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Specializzandi - SPECIALISTI DEL FUTURO, SENZA PROGRAMMAZIONE NON SI VA AVANTI

Un giovane specializzando racconta le aspirazione e le difficoltà cui vanno incontro oggi i giovani medici, alle prese con percorsi formativi irti di rinvii e ostacoli. E resi ancor più accidentati dalla pandemia

di MICHELE TENERELLI Medico specializzando

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Sono Michele, ho 27 anni e dallo scorso 26 gennaio sono un medico in formazione specialistica in Anestesia, Rianimazione, Terapia Intensiva e del Dolore presso l’Università degli Studi di Bari “A. Moro”. E fin qui nessun problema. Ma andiamo con ordine, non è stato così semplice; e non mi riferisco alle mille difficoltà da cui è costellata la vita universitaria di un futuro medico né tanto meno a quelle che incontrano i neolaureati una volta conseguito il titolo. Mi sono laureato nel medesimo Ateneo il 27 settembre 2019, dopo sei anni in cui sacrifici e tribolazioni sono stati all’ordine del giorno. Del resto, come ogni altro aspirante Medico, ero preparato a tutto questo e sono riuscito ad affrontare le sfide del percorso Universitario con tenacia e costanza, confidando che, una volta concluso il percorso di studi, avrei potuto lasciarmi il peggio alle spalle. Questa prospettiva ha generato in me (e nei miei colleghi) una trepidante attesa nei confronti dei concorsi che si affrontano una volta concluso il Corso di Laurea, ovvero quello di Abilitazione e quello di Specializzazione. Il primo Concorso di Abilitazione all’esercizio della professione di Medico Chirurgo utile per me era quello calendarizzato al 28 febbraio 2020, per il quale ho iniziato a prepararmi tornando sui libri pochi giorni dopo la mia Seduta di Laurea, concedendomi a malapena il tempo necessario per festeggiare questo traguardo con amici e parenti.

Tra la mia laurea ed il Concorso di Abilitazione, però, c’è stato un intoppo che nessuno avrebbe potuto prevedere: ad inizio gennaio si cominciava a parlare con più apprensione anche da noi di COVID-19, questo nuovo virus che stava mietendo vittime dall’altra parte del mondo, e che fino ad allora sembrava lontano da noi non solo geograficamente ma anche solo come idea. Le – più che legittime – preoccupazioni per il rapido incedere del Coronavirus hanno portato ad optare per uno slittamento della data dell’abilitazione, e qui cominciano i problemi. Si sono susseguiti una serie di rinvii prima a date da destinarsi, poi a date definite e poi smentite, impedendo a me e a tutti i Colleghi nella mia situazione (ed eravamo in tanti, ve lo assicuro) di iniziare ad affacciarci al mondo del lavoro, avendo sì una Laurea in Medicina e Chirurgia, ma non un’abilitazione che ci consentisse di esercitare la professione. Preciso di essere una persona fortunata, infatti ho potuto rinunciare a questi mesi di lavoro – e quindi a mesi di stipendio – senza ripercussioni eccessivamente gravose, ma purtroppo non posso dire di rappresentare la maggioranza in questa situazione. Sono stati tanti i Colleghi per i quali lo slittamento della data di abilitazione ha provocato disagi economici rilevanti, dovendo gravare sulle famiglie per parecchi mesi in più rispetto a quanto fosse stato preventivato, senza considerare le tariffe non indifferenti dei corsi di preparazione necessari (e indispensabili) ai fini del superamento del Concorso di Specializzazione.

Si viene a creare un meccanismo che rispecchia il detto latino ”mors tua, vita mea”, dando vita al concetto di per sé antitetico con la professione che ci accingiamo ad esercitare.

Queste preoccupazioni si sono sommate a quelle preesistenti, impattando negativamente sulla situazione psicologica di ognuno di noi, già provati dall’estrema competitività che si viene a creare durante gli anni di università e che scaturisce senza dubbio dalla consapevolezza che il numero di borse è limitato, non per tutti i Medici è garantito il prosieguo del percorso di formazione a livello specialistico; in poche parole si viene a creare un meccanismo che rispecchia il detto latino ” mors tua, vita mea”, dando vita al concetto di per sé antitetico con la professione che ci accingiamo ad esercitare. Ma torniamo a noi. Il 17 marzo 2020, quasi in concomitanza con l’estensione della “zona rossa” a tutto il territorio italiano, viene varato il Decreto “Cura Italia”; l’art. 102 fuga definitivamente le nostre perplessità conferendoci l’abilitazione d’ufficio, e introducendo una novità assoluta nel nostro Paese: la tanto discussa laurea abilitante! A questo punto non posso evitare di condividere con voi un’amara riflessione che mi sono trovato più volte a fare con i miei colleghi: è stata necessaria una pandemia – scrivo queste parole con profondo rispetto nei confronti di tutte le vittime di questo virus, personale sanitario e non – per renderci conto che la farraginosa procedura per rendere abilitante la nostra Laurea Magistrale andava snellita da tempo eliminando lo step legato all’”abilitazione”, un retaggio culturale che ci portiamo dietro da epoche ormai remote, incompatibile con le attuali necessità di un neolaureato in Medicina e Chirurgia. Circostanze come questa si prestano bene ad essere catalogate tra i cliché italiani, in questo caso la troveremmo nella categoria “Cose da rimandare fino a quando non diventano improcrastinabili”: l’ondata di neolaureati (a questo punto abilitati) ha rimpinguato i registri delle USCA, fornendo personale pronto a fronteggiare in prima linea la pandemia. Abbiamo risolto due problemi insieme, altro che cliché!

