravinskj e vari sponsor tra cui il Polispecialistico Sanitascare di Bahri Adis (odontoiatra) Ivan Arruda (chirurgo plastico) e Paola Luciani (manager), il brand di gioielli Deseo. Clou della serata, il recital della soprano Larisa Yudina (4) accompagnata dal Maestro Vsevolod Dvorkin. La Yudina, ha presentato la serata e incantato la platea con la sua bellezza e la sua estensione canora. A sorpresa la sonata “la conquista di Varsavia” di Chopin eseguita al piano da un bravissimo esordiente, il quindicenne Victor Filoscia (14). La sfilata di moda ha impegnato Quarto di Luna Group Hair Styling, ma soprattutto gli atelier Vanilla Style (con produzion proprie e il brand Hadassa) e Lyudy Collection di Lyudmyla Sotska. A seguire un cocktail offerto dai ristoranti Manhattan e a’ Riccione, da varie case vinicole fra cui Cardinali di Castellarquato, Castello di Gropparello e Azienda Agricola Tosca di Pontida. Intanto Bologna il Maestro Riccardo Muti ha incontrato i bambini, in un evento musicale creato ad hoc. A Ferrara invece grande ritorno dell’ esclusivo salotto di Cosetta Simoni, (al centro nella foto 13, con Sonia Avanzi e Laura Ferro Ruiz).

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QUARANTA E POI? VITA SPECIALE DEI SENIOR, DAI RAFC ALLE MILF... I nostri nonni e genitori del Baby Boom avevano chiara la ricetta della felicità: lavorare e amare. Ma poi, all’avvicinarsi della pensione, andavano in crisi. Oggi i quaranta-cinquantenni sono più felici dei ventenni, ma sono molto meno saggi di chi li ha preceduti. Non fanno figli, non risparmiano, spendono troppo. E una fetta importante appartiene a una nuova specie umana: i ‘non adulti’, che ci diverte molto. Ma, pensando al futuro del Paese, ci fa anche un po’ paura...

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tempi sono decisamente cambiati. Da una ricerca durata oltre 25 anni e condotta da degli studiosi dell’Università di Alberta, in Canada, è emerso che le persone di mezza età sono le più felici, soprattutto se paragonate ai più giovani. La ricerca, intitolata “Up, Not Down: The Age Curve in Happiness from Early Adulthood to Midlife in Two Longitudinal Studies” e pubblicata di recente sulla “Development Psychology“, mette in discussione tutto quello che si immaginava potesse accadere arrivati a metà della propria esistenza. Secondo gli studiosi, non c’è più la famosa “crisi di mezza età”, che si osservava una volta. Al contrario è proprio in questa età che si abbandonano ansie e aspettative e si accoglie con più consapevolezza tutto ciò che può rendere una persona felice. L’età che va dai 45 ai 55 anni è l’età migliore per vivere una seconda giovinezza. Secondo quanto emerso dalla ricerca l’asticella della felicità inizia a salire proprio dopo i trenta anni, per raggiungere il suo apice tra i 45 e i 55 anni. I 40enni risultano quindi essere più felici se messi in confronto ai neo maggiorenni. “Sapere a che età si è più felici è importante perché la felicità è collegata all’aspettativa di vita, al benessere – spiega la professoressa Nancy Galambos, una delle 20


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DOPO I MATRIMONI, UN BEL BUSINESS Michelle Hunziker e Valeria Marini. Amori e matrimoni non hanno mai scalfito la loro vita professionale, sono ottime manager di sè stesse. La Hunziker, salita alla ribalta come testimonial degli slip Roberta, a 40 anni è il volto dei gioielli Morellato e della borsa Lovy di Trussardi. Valeria Marini (qui con l’amica showgirl Pamela Prati) icona di molte over 40, in occasione della Milano Fashion Week ha presentato un’ altra linea, dopo gli abiti da sposa creati con la maison Signore. Presenti a sostenerla presso la prestigiosa HyperRoom, anche la bella Manuela Arcuri, la giunonica Natasha Stefanenko e la brillante Sara Ventura, arrivata con un mazzo di fiori da parte di Simona Ventura conduttrice dello show “Selfie”. Statuaria ed esplosiva come sempre, è raggiante:“Amo vestire le donne. E’ una delle cose che mi appaga di più…” e aggiunge “Noi donne, dovremmo essere tutte amiche. Siamo esseri speciali, ecco perchè non dobbiamo mai trascurare la nostra eleganza e sensualità; per questo le mie collezioni le realizzo mettendo in primo piano questi concetti per me basilari.” La sfilata ha visto protagonista la linea “Couture”, realizzata in collaborazione con Antonio Notaro, ricca di ricami e pietre preziose. Linee sinuose e seducenti, intarsi luminosi e cristalli, rendono la donna una vera e propria protagonista da Cannes alla notte degli Oscar. 21


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LA NUOVA VIA DELLA FELICITA’

La via della felicità passa per strade inimmaginabili e non necessariamente occorrono molti soldi. Non ci credete? Leggete qui. 1. Compra esperienze non le cose. Se compri un’esperienza o qualcosa che rappresenta un esperienza (come una coperta in Scozia che ti ricorda dei bei momenti del viaggio) rimarrà nel tempo e sarà più emotivamente coinvolgente di qualsiasi oggetto. La tua vita è una somma di esperienze, più ricordi più felici hai, più felice sei. 2. Spendi per gli amici e con gli amici. La ricerca dice una cosa così ovvia da essere dimenticata. Il modo migliore per creare bei momenti e bei ricordi è stare con i tuoi cari. Se condividi le tue esperienze aumenterai l’intensità dell’emozione. 3. Focalizzati sul processo. Il viaggio deve essere bello quanto l’arrivo, la preparazione quanto la cena. Se aspetti di essere felice solo quando tutto è fatto, sarai felice per poco tempo. 4. Usa il cuore e la mente. Se usi solo la testa, spenderai sempre bene i tuoi soldi ma non sarai mai felice. Se usi solo il cuore, ti divertirai un sacco ma butterai il tuo denaro. Usa la testa e il cuore insieme. Oppure, usa la testa per le cose poco importanti per te, così da avere più budget per le cose che ti stanno a cuore. 5. Compra tante piccole cose, piuttosto che una cosa sola molto grande. Impara a godere di tante piccole esperienze, così arricchirai il tuo album di memorie e la tua quotidianità sarà più infarcita di felicità. 6. In un mondo che corre veloce, dove la gara a qualcosa di meglio è sempre più spietata rischiamo -se non facciamo attenzione - di perderci il momento e di dimenticarci cosa conta veramente. Rischiamo di confondere i fini con i mezzi (e i soldi sono di sicuro un mezzo).

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In questa pagina a sinistra in alto: Uma Thurman con un look tutto diverso dal solito. Sotto Johnny Depp adotta il look ‘bello e maledetto’.


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autrici dello studio – chi è felice costa anche meno al sistema sanitario e alla società“. Ma tutti questi, ancora tanto felici, saranno anche più saggi? Beh, dipende. Intanto, fanno meno figli. Il sociologo danese Gøsta Esping-Andersen tempo fa disse che in alcuni Paesi, tra i quali l’Italia, la rivoluzione di genere partita dalla maggiore istruzione femminile si è bloccata: la società non si è adattata alle madri lavoratrici né dentro le famiglie, né dentro il mercato del lavoro, e uno dei risultati è, appunto, una bassissima fecondità permanente. L’Istat ha calcolato che in Italia il Tasso di fecondità totale, cioè il numero medio di figli per donna, è 1,37, viziato dalle nascite nelle coppie con almeno uno dei partner straniero. Nel 2014 sono nati in totale 502.596 bambini; quelli da genitori entrambi italiani erano 398.540. Il tasso di fecondità scende, dunque, a 1,29 figli. Non è il più basso della nostra storia. Nel 1995 abbiamo toccato quota 1,19. E se torniamo indietro di un altro decennio, nel 1986, il tasso era di 1,37, come adesso. Questo ci dice due cose: le trentenni e le quarantenni adesso sono a loro volta figlie della denatalità nelle generazioni precedenti; oggi, in proporzione, ci sono meno donne in età riproduttiva rispetto a venti, trenta, 40 anni fa. E poi non risparmiano per la vecchiaia. Solo il 47% delle famiglie, meno di una su due, starebbe accantonando risorse per la vecchiaia, quando la media europea è del 59%, ma la percentuale arriva al 69% in Germania. E meglio di noi fanno anche i francesi (52%) e gli spagnoli (50%). Che non si tratti di fiducia verso il nostro sistema previdenziale pubblico lo dimostra la quarta ricerca “Global Pulse” di BlackRock, effettuata su 31.000 investitori di tutto il pianeta, di cui 2.000 in Italia. Solo il 23% degli italiani intervistati giudica sufficiente per la propria vecchiaia la pensione pubblica attesa, ma se questo è vero, implica un’apparente contraddizione con il fatto che nemmeno la metà delle famiglie stia ris23

parmiando per la vecchiaia. Insomma, sono incoscienti e confusi. E poi spendono. Soprattutto le donne. Ma non è solo colpa loro. Il motivo però non è tanto la smania stereotipata tutta al femminile di usare lo shopping per scaricare ansia e stress, ma perché le aziende hanno ormai imposto prezzi più alti ...solo per i prodotti scelti dalle donne. Uno studio della New York City (department of consumer affairs ) ha dimostrato come fare spese per una donna sia oggettivamente più caro, prendendo in analisi 800 prodotti di 90 aziende. Già nel 1994 in California era stato dimostrata l’esistenza di una tassa di genere che pesava per circa 1000 dollari in un anno. Lo studio del dipartimento dei consumatori di New York ha scoperto che per fabbricare prodotti maschili e femminili non ci sono differenze nel costo dei materiali o nella manodopera. I prezzi quindi sono aumentati sui prodotti ‘rosa’ facendo semplicemente leva sulla predisposizione delle donne a spendere di più in determinati settori. Ad esempio sulla cura del corpo, dove uno shampoo per donna arriva a costare anche il doppio rispetto a quello per uomo, senza trascurare le differenze di costi tra parrucchiere, in media 100 euro, contro il barbiere, più o meno 20 euro. E la “tassa” resta presente sui banconi del supermercato, basta che ci sia una figura femminile sulle confezione, perché questa mantenga un prezzo doppio rispetto all’equivalente per uomini. Anni fa fu chiesto a Freud cosa, secondo lui, rende un uomo felice, lui rispose “lavorare ed amare”. Quello che intendeva è bisogna trovare un equilibrio fra la vita professionale e quella privata e che bisogna amare il lavoro che si fa, senza vivere per esso. Ma oggi, se potesse rispondere ancora, cosa direbbe? Secondo le ultime ricerche, risponderebbe: superare un reddito di 75 mila dollari e vivere esperienze appaganti che diano felicità. Insomma, l’amore e la famiglia non sono più al primo posto. Di quaranta-cinquantenni che sottoscriverebbero


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questo risultato, ne conoscete di sicuro molti. Che vi parlano soprattutto di soldi, di quanto vorrebbero guadagnare in più. Ben due Università (University of British Columbia e Harvard) hanno studiato quanto i soldi influenzino oggi la nostra felicità e hanno scoperto che quanto guadagniamo conta ma soprattutto come spendiamo. La National Academy of Sciences ha pubblicato uno studio che afferma che fino a 75 mila dollari la somma che si guadagna influenza la felicità, ma superata quella somma non c’è differenza. La ragione, secondo lo studio, è che fino a quella cifra c’è una variazione nei “bisogni primari” poi non più. Non sapendo come comprare altra felicità, e avendo meno tempo, guadagnare 100 o 500 mila non cambia.Una quota delle vostre conoscenze, a ben guardare, amplifica al massimo questa filosofia di vita. Eccoli, li avete sotto gli occhi tutti i giorni: a Bologna li chiamano i ‘rimbambini’, altri li definiscono i “non adulti”. Se date un’occhiata sui social, è pieno. E non si possono fare sconti a nessuno. Quaranta-cinquantenni fidanzati con ragazze che potrebbero essere tranquillamente loro figlie, settantenni drogati di sport e di relazioni, casalinghe che partecipano di nascosto ai “milf party”, feste in cui si accettano solo ragazzi sotto i venticinque anni e donne sopra i trentacinque, mentre i nipoti stanno a casa. Così è fatta una fetta della società di oggi. Il desiderio della giovinezza a tutti i costi è un A fianco: le cinque interpreti della serie “Desperates Housewives” A destra: l’attore inglese Hugh Grant, bello e indeciso come i personaggi maschili dei suoi film più famosi

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fenomeno così diffuso che una bellissima Michelle Hunziker che spegne, raggiante, tutte quante le 40 candeline alla sua superfesta, felice ma saggia e consapevole, gran lavoratrice e supermamma, oggi è una rarità assoluta. La diva, dopo il party al ristorante Trussardi, di fianco alla Scala, ha scritto post: “Se 20 anni fa mi avessero chiesto come vedevo la festa dei miei 40, l’avrei descritta esattamente così... grazie a tutti i miei invitati e a voi che mi avete riempito di messaggi di affetto sincero. Ieri ero emozionata...avevo il magone di gioia tutto il giorno. Vi voglio bene, un grazie particolare a mio marito e lui sa perché...e a mia figlia Aurora che ieri è riuscita a farmi piangere davanti a tutti, nonostante cercassi di tenere duro fino all’ultimo!!! “A festeggiare la showgirl in abito bianco come una giovane sposa, c’erano proprio tutti: l’inseparabile marito Tomaso, che ha organizzato personalmente la serata, la figlia Aurora, gli amici più cari e tanti colleghi e volti noti. Immancabile la squadra di Striscia la Notizia, con Antonio Ricci, Ezio Greggio e le due veline Irene Cioni e Ludovica Frasca, Belen Rodriguez, il compagno Andrea Iannone, e poi le amiche di sempre Silvia Toffanin e Ilary Blasi. Presenti anche Alvin, Alessandro Cattelan” riportano i rotocalchi. A guardare le sue foto, non ci sarebbe da aver paura al giro di boa degli ‘anta’. Eppure non è così. La paura fra la gente comune è tanta, la corsa ai ripari è sempre più accelerata. Specie per i soli o divorziati.


