Tesi_Heraion

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Heraion Arianna Pardi



universitĂ degli studi di firenze DIDA a.a. 2014_2015 scuola di architettura corso di laurea magistrale in architettura anno accademico 2014-2015

Heraion

museo per il santuario di Hera

progetto Arianna Pardi relatore Fabrizio F.V. Arrigoni


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Indice Introduzione

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Il sito di progetto _ assetto storico del Golfo di Corinto _ la Penisola e il Santuario _ il sito archeologico

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Riferimenti progettuali _ Residenza estiva, Aris Konstantinidis _ Can Lis, Jorn utzon _ Stone Museum, Kengo Kuma _ Liangzhu Culture Museum, David Chipperfield _ Sentieri Acropoli, Dimitris Pikionis

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Il progetto _ all’ origine del progetto _ dinamiche dell’ area di progetto _ il progetto _ la collezione e le sale del museo _ lo studio del verde _ dettagli costruttivi

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Modelli

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References

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Ringraziamenti

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Introduzione


1 melagrana _frutto sacro a Hera

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Heraion L’oggetto della tesi è la creazione di un polo museale limitrofo al sito archeologico “Heraion”, santuario dedicato alla Dea Hera; situato nell’estremità della penisola di Perchora, frazione della regione di Corinto, nel centro della Grecia. La bellezza del territorio è dovuta all’unicità della sua conformazione morfologica, un susseguirsi di montagne che si immergono nel mare. Il panorama è una sequenza di piani, quelli vicini dei rilievi della penisola stessa, quelli lontani delle catene montuose della terra ferma e del Peloponneso che la abbracciano a destra e a sinistra, mentre guardando a diritto secondo la direzione indicata dalla punta l’orizzonte si allunga nel blu del mare fino a divenire cielo. Le immagini sono indubbiamente evocative, ma non si può cogliere l’energia sprigionata dal luogo affidandosi esclusivamente alla vista. Dal suolo si alzano aromi di spezie quali origano e timo, dall’aria vengono portati invece profumi di resina di pino e salsedine; il tatto e l’udito sono invece confortati dal vento tiepido e dalla sua voce. A questa esperienza plurisensoriale si aggiunge la memoria attraverso le tracce visibili delle antiche civiltà elleniche disseminate in una natura impervia e pressochè non antropizzata. Il tutto rende questa zona estremamente suggestiva, ma di difficile dialogo con la richiesta di una nuova architettura; da qui l’intento progettuale: minimizzare l’impatto ambientale tramite la ricerca di un continuo dialogo con il paesaggio. Il progetto si pone in secondo piano, cerca di fondersi con la natura circostante lasciandola protagonista di un luogo che le appartiene. 7


2 Penisola di Perachora

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Il sito di progetto


3 localizzazione della regione di Corinto_Grecia

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Assetto storico del Golfo di Corinto Il Golfo di Corinto è quella parte del Mar Ionio che divide il Peloponneso dal resto della Grecia continentale. Ad ovest viene delimitato dallo stretto di Rion (con omonimo ponte) che lo separa dal Golfo di Patrasso, e ad est dall’Istmo di Corinto (6,345 km); per mezzo di tale canale le sue acque comunicano oggi con il mar egeo. La conformazione morfologica è caratterizzata da alte cime circoscritte al Golfo che degradano verso l’istmo in una vasta area pianeggiante, questo rendeva l’area una postazione fondamentale per il controllo strategico del territorio nell’antichità, sia da un punto di vista militare, che commerciale. Il Golfo quindi si è prestato bene fin da epoche antiche ad accogliere gli insediamenti e lo sviluppo di civilta; le numerose tracce e rovine lasciate sul luogo ne sono la testimonianza. Corinto era una delle città più importanti del modo antico, nel suo primo perimetro d’influenza troviamo numerosi siti archeologici di diversa valenza quali, per citarne solo alcuni: Archea Corinthos, Acrocorinthos, i porti di Lechaion e Kenchreai, i santuari di Isthmià e dell’ Heraion. Archea Corinthos, è situata nella sottile striscia di terra fra l’omonimo Golfo e il Golfo di Saronico, circondata dai monti Oneia e dal complesso monolitico sul quale sorge Acrocorinto; un affioramento roccioso di 537 m posto in una fondamentale posizione per il controllo del Golfo. Lì vi sorgeva originariamente l’ acropoli, successivamente trasformata in fortezza, per la sua valenza strategica è stata occupata in maniera continuativa anche durante le successive dominazioni, passando 11


4 localizzazione del sito relazione fra l’ Heraion e il Golfo di Corinto

dalle mani dei bizantini, ai veneziani, e infine degli Ottomani. Tornando alla polis di Corinto, questa era in antichità una fiorente città-stato, deteneva il controllo delle rotte commerciali terrestri che quelle marittime attraverso l’Istmo; ha continuato ad avere una certa importanza anche in epoca bizantina, ma decadde completamente sotto il dominio turco. Nell’ottavo secolo a.C. Corinto aveva fondato importanti colonie in Occidente, Corcira e Siracusa, solo per citarne solo alcune; divenendo in breve una delle città guida del mondo ellenico. Fu la prima dove si edificò (VII secolo a.C.) un tempio dorico greco, il Tempio di Apollo. Corinto era nota soprattutto per le ceramiche, commercializzate in tutti gli angoli del Mediterraneo. La pittura vascolare con la tecnica a figure nere a partire dagli anni intorno al 625-600 a.C. si diffuse in tutto il mondo di cultura greca, influendo anche sulle popolazioni dell’Italia peninsulare e dell’area egeo - anatolica. Durante il periodo arcaico e classico, fu spesso alleata di Sparta contro Atene, come durante la guerra del Peloponneso. Nel II secolo a.C. combatté strenuamente contro l’occupazione romana, fino al 146 a.C. anno in cui fu conquistata. Corinto fu abitata ininterrottamente attraverso il tardo periodo romano, quello bizantino, sotto il dominio franco, quello di Venezia, e il periodo turco. Il porto di Lechaion era la porta occidentale della prospera città di Corinto, e quindi dell’Argolide e di gran parte del Peloponneso. La posizione del Lechaion nel golfo di Corinto, assicurava il traffico commerciale tra il Mediterraneo occidentale e la Grecia centrale. Il Lechaion separato dalla città dai terreni agricoli, ordinati nella centuriazione romana, nel periodo classico fu collegato alla città dalle lunghe mura. Il complesso conteneva un porto interno ed uno esterno per una superficie comples12


