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La burocrazia nemica della democrazia A. Marinensi
by La Pagina
La BUROCRAZIA avversaria della DEMOCRAZIA
Adriano MARINENSI
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In nome del metodo veloce usato per la ricostruzione del ponte di Genova, da qualche tempo, la parola più vituperata è burocrazia. Si tratta di una forma mentale strutturata e radicata soprattutto nell’apparato della P.A. centrale e periferica. Comprende anche la tecnica della lungaggine e del rinvio secondo la regola “non fare oggi quello che puoi fare domani”. Una mala pianta che si realizza, in Italia, pure nelle tante opere finanziate e rimaste a mezza strada, per la complicanza delle procedure. Altra eclatante testimonianza riguarda gli interventi per mettere in sicurezza il territorio, interessato da continui dissesti idrogeologici. L’eliminazione della sovra burocrazia è tra gli otto punti presentati al recente Forum di Cernobbio. Ho letto su un quotidiano, solitamente informatore veritiero che, in Italia, "8.500 appalti su 10.000 programmati, sono fermi perché mancano i progetti esecutivi, perché gli Enti coinvolti non si mettono d'accordo oppure per sciatteria". La stessa negligente sciatteria che -a livello locale- ha impantanato la Rieti/Terni/Civitavecchia, l'arteria viaria progettata una sessantina di anni fa e considerata fondamentale asse viario di sviluppo dell'Italia centrale. Se poi dovessimo osservare da vicino la realtà ternana, di lavori di lungo corso ne troveremmo una caterva. Rimasti inesauriti per sciatteria. Dunque, la burocrazia. Si potrebbe definire scuola di pensiero che insegna a mettere i bastoni fra le ruote per scopi di difesa del proprio potere. La burocrazia al potere che ostacola lo Stato di diritto. Rallentare le procedure è un altro mestiere praticato dal burocrate. Così come la farraginosità di molta normativa, bisognevole di circolari esplicative non di rado più sibilline delle stesse leggi. Il governante, sia centrale che locale, spesso è improvvisato, della materia delegata non se ne intende; quindi è costretto ad affidarsi al burocrate di antico pelo, il quale, marpione com'è, finisce per dettare lui i tempi e i modi dell'amministrare. La storia passata e presente del Comune ternano è manifesto modello di riferimento. Sono molteplici gli “attrezzi del mestiere” in uso nelle cattedrali della burocrazia. Il barocchismo del potere amministrativo deviato. Non quello vecchio delle “mezze maniche” indossate sulla giacca dal travet: invece l’altro di oggi che condiziona l’autonomia della politica, la vita civile, lo sviluppo economico. Talvolta con un linguaggio arcaico e contorto. Quasi criptato. È un animale tentacolare il burocrate che complica gli affari semplici, ingarbuglia le matasse. L'obiettivo è sempre la conservazione del potere. Talvolta esercitato addirittura con metodi scorretti, al limite della sopraffazione. Mi spiego con un esempio, piccolo, piccolo, però emblematico, capitatomi alcuni anni fa. Ci fu una mia zia, morta lasciando in eredità un modesto rateo di pensione non riscosso. Onde poterlo esigere, occorreva inserire la somma nella denuncia di successione e versare il dovuto all’Erario. Per usare i termini
dell'Ufficio incaricato di gestire la pratica (di qui in avanti denominato, per brevità, Ufficio incaricato), tra i quattro documenti richiesti c’era “il certificato (in bollo) rilasciato dall’Ufficio del Registro attestante l’eseguita denuncia e il pagamento della relativa imposta”. Dichiarai per iscritto all’Ufficio incaricato e in maniera circostanziata l'avvenuto adempimento del dovere tributario, invitandolo ad acquisire direttamente la certificazione a norma della Legge 7.8.1990, n. 241. Infatti, l'art.7 disponeva: "Qualora l'interessato (il sottoscritto, nella fattispecie) dichiari che fatti, stati e qualità sono attestati in documenti in possesso della stessa Amministrazione o di altra pubblica Amministrazione, il responsabile del procedimento provvede d’ufficio alla acquisizione dei documenti stessi”. Il legislatore aveva ritenuto di apportare una semplificazione a vantaggio del cittadino; il burocrate era di opposto parere, invocando, a sostegno della tesi, una disposizione del suo Regolamento interno. Mi rivolsi, ancora per iscritto, ad una Autorità superiore, facendo notare l’incongruenza normativa. Forse condivedendone il contenuto, l’Autorità superiore trasmise la mia valutazione all’Ufficio incaricato, il quale ribadì la sua posizione: il documento (in bollo) dovevo presentarlo io. Mi permisi di ricorrere nuovamente, e sempre per iscritto, all’Autorità superiore. Questa volta la mia lettera pervenne all’Ufficio incaricato, accompagnata da una direttiva dell’Autorità superione nella quale era stabilito: “Si ritiene che le recenti disposizioni contenute nella L. 241/1990, abroghino le disposizioni precedenti con essa incompatibili”. Chiuse la vertenza l’ultima nota firmata dal Capo dell’Ufficio incaricato, indirizzata all’Autorità superiore. Faceva presente di aver disposto il pagamento del rateo in questione, seppure in presenza di documentazione formalmente carente. Ecco, in quel formalmente carente sta il colpo di coda del burocrate. In taluni ambienti, le innovazioni sono nemici da combattere. Anche a costo di fare pessime figure. È la burocrazia, bellezza!