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Se si è sole o madri singole con figli e sotto i 40 (le famose INFLUENCER COME CARRIE (DI SEX & THE CITY) Milf) si va a caccia di Afc (acronimo di Average Frustraded Un like e per qualcuno che ‘lovva’ i post, non bastanosigla più. Lecon nuove Milf, Champ la seduction community, cui si zavorrate indica il da vite professionali o affettive sempre più complicate, fino a qualche anno fa bravo ragazzo medio che rimane costantemente deluso dalle sognavano di incontrare un Mr. Big (oppure un Mr Grey, piacendo gli sculacrelazioni amorose poichéil tende ad idolatrare le donne con cioni). Ma ora è tutto cambiato, primo sogno nel cassetto (Ferragni docet9 è di diventare influencer, comelela mette Carrie Bradshow di Sex & The lequello quali ha una autorevoli relazione, le vizia, su un piedistallo, City intrerpretata da Sarah Jessica Parker,uno iconazerbino di stile tra nella le amiche sul set e poidi finendo per farsi trattare come speranza anche nella sua vita. Una che viene fotografata dalla testa ai piedi, per ispirarsi rendersi attraente ai loro occhi). Ma poi inevitabilmente ai suoi mixpiù vestimentari. E allora ecco che in ufficio leun vediRAFC, sempre più dedite al cellulare, pronte a postare si spera di incontrare (Recovering AFC) uomo che non solo pillole di saggezza, foto delle borse, delle unghie appena fatte, o pendopo diverse delusioni amorose, si ravvedrebbe dei suoi ersierini in libertà, ma spunti per shopping e veri e propri consigli per gli acquisti, rori. a velocità supersonica, grazie alle nuove app per aspiranti influencer che fanno punti, sconti, e omaggi. sono i lunedì e i martedi e i I guadagnare giorni migliori perpremi gli incontri Una delle app più gettonate è Lovby. Per iniziare a guadagnare basta luoghi migliori sono le palestre, di sera. E le spa, al registrarsi mattino. all’action platform tramite Facebook o Twitter, collegare tutti i profili personali e Perchè ala pomeriggio c’è social il ‘restauro’ . La“Senior”, prima“Master” voce di spediventare, seconda del proprio rank: “Start”, o “Top” Viene richiesto portare ama termine una gli ‘missione’, comeche quella di sainfluencer. settimanale per ledidonne, anche uomini hanuna bond girl: e le mission, online e offline, sono proposte ogni giorno dai brand no superato i 40 è il parrucchiere, seguito dall’estetista e dal presenti sulla piattaforma. chirurgo Dove c’èe sempre più coda. Adei casa a giocare A ciascunaestetico. missione completata verificata corrispondono Lovies, ovvero che si accumulano in unoperi speciale conto. Dopo ammona monete carte virtuali o a ricamare il corredo nipoti nonun cicerto stanno più tarae, si possono riscuotere in qualsiasi momento i premi messi a disposizione su neanche le ottantenni: se stanno bene, vanno a farsi il botox Lovby dalle aziende più note.Le mission possono essere molteplici, ad esempio: prima di svernare in riviera allaprodotti multiproprietà o al caldo un acquisto a prezzi privilegiati di alcuni da testare e recensire, un likein alla paginaDi Facebook o Instagram di che un brand o la condivisione un evento crociera. accettare il fatto gli anni passano edicerte cose sul proprio diario. cambiano non se ne parla più, neanche quando si comincia a In alto, altri divi che personificano le contraddizioni della generazione di mezzo: Sarah Jessica Parker nel quartetto della serie “ Sex & The City” gli investigatori di “Csi New York” Gary Sinise e Sela Ward, il medico ospedaliero di “Doctor House”, interpetato dall’attore Hugh Laurie.


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UN ROMANZO SULLA SINDROME DI HUGH GRANT Il vicino di casa milanese, 48 anni, single e un buon lavoro in un’azienda del food. Oppure l’amica di Bologna, 42 anni, ingegnere informatico. Hanno quello che hanno tutti, la sindrome di Hugh Grant. Lei è sfuggita alla responsabilità di una famiglia (ha lasciato il fidanzato 20 giorni prima delle nozze) e ora pretende di continuare la sua vita senza troppi cambiamenti, perché tanto c’è tempo. Alla tenera età di 44 anni. Qualche volta compra abiti nei negozi per teen agers, dove trova ancora le minigonne cortissime. A descrivere il prototipo del baby-adulto alla Hugh è Daniele Cobianchi (scrittore e vicepresidente dell’azienda McCann) nel divertente romanzo «La sindrome di Hugh Grant». Qui, il personaggio principale si chiama Thomas Rimini, ha un po’ l’animo dell’autore (autobiografico?) e rappresenta un’intera generazione di non-maturi-con-le-rughe, poco inclini al compromesso. «No» al sabato pomeriggio al supermercato. «Sì» al weekend fuori città. La differenza tra un Peter Pan e un Hugh Grant? «Il primo vuole rimanere un eterno bambino — spiega Cobianchi — mentre il secondo non ha la capacità di crescere, pur volendo. Thomas è alla disperata ricerca della normalità, che non trova, perché punta alla perfezione».

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In questa pagina dall’alto, quarantenni vip con vite sempre alla prova: Jude Law e Sienna Miller, le star che si cimentano in Ballando sotto le Stelle, Charlize Theron, Drew Barrymore, Ambra Angiolini, Chris Martin e Gwyneth Paltrow, Stefano Bettarini.


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E magari pronti a ritirare la pensione. Anche fra le star aumentano quelle che hanno superato i 50 ma hanno energia da vendere e uno spirito ancora molto ancorato agli “sweet twenties”. Madonna, ovviamente. Con i suoi toy boy più vicini all’età dei figli che alla sua. E Demi Moore, Susan Sarandon, Halle Berry, Cameron Diaz. E che dire di Elizabeth Taylor? O di Monica Bellucci, tornata da poco single? In fondo, ci ricordano che la vita non finisce a 40 anni. E allora tanto vale godersela. Il corteggiamento tra quaranta-cinquantenni a caccia e le loro prede in questi casi dura poco. E’ una raffica di segnali inequivocabili, di solito: con un rapido, gratificante scivolamento verso il letto. Ormai anche in provincia esiste una costellazione di alberghetti, affittacamere, motel, hoteldayuse. Si trovano camere nuove, pulizia, ma anche servizi avanzati, jacuzzi, saune, spiegano le signore evergreen più aperte alle confidenze. E soprattutto con tariffe orarie e riservatezza svizzera. Niente a che vedere con gli alberghetti squallidi di una volta, sono spariti i portieri all’ingresso con la sigaretta in bocca che ti guardano schifati. Ormai a supporto della ‘fuiuta’ c’è un’industria evoluta e consapevole. Non possono neanche concepire di condividere il letto con un uomo della propria generazione, Questo fenotipo femminile è caratterizzato da una particolare propensione alla “carne giovane” o comunque “più giovane”. Dunque le si vedono sui rotocalchi accompagnate con un uomo avente almeno la metà dei suoi anni più sette (meriterebbe un approfondimento questo misterioso ‘algoritmo del toy boy’). Si può notare inoltre che se queste piacenti attrici, cantanti, soubrettes hanno anche un piacente conto in banca, le loro probabilità di successo aumentano in maniera esponenziale. Scatta insomma quella misteriosa alchimia che ha sempre portato fortuna al mix contrario, giovani bellezze accompagnate a divi brizzolati. Ma anche 27

su questo fronte, ci sarebbe da dire: i vent’anni di differenza ai senior ora non bastano più, per star sicuri si superano tranquillamente i trenta. La regola del dividi per due e aumenta di sette, insomma, vale anche per lui. L’ultimo esempio che ci fa riflettere è quello di Vincent Cassel, che dopo Monica Bellucci fa coppia con Tina Kunakey De Vita, 31 anni di meno. L’attore cinquantenne e la diciannovvenne modella francese (con mamma siciliana), stanno insieme da giugno, quando i due hanno deciso di rendere pubblica la loro relazione con una foto a Ibiza. Tra loro pare sia sempre estate. A farli innamorare, del resto, è stato un colpo di fulmine: «Due persone si trovano nello stesso luogo, nello stesso momento e sono attratte una dall’altra. È una delle belle sorprese della vita», ha rivelato candidamente lei nella prima intervista a Paris Match. Alzi la mano chi non avrebbe voluto essere al posto di Cassel. Che a 50 anni suonati si comporta ancora come un 40enne «non adulto». Già, quello che passa le giornate sui gruppi di Whatsapp, chatta su Facebook, si entusiasma per l’ultimo gadget tecnologico e organizza le serate tra eventi e aperitivi. Il matrimonio? Certo, ci ha pensato, ma quando è arrivato il momento, si è tirato indietro. Spiega che lui si sente giovane dentro, anche se è più vicino all’età della pensione che a quella dell’università. Vuole ancora divertirsi, circondandosi di amici che vivono la stessa situazione. Secondo gli psicologi il fenomeno dipende dall’abitudine a procrastinare. «È legato alla performance umana di riuscire nella vita e nel lavoro: aumenta la paura di fallire, di conseguenza gli impegni si spostano in avanti». L’atteggiamento ha pro e contro. «Il rimandare può essere un meccanismo di difesa — precisa il prof. Depolo — in attesa del momento giusto, oppure può diventare controproducente. Perché “raccontarsela” vuol dire prendersi in giro da soli».


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NON MADRI E FELICI «È un gran lavoro avere figli. Essere responsabili della vita di qualcuno. Non me la sono sentita. Non è stata una decisione facile. Non sono mai stata attratta dall’essere madre». - Cameron Diaz, Esquire, agosto 2014 «Riguardo le domande “Oh, se dovessi avere un figlio quanti bambini vorresti?” e “Vuoi un maschio o una femmina?”... non avevo capito che si poteva ordinare». - Jennifer Aniston, ABC News, agosto 2013 «Al giorno d’oggi, perché sposarsi? Nessuno lo fa. Non è che non voglio avere figli, ci ho provato, non ha funzionato, purtroppo... Così oggi assisto bambini malati in tutto il mondo». - Liza Minnelli, Access Hollywood Live, aprile 2012 «Non era il mio destino. Per tanto tempo ho continuato a pensare che lo fosse, in attesa di rimanere incinta, ma non è mai accaduto. ». - Helen Mirren, British Vogue, febbraio 2013 «Se avessi dei figli, mi odierebbero...». - Oprah Winfrey, The Hollywood Reporter, 2013 Sopra: Naomi Watts e Ben Stiller amanti nel divertente film “Giovani si diventa” del 2015. Sotto, Alessia Marcuzzi in una edizione de “L’isola dei Famosi”, il programma che propone anche ai vip over 40 esperienze piuttosto ‘forti’: un soggiorno in Honduras, privo di ogni confort e in fortissima competizione con personaggi egocentrici, competitivi e spesso molto più giovani

«Troppo lavoro e responsabilità. Noi amiamo i nostri animali». - Ellen DeGeneres, People, marzo 2013 «Non ho figli, ma l’importante è apprezzare quello che la vita che ti ha dato». - Condoleezza Rice, Ladies’ Home Journal, ottobre 2010 «Non mi sono mai pentita. Sono troppo incentrata sulla mia carriera e non sarei riuscita a gestire entrambe le cose». - Betty White, CBS Sunday Morning, maggio 2011

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«Amo i bambini, ma sono stata sposata con qualcuno che non è tagliato per essere padre. Manson non riusciva a prendersi cura di se stesso, figuriamoci di un bambino. Così mi sono adattata. Ora vedremo cosa accadrà». - Dita von Teese, The Independent, luglio 2007


