Land Italia magazine 34

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N. 34 - settembre - ottobre 2016 La RIVISTA DEDICATA Ai land rover enthusiast • NEWS • storia • EVENTI • TECNICA • CURIOSITà

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The All-New Anno V - Periodico Bimestrale - Euro 6,00

discovery News range rover M.Y.2017

Meeting Lro Show - UK

story captain townsend



Edito

Settembre - Ottobre 2016

La quinta Discovery L

a Discovery è arrivata alla sua quinta generazione, finalmente è stata svelata al Salone di Parigi: dubbi, perplessità? No, nessuna. Stranamente, sembra che sia piaciuta subito al pubblico, dico stranamente perché di solito quando Land Rover presenta un nuovo modello i mille sapientoni iniziano a criticarlo, “ma…”, “chissà se”, “con il vecchio modello si poteva”, “con questo bho!”. Vi ricordate quando qualche anno fa venne presentata la DC100, la Concept che doveva sostituire la Defender? Il popolo dei social vi si scagliò contro, senza neanche averla mai vista dal vero e men che meno provata; detto fra noi, a me non dispiaceva, ma questo poco importa.

Pierluigi Ducci Presidente del Land Rover Registro Storico Italiano

La nuova Discovery è tutta nuova, è un’auto molto ricca e con una linea, lasciatemelo dire, molto fashion. Penso che ci vorrà qualche anno per farci l’occhio, ma vogliamo parlare di avanguardia stilistica? Perché no! D’altronde la Gran Bretagna è sempre stata l’epicentro dello sviluppo del design di serie moderno, il british design è sinonimo di sobrio, rassicurante, elegante e raffinato, mai sopra le righe. La nuova Discovery è o non è tutto questo? Non ci resta che provarla.

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Sommario

Settembre - Ottobre 2016

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rubriche 03 » Editoriale / 04 » Sommario / 104 » Nuovi iscritti LRRSI / 106 » Abbonamenti

News 06 10 18 24

Presentata la Nuova Discovery The All-New Discovery Range Rover M.Y.2017 Nuovo motore per la Sport Range Rover Sport M.Y.2017 28 La Land Rover dipinta da Keith Haring 30 Wind of Hamann Hamann Motorsport

Story 34

James Taylor’s Roverphile Italy Chi vuole un gelato?

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meeting 38

Land Rover Owner International Show - UK

my landy 44

LRO Show 2016 Series One Club

Story 50

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Captain Peter Townsend Il giro del mondo in Series I

Land Italia Magazine

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curiosilandia 58

George Rodger and VAC 433

Story 62

Centaur. Veicolo militare multiruolo

meeting 72

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Buona la prima Alla scoperta del marmo in 4x4

tours 76

Land Rover Day Veneto Registro Italiano Land Rover 80 In viaggio con Gengis Kahn verso Dakar Sahara Desert Challenge 88 Il viaggio di una Regina Bianca in Africa

my landy 94

80

94

Fedele all’off road Elaborazione Defender 90

tecnica

100 Gli 8 appunti del Rover V8

Seconda parte

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News

Presentazione della Nuova Discovery

la nuova discovery 6

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foto Media Land Rover

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ella presentazione del SUV Nuova Discovery a 7 posti, Land Rover polverizza il record del Guinness dei Primati per la più grande struttura LEGO mai realizzata. Clienti affezionati come Bear Grylls, Sir Ben Ainslie e Zara Phillips, hanno preso parte alla dinamica presentazione del più versatile modello Land Rover che si è svolta intorno ad una riproduzione in LEGO del Tower Bridge, alta ben 13 metri.

Il 28 settembre a Solihull è stata presentata la Nuova Land Rover Discovery, che si è mostrata su di una struttura in LEGO che entra nel Guinness dei Primati.

La Nuova Discovery è l’epitome della vocazione Above and Beyond di Land Rover, col suo mix di fascino britannico e indomabile spirito di avventura. Estremamente attraente, la Nuova Discovery si presenta con capacità ineguagliate e tecnologie senza confronti. Dichiara Gerry McGovern, Chief Design Officer di Land Rover: «La Nuova Discovery ridefinisce i grandi SUV. I team di progettisti e tecnici Land Rover hanno rivoluzionato il DNA Discovery, creando un SUV premium affascinante, versatilissimo e straordinariamente capace». L’ingegnosità più pratica è stata per 27 anni il segreto della Discovery che, ad oggi, vanta oltre 1,2 milioni di clienti. La Nuova Discovery è la vettura per l’Era Digitale. Una tecnologia ingegnosa garantisce a tutta la famiglia sicurezza, fiducia e connessione, portandola a destinazione su ogni superficie, ogni terreno e con qualsiasi condizione climatica.

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Il modello di quinta generazione si avvantaggia dell’architettura SUV full-size leggera, robusta e sicura, in grado di offrire comfort e versatilità inimitabili. Il Tower Bridge al centro dello scenario di presentazione era composto da 5.805.846 mattoncini LEGO, superando di ben 470.646 pezzi il precedente record. Messi in fila, i mattoncini impiegati coprirebbero un tratto di quasi 320 chilometri, pari alla distanza fra il vero Tower Bridge e la città di Parigi.

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Sotto la guida di Duncan Titmarsh, il solo professionista britannico certificato dalla LEGO, un team di specialisti LEGO ha impiegato cinque mesi per realizzare l’incredibile struttura. L’istallazione è stata eretta sui terreni di Packington Hall, nel Warwickshire, Regno Unito, nei pressi degli impianti di Solihull, dove verrà prodotta la Nuova Discovery. Durante la spettacolare sequenza di presentazione, l’esperto di avventura britannico Bear Grylls si è esibito in una discesa a corda doppia, calandosi dalla cima della gigantesca

installazione, attraverso il ponte levatoio e fino al palcoscenico, accanto alla Nuova Discovery. Nel finale, Sir Ben Ainslie, Team Principal di Land Rover BAR, ha attraversato sulla Nuova Discovery, con a bordo il suo Team, un guado di 900 mm ricavato sotto il ponte, dimostrando l’impareggiabile capacità e versatilità del nuovo SUV Land Rover. Sir Ben trainava una replica in LEGO dell’imbarcazione Land Rover BAR, un modello di 186.500 mattoncini, riproduzione meticolosa dell’originale, nato per la sfida di Coppa America 2017.


Ai lati del Tower Bridge in mattoncini, due “Discovery Zone” LEGO, celebrative dei 27 anni di tradizione Land Rover Discovery. Ospite dell’“Equestrian Zone”, l’area che riproduceva una tipica scena di picnic britannico interamente realizzata in mattoncini LEGO, la famosa cavallerizza Zara Phillips. L’“Adventure Zone” di Bear Grylls raffigurava una tipica scena di esplorazione in montagna, con fuoco e rocce realizzati in LEGO. La Nuova Discovery è stata progettata e realizzata con il contributo di alcuni dei 1.300 giovani tecnici iscritti agli avanzati programmi di training

dell’Azienda. Jaguar Land Rover è una delle prime Società britanniche in termini di assunzioni di diplomati, laureati ed apprendisti: 3.000 ne sono stati assunti negli ultimi sei anni ed altri 400 ne sono arrivati nel 2016. Commenta Bear Grylls: «Nel corso degli anni ho stretto un forte legame con i veicoli Land Rover; per me rappresentano lo spirito di avventura e la vigorosa affidabilità che soddisfano le esigenze di una famiglia giovane. La Discovery è preziosa durante le spedizioni, che si tratti di filmare in un deserto, una giungla o una montagna,

ma è anche il veicolo perfetto per l’impiego quotidiano di una famiglia. Sono orgoglioso di essere qui con Land Rover per presentare al mondo la Nuova Discovery». Dichiara Emma Owen, Portavoce LEGO per il Regno Unito e l’Irlanda: «Ci emoziona che Jaguar Land Rover abbia scelto i mattoncini LEGO per aggiungere la creatività di un nuovo record nel Guinness Dei Primati al lancio della più recente Discovery. Questa eccezionale struttura cattura l’immaginazione in modo totalmente nuovo. Con i mattoncini LEGO si può davvero costruire tutto!».

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Discovery

The ALL-NEW

DISCOVERY 10

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foto Media Land Rover

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a Nuova Discovery è l’epitome della vocazione Land Rover “Above and Beyond”, con il suo mix di fascino britannico e di indomabile spirito di avventura. È un autentico Large SUV a sette posti, sistemati su tre file di sedili, imbattibile per capacità e versatilità. L’ingegnosità più pratica è stata per 27 anni il segreto della Discovery. La Nuova Discovery è il risultato di una trasformazione di successo, condivisa, in ogni sua fase, da 1,2 milioni di clienti. Il modello di quinta generazione si avvantaggia dell’architettura SUV full-size leggera, robusta e sicura, in grado di offrire comfort e versatilità inimitabili. La Nuova Discovery è per l’Era Digitale. Una tecnologia ingegnosa garantisce a tutta la famiglia sicurezza, fiducia e connessione, per portarla a destinazione su ogni superficie, ogni terreno e con qualsiasi tempo. Gerry McGovern, Chief Design Officer di Land Rover, dichiara: «La Nuova Discovery ridefinisce gli standard dei grandi SUV. Gli ingegneri ed i progettisti Land Rover hanno rivoluzionato il DNA Discovery e creato un SUV premium altamente desiderabile, estremamente versatile e straordinariamente capace. Riteniamo che il radicale cambiamento derivante da questo impegno avvicinerà la Famiglia Discovery ad una nuova e più ampia clientela».

Design rivoluzionario La Nuova Discovery, prefigurata dal Concept Discovery Vision, che al New York Auto Show del 2014 anticipava quella che sarebbe stata la direzione seguita dall’intera famiglia Discovery, rappresenta un orientamento radicalmente nuovo per il più versatile SUV Land Rover. Il design rivoluzionario le conferisce un aspetto dinamico, con superfici sofisticate e dettagli curatissimi, in grado di entrare in sintonia con il cliente. Gerry McGovern, Chief Design Officer di Land Rover, prosegue: «Il design stabilisce una relazione emotiva fra i nostri clienti ed i nostri veicoli. La nostra strategia di design fa sì che i nostri veicoli siano istantaneamente riconoscibili, comunicando quei valori che i nostri clienti amano. I volumi e le proporzioni impeccabili della Nuova Discovery, le sue sofisticate superfici ed i raffinati dettagli, si abbinano alla perfezione ad una comprovata integrità progettuale, creando un SUV premium capace di entrare in sintonia con i clienti di oggi». La famiglia Discovery è da sempre caratterizzata dal richiamo allo spirito di avventura ed il nuovo modello, grazie ad un design sofisticato che, pur rendendo omaggio ai modelli precedenti non ne è minimamente limitato, ne reinterpreta visibilmente i 27 anni di tradizione e l’autentico DNA. I tratti tradizionalmente distintivi del design includono il tetto rialzato, che ha identificato le quattro precedenti

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generazioni di Discovery e che offre un’elegante soluzione ad una necessità pratica. Il profilo rialzato ottimizza lo spazio per la testa dei passeggeri della seconda e terza fila di sedili. Inoltre consente l’abituale configurazione a stadio dei sedili Discovery, che prevede che ciascuna fila di sedili sia posizionata più in alto di quella che la precede, affinché ogni passeggero possa godere della vista migliore. L’integrità del design e della progettazione Land Rover consente alla Nuova Discovery di accogliere sette adulti in un SUV che misura meno di cinque metri di lunghezza (4.970 mm). La maggioranza dei concorrenti offre una configurazione 5+2, mentre la Nuova Discovery è progettata per accogliere confortevolmente adulti al 95° percentile anche nella terza fila di sedili, garantendo così una totale versatilità degli interni. Entrambi i sedili della terza fila montano punti di ancoraggio ISOFIX (cinque in totale, in configurazione 7 posti), cosicché il seggiolino per bambini possa essere posizionato come meglio richiesto in ogni circostanza.


L’abitacolo della Nuova Discovery prosegue la rivoluzione del design che ha avuto inizio con la Discovery Sport e pertanto i clienti possono scegliere in un’ampia gamma di materiali premium, inclusi rivestimenti in lussuosa pelle Windsor e finiture in quercia naturale. Il modello ‘First Edition’, in tiratura limitata, illustra tutto il meglio della Nuova Discovery. Ne saranno prodotti soltanto 2.400 esemplari, con caratteristiche uniche che includono la mappa incisa sulle finiture in alluminio delle portiere e della plancia, distintivi esclusivi, un’audace gamma colori ed un’ampia gamma di equipaggiamenti di serie. L’opzione Dynamic Design Pack conferisce alla Nuova Discovery un aspetto più deciso, internamente ed esternamente, con attrattive quali il tetto a contrasto, paraurti anteriore e posteriore più aggressivi, rivestimenti in lussuosa pelle, e, come ulteriore elemento identificativo, volante e pedaliera di ispirazione sportiva.

Connette tutte le generazioni della famiglia La Nuova Discovery presenta, in prima mondiale, la tecnologia Intelligent Seat Fold, che permette di riconfigurare agevolmente la seconda e terza fila di sedili, utilizzando i comandi posti nella parte posteriore del veicolo, o tramite il touchscreen centrale, o addirittura a distanza con un’app per smartphone, che fa parte dei servizi InControl Touch Pro. Questa innovativa caratteristica permette, ad esempio, di riconfigurare il layout dei sedili dall’interno di un negozio, per far spazio ad un acquisto particolarmente ingombrante. Le tre file di sedili sono riscaldabili, la prima e la seconda anche rinfrescabili, e, per ottimizzare il comfort nei lunghi viaggi, è disponibile anche la funzione massaggio nei sedili della prima fila. L’accesso allo spazioso abitacolo della Nuova Discovery è reso ancor più facile da un’altra intelligente innovazione Land Rover. La funzione Auto Access Height riduce l’altezza

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di marcia del veicolo fino a 40 mm, quando i passeggeri si apprestano a salire o scendere dal veicolo. Ad affiancare lo spazioso e pratico arrangiamento dei sedili, l’altra chiave della superiore versatilità della Nuova Discovery è il sistema di infotainment InControl Touch Pro di Jaguar Land Rover. Questo sistema intuitivo vanta un touchscreen da 10” posto in alto sulla consolle centrale, che acquisisce ora un aspetto più pulito e agevole, grazie alla conseguente riduzione di un terzo degli interruttori fisici ivi presenti. I menu, che offrono una grafica chiara ed un’eccezionale navigabilità, includono la navigazione porta a porta, che consente di condividere le informazioni con uno smartphone associato, particolarmente utile nel caso un percorso debba essere completato a piedi. La perfetta connettività per iOS e Android si abbina al sistema digitale surround Meridian con 14 altoparlanti, subwoofer e Wi-Fi 3G per offrire un audio di eccezionale qualità, che si tratti di una riproduzione in streaming online, oppure diretta da un dispositivo connesso. Fino a sei prese a 12 Volt garantiscono che la Nuova Discovery sia perfettamente in grado di soddisfare le esigenze di connessione di ogni famiglia, mentre fino a sette porte USB (o fino a nove, se viene specificato il sistema di intrattenimento

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ai posti posteriori) forniscono ai passeggeri di ciascuna fila di sedili l’alimentazione simultanea per smartphone o tablet. Un’altra tecnologia pensata per le famiglie attive è il bracciale Activity Key di Land Rover, ideale per chi pratica hobby e attività sportive: accostando il bracciale impermeabile Activity Key alla D del distintivo Discovery presente sul portellone, il sistema blocca il veicolo e disabilita il normale telecomando, che può essere tranquillamente lasciato all’interno del veicolo. Il cliente potrà quindi correre, nuotare, cavalcare o giocare, senza doversi preoccupare della sicurezza dell’auto.

Attenzione maniacale per la capacità di trasporto In ogni fase dello sviluppo, Land Rover ha progettato la Nuova Discovery pensandola intorno ai desideri dei clienti: è sufficiente osservarne la cabina. Il team di disegnatori ed ingegneri Land Rover sa quanto sia importante la sistemazione degli oggetti all’interno dell’abitacolo ed ha quindi realizzato una quantità di soluzioni pratiche a misura delle esigenze della famiglia di oggi, inclusi: »» portaoggetti nascosto nella consolle centrale, capace di ospitare quattro iPad o due bottiglie da due litri; »» un contenitore centrale appoggiabraccia abbastanza grande da contenere cinque iPad, con coperchio incernierato a 180°, che funge da bracciolo anche in posizione aperta; »» un ripostiglio per piccoli oggetti, nascosto dietro il pannello ribaltabile del Controllo Climatizzazione; »» un “curry hook” a filo, azionabile a pressione, nello spazio antistante i piedi del passeggero della prima fila, per assicurare la borsa della spesa. Altrettanta attenzione è stata dedicata alla progettazione del vano bagagli. Il SUV premium vanta una capacità di carico di 2.500 litri, o fino a 1.231 litri dietro la seconda fila di sedili, mentre il nuovo Powered Inner Tailgate a doppio uso garantisce tutta la versatilità che ci sia aspetta da un veicolo contraddistinto dallo stemma Discovery.


In posizione rialzata, il pannello ribaltabile posto al margine del vano di carico funziona come pratica ritenzione del bagaglio, ma quando viene abbassato, la sezione a sbalzo da 285 mm diventa una seduta utile per eventi all’aperto o per cambiarsi le scarpe infangate al riparo del nuovo portellone in un unico pezzo. Questo semplice dispositivo riproduce la funzionalità del portellone ribaltabile orizzontalmente che equipaggiava la precedente generazione Discovery.

Comfort e capacità Grazie alla combinazione dell’eccellente geometria off-road e della tecnologia avanzata, la Nuova Discovery mantiene la famosa capacità all-terrain Land Rover e perfeziona la facilità d’uso nella guida quotidiana.

L’altezza dal suolo, che raggiunge i 283 mm (un aumento di 43 mm) e la profondità massima di guado di 900 mm (incrementata di 200 mm), collocano la Discovery in una classe a parte quando si tratta di affrontare piste trasformate in acquitrini o strade allagate. Per rendere accessibili anche ai piloti meno esperti le sue imbattibili capacità all-terrain, la Nuova Discovery monta una gamma completa di tecnologie off-road. Con la semplice rotazione di una manopola, il sistema multimodale Terrain Response 2 ottimizza tutta una gamma di regolazioni, dalla risposta all’acceleratore alle caratteristiche dei cambi di marcia, per adattarsi alle condizioni del terreno - e se si è indecisi sulla scelta da fare, può perfino selezionare automaticamente le tarature ottimali.

