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Nexus Magazine | N°1 - edizione 2016 | powered by Enron

NEXUS M a g a z i n e

from the

|

p o w e r e d

spoon to the space

b y

E n r o n



Editoriale.

COSA VOGLIAMO DAL

FUTURO.

Noi crediamo nel miglioramento concreto e tangibile volto a risolvere i problemi pratici e quotidiani dell’individuo. Crediamo nel rispetto delle esigenze delle persone e del pianeta, per questo abbiamo scelto la sostenibilità come strada da percorrere. Sostenibilità è soluzione, è rispondere alle domande che il mondo ci chiede di porre a noi stessi. Crediamo nella sostenibilità sociale come componente fondamentale per il miglioramento della quotidianitá. Per questi motivi crediamo nella ricerca, nel cambiamento, nell’innovazione, nello sviluppo e vogliamo che questi siano concretamente riscontrabili da tutti, ogni giorno, sempre. Trovare soluzioni in ogni ambito e ad ogni livello:

“From the spoon to the space” Per noi non esiste un arrivo, lo sviluppo è continuo miglioramento. Per questo siamo la risposta ad ogni domanda.


Indice una macchina innovativa

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Tesla Motors La mobilità sostenibile senza compromessi

Ecoarchitetture

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L'ACCAREZZACIELI di RENZO PIANO - la nuova sede di Intesa Sanpaolo

articoli

05 eCO2 07 Wysips 11 Ocean Plastic 14 Tesla diventa open source 25 Zeb pilot house

L’orologio che funziona come una pianta

Ricaricarasi con il sole

The threat into a thread

All our patents are belong to you La casa che crea energia

33 Le albere di Trento 39 Masdar City 47 Il nuovo programma della Svezia Un biglietto per marte 49

L’ecoquartiere di Renzo Piano

Città sorgente aliquam id

una nazione esempio aliquam

Elon Musk & SpaceXaliquam



Eco answers

eco2 L’orologio che funziona come una pianta.

P

rogettato da James Kershaw & Chad Garn, l’orologio eCO2 progettato da James Kershaw & Chad Garn, permette ad ogni individuo, per quanto possibile, di dare il proprio contributo all’ambiente. L’orologio utilizza il “Carbon Dioxide Scrubber”, sistema studiato da David Keith e la sua squadra, il quale cattura anidride carbonica direttamente dall’aria rendendola più pulita. Il sistema non è del tutto privo di difetti, infatti questa tecnologia di riduzione della diffusione di emissioni ha riscontrato dello scetticismo, ma qui si cerca di affrontare il problema generale delle emissioni di anidride carbonica in modo che ogni individuo faccia la sua parte per l’ambiente, cercando di cancellare l’impronta di carbonio dell’individuo.

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Il problema qui non è se il concetto proposto da James Kershaw & Chad Garn sia realistico o meno, ma si vuol vedere tutto ciò che ci permette di fare per renderci dei cittadini responsabili nei con-fronti del nostro pianeta. Con il design di un orologio da polso sportivo, oltre che avere le stesse fun-zioni di un normale orologio, usa l’energia cinetica come fonte di energia pulita. Questo dispositivo mantiene l’aria costantemente pulita attraverso aperture di aspirazione che rac-colgono diossido di carbonio espellendo nuova aria pulita attraverso fori di ventilazione. Un passo nella direzione giusta per l’individuo, l’orologio ha il potenziale per avere un forte impatto nella socie-tà se indossato da più individui. Nella discussione su come eliminare il livello di diossido di carbonio


dall’atmosfera, questo orologio cerca di dare una soluzione attuabile da ciascun individuo. Sappia-mo di dover ridurre il livello di CO2 nell’atmosfera al livello accettabile di 350 ppm per sostenere la vita come la conosciamo. I suoi progettisti dichiarano: “quest’orologio permetterebbe agli individui di tenere traccia del loro im-patto personale sulla pulizia dell’ambiente. Come orologio che si pone come obiettivo la riduzione emissioni di anidride carbonica, attraverso un utilizzo di massa, l’orologio eCO2 vorrebbe ridurne grandi quantità”.

Questo dispositivo mantiene l’aria costantemente pulita attraverso aperture di aspirazione che rac-colgono diossido di carbonio espellendo nuova aria pulita attraverso fori di ventilazione. Un passo nella direzione giusta per l’individuo,

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what you s ee is photorealistic s urface Obit, voluptam, aliquas dolor as aceperi aerspel ipid quunt ped moluptatur a autatustis sa dolecta solupid qui blandus quis ea samus im ipsandi qui aut eumet que non cus, in nullestiunt, ad qui cus dolori volenti nctusci psaecatecate niendi asperit, id mi, opta alit.

S

unparter Technologies, compagnia francese fondata nel 2008, ha creato una pellicola fotovoltaica trasparente chiamata Wysips. Attualmente sono in commercio quattro diversi tipi di prodotto che rientrano in diversi target di mercato: Wysips Crystal per l’inserimento della pellicola all’interno di prodotti quali smartphones, smartwatches, tablets ed e-readers; Wysips glass per l’utilizzo di finestre dove è richiesta una maggiore potenza generativa e una minore trasparenza; Wysips Cameleon per insegne e pannelli; infine Wysips Graphics per accessori mobili come cover, cinturini e lenti da occhiale. La tecnologia Wysips è basata sul principio di immagine lenticolare che

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utilizza lenti matrice per visualizzare uno dei molti livelli immagine che dipendono da una visione angolare. Invece di creare una scena 3D cambiando punto di vista, Wysips usa questo effetto ottico per nascondere le cellule fotovoltaiche all’osservatore. Wysips può lavorare con ogni tipo di cellula fotovoltaica quali organica o Arsenide Gallium (GaAs), la compagnia sta al momento utilizzando delle sottili pellicole amorfe composte da cellule di silicone che hanno un’efficienza compresa tra 8-10%. Grazie alla trasparenza compresa tra 82-90% della pellicola fotovoltaica e delle micro lenti matrice Wysips Crystal può generare 2.5mW per cm (90% = 1 SUN - illuminazione STC). La compagnia punta ad incrementare


Kyocera

Il brand di smartphone che utilizza il sistema Wysips Crystal display. Proposto al Mobile World Congress 2016, insieme alla partnership con Sunpartner Technologies rappresenta una soluzione ecologica di telefono che apparirà sul mercato l’anno prossimo

questo risultato a 4mW entro la fine dell’anno. Con questi valori, uno schermo di 5,5 pollici (dell’iPhone 6 Plus, per intenderci), potrebbe generare 207mW di energia che possono allungare la durata di una batteria di circa il 15% (per 8 ore di esposizione), tuttavia non può sostituire i tradizionali metodi di ricarica: impiegherebbe circa due giorni per ricaricare interamente la batteria. Wysips Crystal è inserito tra il display e il touchscreen, per fare in modo che non influisca sulla sensibilità di quest’ultimo.

one solare per lo schermo o di utilizzare la luce infrarossi per determinare la qualità dell’aria. Tecnologie solari trasparenti come Wysips hanno chiaramente un sacco di potenziale per il futuro dei cellulari o tablets. Non ci libererà dalle prese a muro ma sicuramente potrà contribuire a prolungare la durata della batteria, la ricezione dei dati e di percepire le condizioni ambientali direttamente attraverso lo schermo.