Si sono susseguiti una serie di rinvii prima a date da destinarsi, poi a date definite e poi smentite, impedendo a me e a tutti i colleghi nella mia situazione di iniziare ad affacciarci al mondo del lavoro.

Nel frattempo, ormai da Medico Chirurgo abilitato, ho continuato a studiare come da programma per il concorso di Specializzazione, fissato ad inizi luglio. Il 4 maggio 2020 in tutta Italia viene dichiarata sospesa la zona rossa, si ricomincia ad uscire di casa e a cercare di ritrovare, anche solo in una passeggiata al mare, la normalità che nei mesi precedenti avevamo cominciato ad apprezzare. Un Medico neoabilitato però di passeggiate sul mare prima del Concorso ne vede ben poche; e io non ho rappresentato un’eccezione neanche a questa regola: ho continuato a guardare il mare dalla finestra di camera mia, circondato non da ombrelloni e ghiaccioli, ma da libri interminabili, quiz e simulazioni. Il 27 maggio ecco un nuovo colpo di scena: il Ministero dell’Università e della Ricerca ci sorprende nuovamente con una nuova circolare, che prevede lo slittamento del concorso da luglio al 22 settembre; ed in automatico, insieme al concorso, slitterà anche la presa di servizio, storicamente collocata nei primi giorni di novembre. Non sto qui a raccontarvi nel dettaglio i mesi estivi, che tutti noi abbiamo vissuto con apprensione ponendoci continuamente la domanda “Sarà davvero il 22 settembre?!”. Il 15 settembre il MUR conferma tramite una circolare le circa 15.000 borse, dandoci la possibilità di tirare un piccolo sospiro di sollievo, ma pur sempre con l’incertezza di non riuscire a rientrare nel numero di contratti a disposizione. Tra conferme ed esitazioni il concorso nazionale si svolge effettivamente in tale data; dopo tre ore e mezza di prova inizio a confrontarmi con i primi colleghi usciti dalle aule. Facce tristi, sconfortate e deluse. Un concorso “atipico”, di un livello di difficoltà mai visto rispetto agli anni precedenti, che ha rappresentato il concretizzarsi del peggiore incubo di molti di noi, facendoci sentire - ancora una volta - in 23.756 sulla stessa barca.

Non è questa la sede giusta per elencarvi le innumerevoli cause giuridiche che hanno portato allo slittamento di quasi 2 mesi la pubblicazione delle graduatorie, siparietto che siamo ormai abituati a seguire in concomitanza con la pubblicazione del bando; a dicembre, finalmente, avviene la pubblicazione della graduatoria definitiva, che conferma la mia posizione e mi assicura una borsa di specializzazione. Lo scorso 26 gennaio è iniziata ufficialmente la mia formazione da specializzando, quella che non dovrebbe mai essere un “sogno” per un medico neolaureato ma una certezza. È questo il mio augurio per i colleghi che concluderanno il percorso universitario nei prossimi mesi: quello di poter riporre fiducia nel Sistema Sanitario Nazionale e continuare la formazione post-laurea in Italia, senza timore di rimanere “fuori” dopo aver investito sei anni di studio per raggiungere un obiettivo che sembra ancora troppo lontano.

È questo il mio augurio per i colleghi che concluderanno il percorso universitario nei prossimi mesi: quello di poter riporre fiducia nel SSN e continuare la mia formazione da specializzan- la formazione do, quella che non dovrebbe mai post-laurea in Italia, essere un “sogno” per un medi- senza timore co neolaureato ma una certezza. È di rimanere “fuori” dopo questo il mio augurio per i colleghi aver investito sei anni che concluderanno il percorso uni- di studio per raggiungere versitario nei prossimi mesi: quello un obiettivo che sembra di poter riporre fiducia nel Sistema ancora troppo lontano. Sanitario Nazionale e continuare la formazione post-laurea in Italia, senza timore di rimanere “fuori” dopo aver investito sei anni di studio per raggiungere un obiettivo che sembra ancora troppo lontano.

LE TAPPE DEL PERCORSO

• 21 febbraio 2020: primo caso riconosciuto di Coronavirus in Italia • 28 febbraio 2020: la data per il Concorso di Abilitazione all’esercizio della professione di Medico Chirurgo viene rinviata a data da destinarsi • 17 marzo 2020: con il Decreto “Cura Italia” viene introdotta la laurea abilitante • 27 maggio 2020: il Ministero dell’Università e della Ricerca fa slittare il Concorso di Specializzazione previsto per luglio al 22 settembre • 15 settembre 2020: il MUR conferma le circa 15.000 borse del Concorso di Specializzazione • 22 dicembre 2020: la graduatoria, prevista per il 5 ottobre, viene pubblicata con quasi 2 mesi di ritardo, a causa dei numerosi ricorsi • 26 gennaio 2021: prende il via l’attività didattica per i neo-specializzandi

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