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Su terreni particolarmente insidiosi si può programmare il sistema All-Terrain Progress Control (ATPC) che mantiene automaticamente un avanzamento lentissimo alla velocità selezionata dal guidatore, il quale può così concentrarsi sullo sterzo per affrontare più tranquillamente gli ostacoli, senza doversi occupare di accelerare e frenare. Il sistema può essere anche impiegato per le partenze su superfici a scarsa aderenza. Le prestazioni stradali sono potenziate dall’architettura monoscocca in alluminio, leggera e durevole, che contribuisce ad una riduzione di 480 kg rispetto al peso della struttura in acciaio con telaio a longheroni e traverse. L’avanzata sospensione posteriore Integral Link migliora la maneggevolezza del veicolo senza comprometterne il superbo comfort di marcia. La Posizione di Guida Dominante, tradizionale caratteristica Land Rover, fornisce una visibilità eccellente in ogni condizione di guida. Altra caratteristica di eccellenza della famiglia Discovery è la capacità di traino, sancita fin dal 1989 con il traino di un treno effettuato il giorno del suo lancio. Il peso massimo trainabile da questo veicolo è di 3.500 kg e Land Rover ha sviluppato alcune tecnologie in grado di rendere più accessibili capacità di traino tanto notevoli. L’Advanced Tow Assist è un ingegnoso sistema che permette di effettuare con facilità le manovre in retromarcia con rimorchio. Anche il guidatore meno esperto sarà in grado di parcheggiare con questo dispositivo che provvede ad effettuare il delicato controsterzo necessario per posizionare correttamente il rimorchio in retromarcia. Il pilota può guidare

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il rimorchio nello spazio desiderato usando la manopola rotativa del Terrain Response 2. Per facilitare ulteriormente la manovra, sulle immagini riprese dalla telecamera posteriore e proiettate sul touchscreen, vengono sovrapposte delle linee, che consentono di guidare correttamente il rimorchio in questa altrimenti complessa operazione.

Efficienza senza sforzo La Nuova Discovery dispone di una gamma di propulsori JLR a quattro e sei cilindri, benzina e diesel, abbinati ad una trasmissione automatica ZF ad otto rapporti, dolce e reattiva: »» Il premiato diesel Td4 Ingenium 2.0 litri, da 180 CV a quattro cilindri. In Italia questa motorizzazione sarà disponibile a 3 mesi dal lancio. È il più efficiente della gamma e presenta consumi combinati di 6,0l/100 km ed emissioni di CO2 pari a 159g/km*, una riduzione del 22% sull’equivalente modello precedente; »» Il più potente quattro cilindri 2.0 litri diesel Ingenium Sd4 a due turbocompressori. Eroga 240 CV e ben 500 Nm di coppia, con consumi da 5,25 l/100 km ed emissioni di CO2 da 165g/km; »» Il diesel 6 cilindri Td6, 3.0 litri. Eroga 249 CV e 600 Nm di coppia, garantendo potenza, ed efficienza; »» Dedicato a chi preferisce il propulsore a benzina, l’avanzato Land Rover Si6 supercharged, 3.0 litri, da 340 CV con 450 Nm di coppia, garantisce una guida prestazionale e rilassata. In Italia in vendita dalla primavera 2017



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Range Rover

foto Media Land Rover

Range Rover M.Y. 2017 ancora PiĂš performance e nuove tecnologie. 18

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on le nuove avanzate tecnologie di guida autonoma e con un nuovo modello, la SVAutobiography Dynamic, firmata Special Vehicle Operations (SVO),la Range Rover consolida il proprio status di miglior SUV del mondo. Da quando, 46 anni fa, ridefinì il settore dei SUV di lusso, la Range Rover ha conquistato più di un milione di clienti, ponendosi al vertice della famiglia Land Rover. L’esclusiva combinazione Range Rover di raffinatezza senza uguali, design senza tempo e capacità all-terrain senza rivali, l’ha resa il veicolo preferito dai personaggi più famosi, protagonista di spedizioni avventurose ed estenuanti, e perfino capace di trasformarsi in una salda fortezza nella versione blindata Range Rover Sentinel. La versione originale Classic fu presentata nel 1970 e, per quattro generazioni, il SUV di lusso è stato il punto di riferimento del design, il lusso all-terrain per definizione. La nuova SVAutobiography Dynamic arricchisce la Range Rover di nuove prestazioni e di un motore V8 sovralimentato da 550 CV. Partendo dal successo ottenuto dalla Range Rover SVAutobiography a passo lungo, la SVAutobiography Dynamic è disponibile esclusivamente con passo standard e monta sospensioni

speciali in grado di ottimizzarne l’agilità, senza compromettere in alcun modo il comfort e la raffinatezza che la contraddistinguono. Con la Range Rover Model Year 2017, fa il suo debutto una gamma di tecnologie innovative che pongono le basi della futura guida autonoma. Fra queste, l’Advanced Tow Assist, un sistema intelligente di aiuto alla guida che elimina lo stress della retromarcia con rimorchio e l’Intelligent Speed Limiter che adegua la velocità del veicolo al limite previsto dalla segnaletica, grazie alla tecnologia Traffic Sign Recognition. Ad una vasta gamma di caratteristiche

di sicurezza, si aggiungono il Driver Condition Monitor e il Blind Spot Assist, che sterza automaticamente il veicolo per mantenerlo nella propria corsia se i sensori rilevano che il guidatore si sta dirigendo verso una corsia già occupata da altri. Le novità dell’abitacolo comprendono un nuovo touchscreen più grande, da 10”, pilotato dal sistema Land Rover InControl Touch Pro. I comandi in stile tablet del touchscreen, mettono a disposizione tutto un ventaglio di novità, che includono homepage customizzabili, funzioni di navigazione migliorate ed accesso istantaneo alle app preferite del guidatore.

La nuova SVAutobiography Dynamic si aggiunge al lineup Range Rover. La SVAutobiography Dynamic è la più potente Range Rover in produzione. Il potente motore V8 da 5.0 litri che eroga 550 CV è lo stesso dell’acclamata Range Rover Sport SVR. Appositamente tarato per la nostra ammiraglia, questo propulsore eroga una coppia di 680 Nm, in grado di

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far accelerare la SVAutobiography Dynamic da 0 a 100 km/h in soli 5,4 secondi. Per ottenere prestazioni così elevate e cambi di marcia particolarmente scorrevoli, a questo motore è stata abbinata una trasmissione automatica ZF ad otto rapporti. Gli interni realizzati per questa versione, rendono la Range Rover ancor più attraente e raffinata.I sedili in pelle dal motivo a losanga con impunture a contrasto, disponibili in quattro combinazioni di colori esclusivi, si abbinano al cielo in pelle traforata Ebony e trasmettono un’immediata sensazione di lusso. Rivestimento Black Veneer per la plancia e i vani delle portiere, completato da una riga di finitura rossa su questi ultimi. Il comando rotativo della trasmissione, il pulsante start/

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stop ed i pedali presentano una finitura godronata. A sottolineare il carattere sportivo del veicolo, i paddle sono in colore rosso anodizzato (salvo

quando l’interno è richiesto in colore Tan), e il manuale del veicolo è rilegato in pelle stampata a losanghe che richiama il motivo dei sedili.


Il nuovo modello della gamma è identificato tramite una serie di esclusive caratteristiche esterne. Le prese d’aria laterali, i particolari del paraurti anteriore, la griglia, le finiture del cofano, il lettering Range Rover, sono tutti in colore Graphite Atlas. Il cliente può scegliere cerchi in lega da 21” o 22”, oltre a tre finiture esclusive. La SVAutobiography Dynamic è inoltre la prima Range Rover disponibile con le vistose pinze freni rosse Brembo. La divisione SVO di Jaguar Land Rover ha accuratamente tarato le sospensioni per ottenere la migliore combinazione di prestazioni e comfort. La revisione dei fusi a snodo, dei bracci, delle molle e degli ammortizzatori, ha consentito una minore altezza di marcia (-8 mm rispetto allo standard) ed una risposta più rapida.

La SVAutobiography Dynamic vanta anche due dispositivi progettati per garantire un miglior controllo della scocca ed una maggiore agilità del

veicolo. Il Sistema Dynamic Response riduce il coricamento del veicolo in curva, migliorando la maneggevolezza della vettura ed il comfort dei passeggeri. Il sistema controlla in modo indipendente i due assali del mezzo, aumentandone l’agilità alle basse velocità, la stabilità a quelle elevate, ed incrementando allo stesso tempo la precisione dello sterzo. L’Adaptive Dynamics controlla il movimento della scocca 500 volte al secondo, reagendo agli input del guidatore ed alle variazioni della superficie stradale per garantire il miglior controllo della vettura, senza peraltro penalizzare in alcun modo l’ineguagliabile raffinatezza Range Rover. In linea con il suo carattere deciso, la SVAutobiography Dynamic monta quattro terminali di scarico cromati, ottimizzati per sottolineare la particolare sonorità del V8.

Il propulsore eroga una coppia di 680 Nm, in grado di far accelerare la SVAutobiography Dynamic da 0 a 100 km/h in soli 5,4 secondi.

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Range Rover M.Y.2017 La Range Rover 2017 Model Year è anche più pratica, grazie alle sue innovative tecnologie. La Range Rover rappresenta l’espressione più elevata del lusso ed i clienti del MY2017 avranno a disposizione, come mai prima d’ora, le più avanzate tecnologie di guida autonoma. L’Advanced Tow Assist debutta eliminando lo stress da una manovra potenzialmente difficile come quella di effettuare una retromarcia con rimorchio. Impiegando il Sistema di Telecamere Surround del veicolo, questo dispositivo intelligente permette al guidatore di posizionare il rimorchio con il minimo sforzo. Seguendo le linee sovrapposte all’immagine proiettata sul touchscreen centrale dalla telecamera posteriore, l’Advanced Tow Assist può sterzare automaticamente il veicolo per seguire la traiettoria prescelta dal guidatore tramite il comando rotativo del Terrain Response 2. L’Advanced Tow Assist consente anche al guidatore meno esperto di manovrare con il rimorchio, facilmente, con rapidità ed in tutta sicurezza - il sistema è anche in grado di avvertire il guidatore se sta portando il rimorchio a formare un angolo troppo acuto con il veicolo. Le tecnologie specialistiche incrementano le credenziali all-terrain Le ineguagliabili capacità all-terrain sono la pietra angolare della famiglia Range Rover ed il MY2017 vanta

una coppia di tecnologie destinate a rinsaldare la supremazia di queste credenziali. Il Low Traction Launch. Si tratta di una modalità di guida selezionabile manualmente, mirata ad aiutare il guidatore nelle ripartenze su superfici a scarsa aderenza, come l’erba bagnata, la neve o il ghiaccio. Controllando la quantità di coppia che il pilota può inviare alle ruote, il sistema riduce la possibilità di slittamento ottimizzando la trazione ed assicurando un’accelerazione graduale. Può essere inserito indipendentemente tramite il touchscreen centrale ed il guidatore viene invitato ad azionare il Low Traction Launch ogniqualvolta sia attivato il programma Erba/Neve/ Ghiaccio del Terrain Response 2. Il sistema rimane attivo fino alla velocità di 30 km/h. L’All-Terrain Info Centre. Questo sistema porta all’attenzione del guidatore, sul touchscreen centrale, informazioni utili relative alla configurazione ed allo stato del veicolo

…anche i passeggeri della seconda fila di sedili possono vedere la durata del viaggio e la distanza dalla destinazione, sfogliare le mappe e inviare al guidatore suggerimenti sul tragitto…

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Connettività migliorata, interattività intuitiva Il lancio dell’infotainment InControl Touch Pro di Jaguar Land Rover rappresenta un’importante novità del MY2017. Questo sistema avanzatissimo migliora le funzioni della navigazione satellitare e della connettività, ed i suoi comandi intuitivi sono facilitati delle dimensioni del nuovo touchscreen Dual View da 10”. L’InControl Touch Pro mette a disposizione sulla Range Rover una serie di nuovi servizi tramite App. L’InControl Remote Premium consente di controllare a distanza alcune funzioni del veicolo, ad esempio attivare il condizionatore per riscaldare/rinfrescare l’abitacolo prima della partenza, inserire/disinserire l’allarme ed anche avviare il motore. L’app avverte anche il guidatore se è scattato l’allarme. L’Additional InControl Touch Pro Services comprende App che possono essere scaricate nel sistema per fornire informazioni come le previsioni del tempo o il tracking dei voli. Navigazione satellitare e servizi migliorati All’interno del nuovo sistema InControl Touch Pro, la navigazione satellitare integrata è stata sviluppata con l’aggiunta di una gamma di nuove caratteristiche, inclusa la navigazione door to door. Questo sistema permette di scegliere la destinazione sull’app dedicata Route Planner di Land Rover. L’app inizierà conducendo il


cliente al veicolo, prima di trasmettere le successive istruzioni al sistema del veicolo stesso. Una volta parcheggiato il veicolo vicino alla destinazione, il sistema restituirà allo smartphone il compito di guidare il cliente, a piedi, verso la sua destinazione. La modalità Commute impara automaticamente i percorsi seguiti con maggiore frequenza e raccomanda la migliore rotta in base ai dati del traffico ricevuti in tempo reale. Contemporaneamente, la funzione Sharing consente al guidatore di condividere con amici, parenti e colleghi la destinazione, l’orario di arrivo previsto e la posizione corrente. Il guidatore può inoltre disporre di una vista parziale o totale della schermata del navigatore, all’interno del Virtual Instrument Display. Grazie al sistema di intrattenimento ai posti posteriori, anche i passeggeri della seconda fila di sedili possono vedere la durata del viaggio e la distanza dalla destinazione, sfogliare le mappe e inviare al guidatore suggerimenti sul tragitto che egli può decidere di accettare o rifiutare tramite il touchscreen centrale. Sistemi di sicurezza avanzati La nuova Range Rover MY2017 aggiunge al lusso del SUV un ventaglio di sistemi di sicurezza avanzata, l’Advanced Driver Assistance Systems (ADAS). Le tecnologie di assistenza alla guida di serie includono: il Rear Park Distance Control, il Cruise Control e Speed Limiter, il Lane Departure Warning e infine l’Autonomous Emergency Braking (AEB). Questa tecnologia intelligente impiega la telecamera rivolta anteriormente per rilevare un rischio di collisione, avvertendone il guidatore, ed applicando la massima forza frenante se questi non interviene. Il Drive Pack aggiuntivo comprende funzioni già esistenti quali il Blind Spot Monitor, il Traffic Sign Recognition and Reverse Traffic Detection e nuove tecnologie come l’Intelligent

Speed Limiter, che si avvale dell’hardware del Traffic Sign Recognition per adeguare la velocità del veicolo al limite indicato dalla segnaletica. Il Driver Condition Monitor analizza dati come gli input di sterzo, la velocità e l’ora del giorno, per rilevare l’affaticamento del guidatore, avvertendolo di conseguenza. Il Drive Pro Pack riprende le caratteristiche del Drive Pack aggiungendovi l’Adaptive Cruise Control con Queue Assist e l’Intelligent Emergency Braking. Una novità per la Range Rover MY2017 è il Blind Spot Assist che applica automaticamente una sterzata contraria se il guidatore inizia a cambiare corsia mentre sopravviene un’altra vettura. Il Lane Keep Assist è un’altra novità che corregge

dolcemente la sterzata se il veicolo sta uscendo dalla propria corsia delimitata dalle strisce bianche. Colori e finiture esclusivi per la più lussuosa Range Rover. I livelli di personalizzazione della Range Rover MY2017 salgono ulteriormente con l’aggiunta delle nuove finiture disponibili tramite la SVO. Una tavolozza di 19 nuovi colori offre ampia scelta di vernici metallizzate e perlescenti, tutte disponibili nelle varianti lucide o satinate. Le opzioni spaziano dalle tinte tradizionali a quelle più audaci e moderne. Dai neri profondi ai rossi più spettacolari, i nuovi colori sono il complemento perfetto del design e dell’eleganza del SUV più lussuoso del mondo.

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Range Rover Sport

foto Media Land Rover

Nuovo motore per la sport Le novità e le tecnologie all’avanguardia che caratterizzano la Range Rover M.Y.2017 saranno integrate anche nel modello Sport, ma in aggiunta disporrà anche del nuovo motore diesel SD4 Ingenium.

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n intero ventaglio di novità presenti sul MY2017 rafforza lo status di SUV dal lusso prestazionale della Range Rover Sport. Equipaggiato con il motore più efficiente finora prodotto e ricco di innovative tecnologie di guida autonoma, vanta anche una più ampia scelta di personalizzazioni La Range Rover Sport, presentata nel 2013, ha scritto una storia di successi Land Rover, grazie alla combinazione di raffinatezza e capacità, caratteristiche di un grande SUV, con le prestazioni di una sportiva. Questo status di SUV sportivo ad alte prestazioni per definizione è avvalorato dalle performance della potente Range Rover Sport SVR da 550 CV, che può accelerare da 0 a 100 km/h in 4,5 secondi.

Il nuovo motore SD4 Ingenium La nuova Range Rover Sport M.Y 2017 va fiera di mostrare un vero gioiello di tecnologia britannica, il nuovo motore SD4 Ingenium, un 4 cilindri diesel da 2 litri di capacità con turbina sequenziale. Frutto di avanzati studi degli ingegneri Jaguar Land Rover, l’Ingenium sfrutta al meglio i flussi garantendo, grazie anche alle masse dal peso contenuto, superba efficienza e risposta di guida: 240 cavalli vapore con emissioni di 164g/km e un consumo di carburante in ciclo combinato dichiarato di 45.6mpg. Le prestazioni di questo nuovo motore sono in linea con il comportamento del fratello maggiore, il 3 litri TDV6. Tecnologie Oltre alla nuova tecnologia del propulsore, Land Rover ha introdotto sulla Range Rover Sport tutto un ventaglio di tecnologie di guida autonoma. L’Advanced Tow Assist, una vera novità per il settore, elimina lo stress delle manovre con rimorchi ingombranti. Tramite il comando rotativo

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del Terrain Response 2, al guidatore sarà sufficiente selezionare il percorso che il rimorchio dovrà seguire in retromarcia, ed il veicolo sterzerà effettuando automaticamente le necessarie manovre. Un’ulteriore tecnologia autonoma è offerta dai dispositivi Blind Spot Assist e Intelligent Speed Limiter. Il Blind Spot Assist rileva tramite i sensori posti sul veicolo se altri automobilisti si stanno avvicinando nell’angolo cieco, dove il guidatore non può vederli. Se questi accenna a cambiare corsia, rischiando così una collisione, il veicolo sterzerà autonomamente in senso contrario per mantenere la sua posizione nella propria corsia. L’Intelligent Speed Limiter si avvale della tecnologia del sistema Traffic Sign Recognition, per adeguare la velocità del veicolo ai limiti indicati dalla segnaletica stradale ed alle loro variazioni. Le ineguagliabili capacità all-terrain restano la pietra angolare della famiglia Range Rover, e la Range Rover

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Sport MY2017 presenta un assortimento di nuove caratteristiche. La funzione Low Traction Launch facilita la ripartenza su superfici a scarsa aderenza, mentre il menu 4x4i, aggiornato, fornisce tutte le necessarie informazioni sul veicolo quando si affrontato terreni impegnativi. Il touchscreen Dual View, con il nuovo display da 10” ingrandito, è più leggibile e più facile da usare, grazie anche ai comandi in stile tablet, con funzioni pinch e zoom. Il touchscreen è pilotato dalla tecnologia Land Rover InControl Touch Pro, al vertice del mercato, che rende la Range Rover Sport il veicolo ad oggi più connesso. Novità per gli esterni Numerosi sono gli aggiornamenti apportati ai Design Pack della Range Rover Sport per il MY2017. Il grintoso modello Dynamic presenta un’originale finitura Gloss Black in diversi elementi esterni quali la nuova griglia del radiatore, le prese d’aria laterali e sul cofano, le calotte degli

specchietti e il lettering sul cofano e sul portellone. A rendere i modelli Dynamic ancora più riconoscibili, spicca il colore rosso del badge “Sport” e delle pinze freni. Un nuovo Bright Pack sarà offerto come opzionale sui modelli Autobiography Dynamic. Questo è caratterizzato da una finitura più vivace, come quella della rete della griglia frontale e del cofano in colore Atlas Silver. La Range Rover Sport è ancora più lussuosa Il cliente ha a disposizione una gamma colori ancora più ampia, firmata dalla divisione Special Vehicle Operations, che innalza ulteriormente i livelli di personalizzazione e lusso del veicolo. Per tutte le versioni della Range Rover Sport il cliente dispone di una quantità ancor maggiore di opzioni. Ampia scelta con ben 19 nuovi colori: dai moderni bianchi perlescenti ai grigi più sofisticati, nelle lussuose varianti lucide o satinate.