La pellicola ha uno spessore di 0,5mm ed è stato incorporato in una versione prototipo del telefono Kyocera Torque (modello originale disponibile in U.S.A. e in Giappone). Esiste anche una versione flessibile (0,1mm) in fase di sviluppo. Oltre a fornire energia la versione Wysips Connect è in grado di ricevere dati via Li-Fi, simile al Wi-Fi, che trasmette dati utilizzando la luce al posto delle onde radio. Con Li-Fi le luci a LED si accendono e spengono nel giro di nanosecondi, molto più velocemente di quanto l’occhio umano sia in grado di percepire creando di fatto un segnale digitale che non interferirà con l’elettronica sensibile. Le celle fotovoltaiche di Wysips Connect agiscono come ricevitori passivi, raccogliendo dati dalla luce. Una dimostrazione è stata presentata da Sunpartner Technologies al MWC 2016. Con condizioni di illuminazione adeguate sono possibili velocità di trasmissione dati di 1-3Mb/sec. Le versioni future agiranno come un sensore di luce UV avvertendoti di utilizzare una protezi-

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ocean plastic The threat into a thread. #ADIDAS PARLEY

l’oceano ai tuoi piedi Adidas e Parley si sono uniti per scarpe tecniche da prestazioni elevate utilizzando rifiuti plastici.

I

l marchio sportivo Adidas ha creato un concetto di trainer con la parte superiore della suola fabbricata utilizzando rifiuti di plastica provenienti dagli oceani e una suola stampata in 3D creata da reti da pesca riciclate. Grazie all’unione di due delle recenti tecnologie del marchio, la suola stampata in 3D della scarpa Ocean Plastic è stata presentata a Parigi nel 2016.Il progetto fa parte della collaborazione tra i brand Adidas e Parley, un’iniziativa che incoraggia metodi creativi per riutilizzare i rifiuti oceanici e aumentare la consapevolezza di questo problema in forte crescita.

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“Insieme a Parley abbiamo iniziato a prendere consapevolezza e creato nuovi materiali sostenibili e innovativi per gli atleti” dice Eric Liedtke, membro del comitato esecutivo della compagnia Adidas. “La suola stampata in 3D della scarpa Ocean Plastic è la prova di come si possa creare nuovi standard nel settore”. ha detto Liedtke. La parte superiore della scarpa è stata tessuta con fibre prodotte dai rifiuti riciclati come possiamo vedere nell’immagine proposta. La suola ammortizza il piede ed è coperta inferiormente da un unico


from trash to trainers

La suola tecnica del modello, creata tramite la stampa 3D.

strato sottile realizzato con plastica fusa da vecchie reti da pesca. Esso si basa sulla tecnologia Futurecraft del brand, che permette alla scarpa di adattarsi perfettamente al piede. Ha dimostrato di essere uno dei materiali più innovativi di quest’anno ed è stato usato per creare di tutto, da oggetti artigianali fino ad indumenti di jeans. “Il 2016 è il nostro anno, l’anno degli Oceani”, ha detto Cyrill Gutsch, fondatore di Parley. “Proteggere la vita subacquea è al quattordicesimo posto tra gli obiettivi di sviluppo delle Nazioni Unite.”

Il progetto è stato lanciato in concomitanza con la conferenza sui cambiamenti climatici COP21 a Parigi. “Leader mondiali che creano un accordo su questo argomento è meraviglioso, ma non dovremmo aver bisogno che qualcuno ci dica di fare la cosa giusta”, ha detto Liedtke. “L’industria non può permettersi di aspettare ancora per progetti più esaustivi.”



tesla diventa

open source

All our patents are belong to you

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ai più brevetti registrati, in nome di un “avanzamento della tecnologia dei veicoli elettrici”. L’ha dichiarato l’amministratore delegato di Tesla, il visionario magnate Elon Musk, diffondendo sulla Rete un meme. Come ha ribadito nel post pubblicato sul blog di Tesla intitolato “All Our Patent Are Belong To You”, Musk ha deciso di rendere open source la tecnologia Tesla, per evitare che “le mine della proprietà intellettuale” impediscano ad altri competitor di sviluppare modelli di automobili elettrici. Un sacrificio per il bene comune? In realtà, la questione è un po’ più sottile: sarebbe meglio parlare di un open source “selettivo”. Infatti per il momento Tesla si è impegnata a

non muovere causa solo contro le aziende che utilizzano la sua tecnologia “in buona fede”. Ma si tratta di un criterio un po’ vago per capire le reali intenzioni della compagnia californiana. In ogni caso, Musk sembra dare poco conto all’istituzione del brevetto, considerandolo una “relativa debolezza delle aziende”, incapaci di innovarsi: “La gente sopravvaluta il ruolo dei brevetti come fattori di competizione”, ha affermato: “Io non li vedo come un qualcosa di così fondamentale. Danno solo un po’ di aiuto in più”. La speranza dell’amministratore delegato di Tesla pare quindi quella di incentivare, soprattutto nel lungo periodo, la produzione e il mercato delle auto elettriche, con l’ambizione di rimanere i leader indiscussi del settore.

“condividiamo i nostri segreti” 14



redefines green


tesla motors la mobilità sostenibile senza compromessi

Gli amanti delle quattro ruote non rinunciano a nulla: rispettare l, ambiente e garantire alte prestazioni è possibile con un , unica automobile.

