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Dalla parte dei Tartari

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Petro Grigorenko

Il 17 marzo 1968, a Mosca, alcune organizzazioni tartare della Crimea organizzarono una festa per il compleanno di Aleksei Kosterin (1896-1968), scrittore e dissidente che sosteneva la battaglia dei Tartari per rimpatriare nella loro terra, dalla quale erano stati deportati in massa nel 1944. Kosterin era molto malato e chiese all'ex maggiore generale Petro Grigorenko (1907-1987) di partecipare alla festa in sua vece. Originario dell'Ucraina, Grigorenko era stato arrestato e rinchiuso in manicomio nel 1964 per avere accusato il governo di praticare una politica oppressiva e di aver tradito i principi leninisti. Il discorso che segue, pronunciato in occasione della festa suddetta, mette in evidenza i legami fra i Tartari di Crimea e il movimento dissidente sovietico. Nel 1969 Grigorenko fu arrestato per la seconda volta a Tashkent, dove doveva assistere ai processi contro gli attivisti tartari, e trascorse cinque anni in un ospedale psichiatrico. Nel 1977 gli fu permesso di partire per New York, dove morì nel 1987.

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Adesso vorrei esprimere quello che Kostyorin e io pensiamo dei vostri problemi. Ormai sono quasi 25 anni che il vostro popolo è stato cacciato dalle sue case, espulso dalla terra degli avi e costretto a vivere in esilio, in condizioni così spaventose che rischiavano di annientarlo. Ma il popolo tartaro della Crimea, forte e coraggioso, è riuscito a sopravvivere.

Dimezzato da questa tragedia, ha raccolto le forze e ha cominciato a lottare per i propri diritti politici e culturali. Questa battaglia non è stata inutile: lo status di deportati in esilio è stato revocato e il popolo è stato riabilitato ufficialmente. Certo, questa riabilitazione è stata fatta in silenzio... il che l'ha resa in gran parte inutile. La maggioranza del popolo sovietico, che in precedenza era stata ampiamente informata che i Tatari di Crimea avevano venduto la Crimea, non ha mai saputo che questa "vendita" era una stata una montatura. Ma la cosa peggiore è che il decreto sulla riabilitazione politica... ha legalizzato la liquidazione della nazionalità tartara di Crimea. Ora, a quanto pare, non ci sono più tartari di Crimea, ma solo tartari che prima vivevano in Crimea. Questo dimostra che la vostra lotta non solo non ha raggiunto il suo obiettivo, ma ha peggiorato le cose. Siete stati sottoposti alla repressione in quanto tartari di Crimea, ma ora, dopo la "riabilitazione politica", la vostra nazionalità non esiste più, mentre la discriminazione è rimasta. Non avete commesso i crimini per cui siete stati espulsi dalla Crimea, ma non vi è permesso di tornarci. Perché il vostro popolo è stato colpito in questo modo? L'art. 123 della Costituzione sovietica recita: "Qualsiasi limitazione diretta o indiretta dei diritti... dei cittadini a causa della loro appartenenza razziale o nazionale... è punita dalla legge".

Quindi la legge è dalla vostra parte. Ma i vostri diritti vengono violati. Perché? Crediamo che il motivo principale sia la sottovalutazione del nemico. Pensate di avere a che fare con persone oneste, ma non è così! Ciò che ha subito il vostro popolo non è stato fatto solo da Stalin. I suoi complici sono ancora vivi e occupano posizioni di rilievo. Voi vi rivolgete ai vertici del partito e dello Stato con garbo. Ma ciò che vi appartiene di diritto non va chiesto, bensì preteso. Dovete chiedere tutto ciò che vi è stato tolto illegalmente: chiedete la ricostituzione della Repubblica Socialista Sovietica Autonoma di Crimea!

Non limitatevi a scrivere petizioni. Utilizzate tutti i mezzi che la Costituzione mette a vostra disposizione: la libertà di parola e di stampa, le riunioni, le assemblee e le dimostrazioni. A Mosca viene pubblicato un giornale per voi. Ma le persone che stanno dietro a quel giornale non sostengono il vostro movimento. Togliete loro il giornale. Eleggete la vostra redazione. E se qualcuno vi ostacola, boicottate quel giornale e createne un altro, tutto vostro! Un movimento non può svilupparsi normalmente senza una propria stampa.