News

Mostre

foto Petersen Automotive Museum

La Land Rover dipinta da

Keith Haring L’opera è esposta a Los Angeles presso il Petersen Automotive Museum fino alla fine dell’anno.

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opo 33 anni di oblio, la Land Rover che venne dipinta nel 1983, dal pittore e writer statunitense Keith Haring torna ad essere esposta, questa volta al Petersen Automotive Museum di Los Angeles. Si tratta di un esemplare unico: una Serie III Station Wagon del 1971 con le specifiche militari svizzere. Haring impresse su ogni angolo della carrozzeria le sue memorabili figure usando la Land Rover come una tela. «Keith Haring ha uno stile unico e subito riconoscibile. - ha detto il Responsabile Marketing del Petersen, Adam Langsbard - Ha utilizzato il suo linguaggio artistico per dare voce alle persone che non l’avevano e siamo onorati di ospitare qui una sua creazione». www.petersen.org

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Keith Haring Destinato a diventare uno degli esponenti più rappresentativi e originali della corrente neo pop, Haring nasce il Pennsylvania il 4 maggio 1958. Inizia a lavorare per le strade di New York negli anni ottanta, nel momento di massima espansione del mercato e dell’interesse per l’arte contemporanea. Trova subito il suo mezzo e il suo stile, una sorta di marchio di fabbrica: disegna pupazzi stilizzati sulle metropolitane newyorchesi con un gessetto bianco. Nel 1982 allestisce la prima mostra personale, a cui seguono una serie di successi internazionali. Qui inizia il suo velocissimo e breve successo artistico e commerciale. Nel 1986 apre il primo Pop shop a New York, dove il pubblico può acquistare gadgets e guardare l’artista al lavoro. Immediata la diffidenza della critica, ma Haring non si ferma e apre una succursale a Hong Kong. Annuncia pubblicamente la sua malattia, l’AIDS, nel 1988. Nel 1989 dipinse a Pisa il suo ultimo grande murales dedicato alla pace universale e intitolato “Tuttomondo”. Haring morì il 16 febbraio nel 1990 per alcune complicazioni legate alla sua malattia. I suoi Radiant babies (omini che irradiano) e i Barkings dogs (cani che latrano), immersi in un flusso grafico che ha dato vita a un linguaggio visuale inedito e inconfondibile, colorano gli spazi pubblici di molte città del mondo.

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News

Hamann Motorsport

WIND OF HAMANN Ăˆ cosa unica farsi accarezzare dalla brezza autunnale viaggiando su di una Range Rover Evoque Convertible by Hamann Motorsport.

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testo Paolo Pysa foto Hamann Motorsport


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amann Motorsport non resiste a rendere unica la sorella “scoperta” della famiglia Range Rover Evoque: l’Evoque Convertible, il primo SUV aperto al mondo. Il pacchetto disponibile per questa “saucy” convertibile comprende sia la scelta di singoli componenti o l’intera veste: il timbrico Wide Body Kit by Hamann che indossa la Evoque Convertible in questo servizio. Indiscutibile l’altissima qualità e originalità della componentistica che propone il preparatore tedesco, come le esclusive combinazioni delle parti aerodinamiche con raffinati accessori, per rendere esclusiva anche l’abitabilità del veicolo.

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Cerchi dal disegno unico abbinati a superbe gommature e assetti al top: vasta è l’offerta Hamann anche riguardo alla scelta dei cerchi, disponibili sia monoblocco che scomponibili come i 22 pollici che rendono di sicuro unica l’Evoque Convertible by Hamann; special highlights includono i modelli Anniversary Evo ricoperti in silver o matt black, oltre alle Unique Forge e al modello Edition Race. The cool sister, certo, perché la Range Rover Evoque Convertible grazie al Tuning Hamann Package guadagna esclusività estetica, raffinatezza e addizione di potenza, rendendo la Convertible inglese una eye-catcher particolarmente hot! «Replacing the good by the better», questo è l’albero maestro che sorregge la vela creativa di Hamann: nuovo spoiler anteriore con luci diurne in fibra ottica ed esclusiva front grill che, assieme alle prese d’aria laterali, si presentano “more sophisticated fashion” rispetto alla già “sfiziosa” versione standard. Un nuovo rear skirt, anodizzato in

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colore nero, fa da cornice ai terminali dell’impianto di scarico sportivo by Hamann che assieme all’up-grade della centralina d’accensione dona nuova potenza: il diesel ED4, grazie al Tuning Hamann Package, passa dai 150 CV originali a 181 CV (110 kW a 135 kW) e vede la coppia aumentare da 380 Nm a 460 Nm. Il motore a benzina Si4 vede un avanzamento di

potenza di 20 CV cioè 260 CV (177 kW a 191 kW) e coppia di 480 Nm invece di 420 Nm. Chiaramente da Hamann Motorsport tutto viene testato e ri-omologato per stare al passo con l’aumento di prestazioni e quindi guidare con i capelli al vento la Range Rover Evoque Convertible by Hamann Motorsport è “sicuramente” una cosa assai cool!



Story

Roverphile

di James Taylor

James Taylor si occupa di storia e scrive di Land Rover sin dagli Anni 70; la sua pagina Roverphile è conosciuta in tutto il mondo per informazioni particolari che svelano i dettagli che sono stati trascurati in altri libri o articoli riguardanti le Land Rover. James ci racconterà tutto quello che ha scoperto sulle nostre amate old Landy’s e spera che anche voi abbiate storie o informazioni da condividere con lui, in modo da poter formare un vero e proprio archivio internazionale sulla Casa di Solihull per poi metterlo a disposizione di tutti coloro che seguono questo stile di vita. Potete scrivergli via mail tramite Land Italia Magazine (landitalia@landitalia.eu).

CHI VUOLE UN GELATO?

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el corso degli anni, molte persone mi hanno inviato fotografie di ogni tipo di Land Rover: strane, meravigliose e alcune molto particolari. Alcune delle più strane e particolari sono quelle che furono convertite in “Ice Cream Vans” (gelaterie mobili). Quelle di cui sono a conoscenza operavano nel Regno Unito e, finora, non ne ho incontrate negli altri Pesi, ma se siete a conoscenza di una Ice Cream Vans scrivetemi due righe, sarò lieto di leggervi! La maggior parte di queste Land Rover sono state impiegate lungo le spiagge della Gran Bretagna (Nord del Galles), Whitby nello Yorkshire e nord Devon e tuttora durante i mesi estivi immagino che saranno ancora a vendere gelati lungo le coste, arrivando proprio nei posti irraggiungibili da altri Ice Cream Vans!

Questa nella foto è la più vecchia gelateria mobile ad oggi ancora in servizio, basata sullo chassis Land Rover. Appartiene a Trillo’s, gelateria di Whitby, normalmente lavora lungo le spiagge di quella zona. L’ho fotografata all’inizio di quest’anno, a Solihull;

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è spesso presente agli eventi in giro per l’Inghilterra e qui probabilmente era in attesa di essere riconsegnata ai suoi proprietari. Sotto quella bella e ordinata carrozzeria c’è il telaio di una Series IIA 109” che risale al 1967.

Purtroppo non so chi l’ha costruita, se era una gelateria mobile sin da nuova o se sia stata convertita dopo. In un modo o nell’altro la carrozzeria è di un altissimo standard di qualità.


In questa immagine vediamo lo stesso veicolo in azione, durante il 65th Anniversary di Land Rover a Packington Park nel 2013. I clienti sono tutti impiegati della stessa Casa madre, giornalisti e un attore vestito da Queen Elizabeth’s Guardsman, completo di capello Busby!

Questo veicolo a prima vista non è esattamente come sembra. Anche se ha una griglia da Series III è in realtà una Series IIA 109” (notare i fari anteriori e le cerniere della porta) e se guardiamo bene l’immagine, la targa corrisponderebbe ad un Suffisso B, la cui data di immatricolazione risalirebbe al 1964. Dalle poche informazioni che ho riguardo questo veicolo, sembra che sia stato costruita da Whitby Morrison Ltd, il fornitore Britannico numero uno di gelaterie mobili. Scommetterei che da nuovo non fosse una gelateria mobile, è molto più probabile che la conversione fu fatta durante gli Anni 80 o 90. La fotografia è vecchia e sembra che questa gelateria mobile non sia più in uso.

Andiamo avanti con le versioni Series III: questa qui era della Eynon’s, un grande venditore di gelati nel Galles. È stata fotografata in maniera molto appropriata su una spiaggia proprio nel Galles! La foto arriva da Treegrade Ltd, forse fu costruita da loro stessi o magari semplicemente ripristinarono il veicolo prima di venderlo a Eynon’s. Il fatto di avere i fari anteriori con il contorno argento, suggerisce che sia degli Anni Ottanta, ma non c’è modo di sapere se sono originali del veicolo o no!

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Tante persone mi hanno inviato fotografie di questo esemplare, che è basato su di un modello del 1996 Defender 110. È probabile che sia stata costruita come gelateria mobile, nonostante una rapida verifica dei prezzi dei furgoni gelaterie mobili suggerirebbe che per mantenere bassi i costi era più intelligente usare uno chassis di seconda mano!

Hocking’s è un business gestito dalla famiglia nel nord Devon, e questa stupenda Defender 110 del 2001 è stata fotografata per me quando era quasi nuova, nel 2003. Tutti i dettagli indicano che fu costruita come Ice Cream van, e la qualità della costruzione ci suggerisce che qualcuno come Whitby Morrison poteva essere il costruttore. Scrivendo questo articolo, ho verificato sul sito di Hocking’s e ho scoperto un’altra foto dello stesso veicolo, al lavoro sulle spiagge di Westland Ho! È bella come sempre. Sembra che il veicolo sia utilizzato per almeno otto mesi l’anno, e si gode il meritato riposo quattro mesi durante l’inverno.

È importantissima la visibilità di una gelateria mobile: e, oltre all’udire il suono del suo carillon, state tranquilli che sulla spiaggia questa qua non passava inosservata! È un’altra posseduta da Eynon’s, e lavorava nel Galles quando fu scattata questa foto. Anche questa foto proviene da Treegrade: alla base del veicolo sembra esserci un telaio 110 6x6 datato 1985 e so di certo che la carrozzeria fu costruita da Whitby Morrison nel 1990.

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Quel 6x6 era passsato qualche anno fa alla Pembrokeshire Ice Cream Company di Tenby, che iniziò a commercializzare gelati nel 2007. Purtroppo però ha visto tempi duri. Un mio contatto mi inviò questa foto scattata nell’Aprile 2016, quando portava ancora i colori della Pembrokeshire Ice Cream Company, nonostante l’azienda fosse in grave declino.

Eccovi un’altra 6x6 da non perdere. Questa volta si tratta di una 6 ruote costruita su chassis di una Range Rover Classic del 1973, e anche questa sembra essere stata allungata! Ancora una volta, la foto mostra il veicolo sotto il nome di Eynon’s nel nord del Galles; ho anche delle altre foto di questa stessa Range Rover nei colori più recenti, ovvero il blu e il giallo di un’altra azienda. Semplicemente, questo veicolo è enorme – o dovrei dire “era” enorme. Da quanto ne so dai registri delle licenze, il veicolo non è più in strada, un vero peccato!

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Meeting

LRO Show - UK

LAND ROVER OWNER

INTERNATIONAL SHOW 38

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testo e foto Pierluigi Ducci

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o scorso 14 e 15 settembre a Peterborough si è svolta l’annuale fiera organizzata da Land Rover Owner International. Noi di LAND ITALIA magazine, anche quest’anno siamo andati a curiosare e diciamo subito che LRO Show è stato all’altezza di tutte le nostre aspettative. È diventato uno spettacolo importante ed emozionante nel calendario dell’enthusiast inglese e d’oltre manica; la manifestazione si svolge all’interno del “Peterborough Arena”, un immenso parco di oltre 100 ettari in grado di ospitare ogni tipo di esibizione, un ambiente adatto sia per i proprietari

ed appassionati, sia per gli “addetti ai lavori” (preparatori e costruttori). Ad aspettarci, Russ Brown, Clubs editor presso Land Rover Owner, grande amico del nostro magazine e del Registro Storico Land Rover a cui abbiamo ricambiato la visita: Russ è stato nostro ospite quest’anno all’Elba durante lo svolgimento della Land Rover Parade. Ma non perdiamoci in chiacchiere, siamo in Inghilterra a Peterborough e qui si parla solo di Land Rover. Grazie a Russ, siamo entrati nell’Arena già il venerdì pomeriggio, prima dell’apertura ufficiale al pubblico del sabato. Mike Goodbun e Mark Saville,

rispettivamente “Editor” e “Assistant Editor” di LRO ci aspettavano al Pub interno all’Arena per scambiare quattro chiacchiere. Ma la nostra curiosità era tanta e dopo i saluti e una buona mezza pinta di birra ci siamo subito tuffati, eccitati come bambini, nel grande “parco giochi” che è LRO Show. Un giro veloce fra i vari stands, qualche saluto agli amici dei vari Clubs presenti ed è presto notte: è ora di tornare in hotel, domani ci aspetta un grande giorno, sveglia alle 7 per essere fra i primi ad entrare. La giornata del sabato è stata entusiasmante, la nostra agenda era ricca di appuntamenti e di auto da vedere.

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James Taylor, sicuramente il più importante scrittore e conoscitore delle Land Rover Classic, ci aspettava nel maestoso stand ufficiale Land Rover, dove erano esposte le auto più significative della produzione storica ed attuale della Casa di Solihull, fra cui l’ultima Defender costruita e la prima Series One restaurata direttamente in fabbrica, la n.0 del programma Reborn. Naturalmente non potevano mancare le prime Range Rover – Velar e le ultime Range Rover SVAutobiography. Michael Bishop, intervistato da Mike Goodbun, ha presentato al pubblico dell’Arena il programma Reborn di Land Rover, mentre i tanti enthusiasts presenti nello stand continuavano a chiedere consigli sul restauro a Mr. Land Rover, al secolo Roger Crathorne. Ma non c’è tempo, ci aspettano oltre cento stand di espositori e più di ottanta clubs presenti. Kahn Design, Nene Overland, Alive Tuning, Bearmach, Britpart, Exmoor Trim, Rimmer Bros, sono solo alcuni nomi dei tanti presenti. Fra le novità, ci ha piacevolmente incuriosito il Kit Slickshift della Syncro Gearboxes. Il Kit si applica

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Michael Bishop.


sotto la leva del cambio e riduce le vibrazioni della leva migliorando i cambi di marcia, disponibile sia per le Series che per i cambi LT77, R380 e Puma TDCI, da provare. Interessante anche il Defender Demister, un kit che si monta sulla plancia sopra le feritoie dell’aria per convogliarla ai lati del parabrezza e le Vent Pin, i perni in acciaio inox che sostituiscono i perni originali delle cerniere dei pannelli aria sul bulkhead (www.defenderdemister.com). Interessante lo stand di “Witham”, con le tante “Ex Mod” in vendita, una 90 Wolf si portava a casa con poco più 9000 sterline, peccato che fossero tutte guida a destra. Mentre per una Series One del ’51, tutta da restaurare, la richiesta era di 4000 sterline.

Stupende le Defender elaborate da Bowler, sicuramente fra qualche anno saranno delle classiche molto apprezzate dai collezionisti. Abbiamo avuto modo di “toccare” la Bowler Fast Road Defender, l’evoluzione della

Defender Challenge race car, sviluppata per l’uso su strada, che offre maggiori prestazioni, una guida più maneggevole e un livello di confort migliore, non compromettendo nessuna delle capacità fuoristradistiche della

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Defender standard. Queste Bowler sono delle vere bombe! Le abbiamo viste alla prova nell’Arena e vi assicuriamo che hanno potenza, capacità e maneggevolezza fuori dal comune. Naturalmente non sono mancate le visite ai Clubs più importanti, Camel Club, Series One Club, Series 2 Club, Lightweight Land Rover Club, Ex Military Land Rover Association, CVC Register, ecc. È sempre emozionante visitare quella che oggi è sicuramente la “fiera” di riferimento nel mondo Land Rover. Una giornata intera non basta a visitare LRO Show e se volete andarci preventivate la visita sia il sabato sia la domenica, due giorni di full immersion ci vogliono tutti e sicuramente non rimarrete delusi.

