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COMPONIMENTI CREATIVI
Un silenzio Immobile e vuoto. E nella calda zona Rossa, all’oscuro di tutti Esplode la primavera. E l’unico rumore che riesci a sentire, sono i colorati fiori che silenziosamente Sbocciano. Nella morte e nella Malattia, ecco la Vita. JACOPO F AUGENTI
TEATRO
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Volare, incompreso e libero lontano dal mare e dai mostri sotto al letto vivere con gli scheletri in un armadio, diventare scomodo una stupida maschera ridotto ad una cazzo di risata. Spesso mi perdo, sai? Mi rimane solo il cuore E mi tengo insieme a stento. A quanto pare non sono immortale
CRISANTEMI Piove in questa stanza Ma il tetto non ha crepe È tutto a posto L’acqua però scende Dappertutto Scroscia a cascate Dalla scrivania Bagna i dorsi dei libri Nascosti dagli scaffali Protetti dalla libreria Bagna le mie mani Mentre scrivo questa poesia Ma qui è tutto a posto La pioggia è casa mia
BESHE
IL RISVEGLIO
Il cielo è più chiaro, la luce del mattino ti annebbia la mente. Il silenzio fa più rumore della precedente confusione, sconvolge i tuoi pensieri che cercano invano di riportarti a un sogno irreale. Ma tu sei immobile, e non riesci a correre più incontro a quel ricordo che piano piano si fa più lontano. È follia credere che quell’irrealtà fosse più reale di questa luce, di questo silenzio di questo risveglio?
MARIA GUERRIERI
PENSIERI
Se fossimo stati mai capaci di comprendere senza conoscere, se fossimo stati mai capaci di sapere senza chiedere, probabilmente ora vivremmo nel silenzio, sapremmo già tutto ciò che occorre, saremmo già completi, saremmo ancora più soli. SERENA MAVROVIC
Precipito e il sole mi sorride dall’alto. Che si ride, dico io, piena di ombre nel petto e lividi sulle labbra mi contorco in cerca di un appiglio, memore di giorni migliori, di scelte più sagge. Cosa mi passava per la mente? Per quale motivo mi sono arrampicata tanto in alto? Il tuo volto è ancora impresso a fuoco nelle mie pupille. Il tuo respiro ancora un’ eco nei miei polmoni. Il vento mi strappa i capelli, mi asciuga le lacrime “Forse è a lui che dovrei giurare fedeltà eterna” penso disperata. Continuo a cadere, il suolo è sempre più vicino. Chiudo gli occhi, un grido. Sei l’ultima cosa che vedo
BRAMATA FOLLIA
-Ego° N
Mi blocco dinanzi a questi fogli bianchi, vago persa, angosciata da questa sensazione col fiato corto. Tu, spirito misterioso, sei oltre misura. Oltre confine per descriverti su della semplice carta. Sei mille brillanti stelle, profumo di vento sfuggente, sapore salato di mare profondo, angelo dolce e forte, lucida e bramata follia. Generosa anima di fuoco, che mi hai ospitato tra le tue braccia e dato riposo nei tuoi occhi dalle onde scure pieni di dolore vissuto, aspetta il mio ritorno, che il tempo sia lieve sopra i nostri cuori. Attendi paziente quel giorno. Quel momento in cui la mia mano accarezzerà gentile il tuo viso. Quando il mio sguardo si riempirà del tuo sorriso, Quando, con il mare a farci da testimone, creeremo il nostro vespro in un abbraccio. A quel punto la distanza si annullerà, suggelleremo con un candido bacio un contratto con la felicità, rapiremo per qualche periodo i demoni. Sarà così che avremo vinto noi. MARTA SARRO
IL TUTTO È IL NIENTE
Un respiro affannoso si mescolava ad un pianto straziante.] Lamenti gridati, volti stralciati dall’odio che il male produce.] Il fremito e la confusione di chi è davanti un tramonto e non riesce a guardare.] La confusione ed il fremito di chi è davanti al mare e non lo sa ascoltare.] Un silenzio agghiacciante che nemmeno il caos riesce a squarciare.] Degli occhi sensibili che il sole non riesce a far brillare; questo perché sono loro che rifiutano di osservare.] Ma tutto si inverte; Il male induce: A lamenti. A grida. A volti distrutti. All’odio. Adesso, proprio ora, il caos sfiora il manto soave e impalpabile del silenzio che, preso di sorpresa, non volteggia più leggero e piacevole allo sguardo com’era, ma cade giù,] In profondità, Non si scorge quasi più. La bellezza del mare si perde. Il fascino di un tramonto diventa un attimo comune, come tutti.] Il panico aumenta. Il cuore è in tumulto. Arriva la notte; Un ultimo respiro, Le stelle, Il tutto è il niente. CESCA DEL FIACCO