Arena Lifestyle 03/17- COVER STORY/ Chiedimi se sono felice

QUARANT’ANNI, VADO IN COLONIA È la moda del momento, apprezzata, ma anche presa in giro: negli USA spopolano i campeggi estivi per adulti. Nel 2016, secondo l’ACA (American Camp Association) 14 milioni di adulti, si sono iscritti a un campeggio estivo. Non sono vacanze in tenda, ClubMed o ritrovi di camperisti, ma colonie estive vere e proprie, in oasi naturali, con laghi, fiumi e un programma comunitario da rispettare. Un viaggio nostalgico: ci vanno la coppia che vuole tornare dove si erano conosciuti da piccoli o i singles, o per rivivere le avventure e gli hobbies dei dodici anni. Qualcuno si ricorderà, nell’ estate del 2001 un film con lo spirito demenziale intitolato American Pie. Questo e altri film cult hanno dato vita a una serie su Netflix del 2015 ambientata in un summer camp, un tipico campeggio estivo americano per bambini nel Maine, ma il focus è sullo staff di venti-trentenni che vivono la loro vera estate formativa, tra amori e momenti di crescita personali. Se l’idea allora era proprio nel punto di vista degli animatori, oggi gli adulti ricercano quell’esperienza. Cosa rende questi camp diversi da altri tipi di ritrovi per adulti? Intanto le vere tradizioni da colonie, compreso il talent show

finale e i laboratori artistici. Ma anche il sempre maggior desiderio specie nelle grandi città, di passare del tempo significativo con altre persone che non si conoscono, ma selezionate da un’entità e non da un social network. In queste colonie domina soprattutto il detox tecnologico: ormai non esiste vacanza, anche selvaggia, che davvero faccia staccare dagli iPhones e computer. Ma in questi camp si riesce, non c’è campo. Camp Grounded, per esempio, sponsorizza il “digital detox” a Cold Springs, vicino a NY. Poi c’è la vacanza dall’alcol. Si bevono solo bevande gassate e succhi di frutta, non si fuma e non si assume nessun genere di pasticca che non sia strettamente prescritta dal medico. Insomma, il contrario di quel che succede nei camp under 18, dove oltre a una supervisione pressochè assente si ha la sensazione di stare in un wine camp. Per gli hipster adulti di Brooklyn ci sono anche gli ‘asili’: un’esperienza ludica da 999 dollari, nello spirito steineriano del «bisogna tornare a pensare come i bambini», pasticciare con i colori, rotolarsi. O del Cereal Bar a Londra: beh, non c’è un limite d’età ai Kellogg’s, ma un quarantenne con la tazza piena di Chocos e latte non evoca l’uomo maturo alla Cary Grant.

MILF O GILF? MILF è un acronimo piuttosto volgare, tratto dal linguaggio gergale anglo-americano, significa “Mother I’d Like to Fuck (“madre che vorrei portarmi a letto”), dunque designa generalmente donne adulte di mezza età, considerate ancora sessualmente appetibili, ma da uomini più giovani. Il primo uso documentato della parola MILF risale agli inizi degli anni Novanta, quando comparve su internet. Però la signora Robinson, celebre personaggio del film “Il laureato” interpretato da Anne Bancroft e Dustin Hoffman, può essere considerato il primo idealtipo di MILF. Nel film American Pie del 1999 viene definita Milf l’attrice Jennifer Coolidge, mamma del personaggio Stifler, da parte dei due ragazzi. Un termine spesso correlato a MILF è cougar ( “puma”), indica una donna matura che si comporta come una “predatrice” sessuale nei riguardi di uomini molto più giovani, definiti “toy boy”. Tuttavia, anche se una quarantenne può essere considerata sia una “MILF” che una “cougar”, i due termini sottendono un punto di vista diverso: nel primo caso quello degli uomini (eterosessuali) più giovani di lei, i quali considerano la donna in questione ancora attraente e sessualmente appetibile. Nel secondo caso quello di chiunque la consideri, un’attiva cacciatrice di maschi giovani. I due termini, quindi, non sono affatto sinonimi, anche perché una donna con più di 50 anni può essere una cougar ma non rientra più nella categoria anagrafica delle MILF bensì in quella delle grannies, le GILF.

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L’ attrice Jennifer Coolidge, definita Milf nel film American Pie (1999).


Arena Lifestyle 03/17- CINEMA & CO/ La notte degli Oscar

Notte degli Oscar 2017

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GALEOTTO FU IL TWEET Questa edizione, la Notte degli Oscar del 2017, saranno ricordati nella storia di Hollywood come l’anno dello scandalo. E sì che l’inizio della serata era stato superdance con Justin Timberlake (foto 1) a cantare “Can’t stop the feeling “(nomination per la colonna sonora di Trolls) e tutto il pubblico in piedi a ballare. Dopodichè La Land si materializza sul palco prima con i due protagonisti, Emma Stone (11) e Ryan Gosling (9) poi con John Legend che si esibisce al piano in uno dei brani della ormai celeberrima colonna sonora, City of stars. “Vince La La Land!”, ma la busta è sbagliata. Gaffe (6,12,17) con rettifica e amara sorpresa, insomma. Ecco com’è andata: Warren Beatty annuncia ignaro che è “La La Land” il vincitore della categoria “miglior film”. Applausi e lacrime, tutto il cast sul palco. Ma qualcuno segnala l’errore di Brian Cullinan, PwC (foto4). Il vincitore non è il musical di Damien Chazelle, che ha comunque conquistato 6 statuette, bensì Moonlight di Barry Jenkins (foto 5). Beatty ha ricevuto la busta sbagliata. Cullinan era troppo occupato a twittare. Se non ce l’ha fatta Ryan Gosling, ce la fa però Emma Stone: a lei la statuetta come migliore attrice protagonista. È Leonardo DiCaprio, vincitore dell’Oscar per il miglior attore nel 2016 per Revenant, a salire sul palco per consegnarle il premio. L’Oscar per la miglior colonna sonora va a Justin Hurwitz: per La La Land. “La serata è iniziata da due ore e ancora nessun tweet di Trump”, scherza Jimmy Kimmel. Poi invia lui un messaggio al Presidente americano: “Ehi, @realDonaldTrump, sei sveglio?” Successo per l’Italia: Alessandro Bertolazzi e Giorgio Gregoriani, con Christopher Allen Nelson (7) hanno conquistato un Oscar “tecnico” per il makeup di Suicide Squad, il blockbuster tratto dai fumetti Marvel (foto 7). Bellissimi i look delle star, pochi colori (9) oro (13), rosso (16), nero (18) e bianco (21) le nuance preferite dalle attrici.

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Arena Lifestyle 03/17- CINEMA & CO/ La notte degli Oscar

(con clamorosa gaffe)

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Da Charlize Theron (10) a Dakota Johnson a Emma Stone a Nicole Kidman (15). Fuori dal coro Scarlett Johannson in rosa (9, 19) Dopo lo choc della gaffe tra i momenti più emozionanti, l’Oscar al film del regista iraniano, non presente alla serata per protesta contro la legge anti immigrazione di Trump. “I caschi bianchi” il documentario sui soccorritori siriani, ha vinto la statuetta come miglior cortometraggio documentario. Il regista Orlando Von Einsiedel ha letto una breve dichiarazione del capo dei caschi bianchi, Raed Saleh, che avrebbe dovuto partecipare alla cerimonia insieme a Khaled Khatib, autore di molte delle immagini del documentario, ma i loro passaporti non sono stati accettati. “Siamo molto grati che questo film abbia messo in luce il nostro lavoro - ha detto Saleh - abbiamo salvato più di 82.000 civili. Invito quanti mi ascoltano a lavorare per la vita, per fermare lo spargimento di sangue in Siria e in altre parti del mondo”. Primo Oscar su 8 nomination per il dramma fantascientifico Arrival di Denis Villeneuve. Lo vince, per il montaggio sonoro, il canaede Sylvain Bellemare alla sua prima candidatura. Intanto in sala si registra una pioggia di caramelle. “Sarebbe anti-americano non avere caramelle quando si parla di cinema dice Jimmy Kimmel - ci sono anche i popcorn ma quelli arriveranno più tardi”. E dal soffitto ‘piovono’ dei piccoli paracadute di tulle bianchi con un sacchettino contenente dolcetti. Non riesce a conquistare la statuetta il film di Gianfranco Rosi: l’Oscar per il migliore documentario va a O. J. Made in America. Oscar per i costumi a Colleen Atwood, che ha lavorato per il film “Animali fantastici e dove trovarli” (14). Felice Mel Gibson (23)“Per me è un grandissimo onore, sono i miei colleghi che riconoscono il mio valore e dicono: sì, vale una nomination”: l’ha ricevuta infatti come miglior regista per La battaglia di Hacksaw Ridge.

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Arena Lifestyle 03/17- MANIE/ Oroscopo karmico

KARMA FEVER? ECCO L’OROSCOPO by Lorem Ipsum Dolor

Dopo la vittoria a Sanremo di Francesco Gabbani, non si parla d’altro, dell’Occidentalis Karma. Eccolo sul palco dell’Ariston mentre lo disvela agli occhi del pubblico nazionalpopolare, con tanto di gorilla...

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l karma? Fino a qualche settimana fa qualcuno l’avrebbe scambiato per un alimento, come il kamut. Invece, da quando Francesco Gabbani l’ha nominato, sul palco di Sanremo, con tanto di scimmia, il Karma non è più un segreto per nessuno. Anzi, ora tutti vogliono leggere, oltre che il proprio oroscopo quotidiano, anche quello karmico. L’ Occidentalis Karma ci aiuta a capirere quali sono sono gli accadimenti principali dell’anno per il nostro segno. Permettendoci così di giocare d’anticipo e trasformare un disagio in una esperienza formativa e potenzialmente utile per il nostro miglioramento. L’ oroscopo karmico ci dà la possibilità di sviluppare una migliore consapevolezza sulle potenzialità che possediamo e come possiamo sfruttarle al meglio. Ecco dunque cosa ci riserva il 2017. ARIETE La vita affettiva quest’anno è dominante e permetterà di comprendere meglio noi stessi. Da qui a dicembre 32

ci attendono incontri importanti che favoriranno profondi cambiamenti anche in altri campi. Sfida karmica: bisogna sviluppare l’empatia, risultare più simpatici agli altri. TORO Dobbiamo essere pronti ad accettare nuove sfide lavorative, senza farsi influenzare dal proprio vissuto. Da qui all’autunno tutto potrebbe cambiare, si torna protagonisti della vita professionale. Sfida karmica: disporsi al cambiamento. GEMELLI Dobbiamo conseguire una maggiore consapevolezza del nostro modo di essere. Ciò ci permetterà di selezionare i rapporti interpersonali, a tagliare quelli inutili e a sviluppare quelli nuovi, soprattutto se arrivano da lontano. Sfida karmika: analizzare le vecchie relazioni e sfrondare.


Arena Lifestyle 03/17- MANIE/ Oroscopo karmico

CANCRO Non dobbiamo lasciarci influenzare da chi ci vorrebbe perdenti. Facciamo intendere quanto siamo determinati e creativi. I risultati si raccoglieranno soprattutto dall’autunno. Sfida karmika: coltiviamo la resilienza, la capacità di affrontare un urto senza romperci, di affrontare un evento traumatico riorganizzando positivamente la nostra vita. LEONE Avremo finalmente l’occasione di metterci alla prova in una nuova relazione, che ci farà provare un diverso meodo di amare. Insomma, pare che saremo molto richiesti. Sfida karmica: forse possiamo permetterci di sperimentare di più... VERGINE Dovremo confrontarci con persone e situazioni che possono bloccare progetti a cui teniamo molto. Insomma, forse capitera’ di dover desistere, ma anche guardare altrove, perchè è la che il successo ci aspetta. Sfida karmica: coltiviamo la pazienza. BILANCIA E’ arrivata l’ora di fare i conti con i grandi progetti ai quali stiamo lavorando da anni, raggiungendo

finalmente la maturità necessaria per realizzarli con successo, magari anche entro dicembre. Sfida karmica: se occorre, dobbiamo accettare il ruolo di leader. SCORPIONE Ci troveremo a dover fare scelte decisive nella sfera delle relazioni interpersonali. Dobbiamo dare spazio alle novità e a chi sembra portarci una stabilità emotiva. Sfida karmica: per creare bisogna consolidare. CAPRICORNO Dovremo archiviare definitivamente qualche vecchia pendenza che non ha alcuna ragione d’essere, anzi ci sta impedendo nuove esperienze professionali. Sfida karmica:mettiamo da parte i sensi di colpa. ACQUARIO Nuovi ruoli, insoliti, daranno maggiore visibilità e potere. Arrivano esaltanti e inusuali esperienze di vita. Sfida karmica: centrare un singolo obiettivo. PESCI La nostalgia del passato ci invaderà, ma saremo sicuri di cosa vogliamo veramente. Sarà semplice aprirsi a una nuova storia d’amore. Sfida karmica: tagliamo col passato.

