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INSPIRES AND INFORMS LAND ROVER ENTHUSIASTS Anno IX € 8,00
Periodico bimestrale
news La nuova defender in volo per “No time to Die” Connettività dual esim per la nuova defender My Landy PAC 519, trans Africa expedition 1954 Land Rover Series IIA 1961
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landitalia.com
edito
Pierluigi Ducci Presidente del Land Rover Registro Storico Italiano
Promosse o bocciate? Quella di restaurare “a modo mio” una Series o una Defender sta diventando una realtà sempre più in espansione, un fenomeno, se mi permettete, che ricorda vagamente quello che in campo motociclistico viene chiamato “Café Racer”, trasformare una vecchia moto, customizzandola, per arrivare al risultato finale di creare una moto particolare. Si ricorre a piene mani ai cataloghi dell’after market, a volte viene modificato anche il telaio, si cambiano le sospensioni e si mischiano pezzi di diverse moto. Ormai il fenomeno fra i motociclisti è pienamente accettato e coinvolge una precisa nicchia di mercato. Il fenomeno si sta espandendo anche alle nostre Land Rover, dove alcuni commercianti non solo italiani, i più “cool” al momento sono portoghesi, cavalcano l’onda improvvisandosi restauratori. Comprano vecchie Land Rover a poco prezzo e con altrettanto poco le trasformano e le rivendono a troppo rispetto a quello che valgono, imbellendole su internet tramite servizi fotografici tipo “Milano Fashion Week”, distraendo così l’appassionato dall’originalità del veicolo. Sia chiaro, ognuno è libero di fare quello che vuole, l’importante è essere coscienti di quello che vogliamo. Quel tipo di Land Rover non potrà più essere considerato un veicolo di interesse storico, un veicolo trasformato che ha perso la sua originalità ha perso la sua storia. Se proprio volete comprare una Land Rover autoprodotta e siete disposti a spendere cifre considerevoli e neanche riscontrabili nei listini dell’usato, assicuratevi che sia curata il più possibile e soprattutto che il motore sia originale e ben messo a punto.
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news La nuova Defender in volo per “No time to Die”
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La nuova Defender presenta la prima connettività al mondo dual eSim
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Sedili Morphable: quando guidare una Land Rover migliora il benessere
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Jaguar Land Rover acquisisce Bowler Consolidamento per Jaguar Land Rover in Italia
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Project Vector: il futuro della mobilità urbana
People 26
Jacopo, uomo dalla grande forza!
Auctions 34
Una Double Cab Pick-up al gusto d’arancia
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Range Rover LSE Limousine
Roverphile 44
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Stars and Stripes
My Landy 50
Land Rover Series IIA 1961 - Storia e fascino di una icona
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PAC 519, la Cambridge della Trans Africa Expedition 1954
Club 74 76
Arezzo Classic Motors 2020 AutoMotoRetrò 2020
Mostre 80
La gloriosa Aziza di Nino Ciriani
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Tours Africa-Sahara 1975-76
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Tecnica 98 100
Revisione corpo farfallato servofreno
I nuovi iscritti
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La nuova Defender in volo per “No Time to Die”
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la pionieristica tecnologia fuoristrada di Land Rover, la capacità di guadare e l’estrema durata hanno reso la nuova Defender la scelta naturale per gli inseguimenti nel nuovo film di James Bond, “No Time To Die”. Foto: Media Jaguar Land Rover
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17 febbraio 2020, Whitley, Regno Unito: lo spot televisivo di Land Rover per la nuova Defender dimostra la sua capacità su terreni difficili. Lo spot ci svela cosa aspettarsi dalla nuova Defender nel film “No Time To Die”. Il filmato di prova incluso nella pubblicità mostra il lancio della nuova Defender in aria. Le Defender sono sottoposte a ulteriori test Utilizza
estremi mentre il veicolo viene guidato alla massima velocità attra-
il QR-Code
verso paludi e fiumi.
per guardare
La sequenza di inseguimenti in “No Time To Die” è stata guidata
lo spot.
dal coordinatore degli stunt Lee Morrison, lavorando al fianco del premio Oscar Chris Corbould, supervisore degli effetti speciali e dei veicoli d’azione.
«Abbiamo spinto la Defender più di quanto credessimo possibile per generare la massima eccitazione e per dare ai fan uno spaccato della sfida senza compromessi di produrre un’incredibile sequenza di inseguimenti che non vedranno l’ora di vedere in “No Time To Die”». Lee Morrison, coordinatore Stunt Men
«Abbiamo sviluppato un nuovo standard di prova per la Defender, il più impegnativo che abbiamo mai avuto e unico per questo veicolo. La resistenza fisica e la durabilità sono misurate da una serie di test diversi tra cui un salto a ponte che ci ha dato la sicurezza di fornire ciò che il team di stuntman aveva bisogno di creare per “No Time To Die”, senza modifiche alla struttura del corpo tranne che per l’installazione di una gabbia». Nick Collins, direttore della linea di veicoli Land Rover Defender
A mettere alla prova questi veicoli è stata Jessica Hawkins, che Morrison ha “prelevato” dalla Formula 3 W Series, dopo aver individuato il suo potenziale, dandole l’opportunità di presentarsi in “No Time To Die”, il suo primo film in assoluto.
«Non c’è niente di più esaltante di essere un pilota acrobatico in un film di James Bond ed è un onore far parte di questo incredibile film alla guida della nuova Defender». Jessica Hawkins, pilota Formula 3 W Series 7
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ces 2020
la nuova defender presenta la prima connettività al mondo dual esim con due modem LTE la Defender può ora scaricare gli aggiornamenti Software-Over-The-Air (SOTA) in movimento e senza interruzioni, mentre effettua lo streaming di musica e app tramite l’avanzatissimo sistema di infotainment Pivi Pro.
Foto: Media Jaguar Land Rover
La famiglia Land Rover Defender presenterà la sua connettività Dual eSIM al CES 2020 di Las Vegas, la più grande fiera di elettronica consumer al mondo. La nuova Defender è il primo veicolo ad integrare due modem LTE, ed è inoltre equipaggiata con il nuovo sistema di infotainment Pivi Pro di Jaguar Land Rover, che condivide l’hardware elettronico con i più recenti smartphone. 9
Questo sistema si avvantaggia appieno della tecnologia Software-OverThe-Air (SOTA) della Defender, senza compromettere la sua capacità di effettuare in movimento lo streaming di musica o il download di app. Con modem ed eSIM dedicate gli aggiornamenti SOTA possono lavorare in background, senza interferire con la connessione quotidiana, servita dall’altro modem e dall’ eSIM nel modulo di infotainment.
Il sistema Pivi Pro con connessione always-on è il cuore dell’abitacolo interno della Defender e controlla tutti gli aspetti del veicolo tramite il touchscreen da 10” ad alta risoluzione, avvalendosi dello stesso hardware di elaborazione che equipaggia gli smartphone più recenti. All’unità principale del sistema di infotainment si possono connettere contemporaneamente via Bluetooth due dispositivi portatili, in modo che guidatore e passeggero possano usarne simultaneamente le funzioni senza dover scambiare le connessioni.
Il Pivi è alimentato da una sua batteria, è always-on e pronto a rispondere all’accensione. Il risultato è una navigazione pronta ad accettare le nuove destinazioni senza alcun ritardo. Si possono scaricare gli aggiornamenti in modo da disporre sempre del software più recente (incluse le mappe di navigazione) senza richiedere l’installazione in Concessionaria. La connettività LTE dell’infotainment Jaguar Land Rover consente il roaming sui network di regioni diverse, in modo che le interruzioni delle comunicazioni causate dalla copertura dei singoli provider siano ridotte al minimo. Inoltre è facile accedere in movimento ai contenuti ed ai servizi cloud della CloudCar che comprenderanno, nella prossima primavera, quando le Defender verranno consegnate, anche il pagamento in-car dei parcheggi.
Land Rover ha anche confermato che capacità SOTA delle prime Defender saranno maggiori di quelle inizialmente previste. Al Motor Show di Francoforte di settembre Land Rover aveva annunciato che i moduli elettronici in grado di ricevere gli aggiornamenti SOTA sarebbero stati 14, ma già i primi veicoli in produzione ne riceveranno 16. Gli ingegneri Land Rover stimano che entro la fine del 2021 gli aggiornamenti da effettuarsi in Concessionaria spariranno, grazie all’aumento del numero di moduli, che da 16 diverranno più di 45. Land Rover esporrà il suo avanzato sistema Pivi Pro al Consumer Electronics Show (CES) di Las Vegas, dove le nuove Defender 110 e 90 occuperanno i posti d’onore rispettivamente negli stand Qualcomm (LVCC, North Hall, 5606) e BlackBerry (LVCC, North Hall 7515). 10
«Con un modem LTE ed una eSIM dedicati al Software-Over-TheAir (SOTA), ed una simile configurazione per lo streaming e le app, la nuova Defender può garantire in ogni parte del mondo connessione, aggiornamenti ed intrattenimento a bordo. Potremmo paragonare la sua progettazione ad un cervello i cui emisferi si avvalgono di una propria connessione, per offrire un servizio continuo e senza rivali. Come in un cervello un emisfero si occupa delle funzioni logiche, come SOTA, mentre l’altro si dedica a compiti più creativi». Peter Virk, Director of Connected Car and Future Technology di Jaguar Land Rover
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La tecnologia Qualcomm Il cuore del sistema di intrattenimento Pivi Pro e del Vehicle Domain Controller è costituito da due piattaforme automotive Qualcomm® Snapdragon 820Am ad alte prestazioni, che integrano altrettanti modem Snapdragon® X12 LTE. La piattaforma automotive Snapdragon 820Am offre performance di nuovo livello, ed una tecnologia integrata in grado di supportare i più avanzati sistemi telematici, di infotainment e di strumentazione digitale. Risultati: un’immersiva esperienza a bordo e una connessione ininterrotta, e veicoli di prossima generazione più connessi, intelligenti e sensibili al contesto. Con le sue efficienti CPU, le avanzate performance delle GPU, l’integrazione dell’apprendimento automatico e la potenza del video processing, la piattaforma automotive Snapdragon 820Am è progettata per un’esperienza di connessione in-car senza uguali, con interfacce reattive, grafica 4K immersiva, media streaming ad alta definizione ed audio coinvolgente. Due modem X12 LTE provvedono alla connettività parallela downlink e uplink ad elevata larghezza di banda su network multipli, con una connessione ultraveloce e bassa latenza, per comunicazioni sicure ed affidabili. Inoltre i modem X12 LTE presentano un sistema integrato di navigazione satellitare (GNSS) e di navigazione stimata automotive, incrementando così la capacità del veicolo di rilevare e registrare accuratamente la propria posizione.
