JAG mag n.13

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La rivista dedicata al mondo Jaguar - Eccellenze - SostenibilitĂ - Cultura

numero

Anno IV - Periodico Trimestrale - Euro 8,00

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news

CARS

XE e XF Sportbrake Cequered Flag

E-Type Serie 3 Restomod

Nuova XE • E-Pace design

Jaguar Mark IV del 1946



la foto Per celebrare i 70 anni delle sue auto sportive, Jaguar ha progettato due F-TYPE Convertibili da rally alimentate dal motore 2.0 litri benzina Ingenium da 300 CV. Questi modelli vogliono rendere omaggio alla leggendaria Jaguar XK 120 che portò a termine tre Alpine Rally consecutivi senza incorrere in un solo punto di penalità , vincendo poi il RAC e il Tulip con al volante Ian Appleyard.

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edito

A

nche se apparentemente può sembrare una dicotomia, industria e sostenibilità sono due parole che possono incontrarsi in maniera virtuosa e dare come risultato un approccio diverso al mondo del lavoro e dell’imprenditorialità. Pur senza rinunciare a mettere sul mercato dei prodotti all’avanguardia per ottenere un profitto, si può infatti decidere di operare in maniera consapevole e lungimirante, con una maggiore attenzione verso lo stato del nostro pianeta e il futuro di noi tutti, cercando di seguire un approccio etico nella produzione e una linea green nella scelta di materiali, procedimenti, partner e prodotti. Nei processi di produzione del veicolo elettrico è necessario prendere in considerazione le prospettive dell’industria e temi quali: efficienza energetica e ambientale, caricamento, evoluzione della batteria con i relativi costi e sviluppo delle infrastrutture di supporto alla tecnologia. La sostenibilità ambientale non è una chimera, ma è necessario l’impegno di tutti e Jaguar con la I-Pace sta dimostrando la sua responsabilità. Non a caso è stata eletta Auto dell’Anno 2019.

Pierluigi Ducci

Ian Callum, Design Director Jaguar, ritira il • riconoscimento “Car of theYear 2019”

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sommario 03 04 •

La foto: F-Type Convertibile da Rally Edito

News

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Nuova Jaguar XE XF e XF Sportbrake Cequered Flag E-PACE, Suv compatto in stile Jaguar 2018 da record per Jaguar in Italia Nuova direzione generale in JLR Italia Evolution E-Type, profumo d’alluminio Andrew direttore creativo di Ferragamo

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Racing

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Formula E: Lotta per migliorare Katherine Legge nella storia! Test a -40°C

Sustainable

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Sustainable Think Museo Salvatore Ferragamo

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Hi-Tech

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Nasce IBM Studio Un laboratorio dell’innovazione tecnologica

• Cars 48 60 74

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Guidando verso il futuro Jaguar I-PACE Restomod. Non stuzzicare il vecchio Giaguaro Jaguar E-Type Serie 3 del 1974 Jaguar Mark IV del 1946

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People Gocce di marmo Alessandra Politi Pagnoni

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Place Castello di Spessa Golf & Wine Resort

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Icons

Bav Taylor

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Cultura

A Visual Protest. The Art of Bansky

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Design

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Il nuovo design che nasce dai motori Stefano Notargiacomo

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Story Il motore XK dimenticato Jaguar XJC, Coupé di classe

• 88 94 •

Excellence Wally Innovazione continua

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NEWS

nuova jaguar xe ESTERNI RIVISITATI, LUSSO INTERNO RINNOVATO E TECNOLOGIE INTUITIVE. foto: Media Jaguar Land Rover

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a nuova Jaguar XE presenta un rinnovato design esterno, nuovi interni più lussuosi e nuove e avanzate tecnologie. Il rinnovamento stilistico degli esterni dona alla XE un aspetto più deciso e risoluto. Partendo sempre dalle affascinanti proporzioni della vettura originale, la vocazione sportiva della nuova XE è stata portata ad un livello superiore attraverso elementi stilistici contemporanei, ispirati alla sportiva F-TYPE. La XE ora appare più larga e più ribassata rispetto a prima, con aperture frontali più ampie, uno stile audace e forme più muscolose, in linea con le prestazioni e le avanzate qualità aerodinamiche della vettura.

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I nuovi fari a LED con le straordinarie luci diurne “J blade” creano un look ancora più personale. Nella parte posteriore dell’auto è possibile apprezzare il nuovo paraurti e la fanaleria interamente a LED, con nuovi elementi grafici che accentuano l’ampiezza visiva della vettura e che donano alla XE un aspetto più proteso verso la strada.

I nuovi interni sono caratterizzati da un esteso utilizzo di materiali soft-touch, superbe impiallacciature e nuovi rivestimenti per le portiere, che migliorano la fruibilità e la praticità. Il nuovo e tecnologico ambiente interno della XE offre un livello più elevato di comfort, qualità e connettività per tutti gli occupanti.

Per un temperamento ancora più orientato verso le prestazioni, i modelli R-Dynamic ora comprendono alcuni elementi stilistici addizionali come superfici scolpite ispirate alle alette d’estremità degli aerei, inserti retinati scuri nel sottoparaurti posteriore e alternativi design per i cerchi in lega. All’interno, la vocazione sportiva è riscontabile nello stile dei sedili con cuciture a contrasto, nelle levette del cambio in Satin Chrome e nella pedaliera R-Dynamic.

La contaminazione della F-TYPE si evidenzia anche attraverso il selettore del cambio SportShift e l’interruttore a levetta del JaguarDrive Control che, come sulla sportiva due posti, sono posizionati sulla rinnovata console centrale. Nuovo anche il volante, derivato dall’elettrica I-PACE, che presenta discrete grafiche che si illuminano solo se in funzione e interruttori capacitivi, per un controllo più intuitivo e tattile delle funzioni principali.

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Più intelligente e più connessa. Per la prima volta, su questa vettura è disponibile il sistema d’infotainment Jaguar Touch Pro Duo, derivato dalla I-PACE, che offre un immediato controllo grazie ad una coppia di touchscreen ad alta risoluzione perfettamente integrati. Sono disponibili anche il sistema di ricarica wireless per i dispositivi mobili e la tecnologia intelligente Smart Settings. Novità assoluta per il segmento, la nuova XE è equipaggiata con lo specchietto retrovisore interno ClearSight, che migliora la sicurezza e la fruibilità, consentendo al guidatore di beneficiare di una visuale libera della strada retrostante. Attraverso l’uso di una retrocamera posteriore grandangolare, il sistema invia le immagini ad uno schermo ad alta risoluzione all’interno dello specchietto

retrovisore, che è privo di cornice. In questo modo la visuale non è ostacolata da passeggeri particolarmente alti, dalla scarsa luminosità o dalla pioggia presente sul lunotto posteriore.

«L’unicità della XE è la sua totalità. Con lei viene acquistato un insieme completo di design progressivo, tecnologie innovative e straordinarie dinamiche di guida. In modo assolutamente non ordinario la nuova XE incarna tutto ciò. Io e il mio team traiamo grandi soddisfazioni nel migliorare una vettura per noi così familiare: abbiamo vissuto con lei, comprendiamo il suo carattere ed è stata una magnifica opportunità aver potuto migliorarla ancora. Con la nuova XE, abbiamo in ogni modo reso tutto questo fattibile». Ian Callum, Jaguar Design Director

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Leggera ed efficiente La leggera struttura in alluminio della XE continua a ricoprire un ruolo fondamentale nella maneggevolezza, nell’efficienza e nell’eccezionale sicurezza della vettura. L’alluminio costituisce fino al 75% del corpo vettura. Alle sue eccellenti doti stradali contribuiscono anche i due sistemi di trazione, posteriore e integrale, il doppio braccio oscillante delle sospensioni anteriori così come il sistema integral link di quelle posteriori, oltre ad alcuni dei più avanzati propulsori Jaguar, che assicurano dinamicità di guida e prestazioni elevate. Di serie su tutti i modelli XE, il Dynamic Mode amplifica il temperamento sportivo dell’auto, attraverso

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cambi di marcia più rapidi, una risposta più precisa dell’acceleratore e una maggiore rigidità dello sterzo. Grazie all’opzionale sistema Configurable Dynamics, i guidatori potranno plasmare con più facilità la propria esperienza di guida a bordo della XE. Attraverso il touchscreen centrale, il sistema consente ai guidatori di impostare il veicolo in base alle proprie preferenze personali, scegliendo tra il settaggio Comfort o Dynamic per il motore, il cambio e lo sterzo. Inoltre, se presente sull’auto, l’Adaptive Dynamics regola costantemente gli ammortizzatori per offrire un ottimale bilanciamento tra comfort e raffinatezza, in ogni circostanza e in ogni condizione di guida.


La nuova XE è disponibile con un’ampia scelta di puliti ed efficienti motori Ingenium, sia diesel che benzina. Il 2,0 litri Ingenium benzina viene offerto nelle varianti da 250 e 300 CV, identificati con la dicitura P250 e P300, mentre l’efficiente Ingenium D180 diesel eroga una potenza di 180 CV, con una coppia massima di 430 Nm e un consumo di carburante a partire da 4,9 litri ogni 100 chilometri di percorrenza

Allestimenti La versione entry-level della XE è equipaggiata con la trasmissione automatica, i cerchi in lega da 18 pollici, i sedili elettrici in pelle, i fari anteriori e la fanaleria posteriore a LED con grafiche rinnovate, i sensori di parcheggio anteriori e posteriori e il Lane Keep Assist. Si può scegliere tra tre livelli di allestimento: S, SE e HSE, ciascuno disponibile anche nella variante sportiva R-Dynamic.

Trasmissione e motorizzazioni La nuova XE è equipaggiata di serie con una trasmissione automatica, che può essere abbinata sia alla trazione posteriore che a quella integrale. L’avanzato sistema AWD Jaguar con tecnologia torque on-demand e l’Intelligent Driveline Dynamics, assicurano la medesima sensazione di guida di una vettura a trazione posteriore, migliorando al contempo le prestazioni, la trazione e la sicurezza del conducente in ogni condizione metereologica. Il propulsore benzina da 300 CV con la trazione integrale AWD è in grado di accelerare da 0 a 100 km/h in 5,7 secondi.

Una vasta gamma di pacchetti consente un livello ancora più elevato di personalizzazione: • Dynamic Handling Pack. Configurable Dynamics, Adaptive Dynamics, freni Performance, pinze dei freni rosse, spoiler bagagliaio. • Cold Climate Pack. Parabrezza riscaldato, volante riscaldato, lavafari. • Business Pack (solo versioni S). Connected Navigation Pro, Online Pack, Traffic Sign Recognition, Adaptive Speed Limiter. • Technology Pack. Head-Up Display, Solar Windscreen, Touch Pro Duo, Interactive Driver Display, ricarica wireless, specchietto retrovisore interno ClearSight. • Convenience Pack. Bagagliaio ad apertura gestuale, Keyless Entry, regolazione elettrica dello sterzo, prese di corrente aggiuntive. • Premium Interior Upgrade Pack. Battitacco illuminati, pedali lucidi, illuminazione abitacolo configurabile.

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NEWS

XF E XF SPORTBRAKE

CHEQUERED FLAG

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Jaguar presenta le edizioni speciali Chequered Flag per la XF, con esclusivi elementi esterni che includono il badge sulla presa d’aria laterale, i cerchi in lega Gloss Black e tre varianti cromatiche per la carrozzeria. foto: Media Jaguar Land Rover

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Nell’ambito dei nuovi Model Year 2020, le Jaguar XF berlina e XF Sportbrake saranno disponibili anche nelle versioni speciali Chequered Flag. Queste “special editions” presentano una serie di esclusivi miglioramenti esterni, nuovi elementi stilistici interni appositamente selezionati e un’efficiente gamma di motori Ingenium, sia diesel che benzina, assemblati e costruiti in Gran Bretagna.

«La XF berlina e la XF Sportbrake presentano quella perfetta combinazione tra eleganza e prestazioni che caratterizza tutte le Jaguar. Entrambi i modelli mostrano delle affascinanti silhouette che gli conferiscono un aspetto dinamico, perfettamente in linea con lo stile Chequered Flag». Ian Callum, Jaguar Director of Design

Una serie di miglioramenti apportati alle linee esterne, consente ai modelli Chequered Flag di potersi distinguere dal resto della gamma, a partire dagli esclusivi badge sulle prese d’aria laterali. Ulteriori dettagli stilistici prevedono la dotazione di un paraurti anteriore dalle linee sportive, il Black Pack, i sottoporta laterali in tinta con la carrozzeria, lo spoiler per il portellone posteriore e i cerchi in lega Chalice da 18 pollici con finitura Gloss Black. Per le “special edition” sono disponibili tre nuove varianti cromatiche per gli esterni: Yulong White, Santorini Black e Eiger Grey. All’interno, la XF berlina e la XF Sportbrake Chequered Flag presentano alcuni elementi stilistici appositamente selezionati, come gli esclusivi battitacco, il rivestimento del pannello degli strumenti in alluminio Dark Hex, gli interni in pelle R-Sport e una gamma di combinazioni di colori Ebony/Ebony o Ebony/Red con cuciture a contrasto.