MA COS’E QUESTO KARMA? Il termine “Karma”, che in sanscrito significa “azione compiuta”, è ormai molto diffuso anche in Occidente, sebbene non tutti ne conoscano l’origine e siano relativamente pochi gli individui che abbracciano questa teoria. Il Karma, concetto base dell’Induismo, altro non è che la legge universale di causa ed effetto applicata in senso spirituale, concetto alla base della reincarnazione, di cui rappresenta il fattore essenziale. Spesso viene erroneamente considerata come una legge deterministica che induce al fatalismo e alla rassegnazione, ma in realtà il Karma dipende da noi, dalle nostre scelte, e può ovviamente cambiare nel tempo secondo il principio “ciò che si semina si raccoglie”. In che modo? Seguendo il Dharma, ovvero vivendo secondo la propria vera natura, che andrà progressivamente armonizzata con il Dharma universale. Gli individui conquistano così la libertà dall’ego, dai desideri accumulati nel corso delle precedenti esistenze, per realizzare il Sè immortale. Il ciclo di morte-rinascita è chiamato, in sanscrito, saṃsāra: l’uomo non può sottrarsi ad esso ma deve percorrerlo reincarnandosi in numerosi corpi, non solo umani, perlomeno nell’ottica induista. Il fine ultimo è la liberazione da tale ciclo. 33


Arena Lifestyle 03/17- CLASSICA/ FOLK

Musica A sinistra, la locandina di “Musica Antiquaria” che si terrà a Cenena il 18-19 marzo. A fianco, un’immagine della scorsa edizione edizione dell’Irish Fest, il festival irlandese che si terrà a Milano dal 17 al 19 marzo.

FIERE

MUSICA ANTIQUARIA, FIERA DI CESENA 18-19/3 Musica Antiquaria è la prima mostra mercato specifica di antiquariato musicale.L’iniziativa vanta il primato di essere l’unica in Italia nel suo genere e si caratterizza per la sua impostazione “scientifica”, con un’attenta selezione degli espositori coinvolti e degli oggetti messi in mostra. Oltre a quelli presentati da commercianti e liutai specializzati provenienti da tutt’Italia, gli strumenti protagonisti provengono da importanti collezioni, come quelle di Artemio Versari e Stefano Malusi per i cordofoni, o quelle di Francesco Carreras e Gino Partisani per gli aerofoni. Basterebbe questo a farne un’occasione di grande interesse nell’ambito specifico della cultura musicale e organologica locale, regionale e nazionale, ma Musica Antiquaria offre molto di più, come la rara possibilità per musicisti e allievi di cimentarsi con preziosi strumenti d’epoca messi a disposizione dagli espositori.Tutto l’universo della musica d’epoca sarà rappresentato: strumenti originali d’ogni tipo, riproduzioni di strumenti antichi, esperti restauratori, editoria ed iconografia antica, strumenti meccanici tra Settecento e Ottocento, mezzi di riproduzione musicale d’epoca, oggettistica varia di interesse musicale. Per tutta la durata della manifestazione sarà inoltre possibile far periziare gratuitamente i propri strumenti a corda dal prof. Artemio Versari. Un appuntamento unico per ammirare, comprare, scambiare, vendere tutto quanto ruota attorno al “mondo musicale d’epoca”.

FESTIVAL

“IRISH FEST” 17-19/ 3 FABBRICA DEL VAPORE, MILANO L’opera ‘monstre’ di Giuseppe Verdi, nella versione integrale originale della durata di cinque ore, firmata Myung Whun Chung e dall’Orchestra della Scala alla quale il direttore alla fine si è inchinato, per ringraziare tutti del lavoro estenuante. La trama è talmente fitta e il libretto è così appassionante quasi non ci si rende conto da quanto tempo gli artisti stanno cantando e suonando. Sono inoltre pochissimi i quadri in cui i due protagonisti, Don Carlo ed Elisabetta, sono assenti o hanno piccole parti: il monologo del re e la grande scena madre del rogo degli eretici. Le scenografie sono bellissime, molto riposanti per l’occhio, bianche e pulite, oniriche come quadri di De Chirico. I costumi sono super accurati e molto filologici. I cantanti, tutti eccezionali. Ma, per presenza scenica, voci e recitazione, vincono gli interpreti maschili su quelli femminili.

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Arena Lifestyle 03/17- LIBRI/ CINEMA

Libri/Cinema

A sinistra: Harold Bloom e la copertina dei suo saggio. Qui a fianco, una scena di “Silence”, l’ultimo film di Martin Scorsese.

SAGGISTISCA

HAROLD BLOOM “Il canone americano” (Rizzoli) E’ uscito da un po’ di mesi questo saggio, ma andatelo a cercare. Lo terrete sempre con voi. Harold Bloom sostiene che il più grande scrittore americano è Faulkner e ha raggiunto l’apice in opere come “Luce d’agosto” e Santuario. Harold Bloom è il più grande esperto di letteratura americana, ha scritto più di 40 opere ed è uno studioso finissimo di Shakespeare. In “Il canone americano” egli ha scelto gli scrittori statunitensi superiori e li ha divisi per coppie, forse per poterli spiegare meglio o renderli più interessanti al lettore, creando una specie di cortocircuito. Si dividono in quelli che riconoscono il dio dentro di sè e poi si aprono agli altri e quelli che fanno il percorso inverso. Una di queste è la coppia Mark Twain e Roberto Frost: il primo è molto popolare presso il pubblico mondiale, il secondo è il poeta nazionale americano. Twain è uno scrittore nazionale come Hugo e Balzac per i francesi, Goethe per i tedeschi, Manzoni per gli italiani e Dickens per gli inglesi. Eccelle nella parodia ed è più crudele del suo discendente Philip Roth. Attenzione alla coppia di poeti come Wallace Stevens, che Bloom ha conosciuto di persona. Stevens gli citò i versi di Shelley: “gli uomini poco sanno quanto sia bello il fuoco”. L’altro poeta della coppia è Eliot. Ma torniamo ancora agli scrittori: William Faulkner va letto in coppia con Hart Ckane, lo scrittore americano canonico di narrativa dopo la morte di Henri Janes. Nessuno a suo dire lo ha mai eguagliato. Ma tutti i romanzi di Faulkner sono grandiosi, anche se molto spesso i padri sono deboli e inadeguati e le mogli sono forti ma gelide.

CINEMA

MARTIN SCORSESE “Il silenzio di Dio” Il nuovo film di Martin Scorsese parla del silenzio, ma non quello degli eremiti e della meditazione, ma il silenzio di Dio. Spiritualità, religione e fede, intolleranza, torture e nessuna compassione sono la ricetta (attualissima) di quest’opera ambientata in Giappone nel 1600. Due gesuiti arrivano in questa terra lontana alla ricerca della verità e di padre Ferreira. Silence, uscito da qualche settimana, racconta la storia dell’Inquisizione nipponica contro una sparuta minoranza di convertiti al cristianesimo. Tratto dal romanzo di Shusaku Endo, che Scorsese ha ricevuto in dono da un arcivescovo, questo film è stato studiato e meditato per 28 anni. “Il valore vero che ho voluto esplorare è stata la spiritualità dell’essere umano. L’ambientazione ricorda ‘Mission’ di Mel Gibson ma la storia è del tutto differente. “L’arroganza occidentale è una vera offesa per gli orientali. Per loro non è comprensibile il concetto di conversione”. Scorsese si augura di sollevare un dibattito sui valori e la profondità della storia: violenza e intolleranza, infatti, hanno volti simili a qualsiasi latitudine e prevalgono sui deboli e sulle minoranze, che cercano rifugio e consolazione nella religione. Bravissimi i due sacerdoti interpretati da Andrew Garfield e Adam Driver. Il primo ha partecipato a 30 giorni di esercizi spirituali con i gesuiti per entrare in questa parte. 35


Arena Lifestyle 03/17- TRAVEL MARZO/ Miami

PASQUA SINGLE AL SOLE DI MIAMI La Florida continua a farci sognare con le sue spiaggie very cool e con la sua movida scintillante. Miami sta preparando un rilancio senza precedenti, con quartieri rinnovati, alberghi in stile anni Cinquanta, nuovi ristoranti, piscine superlusso, locali notturni con supercar in doppia fila.

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l fascino della Florida è inossidabile, nonostante tutti i luoghi comuni che si dicono. E anche quella certa aria Anni Ottanta di lusso kitch, fuori le righe piace ancora Anzi, piace sempre di più a quelle generazioni che le spiaggie di Miami con grattacieli, vita notturna, sigari, fuori serie e bikini le hanno viste solo nelle serie televisive con Don Johnson. Miami è soprattutto ancora South Beach, secondo alcuni. Ma secondo altri anche la cosiddetta nuova metropoli sta diventando sempre più bella e interessante. La primavera è il periodo ideale per visitarla, soprattutto da single. I locali sono sempre very cool e i motel sono stati rinnovati in stile Anni Cinquanta, soprattutto nell’area nord della baia. Per godersi la nuova movida bisogna partire da Mid Beach, una lingua di terra che ieri era considerata solo di passaggio e ora è invece una meta, dove si va per prendere il sole o un drink. Il MiMo Biscayne Boulevard Historic District che si sviluppa intorno alla Cinquantesima è completamente rinnovato: nuovi locali, nuovi motel che strizzano l’occhio agli anni Cinquanta e Sessanta, nuovi ristoranti dove godersi dinner più informali, ideali per socializzare. Dall’Ottantesima alla Centesima Strada, c’è la Miami classica, con la Baia, l’oceano, le supercar. A Nord 36


Arena Lifestyle 03/17- TRAVEL MARZO/ Miami

Beach e oltre c’è una nuova rivoluzione. Gli amministratori locali la vogliono trasformare in una nuova Costa Azzurra: le agenzie propongono hotel rinnovati con prezzi proibitivi, ma è sempre possibile un pezzetto di lusso accessibile: permettersi un brunch, una mattina di relax in una bella piscina dopo una nottata imbucati a una festa o un cocktail al tramonto in un posto very cool. Anche a Sunny Isles Beach si punta al turista a caccia di location da cartolina: si moltiplicano le panchine per chi passeggia al molo di Newport o al Samson Oceanfront Park. Si moltiplicano i parcheggi per favorire quelli che vengono apposta da fuori, per esempio al Bandshell, per ascoltare musica dal vivo insieme a tanti che hanno deciso di vivere o svernare lì. Per chi preferisce dare le spalle all’Oceano, ecco le aree da esplorare: El Portal, un quartiere residenziale dal carattere rilassato, che si anima per le food truck nights e per i block party. Little Haiti, dove vive una grande comunità creola, è più vivace e il fermento cresce. Non per nulla si stanno rinnovando hotel, bar e gallerie d’arte. Volendo immergersi nella movida haitiana, il mese migliore per venirci è maggio, ricco di eventi caratteristici. Un’altra zona molto colorata è Little Havana, dove si tiene il Calle Ocho festival (il 12 marzo) una specie di fiesta con arrosti open air. L’ epicentro del quartiere è il ris-

torante Versailles. Invece la settimana prima a Coral Gables si tiene il Carnaval on the Mile, una kermesse di musica latinoamericana. Per i turisti più intellettuali la meta giusta è il Design District, con i campus creativi e i bellissimi murales di Wynwood. Per riprendersi dalla movida, consigliamo una pausa di relax ai giardini di Kampong, non lontani da Coconut Grove. Ma poi si torna subito in pista: a fine mese parte l’Ultra Music Festival, un evento che porta moltissimi turisti qui, li si incontrano facilmente a Lincoln Road, il cuore dello shopping a Miami o sulla Ocean Drive. I surfisti di tutto il mondo si danno invece appuntamento a Surfside. Meglio prenotare per tempo in siti come l’hotel Bildmore, nel cuore di Coral Gables, con 273 camere e 133 suites, con il suo melange di stili architettonici, i campi da golf e le bellissime piscine, dove hano dormito divi del pop, capi di stato, rapper e super manager. Meglio prenotare il Super Car Rooms, una auto art gallery and gourmet dining experience a Wynwood, dove si trovano bolidi tirati a lucido, chef specialissimi, cocktail. E’ un garage cult con open bar venerdì e sabato e serata sold out la domenica. Meglio prenotare anche uno spettacolo al Lyric Theatre, nel cuore di Overtown, dove pulsa il black pride di Miami. Qui tra arredi vintage e mostre, gli spettacoli e gli eventi più belli, che si replicano dal 1913.