Disegno di Sara Buonomini
SPECCHIO
E ti strapperai la pelle, credendo sia quella di un altro Non sei tu la persona riflessa in quella superficie di cristallo] Imperfetta E il passato ti inseguirà, gridandoti che hai mandato tutto a puttane, Non è così che dovresti apparire agli occhi degli altri] Non sei tu la persona riflessa in quella superficie di cristallo] E il tuo cuore ti implorerà di amarti, di accettare la casa che ti è stata data, in tutte le sue imperfezioni] Che non esiste qualcosa come la perfezione, che tutti siamo quel che siamo e che va bene così] E tu lo manderai al diavolo e deciderai di averne abbastanza] Deciderai di odiare il cibo, di odiare gli specchi, di odiare te stesso.] Deciderai di amare la velocità, di amare i giramenti di testa, di amare il senso di vuoto.] Ti guarderai scomparire, Guarderai gli altri voltare lo sguardo Ti guarderai rimanere solo, bloccato in un vortice senza fine. Ti guarderai crollare e rialzarti, e capire che ti sei spinto troppo oltre,] Che di case ne hai solo due e che una è già stata devastata dalla furia dell'uomo.] Inizierai ad apprezzare ciò che hai Inizierai ad accarezzare il tuo corpo invece che torturarlo] Inizierai a vedere la bellezza intorno a te.
Sento il vento, mi afferra i capelli stringendosi attorno a me in una morsa soffocante. Il respiro si blocca prima di raggiungere i miei polmoni, quasi come se qualcuno mi avesse posto un muro in fondo alla trachea. Annaspo alla ricerca di ossigeno, l’acqua mi sommerge, tutto è buio. Un calore accecante si propaga nelle mie vene, parte dai piedi, passa per il cuore, il quale batte all’impazzata. Raggiunge le mani, tremano come foglie, le muovono il fuoco e il vento che ancora mi avvolge. L’ultima ad essere raggiunta è la mente, il cranio si restringe, scacciando la razionalità per far spazio alle fiamme che si avviluppano tra i miei pensieri, logorandoli e rendendoli indecifrabili, incontrollabili. Il legame tra psiche e corpo è ormai infranto, la prima dorme, il secondo corre, preso da un fremito incontrollabile. Non sono più padrone delle mie parole, dei miei gesti. Tutto ciò a cui riesco a pensare è il desiderio di scomparire, di dilaniarmi la pelle per fuggire da questo corpo pronto ad esplodere, di squarciarmi il petto e donarmi la libertà. Le mie nocche colpiscono il muro, il tremito si affievolisce. Di nuovo, il fuoco rallenta. Ancora, la pelle si sgretola, il viola se ne impadronisce, la mente si risveglia. Un’altra volta, le ossa gridano, il cuore inizia a battere regolarmente, il vento si placa. Mi siedo, il nulla. ANDRASTE
HO DIMENTICATO COSA VUOL DIRE ESSERE VIVI
Oi… riesci a sentirmi? Sì, parlo con te che leggi. Puoi udire la mia voce tra il crepitio dei tuoi pensieri? Puoi davvero sentirmi? Non sarebbe male, eh. Non puoi nemmeno immaginare cosa sia un’eternità di noia, eh no! Voi esseri umani non potete neppure concepirla, la pura esistenza. Dovete per forza aggrapparvi a qualcosa per tirare avanti, dico bene? Ti capisco, sai? Sono stato un essere umano anche io, ma... a forza di recidere emozioni non mi è rimasto più niente. Sono diventato puro niente. Forse un giorno tutto quello che ho soffocato esploderà, e… chi lo sa, potrebbe creare qualcosa di nuovo, ma per adesso giace abbandonato e represso nel nulla. Ora mi limito a galleggiare nel vuoto che mi riempie. Ma ehi! Ti andrebbe di fare conversazione? Però se devo essere sincero mi sono dimenticato come si fa… Ah beh, mi limiterò a rannicchiarmi tra le tue sinapsi e a guardare lo scorrere dei tuoi pensieri.
