KLeINER
FLuG
London calling barattin
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Introduzione di michele ginevra
Forse la cosa più divertente di questo libro, che spiega ai giovani come si può sopravvivere con pochi soldi a Londra, la scoprirete alla fine... Ma anche senza andare a curiosare tra le ultime pagine, ci sono solide ragioni per cominciare normalmente la lettura di “London Calling”, a partire dalla combattiva citazione rappresentata dal titolo, che incita a non arrendersi, evocando sonorità leggendarie. Sì, effettivamente il libro inizia con parole frivole, come se provare a vivere in un altro paese fosse in fondo un modo per combattere la noia. Sembra così, perché queste ultime generazioni dimostrano un talento eccezionale nel fare autoironia. Invece il problema è che in Italia ci sono poche opportunità e, siccome di rivoluzione non si parla più da tempo, tanto vale provare a fare esperienze altrove. Londra può essere un ottimo approdo. Perché potrebbe esserci tutto per fare di tutto. Perché da decenni l’Inghilterra è la nostra principale colonna sonora. Mettiamoci poi il mangiare cheap, la regina, i pub, Alan Moore e tutto il resto, ed ecco come la mitologia inglese, decisamente più alternativa e affascinante di quella a stelle e strisce, può spingere una coppia di giovani italiani a provare l’esperienza oltremanica. Una volta presa la decisione, occorre prepararsi e capire a cosa si sta andando incontro. Che ci siano genitori apprensivi o assolutamente tranquilli in grado di aiutare è abbastanza ininfluente. Si possono raccogliere informazioni dappertutto, ma contano essenzialmente le cose che ci si dice tra pari, con tutti i rischi che questo comporta. Qualunque dritta può essere decisiva per evitare le fregature e quindi le conseguenti frustrazioni. Ma anche i racconti degli amici degli amici possono rivelarsi totalmente infondati, se non pericolosi. Per fortuna c’è Andrea Barattin! Che con la complicità del suo moroso Tommaso è in grado di raccontare a tutti gli interessati cosa può voler dire vivere a Londra da giovani. Addirittura lo racconta a fumetti! Con personaggi caricaturali e colori festosamente vivaci nonostante l’uso costante di tinte sbiadite. Andrea si raffigura in modo buffo, per quel discorso dell’autoironia di cui sopra. Ma la ragazza è vispa e sveglia. Ed ecco che si rivela in grado di spiegarci quanto costa l’abbonamento all’autobus e qual è la compagnia più conveniente e pratica. Riesce a sfatare luoghi comuni e leggende urbane su come si trova lavoro e si viene retribuiti. Suggerisce quanti soldi portare con sé e dove cambiarli. Rivela come prenotare (e da dove) la camera o l’appartamento. Sottolinea l’importanza di Camden Town. Scopre che tipi di inglese si parlano o non si parlano... Racconta dell’incredibile presenza di scoiattoli mannari. Si diverte a constatare che non sempre c’è il salotto nelle case in affitto, per non parlare del tavolo da cucina... A proposito di alimentazione, ecco i cibi da comprare per risparmiare e quelli da provare prima di morire. E molto altro ancora. Tra momenti degni di una sit-com e battute a raffica, l’autrice mette insieme testi, strisce, vignette e tavole, costruendo un libro a fumetti veramente corposo, meritevole di lettura, anche se non si dovesse avere la benché minima intenzione di provare a vivere a Londra. Come nel mio caso. Perché, tralasciando la mia condizione di genitore attempato, per nulla al mondo rinuncerei alla cucina nostrana. E non esiste che possa vivere in appartamenti senza tavoli per mangiare. Ma finché si è giovani e morosi, un po’ di esperienze all’estero non possono che far bene. La nostra Barattin, con questo libro, fornisce un bell’aiuto a chi volesse provarci.
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