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Un (altro) genocidio dimenticato
Secondo la maggioranza degli studiosi la deportazione dei Tartari che avvenne nel 1944 deve essere considerata un genocidio. Negli ultimi anni, soprattutto dopo l'annessione russa della Crimea, questa tragedia dimenticata sta uscendo dal buio della storia. In realtà il genocidio era già stato riconosciuto nel 2015 dal Parlamento ucraino, che aveva istituito il "giorno del ricordo per le vittime del genocidio dei Tartari di Crimea" (18 maggio). Nello stesso anno era uscito il libro The Crimean Tatars: From Soviet Genocide to Putin’s Conquest (Hurst),scritto da BrianGlyn Williams. Mail temanon era ancoraemerso a livello internazionale. Nel 2019, al contrario, il genocidio è stato riconosciuto da Canada, Lettonia e Lituania. Presto potrebbe farlo anche la Polonia, che nel febbraio del 2022 aveva avanzato la candidatura di Mustafa Cemilev al Premio Nobel per la pace.
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Oppressi da Mosca
La minoranza tartara aveva partecipato attivamente alle proteste che avevano sconvolto l'Ucraina durante le settimane dell'annessione. Non a caso la prima vittima dell'invasione era stata proprio un tartaro, il trentanovenne Reshat Ametov, che aveva manifestato pacificamente prima di essere arrestato e ucciso. "Amico russo, se te lo ordinano, mi sparerai?": questo è il testo dell'ultimo post che aveva diffuso su Facebook. Il 18 marzo 2014 la Russia ha formalmente incorporato la Crimea come due soggetti federali della Federazione Russa (Sebastopoli e Repubblica di Crimea).
Il 21 maggio 2014 l'Ucraina ha firmato la Dichiarazione sui diritti dei popoli indigeni, che non aveva votato al momento dell'approvazione (2007). Due anni dopo (2016) ha riconosciuto i Tartari della Crimea come popolo indigeno. Ignorata a lungo dai media, la minoranza è divenuta oggetto di attenzione mediatica grazie a Jamala, la cantante tartara che ha vinto il Festival della canzone europea nel 2016. La sua canzone, 1944, fa esplicito riferimento alla deportazione che i Tartari subirono in quell'anno. Questo ha generato una forte tensione diplomatica fra Ucraina e Russia. Yelena Drapeko, membro della Duma di Stato (la Camera russa), ha detto che la vittoria di Jamala era parte integrante di una "campagna di propaganda e di disinformazione contro la Russia".
Putin, dal canto suo, non aveva dimenticato la fiera opposizione che i Tartari avevano ma-nifestato all'annessione. In un primo momento si è mostrato benevolo verso di loro, esortandoli ad accettare la nuova situazione e promettendo che Mosca avrebbe garantito loro condizioni migliori. Ma poco dopo ha cominciato a mostrare un atteggiamento ostile: nell'estate del 2014 Cemilev e ChuChubarov sono stati espulsi per cinque anni con l'accusa di "estremismo". Nel 2016 il Mejlis è stato messo fuorilegge. Molte persone sono state malmenate, altre sono scamparse senza lasciare traccia. Numerosi uomini sono stati accusati di militare nell'Hizb ut-Tahrir, un'organizzazione musulmana fuorilegge, poi processati e condannati. L'ondata repressiva è stata denunciata da Amnesty International, mentre il Consiglio d'Europa e il Parlamento Europeo hanno approvato le usuali risoluzioni di condanna, solenni quanto vane. La Russia ha tagliato le frequenze dell'ATR, il canale televisivo ucraino che trasmette in lingua tartara, e ha oscurato il suo sito. Le ONG sono state costrette a iscriversi in un registro pubblico, ma a molte è stata negata la registrazione.
L'Ucraina non ha mai accettato l'annessione della Crimea, lamentando al tempo stesso lo scarso rilievo internazionale della questione: "Nessuno vuole parlare della Crimea, soprattutto la Russia. Ho sollevato la questione. Ma abbiamo dedicato tutto il tempo al Donbass. La Russia non ne vuole parlare e non ho paura di dirlo" da detto il presidente Zelenskyj in un'intervista concessa a Euronews il 26 agosto 2020. Ma non si è limitato alle parole. Il 23 agosto 2021 Kyiv ha ospitato il primo vertice della Piattaforma Crimea (Crimean Platform), un'ambiziosa iniziativa promossa dal governo per internazionalizzare la questione. In altre parole, per cercare di riconquistare la penisola. All'incontro hanno partecipato i rappresentanti di 44 paesi. Ma ora, dopo l'invasione del 24 febbraio, l'attenzione dei media si concentra sulla guerra impone al mondo di guardare altrove, dimenticando la Crimea. Non solo, ma Putin ha chiarito più volte che il riconoscimento internazionale della sovranità russa sulla penisola è un punto essenziale per qualsiasi accordo di pace.
Il figlio della Crimea
In molti popoli che lottano per affermare i propri diritti emergono persone che assurgono a simboli viventi. Gli esempi sono tanti: Leyla Zana, la parlamentare kurda che ha passato 10 in prigione per aver usato ufficialmente la propria lingua; Edmond Simeoni, che ha dedicato la vita alla realizzazione di una Corsica autonoma; Mustafa Abdülcemil Cemilev, noto anche come Qirimoğlu (figlio della Crimea), che da oltre mezzo secolo guida la resistenza nonviolenta dei Tartari di Crimea. Natonel 1943,a18anni fondailprimomovimentogiovanile con altri attivisti. Il loro obiettivo principale è quello di poter tornare in patria, dalla quale l'intero popolo è stato deportato nel 1944. Arrestato più volte, Cemilev trascorre 15 anni in prigione.
Nel 1989 ritorna in Crimea. Due anni dopo viene eletto presidente del Mejlis, il massimo organo politico tartaro, che nello stesso anno è fra i fondatori dell'UNPO, la prima organizzazione mondiale dei popoli non riconosciutidall'ONU. Nel2014Cemilevvieneespulsodalla Crimea per essersi opposto all'annessione.
Giovanna Marconi
Le difficoltà della guerra si sono ulteriormente aggravate in settembre, quando Putin ha fatto richiamare i riservisti per rinforzare l'offensiva russa. In Crimea la mobilitazione ha interessato 60.000 persone, buona parte delle quali tartari. Il Mejlis si è rivolto a tutti gli abitanti della penisola – che non hanno perduto la cittadinanza ucraina – affinché protestassero e rifiutassero di arruolarsi. Dato che alla resistenza ucraina partecipano circa 500 tartari, quelli della Crimea che si arruolassero nell'esercito russo dovrebbero combattere contro i loro fratelli. Nel frattempo la repressione della minoranza, ma prosegue anche l'attività di Crimean Solidarity, un movimento civico non violento nato per difendere non soltanto i tartari, ma anche gli altri abitanti non russi della penisola.
Fra settembre e ottobre le fonti ufficiali ucraine cominciano a parlare di un piano per riconquistare la Crimea. "Forse non accadrà domani, ma credo che sarà molto più rapido di quanto pensassi un anno fa" ha affermato Tamila Tasheva, alto rappresentante del presidente Zelenskyj per la Crimea. Nessun analista crede che l'Ucraina sia in grado di raggiungere un obiettivo così ambizioso, ma in ogni caso l'idea non sembra più assurda come prima.