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L

e auto alimentate ad energia elettrica sono il futuro del pianeta, ma se il futuro può essere anticipato tanto meglio. Questo tipo di vetture potrebbe rappresentare una svolta verso la mobilità sostenibile, così Tesla Motors cerca di coniugare design e tecnologia in un prodotto frutto di un incessante flusso di idee innovative. La transizione verso mezzi di trasporto che rispettino l’ambiente è un tema che oggi suscita molta attenzione. Esso può essere incluso in ciò che viene definita crescita sostenibile, alla quale contribuiscono non solo le misure ecologiche adottate a livello nazionale e internazionale, ma anche le soluzioni rappresentate dall’offerta di prodotti innovativi da parte di privati.v È proprio così che nasce l’idea di “auto senza compromessi” frutto dell’inventiva di un gruppo di ingegneri della Silicon Valley, i quali fondano


la casa automobilistica Tesla Motors. Con il loro progetto di business, essi vogliono dimostrare da subito che un’auto elettrica con zero emissioni non implica la rinuncia ad un’istantanea coppia motrice o un’incredibile potenza del motore. Ciò significa che le alte prestazioni che gli amanti dei motori prediligono in un’auto non vengono sacrificate in virtù del rispetto per l’ambiente. In particolare, per il brand vuol dire essere in grado di catturare una fascia di clienti molto importante nel settore dell’automotile e quindi essere competitivo sul mercato. Tesla Motors nasce esattamente nel giugno 2003 come iniziativa di Martin Eberhard e Marc Tarpenning ai quali si aggiunge ben presto Elon Musk, personaggio fondamentale per la società nonché attuale presidente e CEO. Egli ha sempre avuto una particolare passi-

one per le macchine da corsa e l’idea di riuscire ad accostare il suo nome a quello di pilastri del settore come Lamborghini o Ferrari lo ha incoraggiato ad accettare la sfida di Tesla. Fin dall’inizio, infatti, il progetto di Tesla Motors rappresenta per Elon Musk l’ennesima sfida da affrontare e vincere. Aver rivoluzionato l’universo dei pagamenti online con PayPal ed essersi attivato nel campo dei trasporti spaziali e veicoli orbitali con SpaceX non ha evidentemente soddisfatto la sete d’innovazione di Musk. Con Tesla, infatti, arriva il momento di dare il suo contributo alla produzione di mezzi elettrici, ossia alimentati esclusivamente ad energia elettrica attraverso batterie formate da migliaia di celle agli ioni di litio e utilizzate per accumulare energia. Non si ricorre all’utilizzo di carburante.

Nel luglio 2006 l’azienda automobilistica annuncia la Tesla Roadster, la prima auto elettrica con un’autonomia media di 390 chilometri per una singola carica, capace di accelerare da 0 a 100 km/h in meno di 4 secondi e con la possibilità di raggiungere una velocità massima di 200km/h. Prestazioni di tutto rispetto per questo primo modello che, durante la sua permanenza sul mercato tra il 2008 e il 2012, ha totalizzato una vendita di oltre 2.000 modelli in 31 paesi. Un risultato davvero di successo.

about elon musk Nato a Pretoria il 28 giugno 1971 e laureato in economia e in fisica, è noto non solo per la sua abilità imprenditoriale, ma anche per alcune stravaganze che ne fanno la perfetta sintesi tra genio ed eccentricità. CEO della Tesla, tra le molte attività non bisogna dimenticare il ruolo di presidente in SolarCity, fornitore di energia elettrica prodotta mediante impianti fotovoltaici. Inoltre, all’inizio degli anni 2000

ha cofondato PayPal, realtà che fino ad oggi ha contribuito ad evolvere il modo di pagare gli acquisti online, grazie anche all’acquisizione da parte di eBay. Tutto questo senza dimenticare l’avveniristico progetto Hyperloop, che un giorno potrebbe consentire viaggi a quasi 1.000 Km/h all’interno di binari chiusi in cui viene ricreato il vuoto. Ha contribuito ad accelerare la diffusione delle auto elettriche e

uno dei suoi progetti è finalizzato a sostituire il veicolo spaziale russo Soyuz utilizzato dalla NASA con un sistema “100% made in USA”. Di recente ha anche presentato Powerwall, una batteria per smart home in grado di accumulare energia elettrica negli orari e dalle fonti più convenienti.

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N

el 2008 viene presentata al grande pubblico la Model S, la berlina superlusso, inizialmente nota come Whitestar, che è stata una delle auto elettriche più vendute al mondo a partire dalla sua entrata in commercio nel 2012. A metà dello stesso anno, un nuovo modello di veicolo all’avanguardia viene presentato. Si tratta della Tesla Model X, ovvero l’auto in vendita da settembre di quest’anno che combina lo spazio e la funzionalità di un SUV con la straordinaria performance di una Tesla. A quasi dieci anni dall’annuncio della prima automobile, Tesla Motors confessa la volontà di espandere la sua produzione indirizzandola verso le esigenze del grande pubblico. La sfida di Tesla Motors diventa perciò più articolata. L’obiettivo

non è più solamente quello di riuscire ad accostare il nome del brand a quello di pilastri come Ferrari o Lamborghini, ma di insidiare anche il mercato attualmente dominato da brand tedeschi come Audi A4, BMW Serie 3 e Mercedes Classe C. Questa nuova sfida verrà affrontata con il lancio della Model III, la nuova berlina di medie dimensioni che verrà presentata a marzo 2016. Viaggiare con un’auto alimentata a energia elettrica implica la necessità di avere a disposizione delle postazioni che consentono di ricaricare le batterie del veicolo quando necessario. Per garantire ai possessori di un’auto Tesla questa possibilità, la casa automobilistica ha installato i cosiddetti Supercharger, particolarmente numerosi negli Stati Uniti e in

giga factory È l’enorme fabbrica di batterie di Tesla: Elon Musk dice che se ne costruissimo 100, avremmo risolto il problema dell’energia sostenibile.

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via di diffusione in Europa. I Tesla Supercharger sono dei punti di ricarica gratuiti che permettono di ricaricare le batterie dell’auto fino all’80% in 30 minuti e il loro numero complessivo ammonta a circa 2.000 installati nel mondo. Per quanto riguarda il mercato automobilistico italiano, il discreto interesse di una parte di consumatori verso la mobilità sostenibile lascia sperare in una possibile rivoluzione del mondo delle quattro ruote. Tuttavia, attualmente in Italia i veicoli Tesla non sono diffusi come in altri paesi d’Europa, primo tra tutti la Norvegia. Nonostante ciò, il nostro Paese vanta il più grande Supercharger Tesla d’Europa. Esso si trova ad Aosta ed è stato aperto nel maggio 2015 con 14 postazioni di ricarcia, gli altri sono situati ad Arezzo, Modena, Melegnano, Brennero, Verona, Dorno e Savona. Dagli Stati Uniti all’Europa, la diffusione dei veicoli di Tesla Motors è in crescita nonostante essi rappresentino ancora un prodotto di nicchia. Queste creazioni, frutto delle idee di Musk che sembrano non avere mai fine, sembrerebbero non volersi limitare al campo delle automobili nel prossimo futuro. Infatti, l’ultimissima novità si chiama Hyperloop ed è un treno ad alta velocità. Il concept è stato sviluppato molto recentemente e si stanno ancora cercando i finanziamenti per avanzare con il progetto, ma ci sono le carte in regola perché diventi l’ennesima sfida vinta. All’interno del mondo di Tesla Motors, design e tecnologia coesistono nella produzione di veicoli all’avanguardia. Grazie all’adozione di una politica open source da parte dell’azienda, tutti i brevetti depositati a nome di Tesla Motors possono essere utilizzati da chiunque, compresa la concorrenza.