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Alcuni degli optional piĂš comuni disponibili per la gamma XF, sulle versioni Chequered Flag sono di serie, come il sistema Navigation Pro con InControl Connect Pro, che include una funzione Live Traffic che aiuta i conducenti a evitare gli ingorghi nei tragitti cittadini, consentendo anche agli utenti di condividere

i vari percorsi tramite un computer o un’applicazione mobile. Altri servizi online includono la funzione Share ETA, la mappatura dei parcheggi disponibili e i prezzi del carburante aggiornati in tempo reale. Ulteriori dotazioni comprendono l’Interactive Driver Display da 12,3 pollici e il sistema di accesso keyless.

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Per i nuovi Model Year è disponibile di serie su tutti i modelli: sensori di parcheggio anteriori e posteriori, telecamera posteriore, Lane Keep Assist con Driver Condition Monitor e anche un nuovo Smartphone Pack che include l’Apple CarPlay® e l’Android Auto™. Quest’ultima tecnologia consente agli utenti di entrambi i sistemi operativi di accedere a una selezione di app tramite un touchscreen da 10 pollici.

Motorizzazioni I modelli Chequered Flag sono disponibili con una vasta gamma di potenti ed efficienti motori Jaguar, sia diesel che benzina, abbinati sia alla tradizionale trazione posteriore che alla trazione integrale AWD. Versioni Benzina • 2.0 litri quattro cilindri Ingenium da 250 CV, trazione RWD; • 2.0 litri quattro cilindri Ingenium da 300 CV, trazione AWD. Versioni Diesel • 2.0 litri quattro cilindri Ingenium da 180 CV, trazione RWD o AWD • 2.0 litri quattro cilindri Ingenium da 240 CV, trazione AWD • 3.0 litri V6 bi-turbo da 300 CV, trazione RWD.

La Jaguar XF offre un mix impareggiabile di design, lusso, raffinatezza ed efficienza che la rende leader nel segmento delle auto aziendali, supportata anche da eccezionali quanto raffinate dinamiche di guida. Un profilo aerodinamico, costruito intorno alla rinomata architettura in alluminio Jaguar, combina gli elementi caratteristici di tutte le vetture Jaguar, ovvero eccellenti proporzioni, superfici eleganti e linee perfette.

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La struttura leggera della Jaguar XF e le ottimizzate dinamiche di guida, consentono di avere un perfetto equilibrio tra guidabilità e maneggevolezza. Il sistema All-Surface Progress Control offre una trazione omogenea e lineare anche su superfici a scarsa aderenza, mentre la trazione integrale on-demand e l’Intelligent Driveline Dynamics assicurano ottime

prestazioni e grandi capacità in ogni situazione di guida. L’abitacolo è una perfetta combinazione di pregiate finiture e lussuosi materiali contemporanei, maestria artigianale e tecnologie intuitive, come l’Interactive Driver Display riconfigurabile con schermo da 12,3 pollici, l’Head-Up Display con tecnologia laser e il sistema d’infotainment Touch Pro.

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E-pace SUV compatto in stile Jaguar

foto: Media Jaguar Land Rover

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«Osservata da una certa distanza, si possono apprezzare maggiormente il profilo e le proporzioni della E-PACE, poiché abbiamo bilanciato lo sbalzo anteriore più lungo con quello posteriore più corto, conferendo alla vettura una sensazione di movimento, anche quand’è ferma. Questa è una caratteristica inconfondibile di Jaguar». Wayne Burgess Production Vehicles Studio Director

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a E-PACE e la E-PACE R-Dynamic sono disponibili nelle varianti S, SE e HSE, con cinque diverse motorizzazioni, tre diesel e due benzina. Il motore diesel Ingenium 2,0 litri quattro cilindri è disponibile nelle versioni da 150 CV, 180 CV e 240 CV, mentre i due motori benzina Ingenium 2,0 litri quattro cilindri sovralimentati erogano 249 CV o 300 CV di potenza. L’elevato livello delle dotazioni di serie è un elemento chiave della gamma E-PACE, su cui sono disponibili il sistema d’infotainment Touch Pro, i gruppi ottici a LED e la videocamera posteriore, oltre agli avanzati sistemi di assistenza alla guida, come il Driver Condition Monitor e l’Emergency Braking

Design La E-PACE è una perfetta combinazione tra look sportivo e soluzioni intelligenti che danno vita a un SUV compatto dalle elevate prestazioni e dall’inconfondibile stile Jaguar. Combina un design sportivo con la praticità di un SUV compatto, eliminando i compromessi impliciti di questa equazione. Il risultato è una vettura in grado di attrarre una nuova tipologia di guidatore verso la famiglia Jaguar, implementando l’appeal di questo segmento. La E-PACE è una combinazione tra lo stile dinamico e le perfette proporzioni di una sportiva Jaguar con lo spazio, la sicurezza e la praticità di un SUV compatto. I ridotti sbalzi anteriori e posteriori con i generosi pneumatici ben posizionati agli angoli della vettura e il disegno a goccia dei finestrini, ispirati dalla F-TYPE, rappresentano gli elementi innovativi dell’aspetto deciso della E-PACE. La vista anteriore ne rivela il temperamento sicuro e determinato, evidenziato dal tipico DNA delle sportive Jaguar. Le fluenti linee del tetto si armonizzano perfettamente con l’audace disegno dei finestrini, enfatizzando il carattere dinamico della vettura e offrendo

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più spazio ai passeggeri posteriori grazie a soluzioni ingegnose. I laterali della vettura mostrano il tipico profilo a fusoliera dei modelli Jaguar più iconici. Le fiancate muscolose, più affusolate verso il posteriore, traggono ispirazione dalla sportiva F-TYPE e contribuiscono all’aspetto possente della E-PACE, ulteriormente accentuato dalle piegature dei parafanghi anteriori e posteriori. L’audace disegno della calandra le conferisce un aspetto deciso e inconfondibilmente Jaguar. I fari Advanced LED (opzionali) sono concettualmente simili a quelli utilizzati sulla sportiva F-TYPE e adottano le rinomate luci diurne Jaguar J-blade, che avvolgono il bordo esterno dei gruppi ottici. Questo eccellente sistema di illuminazione prevede anche la tecnologia Adaptive Matrix LED (opzionale), con due sottili moduli LED orizzontali per la gestione di abbaglianti e anabbaglianti. Le lenti cristalline aggiungono una nota di bellezza tecnica al design frontale, oltre a garantire una migliore illuminazione della strada nell’oscurità. Inoltre, le luci J-blade svolgono anche la funzione di indicatori di direzione, con un andamento avvolgente. Nella parte posteriore, le superfici tese e i fianchi marcati si fondono con le linee nette dei gruppi ottici. I fari posteriori, sottili come una lama, sono dotati di tecnologia LED ed evidenziano ancora una volta il suo DNA da vera sportiva Jaguar. La scelta tra un tettuccio in tinta con la carrozzeria, a contrasto di colore nero o panoramico fisso, offre ai clienti la possibilità di personalizzare la propria vettura. La finitura nera si estende per l’intera lunghezza del tetto, dal parabrezza al bordo dello spoiler, con uno stile che richiama la F-TYPE Coupé. La E-PACE è disponibile in 11 colori: Caldera Red (solo First Edition) o Fuji White (pastello); Borasco Grey, Firenze Red, Caesium Blue, Yulong White, Indus Silver, Santorini Black o Corris Grey (metallizzato); e Farallon Pearl Black o Silicon Silver (metallizzato Premium).

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«I SUV compatti devono garantire risposte intelligenti alle piccole sfide della vita quotidiana e credo che la combinazione tra la purezza del design e l’integrità funzionale di Jaguar offra la perfetta soluzione. Questa è una vettura dal carattere inconfondibile, una sportiva Jaguar per la vita di tutti i giorni tanto gratificante quanto pratica». Ian Callum Jaguar Director of Design

La bellezza dei dettagli La E-PACE è la prima vettura della sua categoria con cerchi da 21’’. La versione Satin Grey con finitura diamantata e cinque razze doppie, offre il perfetto rapporto tra cerchio e carrozzeria ed è solo una delle 12 opzioni disponibili. Le prese d’aria laterali


dei paraurti hanno una finitura cromata lucida. Nei modelli R-Dynamic, le prese d’aria sono rifinite con cromatura satinata e la rete della griglia è caratterizzata da una trama con grandi esagoni smussati tridimensionali per attrarre la luce, con al centro lo stemma Jaguar più grande di sempre, che nasconde i sensori dell’Adaptive Cruise Control.

I terminali dalla forma rotonda sono perfettamente integrati nel paraurti posteriore e sottolineano le elevate prestazioni della vettura con uno stile raffinato ispirato agli scarichi dei motori a reazione. Lo spoiler nella parte superiore del portellone è composto da tre elementi ed è stato perfezionato per ottimizzare il flusso dell’aria.

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Abitacolo da prima classe: spazio e praticità Gli interni sono un’ulteriore testimonianza che la E-PACE è un SUV compatto dalle elevate prestazioni. Il design dinamico, moderno e raffinato rende più intensa l’esperienza di guida, offrendo al contempo spazio e fruibilità a tutti gli altri occupanti. I passeggeri vengono avvolti da materiali di eccellente qualità disseminati in tutto l’abitacolo. I morbidi rivestimenti delle portiere, la cromatura satinata delle maniglie, il cruscotto in pelle di qualità artigianale e il rivestimento dei sedili con doppia impuntura, sono tutti elementi che trasmettono una sensazione di lusso.

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Il punto focale degli interni è un cockpit avvolgente in cui la maniglia del passeggero rappresenta il confine della console del guidatore, un concetto stilistico ispirato direttamente dalla Jaguar F-TYPE. Il suo disegno offre una forte connessione visiva con le portiere, mentre la seduta sollevata dona al conducente una posizione di guida in stile “Sports Command”, garantendo un eccellente livello di visibilità. L’innovativo e intelligente utilizzo dei colori è il tratto distintivo degli interni, coadiuvato dalla continuità visiva tra l’abitacolo e le porte. Le sezioni colorate dei sedili, il quadro strumenti e i pannelli delle portiere evidenziano il legame con la sportiva F-TYPE, enfatizzato sulle versioni R-Dynamic tramite una moderna


varietà cromatica con brillanti cuciture a contrasto. Lo schema dei colori, insieme ai materiali pregiati del quadro strumenti, contribuisce alla sportività e alla raffinata semplicità degli interni della vettura. La E-PACE rompe con il passato, optando per un raffinato trattamento Noble Chrome rispetto ai tradizionali inserti in legno. La sobrietà delle finiture metalliche in alcuni elementi importanti come il bordo della leva del cambio, il quadro strumenti, le prese d’aria laterali e le maniglie delle portiere conferiscono all’abitacolo un aspetto moderno e raffinato. I comandi primari, come quelli del cambio sportivo e del selettore della modalità di guida, sono stati appositamente progettati per coinvolgere maggiormente

il guidatore. Gli interni offrono una ricercata sensazione tattile che aumenta la sportività della E-PACE e proiettano il conducente in una emozionante esperienza di guida. Le pelli pregiate valorizzano alcuni elementi di contatto fondamentali come il volante, la maniglia della console centrale e il cambio, mentre i comandi secondari sono stati resi più semplici e intuitivi. Lo schermo touchscreen da 10’’ dell’infotainment Touch Pro ha consentito di ridurre il numero dei comandi stessi, mentre alle manopole sono state dedicate le funzioni di gestione del climatizzatore. Un Interactive Driver Display virtuale HD da 12,3’’ abbinato all’Head Up Display TFT (Thin Film Transistor) full color, consente al guidatore di poter disporre di

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tutte le informazioni necessarie all’interno del suo campo visivo. Gli interni sono caratterizzati da un design focalizzato sul conducente con una particolare attenzione alla fruibilità, in modo da offrire uno spazio generoso a cinque passeggeri e relativi bagagli attraverso ingegnose soluzioni per lo stivaggio degli oggetti più piccoli. Il vano da 8,42 litri della console centrale può ospitare quattro bottiglie d’acqua di grandi dimensioni, oltre a bicchieri e vari altri oggetti negli appositi spazi; il portaoggetti chiudibile da 10,07 litri consente di nascondere il contenuto al suo interno in tutta sicurezza, mentre i vani nelle portiere (10,56 litri quelli anteriori e 8,26 litri quelli posteriori) sono più grandi rispetto alla concorrenza. La E-PACE dimostra la sua

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versatilità attraverso vani configurabili nella console centrale, pensati per la connessione con gli smart devices e l’interazione con i passeggeri. L’attenzione al dettaglio si evidenzia anche nel design delle luci interne, che illuminano gli elementi essenziali, come le maniglie e i portaoggetti, mentre il sistema d’illuminazione ambientale permette agli


Scoprire l’ispirazione occupanti di modificare le impostazioni del colore a seconda delle proprie preferenze. I sedili sono pensati per uno stile di vita attivo e sono quindi composti da materiali tecnici e durevoli, con cuciture a contrasto dai colori vivaci che accentuano il temperamento sportivo della E-PACE. Le morbide pelli Windsor (opzionali) con cuciture tono su tono conferiscono maggior lusso e raffinatezza alla vettura. Una serie di piacevoli dettagli evidenzia il lato divertente e seducente del marchio Jaguar. Sui modelli HSE, le etichette Jaguar “contemporary animal print” sono cucite sul bordo dello schienale dei sedili anteriori (in rosso nelle First Edition) e lo stesso motivo è presente anche sui tappetini in gomma delle zone di stivaggio.

