11 minute read

Make America Great Again?

Èun fatto inconfutabile che la scelta dei cittadini americani sul proprio Presidente avrà una granderilevanza storica e internazionale, considerando oltretutto la delicata fase che l’intero globo sta attraversando a causa della pandemia. La nostra vita è stata radicalmente cambiata e ciò ha avuto naturalmente ripercussioni in ogni ambito. Anche sul processo elettorale americano, il quale giungerà al termine il 3 di novembre di quest’anno. Ma per chi fosse meno ferrato in questo tema,permettetemi illustrarvi la campagna elettorale e le due figure che si contenderanno l’ambito Studio Ovale della Casa Bianca.

E nel caso non fosse chiaro il sistema elettorale statunitense, cercherò di spiegarlo brevemente. La politica americana prevede che i movimenti politici si raccolgano, a seconda delle proprie affinità nei punti programmatici (ed esigenze), in due poli fondamentali: i Democratici (blu) e i Repubblicani (rosso) {ovviamente possono esistere anche candidati indipendenti}. Data la varietà che può esistere all’interno di tali partiti, ciascuno schieramento prima di partire con la campagna elettorale dovrà individuare il proprio candidato per le presidenziali. In seguito si partirà con il vero confronto perottenere più voti possibili. Però il vincitore della contesa non è colui che ottiene più voti, bensì colui cheriesce ad ottenere i famosi 270 voti dei Grandi Elettori. Questi voti sono assegnati dai Grandi Elettori (la cui quantità varia a seconda della popolazione del singolo Stato, ma rispettando il minimo di 2 grandi elettori) di ogni Stato Federale al candidato che ha ottenuto più voti in quello stesso Stato.Attenzione però, l’ ufficializzazione del futuro presidente avverrà solamente quando, riuniti (quest’anno il 4 Dicembre) nel Collegio Elettorale degli Stati Uniti, i Grandi Elettori indicheranno la propria preferenza per un candidato. I grandi elettori, prima di essere scelti, esprimono al pubblico la propria preferenza ma hanno comunque il diritto di cambiarla, anche se raramente succede. Perciò potrete ben capire quanto sia complesso vincere, considerando oltretutto l’imprevedibilità dei cosiddetti “Swing States” , i quali tendono a cambiare posizione ad ogni tornata elettorale. Ad esempio nel 2016 hanno sfavorito la candidata democratica Hilary Clinton che, pur ottenendo quasi 3 milioni di voti in più rispetto al repubblicano Trump, non è riuscita ad insediarsi alla Casa Bianca. E ora, dopo 4 anni di amministrazione Trump e del suo vice Mike Pence, è giunto il momento per gli americani di riaffermarne l’operato o di scegliere come presidente Joe Biden e la sua vicepresidente Kamala Harris. Vi sono molteplici fattori che influiscono su queste elezioni. Il primo in assoluto è il Covid-19 che grava profondamente inAmerica sia per la quantità abnorme di contagi e di morti sia perché rende più difficile la partecipazione attiva dei cittadini alle elezioni. Infatti per quanto riguarda la partecipazione, usufruendo della possibilità di votare per posta o in maniera anticipata sebbene quest’ ultima sia consentita solo in de-

Advertisement

terminati Stati, si sta cercando di evitare che nell’Election Day si creino assembramenti o problemi logistici che rischino di non garantire così il diritto di voto. E già con questo punto continuano ad avanzare le polemiche generate in questo caso da Trump che mostra totale diffidenza del voto via posta, prima di tutto perché potrebbero esserci annullamenti di voti a causa di errate procedure e sarebbe impossibile che il sistema postale statunitense riesca a gestire la elevata quantità di tessere elettorali. Bisogna dire che questa modalità esisteva già da molto tempo, ora il lavoro da fare è molto più complesso: infatti giudici federali hanno disposto che il materiale elettorale sia di priorità massima, così da agevolare l’efficienza per il conteggio. Prima si poteva votare con questa modalità solamente su richiesta, mentre oggi alcuni Stati hanno deciso di inviare ad ogni cittadino la tessera elettorale. Qui inizia la mia analisi che mira ad individuare i punti a favore per ciascun candidato e per quanto possibile dare un giudizio su ciò che l’America e anche il mondo necessitano dal prossimo Presidente. Partiamo dal presupposto che i due candidati presentano due visioni del paese completamente differenti, aspetto interessante poiché ci permette di capire come l’America sia profondamente divisa e logorata dalle tensioni sociali che in questi anni sono aumentate. Oltre i vari comizi durante la campagna elettorale, ciò è risultato evidente nel dibattito televisivo a cui hanno partecipato il 30 settembre i candidati presidenziali. I toni utilizzati da entrambi sono stati veramente poco appropriati considerando lo stato emergenziale in cui versa l’America. D’altronde i dati mostrano l’alto numero dei morti (200.000, il più alto al mondo) e quello dei contagi, e