L obiettivo è sempre quello di favorire il flusso di nuove idee in modo tale da apportare quanta più innovazione possibile ai concept del futuro.

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solar roof Le tegole fotovoltaiche hanno la firma di Tesla. volest, sitaerovid quo blautecte nobit, comnimos sa venimentet

In tanti le avevano pensate, ma Elon Musk le ha realizzate. Parliamo di Solar Roof, le tegole che celano i pannelli fotovoltaici. Nel presentarle il ceo di Tesla ha mostrato prima di tutto il loro segreto principale. Grazie a un rivestimento simile a quello delle pellicole protettive salva privacy per display, le tegole variano il proprio aspetto a seconda del punto di vista. Il rivestimento è stato realizzato da 3M, la madre delle coperture antispioni, e se dalla strada sembrano tegole comuni, da sopra si mostrano trasparenti e lasciano intravedere il pannello presente al loro interno. L’idea è quindi di spingere il fotovoltaico anche sotto il punto di vista estetico: con le tegole smart cambiano aspetto, scomparendo. Saranno disponibili in quattro versioni che emulano perfettamente le loro compagne tradizionali, anche quelle in terracotta. Per dimostrarlo Tesla ha applicato le prime tegole su alcune case di Wisteria Lane, il vecchio set della serie Tv Des-

Quias restiae volecatem. Et officius moluptatus. Simet everis eaque plibus. Vid enimoluptas nonsequo quo volest, sitaerovid quo blautecte nobit, comnimos sa venimentet Os ut faceped

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perate Housewives, e nessuno si è accorto della differenza. Sotto il profilo estetico quindi Musk è riuscito a rendere i pannelli “sexy come le auto elettriche”, come dice lui, e assicura anche una lunga durata. Le sue tegole in vetro infatti sarebbero più resistenti di quelle tradizionali. Ancora non si parla di prezzo ma chiaramente le tegole sono pensate per funzionare in abbinamento alla nuova batteria casalinga di Tesla, la Powerwall, che nella versione 2016 non è solo più piatta e gradevole alla vista ma offre 14kWh di capienza e 7kWh di picco, abbastanza per alimentare una casa di grandi dimensioni per un giorno.


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zeb pilot house zeb pilot house è un progetto prototipo di una casa per famiglia fuori dal comune. La struttura ottimizza le qualità architettoniche e soluzioni tecnologiche. la casa è in grado di fornire energia che esige una normale casa di famiglia, oltre a generare eccedenze di energia sufficiente per alimentare l auto elettrica per tutto l anno.

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a casa è il risultato di una collaborazione tra l’architettura e il design studio Snøhetta, il più grande ente di ricerca indipendente della Scandinavia SINTEF, Zero Emission Building (SIF) socio Brødrene Dahl, e Optimera. Per ottenere la classificazione ZEB-OM (zero-energy building) il progetto deve necessariamente dimostrare un livello minimo di compensazione della CO2 pari al 100%. La produzione di energia rinnovabile tramite pannelli fotovoltaici e solari-termici integrati nell’involucro edilizio consente la compensazione delle emissioni di carbonio generate dalla combustione di combustibili fossili nelle centrali elettriche. In questo modo si riducono anche le emissioni di altri gas a effetto serra. La diminuzione delle emissioni di carbonio attrraverso la scelta di adeguati materiali da costruzione rappresenta una nuova direzione nel processo verso un’edilizia sostenibile.

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La casa, circondata da un giardino, è orientata verso sud-est e la superficie spiovente del tetto è rivestita con pannelli solari e collettori. Questi elementi, insieme all’energia geotermica recuperata dal terreno, soddisfano il fabbisogno energetico della casa e generano un surplus sufficiente per alimentare un’auto elettrica per tutto l’anno. Perchè questo diventi una realtà diffusa, architettura e tecnologia devono unirsi e garantire l’ottimizzazione di comfort e consumo energetico. Luce del giorno, vista, contatto con il paesaggio e lo spazio esterno si riconciliano con la necessità di pareti e finestre sigillate. Riscaldamento e raffredscamento sono risolti passivamente attraverso il posizionamento di superfici vetrate, l’orientamento, la geometria e il volume della casa, e la scelta di materiali con buone caratteristiche termiche. I materiali utilizzati per le superfici interne sono


stati scelti sulla base della loro capacità di contribuire al buon clima interno, alla qualità dell’aria e anche per le loro proprietà estetiche. Una zona giorno esterna, con camino, consente di mangiare all’aperto dalla primavera all’autunno inoltrato portando in una delle case più tecnologicamente avanzate la sensazione di vivere in una casetta di legno, grazie a una stanza con le pareti di mattoni e legna da ardere. Dal giardino i visitatori possono camminare intorno all’edificio e scoprirne le peculiarità. Il giardino ha una piscina e una doccia che utilizzano il surplus di calore generato dall’energia solare, una sauna riscaldata a legna e locali di deposito che servono anche come schermatura dai vicini. Un piccolo spazio per la colazione sul lato orientale, al confine con il terreno agricolo adiacente, è stato pavimentato con blocchi di legno riciclati.

delle fonti di energia locali, dei materiali e delle tecniche costruttive, e delle altre risorse a disposizione, come l’orientamento, in modo da facilitare l’utilizzo ottimale delle risorse energetiche. Il progetto pone l’accento sul mantenimento delle qualità domestiche attraverso parametri non quantificabili: il comfort emotivo e il senso di benessere hanno governato il processo di progettazione nella stessa misura del risparmio energetico. Il giardino accoglie una varietà di spazi di cui si può godere tutto l’anno, alberi da frutto e orti per ospitare una produzione alimentare su piccola scala. Con la ZEB Pilot House, siamo ben oltre la casa passiva: questo avveniristico prototipo dello studio architettonico Snøhetta è in grado di produrre tre volte l’energia necessaria al suo sostentamento.

Ambizioni ambientali elevate creano nuovi parametri nel processo di progettazione: si utilizzano nuovi strumenti, le discipline accademiche lavorano insieme, e i requisiti per la certificazione diventano più alti. In particolare, l’elevata attenzione alla scelta dei materiali nelle fasi iniziali genera processi di progettazione innovativi a livello multidisciplinare. Un progetto ambientale così ambizioso è guidato dalla conoscenza delle nuove tecnologie,

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“l’accarezzacieli” la nuova sede di intesa sanpaolo, eletta building of the year 2016.