La Jaguar E-PACE mostra dettagli ispirati al design e alle automobili di tutti i tempi: • La chicane di un circuito. Elementi che richiamano l’inconfondibile forma di una chicane sono presenti all’esterno e all’interno della E-PACE come, ad esempio, nella linea dei gruppi ottici a LED posteriori. • Macchina fotografica Leica. Le manopole centrali del cruscotto nella zona inferiore sono ispirati ai comandi di una classica Leica. • Teoria di Gestalt. La teoria che descrive la percezione visiva e come le persone organizzano visivamente gli oggetti in gruppi o in unità, sebbene non lo siano. I tappetini anteriori e le etichette dei sedili (solo nella HSE) seguono questo principio, con un richiamo Jaguar visibile solo da alcune angolazioni. • Wildlife. La grafica “Jaguar Cub”, visibile nella fascia di oscuramento del parabrezza e nella proiezione delle luci degli specchietti, è stata aggiunta esclusivamente per il divertimento dei guidatori.

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NEWS

2018 da record per Jaguar in italia P

er la Filiale Italiana del Gruppo il 2018 ha prodotto risultati positivi soprattutto in considerazione del calo generale che ha caratterizzato il settore automotive nell’ultimo trimestre. Con 28.155 unità immatricolate nel 2018, Jaguar Land Rover Italia supera le 26.370 unità dell’anno precedente registrando una crescita di oltre il 6%. Jaguar, con 9.332 auto vendute nel 2018 rispetto alle 5.397 dell’anno precedente, è risultato il marchio che, con una percentuale del +74%, è cresciuto di più rispetto agli altri brand del settore automobilistico. Questo traguardo di vendite ha consentito al brand del giaguaro di ottenere il miglior risultato di sempre in Italia. A questo storico record hanno indubbiamente contribuito le 5.112 unità immatricolate della Jaguar E-Pace. Dopo il lancio avvenuto nel 2017, il successo di questo modello Jaguar, il SUV compatto ad alte prestazioni che combina la dinamicità ed il design di una vettura sportiva alla praticità dell’utilizzo quotidiano, è proseguito costantemente nel corso dell’anno appena concluso.

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NEWS

NASCE UNA NUOVA DIREZIONE GENERALE IN JAGUAR LAND ROVER ITALIA È

nata una nuova Direzione Generale Jaguar Land Rover Italia che accorperà le Divisioni Sales, Customer Service e Network. Questa Direzione sarà guidata da Marco Santucci che rientra in Italia dopo una brillante esperienza internazionale, assumendo il ruolo di Direttore Generale, riportando a Daniele Maver, Presidente di Jaguar Land Rover Italia.Lo scopo è quello di creare una struttura compatta e sinergica in termini di politiche commerciali, copertura del territorio, innovazione nell’esperienza di acquisto, nei processi di business e nella fidelizzazione dei Clienti. Marco Santucci, dopo importanti esperienze in Ford Italia e Toyota Europe, è stato protagonista della storia di Jaguar Land Rover Italia, sin dal suo arrivo nel 2010. Inizialmente è stato a capo del brand Jaguar e, successivamente, della Direzione Generale Sales Operations di entrambi i marchi.

mercati guidati da Filiali indirette, detti Importatori, raggiungendo in termini di fatturato e volumi il primo posto nell’ambito della Regione Europa.

Ad inizio 2016, Marco lascia Jaguar Land Rover Italia per assumere un incarico straordinario in Cina, a supporto di un mercato in difficoltà, seppur con grande potenzialità. Dopo sei mesi di questa importante esperienza, assume, con base a Francoforte, la carica di Managing Director European Importers di Jaguar Land Rover, con responsabilità su tutti i

Daniele Maver, Presidente Jaguar Land Rover Italia ha dichiarato «Marco Santucci torna in Italia con una straordinaria esperienza internazionale e soprattutto con un grande arricchimento professionale ed umano che sarà fondamentale per l’ulteriore evoluzione della nostra Azienda in un momento di grandi sfide, difficili, ma altrettanto stimolanti».

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NEWS

Evolution E-Type: profumo d’alluminio testo: Paolo Pysa

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artedì 8 gennaio 2019, la Evolution E-Types ha rilasciato un’esclusiva intervista/filmato, fatta al suo creatore Uryk Dmyterko in vista della partecipazione al London Classic Car Show tenutasi dal 14 al 17 febbraio scorsi. Il padre della Evolution E-Types, Uryk Dmyterko, spiega in un filmato come una combinazione di passione e determinazione abbia evoluto la sua attività: ora più che mai la factory di Darlington è in grado di garantire la fornitura di una vasta gamma di componenti, in alluminio e acciaio, per poter restaurare o addirittura ricostruire la mitica Jaguar E-Type con qualità definita di livello eccelso. Il filmato è stato girato nell’officina della Evolution E-Types a Darlington, dove ha sede questa realtà capace di fornire parti dedicate alla stupenda auto inglese e include un giro dietro le quinte del labirinto di laboratori che ospitano le lavorazioni al CNC, engine and bodywork shops, la cabina di verniciatura, la tappezzeria e i reparti di assemblaggio della meccanica. Il team, che opera sotto la guida di Uryk, ha utilizzato la propria maestria ed esperienza per sviluppare una nuova gamma di vere e proprie Jaguar E-Type in alluminio di alta qualità adatte alle moderne condizioni di guida dei giorni nostri. Ma questo non è solo l’ennesimo restauro dedicato alla “sexy” car inglese, Uryk è anche riconosciuto come il principale fornitore al mondo di parti per E-Type: telai e componenti in alluminio ad alta resistenza, cam covers dello stesso materiale e la meraviglia più recente che si mostra in un cambio a 5 rapporti con scatola “che parla” di leggero ma robusto alluminio. E fin qui abbiamo nominato solo alcune delle offerte by Evolution E-Types. Come già accennato ora il world’s leading parts supplier ha compiuto un importante passo in avanti per creare una nuova gamma di modelli Jaguar E-Type con odierne capacità di maneggevolezza e ingegneria, offrendo ai clienti tutta la bellezza di una classica icona degli anni 60, ma con caratteristiche e comfort del ventunesimo secolo. Concludiamo narrando un’importante premiazione avvenuta presso il London Classic Car Show che ha visto il direttore del design Jaguar Ian Callum ricevere un Icon Award per la sua carriera di designer presso Jaguar e Aston Martin.

L’intervista a Uryk Dmyterko può essere visualizzata sul tuo smartphone tramite il QRcode a lato. Per ulteriori informazioni: evolutionetypes.com

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racing

lotta per migliorare foto: Media Jaguar Land Rover

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l 14 dicembre 2018 è iniziata la nuova stagione del Campionato ABB FIA Formula E, dove il Team Jaguar Panasonic partecipa con la nuova Jaguar Generation 2 I-Type 3. Le nuove vetture di quest’anno sono state migliorate nell’efficienza e nell’autonomia per essere sempre più competitive e sono guidate dai driver Nelson Piquet Jr. e Mitch Evans, confermati dalla stagione passata.

14-15 dicembre 2018 - Eprix di Ad Diriyah Durante la prima gara in Arabia Saudita, nel circuito di Al Diriyah, il tempo inclemente ha fatto gareggiare i piloti su una pista impegnativa. Mitch Evans, complice anche un po’ di sfortuna ha terminato 4° mancando per poco la terza posizione, mentre Nelson Piquet Jr. ha combattuto fino alla fine per raggiungere la quota punti terminando così 10°. «È stata una gara impegnativa, ma molto divertente. È stato un peccato non raggiungere il podio, ma siamo stati ostacolati dalla sfortuna nelle qualifiche, fattore molto importante nelle Formula E.» Mitch Evans - Ad Diriyah -

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foto: Xxxx

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11-12 gennaio 2019 - Eprix Marrakesh La seconda gara della stagione ABB FIA Formula E 2018/19 ha mostrato ritmo, prestazioni, ma Panasonic Jaguar Racing ha conquistato solamente un paio di punti. Mitch Evans ha iniziato bene la giornata ottenendo il miglior tempo qualificandosi in Super Pole con il sesto tempo e iniziando la gara in quinta posizione. Evans ha terminato 9° a causa di un incidente alla prima curva che ha compromesso l’arrivo sul podio. Il suo compagno di squadra Nelson Piquet Jr. si è qualificato fra le prime 10 posizioni, partendo 9°, concludendo 14°.

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«Subito dopo l’incidente sono scivolato troppo indietro nelle posizioni. Forse siamo stati troppo cauti e potevamo essere più aggressivi, ma con il senno di poi è facile da dire. Quando scivoli indietro nel gruppo se attacchi i rischi sono minimi, altrimenti ti resta un sacco di energia al termine della gara mentre tutti difendono la loro posizione. Ci sono ancora molte cose da imparare, per rendere l’auto migliore». Nelson Piquet Jr - Marrakesh -


25-26 gennaio 2019 - Eprix Santiago del Chile Durante la gara a Santiago del Chile, Mitch Evans e Nelson Piquet Jr. hanno combattuto con temperature estreme di 37°C, ma entrambe le Jaguar I-Type hanno raggiunto il traguardo nella più avvincente gara di Formula E di ABB FIA nella storia. Le mutevoli condizioni della pista hanno impedito a Panasonic Jaguar Racing di superare i sei migliori piazzamenti durante le qualifiche. I due piloti si sono schierati sulla griglia in 10a e 19a posizione rispettivamente. Nonostante non siano partiti fra i primi 10, entrambi i piloti hanno fatto grandi progressi in gara, portando Mitch Evans a terminare in 6a posizione mentre

Nelson Piquet, nonostante abbia combattuto fino al termine, ha concluso 11° appena fuori dalla zona punti.

«Sfortunatamente, abbiamo compromesso la gara con le nostre qualifiche che ci hanno messo fuori dal podio. Con questo in mente pensavamo di dover diventare aggressivi con il nostro approccio in gara e abbiamo mostrato buoni progressi: Mitch si è spostato in P6 e Nelson appena fuori dai punti in P11. Penso che probabilmente abbiamo fatto il maggior numero di progressi di qualsiasi squadra sulla griglia, e dal nostro punto di vista è positivo, vuol dire che abbiamo una buona macchina da corsa. Dobbiamo ottenere le qualifiche giuste, è la nostra unica area in cui abbiamo probabilmente compromesso i nostri risultati questo fine settimana. Abbiamo bisogno di eseguire le nostre qualifiche in modo davvero efficace». James Barclay Team Director, Panasonic Jaguar Racing - Santiago del Chile -

15-16 febbraio - Eprix Città del Messico La gara che si è svolta nel circuito di Città del Messico è stata caratterizzata dal pauroso incidente avvenuto dopo poco l’inizio che ha coinvolto Nelson Piquet Jr., dove scontrandosi con il retro della vettura del campione in carica Jean Eric Vergne (DS Techeetah) è finito rovinosamente contro le barriere laterali. Piquet Jr è sceso dalla sua I-Type 3 distrutta fortunatamente illeso ed è stato assistito dalla Medical Car. Per il Team Jaguar Panasonic è così rimasto a gareggiare solamente Mitch Evans che partendo dalla 18a posizione ha recuperato finendo a punti in 7a posizione. Permane l’obiettivo di migliorare le qualifiche per conquistare dei posizionamenti che permettano al Team di conquistare il podio.

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Katherine Legge nella storia! foto: Media Jaguar Land Rover

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atherine Legge, del team Rahal Letterman Lanigan Racing, tagliando per prima il traguardo dell’E-Prix di Città del Messico dell’ I-PACE eTROPHY è diventata la prima pilota donna a vincere una gara durante il weekend di ABB Formula E. È partita in pole position, con il compagno di squadra Bryan Sellers al secondo posto; subito dietro in terza posizione della griglia Simon Evans del Team Asia New Zealand e in quarta il Jaguar VIP driver, Salvador Duran. Con questa vittoria Katherine ora guida la Serie ed è entrata nella storia diventando il primo pilota femminile a vincere una gara durante un weekend di Formula E di ABB FIA. Il suo compagno di Team Bryan Sellers ha terminato la gara in seconda posizione.

«Non vedevo l’ora di tornare in auto da quando ero Ad Diriyah; conquistare un podio in Messico è sorprendente e testimonia il duro lavoro svolto dalla squadra in questa settimana. C’erano molte cose da imparare dalla prima gara e bisognava metterle in pratica a Città del Messico: è davvero gratificante». Katherine Legge Rahal Letterman Lanigan Racing

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test a -40°c D

opo il suo debutto mondiale alla gara ABB FIA di Formula E ad Ad Diriyah, in Arabia Saudita, l’auto da corsa Jaguar I-PACE eTROPHY a trazione integrale è stata sottoposta a rigorosi collaudi a freddo presso l’impianto Jaguar Land Rover ai margini del circolo polare artico ad Arjeplog , Svezia. Il pilota della Formula E di Panasonic Jaguar Racing, Nelson Piquet Jr, ha guidato la Jaguar I-PACE eTROPHY in uno dei tanti laghi ghiacciati della regione per liberare tutto il potenziale dell’auto da corsa elettrica da 195 km / h sul ghiaccio. Le temperature superano -40° C, circa 10° C in meno rispetto alla temperatura in cui la maggior parte dei veicoli elettrici convenzionali è in grado di operare.

