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EDITORIALE Sentirsi parte di una narrazione è uno dei requisiti fondamentali per apprezzarla al meglio. Immaginarsi l’aspetto dei personaggi, simpatizzare con essi o vivere l’avventura attraverso o addirittura con loro. Una grande storia è caratterizzata da una grande immersione del narratario che la riceve. La capacità di proiettarsi all’interno di un altro mondo è il risultato di un continuo dialogo tra un narratore - che arricchisce la storia attraverso diverse tecniche - e un fruitore che, in base alle proprie esperienze (derivanti da cultura e storia personale) sarà più o meno calato nella storia. Ma qual è lo scopo di questa pubblicazione? Raccontare storie, storie in grado di calarci nei panni di un personaggio, renderci comprimari o trasportarci in una realtà sconosciuta. Dalla trasmissione orale dei poemi omerici alle realtà virtuali, il tema dell’immersività ha sempre avuto un ruolo centrale. Vi proporremo articoli e spunti interessanti inerenti a questo argomento, inteso come mezzo attraverso il quale visualizzare ed immergerci in nuovi universi, senza dimenticare di non prenderci troppo sul serio, perché la divulgazione è importante, ma la manualistica la lasciamo ai mappazzoni di settore. Perciò, secondo voi, tra tutte le miriadi di opzioni educative, interessanti, di alto contenuto concettuale e intellettuale, quali abbiamo selezionato? Ma ovviamente nessuna di queste! Perché sprecare tempo ed energie per imparare qualcosa, quando puoi vivere la tua personalissima quest e divertirti per ore e ore senza contribuire in alcuna maniera alla società? Quindi, se l’introduzione vi aggrada, mettetevi comodi sulla tazza e cominciate a leggere.
Ma non per tutti
14 06
E luce fu!
O come creare mondi stando seduti intorno a un tavolo
Draghi vs Ascelle sudate
Tra fantasie sessuali e realtĂ virtuali
Porn Of View
06 22 06
Se il quotidiano diventa evasione
40 06
Un tuffo in altre realtà
Il limite è il cielo ...o forse no?
Sconfinato
Se fosse un supereroe sarebbe il tuo preferito!
Deadpool è un fico.
32 06 48 06
Porn Of View
Tra fantasie sessuali e realtĂ virtuali
PERCHÉ TUTTI LO GUARDANO?
Porno. Le statistiche indicano che è l’argomento più cliccato sul web. Tutti guardano il porno e sia ben chiaro: non venite a dirmi che voi non siete tra quelli che… dai non ci crede nessuno. Eppure questo argomento, quando viene tirato fuori in una discussione, è considerato tema goliardico fra amici e tabù tra persone con poca confidenza. In generale comunque, che si tratti del tuo miglior amico o della lontana zia, non si parla con leggerezza di tale argomento, che volente o nolente è parte della quotidianità di molti. Perché? E perché il porno, pur essendo sfruttato da chiunque, è considerato un tabù? Ogni essere umano ha normalmente delle fantasie erotiche, cioè usa l’immaginazione per rappresentarsi delle scene eccitanti eroticamente, senza altro scopo che l’eccitazione in sé: la pornografia è la concretizzazione di queste fantasie in immagini, disegni, scritti, oggetti o altre produzioni. Se con l’immaginazione quindi ci si crea un mondo ideale all’interno del quale si è registi e sceneggiatori, nel porno viene chiaramente meno il fattore creatività e di conseguenza ci si lascia trasportare, come dire, dal video in questione.
“Il futuribile porno virtuale potrebbe anche renderci più umani” EmilioCozzi
Protagonista in incognito I motori principali per il progresso tecnologico sono principalmente due: Il primo è militare: possiamo uccidere qualcuno con questa roba? Sì. Allora sviluppiamola! Il secondo è il porno: possiamo fare del porno con questa roba qui? Sì. Shut up and take my money! Emilio Cozzi dice: Se il futuro dell’umanità sta quindi dalle parti del porno e quello del porno fra le realtà virtuali (VR), allora il nostro futuro è il VR sex. Sillogismo forzato? Al limite, impreciso nella premessa. Perché lungi dal futuribile, il sesso in realtà virtuale è già fra noi. Nelle sue declinazioni infinite potrebbe costituire un paradigma delle nuove e prossime generazioni, che oltre a ritenere normale l’immersive cyber sex – nel senso di convenzionalmente accettato – ne esploreranno potenzialità che i vecchi umani hanno potuto soltanto immaginare.