BlackBerry QNX La Defender è la prima Land Rover equipaggiata con un domain controller - che consolida vari sistemi di assistenza alla guida (ADAS) ed altre pratiche funzioni - realizzato su QNX Hypervisor, che offre così l’esperienza in-car che i guidatori desiderano, con tutta la sicurezza ed affidabilità necessarie. Il consolidamento di più sistemi su un minor numero di ECU è il futuro della progettazione elettrica automotive, e sarà il modello da seguire per l’architettura di prossima generazione dei veicoli Land Rover. Sulla nuova Defender, il sistema operativo BlackBerry QNX offre agli utilizzatori dei sistemi di infotainment Pivi Pro un’esperienza simile a quella di un normale smartphone. La stessa tecnologia sottende il sistema operativo dell’ultima generazione di display Interattivi TFT, configurabili per presentare a schermo la strumentazione del veicolo, le istruzioni e le mappe del navigatore o una combinazione di entrambi. 12
Certificato al più alto livello dell’ISO 26262 – l’ASIL-D, il sistema operativo QNX garantisce la massima affidabilità alla guida della Defender. Il primo QNX Hypervisor certificato per la sicurezza ASIL-D assicura che i sistemi operativi (OS) che comandano i dispositivi critici in termini di sicurezza (ad esempio i controlli della scocca) siano isolati dai sistemi non critici per la sicurezza (ad esempio l’infotainment). Questo è essenziale per assicurare che i sistemi eventualmente compromessi o non aggiornati non possano influire sulle funzioni di guida. Leader del software integrato certificato, sicuro e affidabile, il BlackBerry QNX equipaggia oltre 150 milioni di veicoli circolanti e viene impiegato dalle Case Costruttrici nei sistemi avanzati di assistenza alla guida, i cruscotti digitali, i moduli di connettività, i sistemi di infotainment e viva voce. 13
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CloudCar Jaguar Land Rover è la prima Casa automobilistica mondiale a servirsi della più recente piattaforma di servizi cloud-based della CloudCar. La collaborazione del leader mondiale nello sviluppo dell’esperienza di guida connessa rende ancora più vantaggioso il sistema Pivi Pro della Defender. Scansionando con lo smartphone i codici QR del Pivi Pro a schermo, gli account dei servizi di streaming musicale del cliente, inclusi Spotify, TuneIn e Deezer, sono automaticamente riconosciuti e aggiunti al cloud. Sarà possibile accedere allo streaming anche senza avere il telefono in macchina. Gli aggiornamenti del provider di contenuti sono nel cloud, immediatamente disponibili anche se l’app del corrispondente smartphone non è stata aggiornata. Il sistema CloudCar supporta una varietà di servizi e funzioni, riconosce i numeri, i codici di accesso e le località registrate in un’agenda di meeting. È così possibile navigare, accedere a meeting e conference call con un semplice tocco sul touchscreen centrale. In Inghilterra si potranno anche pagare i parcheggi tramite lo schermo centrale e le app come RingGo, senza scendere dal veicolo. Sarà possibile portare con sé il proprio panorama digitale da un veicolo Jaguar a uno Land Rover e viceversa, per un impiego più semplice e familiare del sistema nel caso la famiglia possieda più automobili. La nuova Defender è il primo veicolo ad impiegare queste tecnologie e segna un nuovo passo in avanti nella collaborazione con la CloudCar, che risale al 2017.
Bosch Land Rover mira ad un futuro di guida connessa ed autonoma, e la nuova Defender vanta una quantità di tecnologie di sicurezza sviluppate con la Bosch, che migliorano l’esperienza di guida. Insieme ai recenti Sistemi di assistenza alla guida (ADAS), che comprendono l’Adaptive Cruise Control e il Blind Spot Assist, la Bosch ha contribuito a sviluppare l’innovativo 3D Surround Camera System di Land Rover, che offre una visuale completa dell’area circostante il veicolo grazie a quattro videocamere grandangolo HD, ognuna delle quali offre un campo visivo di 190°. Connesso tramite un backbone video da 3 Gbit/s e fuso con 14 sensori di ultrasuoni questo sistema offre la scelta fra numerosi punti di vista, incluso uno dall’alto, e vista prospettica continua. È possibile anche far scorrere sullo schermo una panoramica dell’area intorno al veicolo, per la definitiva Posizione di Guida dominante, su strada e in off-road. 15
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Sedili Morphable: quando guidare una Land Rover migliora il benessere I NUOVI SEDILI JAGUAR LAND ROVER DURANTE I LUNGHI VIAGGI STIMOLANO I MUSCOLI SIMULANDO I MOVIMENTI DELLA CAMMINATA. Questo sistema pionieristico può ridurre i rischi per la salute causati dal rimanere seduti troppo a lungo.
Foto: Media Jaguar Land Rover
Jaguar Land Rover sta sviluppando il sedile del futuro, capace di adattare la propria forma con l’obiettivo di ridurre i rischi per la salute derivanti dal rimanere seduti troppo a lungo. Il sedile “Morphable”, sperimentato dalla divisione Body Interiors Research di Jaguar Land Rover, incorpora nell’imbottitura una serie di attuatori che, con costanti microregolazioni, trasmettono al cervello la sensazione della camminata; tali regolazioni potrebbero essere personalizzate individualmente. Oltre un quarto della popolazione mondiale - 1,4 miliardi di persone conduce una vita sempre più sedentaria che può influire negativamente sui muscoli delle gambe, delle anche e dei glutei, causando dolori alla schiena. I muscoli indeboliti facilitano inoltre gli strappi e le cadute. Simulando il movimento della camminata, questo sistema può contribuire a ridurre i rischi per la salute derivanti dal rimanere seduti troppo a lungo durante i viaggi. I veicoli Jaguar Land Rover già vantano il design ergonomico più avanzato, con regolazioni multidirezionali, funzione massaggio e controllo del clima sull’intera gamma. Il Dott. Steve Iley suggerisce alcuni suggerimenti per la migliore posizione 16
Utilizza il QR-Code per guardare il video sul funzionamento dei sedili:
«La salute dei nostri clienti e collaboratori è sempre al centro dei nostri progetti di ricerca. Con la nostra esperienza ingegneristica sviluppiamo i sedili del futuro, dotati di tecnologie inedite per il mondo automobilistico, in grado di contribuire a mitigare un problema che colpisce la gente in tutto il mondo». Il Dott. Steve Iley, Chief Medical Officer di Jaguar Land Rover
di guida: dal togliere dalle tasche gli oggetti voluminosi alla corretta posizione delle spalle, dalla necessità di mantenere verticali la spina dorsale al supporto per le cosce per ridurre i punti di pressione. La ricerca rientra nel costante impegno di Jaguar Land Rover di migliorare il benessere dei propri clienti grazie all’innovazione tecnologica. I progetti precedenti comprendevano una ricerca volta a diminuire gli effetti della chinetosi e l’impiego della luce ultravioletta per impedire la diffusione di influenza e batteri. Complessivamente questi progetti mirano alla Destinazione Zero, l’ambizione Jaguar Land Rover di rendere la società più sicura e sana, e l’ambiente più pulito. Attraverso una continua innovazione Jaguar Land Rover adatta prodotti e servizi al rapido mutare del mondo. 17
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Jaguar Land Rover acquisisce Bowler Il preparatore inglese di fuoristrada entra a far parte del dipartimento Special Vehicle Operations. Foto: Media Jaguar Land Rover
Jaguar Land Rover ha annunciato l’acquisizione di Bowler, costruttore UK specializzato in auto ad alte prestazioni, accessori e veicoli rally. Fondata nel 1985, Bowler fu pioniera nella produzione di fuoristrada da competizione e nella sua breve storia ha ottenuto diversi successi in eventi internazionali di rally raid. L’esperienza di Bowler accumulata in questi 34 anni, le tecnologie sviluppate e l’affidabilità dei suoi prodotti, entrerà a far parte della divisione SVO (Special Vehicle Operations) e allo stesso tempo continuerà a fornire l’assistenza e il supporto per i veicoli prodotti fino ad oggi. Già nel 2012 la Bowler aveva stretto una partnership con il marchio inglese, che si è evoluta poi nel 2014 con la nascita del monomarca Defender Challenge.
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Consolidamento per Jaguar Land Rover in italia Foto: Media Jaguar Land Rover
Per la Filiale Italiana del Gruppo Jaguar Land Rover, il 2019 ha prodotto risultati positivi, soprattutto in considerazione della non facile situazione generale del mercato automotive nel nostro paese, influenzato anche dall’avvio della fase di transizione che porterà il settore verso motori sempre più ecologici. Con 25.442 unità immatricolate nel 2019, Jaguar Land Rover Italia, seppur con una leggera flessione rispetto al 2018, ha mantenuto la propria posizione nel mercato premium. Per Land Rover sono state 17.335 le unità vendute. All’interno della gamma, ottimo il risultato di vendita per la nuova Range Rover Evoque, che con 7.221 unità ha fatto registrare un +5.4% rispetto all’anno precedente. L’Evoque ha ottenuto un ulteriore e significativo successo, posizionandosi in 5ª posizione tra le vetture ibride più vendute in Italia, raggiungendo la 3° posizione nel solo mese di Dicembre. L’auto è stato il primo SUV compatto di lusso ad essere anticipatamente certificato, secondo i più nuovi e più severi limiti di emissioni di NOx del Real Driving Emission stage 2 (RDE2), ancora prima dell’entrata in vigore della normativa che era prevista per i nuovi modelli, da questo mese di gennaio. Da registrare per Land Rover anche il positivo risultato ottenuto dalla Range Rover Sport con un +5% rispetto al dato di vendita dello scorso anno. 20
«Il mercato italiano, tra i primi 5 a livello mondiale per numero di vendite, continua a testimoniare il proprio apprezzamento per i marchi Jaguar e Land Rover. I risultati conseguiti rappresentano un importante riconoscimento all’evoluzione ed innovazione continue dei nostri prodotti ed ai valori espressi dai brand Jaguar e Land Rover. Siamo certi che la nostra strategia globale, i prodotti leader di mercato e l’approccio sempre innovativo verso tecnologia e mobilità, ci permetteranno di continuare a progredire nella nostra mission Destination Zero, attraverso cui desideriamo contribuire a disegnare un futuro della mobilità con zero emissioni, zero incidenti e zero congestioni.» Daniele Maver Presidente di Jaguar Land Rover Italia
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Project Vector: IL FUTURO DELLA MOBILITà URBANA Il “Project Vector”, un pianale pronto per l’era autonoma, offre una soluzione alle sfide della mobilità odierna, con uno spazio interno senza uguali e una particolare versatilità nelle configurazioni.
Foto: Media Jaguar Land Rover
Jaguar Land Rover ha presentato il nuovo concept vehicle Project Vector che, nell’ambito della vision Destinazione Zero, offre la sua soluzione per un futuro autonomo, elettrico, e connesso per la mobilità urbana. La vision Destination Zero di Jaguar Land Rover rappresenta l’obiettivo di contribuire a una società più sana e sicura, e all’ecologia. Con la costante innovazione l’Azienda punta ad un futuro ad emissioni zero, zero incidenti e zero traffico - in tutti gli stabilimenti, i prodotti, e i servizi. All’interno di questo percorso, il concept Project Vector è un veicolo elettrico avanzato, versatile e multiruolo che è pronto per un futuro autonomo. Il concept, versatile e compatto, è lungo solo quattro metri ed è progettato per la città; batteria e componenti della propulsione sono contenuti in un pavimento piatto che consente una varietà di impieghi. Il rivoluzionario spazio interno in cabina può essere configurato per impiego privato, per utilizzo condiviso ed offre anche la possibilità di applicazioni commerciali, come le consegne dell’ultimo miglio. 23
PROJECT VECTOR Sviluppa oggi la mobilità di domani
«I megatrend dell’urbanizzazione e della digitalizzazione rendono necessari ed ine-
Il concept Project Vector è stato creato con
vitabili i sistemi di mobilità urbana con-
la missione di innalzare la qualità della fu-
nessa. I veicoli, privati e condivisi, condi-
tura vita urbana. È stato sviluppato presso il
videranno gli spazi con le reti di trasporto
National Automotive Innovation Centre per i
pubblico alle quali saranno connessi, così
vantaggi che questo offre: un lavoro più agile,
da poter viaggiare on demand ed in modo
in stretta collaborazione con i partner acca-
autonomo. Questo è un compito comples-
demici ed esterni.
so, che si completa meglio lavorando con i
Il veicolo si rivolge anche ad un più vasto con-
partner su tutto lo spettro dei veicoli, delle
cetto di mobilità, dal modo in cui ci si connet-
infrastrutture e del mondo digitale».
te ai servizi di mobilità, fino alle infrastrutture necessarie per consentire la circolazione
Dott. Tim Leverton
in città a veicoli autonomi completamente
Project Director
integrati.
