Jag mag n.11

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numero

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CARS SS100 Roadster del 1937

Anno III - Periodico Trimestrale - Euro 8,00

news Zero Emissions E-Type Dua Lipa e Jaguar insieme



la foto Per celebrare i 50 anni della XJ, otto generazioni della lussuosa berlina Jaguar partiranno dall’Assembly Plant di Castle Bromwich ed arriveranno al Motor Show di Parigi, che si terrà dal 4 al 14 ottobre 2018. Nella carovana ci saranno tutte le generazioni della XJ, compresa la recente XJ50.

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edito Aria di festa per la casa del Giaguaro. Quest’anno ricorrono due anniversari per Jaguar: i 70 anni della Jaguar XK 120 e i 50 anni della Jaguar XJ La Jaguar XK120 presentata nel 1948 è ancora oggi considerata da molti la spider per eccellenza, un connubio perfetto tra eleganza e potenza. Linee arrotondate e un design inimitabile ne fanno una best seller in tutte le aste di auto più importanti al mondo. Storia diversa per la XJ. Presentata al Salone di Parigi nel 1968, fu un altro capolavoro di design di Sir Williams Lyons, succedutasi nel tempo con ben otto generazioni. La Jaguar XJ fu da subito percepita come una vettura speciale, in grado di combinare bellezza, equilibrio e prestazioni. Ancora oggi la XJ conserva tutta l’eccellenza del fascino Jaguar. Oggi, la prima, la seconda e la terza serie, sono auto dedicate agli appassionati del Marchio, offrono prestazioni, gioia visiva, tattile e personalità. Venendo ad aspetti più venali, la quotazione delle XJ è oggi ai minimi storici ma, attenzione, l’interesse dei collezionisti è già scattato: il consiglio è l’acquisto immediato perché la rivalutazione è sicura. Sul piano della gestione occorre dire che una 6 cilindri ha dei costi non elevatissimi, considerando l’auto di cui stiamo parlando, certo il 12 cilindri è tutta un’altra musica…

Pierluigi Ducci

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sommario News 8 14 16 18 20 22 24 28 32 34 36 40 44 48

Zero-Emissions E-Type Classico intrattenimento moderno Jaguar: Una strada fatta di rivoluzioni I-PACE Dynamic Tour e Summer Tour 2018 Daniele Bossari Pacesetter per l’Italia Taobuk Dua Lipa e Jaguar insieme I-PACE connection Una ricarica per il tunnel della Manica Test per veicoli intelligenti World Driving Day con Jaguar e Aseel Al Hamad Jaguar riporta a scuola José Mourinho Ancora record! Arden AJ 24 RS: predatore felino

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racing 52 58

Nuova stagione, nuova vettura Formula E, pronti alla prossima! Campionato Formula E

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icons 62 78

L’omino Michelin compie 120 anni Il rinascimento e l’essere alla moda

place 66

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Yacht Club Porto Rotondo

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Luglio - Agosto - Settembre 2018

cars 70

Da Bonhams i primi ruggiti del giaguaro Jaguar SS100 Roadster 3500cc del 1937

cultura 82

Gustave Courbet Il bello è nella natura

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people 84

XK-120: una storia d’amore

excellence 92 93

Grande “tripletta” per Spadolini Tag Heuer celebra Gulf a Le Mans

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Story 94

Una Jaguar militare

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La foto: La Serie XJ al Paris Motorshow Edito La foto: Jaguar I-PACE Club: Raduno La Palladiana Club: Grigliata di mezza estate

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ZEROEMISSIONS E-TYPE

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In seguito al debutto nel 2017 della concept E-type Zero, è stata avviata la produzione della Jaguar E-type nella versione Zero Emissioni.

foto: Media Jaguar Land Rover

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ulla scia degli ottimi riscontri ottenuti con la concept “dell’auto più bella del mondo”, Jaguar Classic ha confermato l’inizio della produzione della E-type interamente elettrica. La decisione segue le orme del successo ottenuto dalla concept nel settembre del 2017 al Jaguar Land Rover Tech Fest. Grazie alla sua rinomata esperienza nel ripristino dei

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modelli e all’apporto tecnologico dell’innovativo e pluripremiato SUV elettrico I-PACE, Jaguar Classic offrirà versioni restaurate di E-type, riconvertite per l’alimentazione elettrica. Questi progetti prenderanno vita nello stesso stabilimento Classic Works di Coventry, nel Regno Unito, dove è già stata prodotta la bellissima E-type Reborn.


Agli attuali proprietari di E-type, Jaguar Classic offrirà un servizio di conversione per trasformare la propria vettura in un EV (Electric Vehicle). Inoltre, per preservare l’autenticità della vettura, la conversione ad EV sarà completamente reversibile. Le consegne delle prime E-type Zero elettriche sono previste per l’estate del 2020.

«Siamo stati letteralmente travolti dal riscontro positivo ottenuto dalla concept Jaguar E-type Zero. Per i progetti futuri, la gioia di possedere un’auto d’epoca rappresenta un importante trampolino di lancio per Jaguar Classic. La E-type Zero mantiene inalterato il fascino di questa iconica vettura e rende merito alla nostra esperienza e alla nostra maestria artigianale, dimostrando al tempo stesso, la dedizione di Jaguar Land Rover nel creare veicoli a zero emissioni in ogni ambito, compreso quello delle vetture d’epoca». Tim Hannig, Jaguar Land Rover Classic Director

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Concept Jaguar E-type Zero La concept Jaguar E-type Zero è del tutto simile, nell’aspetto e nella guida, ad una E-type tradizionale. In aggiunta, è in grado di offrire eccellenti prestazioni grazie ad un’accelerazione più immediata rispetto all’originale Series 1. Per l’E-type elettrica, Jaguar Classic punta su un’autonomia di oltre 270 km, a cui contribuiscono il peso ridotto e le filanti linee aerodinamiche. È alimentata da una batteria da 40 kWh, che può essere ricaricata in sei o sette ore, a seconda della fonte di alimentazione. Oltre all’innovativo sistema di propulsione, la strumentazione modificata e il cruscotto con sistema di infotainment touchscreen (che sarà disponibile come optional), la concept E-type Zero è in gran parte fedele all’originale, con gli efficienti fari LED che completano l’iconico design della Series 1.

Utilizzando molti componenti della Jaguar I-PACE, gli ingegneri hanno sviluppato per questa concept un apposito sistema di propulsione elettrica a singola velocità con riduttore. Il suo pacco batterie agli ioni di litio ha le stesse dimensioni, lo stesso posizionamento e un peso del tutto simile a quello del motore XK sei cilindri benzina della E-type originale. Il motore elettrico si trova subito a ridosso del pacco batterie, nella medesima posizione del cambio della E-type. Un nuovo albero di trasmissione invia la potenza ad un differenziale e alla trasmissione finale. L’utilizzo di una motorizzazione elettrica con peso e dimensioni simili al motore a benzina precedente, non ha comportato alcuna modifica alla struttura, alle sospensioni e ai freni della vettura, semplificando notevolmente la trasformazione e mantenendo l’esperienza di guida in linea con la vettura originale.

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classico intrattenimento moderno Con stile discreto e armonioso, la nuova gamma dei Classic Infotainment Systems porta a bordo delle vetture d’epoca la funzionalità dei moderni sistemi audio, di navigazione e d’intrattenimento. foto: Media Jaguar Land Rover

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aguar Land Rover Classic ha introdotto un nuovo sistema di infotainment nella sua crescente gamma di accessori e componenti originali riservata alle vetture d’epoca, apportando un tocco di modernità con uno stile classico, ma dall’aspetto autentico. Progettate per adattarsi alla maggior parte dei veicoli con messa a terra negativa, le unità a singolo DIN del Classic Infotainment System comprendono un navigatore satellitare personalizzabile fino a 32 lingue, un sistema d’integrazione con il proprio smartphone, la connettività Bluetooth, la digital radio DAB/DAB+ e la radio analogica FM/AM. Inoltre saranno disponibili delle speciali versioni brandizzate. Per le Jaguar si potrà scegliere tra una finitura nera o cromata per il frontalino, mentre per le vetture Land Rover si potrà optare tra una finitura nera o alluminio spazzolato.

Il sistema di navigazione, gestibile tramite un touchscreen da 3,5 pollici ad alta risoluzione inserito tra i tradizionali pulsanti e comandi rotativi, è in grado di visualizzare le mappe e le relative indicazioni del percorso sia in 2D che in 3D. In aggiunta, grazie al TMC offre aggiornamenti sul traffico in tempo reale. Le altre principali funzionalità del Classic Infotainment System comprendono: ~~ integrazione con dispositivi elettronici fino ad un massimo di 4 unità, sincronizzazione della rubrica tramite Bluetooth fino a 1.250 contatti per ciascun device; ~~ microfono interno; ~~ lingue del sistema: Inglese, Tedesco, Francese, Italiano, Spagnolo, Russo; ~~ disponibili fino a 32 lingue per il navigatore satellitare. Tutte le versioni del Jaguar Land Rover Classic Infotainment System su www.jaguarclassicparts.com.

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Jaguar: Una strada fatta di rivoluzioni foto: Media Jaguar Land Rover Italia

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aguar ha scelto Bolzano, per presentare la nuova Jaguar I-Pace e, con l’occasione, la ricerca Culture Building and Territorial Development, realizzata dal Center for Advanced Studies e dall’Istituto per le energie rinnovabili di Eurac Research, in collaborazione con Alperia, per conto di Jaguar Land Rover Italia. no studio che parte dal caso dell’Alto Adige, territorio particolarmente attento alle tematiche di sostenibilità e rispetto dell’ambiente, e prosegue studiando lo scenario a livello nazionale e internazionale, con uno sguardo alle prospettive future. L’analisi prende in considerazione la diffusione dei Veicoli Elettrici (VE), sia dei veicoli ibridi plug-in (PHEV) sia dei veicoli elettrici a batteria (BEV). Che saranno anche il prossimo futuro della Casa del Giaguaro, visto che, come ha sottolineato Daniele Maver, Presidente e Amministratore Delegato Jaguar Land Rover Italia al Museo Messner dove si è tenuta la presentazione, «ogni nuova linea di nostri prodotti dal 2020 sarà elettrificata e parallelamente, sarà anche ampliata». La nuova Jaguar I-Pace punta ad essere tra le protagoniste di un mercato che ha visto 1,9 milioni di veicoli

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completamente elettrici (BEV) immatricolati nel solo 2017 a livello globale, raggiungendo le tre milioni di unità, con l’Italia solito fanalino di coda, con una quota di mercato dei veicoli elettrici (VE) che è solo lo 0,25%, rappresentando circa un quinto di quella degli altri grandi Paesi europei. A livello nazionale, le regioni più virtuose in termini di mobilità elettrica sono Lombardia, Lazio e, appunto, il Trentino Alto Adige, che da sole registrano oltre la metà (52%) dei veicoli BEV. «L’obiettivo del nostro lavoro di ricerca in Eurac Research è quello di migliorare la vita nelle società del futuro. In quest’ottica, alcuni dei nostri progetti si sono concentrati e si concentrano sullo studio di una mobilità sostenibile in Alto Adige e nei territori alpini. Spesso soluzioni e studi sviluppati, come in questo caso, anche insieme al mondo dell’impresa possono poi essere applicati in altri territori in Europa o a livello globale» spiega Stephan Ortner, direttore di Eurac Research. L’Alto Adige rappresenta un caso virtuoso e una best practice per quanto riguarda la e-mobility, grazie a politiche di incentivi ai cittadini, pensate per farli diventare sempre di più utenti e di conseguenza ambasciatori della mobilità elettrica.

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I-PACE DYNAMIC TOUR E SUMMER TOUR 2018

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I modelli elettrici e ibridi di Jaguar Land Rover sono stati i veri protagonisti di un’estate all’insegna della mobilità sostenibile. foto: Media Jaguar Land Rover

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aguar Land Rover conferma il proprio impegno nello sviluppo di tecnologie innovative, portando la rivoluzione dell’e-mobility nelle principali località turistiche italiane: da nord a sud Italia, i modelli elettrici e ibridi della gamma sono stati infatti i veri protagonisti di un appassionante tour estivo all’insegna della mobilità sostenibile. Il Summer Tour 2018 e il Jaguar I-PACE Dynamic Tour si inseriscono perfettamente all’interno dell’attuale strategia di Jaguar Land Rover che, attenta alle prospettive di una mobilità sempre più green e responsabile, punta ad offrire ai propri clienti versioni elettrificate per ogni vettura, a partire dal 2020. Con Jaguar I-PACE Dynamic Tour, il marchio automobilistico britannico ha portato sulle strade italiane la nuova full-electric, segno tangibile e concreto di una rivoluzione già in atto. In uno scenario in costante sviluppo, che vede la quota di mercato dei VE in Italia ammontare ad oggi allo 0,25%, il SUV elettrico Jaguar è stato esposto in alcune tra le più suggestive località italiane: da Marina di Pietrasanta a Taormina, passando per Porto Rotondo e Milano. Il modello rivoluzionario è stato inoltre disponibile per test-drive su strada, lungo percorsi costellati da attrazioni culturali, da ammirare nel piacevole “silenzio” della guida elettrica.