I

l grattacielo Intesa Sanpaolo, progettato da Renzo Piano Building Workshop, è vincitore del premio ArchDaily Building Of the Year 2016 per la categoria uffici. L’importante riconoscimento è stato assegnato in seguito ad una votazione tra gli oltre 3 mila progetti presentati da ArchDaily, il sito web di Architettura più visitato al mondo, a cui hanno partecipato 55.000 utenti. Il grattacielo, vincitore del premio, nasce a Torino in prossimità del centro storico, all’incrocio tra Corso Inghilterra e Corso Vittorio Emanuele. La realizzazione è parte di una convenzione siglata tra la Città di Torino e Intesa Sanpaolo che compren-

de anche la riqualificazione dell’adiacente Giardino Nicola Grosa, e di un parcheggio interrato di 8.800 mq in via Nino Bixio. L’opera, che ha richiesto un investimento complessivo di circa mezzo miliardo di euro, è stata interamente finanziata dal gruppo bancario per ospitare gli uffici centrali e dirigenziali. L’inaugurazione è avvenuta nell’aprile 2015, a 5 anni dall’inizio dei lavori. Al processo progettuale hanno avuto modo di partecipare gli studenti del Master di II livello in Progettazione e costruzione di edifici di grande altezza, organizzato dal Politecnico di Torino in cooperazione con la banca Intesa Sanpaolo e la Camera di Commercio di Torino.


Il grattacielo di Renzo Piano si sviluppa verticalmente su 44 livelli, di cui 38 fuori terra, raggiungendo una altezza di 166 metri, due in meno rispetto alla Mole Antonelliana. Gli elementi strutturali sono costituiti da un nucleo, che contiene i vani per i diciassette ascensori e le scale, e uno scheletro portante, disposto secondo pianta di 7000 mq, che sostiene l’involucro esterno in alluminio e vetro.

la struttura del grattacielo L’edificio ha al proprio interno un mix di spazi di lavoro e per la collettività. La sezione interrata ospita un giardino ipogeo, un asilo nido, un ristorante aziendale, locali impianti e tre livelli destinati a parcheggi per oltre 300 vetture. Alla base dell’Intesa Sanpaolo Office Building si trova un auditorium che, grazie alla platea amovibile, ha capacità di cambiare la propria conformazione trasformandosi all’occorrenza in sala aperta al pubblico per conferenze, concerti ed esposizioni. 27 piani sono occupati dagli uffici, frequentati giornalmente da oltre 2000 dipendenti. Il 31° piano è un laboratorio per l’innovazione e la ricerca. In cima al grattacielo è ubicato il secondo spazio di carattere pubblico, una serra bioclimatica di 15.000 mq suddivisa su 3 livelli: il tetto giardino con ristorante panoramico (35° piano), una sala esposizioni (36° piano) e una caffetteria con galleria (37° piano). Percorrendo il ballatoio, che si sviluppa lungo il perimetro sui tre piani, è possibile godere di viste panoramiche su tutta la città ed osservare gli arbusti e le piantagioni presenti, tra cui eucalipti, acacie, lavande, che contribuiscono al mantenimento del clima temperato all’interno dell’ambiente.

criteri di sostenibilità Durante la progettazione sono state studiate le più sofisticate strategie energetiche per lo sfruttamento ottimale delle risorse naturali, secondo i principi di sostenibilità promossi dal GBC (Green Building Council). Il grattacielo Intesa Sanpaolo ha ottenuto la certificazione LEED Platinum con il totale di 83 punti, uno score fra i più elevati al mondo per gli edifici di grande altezza. La certificazione è ottenuta in seguito alla valutazione e ai punteggi assegnati in base alle caratteristiche del sito di costruzione, alle scelte progettuali e tecnologiche, alla qualità degli ambienti interni e alla gestione dei materiali.

sostenibilità del sito L’edificio sorge all’interno di un’urbanizzazione già sviluppata. La presenza di un elevato numero di servizi a disposizione dell’utenza non rende necessario la costruzione di ulteriori strutture con una conseguente riduzione dell’impatto del progetto sul territorio. I servizi di base sono compresi entro una distanza percorribile a piedi oppure mediante mezzo di trasporto alternativo. È stata predisposta, infatti, l’installazione di stazioni per il bike sharing e il car sharing. L’accessibilità dell’area è inoltre ampiamente servita dalla rete di trasporto pubblico.


energia e atmosfera Il funzionamento della struttura tecnologica è controllato da sonde collegate al BMS (Building Management System), un sistema di gestione avanzato che permette di modulare il comportamento dell’edificio in relazione alle variazioni climatiche. Le superfici a est e ovest sono rivestite da un involucro trasparente “a doppia pelle”. In inverno, i raggi solari attraversano il primo strato di vetro e alluminio e riscaldano per effetto serra l’aria presente nell’intercapedine contribuendo alla mitigazione del clima. In estate, la regolazione meccanica delle aperture e dei sistemi frangisole permette il rilascio del calore accumulatosi nelle ore diurne impedendo il verificarsi di fenomeni di surriscaldamento. Durante la sera, l’aria fresca è incanalata dentro l’intercapedine dei solai a doppio strato di calcestruzzo e rilasciata da pannelli radianti durante la giornata rinfrescando gli spazi di lavoro. La superficie della facciata esposta a sud è interamente rivestita da 1600 mq di celle fotovoltaiche per la produzione di energia elettrica. Sullo stesso lato dell’Intesa Sanpaolo Office Building, il volume per la scala esterna è anche un giardino d’inverno che si sviluppa per tutta l’altezza dell’edificio. L’acqua calda sanitaria è prodotta da un sistema di collettori solari. In copertura, la serra bioclimatica si comporta da “tetto verde”. D’estate impedisce l’accumulo di calore che sarebbe rilasciato all’interno dell’edificio, in inverno riduce il disperdersi dell’energia termica. Il condizionamento è affidato alla tecnologia geotermica ad alto rendimento. L’impianto sfrutta l’acqua di falda e si comporta da pompa di calore in regime invernale e da macchina frigorifera nella stagione estiva.

Gestione delle acque L’acqua piovana viene incanalata in apposite vasche di accumulo e, per mezzo di sensori e centraline di controllo, utilizzata per i servizi igienici e a scopo irriguo. Queste strategie permettono un risparmio idrico sino al 48%.

Gestione dei materiali Gran parte dei materiali da costruzione utilizzati per il grattacialo contiene una componente di riciclato oppure è prodotta a poca distanza dall’area di cantiere, consentendo un notevole risparmio sui costi di trasporto. Il legno utilizzato è certificato FSC, ossia prodotto da foreste gestite secondo principi di sostenibilità e rispetto delle risorse naturali. L’accumulo di calore e i conseguenti fenomeni di surriscaldamento sono ridotti grazie alla scelta di colorazioni chiare per le superfici esterne. L’edifici progettato dal Renzo Piano Building Workshop, illuminato dal sole, diventa così brillante “come un pezzo di ghiaccio”, inserendosi perfettamente nel contesto panoramico delle montagne innevate sullo sfondo della città.