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a1 c3

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c1 c2 c4

a1 Corinto a2 Loutraki a3 Perachora b1 Diolkos b2 Hexamillion c1 Archea Corinthos c2 Acrocorinthos c3 Lechaion c4 Kenchreai c5 IsthmiĂ c6 Heraion

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5 porta di accesso 6 Acrocorinthos

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siva di circa 150.000 mq. Le opere dell’avamporto erano composte da due grandi moli mentre il porto interno fu scavato artificialmente. Parecchie fasi di costruzione si sono succedute nelle varie epoche, suggerite dai numerosi resti archeologici. Le fasi di costruzione del porto possono essere state collegate alle variazioni dell’attività economica di Corinto, comprese tra l’inizio del sesto secolo a.C., il 45 d.C., fino al 355 d.C. Questo porto assume ancora più valenza se associato al suo gemello posto sulla costa orientale del moderno canale, il porto di Kenchreai; come viene anche rappresentato in una moneta del periodo adrianeo dove il porto occidentale di Lechaion viene personificato sotto l’aspetto di una ninfa, che con un braccio cinge un’altra ninfa simbolizzante l’altro scalo marittimo orientale di kenchreai. Le navi o anche solo le merci venivano trasbordate in modo sicuro fra i due scali, per evitare il lungo e pericoloso viaggio di circumnavigazione del pelopponeso, attraverso una strada lastricata passante per il punto più breve dell’istmo detta Diolkos. Questa era lunga dai 6 agli 8,5 km, il progetto nacque come soluzione sostitutiva di una prima idea eccessivamente onerosa e difficile per l’epoca di aprire un canale nello stretto; fu operativa dal VII secolo a.C. tempo in cui Periandro era tiranno di Corinto fino alla metà del I secolo d.C. L’antico sito di Isthmia era soprattutto un’area sacra dedicata a Poseidone, e gestita dalla polis corinzia. Le feste istmiche di carattere atletico - religiose furono seconde come importanza solo a Olympia. La data tradizionale della fondazione dei Giochi Istmici viene posta intorno al 584 a.C. Avevano luogo ogni due anni, e insieme alle gare di atletica si svolgevano anche concorsi di prosa e poesia.Nell’antichità, il santuario di Poseidone Istmico fu fondato vicino all’antica strada tra Atene e Corinto, due delle città più grandi e ricche dell’epoca greca

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7 Tempio di Apollo

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classica. Questo dette a Isthmia una posizione molto centrale, che attrasse i viaggiatori, nonché i commercianti, o viandanti che attraversavano l’istmo. Tale importanza continuò fino al Medioevo, quando Isthmia divenne il bastione principale delle difese bizantine nel sud della Grecia. In epoca bizantina, quando ormai il culto di Poseidone era un ricordo di un’epoca passata, buona parte degli edifici costituenti il santuario vennero saccheggiati per impiegare le pietre nella costruzione di un enorme muro di difesa, detto Hexamilion (sei miglia).

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8 foto estremitĂ della Penisola _sx area di progetto _dx sito archeologico

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9 foto aerea a Heraio b Lago Vouliagmeni

La Penisola e il Santuario

La penisola di perachora fu abitata fin dall’epoca preistorica ma solo con piccoli centri, la presenza di insediamenti è testimoniata dalle numerose necropoli presenti nella zona. Forse il minore sviluppo di questi centri abitati è da attribuire alla scarsità di acqua dolce; difatti le prime tracce di civiltà antica vennero trovate intorno al lago di Vouliagmeni (questo insediamento dell’antico elladico può essere considerato uno dei più vasti della grecia relativi a questa fase storica), mentre nei pressi dell’antico paese di Perachora vi sono tracce di numerose opere idrauliche quali cisterne, canali e pozzi scavati nella montagna. Prima del periodo geometrico il territorio apparteneva a Megara, successivamente passò sotto il controllo di Corinto; con la conquista e saccheggio di Corinto ad opera dei romani il territorio attraversò un iniziale periodo di abbandono per poi subire un’ ulteriore conversione in epoca bizantina dove ospitò nuovamente delle dimore occasionali, ma non dei nuovi insediamenti. Questo perchè l’area non era adeguata per lo sviluppo di una città, il territorio ricco di rilievi rendeva le parti coltivabili e la relativa produzione agricola insufficienti a coprire il fabbisogno di una popolazione abbondante. La corinto micenea era una città indipendente, la Corinto romana non era altro che una piccola parte dell’impero, per questo l’area limitrofa all’Heraion a causa delle difficoltà di civilizzazione sopra descritte non si fece più fondamentale. L’ abitazione di queste zone pertanto fu importante solo finchè Corinto rimase una città indipendente, dopodichè venne considerata economicamente sconveniente; ed anche la sua posizione militarmente strategica cadde in secondo piano.

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10 disegno scogliera, sito archeologico, faro 11 foto storica anni ‘30 rete idrica

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L’Heraion, santuario dedicato alla Dea Hera è situato su di un grande promontorio nella punta est della penisola proprio in fronte all’antica città di Corinto. La collocazione non è casuale, il litorale si presenta come una scogliera continua strapiombante sul mare, battuta da forti venti e dove un approdo risultava impossibile tranne che in quel punto specifico; la piccola cala protetta, per necessità strategica, si rivelò ideale alla fondazione del Santuario. Avere uno scalo sicuro all’ estremità della penisola fu un vantaggio rilevante per il controllo del territorio marino, permise a Corinto di avere un punto di osservezione ideale sul flusso navale di tutta la parte ovest del Golfo. L’Heraion non era solo un luogo di culto, ma anche un avamposto militare naturalmente protetto dalla conformazione morfologica della costa, era un occhio segreto sul golfo e l’ultima sosta sicura per coloro che salpavano o il primo approdo per chi invece era in arrivo a Corinto. La sua importanza è testimoniata dalla straordinaria quantità e qualità degli oggetti votivi ritrovati nei depositi dei suoi templi; i viandanti lasciavano doni per avere il favore della Dea, buono auspicio e protezione per il viaggio. Il primo tempio dedicato ad Hera Akraia, fu eretto dai Corinzi sulla punta ovest del golfo all’inizio del periodo geometrico (9 secolo a.C.) è uno dei più antichi della Grecia datato intorno all’ 820 a.C.; per le fonti vi è modo di supporre che la sua fondazione sia dovuta all’influenza di Argo, dove la Dea era protettrice della città. Dall’Argolide la città diffuse il culto greco di Hera in tutto il peloponneso, ma anche nelle isole (il famoso Heraion di Samo) e nelle colonie della Magna Grecia. Nel tardo Geometrico (seconda metà dell’8 secolo a.C.) venne costruito un secondo tempio, 200 metri a est e sulla 21