Non chiudetevi in un ristretto guscio nazionalista. Stabilite contatti con tutti i progressisti dell'URSS. Non considerate la vostra causa una questione interna all'Unione Sovietica. Coinvolgete l'opinione pubblica progressista e le organizzazioni internazionali. Ciò che vi è stato fatto nel 1944 ha un nome: genocidio. Il trattato approvato dall'ONU il 9 dicembre 1948 si riferisce al genocidio come segue: "... azioni compiute con l'intento di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso..." con vari mezzi e in particolare con l'instaurazione intenzionale "di condizioni di vita che hanno come scopo lo sterminio fisico totale o parziale". Tali azioni, "secondo il diritto internazionale, sono un crimine che deve essere condannato dal mondo civile e per i quali i colpevoli e i loro complici devono essere puniti".

Come vedete, anche il diritto internazionale è dalla vostra parte. E se non riuscite a risolvere la questione all'interno del Paese, potete appellarvi all'ONU e alla Corte internazionale. Smettete di chiedere! Riprendetevi ciò che vi appartiene di diritto e vi è stato tolto illegalmente! E ricordate: in questa giusta e nobile lotta non dovete permettere al nemico di impadronirsi dei guerrieri che guidano il vostro movimento. In Asia centrale c'è già stata una serie di processi in cui i combattenti per l'uguaglianza dei Tartari di Crimea sono stati condannati con false accuse. Proprio ora a Tashkent si sta preparando un processo contro Enver Mametov, Yuri e Sabri Osmanov e altri. Non lasciate che siano condannati ingiustamente.

Chiedete che il processo sia pubblico, andateci in massa e non permettete che l'aula del tribunale sia piena di gente allineata col potere. I vostri rappresentanti devono essere presenti. Ad Alexei Kostyorin, ai successi del popolo tartaro, alla Repubblica autonoma di Crimea!

Fratellanza poetica

I legami fra Tartari della Crimea e Ucraini hanno radici profonde. Attorno alla metà del diciassettesimo secolo, per esempio, i Tartari aiutarono i cosacchi ucraini guidati da Bohdan Khmelnytsky nella lotta per l'indipendenza dalla confederazione polacco-lituana

Nel Novecento la figura centrale di questi legami è Larysa Petrivna Kosač-Kvitka (1871-1913), nota come Lesya Ukrainka, un'importante poetessa ucraina che difende strenuamente l'indipendenza politica e culturale del suo paese, parte dell'impero russo. Lesya Ukrainka è malata di tubercolosi ossea fin dall'adolescenza, così i medici le prescrivono di soggiornare in Crimea, dove il clima allevia gli effetti della malattia. La penisola diventa presto la sua seconda patria. La poetessa descrive città come Yalta, dove risiede, Yevpatoria e Bakhchysara. Tratteggia accuratamente il paesaggio, la natura e i suoi mutamenti stagionali. Animata da una forte voglia di vivere, lotta contro la malattia pur sapendo che la sua situazione è disperata: Contra spem spero (Spero comunque) è il titolo di una delle sue poesie più famose. Durante il soggiorno nella penisola scrive due cicli poetici, Krymski spohady (Memorie di Crimea, 1890-91) e Krymski vidhuky (Echi di Crimea, 1897-98). Qui traspare l'influenza di Adam Mickiewicz (1798-1855), il poetaromanticopolaccochehascritto Sonety krymskie (1826,tradottopiùvolteinitalianocol titolo I sonetti di Crimea).

Nelle opere che Lesya scrive in Crimea trovano un certo spazio i Tartari, che la poetessa osserva con sincero interesse. Parla con loro, studia i loro abiti, la loro storia e il loro folklore orale. Al tempo stesso, denuncia l'oppressionedelregimezarista: "Inquestoterritorio,l'ingiustiziacontinuaancoraoggi".Nellasuaappassionataricercagiocaunruolomoltoimportantelamadre,l'etnografaOlenaPchilka.Lesyaraccoglieilmateriale per un libro sulle tecniche ornamentali tartare, ma non riesce a finirlo perché muore a 42 anni.

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