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NEWS

Paul Andrew Direttore Creativo del brand Salvatore Ferragamo

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aul Andrew è entrato a far parte dell’azienda toscana nel settembre del 2016 come responsabile creativo delle calzature femminili ed è stato promosso un anno dopo a Direttore Creativo delle collezioni di prêt-à-porter Donna. Con l’incarico che gli viene ora assegnato, tutte le funzioni di design della griffe saranno raggruppate sotto la sua responsabilità, ha spiegato l’azienda in un comunicato. Nato in Gran Bretagna, dove si è diplomato al Berkshire College of Art and Design, Andrew ha debuttato da Alexander McQueen, prima di trasferirsi a New York nel 1999 entrando a far parte del brand Narciso Rodriguez. Nel 2013 Paul Andrew ha fondato il marchio di calzature che porta il suo nome, imponendosi in tempi rapidi come un interessantissimo talento creativo, dotato di grande know-how tecnico e di uno stile elegante, moderno e glamour. Nel 2014 ha vinto il premio ‘CFDA/Vogue Fashion Fund’, diventando il primo designer di calzature a riceverlo, e nel 2016 il ‘Premio Swarovski’ ai ‘CFDA Awards’. Andrew era diventato il primo direttore creativo per la linea di calzature di Salvatore Ferragamo, vero core business dell’azienda fiorentina, mentre nell’abbigliamento Donna aveva sostituito Fulvio Rigoni.

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“Sustainable Thinking” Al Museo Salvatore Ferragamo la moda, l’arte e i materiali raccontano la sostenibilità attraverso sperimentazioni artistiche contemporanee e ricerca nel fashion design.

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l prossimo 12 aprile 2019 a Firenze, il Museo Salvatore Ferragamo inaugura “Sustainable Thinking”, un percorso narrativo che si snoda tra le pionieristiche intuizioni del Fondatore Salvatore Ferragamo nella ricerca sui materiali naturali, di riciclo e innovativi, e le più recenti sperimentazioni in ambito green. Il progetto espositivo, ideato da Stefania Ricci, Direttore del Museo Salvatore Ferragamo e della Fondazione Ferragamo, con il contributo di Giusy Bettoni, Arabella S. Natalini, Sara Sozzani Maino e Marina Spadafora, vuole fornire un contributo artisticoculturale sul tema cruciale della sostenibilità, intesa come “uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente

Sheila Hicks, Satellite Interplanétaire, 2016 • Scultura di fibra morbida su tavola tonda, arancio-blu Melide (CH), Collezione privata.

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senza compromettere la possibilità delle generazioni future di sopperire alle proprie necessità” (Rapporto Brundtland, 1987). La mostra “Sustainable Thinking” è una narrazione che sceglie di rivolgersi a un pubblico ampio, prendendosi l’onere e l’onore di innestare uno spunto di riflessione sul tema sempre più urgente e di attualità legato a una maggiore attenzione all’ambiente nel suo complesso, parlando con il linguaggio della moda, dell’arte e dei materiali. La mostra ospita opere di artisti e fashion designer

internazionali che presentano la propria chiave di lettura sul recupero di un rapporto più meditato con la natura e la sua profonda relazione con la tecnica, l’impiego di materie organiche e il riuso creativo, fino a sottolineare l’importanza di un impegno collettivo, di un modo di pensare consapevole e condiviso. La mostra “Sustainable Thinking” sarà ospitata all’interno del Museo Salvatore Ferragamo da venerdì 12 aprile fino a domenica 8 marzo 2020. In concomitanza alla mostra sono previsti progetti collaterali, seminari e workshop.

Salvatore Ferragamo, Rainbow Future, 2018 • Zeppa in vero legno rifinita a mano, realizzata artigianalmente in cotone organico. Il sandalo, ispirato al leggendario sandalo Rainbow, una delle invenzioni simbolo di Salvatore Ferragamo, è realizzato con materiali e tecniche responsabili. Certificazione ISO 14067 Certificazione GOTS - Global Organic Textile Standard

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Museo Salvatore Ferragamo Il primo spazio espositivo aziendale sostenibile d’Italia. Il Museo Salvatore Ferragamo fu inaugurato nel 1995 per volontà di Wanda Ferragamo e dei suoi figli per valorizzare e rendere nota la storia del fondatore, del marchio e delle sue calzature, ormai riconosciute come vere e proprie opere d’arte. Ospitato nella sede storica dell’azienda, il medievale Palazzo Spini Feroni, è stato ampliato nel 2006 e oggi occupa il basamento del Palazzo. L’obiettivo è quello di avere più spazio per mostrare oltre alla storia di Salvatore Ferragamo le relazioni che da sempre sussistono tra l’azienda, l’arte, il design e il costume e per potere meglio dialogare con le principali istituzioni museali sia italiane che straniere. Il Museo, perfettamente inserito nel tessuto cittadino, funziona come uno strumento di comunicazione per trasmettere all’esterno i valori e la ricerca della Ferragamo. Il Museo Salvatore Ferragamo è risultato il primo spazio espositivo aziendale sostenibile d’Italia, certificato ISO 14064, nell’ambito del progetto “Museimpresa Green”, ideato da Federturismo, Confindustria e Museimpresa con l’obiettivo di creare la prima rete al mondo di musei aziendali sostenibili. Grazie ad un’analitica rendicontazione delle proprie emissioni di CO2, il Museo diviene, quindi, un vero e proprio ambasciatore in materia di sostenibilità tra i musei aziendali italiani.

• Stella Jean, Ararauna, 2018 Abito in viscosa italiana, dipinto e ricamato a mano dall’artista Ambra Lucidi Roma Foto Irene Montini

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Nasce Ibm Studios, un laboratorio dell’innovazione tecnologica

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a trasformazione digitale in Italia trova casa a Milano con IBM Studios, quattromila metri quadrati distribuiti su tre piani in piazza Gae Aulenti, che aprirà le porte in primavera contribuendo ad accelerare il processo tecnologico innovativo nel nostro Paese. Con un impegno finanziario di oltre 40 milioni di euro in nove anni, «sarà la nostra bottega dell’innovazione, visibile e aperta a tutti: innovatori, privati, partner, giovani, chiunque desideri avere un ruolo da protagonista nel cambiamento di cui il Paese ha bisogno», spiega Enrico Cereda, presidente e amministratore delegato di Ibm Italia. Una casa di vetro, realizzata dall’architetto Michele De Lucchi, - un ponte ideale tra una delle zone più innovative della città e l’area verde e sostenibile della Biblioteca degli alberi - che diventerà un laboratorio dove intelligenza artificiale, blockchain, cloud, quantum computing si integreranno con capitale umano e competenze professionali per realizzare la mission del gruppo: accompagnare le aziende nell’opportunità di investire nella trasformazione digitale.

«Le tecnologia digitale è un’opportunità non solo per le grandi aziende ma anche per le pmi visto che è accessibile senza grandi investimenti e consente di ambire ad avere un mercato di riferimento globale migliorando così la redditività. La distanza sembra più che altro culturale, in questo senso l’impegno del gruppo è da tempo rivolto anche a incontri sul territorio e alla formazione. Se l’intelligenza artificiale rischia di cancellare alcuni posti di lavoro, governare questa trasformazione richiederà nuove professionalità. L’IBM Studios si inserisce in un percorso di rinnovamento delle nostre sedi italiane. Il 2018 ha infatti visto l’inaugurazione del nuovo complesso di Roma, in zona Fiera, e l’avvio della ristrutturazione dell’headquarter di Segrate. Uno sforzo complessivo che IBM Italia dedica al sistema Paese». Enrico Cereda Presidente e AD di IBM Italia

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guidando verso il futuro

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Paolo Casazza, ex pilota, è il proprietario di una delle poche I-PACE che circolano attualmente in Italia e ci racconta le sue impressioni. testo e foto: Marco Annunziata

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ossa da due motori elettrici da 200 CV, I-PACE è il primo veicolo Jaguar senza pistoni. Presentata a Graz a marzo dell’anno scorso, I-PACE rappresenta anche la prima vera alternativa al monopolio di Tesla. Paolo Casazza ex pilota sportivo e nostro lettore, è il possessore di una delle poche I-PACE circolanti in Italia e ce ne racconta pregi e difetti dopo qualche mese di utilizzo.

Quali sono le caratteristiche di Jaguar I-PACE che te l’hanno fatto preferire a Tesla X? Sono un appassionato dei modelli classici e sportivi di Jaguar e dagli Anni 70 a oggi nel mio garage c’è sempre stata almeno una Jaguar. Apprezzo molto quello che stanno facendo negli ultimi anni e quando ho avuto la possibilità di provare I-PACE me ne sono subito innamorato. Sicuramente sono stato conquistato dall’eleganza delle sue linee, la comodità dei suoi spazi interni, la strumentazione elettronica (che ancora sto imparando) e le prestazioni su strada (4,8 secondi da 0 a 100 e velocità massima di 200 km/h). Nonostante il peso di oltre 2000 kg ha un’agilità incredibile e un comfort da salotto di lusso. Il merito penso sia delle sospensioni pneumatiche che contengono il rollio e dello sterzo diretto e preciso. Ho avuto la possibilità di provare i quattro motori di Tesla X e credo che I-PACE sia più adatto al mio stile di guida e all’utilizzo che faccio dell’auto. Inoltre Tesla è un marchio senza alcuna storia sportiva, il che non mi genera alcuna emozione.

Hai avuto altre auto totalmente elettriche prima? Cosa pensi di questa tecnologia? Questa è la mia prima auto elettrica. Avevo letto e sentito parlare delle prestazioni di I-PACE, sono andato quindi dal mio concessionario Jaguar di fiducia e dopo un rapido briefing e il test drive, sono rimasto

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senza parole anche sapendo di non contribuito all’inquinamento: sostanzialmente adrenalina a emissioni zero. Inoltre il sistema che, in fase di rilascio nel recuperare energia per le batterie, rallenta molto l’auto, è per me una grande comodità: in pratica permette di guidare I-PACE solo con l’acceleratore, limitando al minimo l’uso del freno.

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Cosa pensi della tecnologia HYBRID? Non penso sia adatta al mio ideale tipo di concezione dell’automobile. Ibrido non risolve i problemi di inquinamento e sulle lunghe percorrenze non genera risparmio. Le auto elettriche come I-PACE rappresentano invece il futuro, non ho dubbi a riguardo.


Quali sono effettivamente i tempi di ricarica e l’autonomia delle batterie di Jaguar I-PACE? A casa con 12 kW ci vogliono circa 10 ore partendo da zero per fare il pieno, a un punto di ricarica rapida da 100 kW invece, in 40 minuti l’accumulatore raggiunge l’80% della carica. L’autonomia reale sono 350 km (è possibile guidarla anche in modalità basso consumo, ma io non rinuncio a nessuna comodità e mi piace la guida sportiva). La utilizzo tutti i giorni e in questi pochi mesi ho già percorso 13.000 km senza alcun tipo di inconveniente. Ho anche fatto alcuni viaggi abbastanza lunghi e non ho mai avuto difficoltà, in quanto la rete italiana di punti di ricarica è abbastanza capillare, spero comunque sia implementata soprattutto sulle nostre autostrade e che i punti di ricarica possano essere in qualche modo unificati e che le colonnine Tesla possano presto rifornire tutte le auto elettriche. Trovo ottima la garanzia sulle batterie agli ioni di litio per il motore, che è di otto anni o 160.000 km.

Cosa cambieresti di Jaguar I-PACE? Forse per le nostre strade, potrebbero pensare a una versione con motori meno performanti e con una maggiore autonomia. In questi mesi di utilizzo non sono ancora riuscito a sfruttare al massimo la potenza generata dalla mia I-PACE.

Hai anche corso in macchina per anni, cosa pensi di quello che sta facendo Jaguar in Formula E? Sicuramente il rombo dei motori e il profumo della benzina sono difficilmente sostituibili per un appassionato di gare automobilistiche, ma credo che l’iniziativa Jaguar sia importante per lo sviluppo di nuove e migliorative tecnologie sull’elettrico. Jaguar del resto è sempre stata avanti agli altri brand anche nello sport automobilistico, basta ricordare che ormai oltre sessant’anni fa furono i primi ad applicare i freni a disco su una vettura da corsa.

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Alessandra Politi Pagnoni

Gocce di marmo testo: Paolo Pysa foto: Pierluigi Ducci - Alessandra Politi Pagnoni

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bbiamo avuto il piacere di intervistare Alessandra Politi Pagnoni, artista che risiede in Toscana votata a realizzare sculture in marmo, legno e metallo. PerchĂŠ siamo rimasti colpiti dal suo lavoro? Alessandra

è una superappassionata Jaguarista (e di motori in generale), con il sogno nel cassetto di acquistare un giorno l’auto dei suoi sogni, ma intanto a suon di flex, olio di gomito e fantasia realizza anche opere dedicate al marchio del Giaguaro.