il crollo vertiginoso dell’economia durante la pandemia. Tra i vari parametri, il più preoccupante è il passaggio del tasso di disoccupazione dal 3.8% di febbraio al 14.4% di aprile (anche se in questo periodo il tasso medio di disoccupazione è al 7.9%). Ma procediamo con ordine. Un tema fondamentale, infatti è stato il primo, è quello riguardante la Corte Suprema. Tenete presente che svolge un ruolo di vitale importanza per il sistema americano giurisdizionale, politico e sociale {In qualche modo potrebbe paragonarsi alla funzione dei referendum in Italia che incidono in maniera determinante su argomenti controversi o comunque importanti}. La polemica è scaturita immediatamente poiché alla morte dell’autorevole giudice Ruth Vader Ginsburg, il Presidente Trump, avente sì pieno diritto di scegliere il nuovo giudice a vita, col consenso del Senato, ha cercato prontamente di fare nominare come nuova giudice Amy Coney Barrett, donna tendente all’area conservatrice. Da ciò scaturisce l’accusa da parte di Biden e dalle opposizioni secondo cui questa donna rompa l’equilibrio che deve essere mantenuto nella prestigiosa e fondamentale istituzione oltre ad essere una scelta frettolosa e poco meditata con esclusive finalità politiche, e dunque sarebbe giusto che per una decisione così importante sia proprio il popolo americano attraverso il voto e la figura del futuro Presidente a nominare il nuovo giudice. Mossa seppur lecita costituzionalmente, a mio avviso ritengo che debba essere approfonditamente ponderata anche basandosi sul basilare concetto che la giustizia deve garantire valori fondamentali per tutti i cittadini, considerando inoltre che un terzo del Senato (che ha potere decisionale riguardo la nomina) e la totalità della Camera dei Rappresentanti saranno

soggetti al voto il 3 novembre. Certamente è un tema complesso che vede chiaramente possibili implicazioni politiche che potrebbero compromettere la storica sentenza del ‘78 inerente all’aborto (Roe Vs Wade) e la sentenza sulla controversa riforma sanitaria voluta da Obama (Obamacare) che è stata definita come lecita a livello costituzionale. Perciò molti indicano come sia erronea la scelta riguardante la giudice Barrett di Trump, il quale, tramite proposta in votazione al Senato, aveva tempo fa provato ad abrogare la riforma sanitaria per ben due volte (la prima cercava di eliminarla in toto, la seconda parzialmente) per poi in futuro sostituirla “con un sistema più economico e più efficiente” , senza però ottenere alcun risultato (nonostante avesse la maggioranza in quella sede istituzionale). Riguardo ciò Biden promette di ampliare, infatti al centro del dibattito è stato fatto presente come il sistema americano, a differenza di molti paesi come il nostro, non abbia un sistema di salute pubblico (ad esempio gli alti costi di tamponi, se un cittadino fosse privo di assicurazione sanitaria, gli sarebbero imposti se risultasse negativo). E ai cittadini meno abbienti cosa dovrebbe accadere? Molte persone che potrebbero aver perso il lavoro non si possono permettere tali spese, e così nasce un problema difficile da risolvere.Anche a livello epidemiologico diventa più complesso tracciare contagi e aggiornare i dati se non tutte le persone sono sottoposte allo stesso trattamento o comunque non vi sono le verifiche adeguate e necessarie. I due interlocutori riferendosi al tema della salute hanno più volte manifestato punti di vista opposti: il candidato democratico ha dimostrato riluttanza nel riaprire e allentare le misure di restrizioni poiché ritiene che i cittadini siano preoccupati riguardo la propria salute e che il Presidente non abbia mai adottato né misure adeguate né abbia avuto un piano convincente. Invece Trump ha espresso la sua preoccupazione su questo atteggiamento di Biden che vuole solamente tenere chiuso il paese e non tutelare l’economia e le libertà individuali. Due posizioni nettamente contrastanti che di certo rendono la situazione più problematica da gestire. Ma devono essere apprezzate le dichiarazioni di Biden riguardo a cosa dovrebbe esser fatto a livello politico: sedersi a discutere

tra democratici e repubblicani e cercare compromessi sui provvedimenti da attuare. Questo concetto di unità nazionale per la collaborazione nell’interesse comune è stato ricalcato dallo stesso Biden sui temi sociali di pubblica sicurezza e razzismo. Tutti siamo stati testimoni tramite giornali, foto, video, della brutalità e la violenza che hanno caratterizzato questi ultimi mesi in varie città per tutti gli Stati Uniti. Una situazione che è giunta al culmine con le inumane ed efferate morti di cittadini di colore i quali, coinvolti in controverse situazioni con agenti di polizia, hanno perso la vita. Ciò ha inasprito gravemente il disagio sociale causato dal razzismo e ha visto come risposta delle proteste la nascita di movimenti come “Black Lives Matter” che in alcune città hanno paralizzato interi distretti causando importanti disagi, in cerca di concrete risposte dalla politica. Purtroppo in alcuni casi si è arrivati all’ uso della violenza, che deve essere sempre condannata, ma che in questo caso è evidente sia una conseguenza terribile per un problema al quale la società americana non è mai riuscita a dare una soluzione. Sarebbe troppo semplicistico condannare la violenza di entrambi le parti e andare avanti, quando la rabbia sociale cresce sempre di più per ogni cittadino che muore in circostanze riprovevoli e abominevoli.Anche per questo argomento le posizioni assunte entrano in pieno contrasto.Trump non ha alcuna intenzione di tollerare la violenza e ritiene sia necessario un intervento congiunto per sedare le proteste. Dall’altra parte Biden ha parlato d’ingiustizia nei confronti dei cittadini di colore radicata nel sistema e nelle forze dell’ordine, ha messo in evidenza che molti svolgono un lavoro degno di rispetto ma che alcuni in relazione al loro comportamento siano il contrario della maggioranza. Perciò il democratico ha determinato che l’ unica soluzione è il compromesso discusso tra le varie parti in questione, e non quella di