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JACOPO, UOMO DALLA GRANDE FORZA! Testo a cura di: Paolo Pysa Pisaniello Foto: Jacopo Teruzzi 26
Lui è Jacopo, un uomo speciale, forte e capace di scalare le alte dune che la vita gli ha messo davanti. Conquistato all’istante dalla linea della Velar, oltre ad averla acquistata, è riuscito a creare il Primo Evento Range Rover Velar, svoltosi a Cortina D’Ampezzo l’8 e 9 giugno 2019, per poi organizzare il secondo, nelle giornate del 14 e 15 di settembre scorsi, a Selva Di Val Gardena: il motto di Jacopo? ”Above & Beyond”! Leggiamo ciò che ci racconta e facciamone tesoro. 27
Buongiorno a tutti, mi prendo qualche minuto di tempo per raccontare, per cercare di raccontare in breve qual è la mia storia, la mia vita e ciò che ha acceso in me l’amore per il mondo Land Rover, che mi ha spinto a creare degli eventi dedicati ad esso, con la complicità del mio amico Gianluca, figura essenziale, operativa, che mi ha aiutato a portare avanti queste mie, nostre, passioni. Comunque con malcelato orgoglio ci tengo a dire che il motivatore, colui che ha espresso il concetto di fare tutto ciò sono stato io, il mio “socio” con piacere mi ha appoggiato perché pure lui condivide assieme a me l’amore per le auto. Fino a un anno fa Facebook e tutto il mondo dei social, lo utilizzavo per connettermi con le persone che conoscevo, cioè amici parenti ecc. Organizzare raduni mi ha permesso invece di mettermi in contatto “via social” con enthusiast del marchio dall’Ovale Verde, portandomi poi a superare la barriera multimediale per incontrare fisicamente gente così conosciuta; devo dire che tutto ciò a fatto nascere delle vere e proprie amicizie, sono molto contento e soddisfatto di questo!
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Ma ora mi presento: sono Jacopo Teruzzi, vivo in Brianza, ma mi sento cittadino del mondo, non vorrei essere egocentrico, anche se un po’ lo sono in realtà, ma penso che sia anche questo mio difetto (che si trasforma in qualità) che mi permette di andare avanti, che mi dà la forza di dedicarmi a ciò che mi appassiona. Questo viene percepito anche dalle persone a me più care, quelle più vicine, ma lo apprendo pure dalla positività dei feedback che tante persone mi mandano, gesta molto soddisfacenti per me. Sono nato il 9 di febbraio del 1989 e subito dopo la mia nascita mi è stata diagnosticata una tetraparesi quindi io ho un problema di controllo del movimento diffuso su tutti e 4 gli arti, ma non ho parti ferme, bloccate. Ho saputo con perseveranza trasformare la mia disabilità fisica importante, in un’arma capace di aiutarmi a superare diverse cose; ora non vorrei mostrare la mia situazione come una favola, i problemi ci sono, i momenti “no” ce li ho anch’io, come li abbiamo tutti, però penso di avere qualcosa in più, cioè quello che mi è stato tolto da una parte credo di averlo
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recuperato dall’altra. Il concetto è questo: io sono una persona sempre in movimento e questo è il fattore fondamentale che va in contrapposizione con quello che può essere il mio biglietto da visita esteriore, nel senso che io comunque ho un corpo che si muove con difficoltà, che per deambulare ha bisogno di una sedia a rotelle ma il mio modo di pensare, il mio modo di vivere va esattamente al contrario. Devo dire che mi sento meglio quando sono su mezzi di trasporto che possono essere auto, nave, aereo, barca, piuttosto che stare fermo coi piedi per terra: amo muovermi viaggiare e quindi, ripeto, mi ritengo cittadino del mondo, passatemi il termine, se non sono esagerato. Mi sono laureato nel 2011 a Milano alla IULM in Scienze del Turismo e ciò si accompagna alla perfezione con il concetto di viaggio, di avventura che esprime il marchio Land Rover. Premetto di dire che la prima auto sulla quale mi ha messo mio padre quando sono nato, è stata una Range Rover 4 porte del 1989, quelle che montavano il motore diesel VM, che era un po’ un trattore perché il top erano quelle con le motorizzazioni a benzina, ma mio padre, visto che la usava per lavoro, optò per una diesel, quindi tra virgolette io nasco su una Range Rover. Crescendo, oltre che la passione per i viaggi, è nata in me questa passione estrema per le automobili; prima della Velar ho avuto due Wrangler (sono sempre stato attirato dall’avventura come uno spirito libero), non amo le auto tedesche tanto precisine, tanto per farvi capire. Con la Velar sono riapprodato al marchio Land Rover e in un anno sono alla seconda, perché la prima lamentava qualche imperfezione. Questi fatti mi hanno permesso con mio grande piacere di conoscere gran parte del Top Management di Jaguar Land Rover Italia! E qui riprendo il motto del brand inglese “Above & Beyond”, in italiano “Sopra e Oltre”, una frase che per Land Rover è un claim che identifica i loro prodotti, il loro posizionamento, le caratteristiche delle loro automobili, per me invece questa frase vuol dire qualcosa di più, cioè vivere sempre pronti ad affrontare i problemi della vita quotidiana e qualsiasi tipo di ostacolo, dai più complessi ai più semplici, per questo dico che il mio stile di vita si sposa alla perfezione con quello che è il “leitmotiv” di Land Rover. “Above & Beyond” quindi, questo è il motto che rappresenta il mio presente e futuro prossimo, che mi accompagna nel seguire i miei obiettivi in generale nella vita calcando una strada che è sempre in salita, ma è quando arrivi in cima e celebri il raggiungimento degli scopi premessi ti senti bene, realizzato. Per me le sfide non sono solo avventure estreme per raggiungere un determinato luogo con caratteristiche morfologiche 31
impervie, ma con le capacità concrete dei veicoli Land Rover ho la possibilità di arrivare realmente in quei posti che nel mio caso sono ancora più difficili da raggiungere, perché non potendo camminare ovviamente ho un limite fisico oggettivo. Quindi dico grazie a questi veicoli anche se non li guido: la mia passione per le auto in generale risulta chiaramente differente da quella tradizionale, perché la mia non riguarda i motori ma riguarda il comfort e l’estetica. Guardo molto il comfort perché io l’auto la vivo da passeggero e ritengo ciò un altro mio punto fermo, caratteristico, non saprei come altro definirlo, quindi apprezzo appieno la comodità ma anche le capacità di un veicolo e non parlo specialmente di Velar. Premetto che la Range Rover Velar mi è subito piaciuta per la parte estetica dal particolare design, perché è un Crossover innovativo all’interno della gamma Land Rover, ma quando parlo di sfide da compiere voglio contemplare l’intera gamma quindi sia la Defender che la Discovery passando per la famiglia Range Rover, che è il fiore all’occhiello del marchio in fatto di sobria bellezza e qualità. Ho già in mente che da qui a breve diventerò cliente Defender e non so ancora se tenere la Velar in famiglia o se darla come permuta. La nuova Defender perché mi piace molto questa sua nuova veste e il futuro è questo: dopo gli eventi che faremo come quello di beneficenza che si terrà ad Amatrice a maggio, quelli successivi potrebbero essere non solo dedicati alla Velar ma di “brand”, quindi li estenderò a tutti i veicoli della gamma Land Rover. Dopo l’evento Range Rover Velar ad Amatrice la nostra volontà è di continuare, anche se le difficoltà aumenteranno, perché più si alzerà il numero di partecipanti più lo spirito iniziale rischia di perdersi, mentre noi vogliamo mantenere tale spirito, quello di persone che vogliono incontrarsi perché condividono una passione e vogliono fare nuove conoscenze. Sono già nate grazie a questi meeting delle vere e proprie amicizie ed è un aspetto bellissimo che va al di la di tutto. C’è da dire che iniziare a crescere sia come evento che come quota di partecipanti marcherà la necessità di costituire un club per far fronte a quelle esigenze tecniche e normative che concerne l’organizzare certi meeting sempre più importanti a livello di numero di partecipanti. La prospettiva di vivere “Above & Beyond”, spiegare il vivere con questo concetto dentro di sé come cerco di fare ogni giorno, è molto importante e anche per questo sto iniziando a tenere degli incontri di “Life Coaching”. Successivamente al mio percorso di studi tradizionale ho aggiunto ulteriori competenze operando dei corsi prettamente a indirizzo universitario per acquisire conoscenze e diventare un “Life Coach”. Voglio essere anch’io “un motivatore” e portare le mie esperienze, tutto quello che faccio ed il mio concetto di vita, alle altre persone per dare forza sì a chi è diversa32
mente abile, ma soprattutto ai normodotati; tutti noi abbiamo delle sfide nella vita, che siano superare ostacoli ben visibili esteriormente o che siano di carattere mentale, poiché molte volte problemi e paure sono proprio quelle che non si vedono. Mi piace tenermi impegnato e il “Life Coaching” è una mia passione, perché quello che fai principalmente ti deve piacere per farlo bene, con qualità e io nel mio piccolo cerco di fare le cose per bene e mi ripeto sempre: meglio poco ma buono! Non bisogna arrendersi mai, serve essere sempre positivi e non perdere tempo. Odio perdere tempo, dedico al sonno pochissime ore perché ritengo che i tempi morti siano in un certo senso del tempo rubato alla vita. Tenacia e forza, espressioni che sono la linfa vitale di questi eventi che ho fatto e che farò, o meglio che faremo perché l’unione fa la forza. Dico sempre: la vita è adesso. Una decina di anni fa c’era uno spot della Volvo che diceva “Un bel Volvo XC90, perché la vita è adesso!”: questa è una frase che rispecchia il mio modo di vedere le cose, per qualcuno può essere stupido, ma io continuerò a sottolinearlo e spero con questo di avere un po’ spiegato chi sono, i meeting che organizzo e che realizziamo e ciò che mi lega al mondo Land Rover! 33
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Una Double Cab Pick-up al gusto d’arancia Con la sede nel cuore del British Motorsport, la casa d’aste Historics (partner fondatore della SVA, Specialist Vehicle Associates) offre un servizio come pochi in questo settore dove trovano spazio sul palco d’esposizione le migliori classic & sport cars come questa speciale Land Rover Defender Double Cab Pick-up! Testo: Paolo Pysa Foto: Historics Auctioneers
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Guardare l’ormai mitica Land Rover Defen-
Innanzitutto un perfetto lavoro/taglio di car-
der, uscita di produzione nella vecchia veste
rozzeria rende il nuovo nome a questo mezzo
ufficialmente il 29 gennaio del 2016, porta il
che ora è diventato un Double Cab Pick-up,
pensiero alle origini della stirpe Land Rover
capace di distinguersi sia per la sua combina-
lanciata al Amsterdam Motor Show nell’apri-
zione di colori, sia per le nuove opulente spe-
le 1948.
cifiche. Impossibile che questa rielaborazione
E anche questa impressionante trasformazio-
passi inosservata, grazie alla sua veste ora
ne può andare fiera dei 67 anni di storia Land
composta di un forte colore arancio in con-
Rover: anche se il veicolo in questione van-
trasto con parti verniciate in nero; se poi ci
ta nuove specifiche estetiche, esternamente i
aggiungiamo la gommatura di grosso calibro
tratti somatici nativi portano la mente a quel
marchiata Roadcruza RA3200, LT285/75-R16
lontano 1948, anno di nascita della Factory di
e montata su cerchioni Defender Challenger
Solihull.
7x16 pollici, il gioco è fatto!
Il modello scelto per essere modificato era un
L’enorme lista di upgrades donati a questa
4 door crew cab 110, una Defender con guida
Defender include nuova barra luminescente a
right-hand.