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QUALITÀ DEGLI SPAZI INTERNI La progettazione del grattacielo è stata particolarmente incentrata sul benessere degli spazi di lavoro. Gli uffici, alti 3,20 m, sono stati studiati con le finalità di favorire lo sfruttamento degli apporti solari gratuiti e di ridurre i fenomeni di abbagliamento mediante la modulazione dell’irraggiamento con i sistemi frangisole meccanizzati. Il valore di illuminamento corretto è garantito dalla presenza di sensori e da lampade a luce dimmerizzata che ottimizza il rendimento dei corpi illuminanti in funzione della radiazione solare in ingresso. L’impianto d’illuminazione, inoltre, è prevalentemente dotato di corpi illuminanti LED a basso consumo energetico.Gli interni sono rivestiti da materiali basso emissivi che rilasciano limitate quantità di sostanze organiche volatili. Per prevenire la presenza di inquinanti, dovuta ai processi di costruzione, prima dell’entrata in funzione degli uffici è stato eseguito un flush-out, ossia una depurazione mediante “lavaggio” degli ambienti con grandi volumi d’aria. La salubrità in fase di esercizio è garantita da portate d’aria superiori agli standard e da sensori che monitorano la concentrazione di CO2. I pannelli radianti, utilizzati per la climatizzazione, hanno anche la funzione di ridurre i rumori generati dalla ventilazione meccanica garantendo un ottimo livello di comfort acustico. L’efficacia delle strategie energetiche adottate è stata valutata in regime dinamico mediante l’utilizzo di software avanzati. Il risultato di queste simulazioni è un edificio che risparmia il 45% di energia rispetto a una costruzione standard. Dopo il progetto Number 6 nella categoria restauro, la Città di Torino con il Grattacielo Intesa Sanpaolo di Renzo Piano vede per la seconda volta consecutiva un suo edificio vincere il premio Building of the Year, affermandosi a livello internazionale come portavoce dell’architettura italiana sostenibile e di qualità.



RENZO PIANO E LA SUA IDEA DI SOSTENIBILITÀ Renzo Piano (Genova, 14 Settembre 1937) è uno degli architetti italiani che ha saputo dare vita ad una produzione architettonica di grandissimo valore per il mondo contemporaneo Ma cosa intende per “sostenibilità”? E’ lui stesso a fornirci la risposta: “La sostenibilità consiste nel costruire pensando al futuro, non solo tenendo conto della resistenza fisica di un edificio, ma pensando anche alla sua resistenza stilistica, negli usi del futuro e nella resistenza del pianeta stesso e delle sue risorse energetiche” (Renzo Piano, Giornale di bordo, Passigli, Firenze 1997). Costituisce, quindi, una componente essenziale ed imprescindibile del progetto, con il quale nasce e si sviluppa in maniera “simbiotica”. E se le architetture di Piano stupiscono ogni volta per le soluzioni sempre innovative che propongono, ciò è dovuto anche, e in larga misura, all’applicazione di queste tecniche e tecnologie sostenibili costantemente all’avanguardia.

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Le Albere di Trento L eco quartiere progettato da Renzo Piano ,

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l quartiere “Le Albere”, progettato dall’architetto Renzo Piano, sorge nell’area dell’ex fabbrica Michelin di Trento. Completato dopo 5 anni di lavoro, il nuovo eco quartiere è stato inaugurato Lunedì 8 Luglio 2013. Il progetto ha ricevuto la Certificazione CasaClima, che proprio in questi giorni ha consegnato le prime targhe energetiche, che verranno affisse agli edifici. A caratterizzare il complesso di 18 palazzine, circondate da un parco verde, risparmio energetico e gestione sostenibile. Il quartiere è composto da circa 350 unità abitative, ma anche da uffici, centro congressi e zone commerciali. L’intervento ha interessato una superficie totale di 116mila metri quadrati, dei quali 75mila tornano di proprietà pubblica. Tra questi anche il MUSE, il nuovo museo delle scienze, inaugurato il 28 Luglio 2013.

Il complesso è caratterizzato inoltre dalla presenza di un grande parco di circa 5 ettari di superficie, che funge da nuovo polmone verde per la città. Non manca comunque una quota di verde personale: ogni appartamento delle 18 palazzine possiede infatti un piccolo giardino o un loggiato. Sotto il livello delle abitazioni è stato realizzato un grande parcheggio sotterraneo che può ospitare circa 2000 automobili, che quindi non sono visibili all’interno del quartiere. Entro il 2014, infine, nascerà nella zona, che è ubicata a Sud del quartiere il complesso edilizio che ospiterà un centro polifunzionale con sala congressi e auditorium.

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Le tecnologie utilizzate Le 18 palazzine che caratterizzano questo intervento sono state realizzate prevalentemente in legno, con ingenti spessori di isolamento termico al fine di garantire l’efficienza energetica passiva dell’involucro. Un involucro ben isolato infatti permette di non disperdere l’energia che viene fornita nella stagione invernale all’edificio. Completano il tutto i vetri basso emissivi e le scelte compositive volte a favorire la ventilazione naturale degli ambienti. Pannelli solari fotovoltaici sono stati installati su ogni copertura e 8 sonde geotermiche garantiscono il funzionamento delle pompe di calore per il riscaldamento invernale e l’eventuale raffrescamento estivo. Grazie ad un sistema di raccolta delle acque piovane è stato possibile ridurre anche i consumi idrici del quartiere.

la parola di renzo piano “Tutto il progetto è concepito e realizzato per

risparmiare energia ed essere ragionevoli e sostenibili sul piano della gestione – dice l’architetto Piano descrivendo il proprio progetto – perché l’ispirazione di base su cui si apre questo nuovo secolo per un architetto è capire che la fragilità della terra non va soltanto difesa facendo economia ma anche andando a cercare quali sono le espressioni architettoniche migliori. Usare il legno è già di per sé un’attività intelligente, non solo perché siamo a Trento, ma perché è un materiale nobile, antico, è un materiale che viene dalle foreste, e le foreste si rinnovano, per cui di fatto è energia rinnovabile oltre che perfettamente riciclabile ”. Inoltre, riferendosi al contesto in cui il progetto ha preso forma, sostiene: “Le Albere è un classico esempio di trasformazione dei brownfields, i terreni industriali dismessi, in greenfields, un terreno cementato che diventa in gran parte verde – ha aggiunto Piano al Trentino – l’opposto di quello che si è fatto per tanti anni nelle città”.

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masdar city

CITTÀ SORGENTE



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asdar city

Masdar City rappresenta il primo esempio di città eco-sostenibile mai realizzato; sorge nei pressi di Abu Dhabi, in un'area di circa 6 kmq progettata per essere dipendente dallo sfruttamento di energia esclusivamente rinnovabile.