eliminare per completo il sistema delle forze dell’ordine. Persino nel campo economico hanno piani radicalmente incompatibili. Trump ha affermato con sicurezza che sotto la sua amministrazione l’economia è in costante crescita e prosperità, assicurando che con Biden non si potrebbe garantire la stessa stabilità. Invece, l’avversario indica che sono solamente i ricchi ad aver prosperato mentre la classe lavoratrice ha dovuto passare momenti molto duri. In aggiunta, per Biden il focus sarà quello di un’economia green, che sia in grado di contrastare il cambiamento climatico. Vorrebbe investire su una politica con tasse imposte sui più ricchi, per poi investire su chi più ha bisogno così da poter creare lavoro e tutelare i prodotti americani per favorire la crescita economica. Quest’ ultima però è stata brutalmente colpita dall’andamento della pandemia. E il Covid di certo continuerà a condizionare le vite di tutti. Perciò al di là delle inutili polemiche personali, che ritengo alquanto inopportune, è di vitale importanza cercare di mediare tra i vari settori avendo come priorità la salute di ogni cittadino; l’America e il mondo non si possono permettere di vacillare in questo momento. Abbiamo osservato le due figure che si credono capaci di gestire la complicata situazione sociale, economica, sanitaria e climatica. Il Presidente Trump abbiamo imparato a conoscerlo, un uomo che si presenta come il business man americano, l’ uomo fuori dagli schemi politici, più che capace di amministrare e gestire qualsiasi cosa anche nel caso non ne sappia nulla al riguardo. Questo approccio che si basa su un pragmatismo becero, lo ha reso più volte protagonista a livello internazionale di scene imbarazzanti e poco piacevoli da vedere. Anche in questa campagna elettorale, nonostante le criticità, non si è fatto minimamente alcun problema nel presentarsi ai comizi più volte privo di mascherina, addirittura rivendicando la quantità di persone presenti, senza tenere conto del di-

stanziamento sociale necessario. Ha lasciato incancrenire i dissidi sociali e la paura dei cittadini per poi proporre misure insufficienti che non puntano a risolvere in assoluto, ma limitandosi a dire di volere ordine. Molti lo considerano razzista, io invece ritengo faccia un lavoro ancora più subdolo: quello di sussurrare a chi odia, a coloro che nella disperazione si aggrappano alla prima cosa che trovano, oltre a preferire gli slogan alla realtà.

Ma dobbiamo comprendere anche il perché della sua vittoria se vogliamo veramente elevare il dibattito politico. Se non fosse rieletto, non sarà possibile ai Democratici far finta di niente, e continuare senza questionare il proprio operato. Perché sicuramente Trump è stato in grado di cogliere e indirizzare il malcontento di alcuni classi sociali contro i propri avversari. Ha commesso l’errore di evidenziare problemi che avrebbe dovuto risolvere, non alimentare. D’altra parte Joe Biden rappresenta un Partito Democratico molto più moderato rispetto sia allo schieramento avversario sia all’interno tra i propri collaboratori. Un candidato che ha cercato di non rispecchiare la descrizione cheTrump ha voluto dare di lui durante la campagna, dell’ uomo in bilico con poco sostegno persino tra i suoi colleghi. Probabilmente Biden per certi aspetti non accontenta pienamente le aspettative dell’intero partito. Ma la sua moderazione e la costante ricerca di unità sono il suo grande punto di forza. Tali aspetti però possono essere apprezzati solamente se accompagnati da un arduo lavoro. Il candidato democratico ha alle spalle ben 47 anni di carriera politica, ciò avrà due effetti: chi si sentirà rassicurato dalla sua esperienza, chi diffiderà da essa. Soprattutto, anche se non vincesse, si spera riesca a trasmettere ad ogni movimento politico il messaggio che è il momento di smettere di andare uno contro l’altro, che chi entrerà nella Casa Bianca non governerà solo i cittadini che lo hanno votato bensì un’intera nazione. Un paese multiculturale, con un sistema complesso che deve essere migliorato, che deve far fronte non solo a sé stesso ma al mondo intero. Non resta che attendere l’esito elettorale e riguardo a ciò lasciare alla storia e “Ai posteri l’ardua sentenza” .

DILLAN MONCAYO

This article is from: