MI MMO L ORE NZ ONI COL E T T I
I L S O GN ODE N T R O U N S O G N O I L S O G N O D E N T R OU NS O GN O
MIMMO IL SOGNO DENTRO UN SOGNO Sceneggiatura e disegni: Lorenzo Nicoletti Supervisione: Antonio Ferrante Illustrazione di copertina: Lorenzo Nicoletti Progetto grafico: Francesco Ferrante © 2013 Copyright LAB edizioni
LAB edizioni di Antonio Ferrante Corso Federico II di Svevia, 78 70022 ALTAMURA (BA) ITALY Tel. +39 320 0558862 info@lab-edizioni.com www.lab-edizioni.com
ISBN 978-88-97796-08-4
Questo libro contiene una storia di fantasia, liberamente ispirata alla vita di Domenico Modugno. Alle pagine 54, 55, 56, 57, 58, 59, è riportato il testo della canzone “Tre briganti e tre somari” (© Copyright Garinei-Giovannini-Modugno).
Introduzione
È notte fonda in un piccolo paesino della Puglia. C’è silenzio nella piazza principale che ospita il monumento di maggiore attrazione del luogo: il Castello. Le luci gialle dei lampioni danno la possibilità di ammirare una suggestiva immagine dell’edificio. Inizia così, in un piccolo paese pugliese, tra pescivendoli, fruttivendoli e spazzini, la storia dell’artista polignanese Domenico Modugno, un uomo testardo, dal carattere scontroso ma dal cuore grande. Come Isidora, la città dei sogni, una de Le città invisibili di Italo Calvino, ci troviamo in un paese immaginario: un luogo modesto, popolato da gente modesta che parla in siciliano: luogo che ho chiamato impropriamente Conversano (piccolo paese in provincia di Bari), ma non è quella che conosciamo. La nostra Conversano nasce sul mare, fonte di ispirazione continua di Mimì, Mimmo e Domenico. Un mare navigato da barche di pescatori siciliani; il mare di ricordi che lo accompagnerà dolcemente fino alla sua morte. Quel mare, pieno di emozioni, che guiderà l’intero racconto. Il mare e i suoi segreti fanno parte di questa Conversano che ha di verosimile solo il suo castello e la leggenda del fantasma di un conte il quale, scoccata la mezzanotte di ogni giorno, esce dal castello e vaga per la città. Tra le varie ispirazioni che hanno dato vita ad un capolavoro della musica italiana, Un uomo in frack, scritta da Domenico Modugno, qualcuno fa riferimento anche a questa storia: “ Racconta peraltro un amico fraterno di Modugno, il poeta e scrittore Giovanni Bruno, che la canzone ebbe anche una seconda fonte di ispirazione in un racconto di spettri che la madre fece al cantante quando era bambino: la leggenda di un fantasma che usciva di notte dagli spalti del castello di Conversano e vagava per la città”. Ed è proprio questo piccolo aneddoto ad avermi dato lo spunto a immaginare l’intero lavoro che ho realizzato. Comincia il sogno di Mimì, ispirato dal Conte, che all’inizio risulta essere un incubo da cui svegliarsi, ma che poi diventa la sua guida, attesa tutte le notti. Una serie di flash-back (ma anche visioni di un bambino, non ancora Domenico Modugno) racconteranno le avventure di Mimmo, sempre in cerca di qualcosa di nuovo e di stimolante, instancabile amatore dell’arte
del raccontare, attraverso la musica, la storia di tutti i giorni. Credo che ci siano tre momenti fondamentali nella vita di ogni uomo, momenti che segnano i passaggi dell’età di un individuo. Ed è questo il senso con cui ho voluto raccontare questa storia, intrecciando tra di loro questi momenti: il Sogno (Mimì), nelle vesti di un bambino, il momento in cui sognare è un dovere; la Forza (Mimmo), quando si è giovani e forti, il momento in cui si semina, mettendo in pratica tutti gli sforzi fatti per raggiungere un obiettivo, cercando di restare in piedi ogni volta che ci si ritrova davanti agli ostacoli; la Coscienza (Domenico), il momento in cui si può godere dei propri successi, ma soprattutto meditare sugli insuccessi. La fase in cui i giochi sono fatti, la fase in cui il sogno si è realizzato e risulta essere “...un attimo magico che evapora rapidamente ”.
Lorenzo Nicoletti
Prefazione Chist’ è la storia du pisci spada, storia d’amuri…
Questa è la storia vera e falsa di un uomo e di un eroe. La storia di un poeta che, come tutti, faceva di sé il soggetto principale della sua narrazione. La storia di un bambino incantato dal mare, dalle leggende che si infrangevano sulla terra come la sua spuma. La storia di un adolescente irrequieto che credeva nella magia e che amava la sua terra, così amara e così bella. La storia di un ragazzo che credeva nel mito di Icaro e che, per dimostrarlo, partì da un piccolo paese del Sud riuscendo a volare con un gesto epocale. La storia di un uomo che indossava con uguale disinvoltura il frac e le vesti del pescatore di pesce spada, di un uomo che fu brigante e somaro, di un uomo che trascorse tutta la sua vita d’artista a mutare maschere sorprendendo il pubblico e i colleghi ma giocando, soprattutto, a spiazzare sé stesso. Domenico Modugno è stato tutto questo e molto altro ancora: il più grande e completo artista popolare nella storia dello spettacolo italiano. Capace di cantare le poesie di Quasimodo, di diventare Masaniello sotto la regia di Eduardo, di interpretare, con la mimica e i passi pesanti, uno dei più curiosi personaggi mai descritti da Pierpaolo Pasolini, di parlare nei dialetti del Mezzogiorno, inventando nuove lingue e di comunicare anche solo con lo sguardo. E di dominare le classifiche di tutto il pianeta con canzoni che sono divenute parte della memoria collettiva e che vivranno eternamente, ammantate di luce e di un senso che porta impresso il suo nome. Eleganti ed eterne, come il fantasma che si aggira tra le pagine di questo racconto che prova a catturare ricordi, impressioni e suggestioni senza la presunzione di fare cronaca né, peggio, di cantare un’altra agiografia che, potete starne certi, avrebbe infastidito Mimmo, Mimì, Domenico e tutti i personaggi che egli interpretò in tutta la sua carriera. Domenico Modugno è presente, in queste pagine, nel modo in cui me lo hanno raccontato i suoi amici e i suoi colleghi quando, cinque anni fa, affrontai la sfida di scrivere un libro su di lui (Volere è Volare, Arcana Edizioni, 2008): un artista così dotato di talento e di personalità da trasformare la sua vita in leggenda, al punto da far risultare anche l’ultima sua versione in vesti terrene come una maschera, la più intensa di tutte. Il volto dell’ultimo
Domenico Modugno era quello di un uomo provato dal dolore ma ancora in grado di lottare per le cose in cui aveva creduto e per tutti quelli a cui seppe dar voce. La sua voce. Unica. Inimitabile. Meravigliosa.
Corrado Minervini
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