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Rumors: Defender nel 2018 Durante la nostra visita a LRO Show abbiamo naturalmente raccolto molte “rumors” sul nuovo Defender. Vi riportiamo alcuni voci che circolavano fra gli “addetti ai lavori”. Il nuovo Defender dovrebbe essere presentato, il condizionale è d’obbligo, nel 2018 e commercializzato nei primi mesi del 2019. Si profila che molti componenti, per la politica del contenimento dei costi, saranno condivisi con quelli di altri modelli del gruppo JLR. Land Rover sta progettando un’intera nuova famiglia del modello Defender, al di là di un semplice modello base. Alcuni voci dicono che la nuova famiglia sarà composta da almeno tre modelli: un modello base, intermedio e lusso. Naturalmente la nuova vettura è studiata per essere un vero fuoristrada, molto probabilmente avrà una carrozzeria in alluminio su un telaio in alluminio. Questa soluzione permetterebbe alla nuova vettura, rispetto al tradizionale telaio in acciaio, di essere molto più leggera e migliore nel fuoristrada. Si sussurra anche, che la nuova divisione JLR Special Vehicle Operations (SVO) abbia preso l’incarico di studiare la costruzione di alcuni modelli “speciali”. Ciò consentirebbe al Marchio di incontrare la domanda di potenti e lussuosi robusti fuoristrada in Russia e Cina, dove attualmente il mercato è dominato dalla Mercedes G 63 AMG. Allo studio anche un modello specializzato per l’Off-Road identificato ora come Defender SVX Hardcore off-road. Non ci resta che aspettare!

Mr. Land Rover Roger Crathorne.

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My Landy

Series One

testo Claudio Lencioni - foto Pierluigi Ducci

LRO Show 2016

series one club 44

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el week end del LRO Show di Peterborough, una visita allo stand del Series One Land Rover Club è d’obbligo e noi ci siamo passati. Per chi non lo conoscesse, il Series One Land Rover Club è uno dei più importanti Land Rover club inglesi. Fondato nel 1979 da tre appassionati, è formato attualmente da più di tremila membri, sparsi in tutto il mondo (www.lrsoc.com). Tra i soci del club ci sono persone veramente molto competenti, pronte a dare consigli e informazioni a chi volesse avvicinarsi al mondo delle serie uno o a chi desiderasse acquistare o restaurare una di queste mitiche Land Rover. Il club pubblica un periodico chiamato “Legend” che viene inviato a tutti i soci. Nato come un semplice newsletter, è attualmente una rivista ricchissima di informazioni e curiosità riservato a tutti coloro che si interessano alle Serie 1, che sono ormai diventate rare e ricercate anche in Inghilterra.

Alcuni degli ultimi numeri di Legend, il periodico del Series One Club.

Lo stand del Series One Land Rover Club.

Russel ci mostra con orgoglio LSK 979.

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L’abitacolo con i 3 sedili anteriori.

La spartana cabina della 80.

L’immacolato vano motore.

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Nello stand del club, punto di incontro di innumerevoli appassionati, potevano essere acquistati i ricambi che il club commercializza e si potevano ammirare svariate serie uno messe a disposizione dai soci del club. Siamo stati accolti dal vicepresidente Russel Hearn, che molto gentilmente ci ha presentato le sue tre Series One, tutte esposte allo stand. Russel vive a Cambridge ed è un appassionato di serie uno sin dagli anni 70.

Le Series LSK 979 è una 80 pollici del 1949, versione pick up, con motore benzina 1600 cc (Chassis n° 8667707) che ha richiesto un laborioso restauro, terminato nel 2004. SXF455 è una 88 del 1958, piuttosto famosa in quanto è comparsa

molto spesso, sia su Legend che su altre riviste specializzate. Questa 88 è appartenuta al Civil Defence Corps

(Corpo esistente fino al 1968) e nel restauro sono state mantenute tutte le insegne.

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2909F è la prima serie uno posseduta da Russel. Ăˆ una rara versione Station Wagon 88 pollici del 1957

Il portellone posteriore con predellino per faciltare l’accesso ed i sedili posteriori pieghevoli.

Il raro verricello a cabestano.

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Il motore benzina 2000 cc.



Story

Il giro del Mondo in Series I

a cura di Paolo Turinetti

CAPTAIN PETER TOWNSEND Un anno e mezzo da solo intorno al mondo con una Series One del 1956

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n eroe di guerra della RAF, pluridecorato: il capitano Peter Townsend nacque nel 1914 a Rangoon in Birmania. La sua brillante carriera militare lo portò ad essere vicino alla corte inglese come scudiero di Re Giorgio VI ed in seguito conservò la stessa funzione quando sul trono succedette Elisabetta II nel periodo 1952/53. Questa sua vicinanza lo portò ad intraprendere una storia d’amore con la giovane Principessa Margaret, di quasi vent’anni più giovane di lui. La loro relazione dovette essere interrotta per ragioni “di Stato”, a causa della ferma opposizione della Regina Elisabetta, in quanto Townsend aveva alle spalle un divorzio. Nei mesi seguenti, il colonnello, senza precisi piani per il suo immediato futuro, decise che sarebbe stato meglio per lui staccare completamente dal quotidiano per fare qualcosa di differente. La decisione che prese fu nientemeno che fare il giro del mondo in solitaria, ovviamente percorrendo tutto il possibile via terra. Quello che era maturato nella sua mente era il bisogno di spazi aperti, di stare in luoghi dove nessuna costrizione potesse avere il sopravvento su di lui. Il viaggio che voleva non doveva però essere superficiale, da porto a porto fosse esso navale o aereo; quello che voleva era calarsi nella realtà, era il bisogno di un mondo fatto di

Il Capitano Peter Townsend.

Giornale dell’epoca dello scandalo a corte.

montagne e di vallate, di deserti e di giungle, alti picchi o pianure sterminate. Voleva essere vicino al mondo e parte di esso, voleva vedere come vivono i popoli, i più ricchi e progrediti, i più primitivi e poveri, le varietà di paesaggi e di posti. Per tutti i preparativi occorsero 6 mesi, dettagliati, senza lasciare, per quanto possibile, nulla al caso come si conviene ad un militare. Il viaggio secondo i piani sarebbe stato spezzettato in continenti: Europa, Asia, Australia, le Americhe ed infine l’Africa. L’organizzazione non fu di certo non facile, punto primo il dover pianificare i tempi di arrivo nei vari porti, data la necessità di effettuare tutte le prenotazioni prima della

partenza. Raccolse alcune informazioni da amici che avevano intrapreso viaggi verso l’india, ma pochi erano andati oltre. Un valido aiuto lo ebbe da Pat Murphy il navigatore della spedizione Oxford Cambridge Far Eastern Expedition che si era svolta l’anno prima; Pat fornì informazioni dettagliate sulla Burma’s Ledo road, una via che sarebbe stata di fondamentale importanza per raggiungere Singapore in tempo per trovare la nave che lo avrebbe portato in Australia. Con la giungla da attraversare un’auto “normale” era da escludere e così la scelta cadde naturalmente sulla Land Rover. Nel 1956 la Series One era l’auto che, grazie alla ormai provata abilità fuoristradistica, rappresentava la miglior scelta possibile per un’impresa del genere, in più la rete degli agenti Rover era ormai ben posizionata nei territori che il capitano intendeva attraversare con conseguente disponibilità di assistenza e di ricambi. L’auto era una 88 pollici con motore due litri benzina, di colore grigio con hard top limestone sul quale fu realizzata una botola per osservare e fotografare da una posizione leggermente rialzata.

Townsend e la Principessa Margaret.

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La Rover, interessata all’impresa anche grazie alla notorietà del capitano, organizzò un corso di istruzione tecnica di base, cercando di metterlo in grado di affrontare eventuali criticità meccaniche e lo fornì di un verricello Koenig (precedentemente installato su una delle vetture della Londra Singapore), una cassa con ricambi di vario genere, taniche di scorta per il carburante e per l’acqua e dei cosiddetti “pioneer tools”, cioè’ picco e pala per togliersi dai guai in caso di insabbiamento o quando fosse stato preda del fango; un set di ammortizzatori completò la dotazione di bordo. Con un minimo di provviste, infine, nell’ottobre del 1956 partì. La prima parte del viaggio si svolse senza particolari problemi, partendo da Bruxelles, dove Townsend aveva preso casa da tempo; attraversò rapidamente l’Europa con una media giornaliera di 400 mi. Viaggiando verso est dopo aver attraversato tra l’altro Jugoslavia e Bulgaria ben presto arrivò a Istanbul. Il traghetto sul Bosforo lo portò, non solo metaforicamente, in un nuovo continente verso nuove prospettive. Attraversata la Turchia fu la volta della Persia, Teheran, ma soprattutto Isfahan, la vecchia capitale incomparabilmente più affascinante della nuova: l’imponenza dei suoi minareti a fare da contrasto con lo spettro della povertà,

Da Bruxelles aSingapore.

lo splendore della moschea Shah a muovere nobili sentimenti di bellezza che stridevano con il degrado umanitario che la circondava. La strada principale lo portava in Pakistan, ma una deviazione verso sud lo condusse verso Persepolis. Alla fine della giornata di viaggio, una fila di solitarie colonne rosa lo attendeva all’orizzonte, in mezzo ad un territorio selvaggio: erano le rovine monumentali della città dei persiani, la favolosa capitale del Re Dario. Incredibilmente rimaste erette nonostante le distruzioni causate dall’esercito di Alessandro il Grande e il passare di 2500 anni di storia (quante similitudini con i giorni che stiamo vivendo).

Burma,si traccia una strada con l’aiuto dei locali.

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L’Asia minore, l’Afghanistan e l’India furono ben presto dietro di lui, alimentando la speranza di giungere a Singapore per l’importante appuntamento con la nave che l’avrebbe portato in Australia. Ma Burma lo attendeva. Dopo la seconda guerra mondiale, la giungla inesorabilmente si era impadronita di nuovo della strada, la famosa Ledo Road. Divenuta alquanto impraticabile in seguito a frane del terreno e al collassare dei vecchi ponti, nascondeva anche l’insidia di grossi massi nascosti nell’erba alta. Infatti la Series One andò ad urtare uno di questi provocando l’interruzione del circuito frenante e dei danni allo sterzo. Dopo aver cercato di riparare in qualche modo il danno, Townsend scoprì anche di aver distrutto entrambi gli ammortizzatori anteriori. Per fortuna facevano parte della dotazione fornita dalla Rover e presto rimise in strada la macchina. Con l’aiuto di una tribù locale poi costruì, mediante grosse pietre, una sorta di guado per passare un fiume e proseguì verso la sua prima meta. La giungla aveva preteso il suo pedaggio, ma determinazione e perseveranza avevano avuto la meglio. L’arrivo a Singapore avvenne addirittura con alcuni giorni d’anticipo sul previsto.


Erano occorsi 101 giorni di viaggio da Bruxelles a Singapore e, come rimarcava Townsend, ce ne sarebbero voluti anche di meno, ma il suo scopo non era battere dei record, bensì vivere intensamente i territori attraversati e cogliere appieno il significato della sua grande avventura. Dopo 16 giorni di sosta, finalmente il 19 febbraio, con il favore della marea serale, il piroscafo Maetsuycker salpò alla volta dell’Australia. Occorsero dieci giorni di navigazione per raggiungere Freemantle, il porto di Perth nell’ovest australiano, con una sosta di alcuni giorni a Giacarta la capitale dell’Indonesia. I territori del sud Australia furono il teatro del suo viaggio, l’incontro con gli aborigeni, gli spazi sconfinati del deserto, la solitudine che lo gratificava e appagava la sua ricerca di solitudine pur con il rapporto con le popolazioni locali, rapporti mai forzati, mai cercati, sempre vissuti in modo naturale. Sydney lo accolse il 15 marzo e presto si lasciò alle spalle il terzo

Nord e Centro America.

Burma, bisogna scavare per procedere.

Attraverso il Gange.

continente; per la verità completò la visita attraversando in tre giorni il mare di Tasman raggiungendo la Nuova Zelanda, un luogo remoto e da non mancare assolutamente, l’isola del Nord e poi, attraverso una breve navigazione sullo stretto di Cook, l’isola del Sud. Qui ci fu un toccante incontro con i genitori di un giovane pilota morto

durante la guerra, che aveva servito nello squadrone sotto il suo comando. Una volta tornato a Sidney riorganizzò i piani di viaggio. L’impossibilità di portare l’auto in Cina e Giappone, luoghi che Townsend voleva assolutamente visitare, lo costrinse a spedire la stessa via nave verso il nord America, mentre lui viaggiando in aereo si dedicò alla visita delle nazioni del sud

Il Sud America.

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Kicking Horse Pass, rocky Mountains, British Columbia.

est asiatico. Avrebbe poi reincontrato la sua fidata Land Rover ad Honolulu, da dove avrebbero poi proseguito insieme il viaggio fino a Vancouver. Sbarcati in Canada il 14 giugno, Townsend e la sua Land partirono alla volta degli Stati Uniti attraversandoli da nord a sud per poi raggiungere il Messico e gli Stati dell’America Centrale e da qui scendere ancora lungo la dorsale pacifica del Sud America fino a Valparaiso in Cile. Lungo la strada non mancò di visitare luoghi ricchi di storia come Quito o il sito archeologico del Machu Picchu. Dal Cile diresse verso ovest attraversando la Cordigliera e le sterminate pianure argentine, le famose pampas, fino a Buenos Aires. Fu poi la volta di Montevideo per risalire infine a Rio de Janeiro, per un totale di circa 15.000 miglia. La fida Land lo aveva assistito in modo ineccepibile, il lento ma costante

Una traccia incisa nella terra, l’unica pista nel deserto del Cile.

viaggiare, la possibilità di raggiungere località fuori dalle strade più battute era diventato una costante del suo modo di vivere quei giorni. La fama ormai lo precedeva, suo malgrado, in molte delle sue tappe e per sfuggire

Costa Rica, in mancanza di strade il Land caricato su un carrotreno attraversa una piantagione di banane.

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sulla strada tra il Lake Louise e Jasper. Il Great Columbia Glacier.

alla stampa che spesso lo attendeva per foto ed interviste adottò tattiche che amò definire più adatte ad un fuggitivo che ad un comune viaggiatore; cercò infatti di evitare grandi città, luoghi in generale dove la gente

Costa Rica, Canol Island.


Ecuador, nord di Quito.

Ecuador, Ibarra incontro lungo la strada.

aveva tempo di poter osservare la sua presenza. Il suo carattere diventato schivo lo portò addirittura allo scontro fisico con un fotografo un po’ invadente, che in Venezuela l’aveva individuato ed evidentemente approcciato con modi troppo intrusivi. Rio, aveva segnato la fine del viaggio nelle Americhe, in particolare delle 10.000 miglia di viaggio attraverso nove delle dieci nazioni del Sud America, con l’eccezione del Paraguay dotato al tempo di strade inaccessibili perfino ad un mezzo inarrestabile come l’agile Series One.

Townsend a Rio de Janeiro.

Il percorso in Africa.

L’attendevano adesso 10 giorni di viaggio verso l’Africa, l’ultimo dei cinque continenti ancora da attraversare. La Land fu caricata sul transatlantico Boissevain diretto a Città del Capo e il 3 dicembre il viaggio iniziò. Uscendo dalla baia di Rio, i ricordi andarono verso le meravigliose città, i deserti la giungla le montagne e la pampa attraversate negli ultimi tempi. Guardando al grande Cristo Redentore, che dall’alto dominava la scena, pensò che la sua presenza rappresentasse tutta la ricchezza che il Sud America possiede e cioè la sua fede che è di gran lunga il suo più grande e condiviso tesoro. Arrivò a Città del Capo senza un’idea precisa di come proseguire il viaggio, se non quella di attraversare l’Africa e raggiungere le sponde del

Mediterraneo. Facile a dirsi. La decisione fu quella di seguire una rotta est che gli permettesse di risalire fino al Kenya attraversando il Sud Africa, la Rhodesia ed, in seguito, attraverso la Tanzania raggiungere Nairobi. Dal Kenya virò poi decisamente verso ovest, attraverso l’Uganda e le fitte foreste del Congo Belga fino alla città di Leopoldville. In seguito riprese a risalire verso nord nel bacino del fiume Congo, nell’Africa equatoriale francese con meta Lambarene e il suo ospedale gestito dal celebre dottor Albert Schweitzer. E poi ancora verso nord, fino ad attraversare duemila miglia di deserto del Sahara che descrive “non senza rischi”, uno dei quali dovuto alla non sicura condizione politica dell’Algeria (fa un po’ sorridere pensando a cosa viviamo oggi).

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Congo Belga, Ginguni. Bambini festeggiano sulla Land.

Massiccio dell’Hoggar nel Sahara.

Tanganika, incontro con un Masai nella piana del Serengeti.

Ghardaia, ritorno nella civiltà sotto scorta!

La città di Algeri fu l’ultima meta raggiunta prima di lasciare il continente nero. Da qui un traghetto lo riportò in Europa, al porto di Marsiglia dove c’erano molti giornalisti ad attenderlo, quasi a volergli ricordare il suo ritorno a quella civiltà dalla quale per un anno e mezzo aveva voluto fuggire. Era il marzo del 1958 quando fece ritorno a Bruxelles. Il colonnello Townsend passò molti anni della sua vita a scrivere libri, molti dei quali autobiografici. Quello che riguarda il nostro racconto è “Earth, my Friend”: il libro parla ovviamente del suo viaggio intorno al mondo in solitaria compiuto con la sua inarrestabile piccola Series One. Una

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pagina epica forse meno conosciuta di altre, di certo non meno importante nella storia Land Rover nel mondo. Per circa cinque anni Townsend tenne la Series One con sé, per poi venderla ad un concessionario Rolls Royce di Parigi che la trasformò in un carroattrezzi per soccorrere i clienti. Da lì in poi non se ne seppe più nulla… Probabilmente è ancora in Francia, magari sotto qualche tettoia in attesa che un appassionato si accorga di lei e la riporti agli antichi fasti.

Il libro che racconta la sua avventura intorno al mondo.

Per chi fosse interessato a cercarla: Series One 88 pollici del 1956 (model year 1957), guida a sinistra, targa originale UWD 435, telaio numero 114700006.



CuriosiLandia

Series I 107” SW

a cura di Paolo Turinetti

GEORGE RODGER and VAC 433 R ecentemente è stata ritrovata VAC433, la 107 pollici Station Wagon di George Rodger. Chi è George Rodger? Un grandissimo fotografo e reporter del ventesimo secolo! Nato ad Hale nello Cheshire nel 1908, fin da giovanissimo George aveva mostrato grande interesse per tutto ciò che c’è “oltre l’orizzonte”. Questa sua fame di scoperta lo portò giovanissimo a trovare un lavoro nella marina mercantile ed imbarcarsi per viaggi oltreoceano, dove ebbe modo di raccontare le sue “scoperte” documentandole con scritti e fotografie.

Durante la Seconda Guerra Mondiale potè essere testimone diretto della battaglia d’Inghilterra e del cosiddetto “Blitz” in cui Londra fu sottoposta ai durissimi bombardamenti da parte dei tedeschi. Grazie alle sue straordinarie fotografie ricevette una proposta di lavoro dalla rivista LIFE, che lo voleva come inviato di guerra. Questo incarico gli diede modo di visitare negli anni seguenti ben sessantadue paesi nel mondo, facendo reportage da diciotto paesi in guerra. Tra l’altro seguì la liberazione da parte degli alleati di Francia, Belgio e Olanda. In seguito a queste sue esperienze in cui vide tutta “l’inumanità del genere umano” abbandonò il suo lavoro di inviato e si dedicò ad organizzare viaggi, soprattutto in Africa e Medio

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Il ritrovamento della Series One in Australia.