“I nostri utenti possono interagire con le loro pornostar preferite” Corey Price
Articolo tratto da: “Guida definitiva al porno in realtà virtuale” di Emilio Cozzi Pubblicato il 6 Maggio 2016 sulla rivista online wired.it
Inevitabile che, quindi, gli universi digitali immersivi, protagonisti dell’agenda tecnologica internazionale da qualche anno e oggi al vero debutto in società, siano landa di esplorazione e conquista per l’industria del sesso, o anche solo per i più comuni istinti dell’immaginario, meglio, immaginabile collettivo. Ad oggi ottimizzati per i visori per la realtà virtuale, i filmati a 360 gradi permettono di calarsi nei panni di un attore per vivere da protagonisti una sequenza hot e possono realizzare anche le fantasie più inconfessabili ed esperienze senza tempo, come masturbarsi sul Millenium Falcon, giusto per citare Cosmo Scharf e Jonnie Ross, fondatori del summit annuale Virtual Reality Los Angeles. Soprattutto anticipano quello che sarà presto il mantra dell’intrattenimento tutto: fondere autore e protagonista di un contenuto. Qualsiasi esso sia.
Draghi vs Ascelle sudate O come creare mondi stando seduti intorno ad un tavolo
SU NERD E FANTASIA La fantasia è il primo mezzo attraverso cui tuffarsi in altri mondi. Quello più primordiale diciamo, completamente slegato dalla tecnologia e posseduto da tutti indistintamente. Tutti hanno sognato di essere un pilota, un astronauta o un cavaliere, immaginandosi avventure roccambolesche. C’è quindi chi di questa fantasia ha fatto un hobby: I giocatori di Dungeons & Dragons. Per chi non lo sapesse, il gioco si struttura in modo che i giocatori, guidati da un Dungeon Master, che si occupa di progettare un mondo e creare la storia che lui stesso racconterà , possano interagire in maniera attiva nelle decisioni della quest e con gli ostacoli posti dal DM. Particolare rivelanza va data al fatto che il gioco ha ben pochi supporti: di solito la mappa del gioco è disegnata dal DM, i mostri, gli oggetti e le armi hanno una pedina o una carta che li rappresenta, a volte nemmeno quello. Quindi tutto il mondo della partita vive e si sviluppa all’interno della mente dei giocatori, e solo lì. Si intuisce quindi che non è cosa da tutti, se non riesci a calarti completamente nel personaggio vi ritroverete semplicemente a fissare un tavolo e tirare dadi. Ai partecipanti, che ormai avrete capito essere dei nerd dalle ascelle sudate, viene richiesto un certo grado di dedizione e serietà quando giocano, sia per mantenere tutti focalizzati nel mondo di gioco. E vi possiamo assicurare che i suddetti nerd, specialmente il DM, che ha impiegato ore per scrivere e progettare la campagna, ci tengono molto a questo genere di cose.
“Commitment” This last Saturday I missed a party, the second party I’ve missed this summer, because it was our night for D&D. Most would think that I should have gone to the party, and they’d be right. Except that I have a commitment to the people I play D&D with, and my friend, who does not play, understands that commitment. I am responsible for entertaining a small group of people who would be very disappointed if I were not there. As it was, the running was excellent. It is a bit annoying that the only practical night for playing D&D seems to be Saturday. For years, when I was going to University and when I was working odd shifts, I ran my world on Friday nights…which were, on the whole, more convenient. They are not convenient now. Which means making a decision…just about every weekend.
“If I don’t have this table ready by that time, I’m fucked” Alexis D. Smolensk
Pubblicato sul blog “The Tao of D&D” il 21 Luglio 2008 Di Alexis D. Smolensk (Blogger e scrittore)
If you figure you have two parents and two siblings, and eight friends, you have to expect that 13 weeks out of the year there’s going to be some kind of birthday party you are expected to attend. That is, more than eight who would be unhappy if you didn’t appear for their party. There are, in addition, about thirteen holidays in the year that will eat up other weekends: Before you’re even out of the gate, half the year’s Saturdays are shot. If you have ANY other interest other than D&D…you can pretty much count on random non-birthday parties and social events that are going to cost you a Saturday…probably a fourth of your Saturdays throughout the year. Why can’t people play a serious, effective D&D campaign? Because playing 12 to 14 times a year doesn’t work. It just doesn’t.