LED, un resistente bull bar, un verricello by
37
Dati rilevanti del Lotto d’asta n°184 Land Rover Defender Double Cab Pick-up 2009
38
Lotto n°
184
Registrazione
SY59 OCN
Numero Telaio
SALLDHF57AA784994
Codice Motore
090721142419244DT
Miglia Percorse
74,597 miles
Stima
£17,000 - £21,000
Risultato d’asta
Venduta a £18,480
Warn per impieghi gravosi, nuovi passaruo-
tutte le parti che interessano l’upgrade sono
ta, sliders laterali anti roccia con battitacco
omologate e che chi viaggerà su questa rivisi-
in alluminio mandorlato, grosse driving lam-
tata Defender si farà sicuramente notare!
ps, presa d’aria sul cofano di colore nero con ai lati pedane in lastra d’alluminio, ruota di
Una curiosità dell’ultimo minuto è quella che
scorta posteriore alla cabina (nel cassone) e
vede il nuovo proprietario della Def Double
uno snorkeling a prova d’immersione.
Cab Pick-up metterla nelle sapienti mani di un dealer ufficiale Land Rover, dove le è stato
La costituzione meccanica di questa 4x4 è ri-
trapiantato un nuovo dispositivo intercooler,
masta quella di serie, cioè un motore da 2.5
un nuovo radiatore nonché operata una accu-
litri Td5 (EU5), accoppiato al “classico” cam-
rata revisione, interni compresi.
bio a cinque marce stradali più ridotte. Questa Land Rover dall’aspetto unico è de-
Dopo essersi concesso qualche uscita con il
scritta dal venditore come una botta di puro
suo nuovo off road costui ha deciso che que-
divertimento, una trasformazione che è un
sto mezzo non è propriamente fatto per lui,
vero colpo di testa.
quindi lo rivedremo in vendita il prossimo 7
Offerto all’asta con un documento di registra-
marzo sempre presso la casa d’aste inglese
zione V5C, il venditore ci tiene a precisare che
Historics Classic and Sportscar Auctions Ltd. 39
auctions
RANGE ROVER LSE LIMOUSINE
Testo: Pierluigi Ducci Foto: Silverstone Auctions
Una Range Rover particolare quella presente all’asta lo scorso 9 novembre 2019 da Silverstone Auctions al NEC Classic Motor Show. Un modello davvero esclusivo e prestigioso commissionato dal Sultano del Brunei per suo fratello minore, il Principe Jefri, alla Townley Cross Country Vehicles Ltd., all’epoca una delle più note società che costruivano auto su misura per il ricco mercato del Medio Oriente. Furono necessari 9 mesi per completare questa limousine basata su una Range Rover Classic LSE del 1994 soft-dash. Townley allungò il telaio e la carrozzeria di 40″, incorporando due porte fisse al centro e un tetto rialzato di 8″. Fra le particolarità sono presenti un tetto apribile elettrico, finestrini oscurati e un portellone posteriore apribile in un unico pezzo. 40
41
42
Fra le caratteristiche interne è presente un divisorio con vetro elettrico fra il lato guida e i posti posteriori; tre posti posteriori (due azionati elettricamente); aria condizionata; lettore stereo / CD e due monitor televisivi da 8” con telecomando e registratore VHS. Il colore della carrozzeria fu scelto fra la cartella colori Rolls-Royce, il Mason Black, mentre gli interni sono naturalmente in pelle Oxblood Connolly bordati di nero, moquette Wilton per i rivestimenti del pavimento e decorazioni Burr Walnut. Nel giugno 2000, ha goduto dei suoi 15 minuti di gloria quando fu utilizzata per portare il campione mondiale di pesi massimi Mike Tyson a Glasgow, quando combattè a Hampden Park. A quel tempo è stato riferito che l’auto aveva percorso 10.000 miglia da nuovo. Nel gennaio 2008 passò di mano ad un proprietario Danese. Ma da quando tornò nel Regno Unito, è sempre stata curata dagli esperti del Bishop’s Heritage - www.bishopsheritage.co.uk Per diritto di cronaca questa straordinaria Range Rover con solo 16.800 miglia è stata battuta a 33.188 Sterline.
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roverphile 44
roverphile
STARS AND STRIPES A cura di: James Taylor
Negli Anni 80, le strisce laterali adesive divennero molto di moda sulle auto e Land Rover abbracciò in pieno questa tendenza. I primi modelli di Series con decalcomanie laterali apparsero nel 1982 ed erano i modelli della Series III County. Gli adesivi laterali rimasero sulle auto di Lode Lane fino alla fine degli Anni 90. In questo numero, James Taylor esamina le diverse varietà di decalcomanie utilizzate sui modelli Land Rover fino al 1990.
Era l’aprile 1982 quando furono annunciati i modelli della Series III County e le prime grafiche a strisce laterali furono un vero shock. Questa è una 88 County, con le grafiche a strisce Limestone abbinate in tinta all’hard top e alle ruote Limestone. C’è anche un adesivo County sul retro. In Italia, così come in altri paesi, la decalcomania County fu eliminata e furono utilizate sui modelli Italian Limited Edition.
C’erano anche modelli 109 County. Questo è un raro modello a quattro cilindri (in Gran Bretagna la maggior parte erano V8). C’era una sola striscia divisa sul lato della carrozzeria e il nome County apparve di nuovo sui fianchetti posteriori.
Evoluzione: dal marzo 1983, la nuova 110 divenne la base della County Station Wagon a passo lungo. Ancora una volta, le grafiche laterali in Limestone erano in tinta con i cerchi e i pannelli superiori in Limestone, e il nome County era riportato sul fianco posteriore.
Ci fu un restyling generale per la gamma nel giugno 1984 quando i modelli 90 sostituirono la Series III 88. Le 90 County Station Wagon avevano un nuovo design di grafiche laterali, come questo.
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roverphile 46
Lo stile degli adesivi laterali del 1985 si adattò molto bene ai modelli 110 County, come si vede in questa immagine. Le parti anteriori della grafica erano comuni in entrambi i modelli.
La
filiale
olandese
Land
Rover adottò la sua versione della grafica attuale nel 1986, quando creò un’edizione speciale. Si notino nella foto il badge V8 su questo modello Hurricane e le ruote Rostyle, che precedettero il loro impiego sui modelli del 1987. Originariamente erano color argento, come sulla Range Rover.
Le strisce “hockey-stick” (bastone da hockey) furono utilizzate solo sul modello del 1987 ed eccole qui su una 90 County Station Wagon. Le ruote Rostyle erano di serie in quell’anno e qui hanno la corretta finitura colorata a smalto.
Questa è la versione “lunga” delle grafiche laterali del 1987, raffigurata su un modello 110 Diesel Turbo per il mercato francese.
Non è chiaro in quali paesi avessero adottato grafiche come queste, ma furono sicuramente progettate per i modelli 90 V8 Station Wagon. Le ruote Rostyle suggeriscono che questo sia un modello del 1987 e l’aria condizionata suggerisce che fosse destinato a un paese caldo, come il Medio Oriente.
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roverphile 48
Le grafiche laterali del 1985 continuarono a rimanere su alcuni mercati e questa 90, che probabilmente è un modello del 1987, sfoggia una versione con le scritte “Land Rover e “4-Wheel Drive. Si tratta di un esemplare venduto nel continente europeo.
Il modello del 1988 ha apportato ulteriori modifiche alle strisce laterali. Il nuovo stile rimase in uso anche per il 1989 ed eccole qui su una 90 County Station Wagon.
Inevitabilmente,
esisteva
una versione “lunga” delle strisce 1988-1989. Eccola su una 110 County Station Wagon; a giudicare dalla “E” sulla targa, questa immagine di cartella stampa probabilmente mostra un esemplare di pre-produzione.
Le scritte sulle grafiche di questa 90 Diesel Turbo del 1989 sono qui difficili da scorgere, la striscia posteriore recita “Land Rover” e su quella anteriore si legge “Turbo D”. Le strisce erano esclusive per la Francia e chiaramente andavano contro le disposizioni Land Rover secondo cui “Turbo D” indicava la Range Rover e “Diesel Turbo” indicava la Land Rover!
Per il modello 1990, le strisce angolate divennero l’opzione predefinita su tutti i modelli e non solo sulla County. Questa grafica venne adottata perché la gamma 1990 introdusse la nuova Discovery, che aveva di serie grafiche laterali distintive. Sì, c’era anche una versione a passo lungo di questa grafica…
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land y m y
land rover Series IIA 1961
Storia e fascino di una icona A cura di: Pierluigi Ducci
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51
Ci sono auto scomode, rumorose, sporche di fango e anche con qualche filo di ruggine ma sono auto di carattere, piene di gloria e di leggenda. Auto che solo a guardarle hanno una storia da raccontare e non ti stancheresti mai di scoprirle e di leggerle, si leggerle, come un bel libro che hai letto e riletto ma continui a provare emozioni solo a guardare la copertina. Ecco, questa bella, rara e originale, Land Rover Series è una di quelle. Una delle poche Series IIA del 1961 da sempre in Italia completamente conservata ed è un piacere osservarla dal vivo. Se state guardando le foto sappiate che i fari esterni (tipo Series III) sono stati montati al momento dell’immatricolazione in Italia. Le norme dell’epoca obbligavano a montare i fari ai lati dei parafanghi. Land Rover non costruì mai Series con 4 fari. La Series IIA venne introdotta nel 1961 e si trattava di un’evoluzione della Series II. Il suo nome deriva da una modifica nel sistema di numerazione del telaio della Land Rover. Invece di utilizzare un nuovo codice prefisso per l’anno del modello, venne introdotta una lettera di suffisso che cambiava ogni qualvolta venivano effettuate delle importanti modifiche delle specifiche. I primi veicoli con questo nuovo sistema avevano il suffisso A e fu così che fu identificata come modello Series IIA. Tornando alla nostra “leggenda” si presenta in un eccezionale stato di conservazione, certo, qualche ripresa è stata fatta sulla carrozzeria “Light Grey”, infatti qualche zona appare di una tonalità più lucida, ma su una Land Rover di oltre 50 anni questo non fa altro che accentuarne l’autenticità. Sotto il cofano troviamo il classico vano motore minimalista. C’è tutto quello che serve, un motore a benzina di 2286cc che conserva ancora la sua spiccata vivacità, un bel carbu52
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ratore Solex sudicio di vapori di benzina, una dinamo, la pompa dei freni, ma soprattutto c’è lui, il radiatore originale montato in fabbrica, con il suo bel bollino in metallo che riporta la sua data di costruzione, novembre 1961… scusate se è poco! Gli interni, come in tutte le Series II, sono “primitivi”, bando ad ogni tipo di protezione e di plastiche; il bulkhead, la paratia in acciaio che divide l’abitacolo dal vano motore, è lì tutta in bella vista, presenta la classica fioritura di ruggine nella parte bassa vicino la pedaliera ma è ancora tutto sano senza buchi o rappezze fatte da qualche fabbro di paese. I sedili anteriori, le panchette posteriori e il rivestimento delle porte sono ancora i suoi originali in Elephant Hide Grey. Se pensate che questo sia un particolare trascurabile, tanto si trovano facilmente sui soliti siti internet che vendono ricambi, vi dico subito che i sedili che comprate oggi sono solo delle semplici copie di quelli originali.