In risposta alle principali barriere all’acquisto e nell’ottica della strategia integrata di Jaguar Land Rover, volta ad offrire una ‘Electric Customer Experience’ a 360°, le tappe in Sardegna del Summer Tour 2018 si sono trasformate in vere e proprie ‘destination charging’: le splendide location dell’Hotel Le Ginestre di Porto Cervo, dello Yacht Club e della Marina di Porto Rotondo hanno offerto infatti colonnine di ricarica brandizzate per tutti i possessori di Jaguar I-PACE, primo SUV del brand 100% elettrico, e di Range Rover Sport PHEV, il SUV ibrido performante di Land Rover. È il primo anno che Jaguar Land Rover raggiunge Porto Rotondo, dove la rivoluzione dell’e-mobility, ha vissuto anche nella suggestiva cornice dello Yacht Club e della Marina, attraverso i due car display di Range Rover Sport PHEV e di I-PACE, oltre alle stazioni di ricarica brandizzate e uno spazio per il relax nella Clubhouse dedicata. A Cortina d’Ampezzo si è concluso il Summer Tour 2018, con l’opportunità di test drive dell’intera gamma Jaguar Land Rover e attività pensate per clienti e prospect. www.jaguar.it/experience-jaguar/ the-art-of-performance

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Daniele bossari pacesetter per l’italia Jaguar annuncia The Pace, progetto internazionale ispirato alla famiglia PACE, attraverso cui il brand detta la velocità dell’innovazione e definisce il ritmo del cambiamento, avvalendosi della collaborazione con artisti nazionali e internazionali del mondo dello spettacolo e della musica. foto: Media Jaguar Land Rover

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aguar annuncia la campagna The Pace, progetto dal respiro internazionale che vede il brand in prima linea nel dettare il ritmo del cambiamento. Ispirato dalle vetture della famiglia PACE, quali F-PACE, E-PACE e l’elettrica I-PACE, la campagna vuole dare voce alla velocità dell’innovazione, raccontando l’evoluzione della realtà che stiamo vivendo. Guidata da questo spirito di rivoluzione, Jaguar ha dato vita a collaborazioni con artisti di fama nazionale e internazionale per sviluppare una prima stagione di

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eventi volti a celebrare coloro che hanno contribuito a innovare fortemente non solo la scena musicale e il mondo dello spettacolo, ma anche il nostro sguardo verso la realtà. Un Pacesetter definisce nuove regole, ha il coraggio di fare scelte diverse, percorrere nuove strade e lasciare il segno. Per l’Italia è stato scelto come Pacesetter d’eccezione Daniele Bossari che con il suo carisma ha saputo rompere gli schemi e dettare nuove regole in una realtà in costante trasformazione. La carriera di Bossari si è infatti evoluta a tempo di musica, a partire dagli esordi in radio e proseguendo con i numerosi


programmi televisivi condotti dagli Anni 90 ad oggi; fra questi ci sono alcuni fra i più interessanti progetti del piccolo schermo, come i primi talent show italiani, che hanno visto Bossari pioniere nel proporre un nuovo format di intrattenimento. Nel ruolo di Pacesetter che saprà interpretare al meglio, Daniele Bossari si fa portavoce di una fresca scia di cambiamento, un ritmo incalzante che si adatta alla costante trasformazione dei nostri tempi; allo stesso modo Jaguar apre la strada all’innovazione, ne determina tempi e velocità, portando su strada il concept “The Art of Performance”.

«Sono molto felice di partecipare al progetto The Pace. Quello che più mi ha affascinato della campagna, oltre all’incredibile fascino del brand e delle sue auto, è il concept che viene portato alla luce. The Pace per Jaguar significa dettare la velocità dell’innovazione, stare al passo con i tempi che stiamo vivendo, seguire i ritmi con cui l’evoluzione della tecnologia sta accelerando le nostre vite. Jaguar detta il ritmo del cambiamento e io spero di essere un buon Pacesetter, diventando portavoce delle trasformazioni del nostro tempo». Daniele Bossari

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Con Jaguar I-Pace Jaguar Land Rover è stata Sponsor e Official Transportation Car di Taobuk 2018, Taormina International Book Festival.

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aguar Land Rover, da sempre vicino al mondo della cultura, è stata con Jaguar I-Pace main partner dell’ottava edizione di Taobuk, il Festival Internazionale del Libro, che si è svolto a Taormina il giugno scorso. Scrittori ed artisti di fama nazionale e internazionale si sono ritrovati nella splendida cornice della “Perla dello Jonio” per dibattere sul tema “Rivoluzioni”, filo conduttore dell’edizione 2018. Obiettivo della kermesse è stato portare l’attenzione del pubblico sull’odierna naturale tendenza all’innovazione e al rinnovamento in tutte le sue forme di espressione. In occasione della cerimonia di consegna dei Taobuk Awards, tenutasi sabato 23 giugno nella splendida cornice del Teatro Antico, Daniele Maver, Presidente di Jaguar Land Rover Italia, ha avuto l’onore di partecipare alla consegna dei premi alle personalità di altissimo profilo che sono intervenute all’evento. Uno speciale riconoscimento che conferma e riflette l’identità del brand e la naturale inclinazione verso il mondo della cultura e delle arti, rendendosi interprete di quelle rivoluzioni che scaturiscono dal desiderio di spingersi sempre oltre, guardando al futuro, evolvendosi nel rispetto delle tradizioni. Jaguar I-PACE è stata protagonista in qualità di Official Transportation Car dell’evento, dando voce al messaggio dell’elettrico come rivoluzione nel campo della mobilità, senza rinunciare alle performance caratteristiche di una Jaguar.

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Le strade del centro storico di Taormina, trasformate per l’occasione in un salotto a cielo aperto della letteratura e delle arti, hanno fatto da cornice ad un percorso concettuale firmato Jaguar, caratterizzato da cinque installazioni luminose che accompagneranno i visitatori alla scoperta della nuova I-PACE. Dall’autonomia alla potenza, fino ad arrivare alle nuove coordinate spazio-temporali percorribili a bordo di I-PACE, il percorso ha raccontato ai visitatori le tappe e i numeri della personale rivoluzione di Jaguar nel mondo dell’elettrico, attraverso particolari totem disposti lungo Corso Umberto. Alla fine di questo viaggio concettuale, in un’area espositiva dedicata, i visitatori hanno potuto scoprire la nuova Jaguar I-PACE, circondata da sofisticati giochi di luce e riflessi, in grado di esaltare l’essenza del modello e rappresentare l’auto come un generatore di energia, capace di elettrizzare tutta la città. Inoltre, per sottolineare il legame del brand con il festival della letteratura, una serie di totem Jaguar Book Sharing sono stati installati nel centro storico per mettere a disposizione dei visitatori una biblioteca a cielo aperto. Con I-PACE, Jaguar è divetata protagonista di un viaggio verso le frontiere della nuova mobilità che, con l’avvento delle auto elettriche, è diventata segno tangibile di una rivoluzione già in atto.


la foto Jaguar I-PACE 19MY mentre precorre i 369 km del tunnel della Manica con una sola ricarica per raggiungere Bruxelles da Londra.

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DUA LIPA E JAGUAR INSIEME

foto: Media Jaguar Land Rover

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Dua Lipa, cantautrice britannica di fama mondiale, si unisce a Jaguar per un inedito progetto internazionale, che unisce il mondo della musica a quello della tecnologia.

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ua Lipa, cantautrice britannica di origini kosovare, e Jaguar hanno unito le forze per fare musica in un modo completamente nuovo, dettando il ritmo dell’innovazione. Attraverso uno specifico software, Dua Lipa è riuscita a creare una versione esclusiva del suo ultimo brano, “Want To”, consentendo anche ai fan di tutto il mondo di realizzare un remix personalizzato, utilizzando i dati provenienti dal proprio stile di guida, dalla musica che ascoltano o dal ritmo generato attraverso i tocchi sul proprio smartphone. In questo modo, sarà possibile realizzare oltre un milione di diversi remix, con tempi e versioni basate su una vasta scala di generi musicali, che vanno dall’hip-hop alla dance, dall’orchestral alla pop music, fino alle versioni drum and bass. La traccia è già diventata il brano più remixato della storia, dopo essere stata lanciata in occasione di un concerto esclusivo allo Sugar City di Amsterdam, dove fan e star provenienti da tutta Europa, tra cui la super top model Doutzen Kroes e l’attrice Alix Benezech, hanno guidato la full-electric Jaguar I-PACE per creare la propria versione.

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Dopo il lancio in occasione di un concerto esclusivo ad Amsterdam, “Want To” è già il brano più remixato della storia ed è stato riarrangiato con i dati di guida di Dua Lipa a bordo della Jaguar I-PACE.

Per realizzare il suo remix di “Want To”, anche Dua Lipa ha guidato la full-electric Jaguar I-PACE e il suo stile di guida è stato memorizzato dai sensori intelligenti dell’auto. I dati relativi alla quantità di energia consumata e alla modalità di accelerazione e frenata, sono stati utilizzati per modificare il brano sia nell’arrangiamento che nel mood generale. La versione Dua Lipa x Jaguar di “Want To” sarà presente nell’album “Dua Lipa The Complete Collection”, uscita venerdì 7 settembre.

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«Sono veramente entusiasta di collaborare con Jaguar e di esplorare nuovi confini musicali e tecnologici per tutti i miei fan. È strabiliante sapere che chiunque potrà creare la propria versione del mio singolo “Want To” basandosi sullo stile con cui guida una Jaguar o in base alla musica che ascolta. É incredibile pensare che l’energia della mia musica possa essere influenzata dal modo in cui guido la full-electric Jaguar I-PACE, dando così vita ad un sound totalmente nuovo». Dua Lipa


Utilizzando il software Jaguar disponibile al link http://remix.jointhepace.com, non solo i guidatori potranno remixare la traccia, ma anche i fan di tutto il mondo saranno in grado di realizzare la propria versione personalizzata del brano di Dua Lipa. Questa innovativa applicazione web consente infatti agli utenti di remixare il brano utilizzando la propria cronologia streaming di Spotify, prendendo i dati dalla musica ascoltata e riarrangiando gli elementi base della traccia per creare una versione personalizzata.

Dal tempo medio delle playlist, allo stile e all’energia dei brani più ascoltati, i dati sono elaborati per generare il remix più adatto all’utente. Anche chi non ha un account Spotify potrà remixare la traccia: l’applicazione web permetterà infatti di impostare il ritmo preferito semplicemente toccando a tempo lo schermo del proprio cellulare. Tutti gli utenti potranno poi condividere i propri remix attraverso i canali social.

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i-pace connection Le tecnologie Jaguar su I-Pace per creare una connessione sempre maggiore fra guidatore e auto.

foto: Media Jaguar Land Rover

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a collaborazione tra la musica di Dua Lipa e la tecnologia di Jaguar è un chiaro esempio di come la Casa automobilistica inglese stia dando vita ad una connessione sempre maggiore tra il guidatore e la sua auto. Le tecnologie a bordo, come ad esempio il sistema InControl e gli Smart Settings, monitorano lo stile di guida e le preferenze del conducente, calibrando le varie impostazioni per migliorare l’esperienza di guida.

Acquisizione dei dati: come funziona la tecnologia Ogni Jaguar E-PACE, F-PACE e I-PACE è dotata di migliaia di sensori intelligenti, progettati per migliorare l’esperienza di guida e in grado di raccogliere tutta una serie di dati, tra cui lo stile di guida del conducente e i settaggi prescelti. Attraverso il sistema d’infotainment InControl, da

«Sulle vetture della famiglia Jaguar PACE sono presenti migliaia di sensori intelligenti, che rispondono agli input del conducente, al suo stile di guida e a tutto ciò che lo circonda, in modo da personalizzare e migliorare l’esperienza a bordo. L’acquisizione dei dati provenienti dall’interno e dall’esterno dell’auto durante ogni tragitto consente all’auto la massima adattabilità ad ogni guidatore. In futuro, potremo avere questo tipo di tecnologia musicale su ogni Jaguar. In questo modo l’intrattenimento dell’auto si muoverà, si trasformerà e si adatterà al conducente, creando un’esperienza di guida ancora più connessa. Tutto ciò significa poter lavorare con altri artisti in futuro, per realizzare delle tracce audio che corrisponderanno al proprio stile di guida. Utilizziamo già i dati del sistema InControl per migliorare i nostri veicoli. Con l’avvento degli aggiornamenti software on-line, saremo in grado di perfezionare le auto dei nostri clienti e persino di risolvere alcune problematiche da remoto, senza che la vettura debba necessariamente passare in assistenza». Matt Peirce, Connected Car engineer.

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ogni tragitto vengono raccolte sei differenti sessioni di dati, che comprendono le informazioni riguardanti la frenata, l’accelerazione, l’energia prodotta dalla frenata rigenerativa, il consumo di energia elettrica, la velocità media di percorrenza e la direzione. Tramite l’hotspot wifi 4G, queste informazioni vengono inviate dalla vettura ad un cloud. La traccia “Dua Lipa x Jaguar” utilizza questi dati e, grazie ad un innovativo software, consente di creare un remix personalizzato. Utilizzando l’applicazione web, gli utenti Spotify possono inoltre remixare la traccia usando lo storico

della propria cronologia streaming, ovvero gli stili musicali più ascoltati, il tempo medio dei relativi brani, etc. Con queste informazioni, il brano di Dua Lipa viene remixato e riarrangiato in modo personalizzato per ogni utente. Anche coloro che non possiedono un account Spotify possono creare un remix personalizzato semplicemente toccando lo schermo del proprio cellulare per impostare il ritmo preferito. In questo modo, l’applicazione genererà una versione del brano che corrisponderà al ritmo selezionato e al tempo dei tocchi effettuati.