Il mio cuore si sta lentamente frantumando, ripiegandosi su se stesso per occupare il minor spazio possibile. Dolori lancinanti mi avvolgono mentre lo sento trascinare nella sua distruzione il resto del mio corpo. Le braccia, avendo perso la forza che un tempo le caratterizzava, pendono curve dal tronco, simili ai rami di un salice piangente. Le gambe gridano il rimorso della mente, pregando di poter tornare indietro: "un ultimo abbraccio", sussurrano, "un ultimo sguardo" Mi ritrovo a trascinarmi, come un corpo senza vita, nel desiderio che tutto possa finire al più presto, senza altro dolore. Allora inizio a correre, devo allontanarmi, rompere quel filo che mi lega al passato, o il nodo intorno al mio cuore continuerà a stringersi fino a soffocarmi. Uno strappo, la tensione si allenta, mi fermo. Sciolgo lentamente il cappio, le mie mani tremano. Il filo si stacca piano dalla carne, permettendo al sangue di scorrere a fiotti. Il muscolo è danneggiato da una profonda incisione. Mi rendo presto conto che non si tratta di una ferita letale. Sospiro. I minuti, le ore, i giorni passano, il dolore si fa lentamente meno intenso. Una sera, mentre passeggio, rallento per guardare il cielo; le stelle, custodi della memoria dell'uomo, mi osservano. Esse vedono tutto, il passato, il presente, il futuro, l'universo e la mia casa, così lontana e così vicina al tempo stesso. La carne è dilaniata, le ferite si riaprono, il sangue scivola sul petto senza provocare macchie sul tessuto della mia maglietta, invisibile agli altri. Mi fermo, il dolore mi sconquassa la mente, il passato è tornato per me, sciocca sono stata a pensare di essermene liberata. Sebbene il filo sia ormai rotto, le cicatrici rimarranno, tenteranno di riaprirsi fin quando non porterò il mio cuore nel luogo che esso anela maggiormente. Casa. ANDRASTE
FLUSSO
Verde è tutto ciò che vedo Giallo e viola e nero Buio in un silenzio accecante Sono oltre il limite Orizzonte irraggiungibile, Lo vedo correre verso la luna E non so cosa sto pensando Vedo solo il grano ondeggiare al vento e le nuvole nuotare in un cielo plumbeo di lacrime E i cavalli galoppano all’inseguimento di quegli uccelli migratori, apparentemente irraggiungibili, liberi da ogni vincolo, dotati della possibilità di balzare tra mondi, E il viola delle galassie si mescola al blu dei miei lividi, riempiendo i miei occhi di stelle e di polvere E le palpebre calano sullo spettacolo dell’infinito e improvvisamente non so più chi sono. Vedo un mare pieno di esseri alieni, completamente fuori posto in questo mondo in fiamme. Arancione guizza e si mescola al tramonto, e i libri di un’antica biblioteca riflettono le grida di mondi lontani, di ere passate, presenti e future. Le pagine sgretolandosi liberano particelle, si uniscono e disgregano nei complessi moti del creato, che poi creato da chi non si sa, polvere alla polvere, siamo polvere ed ombra, siamo quel che siamo, nulla di più nulla di meno, piccole particelle legate tra loro tramite attrazioni fisico-chimiche. Pensieri emozioni dolore altro non sono che reazioni nel nostro corpo. E di nuovo il grande diventa piccolo e i fiori cadono al suolo lasciando gli alberi spogli e io sono sola in un grande cerchio rosso e mi contorco in cerca di un’ uscita introvabile e voglio solo sprofondare nella terra fino a raggiungere il caldo nucleo del nostro pianeta così che possa proteggermi dal mondo attorno a noi e volo fino alle stelle e agli asteroidi e il silenzio mi fa da bussola nella notte incontaminata
INDACO
*IO, VENERDÌ DI PIOGGIA
Come un uccello che muore Mi stendo sul terreno Volare non si può più Rimango ferma a lungo Sulla terra Ed affondo Dentro Giù E ritorno dov’ero.