Copertina di LIFE con foto di Rodger.

Oriente, per descrivere questa volta il modo di vivere, gli usi e i costumi dei popoli ponendo la massima attenzione verso gli aspetti tribali delle “civiltà” più arretrate. Qui entra in gioco la sua mitica Land Rover 107 SW, con la quale compì numerosissimi viaggi esplorando ogni angolo del continente Africano e gran parte dell’Asia in circa 40 viaggi intrapresi con la prima moglie Cicely e poi con la seconda, Jinx. George, soprannominato “l’uomo tranquillo” a causa del suo super controllato carattere, si definiva un sognatore, perché prima di intraprendere ognuno dei suoi viaggi di scoperta sognava di poter vedere e fotografare quello che c’era e che avrebbe visto oltre l’orizzonte (di recente abbiamo conosciuto David e Jayne di Lizzybus, che sono sicuramente mossi dagli stessi sogni). Nel 1947, tanto per capire di chi stiamo parlando, lavorò nella rinnovata agenzia fotografica Magnum Photos, con personaggi del calibro di Robert Capa, Henri Cartier-Bresson a David Seymour, i più grandi fotoreporter di sempre. Nel 1959 si stabilì nel Kent, prendendo casa nel piccolo villaggio di Smarden con la sua seconda moglie, dove scrisse ed illustrò numerosi articoli pur continuando ad organizzare viaggi prevalentemente in Africa che era diventato il suo territorio di “caccia” preferito, ovviamente caccia fotografica. Come dicevamo, recentemente è stata ritrovata VAC433, la Land Rover 107 SW protagonista dei suoi viaggi. Aveva

Un rematore, Burma 1942.

Immagine emblematica di George Rodger.

scelto un passo lungo perché, data la natura e la durata delle sue esplorazioni, aveva ovviamente bisogno di stivare una grande quantità di attrezzature e vettovagliamento, inoltre si poteva anche trovare un più o meno comodo e sicuro riparo per le notti trascorse negli angoli più remoti della terra.

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Anche i grandi fotografi si insabbiano.

Incontro con i Tuareg.

Jinx prepara la 107 per la Trans-Sahara Expedition nel 1957.

Un albero pietrificato nel Sahara algerino.

La scoperta continua, motore e ragione di vita di George.

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Sosta presso un pozzo in Kenia. Acqua, olio, tutto a posto‌

Ingresso in Sudan.


Verso la sua nuova casa.

Le due brandine interne.

Sulla porta si legge la scritta Brantwood Trust, un’organizzazione filantropica che ha avuto la macchina in dotazione per un periodo.

Il motore 6 cilindri attuale.

Portellone attrezzato con ripiano pieghevole.

La vecchia Series One è ricomparsa nei territori del Nuovo Galles del Sud in Australia, presso la città di Victoria, dove pare sia stata per 21 anni abbandonata in una cascina. Adesso è nelle sicure mani di un collezionista, il quale, resosi conto dell’importanza della sua scoperta, sta già pensando a come averne cura. Pare aver già deciso, perché ad una precisa domanda sul come volesse procedere, se restaurare totalmente o conservare il più possibile, la sua risposta decisa è stata: «keep original for sure!». Come spesso accade per un ritrovamento simile, sarebbe un vero peccato cancellare la sua storia con una pur bella mano di vernice, anche perché sembra che il telaio sia in ottime condizioni e anche la carrozzeria faccia ancora la sua figura. Durante il corso degli anni, ma sembra prima di essere portata in Australia, la Series One ha subito un “trapianto” e adesso è dotata di un motore Rover 6 cilindri. Questo innesto ha fatto sì che il telaio e la parte frontale della carrozzeria abbiano subito un allungamento di 6 pollici per far stare il nuovo motore, portando cosi a 113” il passo attuale.

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Story

Brochure

a cura di Filippo Capellaro

CENTAUR Veicolo militare multiruolo

Pagina tratta dalla brochure a colori

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Immagine tratta dalla brochure in bianco e nero con veicoli adibiti al trasporto feriti.

L

a società di ingegneria Laird Limited venne costituita intorno al 1968 incorporando il reparto di Business Engineering dei cantieri navali Birkenhead Cammell Laird con le fabbriche della Saunders-Roe (SARO) situate a Beaumaris e Llangefni, due cittadine della contea dell’Anglesey nel Galles nord occidentale. I cantieri navali Birkenhead Cammell Laird furono fondati nel 1824 e tuttora si occupano della realizzazione di navi commerciali, militari e da turismo. La SARO nacque nel 1929 come società di costruzione di idrovolanti con sede nell’East Cowes nell’isola di Wight. Nel corso del secondo conflitto Mondiale fu coinvolta dalla Gloster Aircraft Company per la conversione e la manutenzione di velivoli Catalina e per questo motivo la società aprì una fabbrica sulle spiagge di Fryars Bay in Llan-faes, sempre nell’Anglesey, da cui i velivoli potevano decollare ed atterrare in tutta sicurezza per le rischiose missioni in Europa. La Saunders-Roe fu chiusa nel 1964 e

per questo motivo quattro anni dopo la Laird Limited ne utilizzò gli stabilimenti di Beaumaris e Llangefni per la realizzazione dei propri progetti e per la produzione di una vasta gamma di equipaggiamenti che gli sono stati ordinati negli anni dall’agenzia di difesa britannica e per altre varie commesse estere. In seguito la società ha subìto una profonda trasformazione cambiando nome ed attività, oggi infatti è conosciuta come FAUN Municipal Vehicles Ltd, appartiene al Kirchhoff Group e si occupa della produzione di veicoli adibiti alla raccolta dei rifiuti urbani. Negli corso degli Anni 70 la società d’ingegneria Laird Limited venne classificata dal ministero della difesa britannico con il più alto livello di competenza a disposizione nell›ambito del regime di garanzia e qualità per la difesa (DEF STAN 0521). Questo livello di garanzia veniva disposto soltanto a quelle società con una comprovata capacità di gestione di un progetto completo di difesa attraverso tutte le fasi di progettazione,

sviluppo, produzione, collaudo e supporto. Pertanto questa società a pochi anni dalla sua fondazione ha acquisito nei confronti del Ministero della Difesa britannico un elevato rapporto di fiducia rafforzato dai lunghi anni di collaborazione successivi. Sappiamo che il progetto nacque per iniziativa privata della stessa Laird nel 1977 dietro l’impulso di Bill Wigget l’allora direttore vendite dell’azienda (vedi Land Italia Magazine n° 32 Maggio-Giugno 2016, pp 36/42), e che presto il governo britannico tramite il proprio Ministero della Difesa (M.o.D.) si interessò attivamente al progetto. Anche la Land Rover Limited si interessò direttamente al progetto, fornendo inizialmente 6 telai da 109 pollici serie III dotati di motore V8 3500 cc potenziato (156 cv a 5.000 giri), e due successivi telai di ultima generazione con molle elicoidali sempre forniti dello stesso propulsore. La Laird Anglesey Ltd puntò molto sulla produzione di questi veicoli Centaur che secondo i progettisti avrebbero unito un buon comportamento su

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strada ad eccellenti prestazioni off road oltre ad una elevata capacità di carico. Quando nel 1978 fu presentato ufficialmente e mostrato in pubblico in occasione dell’incontro svolto a Bovington, nell’Hertfordshire, in cui vennero presentati mezzi ed attrezzature specifiche per l’utilizzo in ambito militare, il Centaur fece molto scalpore tra gli acquirenti stranieri; se tutto fosse andato secondo i progetti della Laird Limited, la produzione in serie sarebbe potuta iniziare già nei primi mesi del 1979. Il veicolo fu certamente molto performante in fuori strada, ma i clienti previsti in un primo momento non si concretizzarono ed il progetto Centaur anziché decollare

Foto 1

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fu definitivamente annullato nel 1985 dopo otto anni di studi, modifiche e collaudi effettuati in giro per diverse nazioni ed alle più estreme latitudini. Tutti i veicoli furono inizialmente concepiti come soft top ed in seguito vennero previste anche diverse altre versioni, tra cui un’ambulanza, un’auto attrezzata per il comando, una versione per lo sminamento, e quella con piattaforma missilistica. Questi allestimenti vennero progettati o creati su alcuni dei 7 prototipi prodotti i quali subirono trasformazioni a seconda delle esigenze dovute a test o più semplicemente per essere inviati a presentazioni ufficiali in altri paesi.

Questi primi prototipi soffrirono di diversi problemi tecnici e progettuali tutti puntualmente segnalati più volte al reparto progettazione, perché la maggior parte si manifestarono già immediatamente dopo l’uscita dei mezzi dalle linee di montaggio; i maggiori problemi riscontrati riguardavano soprattutto ripetute perdite di potenza dai propulsori, alberi di trasmissione e semiassi anteriori che si rompevano, frizioni che si bruciavano. Nella guida in fuoristrada il veicolo presentava seri problemi di direzionalità dovuti evidentemente ai cingoli che non aiutavano in fase di sterzata alzando sui terreni accidentati l’avantreno dal suolo. Sui cingoli non era previsto un sistema di tamponamento di fine corsa per il ritorno dei rulli, così non vi era modo, a qualsiasi velocità di marcia, di poter ammortizzare la parte posteriore del mezzo che andava continuamente a colpire il suolo con il fondo. Il rumore del mezzo era assordante tanto che la Land Rover misurò all’interno del veicolo ben 108 decibel. Anche le vibrazioni risultavano essere molto fastidiose, causando incrinature alla scatola del differenziale posteriore. La maggior parte di questi problemi sarebbero stati risolvibili perfezionando il progetto, ma l’esercito britannico non poté decidere sull’avanzamento di un ordine di grandi dimensioni pertanto gli investimenti della Laird furono cauti e misurati. Nel frattempo le unità mobili militari delle forze di terra, trasportabili anche per via aerea e con caratteristiche simili al prototipo Centaur, acquisirono rapidamente importanza nell’utilizzo e nelle strategie militari, ma nessun altro esercito volle prendersi la responsabilità di acquistare per primo questo tipo di veicolo senza che ci fosse stata alcuna sperimentazione in un conflitto militare vero e proprio. Esistono tre brochure ufficiali di cui due purtroppo non riportano date di pubblicazione; un foglio singolo con immagini a colori (anno 1978, foto 1)


Foto 2

Foto 3

Foto 4

Foto 5

una in bianco e nero (5 pagine, foto 2) e l’altra a colori (6 pagine, foto 3). La terza oltre ad essere più ricca di testi e disegni, riporta numerose fotografie dei mezzi allestiti per le varie prove su strada. Anche Land Rover pubblicò in almeno un paio di proprie brochure il veicolo Centaur pur non essendo il produttore diretto ma il fornitore dei telai, motori e trasmissioni; troviamo un disegno del Centaur nella pubblicazione di Maggio 1980 Land Rover Tactical ¾ TON (LR/127/5-80/5Mfoto 4), ed un’immagine fotografica su quella di Maggio 1982 Land Rover

Military 109 (LR/217/5.82/10M-foto 5). La Centaur comparve anche nelle pubblicazioni ufficiali del BAEE (British Army Equipment Exhibition); qui vediamo un’immagine tratta dall’edizione tenutasi al Pegasus Village ad Aldershot (UK) dal 23 al 27 Giugno 1980 (pagina 75) interamente dedicata alla presentazione del veicolo Centaur da parte della Laird Limited (foto 6); mentre nella pagina 77 dedicata ai veicoli Land Rover Limited compare una foto del Centaur allestito con cannone automatico da 20 mm (Foto 7).

Foto 6

Foto 7

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Foto 8

Foto 9

Foto 10

Foto 11

Nel corso degli anni vennero previsti 12 allestimenti differenti tra cui: veicoli blindati, veicoli adibiti al trasporto truppe, lancia missili, allestimenti con cannoni di vari tipi e per trasporti generali o specifici. Nella realtà gli allestimenti realizzati furono soltanto alcuni; per esempio il prototipo n°1 (P1) nacque con cassone telonato per trasporto truppe con targa 06 SP 17 (foto 8), in seguito fu riverniciato con colori

Foto 12

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mimetici per essere fotografato nella brochure del 1978 con targa 19 LA 78 (foto 9), quindi trasformato in veicolo radio FFR per le prove nell’artico (foto 10 e 11), nuovamente allestito con cannone da 20 mm (foto 12) ed in fine con batteria lancia missili e targa 48 BT 07 (foto 13); P2 fu invece allestita con cassone aperto equipaggiato con cannone Oerlikon A41 (foto 14); P3 fu equipaggiata con carrozzeria blindata

Foto 13

ed allestito a veicolo comando truppe dalla RACAL (foto 15 e 16), poi riverniciato per sembrare un’ambulanza (foto 17), in seguito fu riconvertita in cassone telonato; P4 venne equipaggiata con due mitragliatrici (foto 18); P5 fu allestita come mezzo per mine anti uomo con equipaggiamento posa mine al traino; P6 e P7 (foto 19, 20, 21) furono allestite con cassone telonato mentre P8 non fu mai completata.


Foto 14

Foto 15

Foto 16

Foto 17

Foto 18

Foto 19

Foto 20

Foto 21

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Testo della brochure a colori Il progetto Centaur Il concetto alla base della gamma Centaur è quello di combinare le prestazioni su strada e la facilità di funzionamento di un veicolo a ruote ben collaudato e con un’eccellente trazione, alle capacità in fuoristrada e un›elevata capienza di carico di un veicolo cingolato. La velocità su strada e lo sterzo preciso consente alle varianti prodotte del Centaur di essere distribuito come un veicolo stradale standard, mentre la sua capacità in fuoristrada gli consente di essere utilizzato con uguale semplicità a fianco di veicoli da combattimento completamente cingolati. È stato dimostrato in molte parti del mondo come il concetto di un mezzo da battaglia cingolato sia riconosciuto come la forma più adattabile per il combattimento e per i veicoli adibiti alla logistica. Centaur è una nuova gamma di mezzi cingolati militari multi ruolo, dal potenziale eccezionale nei compiti di combattimento e di supporto. La sua estrema mobilità su quasi ogni tipo di terreno, unita alla velocità e ad una scelta di armi, attrezzature, e sistemi di trasporto merci e personale fino ad un carico totale di 3 tonnellate, risulta di una versatilità ineguagliabile da qualsiasi altro progetto di veicolo attuale. La gamma Centaur è il risultato di uno sviluppo intensivo di ingegneria della Laird (Anglesey) Limited che unisce il collaudato veicolo Land Rover da combattimento con il veicolo progettato dal ministero della Difesa Britannico, il carro armato

Veicolo corazzato da ricognizione.

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leggero Scorpion. Il veicolo risultante è un mezzo cingolato che offre vantaggi unici in termini di prestazioni ed economicità. Inoltre, la manutenzione e assistenza ricambi può essere basata su accordi esistenti, ed i requisiti di manutenzione e di formazione dei conducenti sono minimi. La gamma Centaur abbraccia molte varianti. Ogni variante è stata progettata per svolgere un ruolo specifico e operativo ed è appositamente costruito per soddisfare una vasta gamma di condizioni climatiche e di terreno. Alcuni esempi tipici sono mostrati in questa pubblicazione. Armature, equipaggiamenti e apparecchiature possono essere adattate per soddisfare le esigenze individuali indicate. Sono disponibili altre varianti e varianti speciali possono essere progettate e realizzate per soddisfare le esigenze specifiche. Design La gamma Centaur è alimentata dal motore Rover 3,5 litri V8 a benzina che trasmette motricità alle ruote anteriori ed ai cingoli attraverso un cambio manuale. Il veicolo è dotato di otto marce avanti e due retromarce che sono fornite da un riduttore applicato al cambio a quattro marce in cui si può selezionare la gamma alta o bassa. La motricità simultanea sulle ruote anteriori e sui cingoli è garantita attraverso un’unità differenziale incorporata nel riduttore che trasmette potenza pari sia ai cingoli che alle ruote. Questo differenziale può essere bloccato quando richiesto. I cingoli sono quelli montati sui carri armati

leggeri Scorpion su progetto del Ministero Britannico della Difesa, posseggono pastiglie stradali in gomma ed i giunti di collegamento dei cingoli non richiedono manutenzione. Le ruote da strada e i cingoli sono gommati al fine di fornire velocità e silenziosità. Una vasta gamma di organi possono essere montati al telaio per soddisfare ogni particolare esigenza. Assistenza alla Manutenzione e Formazione La gamma di veicoli Centaur è stata progettata per ridurre al minimo la manutenzione che non è più di quella di un normale veicolo standard Land Rover. Tutti i punti di manutenzione ordinaria sono facilmente accessibili e gli elementi importanti come motore e cambio possono essere facilmente rimossi e rapidamente sostituiti in caso di revisione. I requisiti di formazione per la manutenzione e revisione dei veicoli è minore rispetto a quella necessaria per veicoli cingolati o di grandi dimensioni e il personale che ha già familiarità con la meccanica del veicolo di base sarà in grado di svolgere la manutenzione di routine della gamma completa Centaur senza una formazione specifica. Tutti i controlli di guida di questi veicoli sono identici a quelli di una Land Rover di serie, non c’è praticamente alcun obbligo di aggiornamento per gli autisti. Tutto ciò che può essere necessario per esercitare un conducente è un breve periodo per familiarizzare con la maggiore mobilità e capacità di carico del veicolo.

Veicolo servizi generali.


Veicolo armato trasporto truppe chiuso.

Veicolo armato trasporto truppe aperto.

Veicolo armato adibito a comando.

Veicolo lancia missili anti carro.

Veicolo trasporto munizioni.

Veicolo con sistema missilistico anti carro.

Veicolo allestito con cannone da 60 mm.

Veicolo ambulanza.

Veicolo allestito con cannone da 106 mm.

Veicolo adibito al trasporto di combustibile o acqua.