L

’iniziativa è guidata dalla Abu Dhabi Future Energy Company (nota anche come Masdar), colosso emiratino che dal 2006 investe la maggior parte del suo capitale nello sviluppo di tecnologie ed energie rinnovabili. Per la sola realizzazione di Masdar City, dal 2008 ad oggi la compagnia ha investito 22 miliardi di dollari; la conclusione dei lavori di costruzione della città è prevista per il 2025. L’energia rinnovabile maggiormente sfruttata dalla città – che si trova in un’area interamente circondata dal deserto – è quella solare; si calcola che essa sopperirà a circa l’80% della corrente elettrica necessaria per il funzionamento delle sue abitazioni. Oltre che da pannelli solari posti sui tetti di quasi tutti gli edifici, l’energia solare viene raccolta da una centrale fotovoltaica di 21 ettari installata poco fuori dal perimetro della città. Al centro della città, inoltre, sorgono dei pannelli posti alle es-

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tremità di costruzioni ombrelliformi che dopo il tramonto si chiudono su sé stesse, illuminandosi. L’energia solare viene impiegata anche per alimentare il funzionamento degli impianti di depurazione e desalinizzazione dell’acqua delle falde sotterranee, la potabilizzazione dell’acqua piovana e il riciclo di buona parte dell’acqua utilizzata dai residenti di Masdar City. Particolarmente innovativo è il sistema di refrigerazione, che date le elevate temperature di norma raggiunte nella Penisola araba rappresentava una delle principali sfide della progettazione di Masdar City. Esso dipende principalmente da una torre di ventilazione (progettata dal New York Design Studio Atelier) composto di 1200 pali in fibra di carbonio di 50 metri, che veicola le correnti d’aria fresca provenienti dall’alto all’interno delle strade di Masdar City; l’orientamento della città secondo gli assi nordest e sud-ovest ne permette lo sfruttamento


ottimale. Tali misure hanno portato le temperature del centro ad essere più basse di circa 20°C rispetto alle adiacenti aree desertiche. La città, inoltre, è circondata da una piccola muratura che impedisce l’accesso di automobili e altri mezzi di trasporto; gli spostamenti interni sono agevolati da un sistema di capsule automatizzate e prive di autista (già funzionanti) che si muovono su magneti posizionati a intervalli regolari e che possono effettuare una fermata ogni 200 metri (c.d. Personal Rapid Transit).

difficoltà di realizzazione Inizialmente progettata per essere operativa nel 2015, la realizzazione della città sorgente è stata posticipata dapprima al 2020 e poi al 2025. Degli oltre 10.000 residenti e 50.000 pendolari giornalieri previsti per il 2015 sono poche centinaia le persone che a oggi vivono e

lavorano a Masdar City. La maggior parte degli edifici finora ultimati sono dunque vuoti: nel 2015, erano sono attive solo una manciata di attività commerciali (una manciata tra bar e ristoranti, una biblioteca, un’agenzia di viaggi, un supermercato e una banca) e 10 tra multinazionali e compagnie (contro le 1500 inizialmente attese per il 2015). I ritardi nella realizzazione di Masdar City sono legati principalmente a un rallentamento dei lavori di costruzione occorso nel biennio 2010-2012: a causa degli effetti della crisi economica globale che hanno colpito (seppur indirettamente) il sistema produttivo di Abu Dhabi, l’emirato ha infatti investito per l’iniziativa una porzione minore del suo capitale, impedendo il regolare proseguimento dell’edificazione della città. Tali lavori, inoltre, risultano ulteriormente rallentati nei mesi estivi a causa delle alte temperature della penisola araba.

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Il progetto della città sorgente, nonostante il ritardo accumulato nella sua realizzazione, non è comunque da ritenersi accantonato. Considerata l’entità degli investimenti finora dedicati alla sua costruzione, sarebbe infatti impensabile il relativo abbandono da parte della Abu Dhabi Future Energy Company. Ad oggi risulta completamente operativa una delle strutture più importanti dell’iniziativa, quella dell’istituto universitario Masdar Institute of Science and Technology (MIST). L’ateneo, perfettamente operativo dal 2009, è composto da 4 dipartimenti e 4 centri di ricerca esclusivamente incentrati sullo sviluppo del settore ecocompatibile, sostenibile e rinnovabile 10 e le attività di ricerca dei suoi scienziati contribuiscono attivamente allo sviluppo della città sorgente. L’innovatività delle materie previste nei piani di studio dell’ateneo – che nella gestione dei programmi di sviluppo e tecnologia e dei centri di ricerca lavora in stretto

contatto con il Massachusetts Institute of Technology di Boston – attirano ogni anno decine di nuovi studenti, ricercatori e visiting professor (al momento 336), rendendo senza dubbio il MIST il principale punto di forza di Masdar City.

prospettive future La volontà di Abu Dhabi di realizzare una città eco-sostenibile autosufficiente, nonostante gli elevati costi sino a oggi sostenuti, rappresenta una decisione di grande lungimiranza economica: attualmente, circa il 90% degli introiti dell’emirato si poggia infatti sulla vendita di una risorsa naturale – il petrolio – destinata a esaurirsi nel giro di un cinquantennio circa. Egualmente lungimiranti appaiono gli sforzi dedicati all’istituzione del MIST, già oggi il più importante centro di studi e ricerche nell’am-


bito delle rinnovabili e (probabilmente) destinato a diventare l’epicentro mondiale per lo sviluppo di energie e tecnologie alternative. L’iniziativa della città sorgente di Abu Dhabi appare porsi in continuità con il progetto che ha reso il vicino emirato di Dubai un polo di attrazione di investitori stranieri e turisti provenienti da tutto il mondo, consentendone uno sviluppo economico del tutto slegato dalla vendita del petrolio (risorsa quasi inesistente nel sottosuolo dell’emirato). In questo senso, la condotta degli Emirati Arabi Uniti si pone in controtendenza rispetto alla generale carenza dei paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo di investimenti mirati alla diversificazione economica. La maggior parte delle decisioni economiche promosse negli ultimi anni dei paesi del GCC risulta infatti non sostenibile e svincolata da qualsiasi strategia di breve o medio periodo.




SWEDEN TEACHes la raccolta e il reimpiego dei rifiuti funzionano così bene che devono importarne.