ITALIANI A MIAMI: LA GALLERIA CA’ D’ORO Gloria Porcella, esponente della quarta generazione della sua famiglia nel settore dell’arte, ha cominciato a lavorare al fianco di suo padre nella Galleria Ca ‘d’Oro di Roma venti anni fa. Nel 2010, ha realizzato il suo sogno, portare la galleria in Usa aprendo a Miami , con l’intento di portare l’arte italiana contemporanea al pubblico degli Stati Uniti. La sua prima mostra “Mona Lisa Unveiled” alla Freedom Tower di Miami, in collaborazione con la città di Margherita di Savoia e il Museo Ideale Leonardo da Vinci a Firenze, è stata un successo. Gloria ha lavorato con il famoso Cracking Art Group, ha coordinato il tour mondiale della “rigenerazione Art Project”, durante Art Basel Miami Beach, ha organizzato una mostra che ha reso omaggio a Papa Giovanni Paolo II. Attualmente è impegnata in vari eventi artistici che coniugano arte e beneficienza, come The finished art work of #MartinaNavratilova and #JuroKralik e la loro performance live Grand Slam booth (414) all’ @artwynwood. Una parte del ricavato andrà alla #perryjcohenfoundation..te37

La tennista Martina Navratilova presenta un’opera battuta in asta a favore della Perry Cohen Foundation, nello scorso mese di febbraio, presso la galleria C’a D’Oro di Miami.


Arena Lifestyle 03/17- GRAND TOUR WORLD/ Argentina

VIAGGIO IN MOTO IN ARGENTINA

Città popolose e chilometri di lande deserte. L’Argentina ci stupisce con i suoi paesaggi mozzafiato. Si va dai grandi laghi, circondati di praterie punteggiate di fiori, al deserto di sale ad alta quota, a 4200 metri di altezza.

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a maniera migliore e anche la più semplice per visitare l’Argentina e comprendere la sua anima, la si scopre andando sempre dritto, seguendo a piedi, in bicicletta, in moto o in jeep una sola strada: la Ruta National 40, una striscia lunga 5.224 km, che attraversa 14 parchi, 230 ponti, 27 passi di montagna, tra città popolate e spazi immensi, sotto un cielo dai tramonti silenziosi e multicolori. La moto e l’auto permettono di percorrere più velocemente i tratti più desolati, dove non è bene farsi sorprendere dalla notte. Ma non è infrequente incontrare qualcuno che si muove sulle due ruote per queste strade, oppure sulle quattro zampe. Il cavallo da queste

parti è ancora un mezzo di trasporto usuale e importante Le coste ridenti, le valli coltivate che immaginiamo da sempre, lasciano il passo a regioni dove non ci sono palme, non ci sono puebli, ma rocce, miniere, solitudine, le lande di Bariloque, le praterie della Patagonia, le acque fredde dell’Atlantico che a Cabo Virgenes sono il paradiso dei pinguini Magellano. Ma è ora che viene il bello. Adesso le montagne ci sorprendono, ma non con i picchi innevati: con un deserto di sale, a Puna 4200 metri. Con i ghiacciai che dalle pendici delle Ande si disgelano lentamente, confluiscono nei grandi laghi argentini. Con l’ospitalità che si 38


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trova nei villaggi più isolati, dove si possono comprare lane tinte a mano come mille anni fa. Con le acque ribollenti tra le cascate, mentre si gettano in pianure sconfinate, punteggiate di fazende circondate dal filo spinato, dove si allevano pecore merinos. Sì, proprio dalla lana spessa e preziosa che nel Rinascimento furono importate qui dai coloni inglesi del Galles. Qualcuno si spinge ai Glaciares, una sonza molto turistica, ad ammirare il ghiacciaio più spettacolare, il Perito Moreno, lungo 50 chilometri, largo 5 chilometri e alto come un palazzo di venti piani che si frantuma all’immensa velocità di 2 metri al giorno e precipita nelle acque celesti del lago Argentino. Il Perito Moreno si estende per 250 km quadrati ed è la terza riserva al mondo d’acqua dolce. È un «ghiacciaio in movimento» perché galleggia su un cuscino d’acqua che lo tiene staccato dalla roccia. Il ghiaccio avanza così di circa 2 metri al giorno e 700 all’anno. Molti viaggiatori corrono qui per ammirare l’Atlantico color acciaio durante il lungo inverno patagonico riesce a imprigionare, quando la temperatura scende a venti gradi sottozero e anche il vento deve tacersi. I Glaciares sono zona turistica. La tappa obbligatoria è El Calafate, un caotico miscuglio di bar, ristoranti, alberghi dove si ci si riscalda lo stomaco

volentieri con carni alla brace e birra Quilmes, prima di comprare qualche escursione in una agenzia di «Patagonia Adventures» e mettere in valigia un paio di pinguini di peluche. Chi ci è già stato, si spinge a El Chaltén, dove fra le case di lamiera si erge un albergo di legno, il bellissimo Dos Cerro. Qui ai piedi del grandi piloni andini, si incontrano decine di scalatori che vogliono scalare il mitico Fitz Roy, da osservare al tramonto, quando il sole lo tinge di rosso e tutte le nuvole gli danzano intorno per lasciarsi ispirare come lo scrittore Chatwin. La vista del Fitz Roy è riservata ai fortunati che si sono preparati ad affrontare il vento terribile che soffia qui o l’incontro con qualche animale notturno. Inutile fare gli eroi: qualche volta è meglio starsene dentro l’auto ad aspettare che l’uno si plachi e gli altri se ne vadano. A meno che non siano uomini, e allora si che la cosa si fa triste, se non si hanno sempre in tasca un po’ di soldi da dare. La Ruta 40 richiede una continua manutenzione. A Tres Lagos abitano quelli che la asfaltano, ma anche quelli che sono arrivati fin qui o nella zona del lago Cardiel e hanno deciso di restare, di provar ad allevare cavalli e pecore e aprire un bed & breakfast per i viaggiatori. Quando sono stufi se ne vanno in pick up a trovare

IL MITICO ASADO L’asado (arrosto) è un piatto tipico argentino fatto con carne di manzo cotta alla brace. Consiste nell’infilzare l’animale aperto e pulito su una croce di ferro e conficcarla nel terreno vicino al fuoco di legna. La carne cuoce per molte ore mentre l’Asador taglia le parti cotte per servirle. Per la preparazione può essere utilizzato il taglio reale da brodo, che risulta molto saporito. Tipici dell’asado sono inoltre le interiora (entrañas o achuras), le salcicce chiamate chorizos (salsiccie grosse, solitamente a base di carne bovina o suina: si fanno arrosto e si mangiano nel panino chiamato choripán) e le salciccie di sangue dette morcillas, la bistecca churrasco o bife (tipica bistecca grossa con o senza l’osso), la scaloppa escalope rosolata con farina di frumento, la cotoletta (“milanesa”), le “albóndigas” . Anche l’agnello viene cotto all a brace. In generale l’asado sudamericano è l’equivalente della nostra grigli- A fianco, il perata mista che può essere accompagnato da verdure e salse. Condimento tipico dell’asado corso affascinante è il chimichurri (pron. it.: “cimiciurri”), salsa fredda a base di olio, aceto, aglio, cipolla, sulla Ruta Natio peperoni, origano, basilico e limone che si applica a fine cottura.gia che prosperò sotto la nal. Qui sopra, il rito dell’asado. 39


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Dall’alto: la modernità di Buenos Aires, gli antichi edifici ottocenteschi, le cascate e le immacolate cime andine 40


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qualcuno dei vicini, a un’ora di distanza. O a cacciare la mara, la grossa lepre patagonica. O a pescare trote e salmoni da conservare in una salamoia che ricorda il saor dei pescatori della laguna veneta: acqua, sale, cipolle, spezie e aceto. Nel bed e breakfast la wi fi spesso non funziona: va bene invece la stufa, sulla quale cuoce lentamente lo spezzatino. Mentre si aspetta la cena, qualcuno va a prendere le foto dei nonni e dei bisnonni, che magari vengono proprio dall’Italia, dal Veneto, dal Trentino o dal Friuli. E’ proprio piccolo il mondo. Finalmente viene pronto l’agnello, che quando è arrosto si mangia con la marmellata di bacche rosse, e si digerisce con l’acqua bollente del mate, mentre là fuori il cielo nero si riempie di tante stelle come non le si vedono mai in Europa. Lo scriveva anche Saint-Exupéry che per due anni, tra il 1929 e il 1931, volò da queste parti sulle rotte delle Poste aeree argentine, sfidando gli uragani che nascono sulle Ande e corrono verso Capo Horn con i suoi giacconi di cuoio e aerei che paragonati a quelli di oggi sembrano giocattoli, avevano un pistone nel motore che era di legno duro, perchè pezzi di ricambio non ce n’erano da queste parti. Quelli che non se la sentono di affrontare, freddo, lande battute dalla siccità e ogni tipo di imprevisto, di solito si dirigono quattrocento chilometri più a

nord, dopo una delle attrazioni più importanti della zona, la Cueva de las Manos, la grotta delle mani, dove si conservano dipinti rupestri di mani risalenti a 10mila anni fa. Gli altri invece si dirigono a Salta, città dalla quale parte il celebre Treno delle Nubi che per 217 chilometri sale chissà come, senza sosta, fino a toccarae i 4.200 metri di altezza. Questo viaggio di andata e ritorno, tra paesaggi indimenticabili, che dura circa 16 ore, va prenotato per tempo e dopo aver fatto un bel controllo medico, non si sa mai. A bordo si può pranzare, cenare, ascoltare canzoni tradizionali. È previsto anche un presidio medico per i passeggeri che soffrono l’altitudine. Fuori dalla stazione di partenza, si trovano venditori del più antico rimedio alla spossatezza, i venditori di foglie di coca da masticare. Ma è meglio lasciar perdere, fidatevi. Guardate la mappa e puntate il dito oltre il Distretto dei Laghi, tra le grandi distese di alberi arrayanes che fioriscono come nuvole bianche: la Ruta 40 ci porta a San Carlos di Bariloche, tappa obbligatoria di chi pesca d’estate e scia d’inverno. Palazzi e chiese costruite all’inizio del ventesimo secolo da colonie di immigrati italiani, austriaci e tedeschi, hanno un’aria a dir poco familiare per noi europei. Ci sono case indubbiamente italiane e indubbiamente bava-

IL RITO DEL MATE Si chiama Mate (chimarrão in portoghese) l’infusione preparata con le foglie di erba Mate (yerba Mate spagnolo ed erva Mate in portoghese), “una pianta originaria del Sud America. Si beve calda con una cannuccia di metallo (o, raramente, di canna) denominata bombilla. Bere il “Mate” insieme a qualcuno in Argentina è una vera e propria simbologia di amicizia e comunione. In origine era una bevanda degli indigeni Guaranì, da sempre fedele compagna del Gaucho che col tempo venne sempre più usata dalla popolazione fino a diventare la bevanda più consumata in Argentina. Il mate è un’importante fonte di vitamine e minerali, è uno stimolante del sistema nervoso, diuretico, digestivo e addirittura antireumatico. I recipienti usati per bere il mate danno origine a tante varietà di artigianato nazionale. Si tratta di bicchieri di zucca, di legno o di canna rivestiti di argento Anche Papa Francesco beve voo cuoio con iscrizioni intagliate e decorazioni pittoresche. Altrettanto si può dire lentieri il mate, la bevanda deldelle cannucce con le quali si beve l’infuso, le più preziose sono d’oro o d’argento. la sua terra, con una cannuccia d’argento. 41


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Dall’alto: laghi e montagne da sogno in alta quota, Adolfo Cambiaso (campione nazionale di polo) gregge di lama 42


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lissimi vigneti che corrono verso San Juan, passano per Belén, la capitale nazionale del poncho, poi Cafayate, poi si vede Quilmes, antica città india, cancellata dagli assedi spagnoli, con le sue suggestive rovine. A poca distanza si erge la città di Salta, detta La Linda, fondata dagli spagnoli nel XVI secolo, con i suoi palazzi coloniali e i suoi rumorosi ristoranti di calle Balcarce. Tutti ti indicano il Café del Tiempo, dove si assaggiano i migliori Malbec e Syra d’Argentina. Si arriva finalmente a San Carlos de Bariloche, una città fondata da austriaci, circondata davaste e imperscrutabili colline. Qui sono fuggiti molti ex nazisti tedeschi, fuggiti dall’Europa durante la seconda guerra mondiale. Il paesaggio sta già cambiando, diventa più aspro, più alpino, punteggiato da sassi frantumati, assume l’aspetto di una stazione sciistica. E’da queste parti che può succedere di tutto, che può capitare un problema al proprio mezzo di trasporto. Può capitare di tutto: anche piazzare un pistone di legno nel motore, se non si trova il ricambio giusto. Bisogna prenderla con filosofia, godersi un caffè e pan dulce mentre lo montano o una cena nelle oltre mille osterie ed estancias dedicate al ‘turismo rural’ che offrono letto e doccia. E’ qui, lontano da tutto e spesso senza rete mobile, che si comincia a sentire l’urlo del vento e ci si sente in balia dell’Argentina e della sua anima.