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A parte il rivestimento che solo vagamente ricorda la trama originale, è soprattutto l’imbottitura dei sedili che fa la differenza: gli originali hanno le molle e l’imbottitura in crine, come i divani di quel tempo, magari qualcuno di voi che ha superato gli …anta li ricorda. La posizione di guida, come tutte le Series, non è tra le più comode, complice lo schienale abbastanza eretto e un volante (bellissimo) di grosse dimensioni che finisce tra le ginocchia del guidatore. La leva del cambio è sorprendentemente fluida e offre una piacevole manovrabilità, basta ricordarsi che solo la terza e la quarta sono sincronizzate sulle Series IIA, segno che la nostra Series è sempre stata guida con giu-
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dizio da veri appassionati. Lo sterzo, naturalmente non servoassistito, è sufficientemente preciso per garantire un’agilità discreta anche nei tratti più tortuosi. Alzando il ritmo, l’anzianità del telaio mostra tutti i suoi limiti ma con una Series non si corre, anche perché i freni a tamburo richiedono molto spazio per arrestare il veicolo. Oggi, ovunque si vada con lei, si viene accompagnati da sorrisi e sguardi di ammirazione, è un’icona senza tempo pensata espressamente per godersi la guida a cielo aperto, trottando senza fretta in qualche amena località da cartolina. 57
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PAC 519 la CAMBRIDGE DELLA TRANS AFRICA EXPEDITION 1954 Negli Anni 50 si diceva che con un passaporto britannico e un mezzo decente si potesse raggiungere la fine del mondo. Una finestra di opportunità che i ragazzi delle università di Oxford e Cambridge seppero cogliere e sfruttare nel migliore dei modi, dando vita a tre spedizioni diventate nell’immaginario collettivo “viaggi di una vita”, capaci di suscitare grandi emozioni tra gli appassionati dell’avventura e ancor più tra i Land Rover enthusiasts di tutto il mondo.
Testo: Paolo Turinetti Foto: Adam Bennett - Paolo Turinetti Foto storiche: Copyright Ross N Charlton
59
Nel 1954 si svolse il primo dei tre epici viaggi
sibile per il gran caldo e l’Etiopia devastata
con denominatore comune gli studenti delle
dalla stagione delle piogge con relative stra-
due famose università inglesi, la OXFORD and
de costiere ridotte a fangaie impraticabili; le
CAMBRIDGE TRANS-AFRICA EXPEDITION.
conoscenze dell’epoca dicevano che nessun mezzo aveva mai percorso la strada tra Addis Abeba e Nairobi durante quel periodo.
L’idea Secondo
il
capogruppo
Davis
Walters
L’idea originale prese forma in modo mol-
quell’impresa non si poteva compiere, ma
to semplice nell’estate del 1953. Ad Hong
seguendo il cieco entusiasmo tipico degli
Kong, durante una spensierata serata in un
studenti universitari pian piano tutti i pezzi
locale notturno scatta una scommessa tra un
andarono al loro posto. Un ruolo fondamen-
gruppo di studenti. Fare una gara automobi-
tale nella preparazione e sviluppo del viaggio
listica in Africa, viaggiando in senso orario
lo giocò Adrian Cowell, che tutti conosciamo
scendendo fino a Città del Capo per poi fare
come uno degli artefici della “FAR EASTERN
ritorno a Londra dalla costa ovest. Non solo,
EXPEDITION” del 1955/56. Adrian allora stu-
la stagione scelta doveva essere quella in cui
dente del primo anno a Cambridge, incontrò
attraversare il Sahara è praticamente impos-
gli ideatori del raid ad Hong Kong e subi-
60
to supportò l’idea dando un contributo tale
giunto come rimpiazzo di Barry Tall che non
all’organizzazione che, sebbene non parteci-
aveva ricevuto l’autorizzazione a partecipare
pando ebbe il ruolo di coordinatore da “casa”
causa impegni di studio. Tony Morgan, grazie
della spedizione, l’uomo a cui far riferimento
ad un buon contatto con un importatore Doyle
in patria durante tutti i mesi del viaggio.
Motors di Guernsey nelle Channel Islands, ri-
Fatto ritorno a Cambridge, Adrian e lo stes-
uscì a “deviare” la consegna di due Series One
so David Walters, che divenne il leader del-
86 pollici Station Wagon a pochi giorni dalla
la spedizione, si diedero da fare per mettere
data d’inizio della spedizione, esattamente 5
insieme i due team composti da tre membri
giorni prima.
ciascuno. Fecero delle selezioni e alla fine le
Entusiasmo tanto, soldi pochi! Risorse per
squadre furono formate. Il già citato ideatore
raggiungere sì e no Il Cairo, ma ebbero un
nonché giornalista David Walters, il segreta-
importante aiuto da parte della compagnia
rio del Cambridge University Automobil Club
petrolifera Shell che offrì loro il carburante
Gethin Bradley, il giornalista e ricercatore
necessario. In più con grande intraprenden-
storico Don Calman, il fotografo Ross Charl-
za Buzz Pigot e Gethin Bradley andarono alla
ton, il capo meccanico e addetto al manteni-
radio e raccontando della loro idea riuscirono
mento dei veicoli Tony Morgan e Buzz Pigot
ad avere un buon numero di sponsorizzazio-
navigatore.
ni. Evidentemente quella che sembrava una pazza idea era stata capace di suscitare entusiasmo e fiducia in chi credeva che comunque
La scelta dell’auto
avrebbe avuto un ritorno dall’aver dato un aiuto concreto ai sei ragazzi.
Si trattava a quel punto di trovare due macchine e, sebbene ritenute non sufficientemente veloci, la scelta cadde sulle Land Rover grazie all’affidabilità e capacità di affrontare qualsiasi situazione di percorso si fosse presentata loro. La scelta fu fatta anche in virtù del fatto che inizialmente il raid doveva essere una corsa, poi pensarono di trasformarla in una prova “endurance” dove la robustezza
Il 15 giugno del 1954 fu fissato un incontro
dei mezzi avrebbe giocato un ruolo fonda-
con la stampa al Tea Centre a Lower Regent
mentale.
Street; le macchine, a cui furono dati i nomi
Richieste direttamente alla casa madre, ot-
di ISIS (Oxford) e GRANTA (Cambridge), con
tennero però una sonora risposta negativa. Il
tutti gli adesivi degli sponsor furono schiera-
padre di David, titolare di un concessionario
te in bella mostra fuori dal palazzo per essere
Land Rover in Hong Kong si offrì di ordina-
ammirate dagli appassionati presenti.
re direttamente le macchine, ma in seguito
Finalmente il giorno dopo, 16 giugno, di buon
ad una visita a Solihull che i ragazzi fecero
ora la spedizione partì alla volta di Ferryfield
qualche tempo dopo, si accorsero che nessun
nel Kent, dove le auto furono caricate sul Bri-
ordine era stato emesso. Mancavano tre mesi
stol Superfreightner della compagnia Silver-
alla partenza; la fortuna arrivò con un nuo-
city Airway per essere trasportate oltremani-
vo membro della spedizione, Tony Morgan,
ca all’aeroporto di Le Toquet. 61
L’itinerario della Trans Africa Expedition. 62
Si parte verso Città del Capo Diretti verso il nord Africa, il 27 giugno raggiungono Algeri per poi viaggiare in direzione est. Poco dopo il confine libico e raggiunta Tripoli l’ideatore della spedizione David Walters deve fare ritorno in patria per problemi di salute. In cinque continuano il viaggio. Bengasi, Tobruk, dopo lunghe formalità doganali la meta de Il Cairo è raggiunta. Qui un nuovo problema per un componente la spedizione: a Buzz Pigot viene diagnosticata un’appendicite, ma decide di prendere delle medicine e proseguire. Siamo in luglio e i nostri guidano verso sud con attenzione lungo un percorso pietroso ed insidioso fino a raggiungere Wadi Halfa nel Sudan. L’oasi si estende sulle fertili rive del Nilo, che qui si allarga a formare il Lago Nubia. La folla incuriosita accoglie l’arrivo delle due Series facendo ala al loro passaggio. Si prosegue verso Abu Hamed seguendo la linea ferroviaria, il caldo è feroce e il vento che soffia alle spalle non contribuisce a raffreddare i motori; di tanto in tanto bisogna fermarsi e girare le macchine contro vento per avere un po’ di aria fresca. La strada è secca e pietrosa, ma ben presto lungo le rive del Nilo il percorso diventa sempre più fangoso. Verso Kassala il terreno diventa impraticabile. Si pensa di far ricorso ad aiuti esterni. La velocità media è di circa 5 miglia orarie, i verricelli lavorano a pieno ritmo. Come se non bastasse arriva anche una tempesta di polvere. Dopo alcuni giorni di dura battaglia, tirando, spingendo e dando fondo a tutte le risorse umane si riesce a passare e la strada buona verso Addis Abeba appare all’improvviso. Raggiungere Kassala non è più un problema e una volta qui i nostri, accolti dal vice governatore possono concedersi il meritato riposo, un buon bagno e della buona birra. 63
64
Verso Nairobi la strada è fangosa e inagibile,
Da Nairobi a Città del Capo decidono di tenta-
bisogna scavalcare una montagna. Si sale ve-
re un record. Occorre percorrere 1000 miglia
loci in quarta marcia ridotta e le ruote scivo-
al giorno e le Land Rover sono messe a dura
lano pericolosamente sul bordo del dirupo. A
prova.
circa 3000 metri i getti dei carburatori devono
Granta va fuori strada e si cappotta riportan-
essere sostituiti per permettere una miglio-
do alcuni danni; Isis, oltrepassata la Rodesia
re erogazione del carburante. Dopo le roc-
ormai ai confini con il sud Africa, brucia la
ce arriva di nuovo il fango. Decidono di fare
guarnizione della testa e l’equipaggio deve
campo presso alcuni camion rimasti bloccati.
desistere. Il tentativo di record è fallito, ma in
Raggiungono il giorno seguente Nairobi, dove
qualche modo dopo la metà di agosto le mac-
ricevono nuove scorte di carburante e Hugh
chine arrivano tutte e due a Città del Capo.
Fenwick si unisce alla spedizione ricomponendo così i due equipaggi di tre persone cia-
È tempo di concedersi un po’ di meritato ri-
scuno.
poso e di rimettere in sesto i mezzi. 65
66
L’epico ritorno in patria
entrambe le vetture, un paio di conseguenti tamponamenti, una delle due che traina l’al-
Il ritorno secondo i piani doveva essere più
tra per andare avanti in qualche modo, una
veloce, ripartendo dal Sud Africa il 25 agosto
strada chiusa per sette giorni in Nigeria, per
avrebbero avuto solo un mese di tempo.
non parlare dell’attraversamento del deser-
Viaggiano verso il Congo e poi il Lago Tan-
to del Sahara lungo 1315 miglia, con il prov-
ganika senza grossi problemi. In Camerun
videnziale rifornimento di carburante alla
quotidiane piogge torrenziali seguite da fitte
“stazione Balise 250”. Nota positiva, l’aiuto
nebbie accompagnano le loro giornate. Attra-
dato a due autostoppisti svizzeri sopravvis-
versando una strada sommersa, le ruote di
suti nel nulla da cinque giorni. Alla fine viene
Granta scivolano inesorabilmente verso valle
raggiunto il Marocco, da Casablanca un tra-
facendola precipitare per 150 piedi in un bo-
ghetto li trasporta a Gibilterra. Dopo l’abban-
scoso dirupo. Grazie all’aiuto degli operai di
dono per raggiunti limiti di tempo da parte di
un cantiere stradale della ditta “Costans co-
alcuni componenti della spedizione, il 4 di-
struction” la macchina viene faticosamente
cembre dopo 25.000 miglia le due Land Rover
recuperata dopo ore di duro lavoro. La carroz-
fanno ritorno in patria.
zeria ha subito danni marginali, ma il ponte posteriore si è piegato in modo irreparabile
La formula Oxford e Cambridge Expedition
e dev’essere sostituito cannibalizzando una
con la partnership della Land Rover e delle
Land Rover abbandonata a Port Victoria.
sue mitiche Series One 86 pollici Station Wagon ha dato vita ad una serie di tre spedizioni
Da qui il viaggio di ritorno sembra prende-
in diverse parti del mondo diventate leggen-
re una piega epica con ogni genere di gua-
da: TRANS AFRICA 1954, FAR EASTNER 1955-
io e imprevisto, come la perdita dei freni di
56, SOUTH AMERICA 1957-58.