SARA BUONOMINI
Caro amico, mio carissimo amico! Ascolta i miei lamenti di sfogo! Apprendi il motivo della mia irritazione! Qui ti narrerò un fatto davvero, davvero sgradevole. Un fatto davvero, davvero seccante accadutomi di recente. Puoi immaginarlo? No! Certo che non puoi, nessuno potrebbe immaginare un evento tanto increscioso. Nemmeno un pazzo, appunto… un pazzo! E proprio perché entrambi non siamo pazzi (Non. Siamo. Pazzi) te lo racconterò. Ero in treno, te lo figuri? Ero in treno per certi affari. Andavo… no, non ricordo dove stavo andando, probabilmente verso Nord (o era Sud!?). Comunque il viaggio sembrava tranquillo (Ah, che illuso ero!), presto mi sarei trovato invischiato in una situazione alquanto preoccupante e sgradita, del tipo che ne avrei fatto molto, ma molto volentieri a meno. Ma questo ancora non potevo saperlo, ti pare? Il viaggio sembrava tranquillo. Dopo solo poche ore però si presentano due tipi loschi, esce fuori che vogliono controllare il mio biglietto. Il biglietto che ovviamente possedevo ma che, disgraziatamente, avevo perso. Cosa potevo fare? Non lo so! Non lo so! Non so cosa avrei potuto fare! Loro hanno voluto i miei documenti, io non avevo i miei documenti. Mi hanno chiesto nome, indirizzo e tutto quanto. Rassegnato, gli ho detto tutto. Loro si sono guardati. Hanno guardato me. “Vieni con noi” mi dicono. Rassegnato, li ho seguiti. Ho sbagliato, ho sbagliato a seguirli? Sì, decisamente, assolutamente, indiscutibilmente sì. Ho sbagliato. Ho sbagliato!! Rimpiango con tutto me stesso quella fatale scelta. Malaugurata decisione! Ma come può essere colpa mia!? Come?! Quelli mi hanno portato in una stanza, mi hanno fatto dozzine di domande. “E’ proprio necessario tutto questo?” ho chiesto. “Decisamente, assolutamente, indiscutibilmente sì” hanno risposto. Li ho guardati rassegnato. Ho sperato che tutto finisse e che mi lasciassero andare (in qualche modo devo aver sperato male perché non mi hanno lasciato andare). Mi stavo irritando, tutto ciò che volevo era andare via da quell’orrenda stanzetta. I due tipi hanno fatto molte chiamate, mi hanno detto di aspettare, di mettermi comodo. Non avevo nessuna intenzione di aspettare, di mettermi comodo. Mi sono alzato, volevo uscire. Mi hanno trattenuto. Che diritto avevano di farlo? Nessuno! Nessun diritto! Ma ho ceduto, che altro potevo fare? Ho aspettato e aspettato fino a quando non sono arrivati altri uomini. La situazione stava decisamente degenerando. Sono andato da loro, ho chiesto spiegazioni, non le ho ricevute, puoi crederci? Assolutamente inaccettabile! Inconcepibile! Ho preteso spiegazioni, mi hanno detto che dovevo venire con loro. Ho fatto per scappare. Mi hanno trattenuto. “Sei un pazzo” mi hanno detto (più o meno), capisci??! Capisci cosa stava succedendo?? Pensavano che IO fossi… pazzo! Che cosa insensata, irragionevole, stupida, sciocca… folle! Completamene folle! Ahahahahahahahaha!! Io, io non sono pazzo! Mi hanno scambiato! Devono avermi scambiato con qualcun altro! Mi hanno scambiato! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo! Io non sono pazzo!
Plurimam tibi, rerum suavissime, salutem impertio. Recte hic omnia e re, nisi quae ad statum corporis attineant, quamvis suo cursu et ea fortasse: magno cum laborarim morbo, vires mihi nondum omnino video refectas. Quid tu autem? Breviore quo omnia exsolvamus responso: quae ante oculos venerit, de qualubet re non modo licet loquamur, sed placet. Contra dicas licet non omnia decere quae succurrunt dignitatem illam senatoriam quam saepe diximus Latinae linguae. Minime quidem falso. Ego respondebo, cum privato loco exercitationis causa eam suscipimus, nullius esse tum nobis momenti dignane quae tractentur voce sint necne, modo si, gymnastica peracta palaestraque egressi, illam firmius tenebimus, qua digna eius dignitate citius cudamus. Nonne proxime porro convenimus, per ea maxime vulgariora et cottidiana ampliorem ac ditiorem linguam nostram reddi? Parumper igitur pingui, ut aiunt, agamus Minerva: repetamus sane veterem assuetudinem perpolitarum epistularum scribendarum, ne effugiamus contra quae in mentem venerunt, quamvis subito et momento forsan minore, libere ac sine metu exprimere. Vale.
De eodem fere proposito etiam brevior ad eundem amicum epistula.
Apertissime ac, ita dicam, luce quadam Sole clariore pauca quae misisti nullum opus per se declarant esse, ea verearis ne in te non sint, ut quid fingere potius possis silentio. Ipsa autem contra videntur suadere, edere ne quid coneris incomptum seu indecoratum, quippe cum nulla possis et avens ratione. Quae enim a te hoc loco privato, dicam, ac secreto sunt pacta temere ea comparet eis quispiam quae ultro in vulgus deprompsit Cicero. Nihil gravareris in scribendo, si dictis meis confideres et imbecillitatem amici tui in mente haberes fixam. Quantum autem de sanctimonia illa quam omnes qui sapimus linguae nostrae semper tribuimus, nihil ea, si quaeris, in agendo retineor, non quod eam non observem, sed potius quod pro certo habeam, nullo modo me posse eam plane ac omnino observare.
DYDIMUS
Inviateci la traduzione di questi due testi per posta elettronica! Il miglior traduttore otterrà una copia stampata e firmata dai codirettori non appena sarà permesso. Maggiori info su instagram direct! Disegno di Martina Andreis