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una ricarica per il tunnel della manica La Jaguar I-PACE dimostra la sua reale fruibilità viaggiando da Londra a Bruxelles con una singola ricarica diventando così il primo SUV elettrico premium ad alte prestazioni al mondo a percorrere i 369 km del Tunnel della Manica (Eurotunnel). foto: Media Jaguar Land Rover

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a Jaguar I-PACE ha dato prova della sua grande fruibilità percorrendo i 369 chilometri che da Londra portano a Bruxelles con una singola ricarica. Il SUV elettrico ad alte prestazioni ha iniziato il viaggio dalla South Bank di Londra con la sua batteria da 90 kWh completamente carica, prima di dirigersi al terminal del Tunnel della Manica di Folkestone. A differenza degli 80 milioni di veicoli che hanno effettuato la traversata su un treno da quando il Tunnel è stato aperto, la I-PACE ha percorso i 50 chilometri della più lunga galleria sottomarina al mondo utilizzando la propria energia. Dopo essere riemerso dal tunnel, che corre lungo due gallerie ferroviarie, e affiorare nel caldo sole di Calais, Stephan Boulter, l’ingegnere Jaguar al volante della I-PACE, si è diretto verso est fino ad arrivare nella storica Mons Des Arts nel centro di Bruxelles, con ancora 8% di carica.

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«Per quanto riguarda la fruibilità quotidiana, sappiamo che i clienti non amano scendere a compromessi e per questo abbiamo progettato il nostro SUV elettrico in modo da offrire una straordinaria autonomia per la vita di tutti i giorni. Percorrendo i 369 chilometri che portano da Londra a Bruxelles con una singola ricarica e arrivando a destinazione con una buona autonomia, abbiamo dimostrato come si possano coprire lunghe distanze in assoluto comfort». Stephen Boulter Jaguar I-PACE Vehicle Integration Manager

Per raggiungere la Capitale belga la I-PACE ha percorso le autostrade sfidando il traffico e la calura estiva. Per garantire ad ogni guidatore di massimizzare ogni ricarica, la I-PACE è equipaggiata con alcune tecnologie che ottimizzano l’efficienza energetica.


Prima dell’inizio di ogni viaggio, il sistema di precondizionamento può automaticamente riscaldare o raffreddare la batteria per raggiungere l’ideale temperatura operativa e, contestualmente, impostare la temperatura desiderata all’interno dell’abitacolo. L’utilizzo della potenza di rete piuttosto che quella della batteria massimizza l’efficienza e soprattutto l’autonomia. Il sistema di navigazione tiene conto della topografia del percorso e dello stile di guida per calcolare l’autonomia necessaria per ogni tragitto. Inoltre, è in grado di tracciare il percorso più efficiente dal punto di vista energetico. Se la destinazione programmata non fosse raggiungibile, il sistema avviserà il conducente e lo aiuterà a trovare delle stazioni di ricarica entro la quantità di autonomia calcolata. La batteria agli ioni di litio ultrarapida I-PACE da 90kWh offre prestazioni sportive di 0-60 mph in

4,5 secondi, oltre alla praticità di una gamma di 292 miglia (ciclo WLTP) e tempo di ricarica dello 0-80% di 40 minuti (100kW DC). La ricarica domestica con una scatola a muro CA (7 kW) garantisce lo stesso stato di carica in poco più di dieci ore, ideale per la ricarica notturna. La strumentazione è in grado di mostrare al conducente la quantità di energia utilizzata da determinati sistemi e la quantità di autonomia che si potrebbe ottenere disattivandoli. Per mostrare la reale fruibilità quotidiana della I-PACE, Jaguar ha lanciato un’applicazione intelligente per entrare in sintonia con il proprio SUV elettrico prima di mettersi al volante. L’app Go I-PACE offre una panoramica sull’uso del veicolo e mostra quanti viaggi potrebbero aver bisogno di una sosta per ricaricare la batteria. L’applicazione è gratuita ed è disponibile per iPhone.

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TEST PER VEICOLI INTELLIGENTI Jaguar Land Rover sta sperimentando una flotta di veicoli connessi che possono “parlare” fra loro. I test fanno parte del Progetto UK CITE da 7,1 milioni di sterline mirato alla realizzazione della prima infrastruttura stradale totalmente connessa, predisposta per i veicoli a guida autonoma. foto: Media Jaguar Land Rover

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aguar Land Rover sperimenta, sulle strade britanniche, i propri veicoli intelligenti e connessi per aprire la strada ai veicoli a guida autonoma. I test su strada pubblica fanno parte di un progetto da 7,1 milioni di sterline mirato alla realizzazione della prima infrastruttura connessa del Regno Unito, predisposta per i veicoli a guida autonoma. Più di 64 km di strada disporranno di un’innovativa combinazione di tecnologie wireless (Dedicated Short Range Communication, reti 3/4G e a fibra ottica), che assicurano una connessione costante tra veicoli e tra questi e le infrastrutture.

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La connessione veicolo-veicolo e veicolo-ambiente (nota come V2X) è un passaggio vitale per l’impiego sicuro e su larga scala dei veicoli autonomi. Le più recenti tecnologie connesse integrano gli altri sensori dei veicoli consentendo di “vedere” più lontano, e “parlare” ad altri veicoli, ad infrastrutture, pedoni e reti. Ad esempio, un avviso che segnali che il veicolo che precede - non visibile perché nascosto da una curva - sta frenando bruscamente, può evitare un incidente. Il sistema in grado di operare sia con la guida manuale sia con quella autonoma, migliorerà notevolmente la sicurezza stradale a tutti i livelli di autonomia.


«Per poter sfruttare tutti i vantaggi dei veicoli autonomi dobbiamo approfondire l’infrastruttura necessaria a supportarne l’operatività. La connettività non solo avvicina la realizzazione dei veicoli autonomi, ma crea la piattaforma che nei prossimi anni offrirà ai nostri clienti un maggior numero di caratteristiche di sicurezza derivate da questa tecnologia. Stiamo lavorando a fianco di eccezionali esperti di tutto il mondo automobilistico ed accademico, e non vediamo l’ora di portare il progetto alla prossima fase di test». Colin Lee, Connectivity Manager di Jaguar Land Rover, dichiara

Jaguar Land Rover proverà una gamma di dispositivi connessi come l’allerta elettronico di frenata d’emergenza (EEBL), l’allerta avvicinamento di veicolo di emergenza (EVW), le informazioni a bordo su segnaletica (IVS) per cantieri stradali (RWW) e condizioni del traffico (TCW). UK CITE è solo uno dei progetti di tecnologia autonoma e connessa ai quali Jaguar Land Rover partecipa. Questo progetto è parte della visione aziendale: rendere l’automobile autonoma attiva nel maggior numero di situazioni possibili, su asfalto o in off-road, e in ogni condizione atmosferica.

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World Driving Day con Jaguar e Aseel Al Hamad La saudita Aseel Al Hamad ha festeggiato ieri, 24 giugno, la revoca del divieto di guida per le donne, con un giro d’onore nel suo Paese.

foto: Media Jaguar Land Rover

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seel Al Hamad, pilota da competizione, ha festeggiato la fine del divieto di guida per le donne, con un giro d’onore su una Jaguar

F-TYPE. Aseel, prima donna membro del Consiglio della Federazione Automobilistica dell’Arabia Saudita, non aveva mai guidato su una pista del proprio Paese. Con il World Driving Day Jaguar ha invitato a ricordare questa storica giornata ed il suo significato per le donne, per l’Arabia Saudita e per il generale progresso del mondo. Nell’ambito dell’attuale collaborazione con 40 Università ed Istituzioni Accademiche a livello globale, in merito alle future soluzioni per la mobilità, Jaguar stringerà una partnership con l’Università dell’Arabia Saudita che entrerà a far parte di questo network mondiale. La collaborazione, che verrà annunciata nel corso dell’anno, consentirà alle più brillanti giovani menti dell’Arabia Saudita di forgiare le future innovazioni della Società, nel suo percorso verso un futuro Autonomo, Connesso, Elettrificato e Condiviso (ACES – Autonomous, Connected, Electrifies and Shared future).

«Amo da sempre le auto, e per me è stato un giorno molto emozionante. È il migliore momento di guida della mia vita. Quale modo migliore per celebrare per la prima volta il World Driving Day se non facendo ruggire una stupefacente Jaguar F-TYPE con un giro d’onore su pista nel mio Paese? Spero che molti automobilisti in tutto il mondo abbiano condiviso con noi un loro momento di guida memorabile usando #worlddrivingday». Aseel Al Hamad

«È facile dare per scontato il piacere di guidare e il diritto di stare al volante di un’automobile. Il World Driving Day è un impegno sottoscritto da Jaguar per la celebrazione annuale di questo momento così importante per uomini e donne. Quest’anno sarà emozionante collaborare con i brillanti studenti dell’Arabia Saudita per progettare il futuro della mobilità mondiale». Fiona Pargeter, Customer Experience Director e portavoce di Jaguar Land Rover

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Aseel Al Hamad Aseel Al Hamad è una vera pioniera, con una grande passione per lo sport motoristico; è inoltre la prima donna entrata a far parte del Consiglio della Federazione Automobilistica Saudita. Aseel è anche rappresentante dell’Arabia Saudita nella Commissione Women in Motorsport della FIA. Aseel ha guidato in tutto il mondo. Ama le vetture veloci ed il brivido della pista. Si è laureata in progettazione d’interni presso la Prince Sultan University e ha seguito corsi di perfezionamento presso l’University of the Arts di Londra.

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JAGUAR RIPORTA A SCUOLA JOSÉ MOURINHO José Mourinho fa una sorpresa ad un gruppo di bambini prima di partire per la Coppa del Mondo e ritorna a scuola per ispirare i giovani di Londra a bordo di una Jaguar XF Sportbrake carica di kit da calcio. foto: Media Jaguar Land Rover

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rima di partire per la Coppa del Mondo, José Mourinho ha fatto una sorpresa ad un gruppo di scolari impartendo loro una lezione speciale. Mourinho ha insegnato educazione fisica nelle scuole medie per cinque anni prima di intraprendere la sua straordinaria carriera di allenatore. José è arrivato alla scuola elementare Bishop Gilpin Church of England su una Jaguar XF Sportbrake colma di kit da calcio, un suo dono personale per i bambini, ai quali ha dedicato anche una speciale lezione. Particolarmente emozionati dalla presenza di Mourinho, i bambini lo hanno sottoposto ad una serie di domande sui suoi ricordi di scuola, sulla festa del papà e sui giocatori più ribelli con i quali lavora. Uno studente particolarmente intraprendente ha perfino avanzato la richiesta di una donazione a favore della maratona della scuola. «In fondo sono ancora un insegnante. Il ritorno a scuola, da professore o da studente, è sempre legato a ricordi speciali. È lì che si sviluppa la propria identità, la personalità ed i principi che ci accompagneranno. Quello della scuola è il periodo più bello della vita». Inoltre, in previsione del Father’s Day, Mourinho ha aggiunto: «Ho moltissimi ricordi di mio padre - che si chiamava José come me - ed essere un papà è la più bella delle professioni. Anche se il mio lavoro non mi consente di vedere i miei figli ogni giorno, per la festa del papà cercheremo di stare insieme per un pranzo o una cena speciale» Mourinho ha partecipato nel 2017 al lancio della Jaguar XF Sportbrake, collaborando con Andy Murray nel Tour da lui effettuato con a bordo la copia della Coppa di Wimbledon.

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La Jaguar XF Sportbrake è una pluripremiata berlina, irresistibile combinazione di design, dinamica di guida e tecnologia avanzata. Le innovazioni di questa dinamica station wagon comprendono l’azionamento gestuale del portellone, della tendina parasole, dell’ampio tetto panoramico, il Driver Condition Monitoring - che rileva segni eventuali di stanchezza dopo una lunga giornata di guida - ed una Activity Key, la chiave intelligente che si indossa come un bracciale, anche durante l’attività sportiva.


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record! foto: Media Jaguar Land Rover

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a Jaguar XE SV Project 8 ha confermato il suo status di berlina quattro porte più veloce del mondo, stabilendo un nuovo record su pista. Guidata dal pilota Randy Pobst, la supercar da 600 CV e oltre 320 km/h di velocità massima, ha percorso le 2,238 miglia (3,6 km) del tracciato di WeatherTech Raceway Laguna Seca in 1 minuto e 37,54 secondi, quasi un secondo in meno rispetto al precedente record.

La XE SV Project 8 è una berlina con autentiche prestazioni da supercar ed è la Jaguar più estrema mai prodotta fino ad oggi. Gli ingegneri della divisione Special Vehicle Operations di Jaguar Land Rover hanno affinato le sue incredibili performance su alcuni dei circuiti più entusiasmanti del mondo, come il rinomato Nürburgring Nordschleife. Alla fine dello scorso anno, la XE SV Project 8 ha percorso le 12,9 miglia (20,76 km) del tracciato tedesco con il tempo record di 7 minuti e 21,23 secondi.

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La Project 8 è la massima espressione delle berline sportive Jaguar. Partendo dalla monoscocca in alluminio della XE standard, ognuno dei 300 esemplari della Project 8 viene costruito a mano nel Technical Centre della divisione Special Vehicle Operations di Coventry. I primi interventi eseguiti sulla vettura riguardano il posizionamento di un nuovo differenziale posteriore e le modifiche strutturali per l’alloggiamento del propulsore 5,0 litri V8 sovralimentato. A differenza della maggior parte delle berline ad alte prestazioni, la XE SV Project 8 non solo dispone della trazione integrale ma anche di tutta una serie di specifiche tecnologie provenienti dal mondo delle competizioni, come i cuscinetti ceramici in stile Formula 1, l’altezza da terra e la campanatura regolabili. I parafanghi anteriori e posteriori sono stati modificati per poter accogliere le ruote maggiorate, rese necessarie dalla presenza dei grandi dischi dei freni. La potenza del V8 viene trasmessa ai quattro pneumatici Michelin Pilot Sport Cup 2 attraverso una trasmissione automatica Quickshift ZF a 8 rapporti. Questo cambio contribuisce a spingere l’auto da 0 a 100 km/h in 3,7 secondi e a raggiungere una velocità massima, limitata elettronicamente, di oltre 320 km/h. Per raggiungere queste prestazioni, sulla vettura sono stati apportati miglioramenti sia all’aerodinamica e sia al sistema di sospensioni. In particolare, è stata introdotta la modalità “Track”, che massimizza il carico aerodinamico, migliorando ulteriormente anche lo smorzamento e la risposta sia dell’acceleratore che dello sterzo. La Project 8 è disponibile in due varianti. La versione quattro posti standard è equipaggiata con sedili sportivi Performance dall’intelaiatura in magnesio, oltre ad uno schienale posteriore più sagomato. L’opzionale versione due posti Track Pack prevede sedili in fibra di carbonio con sistema di ritenuta a quattro punti, fissato al telaio di protezione (Harness Retention Hoop) al posto dei sedili posteriori.

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I cinque migliori tempi sul giro di berline di produzione a WeatherTech Raceway Laguna Seca: 1. 2019 Jaguar XE SV Project 8 - 1:37.54 2. 2016 Cadillac CTS-V - 1:38.52 3. 2017 Alfa Romeo Quadrifoglio - 1:39.65 4. 2018 BMW M5 - 1:39.81 5. 2015 Mercedes-AMG C63 S - 1:40.50 fonte: Motor Trend magazine


«Questo giro da record effettuato a Laguna Seca è un’altra dimostrazione del potenziale prestazionale della Jaguar XE SV Project 8. Progettata, ingegnerizzata e assemblata a mano dalla divisione Special Vehicle Operations, questa potente berlina è l’auto ideale per i guidatori più esigenti e appassionati». Michael van der Sande Jaguar Land Rover Special Operations Managing Director.

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Arden AJ 24 RS: predatore felino

testo: Paolo Pysa - foto: Arden

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La tedesca Arden Automobilbau ci ha giĂ dimostrato di essere una classe a sĂŠ stante quando si tratta di elaborare la Jaguar XE e lo vuol ribadire con la AJ 24 RS.

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rden è felice di presentare un’altra spettacolare preparazione battezzata AJ 24 RS, una vettura che non nasconde la sua verve corsaiola grazie alla potenza di 463 Cavalli

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del motore, all’eccezionale formula aerodinamica, ai cerchi forgiati da 20 pollici e all’assetto regolabile; lo specialista Jaguar di Krefeld, ribadiamo, risveglia i geni da corsa di quest’auto, una vera predatrice felina.


“Sensazioni di guida incredibili”: con questo motto Arden elabora con precisione certosina i singoli componenti del pacchetto aerodinamico. Il risultato è uno styling impressionante con

aerodinamica ottimizzata che lavora sulla sagoma del veicolo dandogli ulteriore spinta verso il basso per aumentarne la stabilità alle alte velocità, caratteristica molto positiva anche in curva: spoiler anteriore, nuovo cofano motore, spoiler posteriore e minigonne laterali, sono stati riprogettati a tale scopo e integrati con stile nella Jaguar. Inoltre, Arden, allarga i lati della XE con nuovi passaruota anteriori e posteriori, lasciando spazio a pneumatici larghi e alla possibilità di lavorare facilmente sull’assetto. Alte prestazioni, così le esigenze della berlina di medie dimensioni inglese aumentano quindi Arden le regala cerchi forgiati ultraleggeri della serie Sportline GT nella misura di 20”. Il design dei cerchioni non solo conferisce un sorprendente sporty look, ma garantisce anche una distribuzione equilibrata dei pesi con conseguente aumento della capacità di carico. Il congruo up-grade della potenza è garantito dal cuore della AJ 24 RS, al quale il preparatore di Krefeld dona un sistema di scarico sportivo, una nuova centralina elettronica di gestione del motore e una revisione del compressore che ora alza il tiro. Il risultato di queste addizioni portano al motore XE S 3.0 V6 un aumento di potenza di circa 84 Cavalli e 133 Nm di coppia in più. Per impreziosire gli interni standard e dargli un tocco racing, Arden offre accessori in elegante alluminio, come la pedaliera e i poggiapiedi che mostrano un set di tappetini griffati, per arrivare poi alla completa imbottitura dei sedili da corsa in pelle; oltretutto, da bravo tuner, Arden è a disposizione pronto ad esaudire le richieste dei clienti più esigenti.

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NUOVA STAGIONE, NUOVA VETTURA

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È stata presentata la Jaguar I-TYPE 3, la nuova generazione di monoposto elettrica per la Formula E. foto: Media Jaguar Land Rover

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anasonic Jaguar Racing ha presentato al Design Museum di Londra, la nuova I-TYPE 3, la seconda generazione della vettura che parteciperà al Campionato Mondiale ABB FIA Formula E. Il suo audace design si spinge oltre i confini dell’innovazione e della tecnologia, mostrando a tutti quale sarà il futuro delle competizioni con le auto elettriche. Il team britannico ha confermato che, per la quinta stagione del Campionato ABB FIA Formula E, i piloti a schierarsi sulla griglia di partenza saranno nuovamente il brasiliano Nelson Piquet Jr e il neozelandese Mitch Evans. La scorsa stagione, Piquet Jr ed Evans hanno notevolmente contribuito all’ottimo piazzamento del team, quadruplicando i punti conquistati rispetto alla terza stagione. Quest’anno il livello competitivo è destinato ad essere ancora più elevato, visto anche l’arrivo sulla griglia di partenza di un undicesimo team. Per la nuova stagione, che partirà il 15 dicembre dal circuito di Ad Diriyah in Arabia Saudita, Jaguar punterà a competere con i team di testa e a conquistare podi importanti con maggiore continuità.

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Panasonic Jaguar Racing ha sviluppato il suo sistema propulsivo interamente in-house, rafforzando la mission del team “Race to Innovate”. Le componenti del sistema Jaguar comprendono l’unità del motore elettrico (MGU), l’inverter in carburo di silicio, la trasmissione, il sistema di raffreddamento, le sospensioni, l’unità di controllo motore (MCU) e il nuovo software di gestione del propulsore. L’unità MGU ha un regime di oltre 30.000 giri al minuto (più del doppio di un’auto di Formula 1) consentendo alla I-TYPE 3 di accelerare da 0 a 100 km/h in 2,8 secondi. Con una maggiore efficienza e un peso vettura rimasto quasi invariato, il nuovo motopropulsore è più performante del 25% ed è in grado di erogare fino a 250 kW (335 CV). Rispetto al modello precedente, la Jaguar I-TYPE 3 ha oltre 800 nuovi componenti, che diventano circa 1.000 se consideriamo il lavoro svolto nelle due ultime stagioni, a testimonianza dell’incessante programma di sviluppo che sta portando la squadra ad essere sempre più competitiva.

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La migliorata tecnologia delle batterie consentirà a Jaguar, e a tutti i team del Campionato, di evitare il cambio auto obbligatorio a metà gara. In questa stagione sarà introdotta una nuova modalità Attack Mode, che permetterà ai piloti di gareggiare per un determinato periodo ad un livello di potenza di 225 kW e potrà essere inserita passando attraverso un’apposita area, opportunamente evidenziata. Quando i piloti utilizzeranno l’Attack Mode, i LED dei loro Halo (un nuovo dispositivo di sicurezza imposto dalla FIA) si illumineranno di un diverso colore, in modo da far capire ai fan e agli spettatori quali piloti stanno utilizzando il livello di potenza più elevato. La quinta stagione segnerà un nuovo capitolo nella storia dell’elettrificazione di Jaguar Racing, in cui ci sarà anche il debutto del nuovo trofeo Jaguar I-PACE eTROPHY. La prima competizione al mondo riservata alle auto elettriche di produzione, supporterà il Campionato ABB FIA Formula E e vedrà 20 I-PACE eTROPHY in assetto da gara sulla griglia di partenza.


«Da quando siamo in Formula E, Panasonic Jaguar Racing ha fatto dei grandi progressi. Ci aspettiamo che l’introduzione delle nuove auto ‘Generation 2’ e le modifiche al regolamento sportivo, ci possano far vivere una fantastica stagione. Riteniamo di essere il primo team a sviluppare il proprio sistema propulsivo interamente in-house, consentendoci la massima gestione in termini di progettazione e sviluppo, con la speranza di essere altamente competitivi. La tecnologia sta avanzando ad un ritmo incredibilmente veloce e la nuova Generation 2 rappresenterà un importante banco di prova per lo sviluppo dei nostri futuri veicoli elettrici a batteria. È fantastico poter avere anche quest’anno sulle nostre vetture sia Nelson che Mitch, in questo modo possiamo infatti dare continuità alle nostre strategie di guida. Le loro conoscenze, la loro esperienza e la loro velocità saranno un contributo fondamentale per il nostro obiettivo di squadra, che è quello di andare a punti ad ogni gara e combattere sempre per il podio».

«Sono in Formula E sin dal primo giorno, come pilota ho fatto tanti progressi e tanti ne ha fatti la tecnologia. È incredibile vedere quanto velocemente siano cambiate le cose. La I-TYPE 3 è un animale da strada, con le sue sfide e le sue complessità. Il nuovo chassis è più largo e più veloce rispetto a prima, sarà interessante vedere come si comporterà negli stretti circuiti cittadini».

James Barclay, Team Director di Panasonic Jaguar Racing

Mitch Evans Pilota Panasonic Jaguar Racing #20

Nelson Piquet Jr Pilota Panasonic Jaguar Racing #3

«Quella passata è stata la mia migliore stagione, dove ho collezionato alcuni record personali. Il team ha lavorato duramente per rendere la I-TYPE 3 immediatamente competitiva, per poter lottare sempre per il podio. Durante la scorsa stagione abbiamo mostrato molti segnali positivi e abbiamo grandi aspettative».

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The Design Museum di Londra Il Design Museum di Londra è il più importante museo al mondo dedicato al design e all’architettura contemporanea. Al suo interno è possibile trovare ogni tipo di opera legata al design, alla moda e alle grafiche visive. Fin dalla sua apertura nel 1989, il museo ha ospitato ogni genere di manufatto, da un AK-47 alle rinomate scarpe di Christian Louboutin. Ha ospitato oltre 100 mostre e accolto più di 5 milioni di visitatori, che hanno potuto ammirare le opera di alcuni dei più famosi designer e architetti del mondo come Paul Smith, Zaha Hadid, Jonathan Ive, Miuccia Prada, Frank Gehry, Eileen Gray e Dieter Rams.

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Il 24 novembre del 2016, il Design Museum è stato trasferito a Kensington, nella zona ovest di Londra. Grazie all’architetto John Pawson, che ha completamente trasformato gli interni di un edificio degli anni ’60, il Design Museum ha ora una nuova casa con il triplo dello spazio a disposizione, in modo da poter ospitare un numero maggiore di opere ed eventi, oltre ad ampliare il proprio programma di formazione. Riconosciuta come una delle aziende leader nel mondo per il design automobilistico, Jaguar Land Rover è orgogliosa di poter collaborare con il Design Museum e di supportare il suo obiettivo nel voler far comprendere appieno il valore del design.

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formula e, pronti alla prossima!

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l secondo anno di Panasonic Jaguar Racing in Formula E sarĂ ricordato come una stagione di primati con la squadra che ha conquistato il suo primo podio a Hong Kong prima di assicurarsi la sua prima pole position a Zurigo. La Jaguar I-TYPE 2 ha mostrato progressi rispetto alla precedente auto, consentendo al team di lottare costantemente per i punti. Il team britannico ha chiuso con un totale di 119 punti, concludendo in

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sesta posizione nella classifica a squadre. Mitch Evans ha conquistato il settimo posto nella classifica piloti, mentre Nelson Piquet Jr. ha concluso al nono posto. Con i test per la quinta stagione del campionato ABB FIA Formula E giĂ in corso, Panasonic Jaguar Racing sta lavorando sodo per sviluppare la nuovissima Jaguar I-TYPE 3, decisi a continuare a crescere man mano che la Formula E passa alle sue auto da corsa di seconda generazione.


Archiviate le gare 2017/2018 del campionato ABB FIA Formula E il Team Jaguar Panasonic Racing si sta già scaldando per la nuova stagione. foto: Media Jaguar Land Rover

Zurigo Nella tappa del 10 giugno in Svizzera della ABB FIA Formula E Championship, Mitch Evans ha conquistato la pole position di Panasonic Jaguar Racing durante l’inaugurale Zurich E-Prix. Dopo aver ottenuto il miglior tempo nelle qualifiche Mitch ha mantenuto la calma durante i giri in Superpole per conquistare il trofeo Julius Baer Pole Position

e tre punti preziosi. Nelson Piquet Jr invece si è posizionato in undicesimo sulla griglia di partenza. Ewans si è comportato bene anche in gara ma una penalità attribuitagli assieme ad altri piloti ha spezzato le sue speranze di conquistare il podio ed ha terminato in 7a posizione. Piquet Jr. ha subito invece un danno alla sua I-Type 2, costringendolo ai box e alla sostituzione dell’auto, causandogli quindi un giro di svantaggio sui leader della gara e al ritiro.

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«È stato fantastico far parte della ABB FIA Formula E Championship che ha riportato le corse automobilistiche in Svizzera dopo 64 anni. La Panasonic Jaguar Racing ha fatto la storia qui a Zurigo, quando ci siamo assicurati la nostra prima pole position in Formula E dimostrando la velocità della squadra, ottimo stimolo per le ultime due gare a New York. Mitch ha iniziato la gara bene, ma poi è stato penalizzato. Comunque ha portato l’auto fino alla fine conquistando dei punti per il team”. James Barclay Direttore del team Panasonic Jaguar Racing

15 luglio Panasonic Jaguar Racing ha concluso la sua seconda stagione nel campionato ABB FIA Formula E portando tutte due le I-TYPE a punti, fatto che dimostra i miglioramenti del team da quando è entrato a far parte della serie. A causa di forti temporali i piloti Jaguar Panasonic Racing si sono qualificati in condizioni difficili, piazzandosi in sesta e settima posizione. Nelson Piquet Jr con una buona partenza recupera ed è salito al quarto posto. Mitch Evans è rientrato per primo ai box per il cambio vettura uscendone in

New York 14 luglio Il Team Jaguar Panasonic a New York è deciso a migliorare le prestazioni di fine stagione. Durante il primo giorno Mitch Evans e Nelson Piquet Jr hanno conquistato il miglior risultato di qualifica del team. Mitch ha dimostrato ancora una volta la sua abilità e la velocità della sua Jaguar I-TYPE 2 conquistando la prima fila della griglia partendo in seconda posizione. Nelson Piquet Jr, che è stato sfortunato a non partecipare alle qualifiche della Superpole, parte dalla sesta posizione. Avere entrambi i piloti in testa alla corsa nei primi sei dimostra quanto siano migliorate le Panasonic Jaguar Racing rispetto al primo anno della squadra in campionato. Entrambi i piloti hanno riscontrato problemi tecnici durante la gara portando al primo doppio ritiro stagionale della squadra. Mitch non ha potuto neanche presentarsi al via forse a causa di un problema all’albero motore. Nelson stava lottando per conquistare un podio dopo aver scalato posizioni nelle fasi iniziali, ma in seguito ad un rapido cambio di vettura è stato costretto al ritiro per aver perso troppo tempo a causa di un problema alla sua I-TYPE 2.

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«Stavamo gareggiando al quarto posto e abbiamo avuto la possibilità di posizionarci fra i primi tre prima del ritiro. Ci riproveremo nell’ultima gara e speriamo di essere in prima fila». Nelson Piquet Jr.


sesta posizione, Nelson subito dopo rientrava ottavo. Gestendo al meglio la batteria i due piloti hanno portato le due I-Type 2 al traguardo per l’ultima volta in questa stagione. «È stato bello ottenere dei punti oggi con entrambe le auto, è sempre stato il nostro obiettivo ed è un gran modo per finire la stagione. Stiamo già lavorando per il futuro, quest’anno abbiamo perso alcune opportunità, ma siamo motivati a migliorare». Mitch Evans

David Gandy and Mitch Evans at the New York City E-Prix.

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L’Omino Michelin compie 120 anni foto: Michelin

I fratelli Michelin alla nascita dell’OminoMichelin.

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uest’anno Bibendum festeggia il centoventesimo compleanno. Nel 1894, all’Esposizione Universale e Coloniale di Lione, vedendo una pila di pneumatici disposti artisticamente, Édouard Michelin ha un’idea: «Guarda, con un paio di braccia in più sembrerebbe un omino!». Questa frase è l’abracadabra che farà nascere, nel 1898, l’Omino Michelin. Sarà l’artista Marius Rossillon, conosciuto con il nome d’arte di “O’Galop”, a realizzare il personaggio che da allora accompagna generazioni di viaggiatori in tutto il mondo, rendendolo protagonista di uno straordinario manifesto dal titolo “Nunc est Bibendum” (“Adesso bisogna bere”), in cui cita l’Ode di Orazio (I, 37) per dire che il pneumatico Michelin “beve” l’ostacolo. L’Omino Michelin suscita subito simpatia e comincia ad apparire su ogni canale pubblicitario, impegnato a fornire informazioni tecniche relative all’uso corretto del pneumatico.

Da O’Galop allo studio grafico Michelin: la nascita di una personalità O’Galop è il primo a dar vita all’Omino Michelin, ma Bibendum acquisisce una personalità umana forte, divertente ed estroversa anche grazie ad altri grandi nomi del mondo della pubblicità e dei manifesti, come Hautot, Grand Aigle, Riz, Cousyn e René Vincent, ognuno dei quali gli conferisce il proprio stile e le proprie idee, sviluppando forme e design diversi. Ma per rendere l’Omino Michelin facilmente riconoscibile per tutti, è necessario uniformarne l’immagine. L’impresa è facilitata quando, negli anni Venti, gli artisti dediti a Bibendum lavorano nello studio grafico Michelin. Con un numero ben preciso di pneumatici come struttura per il corpo e forme definite, a poco a poco l’Omino Michelin diventa il personaggio conosciuto in tutto il mondo: sorridente, gentile, protettivo e vivace, pronto ad aiutare ogni viaggiatore e a risolvere ogni suo problema.

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Lo specchio di un’epoca Lo sviluppo dell’Omino Michelin dice molto della storia dell’industria dell’automobile. All’inizio, i suoi tratti rispecchiano quelli dell’unica classe sociale che poteva permettersi i nuovi mezzi di trasporto (monocolo, sigaro, anello con sigillo, gemelli). Con la diminuzione dei prezzi delle automobili, ormai più accessibili, l’Omino Michelin abbandona gli accessori, diventando per tutti il compagno di viaggio amichevole e ideale.

Un personaggio universale La carriera di Bibendum a livello internazionale comincia molto presto. Conosciuto in tutto il mondo sin dagli anni Venti, il suo successo continua a crescere fino ad essere sancito dal massimo tributo ricevuto nel 2000, quando viene riconosciuto miglior logo di tutti i tempi da una giuria di esperti del Financial Times. Quello stesso anno, l’Omino Michelin assume un design high-tech in 3D, che ne sottolinea la predisposizione per l’innovazione e la tecnologia. Fedele a se stesso nell’indole e negli obiettivi, per essere sempre più in linea con i tempi e immediatamente riconoscibile dai viaggiatori di ogni epoca, l’Omino Michelin non ha mai smesso di mutare aspetto.

L’Aventure Michelin festeggia Bibendum Per il 120o compleanno dell’Omino Michelin, L’Aventure Michelin, un luogo unico, aperto a tutti, che custodisce e testimonia la storia e il patrimonio culturale del Gruppo, celebra l’evento con una mostra dedicata, fino al 31 dicembre 2018. L’Aventure Michelin 32 Rue du Clos Four, Clermont-Ferrand https://laventure.michelin.com/

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yacht club porto rotondo Una storia di passione e di mare dal 1985 a cura di: Stefano Pegli

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Roberto Azzi, Presidente dello Yacht Club Porto Rotondo racconta la storia dello Yacht Club Porto Rotondo. Lo Yacht Club Porto Rotondo è stato fondato nel 1985 da un gruppo di appassionati del mare e da sempre ha sede nello splendido edificio in legno di larice realizzato dall’architetto veneto Malgaretto. Nel 1987 lo Yacht Club Porto Rotondo, pur mantenendo una certa autonomia, venne incorporato come sede “staccata”, dallo Yacht Club Costa Smeralda, presieduto dall’Aga Khan. In quegli anni la collaborazione attiva con “la casa madre” di Porto Cervo si è concretizzata nel vivace scambio di soci autorevoli, nell’intensa attività sportiva internazionale e in prestigiose rassegne di barche d’epoca. Lo Yacht Club Porto Rotondo ha poi proseguito le attività percorrendo strade nuove con un gruppo di affezionati al glorioso “guidone”e contando su un Consiglio Direttivo dinamico e fiducioso nelle potenzialità di un Circolo in grado di realizzare iniziative di rilievo e di valorizzare le grandi risorse di Porto Rotondo. I soci dello Yacht Club Porto Rotondo sono solo italiani? Lo Yacht Club Porto Rotondo annovera prestigiosi soci italiani e stranieri grazie anche ai fruttuosi gemellaggi con importanti circoli sportivi in un contesto internazionale. Attualmente infatti i Club gemellati sono 21, di cui 13 nazionali ed 8 internazionali. Quali sono le manifestazioni tradizionali che si svolgono presso il Club? Porto Rotondo è da sempre un’importante vetrina di eventi culturali, sportivi ed artistici di grande rilievo. Il Consorzio, insieme alla Marina di Porto Rotondo, sono i tradizionali partner dello Yacht Club Porto Rotondo, nell’ambiziosa proposta di mettere in cantiere un nutrito calendario di rilevanti manifestazioni che, ogni anno, si fanno sempre più prestigiose ed eleganti. Il calendario sportivo dello Yacht Club Porto Rotondo è denso e ricco di eventi con il

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Campionato Italiano ed Europeo Offshore, il raduno e la quarta edizione della Solaris Cup, Il Trofeo Bailli de Suffren la regata itinerante riservata alle barche d’epoca, classiche e Spirit of Tradition, Trofeo dei Due Golfi, Regata Dei Legionari. Ed abbiamo anche una stimolante vita sociale, con serate a tema, happening culturali e musicali, charity gala, beach party, vernissage ed esposizioni artistiche, serate eno-gastronomiche, serate dedicate ai grandi testimonial del mondo della vela e serate dedicate agli sponsor ed ai partner. Uno dei punti di forza della vita sociale è il ristorante della Clubhouse. La sala ristorante è situata al piano terra e, da maggio ad ottobre, si estende alla veranda coperta, con la sua particolare atmosfera magica affacciata sugli yacht ormeggiati nella Marina di Porto Rotondo. La ristorazione è gestita direttamente dal Club, aperta a colazione, brunch, pranzo, aperitivo e cena con l’obiettivo principale di soddisfare ogni esigenza del soci e dei loro ospiti in un ambiente confortevole e rilassante.

sono state date in uso n° 10 autovetture per tutta la stagione, fino alla fine di settembre. I modelli di auto sono i seguenti: Jaguar Ipace, Jaguar Epace, Jaguar Fpace Jaguar Ftype. Ed insieme a Jaguar-Land Rover stiamo dando continuità alla nostra visione di modificare nei prossimi anni la mobilità del borgo rendendola elettrica. Sono state installate delle colonnine di ricarica nel borgo, per 5 auto, con energia fornita gratuitamente per agevolare le auto elettriche. Inoltre il nostro Yacht Club sta gradualmente trasformando l’offerta di servizi per offrire un nuovo Lifestyle. Oltre al calendario di regate e di sail school abbiamo le attività di kayak school, fishing school, big game adventures, yoga, pilates. Oggi essere Socio dello Yacht Club Porto Rotondo significa far parte di una comunità straordinaria, amante di un Lifestyle unico, nel quale sport, benessere e buona cucina si incontrano e regalano emozioni uniche.

Quali sono le novità dell’anno 2018? Da quest’anno, l’immagine dello Yacht Club Porto Rotondo si è arricchita di un nuovo partner: JaguarLand Rover che a Porto Rotondo, oltre allo Yacht Club ha esteso il progetto anche alla Marina ed al Consorzio di Porto Rotondo. All’intero gruppo

Yacht Club Porto Rotondo Molo di Levante 07026 Porto Rotondo, Olbia Tel +39 0789 34010 www.ycpr.it info@ycpr.it

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DA BONHAMS I PRIMI RUGGITI DEL GIAGUARO testo: Paolo Pysa foto: Bonhams

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La SS100 è stata una delle vetture sportive più veloci e maneggevoli dei sui tempi, ne sono testimoni i timbri delle sue prestazioni in pista sia prima che dopo la guerra. Messa all’asta da Bonhams ha rappresentato una rara opportunità di possedere un esempio del modello che, si può dire, ha dato inizio alla leggenda del marchio Jaguar.

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anciata per la prima volta nel 1936, la SS100 fu il primo vero modello ad alte prestazioni prodotto dalla SS Cars Limited (nata dalle ceneri della Sidecar Company Coachbuilding) a utilizzare un nuovo motore a valvole in testa sviluppato dall’azienda automotive inglese Weslake Research and Development su di un telaio SS1 accorciato. L’unità OHV fece subito colpo sul boss delle SS Cars, William Lyons, che, la storia racconta, disse: «Sono rimasto molto colpito da quel motore: ha un suono favoloso ed è potente!». Era il 1943 quando il nome Jaguar venne associata alla SS Cars Limited. Andiamo a raccontarne un po’ di storia. Il brand SS, come detto in precedenza, originariamente rappresentava la Swallow Sidecar & Coachbuilding Company, fondata a Blackpool in Inghilterra, da William Walmsley.


Nel 1926 l’azienda iniziò a orientare la sua produzione verso i motori. Il suo primo grande successo fu un’affascinante berlina sportiva accorpata ad un telaio Austin Seven, il cui design fu opera del socio di Walmsley, William Lyons. Seguì il trasferimento a Coventry e la gamma di preparazioni automobilistiche Swallow si espanse su modelli Morris Cowley con un 6 cilindri Wolseley Hornet originale. Si arrivò a ottobre del 1931, che vide presentare la SS1 il cui telaio fu fornito esclusivamente a Swallow dalla The Standard Motor Company Limited che fornì anche il motore sei cilindri a valvole laterali e il cambio a quattro velocità. Anche se dalle modeste prestazioni, la SS1 è stata una pergamena fondamentale sulla quale abbozzare i progetti per dar vita al brand Jaguar: un aspetto sportivo con prestazioni superiori alla media e il tutto a un prezzo speciale! Quando nacque la sportiva SS90 era il 1935, William Heynes si unì alla Factory e venne eletto capo ingegnere.

La SS90 era basata su un telaio SS1 riprogettato da Heynes; la SS90 dimostrò anche l’abilità di Lyons come raffinato progettista: l’auto mostrava la sua efficace aerodinamicità data dal disegno del suo lungo cofano, le portiere perfettamente accorpate e la coda tronca che la rese più che adatta agli standard costruttivi presenti negli sport motoristici di quegli anni. Anche se capace di superare le 90 miglia all’ora, il tallone d’Achille della SS90 era il motore a valvole laterali; una carenza che presto sarebbe stata corretta da un altro dei nuovi reclutati di Lyons, l’ingegnere della flussometria Harry Weslake. Lanciata nel 1936, la sportiva Jaguar SS100 segnò il primo utilizzo in società del nome Jaguar. Splendidamente stilizzato alla maniera del suo predecessore, l’SS90, il nuovo modello si basava su di uno chassis ancor più corto: con 102 pollici di wheelbase, una versione preparata del 6 cilindri OHV da 2,663cc concepito da Weslake e alimentato da due carburatori SU, l’auto ora produceva ben 104hp.

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Sebbene fosse ottima anche come macchina da turismo, la SS 100 era commercializzata principalmente come auto da competizione. Il suo primo grande successo arrivò presto, anche se in modo inaspettato, quando Tommy Wisdom, con sua moglie come copilota, vinse l’ardua prova International Alpine Trial del 1936, battendo nientemeno che la Bugatti, portando così la neonata marca all’attenzione del grande pubblico. Questa sarebbe stata la prima di molti successi, comprese le vittorie di classe negli eventi RAC del 1937 e 1938 e la International Alpine Trial del 1948. Dopo che furono costruite circa 198 auto da 2.5 litri e 116 da 3.5 litri, la produzione di SS 100 fu interrotta prematuramente a causa dell’inizio della II Guerra Mondiale.

CAK 253 L’auto messa all’asta è una delle prime tre litri e mezzo; il telaio numero 39007 è stato costruito il 1° dicembre 1937 dalla John Ernest Appleyards of Leeds, azienda automotive inglese nata nel 1919. Una sostituzione importante è stata quella del motore, che è passato dal n° di matricola M514E, che appare sulla targhetta identificativa, al più potente n° M536E: questa operazione è accompagnata da domanda di registrazione datata 1 dicembre 1937, quindi presumibilmente questo cambio fu effettuato in fabbrica. Le carte parlano del primo proprietario che fu Keith Wilkins Raspin di Valley Mill, Bradford. Menzionata nel libro di Andrew Whyte “Jaguar”, si racconta che questa SS100 gareggiò nel SS Car Club’s Donington Meeting del 1938 (William Lyons era uno

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dei concorrenti), girando a una media di 66,25 miglia all’ora. Anche su di un album fotografico appare la “CAK 253” in competizione nello Scottish Rally. Questa Jaguar fu in seguito acquistata da un certo Bill Fraser di Glasgow e poi dal 1959 al 1963 fu in

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possesso di Mr. Andrew Couper, sempre cittadino di Glasgow. L’automobile passò poi un breve periodo a Bawtry, nel South Yorkshire e, nel luglio del 1965, fu venduta al signor Mike Rouse, che possedette l’auto fino alla sua morte avvenuta nel novembre 2007; la SS100 passò poi a suo fratello. Quest’ultimo poi decise di restaurare la macchina, affidando l’incarico a noti specialisti del marchio: Davenport’s Factory con sede a Biggleswade, nella contea del Bedfordshire. Il restauro è durato circa quattro anni (2008-2012) ed è costato circa 130.000 sterline (fatture in archivio). Poche miglia sono state coperte dalla fine del restauro: motore e carrozzeria sono in perfetto stato, le uniche cose diverse dalle specifiche di fabbrica sono gli indicatori di direzione, la ventola del radiatore elettrica e una conversione del cambio a cinque marce (il cambio originale era inutilizzabile).


CARTA D’IDENTITÀ Jaguar SS100 Roadster 3500cc del 1937. Registrazione/Targa: n° CAK 253. Telaio: n° 39007. Uno di circa 116 modelli da 3,5 litri costruiti. Matching number: M514E (sostituito con M536E, documentato). Storia dei precedenti proprietari presente; di proprietà della stessa famiglia negli ultimi 53 anni; restauro professionale durato tra il 2008 e il 2012; circa 1.000 miglia percorse dalla ricostruzione. Battuta all’asta BONHAMS per 631.000 Sterline (pari a Euro 705.816).

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IL RINASCIMENTO E L’ESSERE ALLA MODA “La stanza delle dame del Moretto” a Palazzo Martinengo Salvadego, Brescia

a cura di: Virginia Hill

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el centro storico di Brescia si respira un aria nobiliare e discreta. I palazzi storici sono tanti, così come le chiese e gli scorci pittoreschi e signorili, e la ricchezza non è ostentata, anzi. Le facciate ben tenute delle antiche residenze promettono interni ugualmente ben conservati e chissà quali meraviglie artistiche. In uno di questi palazzi in via Dante 17 (ancora di proprietà privata) viene conservata una delle opere d’arte più singolari del Rinascimento nel nord Italia. Qui troviamo una testimonianza quasi tangibile della moda femminile del 1500. La stanza delle dame del Moretto’ è una saletta interamente affrescata dal celebre pittore locale Alessandro Bonvincini, meglio conosciuto come Moretto da Brescia. L’attribuzione è ancora oggi incerta, ma in ogni caso l’opera rimane una testimonianza degli splendori di quell’epoca. Otto bellissime giovani donne, elegantemente vestite, siedono su di un parapetto che circonda i lati della stanza. Ci guardano quasi a coinvolgerci in una conversazione intima e

sospesa nel tempo. Guardando dietro le loro spalle vediamo un paesaggio cosparso di case di campagna e natura rigogliosa. L’affresco risale al 1543, anno delle nozze tra il padrone di casa, Gerolamo Martinengo da Padernello, con Eleonora Gonzaga. Il palazzo era stato ampliato e rinnovato e questa saletta rappresenta un dono di nozze assai speciale per accogliere la novella sposa. L’affresco rappresenta il potere delle due casate in tutte le forme tipiche del periodo, beni mobili ed immobili: le case sullo sfondo sono riconoscibili come case e tenute di campagna delle famiglie Martinengo e Gonzaga, mentre le signore sfoggiano ricchi velluti, ricami e gioielli, in bella vista anche tappeti medio orientali di importazione. L’opera rappresenta quindi il potere di queste casate, ma lo fa per un pubblico ‘privato’ o meglio per il godimento della nuova famiglia che si viene a creare ed i pochi intimi che verranno ammessi nelle sale interne del palazzo. Un’autocelebrazione, nonché una testimonianza per le generazioni a venire.

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Qual era quindi il ruolo della moda in questo periodo per casati nobiliari come i Martinengo ed i Gonzaga? L’apparire all’ultima moda distingueva le classi sociali. La moda, intesa come abbigliamento, accessori ed acconciature, rappresentava la possibilità economica ed intellettuale, nonché di essere avanti rispetto al popolo e quindi, superiore. L’abbigliamento già dalla fine del medioevo viene utilizzato come forma di comunicazione non verbale di status. Per secoli in Italia (ed altrove in Europa) venivano formulate leggi suntuarie con lo specifico intento di limitare l’uso di moda di lusso a specifiche classi sociali. Generalmente le sete migliori, l’uso di ricami d’oro e di pietre preziose sui capi veniva riservato ai nobili, distinguendoli così dai ricchi del ceto medio, desiderosi di elevarsi socialmente tramite questi beni di lusso. Inoltre questi indumenti lussuosi offrivano anche la possibilità di ‘rappresentare’ in pubblico le capacità artigianali dei maestri tessitori e ricamatori locali.

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Nelle grandi famiglie nobili, anche in tempi di ristrettezze o di guerre, si mantenevano le apparenze. I membri della famiglia avrebbero avuto più ‘cambi’ di abiti e quelli più preziosi venivano conservati per eventi speciali, di ‘rappresentanza’, come matrimoni o visite di stato da illustri stranieri. Abiti infinitamente costosi, veri e propri investimenti economici che venivano conservati sotto chiave ma che potevano ugualmente essere rivenduti a peso d’oro tale era il loro ‘appeal’ anche come indumenti di seconda mano. Questi abiti venivano utilizzati oltre che per le occasioni formali, anche per farsi fare i ritratti da mettere in bella mostra in casa. Le otto signore nell’affresco bresciano sono sicuramente ritratti di persone vere e sono vestite all’ultima moda dei primi anni ’40 del 1500, come possiamo vedere confrontandole con altri ritratti realizzati nella zona tra Brescia e Bergamo nello stesso periodo.


In questo ritratto vediamo una giovane (possibilmente la sposa) con indosso un abito ricchissimo, realizzato con ‘drappo d’oro’, così veniva chiamato il velluto lavorato in seta e filo d’oro, specialità artigianale italiana. Intravediamo alla scollatura una camicia intima in lino bianco con ricamo in seta nero. Tra gli accessori di lusso indossa guanti in pelle color talpa (probabilmente profumati con oli essenziali, dettaglio molto di moda in quel periodo) ed infine un ventaglio-gioiello in oro con piume di struzzo bianche. Il manico del ventaglio agganciato ad una catena d’oro in vita per poterlo lasciar pendere se non utilizzato. “La stanza delle dame” è così un’opera che cela la storia di un’epoca e rappresenta l’eccellenza

della manifattura locale e delle capacità imprenditoriali degli importatori dell’epoca Rinascimentale. Il suo fascino sta nei volti e nelle pose delle giovani donne, ma forse, ancora di più, nelle possibili storie ed avventure celate nel silenzio secolare delle stesse.

Velluto ‘drappo d’oro’, italiano, 1525-50c

Manico di ventaglio, metallo dorato, 1550c, Venezia, Victoria & Albert museum Londra

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cultura

Gustave Courbet

Il bello è nella natura

Autoritratto con il cane nero, 1842

COURBET E LA NATURA Ferrara, Palazzo dei Diamanti 22 settembre 2018 – 6 gennaio 2019

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opo quasi cinquant’anni, torna in Italia Gustave Courbet, in una retrospettiva dedicata a questo genio indiscusso dell’Ottocento e al suo rivoluzionario approccio alla pittura di paesaggio. Uomo dalla personalità forte e complessa, Courbet s’impose come padre del realismo, aprendo la strada alla modernità in pittura con lavori provocatori e antiaccademici la cui principale fonte d’ispirazione fu la natura. La mostra presenterà una cinquantina di tele, tra cui molti capolavori dell’artista come “Buongiorno signor Courbet”, l’autoritratto “L’uomo ferito” o le celebri “Fanciulle sulle rive della Senna”, provenienti dai più importanti musei del mondo, e condurrà il visitatore in un percorso attraverso i luoghi e i temi della sua impressionante e appassionata rappresentazione del mondo naturale: dai panorami della sua terra alle spettacolari marine battute dalla tempesta, dalle misteriose grotte da cui scaturiscono sorgenti alle cavità carsiche che si spalancano nei torrenti, dai sensuali nudi immersi in una rigogliosa vegetazione alle sublimi scene di caccia della maturità. Guardato come un maestro dagli impressionisti e venerato da Cézanne, Courbet sembra svelare forme in attesa di essere rese visibili, catturando i fenomeni naturali più elusivi e transitori. I paesaggi della regione natale, la Franca Contea, occupano un posto particolare nel cuore dell’artista: la vallata lussureggiante della Loue, gli altipiani aridi, i fiumi impetuosi, il sottobosco e i cieli immensi sono rielaborati in infinite e sorprendenti varianti. Motivo d’ispirazione sono stati anche i luoghi dove ebbe modo di soggiornare o che visitò nel corso della sua vita, come le coste mediterranee nei pressi di Montpellier, i paesaggi rocciosi della regione della Mosa in Belgio, le marine della Normandia, con le onde rigonfie prima di infrangersi sugli scogli, o i laghi svizzeri dipinti in esilio in un’atmosfera carica di nostalgia. A questi soggetti si aggiungono i dipinti che hanno per tema i

Caprioli alla fonte, 1868.

nudi e gli animali nel paesaggio, dove Courbet dimostra ancora una volta di essere portatore di uno sguardo originale sul mondo, ma anche di essere consapevole della grande tradizione pittorica occidentale, studiata al Louvre. Con “Courbet e la natura” il pubblico italiano potrà quindi riscoprire l’opera di uno dei più grandi pittori dell’Ottocento, un artista che ha lasciato un segno indelebile sulla sua epoca traghettando l’arte francese dal sogno romantico alla pittura di realtà e da questa a un nuovo amore per la natura.

Organizzatori: Fondazione Ferrara Arte e Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara A cura di: Dominique de Font-Réaulx, Barbara Guidi, Maria Luisa Pacelli, Isolde Pludermacher e Vincent Pomarède Informazioni e prenotazioni tel. 0532 244949 | diamanti@comune.fe.it www.palazzodiamanti.it

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people

XK-120: UNA STORIA D’AMORE

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Questa è la storia di come, nel 1958, Daryl Butcher studente all’Università dell’Illinois, compra una Jaguar XK-120 del 1951 e di come trova la sua gemella nel 2016. È una storia d’amore che dura da oltre 60 anni ma che inizia molto prima. a cura di: Daryl Butcher e Marco Annunziata

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ro rimasto incantato con la storia della Jaguar persino alla scuola elementare e ho seguito il lancio della XK-120 sul mercato americano e la sua storia di corse, in particolare le imprese di Phil Hill. Non sapevo che molti anni dopo avrei incontrato Phil Hill e sua moglie Alma in diverse occasioni e persino che avrei girato con lui sulla pista di Laguna Seca (lui guidava una Blower Bentley del ’28 e io una Rolls-Royce 20/25 del ’35.

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Il Team di Auto Polo La gente pensa che gli americani non apprezzino gli sport motoristici diversi dalla NASCAR e dalle hot rod e che pensano solo in termini di trattori John Deere e International Harvester. Bene, non è così. Ho come prova ho una foto di una squadra di auto polo che è stata scattata nell’Illinois nel 1926. I partecipanti a bordo di vecchi modelli T Ford utilizzavano mazze


per colpire una palla attorno a un pascolo di mucche in un modo molto simile al polo. Questi cosiddetti country hicks sono riusciti a combinare le corse automobilistiche con “lo sport dei re”.

La stazione di servizio Shell di Soulsby Quella squadra di auto polo si chiamava “The Crazy Four”. Mike e suo fratello Tony gestivano la stazione di servizio Shell a Soulsby sulla Route 66. Questa stazione fu costruita nel 1926 sulla prima pavimentazione della Route 66 e si trova a circa tre miglia dalla casa dove abitavano i miei genitori. Mike tornerà nella mia storia più tardi.

High School Quando andavo al liceo ho fatto due viaggi che mi hanno fatto innamorare della XK-120. Nel 1954 con una dozzina di studenti andammo a Washington D.C. su un autobus Greyhound. Durante la notte, mentre aspettavo che arrivasse l’autobus al terminal locale insieme ai nostri accompagnatori, ho comprato una rivista di auto sportive con una XK-120 bianca sulla copertina. Si trattava di quello che gli inglesi chiamano una Open Two-Seater o OTS e io non avevo mai visto niente di così elegante. Non sono mai riuscito a trovare una copia di quella rivista e francamente non ricordo nemmeno come si chiamava. Un anno dopo siamo andati a visitare la Washington University di St. Louis. Abbiamo guidato in quattro macchine, di cui ne ricordo sicuramente tre, una DeSoto del 1954, una Buick Century del 1954, una nuovissima Pontiac Starliner e la quarta era, credo, una Mercury “lead sled” del 1950. Ai tempi guidavo una berlina a due porte Chevrolet del ’37. L’avevo verniciata blu tortora metallizzato con dei pennelli da imbianchino nel garage di mio padre.

La Camicia Mia madre, abilissima sarta, conoscendo la mia infatuazione per le auto sportive, mi aveva fatto una camicia con dei ricami di macchina sportive. La camicia era bianca con ricamate una MG TD, una Triumph e una Jaguar XK-120. Indossavo questa camicia per il nostro viaggio all’Università dell’Illinois. Quando arrivammo nell’area di parcheggio e ci stavamo preparando per raggiungere il campus di ingegneria, un membro della facoltà universitaria mi venne incontro correndo e indicando la mia camicia. Mi disse che aveva un Jaguar XK-120 bianca proprio come quella ricamata sulla mia camicia e doveva assolutamente averne una anche lui. Tornato a casa lo dissi a mia madre che gli fece una camicia come la mia e gliela spedì per un costo totale di $5. Questo succedeva nella primavera del 1955.

Il Castello Il tempo va avanti e nel 1958 eccomi iscritto alla facoltà di ingegneria all’Università dell’Illinois. Non avendo troppi soldi, mio padre e io avevamo deciso di trovare un posto per me per vivere a buon mercato con altra gente e dopo un pò di giri avevamo optato per questo appartamento di due stanze nella parte superiore di un vecchio castello vittoriano che si trovava a circa un miglio dal campus che avrei dovuto condividere con altri due studenti. Non ne eravamo consapevoli, ma non era legale per gli studenti sotto i 21 anni e non sposati di vivere in alloggi studenteschi non approvati. Abbiamo diviso l’affitto di $ 70 al mese tra noi tre. Era un buon affare, anche se una delle nostre camere era una cucina e un’altra l’area soggiorno. Dovevamo stare attenti a ogni centesimo che spendevamo e siamo stati molto bravi ad approfittare di ogni pasto gratuito offerto da qualsiasi organizzazione nei paraggi che potevamo raggiungere in bicicletta.

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La Plymouth

Il viaggio in California

Nel frattempo la mia Chevrolet del ’37 era ormai andata e mio padre aveva comprato una Plymouth del 1948 che ho guidato per un paio di anni. Era una macchina davvero fantastica, le avevamo montato un motore Sears Roebuck e andava alla grande.

Durante quella sessione estiva prima della laurea, nel 1959, ho avuto il piacere di guidare la Jaguar come studente universitario. In giro c’erano solo un paio di MG e una Porsche. Era incredibile. Dovevo comunque preparare la macchina per il viaggio in

Dale, Hal e Me Hal e io lavoravamo come ricercatori a circa 1,25 dollari l’ora. Dale studiava paleontologia, lavorava come assistente universitario, guidava l’ambulanza, faceva il barista e tante altre cose per pagare la sua istruzione. Era interessato alle auto sportive soprattutto per il loro stile. Un giorno Dale notò una Jaguar XK-120 bianca parcheggiata in un lotto di auto usate vicino all’Università. Quali sono le probabilità che quella macchina non fosse quella posseduta dal ragazzo a cui mia madre ha fatto la camicia un paio d’anni prima? Era sicuramente la stessa macchina. C’erano pochissime 120 roadster in tutto lo stato dell’Illinois. Me lo disse ma non potevo permettermela; Dale però aveva appena ricevuto l’incredibile somma di $ 1.000 come contributo e si sentiva ricchissimo. Così pagò una rata e prese la macchina. Volevo quella macchina a tutti i costi e non ci dormivo la notte. Il destino vuole che Dale viene accettato alla scuola di specializzazione presso l’Università di Chicago poco dopo aver preso la Jaguar. L’Università di Chicago era una scuola privata e le sue tasse scolastiche sarebbero aumentate notevolmente rispetto ai 120 dollari che pagava e quindi non poteva più permettersi di pagare le rate per la XK-120. Non potevo lasciare andare questa occasione, gli ho dato la mia Plymouth in cambio e mi sono preso in carico i suoi pagamenti. Ero relativamente tranquillo in quanto subito dopo la laurea sarei andato a lavorare da Hughes Aircraft a Fullerton, in California dove avrei guadagnato abbastanza soldi.

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Petrified Forest National Park.


California (oltre 2.000 miglia). La prima cosa che ho fatto è stata quella di portare la macchina da Mike alla stazione di servizio Shell. Mettemmo la macchina sul ponte per il cambio dell’olio e andammo fuori a chiaccherare mentre il serbatoio si svuotava. Quando siamo tornati il pavimento era allagato di olio. Nessuno aveva mai sentito parlare di un serbatoio da 12 litri. Una volta finito di pulire quel casino abbiamo controllato la macchina e tutto sembrava funzionare bene: era pronta per essere guidata fino in California. Insieme al mio amico che si era appena congedato dalla Marina mettemmo tutti i nostri averi nel “bagagliaio” e quello che rimaneva nello spazio dietro i sedili. Era il settembre del 1959 e il lungo viaggio a ovest iniziava.

Faceva un gran caldo sulla Route 66. Il primo giorno siamo arrivati a Shamrock, in Texas. Abbiamo trovato un po’ di ombra nel New Mexico e ci siamo riposati sotto l’unico albero per miglia. Abbiamo passato Albuquerque e Gallup e siamo arrivati in Arizona. Winslow e poi Winona. Abbiamo guidato attraverso il Painted Desert e siamo rimasti incantati dalla Petrified Forest e il Grand Canyon. Volevamo vedere il cratere fatto dalla meteorite, ma il biglietto costava troppo e siamo andati via. Abbiamo dormito al Wigwam Motel. Stavamo bene, capelli al vento e pelle bruciata dal sole. Alla fine siamo arrivati a Fullerton, in California. Siamo saliti sulle montagne di San Bernardino a fare un bagno ai laghi.

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Per tutta la durata di questo meraviglioso ma sicuramente impegnativo viaggio, a una velocità media di 60 miglia orarie, la macchina si è comportata in modo esemplare e il motore non si è mai surriscaldato nonostante le temperature del deserto. Sono in California con la macchina dei miei sogni. La prima parte della storia si conclude qui e riprenderà solo dopo molti anni.

Alaska Per lavoro fui chiamato in Alaska dove dovetti trascorrere due anni. La decisione fu quella di riportare la macchina in Illinois. Mio padre fu contento di riverniciarla e cambiargli la tappezzeria. Un giorno la portò da un amico meccanico per un check-up. Il meccanico non aveva chiuso le cinghie del cofano e mentre la guidava per una prova il cofano volò via e si accartocciò come un pezzo di carta alluminio. Babbo non ci rimase bene, la lasciò ferma in garage e dopo non molto vendette la mia Jaguar a un tipo di St. Louis.

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2016 Anche se pensavo spesso di tornare in possesso di quella macchina non ci ho messo mai abbastanza impegno e alla fine non so che fine abbia fatto. Nel 2016, ho deciso seriamente di tornare a guidare la mia XK-120 e se non quella, una sua gemella. Un gentiluomo in Florida ne aveva una e dopo una breve trattativa, ho acquistato l’auto e me la sono fatta spedire in California. Anche se il pellame degli interni è marrone chiaro e quello della mia Jaguar era rosso, questa è praticamente identica a quella che guidavo sessanta anni fa. Ha la ventola in alluminio e non ha le frecce, ma ha qualche miglioramento che

non si vede e che forse me la fa amare ancora di più: un cambio TREMEC a 5 marce, doppio sistema di scarico XK-140 in acciaio inossidabile, le valvole più grandi che si adattano alla testa e una compressione 9:1. Non ho mai guidato niente di simile.

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excellence

Grande “tripletta” per Spadolini L’architetto e designer italiano ha ricevuto il premio come “Best Designer of the Year” ai World Yachts Trophies 2018.

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n fine settimana da ricordare per un 2018 da incorniciare. Tommaso Spadolini si è infatti aggiudicato ben tre premi durante la serata di gala dei “World Yachts Trophies 2018” che si è svolta a Cannes il 15 settembre. L’architetto e designer italiano ha ottenuto innanzitutto l’ambito riconoscimento nella speciale categoria Best Designer of the Year. «Sono felice di questo premio inaspettato, ma che è veramente molto gradito» ha dichiarato Spadolini scendendo dal palco. Ma la serata non si è esaurita qui. Il nuovo CCN 27m Freedom, disegnato insieme allo stilista Roberto Cavalli e che ha fatto il suo esordio ufficiale in occasione proprio del Cannes Yachting Festival, si è aggiudicato il premio speciale di “Most Avant-garde Yacht”. Infine, il nuovo Sirena 58 del cantiere Sirena Yachts, il cui interior design è firmato proprio dalla penna di Tommaso Spadolini, è stato infatti premiato come “Revelation of the Year”. Una tripletta che assume un valore ancora maggiore se si pensa che proprio quest’anno Tommaso Spadolini celebra quarant’anni di attività e che conferma come il suo stile “Timeless classic”, fatto di linee essenziali, sobrie e senza tempo, risulti sempre attuale.

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TAG Heuer celebra Gulf a Le Mans La Maison orologiera svizzera presenta il nuovo “TAG Heuer Formula 1 Edizione speciale Gulf ”.

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l 29 settembre 1968 la Ford GT 40 blu e arancio della Gulf Oil conquistava la sua prima vittoria alla 24 Ore di Le Mans. Cinquant’anni dopo, TAG Heuer, partner di Gulf, è presente alla famosa gara per celebrare questo anniversario così importante presentando il TAG Heuer Formula 1 Edizione speciale Gulf e un’edizione limitata con incisione di 50 esemplari del Monaco Gulf. Due modelli di punta delle collezioni TAG Heuer che riprendono i mitici colori Gulf, il blu e l’arancio. TAG Heuer Formula 1, sinonimo di performance e velocità, è per eccellenza il modello per l’automobilismo. Questo cronografo al quarzo completamente in acciaio, da 43 mm di diametro, presenta una lunetta zigrinata in acciaio e ghiera in alluminio con scala tachimetrica. Sul quadrante, una riga azzurra e una arancio rievocano le origini del modello. Il fondello è inciso con il logo Gulf. La precisione al decimo di secondo del movimento, elemento indispensabile per un orologio dedicato alle corse automobilistiche, è indicata dal piccolo contatore alle ore 6; il contatore dei minuti è invece alle ore 9 e quello dei secondi continui alle ore 3.

Questo modello sfoggia uno splendido cinturino in pelle blu, con impunture arancio, per un look sportivo e distintivo. E in onore del 50° anniversario della prima vittoria Gulf alla 24 Ore di Le Mans, TAG Heuer presenta un’edizione speciale limitata a 50 pezzi del Monaco Gulf. L’orologio, con la sua celebre cassa quadrata da 39 mm e il quadrante blu petrolio, ripropone anche i colori distintivi Gulf, ovvero il blu e l’arancio. Sul retro dell’orologio sono visibili l’emblema dell’anniversario della Gulf e il numero di pezzo XX/50.

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story

UNA JAGUAR MILITARE a cura di: James Taylor

Un carro leggero Scorpion qui in servizio con le forze di difesa irlandesi. (WikiMedia Commons/Forze di difesa irlandesi)

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n derivato del motore Jaguar XK che i suoi progettisti originali non avrebbero potuto prevedere fu la versione militarizzata per la gamma di veicoli Alvis CVR(T), scrive James Taylor. La flotta CVR(T), l’acronimo sta per Combat Vehicle Reconnaissance (Tracked), è stata progettata a metà degli Anni 60 per soddisfare una richiesta

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dell›esercito britannico. Alvis un tempo era stato un famoso produttore di auto sportive, ma era anche un importante costruttore di motori aeronautici e aveva costruito una serie di veicoli militari specializzati di successo sin dagli Anni 40. Dopo essersi unito a Rover nel 1965 per poi essere assorbito dalla British Leyland dal 1968, non è mai tornato alla produzione automobilistica.


Uno Scorpion britannico nel deserto iracheno nel 1991. (WikiMedia Commons / PHC Holmes)

In sostanza, ciò che l›esercito britannico voleva era un carro armato leggero molto agile adatto alle operazioni di ricognizione. C›era un›opzione per costruire una gamma di altre varianti specializzate se il modello di base fosse stato accettato per il servizio. Le sue dimensioni e il peso erano limitati dalla necessità di poterlo trasportare in aereo, e l›esercito chiese anche di avere una bassa pressione al suolo, per migliorare la mobilità del veicolo. Tutto ciò richiese alcune nuove soluzioni di design. Quindi la variante principale della famiglia CVR(T), che avrebbe preso il nome di Scorpion, divenne il primo carro armato ad avere una corazzatura in alluminio leggero. Sia la carrozzeria che la torretta vennero fabbricati in una lega di alluminio-zinco-magnesio saldata.

La tempistica delle richieste dell›esercito britannico non lasciava tempo per sviluppare un motore completamente nuovo, e così Alvis dovette guardarsi intorno per vedere cosa c’era già in produzione. Con il design di base del veicolo già pronto, sapevano di aver bisogno di circa 200 CV e che il motore doveva adattarsi allo spazio già progettato per questo. Era nella parte anteriore destra del veicolo, in un vano speciale accanto all’autista. Non c’era spazio per un compromesso: lo scompartimento di guida era stato progettato con cura da essere largo abbastanza perché l’autista potesse svolgere il suo lavoro indossando indumenti invernali, e la larghezza complessiva del veicolo era limitata dal requisito di poter essere aviotrasportato. Quindi il

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vano motore era largo solo poco più di 60 centimetri. Poiché ci doveva essere spazio attorno al motore per la manutenzione, il motore stesso doveva essere notevolmente più stretto. Alvis prese in esame tre diversi motori. Uno era un diesel sei cilindri Perkins Serie 6.354 con una cilindrata di 5,8 litri. C’era anche un 3,47 litri General Motors a quattro cilindri diesel due tempi. Ma l’unico motore a benzina che soddisfaceva i requisiti era il sei cilindri Jaguar XK da 4,2 litri. Tutti questi motori avevano i loro pregi, e l’unico grande svantaggio del motore Jaguar era che era a benzina, il che avrebbe aumentato il rischio di incendio in servizio. Ma aveva una potenza più che adeguata di 260 CV nella sua versione esistente in produzione, e questo significava che poteva essere notevolmente depotenziato per ridurre gli stress

meccanici e migliorare l’affidabilità. Essendo un motore a benzina, era anche più silenzioso di entrambi i due diesel, e questo era un aspetto importante per un veicolo da ricognizione. Quindi fu scelto il motore Jaguar (per dovere di cronaca, un diesel GM venne successivamente testato su un veicolo CVR(T) e diede molti problemi, confermando così la scelta del motore Jaguar). Anche in quel caso, era necessario molto lavoro per rendere il motore adatto al suo nuovo ruolo. I nuovi pistoni riducevano il rapporto di compressione da 9:1, utilizzato nelle auto, fino a 7,75:1, in modo che il CVR(T) fosse in grado di funzionare con carburante di scarsa qualità, se necessario. I carburatori gemellati del motore dell’auto hanno ceduto il passo a un singolo Solex Marcus 48NNIP doppio corpo invertito. Quindi lo spinterogeno è stato schermato (per evitare interferenze radio) e impermeabilizzato,

La variante FV107 Scimitar aveva un cannone da 30 mm invece del mitragliatore da 76 mm dello Scorpion. (WikiMedia Commons/Lance Cpl RL Kugler Jr)

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Questo esempio dimostrativo del motore XK da 4,2 litri dello Scorpion è esposto presso l’Heritage Motor Museum di Gaydon. È dipinto nel verde del motore militare standard.

e attorno ai cavi di accensione sono state avvolte guaine metalliche intrecciate di tipo militare. Anche le candele avevano ovviamente un grado termico per uso militare. I militari rimasero preoccupati per i rischi di incendio, e così il sistema di sfiato del motore fu riprogettato per incorporare i tagliafiamme. Anche le punterie vennero ridisegnate per incorporare una molla e un meccanismo a rondella che garantivano una rotazione positiva delle valvole, e questo ridusse il rischio di usura delle sedi valvole. Infine, una pompa del carburante militare veniva posizionata sopra il motore. Ribattezzato Jaguar J60 No.1 Mark 100B type dall’esercito britannico, il motore sarebbe sempre stato dipinto nel caratteristico colore verde “uovo d’anatra” dei motori militari. Le prestazioni dichiarate erano di 190 CV a 4.750 giri e quasi 340 Nm di coppia a 3.000 giri. C’era una disposizione piuttosto ingegnosa per la ventola di raffreddamento, che era guidata da una cinghia dentata collegata all’albero, e disposta tra

motore e cambio. Convogliando l’aria attraverso il radiatore che era montato sopra il cambio, era anche predisposta per raffreddare il condotto di scarico. Questa disposizione era anch’essa relativamente silenziosa, l’ideale per le operazioni di ricognizione. Il motore di 4,2 litri era collegato a un cambio semiautomatico Merritt-Wilson TN15X a sette rapporti, che fu sviluppato partendo da quello usato nel carro armato Chieftain. Era azionato a pedale e trasmetteva il moto fino ai pignoni sul bordo superiore dei cingoli. Con un rapporto finale di 3.667:1, lo Scorpion aveva una velocità massima di 80 km/h, e un esemplare raggiunse la velocità di 82,23 km/h durante un test nel 2002. L’accelerazione è stata stimata in 16 secondi nel passaggio da 0 a 50 km/h, un dato molto buono per un piccolo carro armato. Lo svantaggio era un consumo tra 1,7 e 2,1 chilometri con un litro, quindi lo Scorpion aveva bisogno

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di tutti i 325 litri di benzina che poteva trasportare nel suo serbatoio posteriore. Sul retro del veicolo c’erano anche le munizioni di scorta e l’attrezzatura NBC (per proteggere l’equipaggio dai pericoli Nucleari, Biologici e Chimici). Per quanto riguarda l’equipaggio, c’era posto per tre persone. Dietro l’autista, lo scompartimento era occupato da un mitragliere (una mitragliatrice da 76 mm era montata centralmente nella torretta) e dal comandante del veicolo. Nel settembre 1967 fu chiesto ad Alvis di fornire un totale di 30 prototipi per le prove dell’esercito britannico. L’azienda fornì i primi 17 del lotto nel febbraio 1969 e nel maggio 1970 l’esercito si dichiarò soddisfatto e piazzò il primo ordine di carri armati Scorpion. Lo Scorpion sarebbe diventato il veicolo principale di una famiglia di sette mezzi (vedi la tabella laterale), e sarebbe stato venduto a diverse nazioni alleate oltre che all’esercito britannico. I primi Scorpion prodotti furono consegnati all’esercito britannico nel gennaio 1972 e il modello sarebbe rimasto in servizio fino al 1994. Nel 1996 erano stati costruiti oltre 3500 esemplari della famiglia CVR(T) e alcuni restano ancora in servizio presso alcune forze armate d’oltremanica, la maggior parte di questi riconvertiti con più moderni motori diesel Cummins o Perkins.

Lo spinterogeno è impermeabilizzato e i cavi di accensione sono inseriti nella guaina metallica.

I settaggi della carburazione sono molto diversi da quelli sui motori delle auto!

Dimensioni

La famiglia CVR(T)

Lunghezza: 4.388 mm (con cannone puntato in avanti).

FV101 Scorpion Carro armato leggero di supporto e da ricognizione, cannone da 76 mm FV102 Striker Piattaforma per missili anticarro guidati FV103 Spartan Carro per trasporto truppe FV104 Samaritan Ambulanza corazzata FV105 Sultan Carro posto di comando FV106 Samson Carro corazzato per il recupero FV107 Scimitar Carro corazzato da ricognizione con cannone da 30mm La gamma venne successivamente sviluppata con il FV4333 Stormer, un veicolo più grande e modernizzato con una ruota stradale aggiuntiva su ciascun lato e un motore diesel Perkins da 250 CV.

Larghezza: 2.184 mm (2.134 mm sui cingoli). Altezza: 2.096 mm. Altezza dal suolo: 356 mm. Peso in assetto da combattimento: 7.940 kg circa.

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RADUNO LA PALLADIANA Jaguar Club Italia - 23 e 24 Giugno 2018 a cura di: Jaguar Club Italia

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rande successo per il raduno “La Palladiana” di Jaguar Club Italia: le Ville Palladiane della riviera del Brenta hanno ben coinvolto ed incuriosito i Soci che hanno partecipato a questo evento particolare, una giornata di navigazione con un confortevole battello per fiumi e canali del Brenta e visita delle splendide dimore dei patrizi Veneti. La giornata di sabato 23 giugno, trascorsa sulla terrazza panoramica del battello il “Burchiello” ha visto i Soci protagonisti di un’originale escursione/ navigazione con sosta e visita alle Ville “Widmann” e “Pisani”. I partecipanti hanno rivissuto il percorso dei nobili che partendo da Venezia risalivano il canale navigabile del Brenta su lussuosi natanti trainati da cavalli, tra le Ville ed i salici piangenti. Un viaggio suggestivo che ha attraversato ben nove ponti girevoli e cinque chiuse, veri e propri ascensori ad acqua, permettendo di risalire un dislivello di ben 10 metri esistente tra Venezia e Padova. Ricche di fascino non solo le ville perfettamente restaurate, ma anche quelle

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abbandonate, insomma quelle dalle mura vissute, ed in certi casi decadute, che suggestionano e portano ad immaginare la vita della Repubblica di Venezia e le complesse e pittoresche vicende connesse. Una sensazione interessante, “traducibile” anche in termini Jaguaristici: non sempre, ma qualche volta, un interno Conolly conservato e con le rughe del tempo o una carrozzeria non perfetta ci danno emozioni altrettanto valide quanto un restauro filologicamente ineccepibile. La serata del primo giorno di raduno si è conclusa con una raffinata cena presso il ristorante Margherita del Relais & Chateaux di Mira. Domenica 23 giugno, in mattinata, trasferimento a Piazzola sul Brenta per la visita a Villa Contarini, prestigiosa residenza di ben nove Dogi Veneziani. All’arrivo, ad attendere i partecipanti, una scorta della Polizia locale che ha accompagnato i soci JCI sino ai cancelli della Villa (domenica 24 giugno insisteva un mercatino dell’antiquariato, il più grande d’Italia, per cui tutte le strade erano bloccate e non accessibili alle


auto). All’arrivo davanti alla Villa i maestosi cancelli si sono aperti e le Jaguar hanno potuto entrare e percorrere gli esclusivi vialetti del parco per raggiungere l’imponente scalinata e parcheggiarsi ai lati della stessa, quali guardiane prestigiose e silenziose di quel suggestivo luogo dove la bellezza è sovrana in tutti i suoi particolari. Le migliaia di visitatori che quel giorno hanno visitato la Villa hanno potuto anche ammirare le bellissime Jaguar schierate come guardie reali.

La visita a Villa Contarini è stata un tripudio di sale, affreschi, arredi e prospettive architettoniche, che ben poco hanno da invidiare ad altrettante blasonate dimore nobiliari. Una guida dedicata ha fatto gustare ed apprezzare ai soci una interessante serie di dettagli e fatti connessi alla Villa, a dimostrazione che, come di consueto, il sostanzioso contenuto culturale nei raduni del Jaguar club Italia rappresenta una caratteristica irrinunciabile.

GRIGLIATA DI MEZZA ESTATe Jaguar Club Italia

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scandire l’estate di soci e appassionati, anche quest’anno Jaguar Club Italia ha organizzato la tradizionale “Grigliata di mezza estate”, evento informale e di puro relax nella club house del presidente. Con le proprie Jaguar parcheggiate al sicuro e al fresco nel bel giardino della villa in stile inglese, i soci JCI si sono lasciati intrattenere dai racconti di Michael Robinson, con i suoi ricordi ed aneddoti personali vissuti nel mondo dell’automobilismo d’elite e il suo progetto di mettere su strada la bellissima Jaguar B99 che lui stesso ha disegnato. Grande interesse per alcune autovetture insolite e di particolare pregio, che amici e soci hanno gradito portare durante la giornata: prima fra tutte la bellissima XK 120 del Socio Fondatore Jaguar Club Italia Giovanni Ramponi. Tra le altre auto e moto intervenute anche una Bugatti del 1935 ed una deliziosa Balilla camioncino di amici del Club. Ma soci ed appassionati di automobili in genere non sono stati gli unici invitati: erano presenti diversi appassionati di

motociclette ed anche alcuni “angeli custodi”, ovvero meccanici esperti di auto d’epoca e Jaguar in particolare, a buon diritto accolti dal Club quali componenti fondamentali del mondo jaguaristico. Altro successo per un evento nel ricco palinsesto proposto dal Jaguar Club Italia, che per i prossimi mesi sta programmando nuovi e piacevoli appuntamenti che sapranno sorprendere e intrattenere gli appassionati.

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