67
La Cambridge in Italia
do al forum del Series One Club quando, la sua attenzione cadde su un post che parlava
Grazie al grande appassionato inglese Adam
di PAC519. Ben sapendo di cosa potesse trat-
Bennett, dopo la Oxford quest’anno abbiamo
tarsi prese subito contatto con il proprietario
la fortuna di avere in Italia anche la Cam-
e in breve concluse l’acquisto dando in cam-
bridge o Granta, una delle mitiche protago-
bio una Land Rover quasi nuova. Incredibil-
niste del viaggio raccontato in queste pagine.
mente la macchina si trovava ricoverata in
Piccola parentesi: il nome Granta deriva dal
un capannone agricolo a non più di 40 miglia
fiume che attraversa Cambridge, così fu chia-
da casa sua a York. Dopo aver fatto un po’ di
mato anche il giornalino universitario che si
ricerche Adam è riuscito a ricostruire un po’
occupava di politica e goliardia.
della storia della Cambridge.
Il ritrovamento della Cambridge da parte di Adam, è stato abbastanza casuale al contrario
LA storia di PAC 519
dell’epica storia che ha riguardato il recupero della Oxford, avvenuto addirittura nell’isola
Al ritorno dalla spedizione nel dicembre del
di Sant’Elena nel bel mezzo dell’Atlantico.
1954, la macchina era stata portata in un
Adam ci racconta che stava dando uno sguar-
garage a Londra da Ross Charlton. Il grande
68
spazio sotterraneo era adibito a deposito di
muro, riportando alla luce alcune macchi-
mezzi pesanti in quanto il proprietario si oc-
ne di prestigio, delle sportive, 12 scocche di
cupava di trasporti.
Mini Clubman e… la vecchia Land Rover. Non avendo un reale interesse per le macchine
Senza freni, con la carrozzeria ridotta male in
vecchie, decise di vendere tutta la collezione
seguito agli incidenti e al capottamento subi-
del padre, domandandosi cosa ci facesse quel
to cadendo in un dirupo, la macchina era data
rottame in brutte condizioni con le altre mac-
per finita, senonché il titolare del garage, che
chine di pregio.
aveva la passione per le auto d’epoca, aveva deciso di tenerla. Dopo aver cominciato a ri-
Tutte le auto furono vendute e la Series One
metterla un in sesto e probabilmente a sosti-
finì nelle mani di un contadino delle Midlan-
tuire la parte posteriore vetrata con un hard
ds, che la comprò ma in realtà non se occupò
top, la macchina fu abbandonata e stoccata
molto.
addirittura dietro un muro in compagnia di
Dopo cinque anni la rivendette ad un giova-
altri mezzi.
ne, che pieno di entusiasmo iniziò a fare dei lavori di restauro e successivamente, come
Dopo la morte di questo signore, il figlio de-
membro del Series One Club pubblicò il post
cise di rimodernare il deposito e buttò giù il
che ha poi visto Adam.
69
Il restauro della Cambridge Iniziato il restauro pieno di entusiasmo per questo nuovo importante ritrovamento, Adam, coadiuvato dalla sua ormai fidata squadra, ha provveduto a smontare tutta la Il ritrovamento.
macchina. Il telaio è stato saldato nella parte strutturale sotto il cassoncino posteriore. Molta sabbia è uscita dagli scatolati dopo esserci rimasta per sessant’anni e raccolta chissà dove. Il bulkhead ha richiesto molto lavoro date le brutte condizioni in cui si trovava; per il ripristino della carrozzeria station wagon ori-
Il numero del motore.
70
Il numero del cambio.
ginale si è provveduto all’acquisto di un’altra 86” vicinissima come n. di telaio. Il cambio è stato rifatto, ma come richiesto è stato lasciato tutto lo “sporco” che lo ricopriva, così come per il motore. Alcuni pannelli in alluminio sono stati riparati e riverniciati eliminando il lavoro approssimativo fatto dai precedenti proprietari. Come per la Oxford, il team di lavoro ha rimesso insieme un pezzo unico della storia Land Rover, lasciandone il più possibile intatto il vissuto. La Cambridge ha già preso parte alla festa del ritorno della famosa sorella protagonista della “The Last Overland Singapore London” conclusasi recentemente.
71
Le prime uscite in Inghiterra di Cambridge dopo il restauro. A sinistra Ross Charlton 88 anni uno dei reduci della spedizione.
72
Cambridge in fuoristrada per le campagne piemontesi.
Scheda Tecnica Series One 86� Station Wagon 1954 Telaio n. 47102450 Motore n. 47109249 Cambio n. 47109262 Motore a benzina 4 cilindri 1997cc 52 cv a 4000 giri/min Trasmissione : cambio a 4 marce veloci + rm e 4 marce ridotte , over drive, mozzi ruota libera MAP automatici Gomme originali Avon Traction Mileage 6.00X 16, attualmente equipaggiata con Avon Traction Mileage 7.00 x 16 73
clu
b
Arezzo Classic Motors 2020 A cura di: Land Rover Registro Storico Italiano
Anche quest’anno il Land Rover Registro Sto-
scitando un notevole interesse a carattere na-
rico Italiano è stato presente ad Arezzo Clas-
zionale ed internazionale.
sic Motors, l’importante e consolidata mani-
Lo stand del Registro Storico è stato un punto
festazione che si svolge ormai da 22 anni ad
di riferimento per tutti gli appassionati, mol-
Arezzo.
ti dei quali hanno richiesto informazioni per rimettere in strada i veicoli radiati o demoliti,
L’evento ha registrato nel corso degli anni
nonché sulle procedure d’iscrizione al Regi-
sempre un numero crescente di visitatori su-
stro Storico.
74
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b C lu
Sopra Carlo Bider, storico socio del Registro Storico ha avuto il piacere di traPierluigi Ducci, Presidente
sportare
la
leggendaria
LRRSI, con il direttore di
Aziza 3 dal Museo dell’Au-
MAUTO, Marinella Mengozzi.
tomobile dove è custodita ad AutoMotoRetrò.
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Automotoretrò 2020 A cura di: Land Rover Registro Storico Italiano
La storia della Land Rover si intreccia con quella dei grandi viaggi nei vari Paesi del mondo, ciascuno caratterizzato da culture, tradizioni, costumi differenti tra di loro. Il Land Rover Registro Storico ha presentato a Torino a Automotoretrò una mostra esclusiva di vetture Land Rover che hanno compiuto viaggi incredibili e irripetibili. Ogni vettura raccontava una storia emozionante, un viaggio alla scoperta di mondi e culture distanti e differenti tra loro.
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In primo piano un’esposizione assolutamente unica e irripetibile che ha raccontato la storia di un Brand sinonimo di qualità, durata e affidabilità leggendarie. Grazie al contributo del Museo Nazionale dell’Automobile (MAUTO) e ai collezionisti privati, sono state esposte le Land Rover di Nino Cirani – Aziza I, Land Rover 88” IIA del 1962 e Aziza III, Land Rover 109” IIA del 1967. Direttamente dall’Inghilterra è arrivata la Land Rover 86” del 1954 che prese parte alla Oxford and Cambridge Trans-Africa Expedition, PAC 519. Tutte insieme hanno dato vita a “Land Rover, icona mondiale dell’avventura non solo british”, una mostra rievocativa dei grandi viaggi avventura dove Land Rover è stata protagonista.
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b ritish solo non dell ’ avventura mondiale
la gloriosa aziza di nino cirani
land
rover
icona
A cura di: Pierluigi Ducci
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Ai ragazzi di oggi probabilmente il nome Nino
tinente africano si rivelò un’impresa molto
Cirani dirà ben poco, ma per i ragazzi sopra
faticosa e difficile da portare a termine a cau-
gli “anta” è stato un mito, un pioniere dei
sa della totale assenza di piste in alcune aree
viaggi in 4x4 ed ha rappresentato per i fuori-
attraversate, come quella compresa tra Addis
stradisti di tutti i tempi una pietra miliare, un
Abeba e il Lago Rodolfo dove le uniche infor-
punto di riferimento a cui ispirarsi!
mazioni all’epoca disponibili erano racchiuse
30 anni di raid estremi nei 5 continenti;
in una vecchia guida risalente al periodo del
500.000 km di strade, piste e fuoristrada.
nostro “Impero Mussoliniano”.
Laureato in architettura, diventa celebre come fotografo, giornalista, esploratore pro-
L’impresa di maggior rilevanza, però, avviene
tagonista di raid automobilistici in ogni parte
tra l’estate del ’68 e la primavera del ’69, la
del mondo.
traversata dell’intero continente americano da nord a sud, a bordo di una nuova Land Ro-
La prima avventura che lo vede protagonista
ver 109 (la leggendaria “Aziza 3”) che si tra-
nel 1962 è la traversata da Milano a Ceylon
sforma in un vero e proprio viaggio da record:
(138 giorni, 31.000 Km) su una Land Rover 88
in 11 mesi vengono percorsi 102.000 chilome-
battezzata “Aziza 1”.
tri dall’Alaska fino alla Terra del Fuoco.
Alcuni anni dopo, nel 1964 è la volta dell’A-
Nel corso di questo viaggio, che rappresen-
frica con la traversata da Città del Capo fino al
tava il più lungo raid automobilistico fino ad
Cairo (otto mesi e mezzo, 53.000 Km) a bordo
allora mai effettuato, venne stabilito anche il
di una Land Rover 109 (“Aziza 2”). Rispetto
record per l’altezza massima raggiunta da un
al viaggio precedente, la traversata del con-
veicolo a motore, quando l’Aziza 3 conquista
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sulle Ande Boliviane la quota di 5.007 metri alle pendici della vetta del Cerro Rico. Dopo aver attraversato un totale di 18 paesi (Stati Uniti, Canada, Messico, Guatemala, Salvador, Honduras, Nicaragua, Costa Rica, Panama, Colombia, Venezuela, Ecuador, Perù, Bolivia, Argentina, Cile, Paraguay, Brasile) e superato ben 64 controlli doganali, l’Aziza 3 viene imbarcata nel porto di Rio de Janeiro sulla motonave Augustus per rientrare in Italia.
Le altre Aziza: Aziza 4: Ford Transit – viaggio Italia-Ceylon Aziza 5: Fiat Campagnola viaggio AustraliaNuova Zelanda Aziza 6: UAZ 452 offerto nel 1980, contro pubblicità, da Martorelli (allora importatore in Italia dei veicoli UAZ). Con questo mezzo Cirani visitò 10 Paesi in Europa (Spagna. Francia,Gran Bretagna, Irlanda, Islanda, Germania, Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia).