In my youth I played with such a gang of nerds that we had no interest in doing anything on our weekends except to play D&D.If one of us had a birthday, the birthday was scheduled around D&D, not the reverse; and if that wasn’t possible, we played D&D and had the birthday “party” at the same time. Those heady days vanished as we moved into our 20s. I played spottily here and there for the next ten years…there was life to live and things to do, and an absence of serious players: meaning, basically, an absence of nerds. Ordinary people are too preoccupied with things like parents and birthday parties to really get serious about the game. The argument is usually that “we have lives.” The failing of D&D is that it has not, in 30 years, managed to establish in itself any of the credibility of other past-times. The game is still seen as a joke—more and more of a joke, in fact, as it is continuously dumbed down for the buying public. Having a fanaticism about watching reality television or soap operas has more credibility. For myself, I realize that from time to time I’m going to annoy someone by saying, “Nope, can’t do that. Playing D&D.” Or, “Yeah, that sounds good, but I’m playing D&D on the weekend and if I don’t have this table ready by that time, I’m fucked.” It might make me a little less socially viable. On the other hand, I’m not scrambling around on Saturdays trying to think of something to do. I’m not sitting in a bar having the same conversation over the same beer with the same drunk friend I’ve known for ten years, both of us working the same job and having nothing new to talk about.
“I’m setting up people to fight dragons, that makes me happy” Alexis D. Smolensk
E LUCE FU! Ma non per tutti.
UN VIAGGIO NELL’OSCURITÁ
Dialogo nel Buio è una mostra/percorso allestita da dicembre 2005 presso l’Istituto dei Ciechi di Milano. Gruppi di otto persone, accompagnate da guide non vedenti, attraversano ambienti senza luce che riproducono situazioni reali. Può sembrar banale, ma non lo è affatto. Varcato l’ingresso, la linea di confine fra la luce e il buio, ci si trova alle prese con una condizione mai sperimentata, dove occorre imparare un “altro vedere”. Un buio così profondo disorienta, sconcerta chi è abituato da sempre a fare affidamento sulla vista. Ma è anche l’occasione per scoprire nuove dimensioni, in modo sorprendentemente semplice. Non si tratta di scoprire una realtà differente, è piuttosto una riscoperta, con modalità diverse, dello stesso mondo che già conosciamo. Nel buio anche il caffè ha un altro sapore, una rosa un altro profumo.
“Il buio non è un muro, è solo un ponte per sviluppare gli altri sensi.” Alunni I.T.I. di Monza
PERCORSO NEL BUIO Paura. Questo è il primo sentimento che provi non appena ti ritrovi nella più totale oscurità. Ti senti un po’ come un bambino al buio nella sua cameretta, con la differenza che ora ti trovi in uno spazio che non conosci, di cui non riesci a decifrarne le dimensioni e che ti sembra incredibilmente vasto, quasi illimitato. Sai a cosa vai incontro, sei preparato - almeno in teoria ma, appena la luce viene meno, la prima sensazione è quella di essere completamente perso e spaesato. Tutti i punti di riferimento su cui fino a un attimo prima potevi contare vengono meno, e i tuoi compagni non divengono altro che dei corpi coi quali a volte accidentalmente ti scontri e delle voci da riconoscere per orientarsi.
“Ti credi forte, ma qui trovi nel cuore una briciola di paura che resterà il tuo segreto, poi il buio ti abbraccia e ti prende per mano.” Alunni scuola superiore di Gera d’Adda Articolo scritto dalla redazione di Sugar Gliders in seguito all’esperienza presso “Dialogo nel buio.”
Il primo ambiente in cui si viene portati è un parco (o più precisamente la simulazione di un parco, svolgendosi il percorso completamente al chiuso.) Finalmente si ricomincia a vedere, anche se senza usare la vista, ma facendo affidamento sugli altri sensi che
permettono di riconoscere i versi di alcuni animali e il rumore di un corso d’acqua. Successivamente si viene introdotti in altri ambienti: una casa, una barca, un mercato. In tutti gli spazi è necessario usare i sensi per orientarsi e per riconoscere gli oggetti che si hanno intorno: è possibile sentire il rumore del mare, i versi dei gabbiani, la morbidezza della sabbia sotto i piedi, l’odore del caffè, la consistenza di diversi frutti e ortaggi, il materiale degli abiti al mercato. Ultima tappa del percorso è un bar, dove si può acquistare qualcosa da bere, sedersi intorno a un tavolo ed esporre eventuali dubbi e curiosità alla guida.
“Attimi di attesa pieni di desiderio, timore all’improvviso, procedere insicuro, poi sorpresa, scoperta, e un’esplosione di fiducia.” Alunni scuola media di Cantù L’iniziale sensazione di incertezza svanisce sempre più proseguendo nel percorso, e viene sostituita da un sentimento di tranquillità. Una volta abbandonati i pregiudizi del mondo visivo è possibile immergersi in un nuovo modo di percezione della realtà, che porta alla riscoperta dell’autenticità di cose che a volte non è possibile vedere solo con la vista.
DEADPOOL È UN FICO. Se fosse un supereroe sarebbe il tuo preferito!
EROE? CATTIVO? ANTI-EROE?
Deadpool non è un supereroe. Deadpool non è un super cattivo. Deadpool è semplicemente Deadpool. Un eroe è un personaggio che fa del bene essendo buono, un cattivo è un personaggio con ambizioni malvagie e che compie azioni cattive per raggiungerle. La definizione che gli si avvicina maggiormente è quella dell’anti-eroe ovvero un personaggio in contrapposizione all’eroe convenzionale che ha scopi e intenzioni il più delle volte positivi ma con dei metodi e una moralità decisamente discutibili. Tutto questo mix lo rende un “eroe” decisamente non adatto ai bambini (e nemmeno pensato per essi), ma molto divertente ed amato dagli adulti. Ed è su questo che i produttori hanno voluto puntare: sugli adulti. Sullo humor scurrile e sulle battute senza senso, avvicinandosi all’originale, ma soprattutto allontanandosi dalla sua prima apparizione cinematografica in X-Men Origins – Wolverine, dove Deadpool apparì nel peggiore dei modi: muto e comandato a bacchetta dal cattivo di turno (William Stryker) fino a diventare un miscuglio di altri mutanti per combattere Wolverine e Sabretooth insieme. No, quello non era Deadpool, questo è Deadpool! Nel nuovo film vediamo i punti di forza del personaggio uscire fuori in tutto il suo ardore, come, appunto, la sua comicità e la sua poca moralità.
“Ehi, tamarro. Senti, io sono uno dei buoni… Beh, almeno in questo numero”
Deadpool e la quarta parete Nei fumetti e nel suo film il personaggio è contraddistinto da quello che in gergo teatrale, fumettistico cinematografico, si definirebbe rompere la quarta parete ovvero abbattere quel “muro” immaginario che separa lo spettatore dall’opera che sta guardando o leggendo. Deadpool non è certamente il primo personaggio ad usare questa tecnica, ma sicuramente è quello che ne ha fatto un uso maggiore e continuativo. Questa caratteristica lo rende più accattivante agli occhi del lettore che interagisce direttamente con lui e consente un’immersione ancora più funzionale rispetto a tutti gli altri fumetti o film della Marvel, perché trascina il pubblico nel suo mondo.
“Oh salve, lo so, ve lo state chiedendo: a chi ho dovuto solleticare le palle per fare un film tutto mio?” Wade Wilson è perfettamente conscio di essere un personaggio immaginario, al punto da riuscire a cambiare la realtà che vive nelle proprie avventure: ad esempio, gettandosi a capofitto nel pericolo, sa che non potrà essere ucciso, essendo il protagonista della testata (o del film). Trovate come questa hanno reso Deadpool sempre più interessante ed accattivante, perché gli autori, usando questa soluzione di stile, vedono incredibilmente ampliato il proprio ventaglio di possibilità.
Articolo tratto da: “Everything you need to know about Deadpool before ‘Deadpool’” di Luke Lancaster e di Caitlin Petrakovitz Pubblicato il 9 Febbraio 2016 sulla rivista online cnet.com
SCONFINATO
Il limite è il cielo ... o forse no?
PIÚ GRANDE
DEL GRANDE SCHERMO Megaschermo. Scale illuminate. Poltrona comoda. Luci soffuse. Ah, che bello, sta per iniziare proprio quel film che aspettavo da tanto... Si spengono le luci in sala e si illumina lo schermo! Si parte!... “Compra [generica auto di lusso] da noi! Siamo aperti anche la domenica. E se vieni in compagnia di un tuo amico, ti regaliamo il fantastico portachiavi della nostra autoconcessionaria!” ... ok, non si parte. Maledette pubblicità. 30 minuti dopo… Finalmente inizia sul serio. ... Titoli di coda? Sono già passate due ore? Appassionati e non, quando vanno al cinema, pagano per avere un’esperienza coinvolgente: vogliono assistere ad una storia ricca di emozioni, situazioni surreali, vogliono trovarsi di fronte a scelte, vogliono giudicare chi ha diritto di vivere; e anche se poi la loro opinione non conta, è comunque una loro opinione. Dentro la sala, la routine giornaliera dei singoli è interrotta e accantonata; dentro la sala, si è un tutt’uno con la storia proiettata; dentro la sala, si è nel film. E poi, se il film è una schifezza colossale… si può sempre uscire.
