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MEDICINA IN TV - ESSERE MEDICI IN AMERICA OGGI
Una serie del 2018 tornata in auge grazie al colosso dello streaming Netflix, ambientata nella caotica New York e in uno degli ospedali pubblici più vecchi d’America.
di CLARA RANIERI
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New Amsterdam certamente non è una novità nel panorama televisivo d’oltreoceano. La serie, creata da David Schulner (Desperate Housewives, Emerald City), trasmessa per la prima volta in America sul canale NBS (NY) nel settembre 2018, in Italia passò su Canale 5 a dicembre dello stesso anno. In moltissimi hanno chiesto di poter rivedere questa serie, senza interruzioni, ed eccoli accontentati. L’ormai onnipresente Netflix recupera il medical drama e lo aggiunge al suo già ricchissimo catalogo, e in Italia diventa tra le serie più viste della prima settimana di Marzo. Nonostante la critica non abbia apprezzato totalmente il lavoro fatto - certamente non si grida al miracolo - il pubblico è stato di parere esattamente opposto, come testimonia il punteggio medio di 83% su Rotten Tomatoes (Sito di recensioni cinematografiche molto noto sul web). La serie è tratta dal libro Twelve Patients: Life and Death at Bellevue Hospital scritto nel 2012 da Eric Manheimer, ex direttore sanitario del Bellevue Hospital di New York City, che ha collaborato come produttore per la serie. Il libro in questione riscosse un buon successo negli Stati Uniti, e al momento non è stato tradotto per l’Italia. Tra le ragioni del successo del libro, le critiche hanno definito all’unanimità l’autore capace di raccontare le esperienze dei pazienti insieme alle implicazioni sociali che ne derivano. Non c’è da aspettarsi un Doctor House o un romanticissimo Grey’s Anatomy: ci troviamo in un ospedale caotico, nervoso, con le sale d’aspetto piene. Il nuovo direttore sanitario, il giovane e speranzoso protagonista Matt Goodwin (Ryan Eggold) dal primo giorno mette le cose in chiaro: l’ospedale pubblico deve competere con quelli privati. E inizia la sua sfida, anche dettata da ragioni parzialmente personali, licenziando in tronco buona parte dei medici presenti ed eliminando quanto più possibile il personale ‘corrotto’. Desidera che i suoi colleghi siano presenti durante le assemblee, che siano attivi e propositivi, che vogliano cambiare quello che non va e propongano alternative, mettendosi in gioco.
È chiaro, si tratta di una serie tv dedicata ad un pubblico generico, perciò troveremo le storie di ogni personaggio, i problemi personali o anche le negligenze sul lavoro di alcuni; scendendo più nel dettaglio, è apprezzabile come all’interno della serie si incontrino pazienti diversi, non solo interventi gravi e d’urgenza dunque, ma anche le delicate situazioni affrontate nel reparto di psichiatria infantile o quelle ancora più drammatiche in oncologia. La base da cui parte l’intera serie, pur restando eccessivamente in superficie, è la critica al sistema sanitario americano; la tesi è che sia necessario ripulire l’intero sistema per poter aiutare chi è in difficoltà, senza distinzione di genere, colore della pelle o cittadinanza. Durante la presidenza Obama si parlò molto di questa delicata questione. Tutti sono a conoscenza della realtà americana secondo cui non avere soldi significa non essere curato, o contrarre debiti inestinguibili. Interessante come gli attori della serie, ignari dell’improvvisa popolarità che questa sta avendo negli ultimi mesi in Europa, si siano ritrovati sommersi da follower di questo medical drama e stiano vivendo un successo ‘ritardato’. Al momento la serie conta due stagioni da 22 e 18 episodi, mentre la terza stagione sembra sarà messa in onda nel corso della prima metà del 2021 per NBS e successivamente per Netflix. Secondo le ultime dichiarazioni, la prossima stagione avrà come fulcro l’epidemia di Covid ed i suoi effetti sull’ospedale pubblico americano.
LA SERIE È TRATTA DAL LIBRO TWELVE PATIENTS: LIFE AND DEATH AT BELLEVUE HOSPITAL SCRITTO NEL 2012 DA ERIC MANHEIMER, EX DIRETTORE SANITARIO DEL BELLEVUE HOSPITAL DI NEW YORK CITY CHE HA COLLABORATO COME PRODUTTORE PER LA SERIE.
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