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Tabella misure ed ingombri tratta dalla Brochure a colori

Caratteristiche Tecniche Alimentazione Tipo: 8 cilindri a V di 90 ° a benzina Cilindrata: 3.5 litri (215 cu.in) Potenza: 98,5 kW (132 bhp) a 5000 giri/min Coppia: 25,6 mkg (185lb/ft) a 2500 giri/min Tipo di accensione: bobina, 12 volt Sistema di alimentazione Tipo: pompa elettrica Carburante: benzina a basso numero di ottani Capacità carburante: 218 litri (48 galloni) Lubrificazione del motore Sistema: carter umido con radiatore olio Trasmissione Frizione: 266 millimetri (10,5 in) monodisco a secco molla a diaframma piatto Cambio: scatola principale combinata con riduttore Scatola principale: 4 velocità e retromarcia sincronizzate Scatola di riduzione: 2 velocità Differenziali: tre Bloccaggio del differenziale:

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bloccaggio del differenziale positivo sugli alberi di trasmissione Sterzo Sistema: Burman a ricircolo di sfere Freni A pedale: anteriore idraulico a tamburo; posteriore a dischi entrobordo ciascuno con due pinze; anteriore e posteriore servo assistiti Stazionamento: meccanico sulla trasmissione Sospensioni Anteriore: molla a balestra semi ellittica; ammortizzatore idraulico telescopico doppio effetto Cingoli: ruote indipendenti e barra di torsione Pesi (variante base) A vuoto: 3880 kg A pieno carico: 6970 kg Cingoli (secondo specifiche e disegno British MOD) In acciaio leggero con pastiglie stradali in gomma e corno centrale; Collegamento con perni in acciaio e boccole in gomma elastica Tensionamento: martinetto idraulico sulla ruota di rinvio posteriore Unità: pignoni a 14 denti singoli

Pressione dei cingoli A vuoto: 0,22 kg/cm2 (3,18 lb/sq.in) A pieno carico: 0,45 kg/cm2 (6,40 lb/ sq.in) Classificazione di carico militare (MLC) A vuoto: 4 A pieno carico: 8 Laird (Anglesey) Limited è costantemente alla ricerca di modi per migliorare le specifiche, la progettazione e la produzione dei suoi veicoli e si riserva il diritto di variare i dati riportati in questa brochure. Questa pubblicazione non costituisce un’offerta di vendita di un veicolo particolare. Su You Tube è possibile vedere alcuni filmati del veicolo Centaur in azione ai seguenti Link: • Laird Centaur Half-Track Half Land Rover and Half light Tank • Centaur Land Rover in action • Military Vehichle on Snow Trials, 1970’s - FIlm 17722 • land rover centaur at tankfest 2011 • M35 Deuce pulls Centaur Halftrack LandRover up steep hill


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Meeting

Cave di Carrara

a cura di Colin Buckley

Salvatore Milano e la sua 38A in arrivo verso il piazzale Cava Gioia.

BUONA LA PRIMA

Alla scoperta del marmo in 4x4 Rangers 4x4 Club e Club P38 Italia hanno organizzato sulle Alpi Apuane il loro primo appuntamento nelle cave di Carrara.

Alessandro Fiorando (Registro Range Rover Italia) scambia le maglie con Roberto Martini, Presidente del Rangers 4x4 Club.

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Discovery 3 di Riccardo Razzeto.

Defender 90 Expedition di Federico Nocchi.


I

l raduno del 19 giugno organizzato dal Rangers Club 4x4, in collaborazione con il Range Rover Club P38 Italia, si è svolto sulle Alpi Apuane, in un immenso giacimento marmifero, di alcuni chilometri cubi di volume, il cui ammasso più consistente è quello di Carrara, proprio alle spalle della Fiera di Carrara. Su questi monti l’escavazione si è sviluppata in tre vallate, Colonnata, Fantiscritti, Ravaccione, dove, oltre al Bianco di Carrara, si estraggono altre varietà di marmo: Statuario, Venato, Paonazzo, Calacata, Bardiglio. L’itinerario è stato ideato per far vivere, a chi non avesse mai avuto la possibilità di fare questa fantastica esperienza, la storia dell’estrazione del vero marmo bianco famoso in tutto il mondo, il duro lavoro che quotidianamente affrontano persone che da anni svolgono questa attività, e il fantastico e suggestivo panorama che solo le nostre catene montuose sanno offrire, con giochi di luce e colori spettacolari. Molto piacevole è stato l’incontro anticipato con alcuni partecipanti che, vista la distanza da cui provenivano, sono arrivati il sabato pomeriggio, per essere puntuali la domenica mattina. Questo anticipo ha dato l’idea al Presidente dei Rangers Roberto Martini di organizzare una cena di

L’arrivo nel piazzale di cava Gioia di Davide Deidda e il suo 110.

Defender 90 di Luca Vanelli in arrivo vs il piazzale della cava Gioia.

familiarizzazione con i primi equipaggi presso la Locanda “La Scuderia di Sarzana”, posto a dir poco suggestivo, un ristorante con zona ricreativa per i bambini, cavalli e tanto verde intorno. La serata ha creato ulteriore armonia

38A Di Jacopo Costa e Alberto Cacciapaglia nella camera di estrazione del marmo.

e affiatamento tra i vari partecipanti, trasformando una semplice giornata di raduno in un fantastico week-end indimenticabile. La domenica invece è stata interamente dedicata all’Evento. Incontro per le iscrizioni e quasi 140 persone al briefing sul piazzale davanti a Carrara Fiere, dove annualmente viene svolto il 4x4Fest. Alle 9.30 la partenza. L’itinerario è stato strutturato percorrendo quello che è definito il più grande giacimento di marmo, attraversando gallerie, camere di estrazione e percorrendo la vera strada camionale, dove quotidianamente i camion carichi di blocchi di marmo di circa 25ton salgono e scendono, effettuando manovre che sembrerebbero impossibili. Suggestivo è stato il percorso in galleria, circa 2km immersi nel buio totale,

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Davide Carbone e la sua Freelander 2.

L’inconfondibile vedova nera del road block.

le cui pareti, illuminate dai nostri fari o barre a led, ci hanno guidato fino all’interno della famosissima camera di estrazione, dove lo spettacolo si è aperto sopra di noi con un’altezza delle pareti inimmaginabile. Ancora più spettacolare è stato parcheggiare ben 60 vetture all’interno, e vedere anche il più grande dei nostri 4x4 sembrare un modellino. Con i Tour Operator che ci attendevano all’interno dell’immenso giacimento sotterraneo, è stato possibile scoprire la storia dell’estrazione e lavorazione di questa splendida pietra. Al termine della visita guidata, abbiamo ripreso tutti incolonnati il tragitto verso il punto di ristoro tipico del

posto, La Trattoria da Ometto. Ottimo il pranzo e la cordialità dei gestori… Alle 16.00 circa si riprende verso l’ultima meta, la Cava Gioia, dove la sosta è stata di circa un’ora e mezza e la foto di gruppo non poteva mancare, con alle spalle l’immenso giacimento di estrazione. Grande è stata la soddisfazione della partecipazione del Registro Storico Range Rover Italia, con il quale di rito è stato effettuato lo scambio di maglie, in segno di amicizia. La giornata, anzi il week-end, è terminato con i ringraziamenti, saluti e complimenti di tutti i partecipanti. E con l’augurio che l’appuntamento si rinnovi per l’anno prossimo.

Carlo Leo Defender 90.

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Gabriele Fantoni e figlio con la loro RR Classic.

Alessandro Fiorando con la sua Range Rover 38A.

Gabriel Rosioru con la sua 38A durante la discesa verso il piazzale della cava.


Mai più a piedi per colpa della batteria: ci pensa JUMPR JUMPR è una ultra-compatta, elegante e leggera batteria esterna con uscita a 12V e corrente di spunto sino a 300A reali, capace di riavviare la batteria di un autoveicolo completamente scarica in pochi secondi. Adatta all’avviamento della maggior parte dei veicoli a motore da 1 a 6 cilindri sino a 3,5 cc. È inoltre un power-bank adatto alla ricarica di apparecchi quali smartphone, tablet, fotocamere, gps, etc. JUMPR pesa solo 198 grammi e grazie alle sue ridotte dimensioni può essere tenuto comodamente in tasca. Compra on-line: www.emerenergy.com

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Kit idroguida Riva Calzoni per Series In Italia negli anni 70 la Riva Calzoni aveva progettato un servosterzo idraulico per le Land Rover Series. Oggi, grazie al Registro Storico, il Kit è di nuovo disponibile. È l’unico servosterzo istallabile sulle Series che non inficia la storicità del mezzo, in quanto era un accessorio installato all’epoca.

Il kit può essere montato anche su mezzi con guida destra. Si consiglia il montaggio di una cinghia servizi più lunga, senza dover montare la doppia puleggia. Essendo un componente che va direttamente a influenzare lo sterzo, il montaggio deve essere effettuato da un meccanico esperto.

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Registro Italiano LR

testo e foto Fabrizio Bonanni


Land Rover Day

Veneto Vittorio Veneto Miane, 25-26 Giugno 2016

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opo alcuni anni torniamo in Veneto e rimaniamo ancora colpiti da questo territorio davvero ricco, in tutti i sensi. Storia, natura, lavoro degli uomini, qui troviamo davvero tutto. L’appuntamento è fissato a Vittorio Veneto, la città della Vittoria. Infatti, qui gli Italiani batterono gli Austriaci, nell’omonima battaglia della prima Guerra Mondiale, ponendo fine al conflitto. Ma questo territorio torna famoso negli ultimi anni, da quando alcuni viticoltori hanno deciso di sfidare la natura, coltivando viti su pendenze incredibili. Tanto lavoro, quasi tutto a mano… ma grandissimi risultati: i migliori prosecchi del mondo (crediamo fermamente). Ma è proprio su quelle pendenze che le nostre Land Rover si sono inerpicate, su tratturi cementati strettissimi tra i filari, ma anche in boschi e paesaggi da sogno.

All’accredito, fissato nella piazza di fronte al Municipio, si sono presentati oltre un centinaio di equipaggi (nelle due giornate), molti alla loro prima uscita, alcuni titubanti con le loro Range Rover Evoque o Range Rover Sport, ma già durante la sosta eno-gastronomica (circa a metà itinerario), i commenti era di altro tenore e altri ancora increduli per le capacità delle proprie 4x4! Come d’abitudine, per il RILR, i percorsi sono studiati ed individuati per far partecipare e divertire tutti i modelli della gamma e di tutti gli anni! In questo evento abbiamo trovato dalle Half Ton ex militari e Land Rover Series, fino a Discovery Sport di pochi mesi, e tutti hanno trovato il loro spazio. Per i veicoli più preparati erano previste cinque varianti all’itinerario, qualcuna molto impegnativa! Alcune presentavano ripidissime salite su roccia, rese

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leggermente scivolose dalle piogge dei giorni precedenti il raduno. Ma nessuna ha dato problemi ai partecipanti. Nella serata di sabato 25, un fortissimo e improvviso temporale, costringeva all’alzataccia gli istruttori Experience, che compongono lo staff assistenza del raduno. Una necessaria ricognizione sull’itinerario e sulle varianti (all’alba di domenica) scongiurava i problemi eventuali per i partecipanti al raduno, qualche ora dopo. Infatti alcuni alberi erano caduti sul percorso ed è stato necessario rimuoverli e una delle varianti è stata chiusa: una piccola frana non dava i necessari requisiti di sicurezza, cosa a cui lo staff RILR non deroga mai.

La giornata è stata comunque divertente ed impegnativa per tutti e soprattutto, il meteo ha regalato una giornata di sole e più fresca di quella del sabato, davvero torrida. Il raduno, come tradizione, si è concluso in un ristorante locale. Questa volta i partecipanti sono stati ospitati dal ristorante Da Gigetto, di Miane, posto incantevole e cucina superlativa! Tra le particolarità di questo ristorante, va menzionata una cantina davvero particolare (e freschissima!): contiene oltre 1600 etichette di vini da tutto il mondo! Al termine del pranzo, le consuete premiazioni hanno concluso le due belle giornate di offroad, cultura enologica e soprattutto di scoperta di un territorio, orgoglio Italiano nel mondo!

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Sahara Desert Challenge

In viaggio con Gengis Kahn verso Dakar Il resoconto della Great African Adventure 2015-2016 80

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testo e foto Marco Marengo e Daniela Gay a cura di Colin Buckley Foto dei 95 partecipanti all’arrivo a Dakar.

I

l Sahara Desert Challenge è un viaggio - avventura a roadbook e waypoint - organizzato dai portoghesi; il suo approccio basico ed economico lascia grande libertà, i partecipanti, provenienti da vari Paesi viaggiano in piccoli gruppi in armonia con le proprie esigenze, condividendo il wp di partenza e d’arrivo alla guida delle 4x4 e moto. Per la terza volta mi appresto a “cercare” di raggiungere Dakar, con il Sahara Desert Challenge. Il condizionale è d’obbligo parlando di un percorso così impegnativo, dove la gestione

dell’imprevisto è l’ordine del giorno. Nelle passate edizioni ho partecipato guidando il mio KTM 690, quest’anno decido di affrontare l’impresa con “Gengis Khan”, una Defender Td5 preparata per i lunghi viaggi, e con la mia compagna Daniela. La 110 è stata preparata con cura per affrontare quest’avventura grazie alle sapienti mani di Angelo Laurito e il figlio Riccardo dell’Autoservice, officina ufficiale Land Rover di Asti dal 1984, in maniera eccelsa. Senza la loro grande esperienza non avrei potuto affrontare il raid verso Dakar né concludere il mio viaggio in Romania

di cui sono reduce da pochi giorni. Il nostro viaggio è stato un regalo di un fine anno 2015 in Italia, e un meraviglioso inizio 2016 nel Nordafrica.

Il Veicolo Defender Td5 110, equipaggiato con roll cage completo esterno. Barre sotto porte, verricello, snorkel e barra luci da 20000 Lumien, un must per la guida notturna in Africa. Il motore è stato elaborato e rimappato presso l’officina dove è stata preparata questa 110 per il grande raid nel Sahara. Ponte posteriore Salisbury per una

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maggior garanzia di robustezza. Alberi trasmissione della Italigiunti e crocieri a doppio snodo con nippli per l’ingrassaggio. Sospensioni Koni serie rossa + 5 e molle rinforzate. Freni autoventilanti con tubi aeronautici intrecciati speciali. Taniche di acqua e gasolio, filtri olio e aria e attrezzature varie in caso di interventi. Con questo livello di preparazione si può affrontare quasi tutti i tipi di terreni di questo pianeta.

Si parte! Il gruppo italiano, composto da 25 persone, s’incontra a Genova per l’imbarco: raggiungeremo Tangeri via mare. Il nostro Rendez-Vous avviene

poco fuori dal porto, 4x4 e moto da fuoristrada si dispongono vicini, nasce immediatamente un filo invisibile, l’Africa è il collante. L’età del gruppo è variegata, spazia dai ventenni al brizzolato dei più esperti. A Tangeri, svolte le pratiche doganali, partiamo alla volta di Asilah, dove ci attende la carovana dei portoghesi e spagnoli del Sahara Desert Challenge.

Le tappe 1 - Asilah-Marrakech Le giornate iniziano con il briefing multilingua, durante il quale mi “invento” il ruolo di traduttore. Saltimbanco. Marrakech è la meta odierna, ci attende solo un tratto di noioso

Marocco, pista spagnola, tratti d’asfalto con cumoli di dune.

bitume, prendiamo le misure con l’Africa, la serata nella famosa piazza “Jamaa El Fna” ci proietta nell’atmosfera marocchina.

Marocco, polvere sulla soffice pista da Mhiamid, verso Chegaga Dunes.

Pista veloce nella valle del Draa..

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2 - Marrakech – Mhiamid L’Atlas ci divide dalle prime piste, valichiamo il passo di Tizi n’Tichka a ben 2.260 metri, prima di affrontare la ripida discesa sorseggiamo un caldo the alla menta, contemplando il fantastico paesaggio. Ancor prima dello sterrato dobbiamo districare la prima matassa, scorgo una moto appoggiata su una grossa pietra, due partecipanti si sono scontrati per un brusco cambio di direzione. Risultato: corona completamente piegata. La raddrizzo a martellate, utilizzando come incudine l’asfalto, è un intervento all’africana, poi si procede. Finalmente ci tuffiamo nello sterrato, una pista semplice, polverosa, corre lungo un fiume, un palmeto crea un’atmosfera surreale. A fine pista un incredibile ingorgo ha creato una lunga fila di mezzi locali, tutti attendono il proprio turno per districarsi negli strettissimi passaggi. Un bizzarro delirio Africano. Il campo che ci attende sarà vicino a delle basse dune e un’incantevole serata ci spetta con un po’ di riposo finalmente!


3 - Mhamid-icht Il giorno seguente, il roadbook parla chiaro, “Areias”, banchi di sabbia molle, terreno ostico, sarà una tappa devastante! Tutti i mezzi scoprono l’importanza della corretta pressione dei pneumatici, affrontare le soffici carregge è impegnativo, saranno soprattutto i motociclisti a pagarne il dazio più pesante, dico. Soffici basse dune scorrono ai bordi della pista, un colore ambrato ci circonda, ciuffi di erbetta fanno capolino. Procediamo a rilento, trovando spesso mezzi insabbiati, e il caldo aggredisce con caparbietà, forse per questo due motociclisti dovranno subire uno stop forzato, dovremo aiutare a gestire una spalla e un più preoccupante trauma cranico. Solo il tempo ci darà ragione sulle loro condizioni fisiche. Mentre passo alla guida di una moto degli infortunati, Daniela mi sostituisce alla guida di Gengis, sarà il suo battesimo di fuoco. Supererà con successo guidando all’imbrunire una sessione tra le dunes De Chegaga e il lago Iriki. Arriviamo al campo base,

Inizio tratto di dune di Foum Tizigui, la pista non è molto segnata, dobbiamo trovarla, indimenticabile.

dopo aver risolto svariati problemi meccanici, montiamo tenda e mangiamo veloci un boccone, proprio qualche minuto prima dei fuochi d’artificio, è l’ultimo dell’anno! 4 - Icht – Tan Tan Una sinuosa pista ci porta lungo la

dorsale del Draa, chot, salite pietrose e guadi ci attendono. Fantastico, Il primo gruppo di 4x4 incontra, nascoste sulla pista, una serie di pietre taglienti, 4 pneumatici dovranno essere sostituiti. Consumiamo il pranzo in una gola, che regala inquadrature suggestive, il cuore si emoziona alla

Siamo in mezzo alle dune del Foum Tzigui, emozionante.

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vista di Rich Tamrlougou, una roccia rossa baciata dalla sabbia. L’ennesimo guaio meccanico, un corto generato da un dado, ci dà modo di godere i riflessi di uno stupendo tramonto. Al favoloso castello berbero di Ksar Tafnidilt mangiamo una tajin indimenticabile, montiamo la tenda godendoci una stellata da cartolina. 5 - Tan Tan – Boujdour La rottura di una pompa benzina su una moto e una foratura di un pneumatico di un Discovery preannunciano una giornata impegnativa.