resi.... E’ una città che ricorda l’Europa, ma lontana da tutto: non è difficile comprendere perchè proprio questa sia stata scelta dai nazisti in fuga per vivere latitanze segrete e clamorose, come quella di Erich Priebke, capitano SS, il boia delle Fosse Ardeatine, che ordinò la strage di Roma. Per chi non si ferma qui, la prossima tappa è la regione di Mendoza, dove la strada è dominata dalla Cordigliera, dove si erge il Cerro Diamante, e dai vulcani che si intravvedono all’orizzonte. Da quelle pendici scendono all’improvviso chiassosi torrenti, los ríos. La pianura verso est si presenta a chiazze rosse e nere, contrastano con il cielo turchese che al tramonto diventa giallo e rosso, precede la nera notte australe.Per chi raggiunge queste mete in motocicletta, la sosta per un giro a cavallo è consigliata, soprattutto nei parchi di alta montagna a Mendoza, dove si gusta il prosciutto di guanaco e la carne bianca di Tupungato, guardando la laguna Del Diamante. Nel Cordón si assaggiano l’armadillo, le patate dolci e si acquistano i profumi alcolici de la Plata. Mendoza è una bella città, ricca di viali alberati, con un clima mite d’estate. Il panorama è splendido, all’orizzonte si innalza la punta più alta delle Ande, l’Aconcagua, 6.962 metri di altezza, ma il pendio si inclina dolcemente, prima ci sono bel-

PRIMA DI RIPARTIRE, UN TANGO A BAIRES Se l’avventura nella pampa è un progetto al femminile tra amiche, anche non giovanissime, bisogna però chiuderla in bellezza, fermandosi almeno una notte a Buenos Aires, per ballare il tango con l’inconfondibile voce di Carlos Gardel. Il mese di aprile è ideale per questo viaggio, una buona occasione per divertirsi con un’avventura on the road e per godersela in città fino all’alba, regalandosi una cena indimenticabile in qualche locale storico, pere esempio al cafè Tortoni. Poi è d’obbligo esibirsi nella milonga alla Confiteria Ideal, aperta nel 1912, dove è stato girato il film Evita con protagonista la cantante pop Madonna. Aerolineas Argentinas propone per l mese di aprile 2017 il volo da Roma su Buenos Aires nella settimana di Pasqua a 700 euro andata e ritorno. 43


Arena Lifestyle 02/17- GRAND TOUR PASQUA/ Trekking

PASQUETTA OPEN, IN TREKKING by Lorem Ipsum Dolor

Dalla Toscana alla Puglia, le idee in più per regalarsi un ponte in bici a cavallo o in cammino, all’insegna dello sport e del benesssere. Con pause di totale relax, nelle migliaia di bioagriturismi italiani e nelle nuovissime spa

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giorni di Pasqua non sono per tutti sinonimo di tavolate o pic nic fuori porta. Qualcuno pensa a un lungo week end più dinamico, a tutta natura al mare o in montagna, con escursioni in bicicletta ma anche a piedi o a cavallo. La festività cade fra un mese, dunque ora è il momento giusto per progettare belle vacanze, anche agrituristiche, che sono sempre più gettonate perchè l’offerta sul territorio nazionale è aumentata del 30% e la domanda è cresciuta del 7%. Fra le regioni più attrezzate c’è a Toscana, quella che conta il maggior numero di percorsi e strutture. Il portale Agriturismo.it permette di scegliere tra proposte per tutti i portafogli. I followers della marcia progettano le vacanze guardando le mappe su www.viefrancigene.org, ma anche le proposte di Movimento Lento, un network di varie realtà che diffondono la cultura dello slow travel, puntano a riscoprire vie antiche e segnalano nuovissimi 44

itinerari da percorrere a piedi oppure in bici. In Emilia Romagna la Compagnia dei Cammini punta sulla Via degli Abati, tra Bobbio e Bardi, con tanto di guida zen. Oppure si può percorrere la Costa dei Trabocchi, partendo dall’Abruzzo, per raggiungere il Molise lungo la green way che unisce le riserve naturali marine delle due regioni, tra Pescara e Termoli. In questa zona la meta più gettonata è la Fattoria di Vaira, una azienda agricola tutta biodinamica. Ma gli amanti della bicicletta hanno già progettato da tempo. Alcuni si rivolgono a www.bicitalia.org, la prima rete di ciclovie turistiche con oltre 20 mila chilometri di strade mappate dalla Fiab. Per i neofiti del pedale, è utilissima per trovare la Ciclopista del Sole che va dal brennero a Santa Teresa di Gallura, lunga 3 mila chilometri. In questi mesi il percorso più gettonato è quello che segue l’Adige, passa in mezzo ai


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vigneti e passa proprio di fianco al castello di Avio. Un altro paradiso dei bikers è la Carnia, con la salita più dura d’Europa,: o Zoncolan Bike Park propone una decina di tracciati di vario genere e di varia difficoltà, ci sono strade per la bici da corsa e sentieri per il trekking da mountain bike. Tutto è programmabile guardando i percorsi sul sito www. carnia.it. Un altro bellissimo tracciato è la via dei Masi, promossa dall’Associazione Gallo Rosso che dal 1999 lavora con 1600 agriturismi, sostiene in contadini dei masi e segnala iniziative speciali per chi vul abbinare bici ed equitazione. Il Maso Oberfahrerhof a San Genesio organizza Gite in slitta e in carrozza, cavalcate con in cavalli avelignesi, corsi e lezioni di equitazione per grandi e piccoli. In Alto Adige ci si alza all’alba per partecipare a magnifiche escursioni all’insegna della forest therapy, per esempio al Moramonti Hotel di Avelengo, Merano. A Pozza di Fassa, nel cuore delle Dolomiti, si possono abbinare trekking e spa: a 4300 metri c’è un nuovo sito della QC Terme, 4300 metri tra piscine panoramiche, cascate e hammam balsamici. Tra boschi e prati profumatissimi, si va in sella e poi in acqua anche in Toscana:. tra Pienza e Montalcino per esempio, nel borgo di Bagno Vignoni, dove si trova l’Adler Thermae, uno dei migliori resort ter-

maili, con piscine oniriche e sorgenti a 50 gradi. anche nelle Marche, sui monti Sella e acuto, dormendo in tenda o negli eremi camaldolesi, come quello di Fonte Avellana, alle pendici del monte Catria. Per chi preferisce il mare, è ora di visitare il Salento. Si parte da Lecce e si prende la direzione preferita, verso Gallipoli o verso Otranto. Altrimenti si possono scoprire i Sassi di Matera e i Trulli di Alberobello, per fermarsi poi al mare a Monopoli. Per chi ama fare lunghe camminate col cane, uno dei posti migliori è il Lago di Garda, che offre tante spiaggie specializzate dove si possono trovare anche kit di pulizia con sacchetti, ciotole, copertina e anche un gancio per appendere il cellulare. (per esempio Braccobaldo bau bau, di Peschiera, con alberghi che ospitano volentieri gli ospiti a quattro zampe (con ingresso indipendente e quota di pulizia extra). Altre spiaggie per il trekking con Fido sono in Liguria, per esempio a Imperia, dove è imperdibile una visita col cane al Giardino Esotico Pallanca di Bordighera, un monumento verde realizzato dai discendenti di Bartolomeo Pallanca. Qui si trovano vere rarità, come una Copiapoa del Cile che ha 300 anni. Per raggiungere tutti questi luoghi, si può andare in auto, ma anche in treno. Con Trenord verso Varese e Como e con la Vigezzina-Centovalli da Domodossola verso Locarno, in Svizzera.

GLI ALBERGI A MISURA DI JUNIOR Qualche volta non è facile muoversi coi bambini. E ci sono vari alberghi che appena sentono parlare di famiglie, oppongono il ‘tutto esaurito’. Il rischio del pianto notturno ininterrotto o di una giornata in piscina a base di schizzi e schiamazzi, non tutti se lo vogliono accollare... Il miglior family hotel al mondo per fortuna si trova proprio in Italia, a Ortisei, in provincia di Bolzano, si chiama il Cavallino Bianco (www. cavallinobianco.com). Per gli amanti dell’Austria, nel verdissimo Burgerland si può ricevere una splendida accoglienza all’Allegria Resort Stegersbach by Reiters (www.allegriaresort.com). Anche a Vercelli c’è un ottimo family hotel a misura di bambino: si chiama Mirtillo Rosso e si trova proprio ail pedi del Monte Rosa. Offre a grandi e piccoli, tutto l’anno, una vacanza davvero speciale (www.mirtillo-rosso.com). 45

Passeggiate coi bambini? Giardino dei Tarocchi a Capalbio e Giardino di Pinocchio a Collodi, frazione di Pescia (www.pinocchio.it)


Arena Lifestyle 03/17- FOOD & CO/ Cook the mountain

Ski&food in Alta Badia Se la neve comincia a sciogliersi, fermatevi per la tavola. “Sciare con gusto” è l’evento più cool della stagione gastronomica invernale e il tema di quest’anno è “Top of the Mountain” con 14 chef internazionali

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di cucina durata ben quattro giorni, intorno al tema dell’enogastronomia e della responsabilità. All’hotel Gran Ander si sono tenuti corsi di cucina ladina. Ma la vera novità sono le discese con il sommelier in pista: sei appuntamenti iniziati il 19 gennaio scorso, che proseguono fino al 16 marzo, i vini più pregiati della regione si degustano direttamente sulla neve. Tra i prossimi eventi da non perdere c’è lo Skycarousel vintage party il 1° e 2 aprile: si degusteranno piatti in voga negli anni Settanta e Ottanta. Ma quali sono i piatti forti da ordinare sulla neve? Se si prenota al St. Hubertus, il risotto tutto verde al pino mugo con petto di faraona affumicata, per esempio. O il filetto al fieno di montagna, il millefoglie al cioccolato e la delice alla mela verde. Nicola laera alla Stue de Michil presso La Perla di Corvara, è gettonatissimo per i suoi piatti senza fronzoli, come i canederli grigi, realizzati con materie prime eccezionali. Matteo Metullio, lo chef stellato più giovane d’Italia, è resident al ristorante La Siriola dell’hotel Ciasa Salares di San Cassiano. Tra i suoi piatti migliori, da gustare d’estate ma anche d’inverno, lo spaghetto freddo km4925, con uova, tartare di scambi, pomodorini, alici e maionese al basilico.

ove anni fa Norbert Niederkofler, lo chef del ristorante 2 stelle Michelin St. Hubertosu presso il Rosa Alpina Hotel a San Cassiano, vicino Bolzano, ha avuto un’idea meravigliosa: portare l’attenzione degli sciatori sulla grande cucina di montagna, inventando un evento di successo: “Sciare con gusto”. Da allora la manifestazione è cresciuta di anno in anno, fino al livello attuale. Gli chef lavorano con i produttori locali nel rispetto della sensibilità e della stagionalità, promuovono una cultura del territorio che suscita grande interesse. Quest’anno si è cominciato già a dicembre con ‘Gourmet Skisafari’ con 14 grandi chef internazionali coinvolti, abbinati ognuno a una famosa baita della Val Badia. Poi c’è ‘Colazione tra le vette’: bisogna essere tra i primi a infilare gli scarponi al mattino, per fare il pieno di energia con i migliori prodotti della Valle ai rifugi Las Vegas e Col Alt. Durante le gare di Coppa del Mondo sulla Gran Risa, nel salotto-terrazza Leitner Ropeways Vip Lounge, sono state servite varie e ricche prelibatezze da Gerhard Wieser e Peter Girtler. Alla fine di gennaio il progetto Care’s ha coinvolto varia protagonisti della cultura enogastronomica in una sessione di incontri, convegni e masterclass

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Arena Lifestyle 03/17- WINE & CO

Il lievito? E’ ‘indigeno’

Lorenzo Palla, produttore lungimirante di Prosecco Docg della zona di Asolo, ha preso una decisione coraggiosa: utilizzare solo lievti indigeni. E con questa ha cambiato passo alle bollicine di casa Loredan Gasparini

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ono passati già cinque anni da quando Lorenzo Palla ha deciso di migliorare la percezione del vino prodotto dalla storica casa Loredan Gasparini. Supportato dal lavoro di un laboratorio di ricerca d’avanguardia, questo coraggioso produttore ha iniziato uno studio sulle capacità e sulle caratteristiche dei lieviti che si sviluppano naturalmente nelle uve in vigneto. Ha efettuato quindi numerosi campionamenti, sia dell’uva che del prodotto fermentato, giungendo alla fine a selezionare un lievito dell’Asolo Prosecco. Così nel corso degli anni, ha messo a punto il suo lievito. E ora la casa vinicola può considerarlo come uno degli elementi naturali che riescono a far realmente esprimere il vero carattere delle sue uve e l’unicità del suo territorio. Naturalmente il consumatore finale si domanda che differenza c’è, se i lieviti industriale selezionati garantiscono una qualità costante ai vini che troviamo ogni giorno sullo scaffale. Lorenzo Palla ritiene che sì, facciano un ottimo lavoro ma che creino sempre una certa gamma di aromi definiti, tipici di un certo prodotto. “Per noi sono semplicemente una omologazione del gusto.