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Ma cominciamo. Ciao Alessandra, sei pronta per una bella chiacchierata? Ciao, sono appena rientrata da Milano, ora sono tranquilla a casa quindi dai chiedi, spara a raffica!

Come rivista dedicata al mondo Jaguar, siamo rimasti colpiti da come il tuo amore verso questo marchio inglese ti ha portata a scolpire grandi giaguari in marmo. Una mania più che un amore. Ci sono proprio nata e anche se la mia passione non era compresa ho tirato dritto per la mia strada. Mi ero prefissata di prendermi una Jaguar entro i trent’anni e ora ne ho 51; ho detto basta o la compro ora o mai più. Mi farò questo regalo e nel frattempo ho dedicato parte del mio lavoro al Giaguarone, perché la sua immagine appariva nella mia mente da tempo.

Veramente bello, una definizione precisa e sinuosa. Ti ringrazio, quello di marmo, l’originale, è lungo quasi due metri. Appena visto il risultato finale un caro amico mi ha chiesto una copia ma in dimensioni ridotte; gli ho detto che mi farà dannare, perché lavorare sul piccolo è assai più difficile che lavorare sul grande, ma glielo devo, in quanto mi sta facendo da mecenate più di un PR! Ne ho fatta anche una copia in alluminio e l’ho montata su una piramide, anch’essa di alluminio, alta sei metri e dipinta di rosso per staccare e mettere in primo piano il brillante giaguaro.

E quest’opera dov’è ora? Questa attualmente si trova a casa mia, anzi prima ancora di ristrutturare casa l’ho fatta portare lì. Una scenetta molto carina è stata con un contadino locale

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che mi ha chiesto se aprivo una concessionaria Jaguar. Io abito in un posticino fuori Lucca, e mi chiesi se sembrasse logico l’apertura di una concessionaria in tale zona, comunque m’ha fatto morir dal ridere! Partecipo ad Automotoretrò a Torino (n.d.r. 31 gennaio - 3 febbraio 2019) perché sono stata contattata dalla Scuderia Jaguar Storiche, che mi vuole ospite nel proprio stand. Porterò sicuramente il giaguaro di marmo e ho deciso di realizzare un LavaJag, cioè un lavandino che prende la forma di un cofano di E-Type (che è sempre stata l’auto dei miei sogni...) in un marmo che io adoro, un Imperiale Grigio color ghiaccio; quindi creando le linee di un’auto vintage vi ho abbinato una rubinetteria molto hi-tech come contrasto. Per il mio garage opterò per l’acquisto di una delle ultime Jaguar belle, l’XK-8; i modelli attuali si perdono nella massa, non riesco a capire il senso di chi compra il SUV marchiato Jaguar.


Sulla rivista trattiamo il range completo dei prodotti Jaguar, ma è indiscusso il piacere di parlare delle auto d’un tempo o di restauri, che poi è anche quello che cercano gli appassionati. Ti dirò, non voglio denigrare i nuovi modelli. Poi il marchio negli anni ha mantenuto il suo stile; pure essendo passata per varie mani per me la Jaguar resta Inglese e difatti se si va sulla mia pagina Facebook c’è tutta la lavorazione del giaguaro in marmo e come colonna sonora ho usato l’inno inglese.

Abbiamo navigato sul tuo sito web e sbirciato sulla tua pagina Facebook, come sei divenuta la scultrice che sei ora? La scultura l’ho amata sin da ragazzetta, ho frequentato il liceo artistico di mia volontà e devo dire che ero

portata. La lavorazione del marmo invece l’ho scelta iniziando l’Accademia di Belle Arti a Milano dove ho frequentato due anni, ma poi ho mollato e mi sono trasferita a Pietrasanta proprio perché avevo deciso di lavorare questo pregiato materiale. Per me il marmo è il Re dei materiali, senza nulla togliere al resto perché io lavoro anche il legno... Mi sono trasferita in una settimana: ho fatto le valige, ho lasciato Milano e sono venuta in Toscana, dove ormai ci vivo per lavoro da trent’anni. Ho iniziato a formarmi in uno studio “accudita” da bravi artigiani e grandi artisti per sei anni, finché, dopo aver imparato il mestiere, piano, piano ho aperto il mio studio. Col passare del tempo l’ho ingrandito e ho avuto degli studenti, avendo la possibilità di tenere dei corsi per insegnare. Ora lavoro prevalentemente legno e marmo, anche se nasco marmista, questo è certo.

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Ti sei trasferita in Toscana, ma sei lontana dal centro abitato; la tua location ti dà la possibilità di usare la tua attrezzatura? Dove vivo adesso un po’ di più, fino a otto anni fa ho vissuto in Versilia, vicino a Pietrasanta, che internazionalmente parlando è il centro della scultura. Ma poi non mi trovavo più bene perché la Versilia è diventata per me invivibile e anche carissima; volevo un posto più grande, quindi spostandomi di poco mi sono trasferita in Lucchesia, a mezz’ora di strada, e

cercando ho trovato questa bella grande proprietà dove vivo sola. La casa è di trecento metri quadri, perché c’è sempre il problema delle sculture che ingombrano e non sai dove metterle! Diciamo che non mi piace vivere in città e il mio sogno era quello di andare a vivere in cima al monte isolata, ma ho trovato un buon compromesso con una casa a cinque chilometri dalle mura di Lucca ma sulle colline, nella campagna; non è completamente isolata ma è tranquilla. In altri posti che ho valutato c’era, per esempio, il problema del trasporto dei materiali e delle sculture. Insomma, aggiungendoci che è pure una proprietà spaziosa con due ettari di terreno, posso fare il mio mestiere utilizzando gli attrezzi adeguati, anche se non posso lavorare la notte; peccato perché soffro di un’insonnia che non mi molla e alle due del mattino sono sveglia, ma non posso mettermi a disturbare il vicinato.

A proposito di amore verso la meccanica, ami solo le auto o sei intrigata anche dalle due ruote? Sì, amo anche le due ruote, ho il mio Morini Canguro storico che non venderò mai, ma ha talmente tanti chilometri che ha bisogno di molte cure. Poi mi sono

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comprata una Harley 883 del 1995 nera, alla quale sono legatissima. L’ho acquistata che aveva dieci anni e aveva già cambiato sette proprietari, questo fa pensare che sia stata vittima della moda non della passione… Sono molto affezionata alla mia Sporty, mi piace girarci e farmi dei run rilassanti sola con me stessa! Secondo me ognuno deve essere sé stesso e impegnarsi in ciò che crede.

Per quello che riguarda la mia attività artistica, con questi nuovi bellissimi contatti con tutti voi, prevedo che il 2019 sarà dedicato alla Jaguar sotto tante sfaccettature, ho voglia di dedicarmici in modo un po’ più assiduo. Fino poco tempo fa mi sentivo isolata nella mia passione, invece ora sto scoprendo che siamo in tanti ad amare queste auto e ciò mi sprona a fare ancora di più. Poi sto mirando a mega progetto che non posso ancora anticipare. Ad ogni modo il 2019 si presenta come un anno Jaguarista!

Tornando a te e hai tuoi progetti c’è qualcosa che prediligi, c’è una scala di valori nel tuo operato? Io ho lavorato tantissimo sul soggetto marino, ho scolpito tanti soggetti come gli squali che io adoro, con quelle forme sinuose ed eleganti ai quali ho dedicato una scultura in mogano. Purtroppo un artista spesso viene etichettato e non è facile uscire da quel “giudizio”, ma a me piace spaziare anche se lo stile che avevo seguito finora funziona; amo fare ricerche, studiare e creare cose nuove, quindi ho dato vita ad altri progetti, anche se ovviamente sarebbe stato più comodo rimanere sul sicuro.

Un grazie ad Alessandra che poco dopo averci rilasciato questa intervista ha finalmente coronato il suo sogno ed è riuscita ad accaparrarsi una sinuosa Jaguar XK8 del 1999. Il JagLav è riuscita ad ultimarlo e ad esporlo assieme al giaguarone in marmo presso lo stand della Scuderia Jaguar Storiche (della quale ora ne è socia!) ad Automotoretrò 2019 riscuotendo un enorme successo! www.alessandrapoliti.com

Da brava milanese sono legata a doppio filo con il design, mi piace molto, mi interessa, mi intriga; c’è tutta una sezione di lavoro che si discosta un po’ dalla scultura che è appunto il design. Per me è inteso come un “oggetto” sicuramente bello e artistico, ma dev’essere pure pratico, un dettaglio che molte volte sfugge. Senza nulla togliere ai designer di oggi, ma trovo alcune creazioni molto tristi con queste linee squadrate, con questi lavabi cubici che ti respingono soltanto all’idea di lavarti le mani dentro. Secondo me ti devi inventare forme che oscillano tra il curioso e la voglia di usare tale oggetto; ad esempio io amo tantissimo il design anni Settanta, perché c’è stato del genio, hanno fatto anche delle cose assurde, ma restano anni di grande creatività. Oggi il design è molto elegante ma anche molto freddo. Invece a me piace l’ironia, i colori, l’azzardo.

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Non stuzzicare il “vecchio” Giaguaro... 60

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Gli specialisti di E-Type UK presentano l’ultimo restauro operato su una Jaguar E-Type Series 3 del 1974 che è stata completamente rinvigorita. testo: Paolo Pysa foto: E-Type UK

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recedentemente messa in secondo piano dal mercato delle classiche, la Jaguar E-Type Series 3 negli ultimi tempi ha iniziato a far breccia nei cuori di collezionisti e appassionati che hanno scoperto il piacere che si prova nel guidarla. C’è una stella tra le Series 3 che brilla più luminosa di altre! Stiamo parlando di un modello del 1974, il quale è stato sottoposto a un restauro durato 3.000 ore ed eseguito degli specialisti di E-Type UK.

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Commissionato da un cliente straniero, il rifacimento di questa vettura non contemplava solo di riportarla alla perfezione d’origine, ma anche di adattare l’auto ai suoi imprescindibili desideri che si traducevano in un restomod: cioè mantenere il fascino originario della E-Type, ma ricostruita con tecnica telaistica e con prestazioni da odierna supercar! Il motore V12, originariamente da 5,3 litri con carburatori Stromberg, è stato completamente ricostruito e


rielaborato. In qualità di specialisti in E-Type la crew di E-Type UK ha saputo mettere a punto un sistema di iniezione Downdraft EFI Stack Intake Manifold System con corpi farfallati della Jenvy e una ECU Emerald. La capacità del motore è stata aumentata a 6,1 litri e ora produce 284 cavalli alla ruota e vanta una moderna ventola con nuovo radiatore in alluminio con tutte le tubazioni in silicone. Completato da nuovi e stilosi

filtri aria personalizzati, il motore ora produce un suono eccezionale attraverso un sistema di scarico in acciaio inox. Tutti questi up-grade dedicati alle prestazioni si mimetizzano alla perfezione sotto il manto originale di questo Giaguaro del 1974. I pavimenti sono stati rinforzati così come le nervature interne del cofano, sul quale sono state modellate nuove

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prese d’aria. Una moderna cremagliera dello sterzo sportiva è stata adattata per una fluida guidabilità. La telaistica ora vanta sospensioni regolabili e barre di torsione da supersportiva, così come l’impianto frenante AP Racing con dischi scanalati auto ventilati; vogliamo ribadire che tutto il telaio è stato adattato alle nuove prestazioni di questa E-Type. Un cambio a 5 marce in alluminio di qualità aerospaziale ha sostituito la vecchia unità, con rapporti interni appositamente calibrati per compensare ogni fascia di giri/motore. Fatti su misura anche i nuovi cerchi Turino da 16” a 62 raggi. L’interno della vettura è foderato in pelle di alta qualità. Le basi del sedili XJS personalizzati (e riscaldati) sono state abbassate per una migliore posizione di guida.

Nascosto sotto plancia vi è un dispositivo infotainment by Dynamat, che rende la finezza del suono superlativa e vanta connessioni Bluetooth con iPod, iPhone, ecc. Gli interni dell’auto vantano l’uso di illuminazione a LED, sia per la parte superiore che sottosedile. Anche la fanaleria viene convertita a LED, un mix perfetto di praticità moderna e stile classico. L’interno beneficia anche di un sistema di aria condizionata abilmente incastonato. Recentemente consegnata al felice cliente, quello della E-Type UK rappresenta un esempio di livello mondiale di restomod, che in questo caso è stato operato su di una Jaguar E-Type S3. Dopo la presentazione di questo restomod alla E-Type UK stanno arrivando contatti da futuri clienti ansiosi di poter portarsi a casa un sogno sotto forma di Jaguar E-Type!