12 foto storica anni ‘30 vista del Golfo 13 disegno sito archeologico

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valle in alto rispetto al primo, consacrato ad Hera Limenià. La costruzione del Temenos di Hera Limenià non andava a porsi in competizione col primo templio di Hera Akraia, svolgeva anzi una funzione ausiliaria; un’annessione dovuta al fatto che questo era confinato in uno spazio molto limitato incuneato fra mare e scogliera. Probabilmente verso la fine dell’8 secolo a.C. Il tempio geometrico collasso a causa della sua precaria collocazione a ridosso dell’acqua; parte di esso fu portata via dal mare, parte delle pietre rimaste venne invece recuperata per la costruzione di un nuovo tempio dedicato a Hera Akraia inziata nel 6 secolo a.C. Con questa ricostruzione inziò anche un lavoro di consolidamento e ampliamento del golfo, per prevenire il problema di un eventuale secondo collasso futuro; l’opera di rinnovamento raggiunse la sua massima attività edilizia durante il periodo classico. Dalla fine del 5 secolo a.C. agli inizi del 4 secolo a.C. la terra del golfo venne completamente rimodellata, il santuario fu arricchito da numerose nuove costruzioni quali l’agorà, la stoa, l’altare a triglifi, nuove abitazioni e infine l’ area del Temenos di Hera Limenià fu in parte restrutturata. Durante il periodo ellenistico l’ Heraion era ancora importante e attivo, continuano ad apparire nuovi edifici abitativi ma anche il complesso della cisterna. Successivamente al sacco di Corinto ad opera dei romani 146 a.C. il santuario fu completamente abbandonato, e delle abitazioni vennero costruite sopra alle rovine.

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14 rilievo del complesso arecheologico

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1a Temenos Hera Limenià 1b Tempio Hera Limenià _VIII-VII sec a.C. 2 Tempio Hera Akraia _VI sec a.C. 3a Tempio Hera Akraia _IX sec a.C. 3b stoa _V-IV sec a.C. 3c altare a triglifi _V-IV sec a.C. 4a agorà _V-IV sec a.C. 4b casa romana 5a complesso cisterna _IV-III sec a.C. 5b sale da pranzo _IV-III sec a.C.

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15 foto _vista del Golfo

Il sito archeologico “La particolare conformazione del suolo e le forti precipitazioni di questa zona, senza contare l’ estrema vicinanza con il mare, sembravano eludere la possibilità di un ritrovamento archeologico di tale entità” (corrispondenza H. Payne) Gli scavi nell’ area del santuario vennero condotti fra il 1930 e il 1933 grazie all’ archeologo britannico Humfry Payne (19021936), direttore della British school of Archeology of Athens. Il sito, come si può capire dalle parole dello stesso Payne, era completamente celato a sette metri di profondità sotto la superficie calpestabile; precedentemente all’opera di scavo si poteva vedere solamente un suggestivo panorama scoglioso sul mare. Il punto di inizio fu la porzione ovest del golfo, che svelò in ordine di scoperta il Tempio di Hera Akraia del 6 secolo a.C. e l’ agorà; l’anno successivo fu portato alla luce il Temenos di Hera Limenià con le annesse residenze situato nel promontorio sovrastante la baia ad est del sito, e sempre nel golfo invece la stoa. Nel 1933, solo due anni dopo vennero portati alla luce il complesso della cisterna ellenistica adiacente il Temenos e nella parte centrale del golfo il tempio geometrico del 9 secolo a.C. e l’ altare a triglifi. Le ultime due rovine di edifici erano nascoste dalla sovrastante cappella di Ayou Ioanni costruita verso la fine dell’ 800, la quale fu rimossa per poi essere ricostruita dopo la conclusione nelle immediate vicinanze. Con questa prima imponente opera di scavo il santuario era stato quasi completamente liberato da terra e detriti, ma i lavori nell’area vennero ultimati con gli studi degli anni ‘40 e ‘60 che rilevarono tracce di abitazioni aggiuntive e cisterne sia sul farò che lungo la via di collegamento fra il sito e il lago Vouliagmeni. 26


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16 foto storica anni ‘30 stoa _altare_tempio geometrico

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Il primo tempio dedicato a Hera Akraia, datato 820 a.C. appartiene al pieno periodo geometrico; l’ epiteto Akraia può essere correlato alla vicinanza del santuario al mare, associando la Dea alla ninfa Akraia (che le fece da nutrice insieme a Eubea e Prosumna). Akraia a Akraius sono anche epiteti dati a varie Dee e Dei i cui templi erano situati sulle colline. Il modello del tempio era quello Argivo, una muratura continua a pianta absidale con copertura composta da travi in legno e paglia, edificio di modeste dimensioni misurava 8 x 6 m. Il secondo tempio dedicato a Hera Akraia, risale al periodo arcaico, fu costruito più a ovest rispetto al precedente; oggi ne rimane ben poco, nei secoli il marmo e le pietre pregiate di cui era composto sono stati riutilizzati per altre costuzioni, ma anche la vicinanza al mare ha contribuito negativamente. Un tempio tetrastilo in ordine dorico, di circa 10 x 30 m, la cella era divisa in tre navate, un muro divideva la parte occidentale di quest’ ultima e vi era uno schermo davanti alla statua di culto; la particolare disposizione degli spazi interni è dovuta alla funziona di oracolo. Il tetto di questo tempio era in marmo, le metope e i triglifi di ordine dorico erano probabilmente estesi solo lungo la parte orientale; gli acroteri laterali del tempio avevano la forma di nikai, fatte di marmi di Paros, mentre quello centrale era composto da un gruppo di korai. Il tempio di Hera Limenià, risale al tardo geometrico; l’epiteto Limenià significa semplicemente “del porto”, relaziona il santuario con il golfo, questo nome gli è stato attribuito dallo stesso Payne sulla base di iscrizioni che ha trovato, tuttavia oggi si predilige l’ ipotesi che non vi fossero due templi consacrati a diverse divinità, ma che il secondo svol28