Il meccanico esegue la sostituzione a bordo strada, in tempi da record, incredibile! Il percorso non è impegnativo, trovo dune adagiate sull’asfalto, tento di attraversarle, sarò costretto a ricorrere, all’utilizzo delle piastre da sabbia, per uscirne. Una pista piatta ci porta felici al campo, montiamo la nostra suite by Decathlon e finalmente possiamo gustarci una pantagruelica pasta con il resto del gruppo.

dromedari guardano annoiati, sembra che ci chiedano di ritrarli, li accontentiamo. Superata la vecchia pista spagnola, costeggiamo l’oceano sino a Dakhla, il paradiso per i kyte e la danza delle vele nel cielo ci rapisce. Durante il controllo serale di Gengis scopro un dado allentato dell’ammortizzatore, per questa volta è andato bene!

Mauritania, notte ad Atar, patrimonio Unesco.

7 - Dakhla – PK55 Dunes Oggi termina il Maroc Challenge, salutiamo gli equipaggi che punteranno la prua dei mezzi verso casa. Lasciamo alle spalle abbracci e sguardi tristi, ci attende un tratto costeggiante un’alta falesia. L’emozione della giornata è sicuramente l’attraversamento della “no man’s land”, un tratto di 7 km senza legge apparente che unisce i due stati confinanti. Pile di pneumatici e macchine accatastate segnano la pista, il paesaggio ricorda scene tratte da film post nucleari. Il campo è protetto da un’alta duna, le dolci pendici ci invogliano a goderci il tramonto dalla sua sommità. Serata con falò, il fuoco arde scoppiettante, il suo calore ha un effetto magnetico, gli sguardi dei carovanieri vengono rapiti da lingue di fiamme danzanti, si sta proprio bene.

Pista magnifica da Atar a Tabrenkout, foto scattata presso l’oasi di Mheirith,

8 - PK55Dunes – El Maijrat Mauritania, il mare di sabbia, una areias molle contrasta l’avanzamento, sgonfio ulteriormente i pneumatici, l’operazione mi facilita in una sessione di dune basse, alcuni altri dovranno ricorrere all’aiuto delle strop! Costeggiando un villaggio di pescatori arrivo in spiaggia, la marea sta iniziando a salire, decido di inoltrarmi, Gengis corre schiacciato fra oceano e sabbia molle. Sono 40 km, la situazione non potrà che peggiorare, pigio sul gas, senza effetti eclatanti. Sono preoccupato, tiro un sospiro di sollievo quando la traccia del gps punta decisa verso l’interno. Senza possibilità di rifornimento

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6 - Boujdour – Dakhla Una pista erbosa si lascia domare senza porre resistenza, gruppi di


rabbocco travasando il gasolio dalle taniche poste sul tetto, la sabbia mi ha fatto consumare più del previsto, speriamo bene! 9 - El Maijrat – Atar Una pista di basse dune punta verso l’interno, in una confluenza di piste incontriamo l’Africa Eco Race, e rimaniamo contagiati. Tutti aumentano il passo, in breve la consapevolezza calma i bollenti spiriti. Per il gps mancano 80 km ad Atar, e la lancetta del carburante è quasi sulla linea rossa. Decido e riduco la velocità ma il tempo scorre lento, l’icona sul gps del distributore non sembra avvicinarsi mai e in macchina il silenzio è assordante. In un piccolissimo agglomerato di case scorgo, su una sedia, una tanica gialla. Siamo salvi! versiamo il gasolio, l’operazione può nascondere un frequente effetto collaterale, la sabbia, sicuramente presente nelle improvvisate taniche, può intasare il filtro, ma non ho scelta purtroppo. Il rabocco ci permette di arrivare al campeggio-albergo, prima di gustarmi un favolosa tajin sotto una tenda berbera, dedico un po’ di amorevoli attenzioni a Gengis. 10 - Atar - Tabrenkout Durante il briefing Nelson “the big chef” descrive la tappa più corta del viaggio, sconsiglia il secondo tratto ai mezzi meno performanti che dovranno tagliare via asfalto. Noi siamo pronti. Lasciamo Atar, l’alba illumina le montagne rosse, e una profonda gola ci porta sull’altopiano sovrastante. Accompagnati da una leggera pioggerellina giungiamo a una balconata artificiale, dove godiamo la vista dell’oasi di Mheirith con i suoi tetti a cupola di paglia, nella discesa grandi rocce taglienti ci attendono, innesto le ridotte per evitare o limitare i danni. I bimbi del villaggio ci corrono incontro felici, è una piacevole festa. Il convoglio arriva sull’asfalto e si divide, ci attendono i

La felilcità dopo aver vinto la ripida ascesa del Tifoujar Pass, un ripido muro con tanta sabbia.

120 km tosti. Sono concentrato, siamo in campo aperto, la pista presenta insidie ed è facile perdere la retta via. Una stretta gola ci porta alla base del passo Tifoujar, e un paesaggio di alte rocce ci circonda, non vedo vie d’uscita, finché scorgo alle mie spalle una pista quasi verticale che punta sull’altopiano sovrastante. Prendo la rincorsa, affronto la salita pigiando sul gas, Gengis urla, tiro un sospiro di sollievo quando giungo in cima! Tutte le macchine sono riuscite a salire al primo tentativo. Dopo la foto di rito con vista sulla gola, siamo richiamati velocemente ad affrontare un grosso imprevisto. Un 4x4 subisce un forte impatto con un’aguzza pietra celata dalla sabbia, scoppiano addirittura gli airbag, il differenziale si è aperto come un uovo. Non c’è scelta, dovrà essere trainato indietro sino all’asfalto. Proseguiamo, la pista non dà tregua, i pneumatici sgonfi sono al limite dello stallonamento, questo non ci aiuta a superare i tratti dove troviamo una massiccia presenza di pietre laviche. Per fortuna ne passiamo indenni. Ovviamente i guai meccanici non finiscono, dobbiamo far ripartire una moto con guai elettrici, si prosegue. Il roadbook ci segnala l’arrivo ai cordoni di dune in una pista poco segnata, l’attenzione è massimale. Il paesaggio è di una bellezza unica,

lo sguardo si perde in ogni direzione. Il mare di alte dune, il colore del tramonto dona al quadro colori unici. Gengis Khan procede senza esitazioni, affronta le ripide discese e le impervie salite senza sbavature, sicuramente la fortuna mi accompagna oggi, e raggiungiamo alcuni motociclisti esausti e provati, ci sta, conosco bene quanto la guida delle due ruote possa risultare massacrante. Arriviamo al campo con il buio, siamo tutti provati, colgo negli sguardi il luccichio delle emozioni che la pista ha saputo donarci e anche oggi siamo sopravvissuti! 11 - Tabrenkout - Nouakchott Dopo una veloce manutenzione partiamo per una tappa a roadbook semplice, piste piatte e veloci si intersecano continuamente. Una pista lunare ci porta a Nouakchott, il suo caotico traffico, privo di regole, risulterà la parte più pericolosa della tappa odierna. 12 - Nouakchott – Saint Louis La giornata parte in salita, moto ferma, Luis, il meccanico della spedizione, dopo un’accurata analisi non dà speranze e sentenzia “motore troncado”. Mentre carichiamo il mezzo, ad una Land Rover ferma si spacca la cinghia dei servizi, in dieci

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Daniela guida nella sabbia Senegalese, siamo nei pressi della Duna di Lampoul, la più alta duna in Senegal.

minuti effettuiamo la sostituzione e si riparte. Gengis segna il suo primo problemino, lancetta serbatoio impazzita, danno sicuramente sgradito ma d’entità trascurabile, devo solo prestare attenzione all’azzeramento durante il rifornimento! Per l’ingresso Senegalese scegliamo la frontiera di Rosso, meno trafficata, la raggiungiamo percorrendo la pista all’interno del Parc national du banc d’Arguin.

Mentre espletiamo le pratiche doganali subiamo l’assedio dei venditori ambulanti con il loro maccheronico italiano! La meta di giornata è Saint Louis, una cittadina di pescatori sul mare. Nel porto aleggia un acre odore di pesce, voglio allontanarmi velocemente ma un autotreno in retromarcia mi sbarra il passo, per evitarlo scelgo di mettere le ruote dentro una nera

Il grande botto, cerchione distrutto nella voragine a St. Luis.

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macchia a bordo strada, una scelta errata. La pozza è il liquame putrefatto proveniente dalla lavorazione dei pesci e, ancor peggio, cela un enorme voragine: un secco colpo echeggia, all’interno di Gengis cala un silenzio primordiale. Risultato: pneumatico posteriore scoppiato, il cerchione sembra un orecchio di Dumbo! Sostituiamo con tempi ferraristici il cerchione, questo permette di raggiungere l’hotel, ma la giornata per noi non è ancora finita. Nella cittadina ci sono parecchi gommisti, meglio approfittarne. Il liquame della pozza ha intriso Gengis, l’odore persisterà per mesi) e dopo un lavaggio, di scarso risultato, porto il cerchione dal gommista. Un energumeno indossante fantasiose infradito si arma di una grossa mazza, sistematicamente e con mira impressionante, ne andava dell’integrità del suo piede, raddrizza magicamente il cerchio. L’abbiamo scampata, forse! 13 - Sant Louis - LacRose Dakar Lasciamo Saint Louis, non prima di aver dedicato qualche scatto allo


schieramento di barche multicolori. I fuoristrada portano i segni dei km percorsi, un bendaggio, utilizzando garze medicali, sostituisce una cuffia semiasse sbriciolata. L’Africa insegna e qui non si fanno prigionieri. La pista corre lungo una distesa di campi coltivati, sinonimo di una recente interazione con le cooperazioni europee, villaggi con bimbi festanti multicolori si sbracciano al nostro passaggio, tutti ci regalano un sorriso, qui nella povertà quasi assoluta, è un bene che si condivide facilmente. I 200 km che ci dividono dal mare scorrono veloci, qualche caduta per i motociclisti ma non ci si ferma. Avanti tutta. Il pranzo viene consumato sulla spiaggia, fronte oceano; si sa, le scatolette sono più saporite con il profumo di salsedine. Siamo in anticipo sull’orario di bassa marea, lo sguardo mi cade sul perno della staffa ammortizzatore, è troncata! L’ammortizzatore posteriore sinistro è in bilico, ancora qualche millimetro e sarebbe uscito dalla sede, e anche qui ci salviamo

giusto in tempo. Luis, il meccanico, non si scompone, con serenità solare inventa la riparazione, compressore, saldatura e si riparte per gli ultimi 80 km di bagnasciuga. Daniela guiderà Gengis Khan, gliel’avevo promesso, viaggiamo piuttosto veloci. Il tratto di spiaggia dove le gomme galleggiano è piuttosto limitato, circumnavighiamo il lago Rosa ed ecco, dopo gli ultimi banchi di sabbia il fatidico arco gonfiabile posto sul bagnasciuga. L’ultimo arrivo del Sahara Desert Challenge 2016! Inutile raccontare la gioia che si scorge sui visi di tutti, consci di aver, chi più chi meno, dovuto affrontare i propri limiti, fisici e meccanici, tutti sono riusciti sempre, grazie alla solidarietà del gruppo, a superarli. Si stappano bottiglie, il gruppo immortala il momento per i poster, le foto le esibiremo nelle future serate con amici, le emozioni, invece rimarranno scolpite per sempre indelebili nel nostro cuore. L’avventura è finita,

Saldatura dopo aver scoperto della rottura perno staffa ammortizzatore posteriore, saldato una rondella per impedire la fuoriuscita del occhiello superiore ammortizzatore.

i motociclisti imbarcheranno i mezzi nel container, i 4x4 dovranno affrontare altri 6.000 km per tornare a casa, ma questa è un altra storia.

Foto delle Land Rover arrivate a Dakar, due Defender e due Discovery.

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Africa

La roccia dell’indiano Sahara verso l’Assecrem Hoggar.

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a cura di Colin Buckley


IL VIAGGIO DI UNA REGINA BIANCA IN AFRICA

I

n molti hanno viaggiato nel deserto, attraversando Paesi belli, ma anche pericolosi, e non sempre alla guida di una Range Rover. La più adatta era probabilmente una Series III 109”, con tutto il suo spazio a disposizione. Dovendo restare lontano da casa per molti mesi, a volte anche anni, la Series era negli anni Settanta e Ottanta il più versatile di veicoli scelti per i grandi raid in terre lontane. Nel 1986, Carlo Ghielmetti, 25enne

figlio di un concessionario milanese di Austin Rover, la Leycar, con sede in via Mecenate, decise di prendere una bella Range Rover Suffix A del 1972 e di tagliarla e prepararla per il suo viaggio in Africa. Il veicolo doveva essere più leggero, e doveva portare tutto ciò che occorreva per stare via il tempo necessario del viaggio. Carlo prese la Lincoln Green tre porte e semplicemente tagliò il tetto, buttando via il tailgate inferiore e superiore, eliminando la panca posteriore, i

finestrini. Tagliò le lamiere delle porte all’interno, il cofano lo sostituì con uno più leggero in fibra di kevlar, e poi la riassemblò con tutto quello che gli serviva per sopravvivere alle lunghe distanze e alle alte temperature del Sahara e oltre. Prima di arrivare nelle mani del giovane Carlo, uno dei tanti ex-proprietari di questa Range Rover era stato un pittore milanese il quale aveva deciso di dipingerla di tutti i colori immaginabili.

Equipaggiamento e preparazione del veicolo. La Range Rover tre porte 3.5 Carburatori Lincoln Green fu riverniciata di bianco per ovvi motivi di riflesso del sole nel deserto (e per questo chiamata Africa); bianco anche perché uno degli sponsor del viaggio era l’azienda di abbigliamento intimo Cagi, di cui logo era bianco sullo sfondo blu. Cagi insisteva che la Range dovesse essere bianca per fare risaltare di più il loro marchio. Tra i vari altri sponsor vi erano anche la Milanogomme e la Sparco. Fu alleggerita di qualche centinaia di chilogrammi. I vetri posteriori e laterali erano in perspex e il cofano in fibra di kevlar. L’impianto elettrico fu semplificato,

con fusibili (10) sul cruscotto a vista, doppio impianto di pompaggio benzina, filtro aria a bagno d’olio di una Series fissato all’interno dell’abitacolo. Roll bar interno e roll bar esterno con funzione di porta pacchi sul tetto per il trasporto dei ricambi e porta ruote di scorta (due) dietro nel vano di carico. Doppi ammortizzatori e doppie molle per consentire il pesante carico. Aircamping tenda da tetto due posti. Baule di alluminio montato sul tetto di forma aerodinamica per indirizzare il flusso di aria sopra l’Aircamping quando era in posizione chiusa. Cinquecento litri di acqua divisi in taniche (gerry can) e serbatoio supplementare.

Serbatoio di benzina supplementare da duecentottanta litri oltre quello originale della Range Rover, di circa ottanta litri. Questo forniva un totale di circa 360 litri di autonomia, + 7 taniche da 20 litri per arrivare a 500 litri, che avrebbero garantito la tappa più lunga (bidon 5) di 1500 km. Verricello Capstan anteriore montato davanti al radiatore originale Fairey. Sul cofano fu fissata una binda. Piastre da sabbia nel vano posteriore a fare la funzione del tailgate. Griglie di protezione para fari anteriori e posteriori in acciaio. Un motore nuovo di soli 3000km era stato montato sul veicolo prima di partire.

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Itinerario del viaggio GENOVA - TUNISI ALGERIA – NIGER BURKINA FASO-COSTA D’AVORIO GHANA-TOGO BENIN CITY - NIGER - ALGERIA TUNISIA - GENOVA In totale percorsi quasi 16.000km in circa 2 mesi.

Il viaggio Si viaggiava bene di notte per il fresco, uno dormiva e l’altro guidava, ma di giorno si raggiungevano anche i 700 – 800 km di percorso. A volte con una velocità media incredibile di 30km/h. Vi possono sembrare pochi, ma a volte era davvero difficile tenere una velocità alta su quei fondi stradali di sabbia e roccia. Alla guida della Cagi Range Rover, Ghielmetti aveva portato con sé gli amici Walter Baldini e più tardi Gianni Gagi. Loro tre furono tra i primissimi uomini bianchi a entrare in Ghana dopo la lunga guerra dei cinque anni per la liberazione e indipendenza dagli inglesi. Spiaggia del Ghana, metà strada percorsa «Siamo arrivati a Yamoussoukro, nella civilizzata Costa D’avorio, ci serviva un rifornimento di benzina, per la nostra felicità ci trovammo davanti a un distributore Agip. Prontamente effettuammo il pieno e riempimmo il serbatoio, circa duecento litri di benzina. Riprendemmo la strada e dopo

Missioni di Liathi ghana

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pochi chilometri il nostro V8 iniziò a singhiozzare e lentamente si fermò; prima sembrava che andasse a sei cilindri, poi a quattro e infine si fermò perché con così poca compressione il grosso V8 non riusciva a camminare.

Fermandoci e ripartendo ogni tanto ci rendemmo conto che c’era qualcosa di grave, e come potevamo proseguire così? La Range Rover si sa che è sempre stata un mostro di automobile, e siamo riusciti a farne di strada.


Per 2 giorni abbiamo proceduto a una media impossibile, con il motore che andava e poi si fermava, riposava, riprendeva e si fermava di nuovo; ma la Range è una macchina incredibile e infine siamo arrivati ad Abidjan, 235 km di sofferenza in mezzo a una foresta di ananas e sole. La nostra meta per riparare la macchina era un’officina di Abidjan suggeritaci da un “albergatore” francese, gestita da un

genovese di nome Ezio Russi che di era trasferito in Africa 20 anni prima. Dopo un’attenta diagnosi al motore e al sistema di alimentazione Russi ci informò che nel serbatoio non c’era benzina bensì petrolio. Un bel “regalo” da parte dell’Agip Africa! Era stato più affidabile il nostro “contrabbandiere” nigeriano di carburanti a Benin City, dove arrivarono tutti contrabbandieri con i vari carburanti».

Da Abidjan andammo verso il Ghana, dove trovammo Padre Eugenio Petrogalli, un missionario Comboniano che ci ospitò con tanto affetto nella sua missione insieme a Padre Ramon, Messicano. Ripartiti dopo un meritato riposo, ci dirigemmo verso il Togo. Ufficialmente Repubblica Togolese, è uno stato dell’Africa Occidentale e confina a ovest con il Ghana, a est con il Benin,

Pranzo nel deserto: 55° circa.

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Deserto del Niger.

a nord con il Burkina Faso. Un luogo decisamente più civilizzato rispetto a quello che avevamo appena vissuto nelle settimane precedenti. L’anno era il 1986, sono passati trent’anni esatti e tutti i nostri rullini e fotografie scattate durante il viaggio sono riusciti a sopravvivere tutto questo tempo con noi. Sottoposte a volte alle temperature davvero roventi dei 50° gradi e oltre, ad Arlit, in Niger, la macchina parcheggiata al sole misurava 74° all’interno. Il Sahara e l’Africa sono testimoni della nostra storica e un po’ folle avventura alla scoperta delle meravigliose persone e paesaggi che solo questo enorme continente può offrire. La Range Rover invece fu messa da

Dopo 13 anni pioggia nel deserto algerino nel viaggio di ritorno.

