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Economia globale ai tempi del coronavirus
Negli ultimi trent’anni abbiamo assistito ad un incremento esponenziale degli scambi internazionali, commerciali, sociali, culturali, tecnologici ecc. I vantaggi principali del mercato globale sono sicuramente l’aumento delle comunicazioni tra le persone e della circolazione delle informazioni. Questo ha fornito un’opportunità di crescita per le singole persone e per le nazioni escluse in partenza dalle conquiste industriali. La conseguenza è stata la crescita di una forte concorrenza globale,con la riduzione dei costi dei prodotti e dei servizi. Purtroppo, di contro, è aumentato l’inquinamento del pianeta e le disparità sociali, causando insoddisfazione popolare, che ha portato quasi ovunque alla nascita di movimenti politici populisti e sovranisti. I Paesi più fortemente industrializzati come gli USA, la Germania e la Francia hanno colto l’opportunità per espandere l’economia in zone meno industrializzate; al contrario i paesi più fragili come l’Italia, sono diventati terra di conquista. Le nazioni dall’indubbia vocazione industriale, come la Cina, hanno approfittato per invadere i
mercati internazionali con merci e prodotti a prezzi molto competitivi, grazie al basso costo della manodopera ed a legislazioni carenti nella tutela dei diritti dei lavoratori. All’inizio tutti sono stati contagiati dal fascino dell’economia globalizzata. Purtroppo però nel tempo questo mostro ha mostrato la sua parte peggiore incentivando le crescite dei più forti a scapito dei più deboli. La globalizzazione ha portato alla delocalizzazione delle grandi industrie che per aumentare i loro guadagni, aggirare le normative a tutela dei lavoratori e le alte tasse, hanno spostato nei paesi emergenti gli investimenti e la manodopera, lasciando dietro disoccupazione, povertà e fabbriche chiuse. Il protrarsi di queste disuguaglianze, ha causato ad inizio millennio le note crisi finanziarie. Ad amplificare i limiti di questo modello di sviluppo ci ha pensato da qualche settimana il virus denominato COVID - 19. La diffusione del CORONAVIRUS nel mondo sta spingendo governi, imprese e organizzazioni internazionali a chiudere spazi di intrattenimento, ad annullare o rimandare eventi internazionali di rilievo, provocando un impatto sull’economia globale ancora difficile da stabilire. Per evidenziare la gravità della situazione basta pensare che le Olimpiadi di Tokyo sono state rinviate; un evento di questo tipo, nella storia dei moderni giochi olimpici, ha solo tre precedenti: le edizioni di Berlino 1916, Tokyo 1940, Londra 1944, che furono annullate a causa delle due guerre mondiali. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte
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in conferenza stampa televisiva ha comunicato la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado a titolo precauzionale dal 5 marzo fino al termine dell’emergenza. In Italia in tutti i settori economici si fanno previsioni terribili; il turismo è in ginocchio, le attività commerciali di tutti i tipi (bar, ristoranti, attività professionali) lamentano un crollo del fatturato fino al 70%; in tutto il Paese i supermercati e le farmacie vengono presi d’assalto per l’acquisto di generi alimentari e prodotti per l’igiene (mascherine, guanti, saponi ecc.). Come in guerra è perfino esploso il mercato nero sul web di Amuchina e mascherine vendute a prezzi stellari. Siamo al capolinea di un modello di capitalismo diventato troppo spinto? Difficile rispondere. Una cosa però possiamo dirla;
la fragilità di questo modello di sviluppo è ormai sotto gli occhi di tutti; aumento delle disuguaglianze, della disoccupazione e dei nuovi poveri; inquinamento dell’ecosistema, innalzamento delle temperature e desertificazione di vaste aree del pianeta, sono solo alcune delle dirette conseguenze. È urgente riscrivere a livello internazionale nuove regole. Il mondo deve indirizzarsi verso un nuovo modello di sviluppo economico che rispetti di più gli uomini e l’ambiente e per fare questo occorre la “Buona Politica”. I governi devono rimettere al centro della loro azione le persone ed i loro bisogni, anche se questo può a volte non coincidere con alcuni interessi economici. CAMILLA MARCONI