17 foto storica anni ‘30 agorà_casa romana

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gesse una funzione ausiliaria al primo, come testimoniato dai depositi, in entrambi sono stati ritrovati frammenti di uno stesso vaso. Il tempio era racchiuso entro un temenos di circa 750 mq di superficie; la pianta rettangolare di dimensione 9,5 x 5,6 m era orientata secondo l’ asse nord-sud, al centro conteneva una seconda area rettangolare o fossa sacrificale. La stoa, l’agorà e l’altare a triglifi, risalgono al periodo classico, fine del 5 secolo a.C. inizi del 4 secolo a.C. La stoa a forma di L, i bracci che la compongono sono orientati secondo gli assi nord-sud e est-ovest, misurano rispettivamente 16,5 m e 17,5 m per una profondità di 5,5 m e 5 m. La facciata del livello inferiore era composta da colonne in ordine dorico, mentre superiormente erano state impiegate mezze colonne in ordine ionico intervallate dalle metope del fregio; questo è uno dei primi esempi di tale sovrapposizione degli ordini. La pavimentazione è composta da ciottoli setacciati messi in posa su una malta cementizia, il marciapiede esterno invece in ghiaia si estende fino all’ altare in pietra. L’ altare misurava circa 2,5 m di larghezza per 4 m di lunghezza, era decorato con un fregio a metope e triglifi, agli angoli presenta delle colonne ioniche, che forse andavano a reggere un baldacchino. Il monumento architettonico è connesso al tempio di Hera Akraia, veniva usato infatti per i sacrifici alla Dea; è stato dedotto dai fori di scolo presenti nei grossi blocchi di pietra centrali. L’agorà delimita il sito a sud-ovest dell’ area della baia, ha forma poligonale e misura 25 x 25 m, la costruzione è in parte scavata nella roccia, vi sono resti di due facciate colonnate a pilastri rettangolari; vi sono traccie di una casa romana costruita successivamente nel suo perimetro.

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18 foto storica anni ‘30 cisterna ellenistica

19 dettaglio di una colonna altare a triglifi

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La cisterna e le sale da pranzo, periodo ellenistico, datate fine del 4 secolo a.C., sono situate a 75 m a ovest rispetto al tempio di Hera Limenià. La cisterna lunga 21 m e larga 6 m, ha le estremità arrotondate in forma di abside, le pareti controterra sono in pietra, e sempre nello stesso materiale sono dei supporticentrali ad essa che andavano a sostenere la copertura. Sul lato orientale della struttura vi è una vasca di decantazione dove arrivava l’acqua di circa 3 x 5 m, e dei canali che portavano l’acqua fino alla stoa. Immediatamente a sud della cisterna troviamo una doppia sala, la disposizione degli spazi fa pensare che fosse una sala da pranzo. Circa a 30 m a est della cisterna invece troviamo una piscina di circa 2 m di profondità, questa se intesa come vasca sacra poteva essere legata a pratiche divinatorie e rituali di culto del sito; ma più recenti ipotesi la considerano un mero serbatorio d’acqua.

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20 cartografia storica anni ‘30 sezione ambientale

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Riferimenti progettuali


21 studio di muri

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22 foto di dettaglio 23

foto d’ insieme 24

planimetria

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Casa per vacanze Aris Konstantinidis Anavissos, Grecia 1962

L’architettura di Konstantinidis rivela una forte personalità, disadorna , conforme con la logica funzionalista, ma anche rispettosa dell’ambiente in cui si inserisce. Un linguaggio architettonico elemenare e privo di decorazioni che attinge alla

tradizione vernacolare, nato dall’

adattamento alle risorse disponibili;

muri e struttura in

pietra che sostengono travi in calcestruzzo armato nude. La

sensibilità

della

composizione

rentemente

non-finita,

materiali

della

e

luce

unita

alla

permette

geometrica

appa-

comprensione all’ edificio

di

dei ab-

bracciare il paesaggio, mettendo in relazione gli spazi interni con quelli esterni attraverso

la continui-

tà cromatica e la scomposizione della griglia dei muri.

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25 foto di dettaglio 26

foto d’ insieme 27

planimetria

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Can Lis Jorn Utzon Porto Pedro, 1971

Mallorca

Utzon rimase incantato dall’ isola di Mallorca e decise pertanto di costruire in quel luogo, in cima ad una scogliera, la sua residenza estiva. La casa è composta da quattro volumi separati collegati fra loro da mura e cortili, il concept è semplice : una serie di padiglioni disposti linearmente a servire alle diverse funzioni. Vista la peculiare collocazione la relazione con il paesaggio è fondamentale e necessaria, l’ edificio è costruito in arenaria gialla e rosa tipica della zona; la pietra come elemento ricorrente: l’ interno, l’esterno e l’intorno si fondono così in un unico ambiente. Ogni volume si apre verso il panorama, seguendo la linea della costa. La residenza si inserisce sensibilmente nel contesto celebrando il rapporto fra sole, pietra e mare.

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28 foto di dettaglio 29

foto d’ insieme 30

planimetria

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Stone Museum Kengo Kuma Nasu, Giappone 2000

A causa della pericolosità sismica del Giappone poche aree nel paese hanno una tradizione edilizia in pietra. La regione di Ashino, dove è situato il museo, è una di queste eccezioni. Il complesso è costituito da tre edifici tradizionali risalenti al 1930, fra i quali vanno ad inserirsi i nuovi padiglioni. I volumi che compongono le sale espositive si affacciano su di una vasca d’acqua disposta al centro del complesso, elemento mediatore fra le diversità che unifica armonicamente i diversi stili achitettonici. I nuovi edifici dialogano con le preesistenze grazie alla continuità materica in pietra ashino, ma hanno un carattere distinto per la lavorazione e disposizione dei blocchi; le diverse forature conferiscono qualità di leggerezza raramente assimilabili a tale materiale.

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31 foto di dettaglio 32

foto d’ insieme 33

planimetria

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Liangzhu Culture Museum David Chipperfield Hangzhou, China 2008

Il museo ospita una collezione di reperti archeologici del periodo Liangzhu, sorge su un ex sito industriale trasformato in lago artificiale, è collegato al parco tramite una serie di ponti che rievocano i sistemi di acquacoltura e di irrigazione del popolo Liangzhu. La qualità scultorea del complesso si rileva gradualmente, tramite un disegno architettonico geometrico astratto, man mano che il visitatore percorre il parco paesaggistico. Ogni volume contiene un cortile che funge da spazio di collegamento tra i vari padiglioni espositivi che invitano il visitatore a soffermarsi e rilassarsi e che consentono l’ingresso della luce naturale. Nonostante la linearità delle sale espositive, la visita del museo rivela una varietà di singoli percorsi che si differenziano in base alle necessità espositive.

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34 foto di dettaglio 35

foto d’ insieme 36

planimetria

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Sentieri Acropoli Dimitris Pikionis Atene, Grecia 1957

I sentieri di Pikionis, una fitta trama di percorsi, passeggiate e soste che si svolge nei giardini che circoscrivono l’ Arcopoli di Atene. Questi costituiscono, con la grazia e le invenzioni quasi scultoree, un capo d’ opera dell’arte del paesaggio. Nei suoi sentieri ateniesi, Pikionis ha dato forma a un luogo nel quale vive la sua idea di un’ armonia universale, di un pathos che mette in relazione tra loro tutte le cose del mondo. Un linguaggio contemporaneamente arcaico e innovativo; l’ espressività e la composizione dei piccoli sassi, cocci di terracotta e pietre antiche crea un percorso di frammenti che ben dialoga con la magnificenza dell’Arcopoli e la distesa disomogenea di edifici dei Atene, con i contrasti e la mutevolezza di questa affascinante città.

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37 disegno giardino panoramico area di progetto

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Il progetto


38 melagrana _frutto sacro a Hera

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All’ origine del progetto La scelta di progettare un complesso museale dedicato al santuario Heraion nasce da una reale esigenza; questo tema, così come quello del risanamento del sito stesso, sono stati a lungo discussi da parte della municipalità di pertinenza; i reperti sono oggi contesi con il Museo Nazionale di Atene e quello di Corinto, ed in larga parte stoccati nei depositi. Purtroppo tale intento oramai è caduto in secondo piano, causa le restrizioni economiche odierne della nazione greca. Attualmente il comune di Loutraki-Perachora sta attraversando un periodo di progressivo abbandono, disinteresse e trascuratezza dei propri beni paesaggistici e culturali; questo territorio non viene preso in considerazione dai principali flussi turistici, i quali arrivano a visitare al più l’Istmo (moderno canale di collegamento fra Ionio ed Egeo) senza spingersi oltre. Personalmente credo che quest’ assurda dinamica possa essere facilmente modificata in positivo, tramite una serie di interventi di diversa natura e dimensione, in quanto il luogo ha molto da offrire ad un visitatore, sia per le sue bellezze naturalistiche che culturali: siti archeologici, ma anche acque termali, spiagge incontaminate e camminamenti trekking sui rilievi limitrofi al mare che conducono monasteri arroccati e cappelle ipogee. La proposta progettuale avanzata nella tesi prende in considerazione questo insieme di fattori: adempire ad una richiesta pratica di valorizzazione dell’ area archeologica del santuario dedicato ad Hera, rispettare la volontà di ravvivare la zona incrementandone il potenziale e conseguentemente l’interesse dei turisti tramite la costruzione di un nuovo polo culturale, inserito in una delle parti più suggestive della pensiola. 49


39 fotoinserimento nell’ area di progetto

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40 planivolumetrico progetto e sito archeologico

a complesso museale b giardino panoramico c sito archeologico 1 golfo 2 promontorio d cappella Aiou Ioannis e complesso faro

e

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a

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c2 d

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41 esploso.

Dinamiche dell’ area di progetto Il mare che penetra nei frastagliati litorali, il vasto golfo profondo, l’enorme sviluppo dei perimetri costieri, la complessità dei rilievi e la disordinata disposizione delle catene montuose; la commistione quindi degli influssi marini con la natura montuosa e la variegata geologia, conferisce alla zona aspetti paesaggistici di pregio e assai diversi da una località ad un’altra anche spostandosi di pochi chilometri. L’area in cui va ad iserirsi il progetto ha quindi un carattere prevalentemente naturalistico, le costruzioni (prevalentemente abitazioni) sono rade così come le infrastrutture di collegamento; dovendo lavorare in un luogo pressochè non antropizzato il principio guida per la sua conformazione è quello di riuscire ad avere un’ architettura che si integri con il contesto naturale. Il progetto del polo museale si pone come soluzione anche dei problemi paesaggistici, scaturiti a causa dei precedenti interventi poco sensibili operati sull’ area; cerca di rispettare l’ equilibrio del paesaggio non solo tramite la forma, i materiali utilizzati e la dimensione, ma anche attraverso la scelta e la disposizione della vegetazione.

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piano -1

45 esploso. piano -2

vista d’ insieme

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vista esterna

Il progetto Le nuove funzioni attribuite all’ area vengono conciliate con questa tramite un’ architettura umile e silente, compatibile sia con l’ intorno ambientale che con il sito archeologico. Il progetto, fatta eccezione del volume parallelepipoidale, prende a modello e reinterpreta la tradizione locale dei terrazzamenti agricoli utilizzandone il linguaggio stilistico e materico si inserisce nel sito assecondando l’andamento delle curve di livello. Così come anche gli antichi avevano fatto rimodellando il golfo nel V sec a.C. con la stoa e con l’ agorà, anche i volumi del nuovo museo ridisegnano parzialmente la collina; celati dal terreno non sono percepibili dalla quota più alta lasciando la massima permeabilità dello sguardo, senza andare ad intaccare la peculiare condizione paesaggistica di un’ apertura panoramica oltre i 180° sul mare. Un’ altra scelta progettuale di rilievo è stata quella di lasciare libertà interpretativa dei percorsi da intraprendere per giungere al sito archeologico, arrivando nel luogo un visitatore potrà muoversi liberamente e scegliere se lasciarsi ammaliare dal panorama del giardino roccioso e scendere da li al sito visitando il museo solo in seguito, oppure viceversa accogliere l’ invito della rampa di accesso al complesso. L’ intervento garantisce pertanto la fruibilità del sito da parte dei visitatori cercando la soluzione più armonica e meno invadente, si mimetizza nel declino esposto a nord-ovest del promontorio dal lato opposto al sito archeologico. Le diverse funzioni sono regolate secondo una distribuzione lineare a stecca lungo l’asse delineato dalla rampa di accesso, si sviluppano quindi parrallelamente alla costa, così da permettere un’ apertura costante della vista sul mare, elemento legante e leitmotiv.