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Golf & Wine Resort

Castello di Spessa Swing tra i vigneti del Collio nel Golf Club della Mitteleuropa. foto: Golf&Wine Resort Castello di Spessa

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razie alla sua posizione strategica, in Friuli Venezia Giulia ai confini con Slovenia e Austria, al Golf & Country Club Castello di Spessa a Capriva del Friuli (GO) si respirano aria e spirito mitteleuropei: sul suo green, infatti, si incontrano e si misurano golfisti italiani, austriaci, tedeschi, sloveni e croati, attratti dal fascino del luogo e dal clima mite del Collio, che permette di giocare anche nella stagione fredda. Caratteristica unica in Friuli Venezia Giulia (e fra i pochi casi in Italia), si snoda completamente fra le vigne che abbracciano il castello, da cui provengono pregiati vini Doc Collio che riposano poi nelle cantine medievali scavate sotto il maniero. Il percorso è quindi dedicato ai vini e ai distillati del Castello di Spessa, a cui sono intitolate le buche. Fondato nel settembre del 2005, nel 2009 la gestione è stata assunta direttamente dalla proprietà del Castello di Spessa, che ha avviato radicali lavori. Il percorso è stato poi ridisegnato nel 2010 con l’inserimento di nuove buche e la realizzazione del putting green e

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del pitching green adiacenti al driving range. Queste modifiche lo hanno trasformato, rendendolo più tecnico e ricco di panorami. La Club House, con l’annesso Pro Shop che propone le firme di brand importanti, è ospitata in un antico rustico, con ampio dehors e un’ombreggiata terrazza che dà sul giardino e sul campo da golf: nel suo ristorante, l’Hosteria del Castello (aperta anche a chi non gioca a golf ), la cucina rincorre la stagionalità e ricalca i sapori del territorio, con ottima selezione di affettati e formaggi friulani. Il green è dominato dall’elegante silhouette del Castello di Spessa edificato nel 1200, per secoli dimora della nobiltà friulana e luogo di villeggiatura di personaggi illustri come Giacomo Casanova e Lorenzo Da Ponte, il celebre librettista di Mozart. Cuore dell’elegante Golf&Wine Wine Resort a cui dà il nome (fra gli indirizzi di charme del Friuli Venezia Giulia), il maniero accoglie gli ospiti con una quindicina di suites arredate con mobili del ’700 e dell’800 italiano e mitteleuropeo, e con la Saletta del Gusto, raccolto Bistrot dove si degusta una straordinaria selezione di


Dati tecnici Green Progetto: Arch. Giacomo Cabrini - 2005. Buche: 18 buche - par 71. Lunghezza del percorso: mt. 5.460. Uomini: CR 69,4 - SR 133. Donne: CR 72,6 - SR 127. 80 metri slm. Stagione: Aperto tutto l’anno. Chiusura: nessuna. Servizi: Driving range; Pitching green; Putting green; Noleggio E- Cart, trolley e attrezzatura; Proshop; Illuminazione campo pratica d’estate fino alle 22.00; Bar e Ristoranti.

prodotti del Friuli Venezia Giulia. Nei sotterranei si visitano le cantine medievali, le più antiche e scenografiche del Collio, dove invecchiano i pregiati vini della tenuta. Dal restauro di una vecchia cascina ai piedi del castello è stata ricavata la Tavernetta al Castello, con un rinomato Ristorante Gourmand e 10 camere dall’atmosfera country chic. In un casale

affacciato sul green sono stati ricavati 8 appartamenti, dedicati soprattutto ai golfisti e arredati con caldo stile rustico, mentre un altro (il più appartato della tenuta, con 10 stanze) è riservato al Digital Detox. Completa l’offerta del resort, l’ospitalità agrituristica alla Locanda La Boatina (Cormons). www.golfcastellodispessa.it

Barbara Boraccia e Loretto Pali • www.jagmag.it

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Bav Tailor

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Sustainable Luxury Bav Tailor lancia l’omonimo brand di abbigliamento di lusso sostenibile progettato per la prossima generazione eticamente consapevole. Una fusione dei migliori materiali certificati naturali e riciclati, silhouette geometriche ispirate al design, all’architettura e alle filosofie orientali; il brand BAV TAiLOR è caratterizzato da 100% Made in Italy e dall’eco-sostenibilità, come tratti distintivi del suo ethos. Nata a Londra, di origini indiane, nomade nello spirito, il brand dell’imprenditrice creativa porta avanti la tradizione dei suoi nonni, grandi sarti, utilizzando materiali provenienti da fornitori che condensano l’eccellenza dell’innovazione, dell’artigianalità e lavorazione etica.

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Collezione SAMHITA PE19 Ispirata alla connettività. Un processo creativo radicato attraverso connessioni consapevoli inaspettate. Da uno scultore di marmo di Carrara a uno studente con un’idea per costruire villaggi artigianali in Indonesia; dall’idea di mescolare i tessuti, i nuovi con i vecchi, a una voce interiore per creare pezzi che inneschino la luce solare all’interno, scintille increspate d’armonia, energia e forza di volontà per generare cambiamenti positivi - coltivare madre natura. Tessuti sostenibili certificati come il lino riciclato e upcycled, le sete biologiche, il twill di batik in seta fair trade dipinto a mano con una tintura naturale ricavata

da un frutto indonesiano, al tessuto in eco ortica e una seta di organza giapponese. Ogni pezzo è sartoriale, cucito da sarte italiane che adornano i pezzi con preziose finiture come bottoni in marmo di Carrara riciclato, scolpiti con un dettaglio di un mandala e bottoni in fibra di cotone. La palette dei colori del bianco lunare, del blu acqua, del grigio ematite e del giallo citrino sono un’esplorazione dei toni dei cristalli e della terra racchiusi in materiali naturali e ricercati che rimangono in armonia con un modo di pensare sobrio ed equilibrato.

Fall Winter 2018/19 •

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Jaguar Mark IV del 1946 Tributo a Carlo Felice Trossi testo e foto: Marco Annunziata

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C

i sono alcuni dubbi sull’origine del nome SS Cars, ma sembra che derivi in qualche modo da Swallow Sidecar Company, il nome della società fondata nel 1922 da William Lyons e William Walmsley che produceva eleganti sidecar per motociclette e dalla loro prima auto che costruirono nel 1929 in team con John Black della Standard Motor Company.

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SS Cars sotto la guida di William Lyons produce i modelli SS1, SS2 e SS 90 e SS Jaguar. 20000 automobili dal 1934 al 1940. La SS Jaguar fu progettata da William Heynes e Harry Weslake come risposta alla criticata SS90 e fu presentata nella versione 2.5 litri Saloon al Mayfair Hotel di Londra il 21 settembre 1935. L’auto piacque molto


e ai partecipanti fu chiesto di scrivere quale secondo loro era il prezzo di vendita dell’auto; la media delle loro risposte fu 765 sterline. La decisione di venderla a 395 sterline, insieme alla sua linea e alle eccellenti performance, rappresentò il successo di questo modello. La SS Jaguar 100 fu la prima Jaguar ad avere il giaguaro che salta sul tappo del radiatore.

Per evitare fraintendimenti di tipo politico S.S. Cars Limited diventa Jaguar Cars Limited il 23 marzo 1945 e le SS Jaguar diventano Jaguar Mark IV.

SS cars badge

La Jaguar Mark IV assemblata negli stabilimenti di Coventry dal 1945 al 1949 rappresenta quindi un ritorno, dopo la seconda guerra mondiale, alla produzione dei modelli SS Cars SS Jaguar (Saloon) e SS Jaguar 100 (2 posti sportiva, velocità massima 100 miglia orarie) prodotti precedentemente dal 1935-1940.

1938 SS 100 Jaguar

Questo modello del 1946 che era in Inghilterra prima di arrivare in Italia, come gli appassionati di gare automobilistiche d’epoca avranno sicuramente notato, si tratta di una personalizzazione unica realizzata per omaggiare il pilota Carlo Felice Trossi e la sua Mercedes-Benz SSK del 1930. I lavori della carrozzeria sono stati eseguiti nel 1948

1930 Mercedes-Benz 710 SSK

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dalla Carlton Carriage, azienda britannica, nota per avere realizzato negli Anni 20 e 30 “vestiti” eleganti su auto prestigiose. Nel 1948 la Carlton Carriage aveva già chiuso ufficialmente l’attività, ma continuava a realizzare carrozzerie su disegno di esigenti clienti che nel dopoguerra

avevano desiderio di avere automobili esclusive. Il motore è lo Standard 6 cilindri in linea da 2.664 cc con una potenza di 105 cavalli. Curiosità interessante: l’attuale proprietario, proprio come il conte Trossi, non è solo un appassionato di velocità su ruote ma anche di barche e aeroplani.

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Chi era Carlo Felice Trossi Figlio del conte Felice Trossi, industriale laniero, e di Clementina Sella, figlia del fotografo ed esploratore Vittorio Sella, il conte Carlo Felice Trossi è stato un tipico gentleman driver, piloti che si dedicavano alle corse come eccitante passatempo e mai in modo professionale. Mostrò comunque un grande talento, certamente superiore a quello di molti suoi antagonisti. Nel 1931, a ventitré anni, corse la prima volta con una vettura del costruttore Mercedes-Benz, in occasione della corsa di montagna, Biella-Oropa. Nel 1933, su un’Alfa Romeo 2300, vinse il 1º Circuito Automobilistico di Firenze. L’anno successivo con un’Alfa Romeo P3 della Scuderia Ferrari si impose nel Circuito di Biella, segnando anche il giro veloce, precedendo Achille Varzi, con la stessa auto, e Nino Farina; sempre nel 1934 trionfò anche al Gran Premio di Vichy. Trossi si concentrò sulle corse di montagna e sulle corse della Classe Voiturette, nelle quali conquistò innumerevoli vittorie. Grande appassionato di velocità e di motori, partecipò anche a corse di motoscafi. Nel 1944, quando la Piaggio trasferì lo stabilimento da Pontedera a Biella, per sottrarsi ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, collaborò con lo staff

tecnico alla realizzazione del prototipo Piaggio Paperino (MP5), le cui prove vennero fatte anche nel suo castello di famiglia a Gaglianico in provincia di Biella. Dopo la guerra entrò a far parte della squadra corse dell’Alfa Romeo, la migliore di quegli anni. Con loro vinse il Gran Premio d’Italia, nel 1947, e il Gran Premio di Svizzera, nel 1948. All’epoca di quest’ultimo successo, il conte Trossi era già malato e morì nel 1949, a 41 anni. In molti pensano che avrebbe potuto giocare un ruolo importante nel campionato di Formula 1, che avrebbe avuto inizio nel 1950. Sposò Elisa Marchini, figlia dell’ammiraglio Domenico (Mingo) Marchini e di Anna Bocciardo, figlia di Sebastiano Bocciardo noto imprenditore conciario genovese. Ebbe un’unica figlia, Vittoria. La Mercedes-Benz 710 SSK del 1930 costruita appositamente per il conte Trossi che ha ispirato la realizzazione di questa spettacolare Mark IV fa parte della collezione Ralph Lauren, in compagnia, tra le tante, di una Bugatti Type 59 Grand Prix del 1933 e di una Alfa Romeo 8C 2900MM del 1938, e a vinto il premio Best in Show a Pebble Beach nel 1993 e il concorso d’Eleganza Villa d’Este nel 2007.

• 1935. La Scuderia Ferrari con Brivio, Nuvolari, Ferrari, Trossi e Dreyfus

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cultura

A VISUAL PROTEST. The Art of Banksy

Girl Baloon •

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Mostra a cura di Gianni Mercurio MUDEC - Museo delle Culture di Milano 21 novembre 2018 – 14 aprile 2019 Flower Thrower •

B

anksy, artista e writer inglese la cui identità rimane tuttora nascosta, è considerato uno dei maggiori esponenti della street art contemporanea. Le sue opere sono spesso connotate da uno sfondo satirico e trattano argomenti universali come la politica, la cultura e l’etica. L’alone di mistero che, per scelta e per necessità, si autoalimenta quando si parla della figura di Banksy lo fa diventare un vero e proprio mito dei nostri tempi. La sua protesta visiva coinvolge un vastissimo ed eterogeneo pubblico e ne fa uno degli artisti più amati dalle giovani generazioni. Sono già state organizzate diverse mostre su Banksy presso gallerie d’arte e spazi espositivi, ma mai un museo pubblico italiano ha ospitato finora una sua monografica.

espositivo curato da Gianni Mercurio, che raccoglierà circa 80 lavori tra dipinti, prints numerati (edizioni limitate a opera dell’artista), corredati di oggetti, fotografie e video, circa 60 copertine di vinili e cd musicali da lui disegnati e una quarantina di memorabilia (litografie, adesivi, stampe, magazine, fanzine, flyer promozionali, che racconteranno attraverso uno sguardo retrospettivo l’opera e il pensiero di Banksy. Un percorso a suo modo accademico e insolito, ma coerente con la mission di un museo come il MUDEC, ovvero quella di fornire a ogni fascia di pubblico le chiavi di lettura per comprendere (e apprezzare) le culture del mondo e i grandi temi della contemporaneità attraverso tutte le arti visive, performative e sonore.

Il MUDEC-Museo delle Culture di Milano per la prima volta ospita all’interno delle sue sale una retrospettiva sull’artista inglese. Sarà una mostra non autorizzata dall’artista, come tutte quelle a lui dedicate prima d’ora, in quanto Banksy continua a difendere il proprio anonimato e la propria indipendenza dal sistema.

Promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, che ne è anche il produttore, la mostra A Visual Protest. The Art of Banksy, ideata da Madeinart, si articolerà attraverso sezioni, che porteranno a una riflessione critica su quale sia (e quale potrà essere) la collocazione di Banksy nel contesto più generale della storia dell’arte contemporanea. La mostra rientra inoltre nel più ampio progetto scientifico concepito dal MUDEC “Geografie del

“A Visual Protest. The Art of Banksy”, in mostra al MUDEC dal 21 novembre 2018, è un progetto

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• Mosquito

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futuro”, un racconto sul “sapere geografico” inteso come rilevamento di territori e di culture e superamento dei confini, letto attraverso la lente di diverse discipline di studio.

• Flying Copper • Rude Copper

Il Museo delle Culture rifletterà insieme ai visitatori sul tema della disciplina geografica, cercando di capire quali tipi di “geografie” definiranno i confini della nostra conoscenza del mondo nel futuro, in un mondo che riduce sempre più gli spazi grazie alla tecnologia, e dove i luoghi e i non-luoghi da esplorare diventano sempre più complessi e elusivi. In particolare, con Banksy la relazione con la geografia e il paesaggio si connota di tratti assolutamente “sociali”: la relazione con il paesaggio umano nel quale Banksy si esprime, spesso in zone di conflitto, l’attitudine sperimentale e l’interesse verso la teoria della “psicogeografia” di matrice situazionista, secondo cui lo spazio di azione dell’artista è il territorio. A Visual Protest. The Art of Banksy rientra come terza mostra nel progetto di “Geografie del futuro”, insieme alle mostre già in corso “Capitani Coraggiosi. L’avventura umana della scoperta” e “Se a parlare non resta che il fiume”. Il messaggio di Banksy e la sua arte si manifestano come un’esplicita e mordace provocazione nei confronti dell’arroganza dell’establishment e del potere, del conformismo, della guerra, del consumismo. Come ha spiegato Shepard Fairey, famoso street artist americano: «le sue opere sono piene di immagini metaforiche che trascendono le barriere linguistiche. Le immagini sono divertenti e brillanti, eppure talmente semplici e accessibili: anche se i bambini di sei anni non hanno la minima idea di che cosa sia un conflitto culturale, non avranno alcun problema a riconoscere che c’è qualcosa che non quadra quando vedono la Monna Lisa che impugna un lanciafiamme». La mostra “A Visual Protest. The Art of Banksy” sarà visitabile fino al 14 aprile 2019.

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design

il nuovo design che nasce dai motori Le collezioni del creativo romano Stefano Notargiacomo: lampade e complementi per l’interior, assemblati con parti d’auto d’epoca.

N

asce dal made in Italy per generare altro made in Italy: contaminato, artigianale, di lusso. È il design di Stefano Notargiacomo, creativo romano che, partendo da pezzi di auto e motocicli storici, soprattutto italiani, concepisce opere uniche destinate a impreziosire gli interni delle case di tutto il mondo. Lo specchietto di una Ferrari Testarossa e il pedale di una Ferrari 360 diventano una lampada da tavolo con l’aggiunta di una base in travertino. Un carburatore originale degli anni Sessanta per una Vespa d’epoca è il punto di partenza per un’altra opera d’illuminazione a metà tra arte e design. Un fregio Porsche dà anima e valore a un elegante portaoggetti da scrivania. E, ancora, il flessibile di una marmitta fa da stelo a un’altra lampada unica, raffinata. Tutte le creazioni, in questa seconda vita destinata all’interior design, mantengono vivo il rimando al mondo dei motori e dello stile industriale di marchi prestigiosi.

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«Ogni opera nasce da un pezzo d’auto o di un motociclo, non importa se ‘nobile’ o no», spiega Stefano Notargiacomo, «e su quel pezzo viene modellata, assecondandone la conformazione. Trovo i ricambi da cui parto nei mercati specializzati, anche on line. Spesso sono gli stessi collezionisti a fornirmeli, per vedere che cosa può venir fuori da un pedale, da un carburatore, da uno specchietto». Al pregio dei pezzi d’auto, Notargiacomo unisce un secondo livello di artigianalità, assemblando ogni parte con un lavoro di altissima precisione, per il quale si avvale anche delle mani sapienti dei migliori artigiani romani, a partire da LAR - Lavori Artigiani Romani, prestigiosa bottega nel cuore della capitale dove dal 1938 si confezionano in maniera totalmente sartoriale i migliori paralumi della città, e non solo. Nell’assemblaggio i pezzi mantengono le loro caratteristiche originali e originarie, inclusi i segni del tempo che rappresentano un valore aggiunto.


Un lavoro e una dedizione speciali che rendono unica ciascuna opera, spinto da una forte necessità creativa. «Le auto, d’epoca o no, sono sempre state la mia passione. Ho sempre pensato che da un pezzo di scarto di un prodotto così vivo, che tanto prestigio ha dato da sempre al made in Italy nel mondo, potesse venir fuori qualcosa di elegante e unico. Per questo ho iniziato per gioco aridare nuova vita ai ricambi: volevo perpetuare una leggenda. E volevo farlo dandole un destino nuovo, mantenendo sempre in ogni pezzo il senso originario del prodotto». Con le sue opere, Stefano Notargiacomo è presente con successo da anni in alcune tra le principali rassegne di settore nel mondo. Ha partecipato alla collettiva di arte contemporanea Evolution in modern art, al Cultuur Centrum de Warf in Belgio nel 2016, al Fuorisalone di Milano e all’International Design Festival di Berlino nello stesso

anno. Nel 2015 ha esposto allo Spectrum Art Show di Miami e al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università di Roma “La Sapienza”. Il 2018 è stato finora denso di impegni con la personale presso l’Ambasciatori Palace Hotel di via Veneto e lo Sheraton Parco de’ Medici Rome Hotel in occasione della Mille Miglia, la realizzazione del trofeo “Best of Show” per la seconda edizione del Circuito Storico Santa Marinella, quest’anno dedicato a Guglielmo Marconi, ed a Settembre la partecipazione come espositore al Salone internazionale “Maison&Objet” a Parigi. Sue opere sono in mostra, attualmente, nella galleria Spazio 40 di Roma e nello studio di interni EPM, sempre nella capitale. Le sue creazioni sono pubblicate su riviste specializzate italiane ed estere, la più recente la recensione nello speciale, dedicato a Maison & Objet, del magazine “Marie Claire Maison” edizione coreana. www.stefanonotargiacomo.it

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Il motore XK dimenticato James Taylor ci svela l’ultima variante del leggendario motore XK

a cura di: James Taylor

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La versione da 3,4 litri della XJ6 Serie 2 poteva essere riconosciuta perchĂŠ non aveva i • fregi cromati utilizzati su altri modelli. Questa è una delle prime foto pubblicitarie.

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L’

ultima versione del motore XK disponibile fu quella da 4,2 litri a iniezione, che alla fine portò al termine la produzione di motori XK nel 1992 quando scomparve insieme alla Daimler DS420 Limousine, che fu l’ultima vettura della Casa inglese a montarlo. Ma l’ultima versione del propulsore XK che entrò in produzione fu la “8A” da 3,4 litri, che in qualche modo è tornata alla cilindrata di 3,4 litri del motore originale del 1948. La crisi petrolifera del 1973 mise in evidenza

l›imbarazzante consumo di carburante dell’ultimo motore Jaguar V12, e sebbene quel motore fosse indubbiamente eccellente da molti punti di vista, venne presto considerato “anti-sociale”. Per usare un termine che non era stata ancora inventato, era «politicamente scorretto» guidare una Jaguar con motore V12 verso la metà degli Anni 70, e ciò non avrebbe aiutato le vendite. Avendo bisogno in breve tempo di un motore di capacità minore e meno assetato, Jaguar ripiegò sul suo XK sei cilindri che già esisteva. L’XK era disponibile

• Ecco il motore da 3,4 litri “8A” nella sua versione originale, nel vano motore di una XJ6 Serie 2. I coperchi delle camme nervati sono gli stessi del motore da 4,2 litri, e questo modello è abbastanza datato da avere montati grandi carburatori HS8.

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all’epoca solo nella cilindrata da 4,2 litri, ma ovviamente nel corso degli anni si erano avvicendate diverse cubature. Più recentemente c’era stata una versione da 2,8 litri, il “corsa corta” da 140 CV montato sulla XJ6 all’epoca del suo lancio nel 1968, ma quel motore si era rivelato una delusione per problemi di affidabilità. Sebbene rimasero poche centinaia di unità di quel motore nei primi esemplari della XJ6 Serie 2 del 1973 per i paesi dell’Europa continentale (per ragioni fiscali), nella maggior parte degli altri paesi venne abbandonato alla fine della produzione della Serie 1. In un modo o nell’altro, Jaguar sapeva che non era un motore che avrebbero voluto reintrodurre, anche se aveva un consumo di carburante migliore rispetto a quello dell’XK da 4,2 litri. La soluzione ovvia era tornare alla cilindrata di 3,4 litri con la quale il motore XK era stata introdotto per la prima volta nel 1948. Quel motore era stato costruito per l’ultima volta nel settembre 1968 per i modelli 340, ma naturalmente l’ingombro del blocco cilindri era molto diverso da quello del motore da 4,2 litri. Per evitare complicazioni nella fabbricazione, gli ingegneri Jaguar decisero quindi di dotare il loro nuovo motore da 3,4 litri del blocco motore del 4,2 litri, pur mantenendo le dimensioni di alesaggio e corsa del motore originale. Questo, quindi, fu il motore che fu introdotto nell’aprile del 1975, in una nuova variante della berlina XJ6. Nell’adattare il blocco per il motore di minore cubatura, gli ingegneri furono anche in grado di apportare alcuni miglioramenti. Furono aggiunte delle nervature di rinforzo esterne per irrobustirlo mentre l’albero motore venne modificato con bracci di manovella riprogettati. Sopra, la testa di tipo “straight port” come quella utilizzata sui motori 4,2 litri, insieme agli stessi carburatori SU HS8 da 2 pollici (anche se con diversi getti) con il loro starter automatico a freddo. I pistoni furono progettati per fornire un rapporto di compressione di 8,8: 1.

La potenza massima era di 161 bhp DIN (cavalli vapore britannici, corrispondenti a circa 163 CV, N.d.T.), il che rende interessante un confronto con il valore di 160 bhp dichiarato per il motore originale XK da 3,4 litri nel 1948. Quei cavalli del 1948 erano naturalmente calcolati secondo le norme SAE “gross” (Society of Automotive Engineers) e rappresentavano la potenza che il motore poteva sviluppare al banco senza accessori che riducevano la potenza, come il silenziatore. Le norme DIN (Deutsches Institut für Normung) per il motore moderno misuravano invece la potenza sviluppata quando il motore era installato in un’auto, cosa che dava valori piuttosto diversi. Cercare di confrontare scientificamente i due valori non è facile, ma sarebbe corretto dire che il motore più moderno era più potente dell’originale del 10% circa. Quei 161 cavalli erano sufficienti per fornire alla XJ6 da 3,4 litri prestazioni di tutto rispetto. Il nuovo motore ridisegnato era inoltre più fluido e sofisticato di quello da 4,2 litri, almeno secondo il parere dei tester di Autocar quando ne recensirono uno nel settembre del 1975. “D’altro canto,” aggiunsero, “per quelli abituati al 4,2 litri, non c’è dubbio che il motore più piccolo manchi di spunto, soprattutto per un guidatore troppo pigro per scalare marcia.” Soprattutto, l’auto da 3,4 litri rivelò un consumo di carburante migliore rispetto al 4,2 litri. Il consumo medio migliorò da circa 15 mpg (5,3 km/l) a poco meno di 17 mpg (6 km/l), e con una guida attenta era possibile ottenere un risultato migliore di 21 mpg (7,4 km/l). Il motore di 3,4 litri era disponibile sia per la Jaguar XJ6 sia per la sua omologa Daimler Sovereign, in entrambi i casi con i coperchi delle camme nervati visti sul motore da 4,2 litri dell’epoca. Le versioni Jaguar vennero marchiate con il nome Jaguar, mentre le versioni Daimler con il brand Daimler, ma in entrambi i casi non era facile distinguere un motore 3,4 litri da un 4,2 litri con un semplice sguardo sotto il cofano. Benché fosse ottimo, questo motore XK di

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• Questa immagine pubblicitaria mostra il motore in una XJ6 Serie 3. Si notano i carburatori SU più piccoli da 1,5 pollici.

3,4 litri non fu mai offerto sulle coupé a due porte XJ o nel mercato statunitense, senza dubbio perché Jaguar credeva che entrambi avessero bisogno delle prestazioni superiori del motore a sei cilindri più grosso o del V12 da 5,3 litri. Tutti questi motori avevano la sigla 8A, per renderli facilmente distinguibili dal codice 8L in uso per le versioni da 4,2 litri. Ci furono diversi aggiornamenti nel corso degli anni, ma quello più evidente arrivò nel maggio 1976, col motore numero 8A.5099, quando vennero introdotti carburatori SU HIF7 più piccoli con diffusore da 1,75 pollici (40,45 mm). Il collettore di aspirazione venne ovviamente modificato per adattarsi al nuovo diametro.