“Ma servono tutti questi trailer??” Lo spettatore medio
Dirompente Audio emozionante. Un’esplosione violenta. Un leggero sussurro alle tue spalle. Un rombo di tuono che si sente con tutto il corpo. La combinazione del sistema audio IMAX integrato perfettamente sintonizzato e gli altoparlanti orientati con precisione ti permette di udire una goccia d’acqua e capire esattamente dov’è caduta. Ogni nota della colonna sonora, ogni passo strascicato è più chiaro in IMAX, con una revisione completa dell’audio di ogni singolo film supervisionata dal proprio regista. Il suono, dalla purezza incredibile, è poi trasmesso in una sala creata appositamente per un’esperienza unica e travolgente. Fotografia da capogiro. Limpidezza, precisione nei dettagli e grandezza sono ciò che distinguono IMAX da un normale film. Il processo di remastering trasforma completamente ogni singolo fotogramma per riprodurre il più fedelmente possibile la visione del regista. Due proiettori lavorano insieme per produrre un’immagine con le quantità perfette di calore e nitidezza.
I tradizionali film si guardano e basta. Con IMAX, si possono davvero vivere. Esperienza immersiva. Ogni elemento della sala è progettato e collocato per creare l’esperienza più intensa mai provata. Grazie a questi studi, la magia è assicurata ogni volta che si spengono le luci in sala.
Articolo tratto dal sito ufficiale IMAX: “BIGGER IS JUST THE BEGINNING”
UN
TUFFO IN ALTRE REALTÀ Se il quotidiano diventa evasione
Arte
Concetto spaziale, attese L.Fontana, 1974
Arroganza o genialità? L’eterno dilemma di un osservatore scettico davanti ad un’opera come Concetto spaziale, attese di Fontana. Non importa che abbia speso parte della sua vita a capire come rappresentare artisticamente tutte le componenti della realtà. Non riuscendoci, in un moto d’ira e di inadeguatezza, tagliò la tela con un taglierino. Ecco allora che la realtà può entrare e interagire con la tela. Per alcuni è davvero un grande genio. Eppure molti potrebbero ribattere che sia un grande venditore di aria fritta, che è riuscito a vendere una tela rotta ad un grande allocco. Probabilmente, tra quello che non comprerebbe neanche il biglietto perché “sono solo tagli” e il grande estimatore d’arte, il nostro osservatore medio è solo geloso. Sì, perché: “Potevo farlo anch’io”.
Musica
Pink Floyd Un’attrazione fatale, che cambia l’approccio complessivo alla musica. Così molti descrivono il loro primo ascolto di un disco dei Pink Floyd. Una musica che gioca con la percezione stessa che abbiamo di essa facendo leva sulla nostra psiche. Che siano i primi album, di una psichedelicità aspra e anarchica, o gli ultimi, secondo alcuni più morbidi e di consumo, il risultato è lo stesso: i loro pezzi comunicano con la tua anima più profonda. Se per il La 142 Hz, il vostro uso assiduo di funghetti e LSD o attraverso una cornetta non ha importanza. Il loro studio nevrotico del rumore, dei suoni, dei sottofondi insieme ai giochi di luci studiati appositamente per creare viaggi psichedelici ai loro concerti portano a ulcere vorticose, voli cosmici e litanie assuefanti. Un viaggio nel lato oscuro della mente.
“Percepisco ogni piccolo
cambiamento di umore della mia anima, che passa dall’estasi dei brani più vivi, alla tristezza dei pezzi più intriganti emotivamente parlando...
”
Cinema
Chi ha incastrato Roger Rabbit? Robert Zemeckis, 1988
Immedesimazione, ecco il potere di un film. La capacità di trasportarti via dalla realtà, di entrare nella vita di un personaggio che non sei, facendoti assaggiare un pezzo di mondo diverso dal tuo. E ogni film lo fa in modo diverso. Che dire poi dei cartoni, che da sempre fanno sognare bambini ma anche adulti. In questo scenario molteplice di avventure si colloca un film realizzato interamente in tecnica mista, Chi ha incastrato Roger Rabbit? che riporta sul grande schermo lo spirito ironico e beffardo dei cartoni animati, sporcando i personaggi dei cartoni animati con gli stessi difetti e limiti degli esseri umani. Le tecniche usate danno ombre, luccichii e tridimensionalità ai cartoni, che si fondono nel mondo. Questo film mette a confronto il mondo animato e il mondo reale a tal punto da rendere impossibile per lo spettatore la distinzione dei due confini. Ma chiudete la bocca e ingoiate amaro, davanti a voi non si materializzerà mai una Jessica Rabbit a farvi uscire gli occhi dalle orbite.
“Tutto bene? No, c’è un grosso rischio: materializzando ogni fantasia, la fantasia autentica va perduta.
” (F. Mininni, Magazine Italiano tv) .