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43 pianta piano di ingresso -1

a terrazze panoramiche di ingresso: 1 biblioteca_personale 2 museo 3 caffetteria b volume personale: 1 hall 2 uffici e sala riunioni c volume museo: 1 hall_foyer_bookshop 2 magazzino bookshop 3 guardaroba 4 sala conferenze 5 sala esposizioni temporanee d caffetteria

c4

-4.00

-9.00

a1 -2.00

b2

b1

d a3

-9.00

0

16 m

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c2

c3

c5

c1

-4.00

-9.00

-9.00 a2 -4.00

-9.00

-8.00

-8.50

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44 profili e sezioni 45 vegetazione arsa dal vento salmastro

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Schematizzando il progetto è costituito da due principali corpi di fabbrica a sviluppo longitudinale sovrapposti, sfalzati e scavati nel terreno, dove risiedono le funzioni principali, e altri due minori parzialmente interrati, dove risiedono le funzioni secondarie. Il rapporto col suolo è fondamentale: il sistema dall’ esterno non può essere percepito nella sua unitarietà, bensì come un insieme frammentato di setti e volumi emergenti dal terreno. Il camouflage è accentuato anche dalla scelta materica, le pietre di recupero che rivestono quello che affiora del progetto creano difatti una continuità cromatica e materica con l’ intorno. Tale rigorosa omologazione degli elementi costruttivi viene meno nel volume parallelepipoidale, costruito in marmo bianco greco rappresenta un episodio isolato conforme alla classicità ellenica, una rinterpretazione del tempio, un accento conclusivo del complesso museale. Segmenti isolati, volumi incompleti, affogati nel suolo come le traccie disseminate nel territorio limitrofo delle antiche civiltà. Entrando più nello specifico del progetto: l’ entrata principale dedicata ai visitatori, una vetrata continua che guarda sul mare, si trova alla fine della rampa di accesso protetta all’ombra di una tettoia aggettante. Da essa si accede ad un ampio spazio di smistamento comprendente le funzioni relative alla hall di ingresso; quali biglietteria, guardaroba, info e bookshop. La sala conferenze conclude il corpo di fabbrica a sinistra, subito preceduta dal doppio volume del laboratorio didattico, mentre muovendosi verso destra si potrà scegliere se visitare la sala espositiva temporanea oppure scendere al livello inferiore per percorrere le sale permanenti del museo. 61


46 terrazzamento tipico della zona 47

hall di ingresso

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A metà della rampa di accesso, su di una terrazza minore circoscritta dai volumi del complesso, troviamo invece l’ ingresso dedicato al personale e alla piccola biblioteca. Tangente ad essa una scalinata, conduce come percorso alternativo alla caffetteria; questa si apre sul piazzale panoramico principale antestante l’ ingresso. Nello stesso volume del secondo ingresso troviamo il blocco uffici e la relativa sala riunioni, mentre scendendo al piano inferiore accediamo alla piccola biblioteca in doppio volume rivolta anche al pubblico, illuminata dalla corte aperta di sua competenza. Situati poco dopo di essa i laboratori di restauro, un grande spazio versatile scandito dal ritmo di setti strutturali, sul fronte la vista si apre verso l’ esterno, mentre dall’ altro lato prende luce da una corte interna, attraverso la quale viene messo in comunicazione visiva, filtrata dalle piante, con il laboratorio didattico. La relazione fra i due laboratori può essere incrementata con visite guidate agli spazi dei restauratori. Il volume contenente gli uffici prende luce tramite una corte interna chiusa, è l’unico spazio che non si relaziona col panorama, questo a garantire una maggiore privacy dei dipendenti poichè situato vicino all’ingresso; il ritmo di tuti gli altri spazi del complesso è invece scandito dagli infissi delle vetrate, esposte a nord e ulteriormente riparate dal sole grazie ad una tettoia aggettante si estendono lungo l’ intera dimensione longitudinale su entrambi i livelli, mettendo in comunicazione così l’ edificio con il paesaggio e con il mare. 62


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48 pianta piano -2

a esposizioni permanenti: 1 sala 1_ori e gioielli 2 sala 2_bronzi e terracotte 3 sala 3_video 4 sala 4_corte aperta 5 sala 5_korai b personale: 1 laboratori di restauro 2 spazio ricreativo lavoratori c biblioteca: 1 segreteria e sala lettura 2 corte esterna d laboratorio didattico e1_e2 depositi

c2 -9.00 e1

c1

-9.00

0

16 m

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d

b2


e2

-9.00

a5

a1

-9.00

-8.00

-9.00

-8.50 a2 b1

a4 a3

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49 la torre interrata

La collezione e le sale del museo

La straordinaria quantità e qualità degli oggetti votivi ritrovati nei depositi dei due templi (Akraia, Limenià) è paragonabile a quella dei principali siti archeologici della grecia; questo testimonia l’ elevata importanza e magnificenza che ebbe il piccolo santuario. Le molte offerte lasciate da mercanti e coloni, per chiedere protezione o ringraziare la Dea per la sicurezza del viaggio o il completamento dell’impresa, sono state di grande aiuto per ricostruire la storia della civiltà Corinzia, i contatti commerciali, le alleanze, l’arte e il culto della Dea stessa. Il primo deposito del tempio geometrico dedicato ad Hera Akraia, risalente alla fine del 9 secolo a.C. fino alla seconda metà dell’ 8 secolo a.C., era quasi privo di offerte provenienti da altri luoghi, fatta eccezione di Argo. Il deposito di Hera Limenià invece illustra in maniera sorprendente l’ improvvisa espansione del commercio corinzio durante la seconda metà dell’ 8 secolo a.C., grazie ad oggetti votivi provenienti oltre che da diverse aree della Grecia, anche dall’ Italia e dall’ Egitto. I ritrovamenti dei depositi comprendono sopratutto ceramiche di diversa natura e provenienza come vasi, modelli di case, modelli di dolci, statuette,etc; ma anche spille e statuette di bronzo, monete in argento, spille, anelli, dischi, un fiore, delle foglie a coste e altri oggetti in oro, pietre incise, statuette di pietra, centinaia di scarabei, oltre 50 pendenti di ambra, dozzine di pendenti in vetro, oltre cento oggetti in avorio. I bronzi ritrovati nel deposito di Hera Limenià sono stati di grande importanza per la comprensione e conoscenza del campo dell’ arte corinzia legata ad essi, poichè precedentemente tali reperti poco si conosceva al riguardo. Altri reperti 67


50 51

il panorama

la seconda sala espositiva

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importanti, non provenienti dai depositi sono le tre iscrizioni di pietra arcaiche provenienti dal Tempio di Hera Limenià, il gruppo di Korai e le figure a forma di nike provenienti dall’ acroterio centrale e quelli laterali del secondo Tempio di Hera Akraia. Il percorso del museo è circolare, un anello composto da cinque sale tematiche, la relazione con lo spazio esterno torna ricorrente anche in esso come nel resto del progetto. La prima sala più raccolta e senza illuminazione naturale diretta, ospita la ricca collezione di ori e gioielli; le teche intervallate da setti portanti delimitano lo spazio senza dare il senso di oppressione proprio dei muri, ma andando a creare un percorso obbligato che si lascia però attraversare dalla vista. La sala successiva invece è uno spazio ampio e luminoso caratterizzato da una vetrata estesa all’ intera lunghezza, piedistalli di marmo disposti in ordine misto espongono statue di piccole e medie dimensioni mentre setti strutturali scandiscono un ritmo forte e incorniciano il mare. Prima di arrivare alla sala parallelepipoidale in marmo troviamo alla destra del percorso principale la sala video, dove viene raccontata la storia del sito archeologico e degli scavi. La quarta sala, l’ unica percepibile anche dall’esterno, una torre interrata e apparentemente incompleta, la purezza e la geometria delle pareti in marmo si contrappone al pavimento in pietre irregolari come metafora della rovina del tempio e del sottostante deposito votivo. Infine come conclusione troviamo la sala in doppio volume contenente i resti del Tempio arcaico di Hera Akraia, le nike e il gruppo di korai; dal lucernaio laterale si intravede il giardino al piano superiore sul quale si affaccia la sala temporanea e il cielo. 68


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52 pianta coperture giardino panoramico

a rampa di accesso al complesso b terrazze panoramiche di ingresso: 1 biblioteca_personale 2 museo 3 caffetteria c parcheggio d giardino panoramico e percorso per sito archeologico: 1 livello superiore 2 livello inferiore

c

-4.00

-9.00

a 0.00

b1 -2.00

b3

-9.00

0

16 m

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e1

d +1.00

-4.00

b2 -4.00

-9.00

-8.00

-8.50

e2

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53 disegno giardino panoramico area di progetto

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53

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Lo studio del verde Il clima della zona presa in analisi è caratterizzato dall’alternarsi di una breve e piovosa stagione invernale, seguita da quella estiva lunga e arida, la distribuzione della vegetazione dipende prevalentemente da queste condizioni climatiche, ma anche dall’altitudine, dalla composizione geologica del suolo, ricco di roccie calcaree, e dall’ esposizione ai forti venti salmastri che investono l’estremità della Penisola. La flora caratteristica è quella della macchia mediterranea, cespugli, arbusti aromatici e piante stagionali alternate a folti boschi di pini. Vista la natura poco antropizzata dell’area di progetto, ma anche per agevolare la manutenzione del verde, l’ utilizzo di piante autoctone: rupicole, eliofile e xerofile, è sorto come una scelta obbligata. La volontà è quella di riportare attraverso il disegno del parco l’ originale assetto della flora e del paesaggio, andando a lavorare su quelle parti precedentemente modificate in negativo dall’ uomo; ricreare quindi un giardino roccioso per restituire al piccolo altopiano panoramico le sue originali sembianze, senza intaccare ulteriormente l’ecositema naturale. Assecondando la naturale distribuzione della vegetazione, le zone esterne del progetto non comprendono alcuna pianta di carattere arboreo, fatta accezione per la zona del parcheggio; la quale deve rispettare specifiche qualità inerenti alla sua funzione. Per quest’ area quindi è stata necessaria l’ introduzione di alberi a medio e alto fusto che andassero a garantire l’ ombra, la scelta è ricaduta sull’ unico albero presente naturalmente sul sito: il pino (per quanto generalmente sia sconsigliato l’ utilizzo nei parcheggi di alberi resinosi o che attraggono insetti e volatili, credo che in questo caso specifico sia stato un giusto compromesso fra esigenze naturali e umane). Nelle corti interne al complesso museale invece questa rigida regola utilizzata per lo studio del verde esterno subisce qualche modifica, con l’ inserimento di piante di melograno. Questa deroga è dovuta al fatto che il melograno con il suo frutto era la pianta consacrata alla Dea Hera; resta comunque una pianta autoctona anche se non presente nel sito.

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54 vegetazione predominante

pinus halepensis pino d’ Aleppo

cisto salvifolius cisto femmina

albero sempreverde altezza fino a 15-30 m

arbusto sempreverde altezza fino a 60 cm fioritura:marzo-giugno

pistacia lentiscus lentisco

thymus capitatus thymus atticus timo

arbusto sempreverde altezza fino a 4-5 m fioritura: aprile-maggio

arbusto sempreverdezz altezza fino a 50 cm fioritura:aprile-maggio

euphorbia acanthothamnos

orianum onietis origano

arbusto spinoso altezza fino a 60 cm fioritura:marzo-giugno

erbacee-subarbustive altezza fino a 60 cm foritura:luglio-ottobre

euphorbia characias

capparis spinosa capperi

arbusto sempreverde altezza fino a 120 cm fioritura:marzo-giugno

arbusto ricadente fioritura:maggio-agosto

cisto incantus cisto villoso

punica granatum melograno

arbusto sempreverde altezza fino a 1 m fioritura:marzo-giugno

albero caducifoglie altezza fino a 5-7 m fioritura:maggio-luglio

54

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55 vista d’ insieme del complesso museale

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55

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sezione tecnologica dettaglio della torre interrata 1 sezione 2 pianta

a PARETE CONTROTERRA

b1

1

_vespaio per drenaggio -isolante termico

8 cm

b2

-guaina impermeabilizzante 1 cm -parete in c.a.

50 cm

-rivestimento in lastre di marmo bianco greco 5 cm

PARETI PARALLELEPIPEDO b1 telaio di supporto e consolidamento in c.a. _pilastri 30x30 cm _cordoli 30x20 cm b2 muratura modulare in blocchi di marmo bianco greco

a

c

_100x60x30 _100x60x20 _100x60x10 _70x60x30 _80x60x20

c PAVIMENTZIONE SALA _pavimento in lastre di pietra con disegno irregolare 10 cm _fondo di sabbia

10 cm

_stabilizzato

10 cm

_pietrame

50 cm

0

2

2m

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sezione tecnologica dettaglio di un punto campione del complesso museale 1 sezione 2 pianta

a1 PARETE ESTERNA _muratura in pietra di recupero calcarea fissata alla struttura con staffe in acciaio 30 cm _isolamento termico 8cm _muratura di tamponamento in laterizio semiportante 25 cm _intonaco con polvere di marmo 1 cm

1

b1

a2 PARETE CONTROTERRA _vespaio per drenaggio _guaina impermeabilizzante 1 cm -parete in c.a. 50 cm -isolante termico 8 cm -intonaco con polvere di marmo 1 cm b1 SOLAIO DI COPERTURA VERDE PRATICABILE _vegetazione _strato di terra 15 cm _telo filtrante 1 cm _elementi di drenaggio 4 cm _feltro protettivo ad accumulo 1 cm _guaina impermeabilizzante con barriera antiradici 1 cm _massetto di pendenza 1,5% _solaio in laterocemento 30 cm _isolante termico 3 cm _controsoffitto in pannelli con ancorato isolante acustico 4 cm

b2

a2

b3

b2 SOLAIO DI COPERTURA CON PERCORSO ESTERNO _pavimentazione 5 cm _fondo di sabbia 10 cm _guaina impermeabilizzante con barriera antiradici 1 cm _massetto di pendenza 1,5% _solaio in laterocemento 30 cm _isolante termoico 3 cm _controsoffitto in pannelli con ancorato isolante acustico 4 cm

2

a1

b3 SOLAIO CONTROTERRA _pavimentazione in cemento levigato 2 cm _massetto con impianti 6 cm _isolante termico 4cm _solaio in c.a. 15 cm _vespaio areato 60 cm _magrone 15 cm _guaina impermeabilizzante 1 cm _terreno compattato c VETRATA _lastre di vetro laminato leggermente riflettente _infissi in acciaio

c

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Modelli


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56 foto modello di studio planimetria. 57 foto modello di studio profili.

57

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58 foto modello progetto definitivo fronte mare

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37

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References

_ H. Payne, Thomas James Dunbabin, Perachora, the sanctuaries of Hera Akraia and Limenia: excavations of the British school of archaeology at Athens, 1930-1933, Oxford, The Clarendon Press, 1940 _ The Princeton encyclopedia of classical sites. Stillwell, Richard. MacDonald, William L. McAlister, Marian Holland. Princeton, N.J. Princeton University Press, 1976 _ T. J. Dunbabin, The Oracle of Hera Akria at Perachora, ibid., XLVI, 1951 _ Perachora II: The Sanctuaries of Hera Akraia and Limenia: the pottery, ivories, scarabs and other objects from the votive deposit of Hera Limenia, T. J. Dumbabin, Oxford 1962 _ The annual of british school at Athens n. 59, The stoa by the Harbour of Perachora, J. J. Coulton, Oxford, 1964 _ The annual of british school at Athens n. 62, The west court at Perachora, J. J. Coulton, Oxford, 1967 _ H. Payne, Perachora I. The sanctuaries of Hera Akraia and Limenia: architecture, bronzes, terracottas, Oxford, 1940 _ Agnes N. Stillwell, American Journal of Archaeology, Vol. 45, No. 1 (Jan. Mar., 1941), pp. 123-125

86


_ R. A. Tomlinson, K. Demakopoulou, “Excavations at the circular building, Perachora,” ABSA LXXX; 261-279, 1985 _ R. A. Tomlinson, Perachora: The Remains outside the Two Sanctuaries, ibid., LXIV, 1969 _ R. A. Tomlinson, The Perachora Waterworks: Addenda, ibid., LXXI, 1976 _ Morgan, Catherine, “The evolution of sacral «landscape» : Isthmia, Perachora, and the early Corinthian state,” in Placing the gods : sanctuaries and sacred space in ancient Greece, ed. by Susan E. Alcock & Robin Osborne. New York; 105-142. 1994. _ Piet de Jong notebook, Perachora 1932 _ Perachora 55, corrispondenza fra A. Kenny e Megaw _ Perachora 25, Notebook of H. Payne _ Perachora 45-51, diapositive J. J. Coulton _ Perachora 27, foto Golfo 1933 _ Perachora 1-23, notebooks of the excavation

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Ringraziamenti


for your kind and fundamental contribution in the collection of documents; per il gentile e fondamentale apporto nella raccolta dei documenti: Amalia Kakissis of the British School at Athens per gli utili consigli progettuali: prof. R. Bologna per l’ aiuto concreto e il sostegno: Pietro

για την εξυπηρέτηση και την αφοσίωση στα θέματα; per l’ assistenza e la devozione agli argomenti trattati: Panagiotis

per la qualità dei suoi insegnamenti, la disponibilità e la gentilezza; per avermi dato l’ opportunità di andare in Grecia e scoprire così una grande passione: al prof. Fabrizio Arrigoni


universitĂ degli studi di firenze


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