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PROSPETTIVA ITALIA: Sogni o realtà?

Dopo la folcloristica caduta del governo gialloverde, annunciata in un comizio di Salvini, ricorderemo tutti che si aprì una fase politica molto incerta. Aseguito di estenuanti trattative, infatti, il capo dello stato Sergio Mattarella, affidò l’incarico di formare il nuovo governo al premier uscente Giuseppe Conte che sancì la nascita, non senza difficoltà, dell’attuale governo giallo-rosso. Il ConteBis si è trovato di fronte una situazione economica grave, resa drammatica anche dalla pandemia tuttora in corso. Tali difficoltà sono state strumentalizzate dall’opposizione per capitalizzare consensi. Navigando a vista tra mille ostacoli, il governo ConteBis ha ottenuto un notevole ed innegabile successo: 209 miliardi di euro di Recovery found stanziati dall’UE. In questo clima politico così teso siamo arrivati all’ election day del 20 settembre in cui gli Italiani sono stati chiamati alle urne per il referendum sulla diminuzione dei parlamentari, per il rinnovo di sette consigli regionali e molti comuni. I leader dell’opposizione (o pseudo tali) Meloni e Salvini contavano di poter conseguire una vittoria schiacciante per poter chiedere nuove elezioni. Malgrado i sondaggi prevedessero una netta affermazione della destra persino nella roccaforte rossa della regioneToscana, l’esito di queste consultazioni, sorprendendo un po’ tutti, si è concluso con un sostanziale pareggio per le regioni e una netta affermazioni dei candidati del centro sinistra nelle elezioni

dei nuovi sindaci; mentre per il referendum costituzionale, gli Italiani, in larga maggioranza, hanno confermato la volontà di ridurre il numero dei parlamentari. Tuttavia appare evidente che la sola riduzione dei parlamentari, aldilà di facili slogan demagogici, è del tutto insufficiente se non accompagnata da una nuova stagione di riforme. Vi è infatti il rischio che per risparmiare quel famoso “caffè al giorno” venga notevolmente umiliato il vincolo di rappresentanza che lega i deputati eletti al proprio territorio, aumentando il potere delle segreterie dei partiti. In questo modo si altera anche il principio della rappresentanza: piccole regioni si troveranno ad avere al senato più seggi rispetto a regioni più popolose. L’Italia passerà ad essere il paese con meno rappresentanti in Europa. L’attuale maggioranza, uscita rinforzata dall’ election day, ha modificato i decreti sicurezza fortemente voluti dall’ex ministro dell’interno Matteo Salvini intervenendo in particolare sulle attività di salvataggio dei migranti in mare operate dalle O.N.G; queste ultime infatti non saranno più soggette a sanzioni elevatissime a condizione che rispettino le procedure prescritte dalle autorità nazionali. Anche sul fronte della sicurezza interna sono state introdotte significative modifiche con la previsione dell’istituzione di un nuovo Daspo urbano,

sulla scia dell’omicidio del giovane Willy, per tenere lontani i violenti dai luoghi di intrattenimento, l’aumento delle pene per il reato di rissa e nuove norme per oscurare i siti del dark web. In tema di sicurezza è molto importante ricordare la proposta di legge contro l’omotransfobia che giace sepolta nei regali cassetti della camera dei deputati. Sarebbe auspicabile riuscire a colmare il ritardo che abbiamo rispetto agli altri paesi più avanti di noi in questa delicata materia. Inserendo infatti l’omotransfobia nella lista dei reati, con l’approvazione della suddetta legge, verranno ampliate le protezioni nei confronti delle minoranze e punite penalmente le violenze e le incitazioni all’odio. Infine mi permetto di citare una “telenovela” giunta a lieto fine: L’Agenzia Italiana del Farmaco ha disposto che non sarà più necessaria la prescrizione medica per vendere la cosiddetta “pillola del giorno dopo” in farmacia, libero acquisto che sarà consentito anche alle minorenni. La prossima scadenza cruciale sarà nell’autunno, quando il governo dovrà presentare alla commissione europea un piano triennale di sviluppo per l’ottenimento dei 209 miliardi di euro (recovery plan nazionale). Sarà fondamentale per l’ottenimento di questi fondi prevedere dei notevoli investimenti per rilanciare l’economia, riformare la giustizia, il fisco e il mondo del lavoro, dirigendosi verso un modello di green economy e digitalizzazione generalizzata.

Nell’ottica di un rilancio dell’impianto economico del nostro paese non si può ignorare lo stato della sanità pubblica, umiliata dai tagli dell’ ultimo ventennio. Soltanto adesso, infatti, i governi occidentali, flagellati dalla pandemia, si sono resi conto del grave errore commesso. Ma soffermiamoci un momento sulla linea di credito sanitaria del M.E.S. messa a disposizione da Bruxelles che tanto sta facendo discutere le varie fazioni politiche nel nostro paese. Infatti l’Eurogruppo lo scorso 21 aprile ha raggiunto un accordo per la concessione di questa linea di credito finanziata ad un tasso di interesse molto basso; le condizioni legate alla concessione prevedono un’interpretazione molto ampliata del concetto di spese sanitarie, che sembrano abbracciare tutte le spese legate al mondo della sanità pubblica. Pertanto in un’ottica di rilancio della sanità pubblica su cui concordano ormai tutte le forze politiche appare irrinunciabile che il nostro paese richieda quei 37 miliardi del M.E.S da destinare alla sanità, per rilanciarla e modificarla profondamente, potenziando le strutture ospedaliere e assumendo nuovo personale medico e paramedico.

CAMILLAMARCONI

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