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TOCCOLMA - Ormai dall’elaborazione il piano è passato alla fase operativa: la Svezia governata dai socialdemocratici (eredi del mitico Olof Palme) del premier Stefan Loefvén e dai Verdi sarà il primo paese al mondo che lavorerà, produrrà, viaggerà, esporterà, svolgerà insomma qualsiasi attività per cui è necessario consumare energia, senza più usare i carburanti fossili. Nel 2020, insomma tra tre o quattro anni a seconda che ci si arrivi a gennaio o dicembre di quell’anno vicinissimo. Gli investimenti partono, ecco punto per punto il piano operativo del governo:elaborazione il piano è passato alla fase operativa: la Svezia governata dai socialdemocratici (eredi del mitico Olof Palme) del premier Stefan Loefvén e dai Verdi sarà il primo paese al mondo che lavorerà, produrrà, viaggerà, esporterà, svolgerà insomma qualsiasi attività per cui è necessario consumare energia, senza più usare i carburanti fossili. Gli investimenti partono, ecco punto per punto il piano operativo del governo:


4,5 miliardi di corone subito, nei prossimi dodici mesi, per sviluppare le infrastrutture verdi, dai pannelli solari alle pale eoliche fino alla biomassa e alla produzione di energia dall’incenerimento dei rifiuti. 2020, insomma tra tre o quattro anni a seconda che ci si arrivi a gennaio o dicembre di

Già oggi la raccolta e il reimpiego dei rifiuti funzionano così bene che Stoccolma deve importarne per far funzionare gli impianti che li inceneriscono producendo energia. piano operativo del governo:

Ogni anno 50 milioni di corone saranno spese in tecnologie per immagazzinare l’elettricità in eccesso, e un miliardo di corone sarà destinato all’ammodernamento termico degli edifici abitativi o pubblici per ridurne il consumo energetico.

Ogni anno Stoccolma - che già è tra i primi della classe mondiali negli aiuti ai paesi poveri - spenderà 500 milioni di corone per sostenere investimenti per l’infrastruttura e l’energia verdi nei Paesi in via di sviluppo.

Tutti i mezzi pubblici camminano solo con elettricità prodotta da energie r innov abili. Vedi g irare persino diversi taxi Tesla, nonostante l’alto prezzo dell’elettrica di lusso. Gli autobus camminano solo a bioetanolo o a propulsione ibrida. Analogo sistema per l’illuminazione pubblica.

Sono in fase avanzata, gli studi per produrre biocarburanti anche per i motori d’aviazione, quelli degli aerei civili, e quelli dei potentissimi caccia Saab JAS-39 Gripen che come ogni arma made in Sweden è sottoposto a regole di export etico: va venduto solo a democrazie.

Già oggi, i paesi nordici sono all’avanguardia nel mondo per il passaggio in corsa alle energie rinnovabili e bio. La Svezia, con tutta la forza del suo sistema industriale, produce due terzi dell’elettricità con fonti rinnovabili. La Danimarca è arrivata l’estate scorsa, grazie al vento, a produrre con le pale eoliche il 140 per cento del fabbisogno d’elettricità, esportando il resto in Germania, Svezia e persino in Norvegia. Grande produttore di petrolio e gas, anche il regno delle Loro Maestà Harald e Sonia passa sempre più all’energia pulita: vuole abolire ogni veicolo a combustione di carburanti fossili entro il 2025, usa sempre più i suoi fiumi sotterranei installandovi turbine o dighe per produrre elettricità, sovvenziona con un massimo di nove-diecimila euro, esenzione da tassa di circolazione e assicurazione,

e ovunque colonnine di rifornimento con corrente gratis, chiunque acquisti auto elettriche. Infine ma non ultimo, la piccola ma creativa e moderna Islanda ricava quasi il 100 per cento dell’elettricità dalle fonti rinnovabili: vulcani, geyser, cascate, vento. Stoccolma dispone ancora di almeno otto centrali nucleari ma le vuole spegnere in fretta, per liberarsi da ogni rischio di panne o incidente. “Vogliamo che i nostri figli vivano in un ambiente privo di sostanze tossiche, il principio è rimuovere ogni sostanza pericolosa e che chiunque inquini sia multato”, dice il premier Loefvén. E si sa: in Svezia, dalle parole ai fatti il passo è breve. La via verso il punto di non ritorno, Stoccolma adesso l’ha imboccata a passo di corsa.

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Elon Musk:

“cosĂŹ port gli esse S


terò eri umani SU MARTE”


“UN BIGLIETTO PER MARTE, PREGO” Il patron di SpaceX, nel corso dello International Astronautical Congress, svela i suoi piani per portare gli esseri umani su Marte entro il 2024.

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etto, fatto. Tra tutte le critiche che si possono muovere a Elon Musk non rientra certamente quella di perdersi in chiacchiere. E infatti il patron di Tesla Motors, SpaceX, SolarCity, PayPal (e tanto altro) ha appena svelato, nel corso dello International Astronautical Congress, tutti i dettagli del suo ambizioso progetto per portare gli esseri umani su Marte entro il 2024. Dichiarazioni che arrivano pochissimi giorni dopo il primo test del nuovo motore a propulsione Raptor, progettato, per l’appunto, per spingere la navicella che dovrebbe partire alla volta del pianeta rosso. Nel suo intervento, Musk ha svelato la timeline della missione e mostrato in video il razzo e l’astronave targati SpaceX, raccontando alla

platea che “quello che vedete è molto simile a quello che effettivamente costruiremo”. Secondo le stime, lo sviluppo del razzo costerà circa 10 miliardi di dollari, e, se non dovessero insorgere intoppi e rallentamenti, il primo passeggero potrebbe decollare tra otto anni. Al momento, sottolinea il New York Times, SpaceX sta finanziando la missione con qualche decina di milioni di dollari ogni anno, anche se l’azienda è alla ricerca di nuove partnership sia con aziende private che con aziende pubbliche (al momento SpaceX già collabora con la Nasa e con l’aviazione statunitense per altri progetti).


Ecco qualche altro dettaglio. Ogni veicolo porterà circa 100 passeggeri, e Musk ha in mente di far partire un razzo ogni 26 mesi circa, quando le condizioni di allineamento Marte-Terra sono più favorevoli. Il biglietto, almeno all’inizio, non sarà esattamente economico (si parla di circa mezzo milione di dollari), anche se, assicura Musk, “il prezzo scenderà del 60% circa negli anni successivi)”. Il viaggio dovrebbe durare circa tre mesi, durante i quali, è sempre Musk a parlare, “potrete divertirvi a giocare con la microgravità, guardare film e usufruire della pizzeria a bordo. Sarà molto interessante”. L’atterraggio dovrebbe essere piuttosto morbido: l’atmosfera rarefatta di Marte rallenterà la navicella, e i retropropulsori supersonici faranno il resto, consentendo al razzo di atterrare in verticale, pronto per il decollo del viaggio di ritorno, allo stesso modo di quanto già successo con i razzi Falcon 9 (incidenti di percorso a parte). Per assicurare la presenza di una colonia stabile su Marte – con un milione di abitanti circa – ci vorranno circa 10mila voli (per il solo trasporto passeggeri), più tutti gli altri necessari a trasportare risorse e strumenti. “L’impresa è piuttosto ambiziosa. Prima che Marte diventi auto-sufficiente dovranno passare tra quarant’anni e un secolo”. Per ora attendiamo la posa della prima pietra.

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