La macchina all’inizio del deserto tunisino ancora pulita.

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Attraversamento di un oued nella giungla del Togo.


Campeggio nel deserto Algerino in un villaggio.

parte, e oggi purtroppo non è più con me, ma sono convinto che la scelta di quell’auto fu quella giusta per la

nostra avventura, proprio perché non ci ha mai traditi, tranne per tre gomme bucate. Le immagini sono una

Dopo 1000 km di deserto questo cafè era un miraggio.

testimonianza dei luoghi che abbiamo visitato e le persone che abbiamo incontrato lungo il nostro cammino.

Tra Algeria e Niger da copertina.

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My Landy

Elaborazione Defender 90

FEDELE ALL’OFF ROAD

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testo e foto Sonja Vietto Ramus

Pneumatici Tagom Country Trac, Warn 9500, molle +7” by Equipe 4x4 e front bumper Raptor. Allestimento da “duro e puro” per questa Defender 90 2.0 benzina che da ex veicolo carabinieri si è trasformata in una eccellente 4x4 da off road.

A

concederlo come motto araldico nel lontano 1933 fu Vittorio Emanuele III dopo la creazione avvenuta una ventina di anni prima per festeggiare il primo centenario dell’arma dei carabinieri. Da quella data i militari di una delle forze armate italiane si fregiano di quel “Nei secoli fedele” coniato dal capitano Cenisio Fusi. Cosa c’entra con la preparazione di questa Land Rover Defender 90 motorizzata 2.0 benzina? Semplice. Intanto che si tratta di un veicolo 4x4 in dotazione inizialmente proprio ai carabinieri che l’hanno utilizzato in servizio prima di dismetterlo. E poi che questo 3 porte del marchio britannico, sapientemente equipaggiato grazie alla collaborazione di Goldoni Racing 4x4 di Bologna, è diventato fedele compagno di avventure del suo attuale proprietario, Gianluca Orsini, che l’ha scelto anni fa per viaggiare con i suoi due splendidi lupi cecoslovacchi, Eclisse & Sofi. Con interessanti accorgimenti che ne hanno interessato assetto e motore e con l’installazione di accessori (alcuni anche di fabbricazione artigianale) per l’allestimento esterno e interno, questa Defender ha tolto la divisa per mettersi a suo agio fra sabbia e fango dimostrando di possedere doti fuoristradistiche davvero eccellenti. Fra le poche 90 in circolazione in Italia alimentate da un cuore propulsivo di 2.0 litri benzina, ne abbiamo seguito performance e affidabilità portandola a spasso fra le dune della Tunisia. Il risultato di questo test a trazione integrale ci ha confermato quello che immaginavamo già e cioè che alle ottime qualità innate se ne sono aggiunte altre a renderla un 4x4 con grinta da vendere. Costruita nel 1996 e immatricolata dodici anni più tardi (dismessa la carriera militare), questa corta di casa Land Rover è spinta da un classico 4 cilindri abbinato all’altrettanto tradizionale cambio manuale a 5 marce. Con alcuni interventi mirati si è provveduto a realizzare un incremento prestazionale ad iniziare dall’impianto di scarico che è stato

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modificato con l’eliminazione del catalizzatore di serie poi sostituito da uno in inox. Home made la flangia per l’uscita dello scarico che ora esce sulla fiancata lato guida davanti allo pneumatico posteriore. Nel vano motore, la Defender monta un filtro aria in carbonio abbinato ad uno snorkel artigianale in inox con griglia by Corsetti: il preparatore ha dovuto intervenire anche sulla carrozzeria effettuando un apposito taglio sul cofano per permettere allo snorkel di raccordarsi con il filtro aria. La ventola originale è stata eliminata e rimpiazzata da 2 elettroventole di derivazione Fiat Ducato azionate da un comando manuale tramite teleruttore heavy duty da verricello. Decisamente accurato l’intervento sull’impianto elettrico, rifatto ex novo, che si presenta con due batterie Optima Red installate sotto il sedile lato guida. Il proprietario, di professione elettricista, ha infatti sostituito i cavi di massa e di alimentazione del motorino d’avviamento con altri da 95 mm2. Anche il montaggio della nuova consolle centrale all’interno dell’abitacolo - su cui sono stati alloggiati i pulsanti per vetri elettrici (aggiunti in quanto non in dotazione di serie), 4 frecce, retronebbia, lunotto termico e 6 interruttori di tipo nautico on/off per posizioni, mezze luci, ventole, fendinebbia, luce retro da lavoro e compressore per gonfiaggio

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pneumatici - ha richiesto il rifacimento di tutti i cablaggi elettrici del cruscotto. Infine, sul lato guida del cofano, è stato posizionato uno stacca batteria da 650 Ah, anch’esso di tipo nautico, per il winch alimentato da 2 cavi in parallelo da 70 wm2 che partono direttamente dalla batteria principale. Il reparto sospensioni si presenta con ammortizzatori Oram Step 3, con serbatoio separato e taratura regolabile in compressione, abbinati a molle + 7” dell’Equipe 4x4. Sia al posteriore che all’anteriore le molle sono complete di coni guida molla by Corsetti mentre per i puntoni si è scelto di adottare degli Equipe 4x4 al retrotreno e di mantenere gli originali all’avantreno su cui sono state però sostituite le boccole di serie. A completare il tutto ci sono tamponi di fine corsa e torrette anteriori e posteriori, ribassate, sempre

della milanese Equipe 4x4; panhard rinforzata e regolabile e barre di accoppiamento Raptor; ammortizzatore di sterzo Old Man Emu; semiassi e kit flange Ashcroft. Il 90 monta inoltre un blocco posteriore ARB con compressore dedicato posizionato nel vano motore e coppie coniche accorciate. Gli pneumatici scelti per equipaggiare il 4x4 sono dei Tagom Tire modello Country Trac misura 235/85 R16 montati su cerchi Zurim con ET-25 riverniciati a polvere e abbinati a distanziali +3 cm. I freni sono dei Tarox baffati e forati all’anteriore mentre al posteriore sono degli originali con pastiglie Ferodo scelte anche per l’avantreno. Della Britpart i tubi freni. Sulla carrozzeria della Defender, riverniciata in total blue, il preparatore è intervenuto installando una presa d’aria di

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derivazione Subaru WRC sul cofano che è stato anche dotato di pistone idraulico per apertura/chiusura e di mandorlato da 3 mm sui lati, all’altezza dei parafanghi. All’anteriore l’equipaggiamento prevede un paraurti tubolare e A Bar by Raptor completo di verricello Warn 9500 azionato da telecomando wireless. Completano l’allestimento esterno robusti sottoporta e parafanghi maggiorati Raptor, cantonali posteriori by Equipe 4x4, un cancello porta ruota Land Rover e un gancio posteriore artigianale costruito su piastra da 1 cm. Il tappo in alluminio del serbatoio è della Sparco mentre a protezione del serbatoio stesso è stata alloggiata una piastra con spessore 8 mm di produzione home made con scritta “Defender”. Le luci di posizione di serie sono state sostituite da altre a led così come quelle di targa e retromarcia; l’illuminazione aggiuntiva prevede anche 2 fari di profondità Ring con Angel Eyes che si accendono

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assieme alle posizioni all’anteriore e un faro da lavoro al posteriore. Infine l’impianto luci anteriori (½ luci e intere) è stato rimpiazzato da quelle a xeno a 6000° K. Fra gli interventi realizzati all’interno di questa LR c’è anche la sostituzione del cielo con uno nuovo originale mentre i sedili posteriori sono stati eliminati per lasciare spazio all’alloggiamento di un piano d’appoggio, rivestito in moquette nera, che ha permesso di creare, fra i passaruota, due vani tecnici in cui riporre binda e due comode casse per attrezzatura da viaggio e off road. Se volante a calice completo di mozzo, sedili anteriori sportivi in tessuto con schienale reclinabile e cinture di sicurezza a 4 punti sono by Sparco, per la pedaliera in materiale antiscivolo è stata scelta una Momo mentre i pomelli di cambio e riduttore sono della WRX. Per ovviare al tradizionale difetto della seduta lato guida del Defender che si presenta fuori


asse, il sedile, come per altro quello del passeggero, è stato abbinato ad una slitta di scorrimento montata su specifiche piastre autocostruite. Al posto del cubby box di serie ne è stato installato uno rialzato utilizzato anche come pratico bracciolo oltre che come porta oggetti. Dietro a questo trova spazio un compressore bicilindrico con 4 bombole d’aria destinato al gonfiaggio degli pneumatici che utilizza due attacchi rapidi alloggiati sotto le guide dei sedili sul lato esterno. Ad essere completamente rifatto su modello dell’originale, ma in materiale vetroresina, il cruscotto della Defender che proprio dietro al volante ospita un nuovo strumento multifunzione della Revolution con contagiri, pressione olio e temperatura acqua e olio. E per rendere ancora più glamour la strumentazione del 90 si è provveduto a rifare l’illuminazione di tutti gli strumenti originali in tonalità rossa

proprio come quella degli accessori aggiuntivi. La consolle centrale con vano porta oggetti installata è di derivazione TD5 e ospita, fra l’altro, un impianto CB Intek FM500S con antenna Sigma 1200 posizionata esternamente sul portellone posteriore. Oltre ad alloggiare una pratica lampada pieghevole per navigatore, nell’abitacolo anteriore è stato realizzato un impianto di illuminazione di cortesia a led sostituendo la lampadina di serie all’interno della plafoniera esistente mentre nel vano posteriore sono state applicate due strisce a led nei montanti sotto i vetri. L’impianto audio è composto da un Clarion VRX613R con monitor e caricatore cd alloggiato all’interno del cubby box: a completarlo ci sono un generoso subwoofer in cassa alimentato da un amplificatore Bolt 2x300 e due tasche autocostruite con autoparlanti da 16 mm nelle portiere. Il navigatore satellitare è un Geosat 4x4 Crossover.

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Tecnica

testo Vittorio Mariano, Chris Crane (Rpi), Colin Buckley foto Rpi Engineering, Colin Buckley

8 APPUNTi DEL ROVER V8 GLI

[ seconda parte ]

LUBRIFICAZIONE E QUALITà DELL’OLIO Olio. Esatto, è proprio vero quello che dicono in giro, un cambio d’olio regolare e non sbagli, chi ha detto che essere padrone di una Range Rover è da tutti? Questo liquido che costa a peso d’oro, vale proprio come il metallo più prezioso. Eh sì certamente, è proprio così, il V8 richiede un cambio di olio molto frequente, diciamo circa ogni 10000km. Abbiamo detto che in fase di assemblaggio del motore, soprattutto sulle bronzine di non usare l’olio. Invece ora è proprio il momento dell’olio, un olio per il rodaggio va introdotto per i primi 500km dopo il riassemblaggio del V8, ed è molto importante questo olio soprattutto dopo la sostituzione dell’albero a camme e dei bicchierini.

Kent Cam Lube.

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Se non arriva l’olio forse è colpa loro.

Olio e additivo per rodaggio motore.

Valvoline VR1 High Performance Oil.


The Zenith Carburetter Co. Vanno versati circa 6/7kg di olio da rodaggio nel motore e un additivo. NB. Nella fase di montaggio di un albero a camme di tipo Kent è fondamentale l’uso di un suo olio specifico (Kent Cams lube). Questo olio è determinante per le camme dell’albero nelle sue prime ore di lavoro. Chris Crane di RPI consiglia un olio della Valvoline, VR1, «un lubrificante ottimale per il V8 Rover» dice. Mentre questo olio è quasi introvabile

Edelbrock kit. in Italia, un buon consiglio arriva dalla mente del nostro buon Mariano, che insiste che gli oli sintetici non vanno bene ed è meglio scegliere un olio tipo Mobil Super 2000 10W40 o un Castrol GTX2 15W40 semi sintetico, altrimenti un olio di pari qualità. Qui in Italia c’è un’azienda ai vertici della ricerca, sviluppo e produzione dell’olio, ed è in Lombardia, la Syneco Oils, che ha studiato gli oli per la Paris-Dakar sin dagli anni

Ottanta, progettati per resistere alle alte temperature del Sahara e per le trasmissioni delle Range Rover che raggiungevano temperature altissime di funzionamento. L’importante, sostengono i due, è il frequente cambio d’olio, per tenere il motore nelle migliori condizioni possibili e per offrirvi la vita più lunga possibile senza brutte sorprese né spese. Olio e filtri olio e filtri sempre!

INIEZIONE ed ELETTRONICA Sappiamo che i motori V8 hanno bisogno di una corrente elettrica costante, per l’accensione e i servizi in generale. Ma c’è un punto debole nell’iniezione, ed è la centralina, sensibile agli sbalzi di corrente. Si possono friggere le centraline o possono proprio non funzionare. Le prime L-Jetronic montate sulle Range Rover Classic dal 1986 in poi avevano una centralina davvero obsoleta e debole, ed era un disastro da mettere a punto. Dicono che funzionava alla grande sulle Mercedes in quegli anni, e quindi occorreva un tecnico della casa Tedesca per metterla a posto bene,

solo un uomo con quella esperienza potrebbe avere la pazienza di affrontare o di tentare di “far girar bene e rotondo” il vecchio Efi. Inutile l’uso della pistola stroboscopica, perché appena la mettevi in fase lei usciva di nuovo. Era proprio una questione di elettronica che non andava bene. Troppi parametri sballati, registrava una serie di dati e poi si aggiustava in base ad altri, vuoi per l’aria, il flusso, per la temperatura dell’aria, temperatura acqua, sensore Thermotime, posizione del potenziometro della farfalla ecc ecc. Un contatto ossidato? Il Co2

14CUX Electronic Fuel Injection ECU.

troppo difficile da regolare bene e con precisione… insomma in pochi sono riusciti a metterlo a posto e alla fine rinunciavano quasi tutti, tanto

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che la Rover la sostituì. Con l’arrivo della Hotwire 14CUX la vita fu più semplice, con un’elettronica più moderna e meno complicata, oltre ai manuali d’officina più dettagliati per la regolazione. La pompa del carburante, gli iniettori stessi della Lucas, si otturavano regolarmente, e con l’uso del GPL gassoso, che costringeva il V8 a scaldarsi eccessivamente, spesso il motore andava a singhiozzo o non andava proprio, troppo magro, troppo grasso, benzina con gli ottani sbagliati, il filtro sporco. Quante cose c’erano da controllare, e ci sono ancora da controllare tutt’oggi? Il V8 lavora meglio senza il GPL e questo è un dato di fatto. A meno che non abbia un impianto di altissimo livello qualitativo ed un’installazione professionale. E inoltre la cura degli iniettori e dei filtri. Comunque vada il V8 renderà sempre di più con la sola benzina come carburante.

Gli iniettori nuovi al posto di quelli revisionati: verificate che funzionino bene.

ARIA… NON RESPIRO! La perfetta miscela tra aria e benzina avviene nelle teste: entra l’aria, inietto la benzina e il mio amico Champion fa il resto: Bang! Ma se non mi arriva l’aria? Questo ciclo di combustione non succede sempre secondo i piani. Quindi è bene verificare partendo dal filtro dell’aria che non ci siano ostruzioni (ovviamente) e che ci sia una buona lettura del flusso di aria attraverso quella piccola lama metallica nel famoso Debimetro! Per arrivare alla farfalla e alla sua apertura e regolazione millimetrica. Ma il filtro sportivo? Inutile se il motore non è preparato bene e necessita di un filtro simile, anzi è controproducente, il motore girerà peggio. Nel fango, sabbia, polvere e in acqua siete più vulnerabili. Controllate la camera d’aspirazione

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Filtro K&N.

(Plenum Chamber & Trumpets), otto tubi di metallo che servono ad incanalare l’aria che ogni tanto si sfilano dal collettore di aspirazione.

Qualcuno quando prepara questi motori si dà alle raffinatezze e usa il carbonio invece di un materiale vecchio, arrugginito e senza storia.


Spendete i vostri soldi! Avete una vecchia Range Rover a carburatori? E aggiornatevi con un bel quadricorpo allora! O un bel Edelbrock, tocco di raffinatezza e di sicuro margine di guadagno in prestazioni, ma non dimenticate il resto a quel punto se no, a che cosa serve questo articolo?

Lucas Efi-Maf Sensor.

Troppi nomi per non averli tutti sotto il proprio cofano. Il radiatore di un V8 è un componente davvero molto importante, tutta l’aria possibile serve a questo motore per tenersi a una temperatura di lavoro ideale. Con un radiatore bloccato e incrostato fuori, pieno di ruggine e sporcizia dentro, presto salirà la temperatura dell’impianto, i manicotti andranno in pressione e diventeranno duri come il marmo, tutta quella pressione poi da dove si sfoga? Dalle guarnizioni delle teste, e bingo, surriscaldamento time! Come l’olio del motore, cambiate e lavate spesso l’impianto di raffreddamento, il radiatore va lavato dentro e fuori, molto bene. Non fate soffocare il vostro motore. La gomma invecchia

come noi, cambiate tutti quei manicotti che hanno più di dieci anni, prima che scoppino.

metà di noi fosse nato: «Solo perché hai la caraffa del vino più grande, non significa che ti ubriachi di più, forse è proprio il contrario, ti ingolfi!».

E quindi cambiando un semplice albero a camme, o filtro aria, non vi cambierà nulla. Fate un lavoro da professionista, con otto mosse.

Trumpets in carbonio: un vero lusso.

ENJOY THE V8 EXPERIENCE Quindi, ricapitolando, ora che avete assemblato il vostro V8 da paura, seguendo alcune dritte degli esperti, e usando componenti, tecniche, oli, paste, serraggi e avete seguito alla virgola il manuale dell’officina, funzionerà? Durerà? Vi darà soddisfazioni meglio di una bellissima ventenne Italiana? O sarà una fredda e pallida Old English Lady? Beh, pulite quel filtro aria spesso, tenete pulito il circuito di alimentazione con un additivo adeguato all’età e alla condizione del motore. Fate benzina sempre al pieno per non bruciare la pompa, revisionate gli iniettori quando sono da fare e non aspettate che giri a 7 cilindri. Le candele costano poco, i filtri idem, ma che i componenti della vostra V8 siano di qualità, perché se volete un alto rendimento da questo motore bisogna fare le cose con un buon livello sia dei materiali che di mano d’opera. Non inventatevi meccanici dalla mattina alla sera, ascoltate i vecchi saggi, colui che smontava questo motore prima che la

Ve lo assicuro: è un gioiello!

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