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Nel 1979 il motore fu introdotto come optional per i modelli XJ della Serie 3. In generale, il 3,4 litri “8A” era un motore benvoluto e non era soggetto ai trafilaggi che affliggevano il 4,2 litri dell’epoca, perché la cilindrata più piccola portava a stress inferiori. Tuttavia, la maggior parte degli appassionati di Jaguar lo ponevano al secondo posto tra i motori preferiti e in Gran Bretagna molte berline XJ da 3,4 litri furono vendute a commercianti di flotte e divennero auto aziendali. Il Daimler da 3,4 litri uscì di produzione alla fine del 1983, ma la versione Jaguar rimase sul mercato fino ad aprile 1987, con le coperture anticalore sui collettori di scarico, che furono montate anche sugli ultimi motori da 4,2 litri. All’epoca era l’unica versione del


motore XK ancora in produzione con i carburatori invece dell’iniezione, e il suo sostituto – il motore AJ6 del 1984 – era già in produzione per la XJS. Poche persone rimpiansero la sua scomparsa, dato che il

motore da 4,2 litri era ancora in produzione, e poche persone oggi ricordano questa interessante variante del sei cilindri a doppio albero camme in testa della Jaguar.

Specifiche tecniche: motori “8A” da 3,4 litri Cilindrata: Alesaggio e corsa: Distribuzione: Testata:

3.442 cc 83 mm x 106 mm DOHC a catena Alzata valvola 0,375” Diametro valvola di aspirazione 1,75” Diametro valvola di scarico 1,625” Straight-port in lega di alluminio con camere di combustione emisferiche Rapporto di compressione: 8.8:1 Alimentazione: 2 carburatori SU HS8 da 2” (1975-1977) 2 carburatori SU HIF7 da 1,75” (1977-1987) Potenza massima: 161 bhp DIN (163 CV) a 5000 giri/ min. Coppia massima: 189 lb ft (256 Nm) a 3500 giri/min.

Esemplari totali costruiti Nota: questi dati si riferiscono alle auto montate sulle linee di produzione Jaguar che avevano il motore da 3,4 litri “8A”. Il totale di produzione effettivo è leggermente più alto perché alcuni motori in più sono stati costruiti come ricambi. Jaguar XJ6 Serie 2 3,4 litri 6.990 Daimler Sovereign Serie 2 3,4 litri 2.341 Jaguar XJ 3,4 (Serie 3) 5.799 Totale 15.130

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Una Jaguar XJC colore Regency Red •

Jaguar XJC Coupé di classe a cura di: Stefano Bendandi

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E

redità impegnativa, la nuova coupé della casa avrebbe dovuto confrontarsi con una delle più belle Jaguar fino ad allora prodotte, la E-type, benché ufficialmente l’erede ufficiale della E-type fosse la XJ-S. Vi è tuttavia una sostanziale differenza tra una coupé nel senso stretto della parola ed una Coupé ma a 4 posti. Se da un lato l’armonia delle linee delle E-type I e II Serie era priva di ogni critica, la versione 2+2 risultava essere un po’ più goffa e meno filante. La nuova XJC, partendo dalle linee della berlina e mantenendone fondamentalmente le stesse misure, riuscì a fondere stile eleganza ed abitabilità con una linea molto ben proporzionata. Vi fu, in un piccolo arco temporale la molteplicità di scelta tra la classica ed ormai vetusta E-type, la nuova XJ-S e la XJC. La XJC con parafanghini cromati optional •

La storia della XJC è abbastanza singolare in quanto venne annunciata nel 1973, ma di fatto entrò in produzione solo nel 1975 e rimase in listino solo fino al 1977. I motivi di questo ritardo furono a causa dell’enorme successo della versione berlina XJ, ma non solo. La berlina, presentata nel 1968, a Parigi, raccolse i favori del pubblico ed anche della stampa che la definirono la più bella auto del mondo, tanto che la Jaguar non riusciva a soddisfare le richieste. L’attenzione al mercato americano, da sempre il maggior cliente di Jaguar, obbligò ad un aggiornamento del modello a fronte delle nuove norme sulla sicurezza. Pochi interventi ma ben riusciti riguardarono l’innalzamento del paraurti anteriore. Ora i paraurti, in una visione laterale, risultavano essere alla stessa altezza ma questo obbligò ad una rivisitazione della mascherina dovendone ridurre l’altezza. Il risultato fu eccellente, la linea del frontale ne beneficiò in termini di leggerezza di linea e di proporzioni; da qui la nascita della serie II nell’agosto del 1973. La XJ veniva offerta nel corso della prima serie con due tipi di telai, uno corto ed uno lungo, da utilizzare

Un modello XJC nel colore Green Sand •

Primo bozzetto realizzato sulla base della Serie I •

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• Sopra una XJ e una XJC a confronto

Sotto alcuni dettagli della finitura del tetto in vinile •

fondamentalmente per le auto di rappresentanza, avendo uno spazio maggiore tra il sedile anteriore e la panca posteriore. Anche la seconda serie rendeva disponibile queste due opzioni sulle berline, ma si optò per il solo chassis corto per l’allestimento delle Coupé. Questa versione era pressoché identica alla berlina alla quale era stato tolto il montante centrale, allungate le portiere anteriori, eliminando le posteriori, ed applicando i doppi vetri elettrici affinché quando quest’ultimi aperti fossero totalmente a scomparsa lasciando completamente libero lo spazio dell’area vetrata. Per rendere più sportiva la linea ed attraverso un piacevole contrasto di colore le coupé erano dotate di tetto in vinile.

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Ad allungare i tempi di consegna, rispetto a quando fu presentata, oltre alla maggior attenzione per la produzione della berlina, fu anche un problema relativo all’eliminazione di fastidiosi fruscii, la cui mancanza era uno dei veri cavalli di battaglia delle berlina, dovuti al difficile allineamento dei vetri ed ad un difficile posizionamento della guarnizione di tenuta, nonché ad una scarsa robustezza della scocca dovuta all’eliminazione degli elementi centrali. Tutti questi problemi furono riscontrati nei 14 veicoli di pre-produzione allestiti prima del Salone di Francoforte del ’73, tanto da far slittare le consegne al 1975. Il termine di produzione fu il 1977, quando Jaguar decise di utilizzare per le berline il solo telaio lungo. In origine la vettura doveva essere equipaggiata dal solo motore V12, tuttavia la scelta del classico 4,2 litri fu quella preferita dal pubblico. Per alloggiare il motore da 4,2 litri si dovette modificare leggermente la linea del cofano applicando un piccolissimo rigonfiamento nella parte centrale.

Vano motore 5,3 litri •

Disponibili anche le versioni Daimler, quasi del tutto simili alle gemelle Jaguar salvo l’adozione di una mascherina anteriore più classica, l’adozione dei loghi Daimler ed alcune differenze di finiture.

Vano motore 4,2 litri •

• Logo V12 sulla mascherina del 5,3 litri

Queste vetture erano destinate solamente ai mercati europei, nessuna Daimler fu venduta ufficialmente negli USA. La 5,3 litri fu rinominata Double six, Sovereign la 4,2. Tutta la produzione delle V12 era equipaggiata dal cambio automatico Borg Warner, come la maggior parte delle 4,2 litri che in alternativa potevano essere equipaggiate da un 4 marce più OD.

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• Badge delle Coupé

• Vista interno anteriore Colore Bisquit

Copri-cerchio •

Vista interno posteriore colore Olive Green •

Gli interni erano il vero punto di forza dell’automobile e, come per la totalità delle vetture di casa Jaguar, venne fatto largo uso di materiali pregiati, una robusta pelle Connoly per i sedili ed una vasta impiallacciatura di radica per il cruscotto. È tuttavia possibile trovare alcune XJC con i sedili rivestiti di tessuto, in quanto nel mercato interno si era lasciata questa possibilità di scelta così come l’impianto di aria condizionata ed il cambio meccanico. Lunga e ben nutrita la lista degli optional, tra i più interessanti i poggiatesta, i fari fendinebbia, radio, cinture di sicurezza, profili cromati sui parafanghi e al contrario non fu mai disponibile il tetto apribile che venne introdotto sulla Serie III e quindi dopo la fine produzione della Coupé.

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La gamma colori offriva diverse possibilità con sempre la classica attenzione agli abbinamenti, mai fuori luogo o contrastanti. Questi i 15 colori di serie: British Racing Green, Dark Blue, Fern Grey, Greensand, Heather, Juniper Green, Lavender; Moroccan Bronze; Old English White, Opalescent Silver Grey (o Light Silver), Regency Red, Sable Brown, Turquoise, Carriage Brown e Squadron Blue solo per le ultime 100 vetture circa. Questi altri 4 colori erano su richiesta con extra costo: Azure Blue, Black, Primrose Yellow, Signal Red. Esistono alcune versioni convertibili, partendo dall’allestimento Coupé, prodotte da una Soc. esterna a Jaguar di nome Avon. Pur ottenendo un risultato gradevole non ottenne grossi riscontri di vendite.

• Avon Brochure.

• Pubblicità Carrozzeria Avon.

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Modello scala 1:43 Corgi.

Modello scala 1:18 Bos.

Modello scala 1:18 NEO.

Come si conviene ad ogni auto di prestigio anche il mondo delle 4 ruotine si interessò alla XJC proponendo per la gioia dei più piccini alcuni modelli in scala, dal classico 1:43 al più grande 1:18. Non sempre il risultato è stato all’altezza della vettura originale, quello della NEO risulta essere quello più riuscito. Dopo soli due anni effettivi, anche se 96 auto risultano prodotte nel 1978, la Coupé lascia la produzione lasciando il popolo jaguarista con solo l’unica opzione Coupé la XJ-S, completamente diversa per i dettami di stile ma mentendo il carattere sportivo e l’eleganza degli interni. L’avvenuta presa di possesso da parte della British-Leyland di qualche anno prima (1968 come partner e 1972 ufficialmente con la fuoriuscita di Sir Lyons) caratterizzò un decennio di sofferenza e confusione che si rifletté anche sulla produzione. Oggi a livello collezionistico la XJC Coupé è una vettura sulla quale investire, prezzo ancora gestibile e facilità di reperimento ricambi, ma attenzione a

Modello Replicars BV.

non farsi invogliare da vetture da restaurare a basso costo… per il fatto di essere una Jaguar con materiali di prestigio, e se si approccia una 5,3 automatica, i costi complessivi potrebbero generare parecchi mal di testa. Si ringrazia Mr. Don Lewis (Melbourne, Australia) per la messa a disposizione delle foto della vettura GreenSand.

XJC Production by Year Model Jaguar4.2C

1973 2

1974

1975

1976

1977

1978

Totals

1 2925 1746 1776 37 6487

Jaguar5.3C 11 821 663 329 31 1855

Daimler Sovereign 471 587 613 6 1677 Daimler Double Six 1 76 149 159 22 407 Totals

100

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2 13 4293 3145 2877 96 10426


excellence

wally

Innovazione continua «W

ally è da sempre sinonimo di innovazione, di integrazione delle tecnologie più avanzate con il design contemporaneo e di una costante ricerca per migliorare l’esperienza di bordo attraverso performance, comfort e stile» spiega Luca Bassani, fondatore dell’iconico brand monegasco. Fin dalla sua creazione nel 1994, Wally ha incessantemente messo a punto soluzioni all’avanguardia che hanno trasformato la tecnologia e l’estetica nautiche a un livello tale che oggi è difficile identificare un aspetto del design di uno yacht, a vela o a motore, che non sia stato influenzato dalla sua visione. Si dice che l’imitazione sia la più sincera forma di adulazione e molte delle innovazioni firmate Wally – dall’utilizzo della fibra di carbonio al concetto dell’easy sailing fino alle murate abbattibili – sono state largamente adottate da altri cantieri. La recente partnership con Ferretti Group è fondamentale per la continuità della visione di Luca Bassani. «Il mercato oggi richiede investimenti importanti per poter sviluppare nuovi prodotti e nuovi mercati», ha dichiarato Bassani durante l’annuncio ufficiale avvenuto al

recente Boot Düsseldorf, «Ferretti Group ha grandi capacità industriali, organizzative e commerciali e potrà far crescere Wally. Io mi concentrerò sull’attività di progettazione e sviluppo, assicurando la continuità del DNA Wally». Wally è il leader mondiale dell’innovazione nello yachting, capace di coniugare le più avanzate tecnologie con il design contemporaneo per il costante miglioramento della vita a bordo grazie a performance, comfort e stile. Fondata nel 1994 da Luca Bassani, appassionato velista e visionario, Wally ha cambiato totalmente il concetto di yacht da crociera e creato barche a vela e a motore rivoluzionarie, divenute punti di riferimento nel mondo dello yachting e del design. Nel 2019 è entrata a far parte del Ferretti Group tramite un accordo di licenza esclusiva del marchio. Wally è l’unico marchio del mondo dello yachting ad avere vinto due volte l’ADI Compasso d’Oro, il più importante premio mondiale per il design. www.wally.com

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