Molto spesso si assaggiano vini che non hanno più una connotazione territoriale ma sono fortemente caratterizzati dalla metodologia di produzione. Quando non è più la vera connotazione di una varietà a sentirsi, ma una nota data dal lievito utilizzato, c’è il rischio di appesantire l’espressione del vino e del territorio di provenienza. Dunque abbiamo scelto di utilizzare lieviti indigeni, che iniziano a scostarsi da questi, ad aprire strade nuove, permettono di scoprire sensazioni affascinanti che non si è più abituati a percepire. Per noi questo percorso lascia più integro il vero patrimonio gustativo dei nostri vitigni.” La produzione della Loredan Gasparini, si caratterizza dunque per alcuni specifici accorgimenti produttivi. “Noi crediamo nel potenziale dell’ Asolo Prosecco Docg fin dalle origini, tanto che abbiamo prodotto la prima bottiglia della Docg quando erano in pochi a credere nelle potenzialità delle nostre colline. Ora abbiamo tre tipologie di prosecco da proporre alla clientela, che non sono quelli abituali, dove cambiano solo gli zuccheri. Abbiamo sempre realizzato solo un brut, ma di recente sono nate due selezioni del tutto originali. (www.loredangasparini.it)

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Arena Lifestyle 03/17- FASHION/ I trends PE2017

CHERCHEZ LA JUPE (E IL PLISSE’) C osa non può mancare nel guardaroba della primavera estate 2017, che si caratterizza per il ritorno a un minimalismo sofisticato che gioca con forme e volumi ottenuti da un uso sapiente delle lavorazioni del tessuto, sono due pezzi ‘evergreen’, la gonna lunga e un capo plissettato. Per quanto riguarda le lunghezze, per questa stagione sono davvero poche le gonne corte sopra al ginocchio proposte dagli stilisti di moda: molti hanno puntato all’ eleganza classica, alla lunghezza che sfiora la rotula, alla morbidezza che arriva al polpaccio e alla caviglia. Per quanto riguarda i tessuti, si spazia da gonne in chiffon e seta al cotone, fino alle gonne in pelle con spacco viste da Trussardi e Sonia Rikiel, per non parlare dei super completi proposti da Balmain. Le gonne sono appariscenti, rosse in vinile per Bottega Veneta, leggerissime, lunghe e plissé in color pastello per Emporio Armani, altri hanno preferito il raso e lo chiffon con le pieghe. Lanvin ha fatto sfilare gonne lunghe al polpaccio e al ginocchio molto facili da indossare, con chiusura a portafoglio, ideali per chi combatte ogni giorno con le diete. La faranno da padrone ancora le trasparenze: molti stilisti hanno proposto infatti lunghe gonne, traforate, per esempio in pizzo, da abbinare ad una camicia in color kaki, di foggia militare. La proposta più originale e copiata, anche se non nuova, sarà però sempre quella di Chanel, che propone la

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sua gonna in pizzo cipria a tubino sottostante una più lunga e abbinata a un bomber multicolor. Una proposta ancora super raffinata arriva dalla bella collezione estate di Carolina Herrera, dove la gonna è trasparente sì, ma senza esagerare. Trasparenze eccessive invece, per l’ultima collezione di Dior: sotto i pantaloni si vedono gli shorts. E questo sarà il trend preferito da tutte le ragazze. Anche Valentino Garavani ha proseguito il trend della gonna lunga in pizzo con pantaloni a vista, lanciato questo inverno. Per le occasioni più informali sono sempre molto gradite le gonne lunghe con stampe floreali o con pois e le gonne a portafoglio fantasia che Prada ha proposto per la primavera. Per chi ama il tailleur la gonna torna minimal, a tubino: e può essere abbinata con una giacca avvitata a contrasto, in un colore acceso o ton sur ton. Anche Miu Miu rilancia alla grande la giacca, il completo gessato con gonna più corta davanti e più lunga dietro che fu un cavallo di battaglia di Mugler negli anni Ottanta, anche per Ferragamo è un vero classico. La stilista francese Agnes B compie un tuffo nel vintage: ci vuole il golfino abbottonato sopra la gonna in pelle rossa o verde. Kenzo rispolvera un altro evergreen, la gonna abbottonata davanti, da portare con una bella camicia con maniche a sbuffo. Questo pezzo, in kaki o verde militare, è uno dei cavalli di battaglia estivi di Yves Saint Laurent che le aveva riprese dalle


Arena Lifestyle 03/17- FASHION/ I trends PE2017

sahariane militari della Legione Straniera. Invece che fra i bottoni o le trasparenze, le gambe si possono vedere direttamente, attraverso i profondi spacchi proposti sulle passerelle da Tory Burch e Versace. Anche Alberta Ferretti con Philosophy accontenta le giovani donne che non possono rinunciare all’esibizione delle gambe, con gonne dagli orli asimmetrici abbinate a stivaletti. Ma ora passiamo all’altra grande tendenza di questa primavera estate, che ha catturato trasversalmente tutti i designer, il plissè, sia largo che stretto, sia rotondo che piatto. Non pensate però al plissé soleil che era tornato in auge nel 2012 e poi ancora nel 2015. Il plissé che va di moda quest’anno non è certo una novità, ma un ripescaggio intelligente di quello costruttivista e design degli stilisti giapponesi di successo negli Anni ‘80, alla Issey Miyake per intenderci (o à la Mariano Fortuny se vogliamo dare a Cesare quel che gli spetta). La rivisitazione calibratissima degli anni ‘80 è la vera grande tendenza vista sulle passerelle autunnali di Milano dove sono stati decisi i trend chiave di questa primavera-estate.Non solo per celebrare lo stilema di una delle più grandi stiliste italiane del plissè da poco scomparsa (Krizia), in un moltiplicarsi di riferimenti e citazioni, a partire dalla sua celebre “spalla”, schiacciata, disegnata, costruita,

esagerata talvolta, ma sempre perfettamente arrotondata. Non solo per ricordare lo studio puntuale che del plissè hanno fatto i grandi maestri giapponesi come Issey Mikyake. Ma anche per andare incontro al gusto e alle esigenze corporee di tante donne che gli Anni Ottanta li hanno vissuti in prima persona e che oggi sono al giro di boa dei sessanta, con un potere di spesa appetibile per gli stilisti, ma non sempre una figura impeccabile come quella di Jane Fonda. Le signore ancora più in là con gli anni, quando sentono parlare di plissè, per la verità pensano a qualcun altro, il maestro indiscusso di questa lavorazione dagli anni Cinquanta in poi: vale a dire il grande couturier Roberto Capucci. I modelli di Capucci sono ancora oggi considerati scultura pura, libera da esigenze materiali e temporali. Il corpo della donna non intacca questa ricerca della purezza, della forma architettonica che si realizza con elementi pazientemente cuciti a ventaglio, giochi di ombra-luce-colore, linee spezzate, cubi, anelli, spirali, geometrie e fiori stilizzati, simmetrie e lunghe code. Insomma, un abito così importante, costoso e speciale che oggi nessuno si sognerebbe di replicare causa i costi stratosferici è sempre stato bene a tutte e nessuno se ne priva, sono conservati negli armadi delle famiglie più importanti d’Europa con molta cura e una sorta di venerazione. Nella pagina a fianco, gonne zippate con sottoveste a vista di Chanel. A destra, tulle trasparente e short a vista (Dior). Qui a fianco da sinistra Valentino, Ferragamo e Dior.

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Arena Lifestyle 03/17- FASHION/ I trends PE2017

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Arena Lifestyle 03/17- FASHION/ I trends PE2017

In un abito di Capucci il tessuto serico era disposto, sovrapposto, addomesticato a formare spigoli vivi, linee geometriche e volumi netti, organizzati in strutture tanto ardite da sfidare ogni legge di gravità. Ne scaturiva così, un’ originale e ricercata forma di congiunzione iconografica, questi capi erano in grado di annullare il divario spazio-temporale tra le vesti egizie e quelle della Magna Grecia, fra gli abiti delle eleganti principesse dell’aristocrazia romana degli anni Cinquanta e Sessanta e le lunghe tuniche pieghettate di Mariano Fortuny e i pepli statuari di Madame Grès negli anni Trenta. Dopo Capucci, per rivedere il plissè si sono dovuti attendere i “Pleats Please” funzionalisti di Issey Miyake. Anche se la qualità non la stessa. Egli creava suoi ieratici capi mediante una tecnica del tutto differente da quella utilizzata da Capucci, basata su due differenze sostanziali: da un lato l’abito veniva prima cucito e poi plissettato, dall’altro il plissé diventava permanente, anche dopo vari lavaggi, grazie all’uso di tessuti sintetici come il poliestere. Anche in Miyake, grazie all’utilizzo del plissé, creatività e tecnicità hanno potuto unirsi in un connubio ideale, capace di realizzare un ponte spazio-temporale tra classicismo e contemporaneità, oltre che tra Oriente e Occidente. Ins omma, si è potuti tornare alle atmosfere che inequivoca-

bilmente rievocano le storiche creazioni di Roberto Capucci, ma con materie prime più moderne. I plissè che si vedono questa stagione nelle vetrine di tutti i brand, dalle grandi griffes alle catene più low cost, sono ben diversi fra loro. I grandi stilisti pieghettano lo chiffon per capispalla morbidi e scivolati. Molti brand col plissè hanno realizzato dei pantaloni larghi. Il plissè a pieghe larghe è un ottimo plus se associato al modello che oggi è infelicemente definito ‘culottes trousers’: non segna troppo il corpo e non allarga, anzi, snellisce. La camminata ci guadagna in charme. Si possono abbinare a sandali super sexy dal tacco sottile o a modelli flat dal tacco midi. funzionano alla grande anche colorati e decorati. Bisogna osare il pantalone plissè, ma con moderazione. Quadretti e pois in bianco e nero pretendono dal resto dell’outfit una certa coerenza. Vanno bene i crop top e le bluse morbide in composè o contrasto positivo/negativo. Vanno bene le sneaker, si è subito super cool. Attenzione alle proporzioni di top e bomber, si rischia di parer molto più bassi. Il miglior abbinamento è la t-shirt bianca larga fuori dai pantaloni. Ma funziona bene anche la t-shirt” old school” anni 80, senza maniche.

CARLO ZINI CELEBRATO DAL MUSEO DEL BIJOUX Il museo del bijoux di Casalmaggiore dedica un’imponente retrospettiva a Carlo Zini, stella del XX° secolo. Lui si è sempre definito solo un artigiano, ma grandi nomi del jet set hanno indossato le sue meraviglie. Daniela Javarone, presidente degli Amici della Lirica, sfoggiò una pochette in cristalli che raffigurava il teatro, nel 2004. Micheal Jackson, a fine anni ’90, acquista a New York una sua borsa a forma di stella. Nel 1987 Carol Alt indossa i bijoux Zini nel film “I miei primi quarant’anni”. Nel 2012 Lea Bevilacqua sceglie i bijoux Zini per le mise di Arisa nel programma X-Factor. Liz Taylor lo sfoggiava a Beverly Hills, mentre a Londra lo sceglievano Naomi Campbell e Margaret Thatcher. Zini è amato da Liza Minnelli eTina Turner, che ha voluto un collier con un chilo di pietre di ambra di sua proprietà, con Raquel Welch, Amanda Lear a Cher , con Milva e Mina che, nelle raccolte “Mina Studio Collection” (1998) e “Finalmente ho conosciuto il conte Dracula…” (2000) indossa i suoi iconici bijoux in strass. 51

Pagina a fianco, gonna plissè soleil rosa, le oniriche creazioni in taffetà di Roberto Capucci, la tuta omaggio a Krizia, il Pleats please di Issey Miyake. Qui sopra: collier di Carlo Zini in cristalli


Arena Lifestyle 03/17- LUXURY/ Il Maestro dei Moretti

Il MAESTRO DEI MORETTI

Qui sopra, una spilla/pendente veneziano. Il giovane schiavo porta orecchini, medaglione e turbante tempestato di pietre. A destra, il Maestro dei Moretti Giorgio Berto, mentre crea un nuovo modello, nel suo negozio-atelier.