Aziza 3 Con Aziza 3, Cirani si dichiarava soddisfatto di aver finalmente la macchina ideale per affrontare un viaggio avventura. Per allestire il mezzo furono necessarie 800 ore di lavoro per un totale di 900 mila lire dell’epoca, oltre al costo della Land Rover. Tra gli accessori all’esterno, l’air camping, diverse taniche di carburante, doppia ruota di scorta e, accanto ai fari supplementari, una presa d’aria per aumentare la ventilazione all’interno dell’abitacolo. Inoltre, sul portapacchi era montata una scaletta pieghevole ideata da Cirani, dotata di monopiede telescopico che Nino usava per foto e cineriprese. In tal modo era possibile riprendere da oltre 4 metri dal suolo. 82
Perché il nome Aziza All’interno invece varie apparecchiature fo-
Il nome nasce nel deserto africa-
tografiche, il frigorifero, fornello da cucina,
no, quando Cirani con la propria
un fucile Franchi calibro 12, una carabina au-
Land incontra un camionista arabo,
tomatica Jager calibro 22 e uno speciale cir-
a bordo di un gigantesco camion. Lo
cuito in sottile tubo di rame con rubinetto in
stesso camionista, vista la “piccola”
ottone che portava vicino al cruscotto, a por-
land, esclamò “aziza”, in arabo “ca-
tata di mano, l’acqua di un apposito serbatoio
rina”. Da quel momento tutti i mezzi
che è stato ricavato all’interno del parafango
di Nino Cirani sono stati battezzati
anteriore sinistro, usato per rinfrescarsi du-
col nome di aziza, più il numero del
rante la guida.
mezzo. 83
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tours
AFRICA – SAHARA 1975-76 Viaggio in Nord Africa con una LAND ROVER 88 SERIES III Testo e foto: Edoardo Romagnoli
Ricordo che la preparazione del viaggio è durata mesi. La mia Land Rover aveva già 70.000 km e mi aveva già portato a Capo Nord. Prima della partenza per l’Africa è stata completamente revisionata: frizione, differenziali, semiassi, giunti e impianto elettrico sono stati esaminati; alle balestre è stato aggiunto un foglio e le boccole sono state sostituite, rinforzandole. Ho fatto applicare all’esterno della carrozzeria quattro robuste portataniche, due davanti e due dietro e anche la griglia del radiatore è stata sostituita con una in metallo appositamente disegnata. Il carico è stato fatto con grande cura utilizzando gli spazi suddivisi da una struttura in legno appositamente da me costruita. Ho diviso il cassone posteriore della Land Rover in tre scompartimenti longitudinali paralleli ottenuti con due pannelli di compensato dello spessore due centimetri. Lo scomparto centrale aveva la larghezza e la lunghezza sufficienti per contenere sei taniche. Ogni scomparto laterale è stato diviso in tre settori: un settore per vestiti e medicine, uno per i sacchi a pelo e vari, uno per i pezzi di ricambio e gli olii, uno per il fornello e le lampade, due per cibo e vettovaglie. Sopra a questi due scomparti sono 85
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stati sistemati due coperchi, sempre di compensato, con la duplice funzione di ridurre l’infiltrazione di polvere e sabbia nei vari scomparti e che insieme a due prolunghe ricoprenti anche lo spazio tra lo schienale del sedile anteriore e il cruscotto, fungevano da base per i materassini per dormire. Ho costruito il portapacchi con tubi in ferro di sezione quadrata successivamente zincati e con tiranti in acciaio inossidabile. La sua funzione era di portare quattro taniche di gasolio, una ruota di scorta, stuoie e le ghirbe dell’acqua. Eravamo un gruppo di sei amici: Edo e Luca, Benedetta e io su due Land Rover 88 III Serie, Tofi e Corrado su una Gaz 69 M. Prima di partire ci siamo dovuti preoccupare di ottenere i visti d’ingresso per il Mali e il Niger. Erano inoltre necessari sia il libretto internazionale che la patente internazionale. Alla farmacia Pasteur di Parigi abbiamo trovato gli specifici sieri antivipera e scorpione sahariano.
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Ci siamo anche molto allenati nello smontare e rimontare gomme manualmente con le apposite leve. Per quanto riguarda la cartina geografica, ci siamo affidati alla Michelin 1/4000 000 n.153 Afrique Norde et Ouest. Ci siamo imbarcati a Genova il 19 dicembre 1975 a mezzanotte. Dopo una traversata di due giorni siamo arrivati a Tunisi e siamo subito partiti per El-Oued dove abbiamo incontrato le prime bellissime dune. Ogni tanto scorgevamo un gruppo di palme sbucare da un avvallamento giallo oro, paesini con case a cupoletta e sciami di bambini. L’oasi di Timimun la ricordo molto bella. Come sempre in questi casi il paese vero e proprio è costruito a qualche centinaia di metri dal palmeto per non intaccare questo miracolo della natura in mezzo al deserto. Il palmeto è verdissimo, tutto coltivato a grano, peperoni, cipolle e pomodori; il sistema di irrigazione, che è formato da decine di canaletti e qualche vasca, funziona perfettamente. Qui tutto è prezioso e ogni metro è sfruttato al massimo. In contrasto, il paese è formato da case di fango secco con i segni ancora visibili delle impronte delle mani che le avevano costruite. Le strade, polverose e sabbiose sono molto larghe, le piazze immense. C’è tanto spazio e c’è un misto di automobili, cavalli, cammelli, asinelli e un grande viavai di gente. Trascorriamo il Natale ad Adrar e mangiamo il panettone. Fino ad Adrar abbiamo viaggiato sull’asfalto, da lì in poi ci aspetta la Bidon 5, la famosa pista che attraversa il Sahara. Passiamo due giorni in attesa che arrivi il numero di auto necessario per la formazione del convoglio, obbligatorio per avere il via di Polizia, Prefettura e Dogana. Occupiamo il tempo con le operazioni di verifica dei livelli dell’olio del differenziale, cambio, ridotte, motore e sterzo, operazioni che ripeteremo molte volte durante l’intero viaggio. Facciamo il pieno di gasolio: 290 litri per macchina sistemati nel serbatoio e 12 taniche; e di acqua: 70 litri sistemati in due taniche e 3 ghirbe. Abbiamo tutto il tempo per guardare le altre macchine e conoscere i nostri compagni di convoglio; con noi partiranno: due Peugeot 404, due Renault 16, una Citroen 2 CV con due giovani francesi, un Ford Transit ed una Range Rover tedesca con un improbabile equipaggio composto da quattro persone di età molto diverse. Al momento del via noi partiamo per ultimi e ci accorgiamo con stupore che il convoglio voluto dalle autorità locali, per ragioni di sicurezza e per il quale abbiamo perso tre giorni, dopo poche ore si è dissolto. 88
Ognuno, nell’immensità del deserto, procede secondo le proprie capacità e possibilità. La pista è segnata ogni 5 km da un bidone, ma essendo praticamente impercorribile per il fondo disastrato, centinaia di piste secondarie si dipartono da essa e qui sta il pericolo di perdersi. Il paesaggio è piatto, il terreno è costituito da un sottile strato di sabbia e da una miriade di piccoli sassi. Al tramonto siamo soli e ci accampiamo con le macchine a stella, con i catarifrangenti rivolti verso l’esterno per evitare che qualche camion ci possa investire. Il silenzio è assoluto e le stelle tutto intorno fino all’orizzonte formano una cupola metafisica. A livello del Tropico del Cancro si trova un lungo tratto sabbioso, se si alza il vento la visibilità si annulla quasi completamente. Per questa evenienza avevamo deciso di adottare un sistema per non perderci: ad ogni bidone scrivevamo su un foglio di carta i km indicati dal tachimetro in modo che, 89
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se fossimo stati indotti a imboccare una pista sbagliata, saremmo stati in grado di sapere che entro un determinato cerchio di km, tornando indietro, c’era sicuramente un bidone di salvataggio. Dopo tre giorni di guida faticosa e molto divertente arriviamo a Bordj Moktar, ultimo agglomerato di case algerino prima del confine tra Algeria e Mali e lì con sorpresa ritroviamo le due Renault; una ha subito un principio di incendio e l’altra ha il parabrezza infranto, ma sono ancora validissime per quanto riguarda le parti meccaniche e riprenderanno presto la corsa. Il giorno successivo attraversiamo un tratto che potremmo definire “terra di nessuno” e arriviamo a Tessalit, primo avamposto maliano e lì rivediamo la 2 CV; è come nuova!
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Nei due giorni successivi raggiungiamo Gao in un paesaggio che si modifica per la presenza di cespugli, erbe e arbusti che si fanno via via sempre piĂš numerosi. Festeggiamo il Capodanno con qualche spiedino e molta birra e il mattino dopo ci mischiamo alla folla del caratteristico mercato. Conciatori di pellame, ciabattini seduti in fila sotto le tende raschiano, tagliano e battono ognuno il proprio pezzo. Velocissimi sarti misurano, tagliano e cuciono abiti blu. Le donne intrecciano vimini con mani agilissime, altre vendono miglio, grano, verdura, frutta e i caratteristici blocchi di sale, elemento preziosissimo in queste zone. Da Gao a Niamey costeggiamo il Niger.
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La presenza del fiume costituisce un vero e proprio richiamo di vita: largo e piatto scorre fra sponde paludose e gruppi di palme, acacie e arbusti spinosi. Mandrie di buoi, greggi di ovini e galline impazzite attraversano spesso la strada. I villaggi si succedono con molta frequenza. Le capanne sono basse e tonde, costruite con stuoie multicolori e sostenute da un unico palo di legno. Gruppi di donne pestano i cereali in contenitori alti e stretti. Gli uomini attingono l’acqua dai pozzi con l’aiuto dei cammelli o degli asini. In questo tratto di strada buchiamo più volte le gomme, è un vero tormento, specialmente verso sera, poiché durante le operazioni di sostituzione del pneumatico ci troviamo assaliti da nuvole di zanzare e di altri insetti.
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Abbiamo percorso 1.870 km da Adrar (inizio “Bidon 5”) e solo ora, a Tillabery, troviamo il gasolio. Due anni dopo si sarebbe svolta la prima Paris – Dakar, sicuramente questo evento avrebbe portato una moltiplicazione dei punti dove potersi rifornire. Arriviamo a Niamey. Questa città, pur mantenendo caratteristiche tipiche dei luoghi in cui ci troviamo, mostra già segni inequivocabili di contaminazione europea. Fa spicco il ponte Kennedy, costruito nel 1970, di moderna concezione, sempre percorso da automobili, cammelli, asini e biciclette; ci troviamo davanti all’anello di congiunzione di due mondi, da una parte quello delle capanne, dall’altro quello del cemento armato. Il traffico è composto perlopiù da Peugeot 404, Citroen 2 CV, Renault 4 e da autocarri Berliet. Dopo due giorni di albergo, ripuliti e rifocillati lasciamo Niamey con direzione Est Nord-Est e percorriamo la pista che, attraverso Filingué, Talcho, Tahoua, In-Gall ci porta ad Agadez.
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Si tratta di 1050 km per lo più di pista normale, con la solita tôle ondulé e qualche tratto con imprevedibili buche. La cartina Michelin segnalava 130 km tra Filingué e Tahoua, in realtà sono 230! Ci siamo sempre chiesti se fosse un errore di stampa o di misurazione. Giunti ad Agadez, luogo più “turisticizzato” dei precedenti, ci fermiamo in un campeggio ben attrezzato gestito da un anziano signore francese. Ci tratteniamo una giornata per verificare le condizioni delle macchine, approvigionarci di carburante e rintracciare la guida Fall Arnaud (BP 113 Agadez) che ci è stata segnalata come la migliore e assolutamente necessaria avendo deciso di seguire una pista “interdite” che, attraverso Iférouane, raggiunge Tamanrasset. Dopo aver informato telegraficamente le nostre famiglie dell’itinerario che intendiamo seguire, partiamo verso le 13 dell’8 gennaio insieme a Fall Arnaud, un uomo molto riservato, sui sessant’anni, dall’aspetto molto affidabile.
