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EDITORIALI

Un atto di violenza sostenuto e deliberato da più di un’organizzazione politica. Se cercate la definizione di “guerra” su internet vi appare questa frase. Un nome, un ente grammaticale, sei lettere che vogliono dire nei fatti distruzione, morte, tortura, fallimento. Fallimento della Storia e della società, delle regole del vivere comune e civile, dell’umanità tutta. Il numero di questo mese approfondirà questo tema, facendo particolare attenzione a quei conflitti a cui l’umanità ha deciso di non prestare attenzione, quelle guerre che probabilmente non saranno insegnate agli studenti di terzo liceo tra 50 anni. Riconosciamo sia un progetto ambizioso e sappiamo di non avere i mezzi per affrontare una questione di tale portata, ma siamo chiamati dalla nostra stessa coscienza a ricordare quelle persone che non abbiamo conosciuto e di cui la Storia non parla. Riteniamo perciò moralmente doveroso citare i milioni di uomini, donne e –ahinoibambini che ogni giorno perdono la vita o perdono tutto a causa della Guerra. Ho volontariamente scritto “Guerra” e “Storia” maiuscolo, non credo si tratti solamente di nomi comuni, questi due termini sono invece propri di ogni singola persona che abbiamo perso a causa loro. Vi siete mai chiesti perché ultimamente si sente parlare delle Sue atrocità solo in “Paesi in via di sviluppo”? Forse perché sono “più indietro di noi” o perché “è nella loro cultura”, falso. Provate ad immaginare il proprietario di una grande compagnia che produce e vende armi a tutto il mondo, tentate di immedesimarvi in questa persona. Il vostro scopo non è quello di portare pace, non avete come obiettivo la vita, ma auspicate soltanto alla crescita della vostra azienda e, dunque, del vostro portafoglio. Il guadagno, il segno + alla fine del mese, la percentuale positiva sul bilancio alla fine dell’anno è ciò che volete e bramate con tutti voi stessi e per arrivarci volete necessariamente vendere più armi possibili; secondo voi è possibile aumentare la produzione, la vendita e quindi il fatturato in un periodo di pace? Esatto, no, non è possibile. Quindi tra voi ed il vostro scopo c’è la pace, ma questo non è un problema per voi. Non è un problema perché, beh, c’è un Paese di cattivi, governato da cattivi, in cui dobbiamo necessariamente liberare il popolo, abbiamo l’obbligo di andare a salvare un popolo di persone sottomesse mandando al macello nostri connazionali, pagandoli per rischiare la vita e per assassinare quelli che chiamiamo “cattivi” in quella che chiamiamo “guerra giusta”. Ed ecco che le vostre armi vengono vendute, ecco che il vostro fatturato aumenta, ma voi state tranquilli perché vendete le armi ai buoni, andate a dormire tranquilli perché tanto Lei è lontana da voi, Lei non vi tocca, non vi toglierà nulla, e intanto continuate a fare soldi. Per ricollegarmi al discorso iniziale, perché ultimamente la Guerra non arriva più da noi? Quanto vi converrebbe avere la guerra nel Paese in cui vivete, in cui producete, a cui vendete? Ammetto di non sapere di cosa stia parlando, questo è un argomento più grande di me e non so proporre un’alternativa tanto stabile a questo nostro sistema in cui sguazzo esattamente come voi. Ma questo numero ci consente di dare ascolto alla nostra coscienza di giovani informatori e aspiranti giornalisti: non possiamo tacere sulla Morte, è nostro dovere morale riportarvi queste notizie che, altrimenti, difficilmente sentireste. Quindi eccoci, questo è il primissimo Numero Speciale de La Lucciola e questo mese parliamo delle Guerre Dimenticate.

Pensieri e precisazioni

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Riccardo Magnanelli

Non ci sono parole per esprimere l’importanza che ha questo numero per noi della redazione del vostro insetto preferito. Fra l’altro, poi, il non avere molto da fare a casa si è rivelata un alleato importante per questa opera mastodontica, molto più grande di noi che l’abbiamo concepita, progettata e realizzata. Ciò non toglie che mi piange il cuore al solo pensiero di non poter avere con me il resto della nostra piccola, sgangherata setta per festeggiare la nascita del terzo figlio di quest’anno e mi manca il girovagare per i corridoi del nostro amato istituto sventolando il giornale del Manara come il pescivendolo agita il frutto del lavoro dei pescatori. Mi consolerò guardando il file di questo numero girare per i gruppi Whatsapp, in un mare di messaggi monosillabici, sticker, catene di Sant’Antonio sul virus e indiscrezioni sull’Esame di Maturità 2020. Attenzione: ciò non vuol dire che da questo momento La Lucciola uscirà solo in rete, assolutamente no. Noi ci siamo sempre battuti per la stampa del giornale su carta, per amor di tradizione e per attenzione ad un bisogno intrinsecamente umano: conoscere, informarsi, riflettere, cose che l’informazione digitale non garantisce a sufficienza, se non affatto. Voglio ringraziare tutti i caporedattori e i redattori perché hanno deciso di supportare questo piccolo, grande numero con il loro lavoro e la loro fatica. A spiegare le ragioni dello Speciale ci ha già pensato il buon codirettore Jacopo Augenti. Buona lettura!

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