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Venezia lo chiamano il “Maestro dei Moretti”, e hanno ragione. Sono rimasti in pochi a farli in Laguna (e dunque nel mondo), a creare a mano i gioielli rinascimentali che raffigurano i Nori, i giovani schiavi catturati nelle battaglie navali che un tempo servivano i nobili patrizi come guardaporta, scudieri e camerieri nei meravigliosi palazzi dalla finestre arabe che si affacciano sul Canal Grande. Giorgio Berto è un gioielliere storico di Venezia e un maestro orafo come non ce ne sono più: lavora l’oro dal vivo, ‘live’ come si dice oggi, nella sua “Oreficeria Dogale”, che si trova ai piedi del Ponte Canonica, al numero 4318 della Calle Canonica, proprio dietro il Ponte dei Sospiri e, appunto, il magnifico Palazzo Ducale che

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si affaccia su Piazza San Marco. Chiunque può vederlo far nascere, in poche ore, anche davanti ai propri occhi, un piccolo oggetto prezioso e unico, con pietre fulgenti, per esaudire il desiderio di una donna. Ma anche esaudire un segreto capriccio, del tutto personale. Per questo, anche se lo spazio è poco, in questo negozio-atelier transitano principi e duchi, marchese e contesse dell’aristocrazia europea. Principi di Roma e di Calabria, Duchi di Lodi e Marchese D’Aragona vengono qui appositamente per cercare ‘i Mori Antichi’, i gioielli ottocenteschi e anteguerra che servivano anche per nascondere dispacci in codice e messaggi, grazie a incredibili ripostigli segreti. E vengono farsi realizzare quelli più nuovi e preziosi, piccoli busti di schiavi


Arena Lifestyle 03/17- LUXURY/ Il Maestro dei Moretti

in ebano, vestiti con livree speciali o turbanti che riprendono i colori di famiglia. Oppure scelgono quelli magnifici in pavè di diamanti, i ‘Moretti’ che brillano come una supernova e costano come una supercar. Giorgio Berto, questo è il nome del Maestro dei Moretti, quest’anno compie 80 anni: siamo quasi certi che- nelle sue segrete fusioni - avrà trovato non la pietra filosofale, ma la formula segreta della sua allegra longevità, che ha trasmesso ai suoi figl: Alessandro e Ursula. Bellissimi e dinamici soci del padre, sono ideatori con lui di tante preziosità della tradizione veneziana, come le teste di Gorgona in pasta di vetro azzurro, verde e in corniola circondate da una cornice d’oro, raffinatissime. <<Da anni soddisfo le richieste più curiose >> spiega Giorgio Berto << pendenti con decori speciali in pochi giorni, Moretti con i colori di nobili casati italiani e stranieri. Abbiamo montato parure molto importanti, anche nello spazio di una notte>>. Di clienti esigenti e capricciosi, qui ne sono passati e ne passano ogni giorno. La contessa Marta Marzotto accompagnata dalla sua amica Gloria Beggiato si fece fare orecchini Moretto in scala assolutamente gigante, per stupire il pubblico televisivo di Domenica In. Robert De Balkany, re dei centri commerciali con una vera passione per le spille di moro e i soggetti con i cavalli, quando arrivava a Venezia

con lo yacht Marala, passava col tender sotto il Ponte dei Sospiri per ormeggiare più vicino possibile alla “Dogale”. Oltre che cliente divenne un grande amico dei Berto. Georgette “Dodie” Rosekrans, gran dame del jet set di New York, amante dell’arte e dei gioielli originali, letteralmente stregata dai Moretti, voleva solo pezzi assolutamente unici. <<Quando Marcello Mastroianni visito’ il nostro negozio, firmò una dedica di compleanno ad Ursula sopra ….una cambiale che ancora conserviamo. Carmela Cipriani di Harry’s Bar ci visita spesso, ed è sempre un piacere, perchè con lei si inventano gioielli d’ogni tipo da regalare e regalarsi, ha una fantasia strepitosa>>. Molti stranieri acquistano soggetti assolutamente veneziani: Leoni di san Marco, gondole, forcole. << La compagna di un famoso campione del remo ha commissionato una fòrcola in oro come portafortuna. Sicuramente ne ha tratto beneficio, viste le continue vittorie ala regata Storica..>> racconta Giorgio Berto. Che, sportivamente, non ha mai vinto nulla. Ma solo perché nel tempo libero è sempre stato ( e lo è ancora, part time) un valente…arbitro di calcio. Insomma, un altro lavoro che richiede la massima precisione. <<Quel che non si può avere troppo in fretta >> spiega il figlio Alessandro <<è una riproduzione in scala del Bucintoro da 18 carati lunga

DAI “MORETTI”, AI “MEMENTO MORI” Giorgio Berto ha costruito il suo successo grazie alla verve creativa e alla tenacia che ha dimostrato in oltre mezzo secolo di attività. Ma ha pure saputo trasmettere i suoi valori per il lavoro e la sua passione per l’inventiva. Le nuove, coraggiose, creazioni del giovane Berto, lasciano in effetti a bocca aperta. Se il padre è famoso per i “Moretti”, il figlio Alessandro lo è altrettanto per i “Memento Mori”, pezzi incredibili, ammiratissimi da 20 anni: anelli e pendenti a forma di teschio, con occhi di brillanti, pietre preziose colorate, animali, croci di Malta, simboli e fiori. Sono i nuovi amuleti veneziani: spiritosi ed esorcizzanti, strappano un sorriso a chi li indossa e a chi li vede e portano nel mondo lo stile unico di questa maison orafa italiana. Paradossalmente, più i teschi sono grandi e vistosi e meno giovani sono quelli che li indossano. Un attempato imprenditore turistico ha voluto una catena d’oro con teschio pendente, dagli occhi di rubino, trafitto da una daga. E per una lady del vitigno, tre fili di perle barocche grigie, bianche e gialle, con incredibile chiusura centrale: un cammeo-teschio con ossa incrociate, in delicati colori dell’alba. furono 53


Arena Lifestyle 03/17- LUXURY/ Il Maestro dei Moretti


Arena Lifestyle 03/17- LUXURY/ Il Maestro dei Moretti

27 centrimetri, una nave d’oro del peso di un chilo, come quella che mio padre eseguì nel 2000. Per quella occorrono 281 ore di lavoro, sei mesi di tempo, i dettagli da riprodurre sono innumerevoli>>. Chissà se il giovane Giorgio avrebbe mai immaginato di creare una simile meraviglia, quando aveva 13 anni e fondeva il suo primo anello, in uno dei migliori laboratori della città. Ce n’erano molti una volta: si apprendevano con pazienza l’arte dell’incassatura, dell’incisione a bulino, il gusto per la composizione raffinata. Tutti lavoravano per i grandi gioiellieri di Piazza San Marco. Poi, pian piano, tanti artigiani sono spariti: <<I giovani non hanno pazienza, sono spaventati dall’apprendimento troppo lungo>> spiega Giorgio Berto. <<Oggi nessuno si mette a imparare un mestiere che richiede dieci o vent’anni, per diventare qualcuno>>. Solo il tempo, la pazienza, l’arte di imparare il mestiere e anche un po’ il saper ‘rubarlo con gli occhi,’ come si diceva una volta, hanno permesso a Giorgio Berto di diventare tanto famoso per i Moretti, le spille barocche a forma di moro con testa in ebano scolpito, che ha realizzato per tante gioiellerie di Piazza San Marco in passato, prima di poter scommettere, finalmente, sulla propria insegna nel 1959, proprio dietro Piazza San Marco. Da allora i “Moretti”, simboli della vittoria dei Dogi di Venezia sui pirati invasori turchi, sono stati firmati ‘Dogale’ e sono stati racchiusi in bellissimi cofanetti in seta marocchina a forma di pala d’altare, chiusi da portelle che si aprono piano piano, per

aumentare l’ effetto sorpresa. In effetti si resta estasiati quando si ricevono questi mirabili manufatti: nel tempo si sono confermati preziosità ammiratissime, ma anche ricercati talismani. Dunque le dame più superstiziose li hanno pretesi non solo in oro massiccio, con turbanti voluttuosi, arricchiti da pietre preziose che li rendono assolutamente affascinanti. Ma anche più ricchi di minuscoli dettagli. Giorgio ha aggunto con pazienza cerchi alle orecchie, catene con medaglioni, calotte di corallo sul turbante. I volti sono in ebano, tutti uno diverso dall’altro, con espressioni gioiose, stupite, minacciose: Giorgio Berto ama il legno esotico. Come il mogano: l’ha scelto, quello, per la boiserie della sua bottega, stretta e lunga come un motoscafo Riva, la Rolls Royce dell’acqua. Bisogna entrare e prenderli in mano per capire che ogni Moretto in ebano è creato a mano ed è frutto di un disegno e di un progetto che portano alla realizzazione di un pezzo unico da regalarsi: antico o nuovo, in argento e smalti, in oro con pietre, oppure in diamanti e smeraldi. Ogni gioiello, scelto fra quelli pronti da indossare, oppure montato a piacere, può essere‘doppiato’, vale a dire anche acquistato in tandem con una sua copia (più o meno fedele) in metallo dorato e cristalli. Per indossare, volendo, un Moretto in Piazza San Marco, nella calca del Carnevale: ma senza paura. Sapendo che mentre si ammirano gli spettacoli non si rischia troppo: giusto valore di un lunch con spritz, seduti ai tavoli del Caffè Florian.

A MméPatutPagina a fianco: Moretti firmati Berto di tutti i colori in oro e argento, orecchini con perla e un bellissimo pezzo antico con ripostiglio segreto. Il maestro orafo mostra le sue creazioni in brillanti, che si donano nel cofanetto a pala d’altare. A destra, prezioso medaglione in oro con testa della Medusa in pasta di vetro, inserita in un timone di oro e perle con minuscoli teschi. Il l sito internet www.gioiellivenezia.com, conduce a un vero e proprio archivio, ricco di foto e storia delle creazioni del maestro orafo Giorgio Berto, che a ottobre compirà 80 anni. 55


Arena Lifestyle 03/17- AGENT PROVOCATEUR/ Dj Fabo

Lasciateli morire, o no?

I

l servizio trasmesso su di lui domenica 26 febbraio a “Le Jene “ è stato scioccante e ha dato il via a una questione che ci tocca nel profondo e crea profondi dubbi. L’agent provocateur di questo mese è Fabiano Antonani, conosciuto come Dj Fabo, che si è suicidato volontariamente nella clinica svizzera “Dignitas”, dopo anni di sofferenze indicibili a seguito di un incidente stradale. Cieco, paraplegico, piegato da dolori terribili, il giovane ha voluto lasciare il mondo da protagonista, sotto le luci, come lo era alla consolle. E’ stato accompagnato oltreconfine dall’esponente radicale Marco Cappato che ha assistito alle visite mediche previste dalla clinica prima di autorizzare la pratica. Dopo aver salutato la fidanzata, è tornato infine là per l’ultimo viaggio: ha premuto con la bocca un meccanismo che lo ha spento senza dolore. Cappato, andato ad autodenunciarsi ai Carabinieri di Milano, è ora formalmente accusato di “aiuto al suicidio”. Dopo l’iscrizione nel registro degli indagati, si ha la sensazione che gli inquirenti milanesi vogliano compiere tutti gli approfondimenti possibili perché questa vicenda “potrebbe fare giurisprudenza”. “Sono pronto a difendere le mie ragioni. Ho aiutato Fabo ad ottenere l’assistenza medica alla morte volontaria in un Paese in cui è consentito” ha commentato Cappato. Tesoriere dell’associazione Luca Coscioni che si occupò anche del caso Welby, egli ha detto di sperare che si arrivi ad un processo, per far emergere pubblicamente ciò che per ora avviene “nella clandestinità”. Cappato ha ribadito che andrà avanti “continuando ad aiutare” coloro che vogliono andare in Svizzera per il suicidio assistito, per sollecitare la promulgazione di una norma anche in Italia. La Procura gli ha contestato il reato previsto dall’articolo 580 del codice penale, ossia “istigazione o aiuto al suicidio”, che prevede pene che vanno dai 5 ai 12 anni di carcere per chi “agevola in qualsiasi modo l’esecuzione”. Il capo della Procura di Milano, Francesco Greco, ha chiarito che questo è un caso che “presenta profili di rilievo sia in termini di principi generali che giuridici, dato che qui c’è una questione di diritto alla vita e alla morte”. Poi bisognerà verificare da un lato ciò che l’ex parlamentare europeo ha fatto in Italia per aiutare Fabo, dall’altro la parte della sua condotta in Svizzera. In pratica ha fatto salire Fabo con la sua carrozzella nella sua macchina e ha guidato l’auto fino a Zurigo. Altra questione sul tavolo dei pm, inoltre, è il fatto che il decesso sia avvenuto in un Paese dove il suicidio assistito è consentito. Si intrecceranno, quindi, nodi giurisprudenziali e ragionamenti sui diritti di portata più ampia. Il caso Dj Fabo mette in luce che i “principi costituzionali di libertà e responsabilità fondamentali sono più forti di un codice penale scritto quasi cento anni fa, che non fa alcuna differenza tra l’aiuto a un malato che vuole interrompere la propria sofferenza e lo sbarazzarsi di una persona di cui ci si vuole liberare”. Sull’onda emozionale di questa notizia, la legge sul biotestamento approderà 46in aula alla Camera il 13 marzo prossimo. 56




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