La pista, nella cartina Michelin, è segnata in verde: infatti il paesaggio è splendido. Si sale e si scende di continuo tra gole e picchi neri lucidi, si percorrono letti di fiumi di sabbia dorata. Si attraversano piccole oasi di palme verdi e altissime. Vicino a Timia ecco una cascata e un piccolo lago in mezzo al deserto! Gli indigeni lo considerano un luogo sacro. L’acqua scende scintillante entro una gola formata da rocce nude e senza un filo d’erba. Nessuno ricerca la sorgente, forse molto lontana, che dicono essere protetta gelosamente da un dio dispettoso. Meglio non rischiare. Due donne Touareg ci vengono incontro con le loro elegantissime tuniche blu, regaliamo loro del pane e qualche scatoletta di carne; restano a guardarci dignitosamente in silenzio. Il villaggio di Timia, poco lontano, è vivacissimo, spesso vi si svolgono corse con i cammelli e tutta la popolazione vi partecipa facendo gran tifo. 95
Attraversiamo molti “oued” e parecchi passi con ripidissime salite e discese, ed arriviamo a Iférouane al tramonto. Contro il sole infuocato i molti alberi, i profili delle capanne, gli uomini, le donne, i bambini sulla sabbia rosa ricordano il presepio. Incredibilmente i finanzieri nigeriani ci lasciano ripartire anche se è quasi buio. La mattina seguente ci alziamo tutti all’alba e iniziano tre giorni veramente entusiasmanti. Viaggeremo sempre soli, non ci sarà nessuna traccia davanti a noi e all’orizzonte solo dune, montagne lontane e molti miraggi. Fall Arnaud è imprevedibile ed eccezionale. «Un peu plus à droite…attention ici le sable n’est pas bon…voilà, parfait, tout droit…doucement, doucement…»- e così ci porta con sicurezza per più di 700 km sempre “inventando” la rotta da seguire. La Gaz comincia ora a darci dei grossi fastidi. Il suo spinterogeno era andato fuori fase già da tempo, ma con alcuni interventi più o meno ortodossi eravamo sempre riusciti a tirare avanti. Da alcuni giorni anche il carburatore non funziona bene e ora sembra che venga a mancare potenza. La macchina non raggiunge i 60 km/h. Anche Fall cerca di fare qualcosa ma con scarso successo: cambia le puntine platinate, pulisce le candele e spurga il carburatore, ma la macchina non va. Lentamente raggiungiamo Tamanrasset, la capitale del deserto algerino e del turismo organizzato.
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Cerchiamo in fretta un meccanico ma senza successo. Il tempo stringe e siamo in ritardo. Partiamo ugualmente con la macchina in disordine. Salutando Fall Arnaud ci scambiamo alcuni regali e la promessa di rivederci. Incredibilmente dopo quattordici anni di siccità, piogge torrenziali si rovesciano su questa parte di deserto inondando le piste e rendendole impraticabili. Occorre cercare il terreno duro e asciutto con lunghi giri di ricognizione. A questo punto la Gaz esausta si ferma definitivamente. Decidiamo di trainarla abbandonando tutto il carico superfluo. Dobbiamo raggiungere Tunisi in tre giorni per non perdere la nave. Manchiamo di una sbarra fissa per il traino ma ci aggiustiamo intrecciando il cavo d’acciaio fra i gradini di una scaletta per la sabbia. Ci alterniamo alla guida giorno e notte senza fermarci. In venti ore raggiungiamo InSalah dove un fabbro ci costruisce la sbarra e ripartiamo. Finalmente l’asfalto! In cinquanta ore siamo a Tunisi. Attualmente la mia gloriosa Land Rover si trova in campagna vicino a Lucca, nel suo “buen retiro”. È sempre di grande aiuto nei lavori nell’uliveto e ogni tanto si concede una capatina in Corsica. Si fregia dell’iscrizione al Land Rover Registro Storico Italiano, CMAE e all’ASI. www.edoardoromagnoli.it - Instagram: @edoardo_romagnoli
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tecnica
tecnica
Revisione corpo farfallato servofreno Su richiesta di alcuni appassionati delle landy storiche abbiamo deciso di riproporre alcuni articoli tecnici che sono stati pubblicati sui primissimi numeri di Land italia magazine, fascicoli che ormai sono difficili da trovare anche fra gli arretrati. In questo numero vediamo come revisionare il corpo farfallato del servofreno montato sulle versioni diesel delle 88 e 109 SIII.
A cura di: Roby65to
Archivio Land Italia Magazine
L’operazione va fatta quando si riscontra un eccessivo gioco radiale dell’alberino portafarfalla dovuto all’usura dello stesso (è in ottone) e delle boccole su cui gira. L’operazione consiste nel sostituire le boccole, l’alberino della farfalla (ormai difficile da trovare) e l’oring di tenuta sul collettore, nessuna difficoltà particolare (la parte più difficile è togliere le boccole vecchie senza danneggiare la sede in alluminio) e una volta terminato il gioco (e la conseguente infiltrazione d’aria non filtrata) è scomparso ed il tutto è tornato come nuovo. Un lavoro non indispensabile, ma nell’ottica di un restauro totale va preso in considerazione, anche perché il corpo farfallato completo, ormai raro, è molto costoso. 98
Per prima cosa si smonta il corpo sfarfallato dal veicolo, staccando il leveraggio dell’acceleratore, il tubo che va al servofreno ed il tubo di sfiato del motore, quindi si svitano i tre bulloni di fissaggio e lo si estrae dal collettore di aspirazione. A questo punto si disassembla rimuovendo le due viti che fissano la farfalla all’alberino e togliendola; fatto questo si può sfilare l’alberino dalla sede in alluminio ed esaminarlo per vedere se c’è usura in corrispondenza delle boccole.
Il corpo farfallato smontato con le parti da sostituire e quelle nuove pronte da montare.
Se l’usura è evidente si può cambiare l’alberino altrimenti si cambiano solo le boccole. Se l’alberino non si riuscisse a trovare, si potrebbe far tornire il vecchio e mettere due boccole con diametro interno inferiore che si adattino alla nuova misura dell’alberino tornito. Fatto questo di deve controllare l’efficienza della valvola di non ritorno sulla quale è attaccato il tubo che porta la depressione al servofreno; soffiando dentro l’aria deva passare, ma se si prova ad aspirare deve risultare chiusa, se così non fosse va sostituita. Una volta fatte queste operazioni si rimonta
Il corpo farfallato rimontato al suo posto sul
l’alberino, si rimette la farfalla con le due viti
collettore di aspirazione.
(consigliabile una goccia di frenafiletti per bloccarle) e si rimonta il corpo sfarfallato sul collettore mettendo un nuovo o-ring, quindi
di gioco, in modo che premendo l’accelera-
si riattaccano tubi e leveraggio acceleratore.
tore PRIMA inizi ad aprirsi la farfalla e solo
Attenzione particolare va prestata alla regi-
DOPO aumenti la mandata di gasolio della
strazione del leveraggio dell’acceleratore. Per
pompa CAV, diversamente si avrebbe un mo-
prima cosa ci si deve accertare che il minimo
tore che fuma più del normale o un servofre-
corrisponda a quanto prescritto (600rpm cir-
no poco efficiente.
ca), se fosse troppo alto il motore fumerebbe in quanto non basterebbe l’aria che passa dal
Ricambi:
foro presente sulla farfalla per bruciare bene
o-ring tra corpo sfarfallato e collettore:
tutto il gasolio.
587853 (1)
A questo punto si registra la farfalla in modo
boccola per alberino farfalla: 611795 (2)
che sia completamente chiusa e il comando
alberino farfalla: 597833 (1)
sulla pompa di iniezione lasciandogli un po’
valvola di non ritorno: 587743 (1) 99
clu
b
i nuovi iscritti 001011
001012
001013
chassis 27611035G
chassis 95404313A
chassis SALLDVAB8FA384842
001014
001015
chassis SALLBAAG2AA150625
chassis SALLHAMM4GA446043
001016 chassis SALLDVAY8VA107054
001017
001018
001019
chassis SALLBABG2AA144226
chassis SALLHAMV2AA124838
chassis 90601458A
100
001011
REGISTRO STORICO ITALIANO
chassis 27611035G
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ENTRA
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REGISTRO STORICO ITALIANO RINNOVO QUOTA DI ISCRIZIONE PER L’ANNO 2020 La quota di rinnovo al Club Land Rover Registro Storico per l’anno 2020 è pari a Euro 90,00 per i soci Ordinari ed a Euro 50,00 per i soci Familiari*. Per coloro che desiderassero aggiungere anche l’eventuale tessera A.S.I. la quota complessiva è di Euro 140.00 (FORMULA IN comprensiva a titolo gratuito di assicurazione Europe Assistance), oppure Euro 170,00 per la tessera FORMULA FULL. Per rinnovare l’iscrizione è necessario effettuare un bonifico al Land Rover Registro Storico utilizzando i seguenti dati: Codice IBAN: IT52H0623068000000056882719 - Causale: Cognome Nome - Quota rinnovo Registro Storico
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KIT IDROGUIDA RIVA CALZONI PER SERIES In Italia negli anni 70 la Riva Calzoni aveva progettato un servosterzo idraulico per le Land Rover Series. Oggi, grazie al Registro Storico , il kit è di nuovo disponibile. È l’unico servostero installabile sulle Series che non inficia la storicità del mezzo, in quanto si tratta di un accessorio installato all’epoca. Il kit può essere montato anche su mezzi con guida destra. Si consiglia il montaggio di una cinghia servizi più lunga, senza dover montare la doppia puleggia. Essendo un componente che va direttamente a influenzare lo sterzo, il montaggio deve essere effettuato da un meccanico esperto. Per informazioni contatta direttamente il Registro Storico Italiano Land Rover: segreteria@registrostoricolandrover.it
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A B B O N A T I Rivista bimestrale dedicata agli appassionati di Land Rover Registrata presso il Tribunale di Pesaro n. 587r.s. del 12/04/2011. ISSN 2240-7979 PDE - Comunicazione e servizi per il mondo automotive
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LAND ROVER di Valentino Ghi Formato: 24,3x27 - Pagine: 120 - Foto: 350 in b/n e a colori - Brossura con alette - Collana: Le vetture che hanno fatto la storia - Testo: italiano - € 25,00 La Land Rover venne concepita dalla Rover Company nel lontano 1948 come risposta alla famosa Jeep Willys, usata durante la Seconda guerra mondiale. In breve tempo divenne un’istituzione e ambasciatrice dell’industria automobilistica britannica nel mondo. Quasi subito ci si rese conto delle potenzialità di questo piccolo e agile veicolo multiuso e la schiera di fruitori si allargò ai corpi militari, ai vigili del fuoco, alle aziende petrolifere, in pratica a chiunque avesse necessità di muoversi in fuoristrada. In breve tempo tale successo condusse la Land Rover a svilupparsi e a diversificarsi in numerose versioni dando vita ad una intera famiglia di varianti sulle quali, a loro volta, molti allestitori crearono ulteriori serie speciali, spesso pezzi unici. La Land Rover riuscì a tener testa anche alla terribile crisi che colpì l’industria dell’auto britannica negli anni Settanta evolvendosi poi sino ai nostri giorni con la famiglia Defender. Una vettura tanto importante non poteva quindi mancare nella collana “Le vetture che hanno fatto la storia”, in un libro che ne ripercorre la genesi dalla Jeep Willys alle diverse Serie che ne hanno scandito la produzione, comprese tutte le versioni militari e le varianti prodotte per l’estero.
SPIDER INGLESI Eleganza, tecnica e tradizione di Alessandro Sannia Formato: 19,3x19,3 - Pagine: 360 - Foto: centinaia in b/n e a colori - Cartonato - Testo: italiano - € 29,00 Le spider sportive, da usare rigorosamente aperte anche quando non c’è il sole, sono una delle icone della Gran Bretagna, come i taxi neri, le cabine telefoniche rosse, la regina e il Big Ben. In un Paese in cui il sole c’è solo pochi giorni all’anno, si è sviluppata una lunghissima tradizione di vetture con carrozzeria scoperta, che ha fatto la fortuna di grandi marchi della storia dell’automobile. Questo libro ne racconta l’evoluzione, dalle origini pionieristiche fino ai giorni nostri. Accanto a nomi leggendari come Aston-Martin, Jaguar, Triumph, Morgan e MG non mancano i piccoli artigiani e i costruttori meno noti. Cento dei principali modelli sono descritti con un breve testo e una scheda tecnica, il tutto illustrato da un enorme apparato iconografico. È il libro ideale per chi vuole una panoramica completa su questa affascinante tipologia di automobili.
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