numero
Anno II - Periodico Trimestrale - Euro 8,00
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News
Events
Story
E-Type Zero
Coppa d’Oro
Pinin Farina
XE SV Project 8
delle Dolomiti
E-Type V12
la foto Jaguar lancia l’I-PACE eTROPHY, il primo campionato monomarca per auto elettriche di serie.
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edito
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nche la Gran Bretagna si allinea alla Francia: a partire dal 2040 sarà vietata la vendita di veicoli diesel e benzina, ibride comprese. Le uniche ammesse saranno le vetture completamente elettriche e già dal 2020 sono previste tasse maggiorate per i diesel più inquinanti. Questo piano rientra nella strategia industriale post-Brexit del Regno Unito con investimenti previsti di oltre 800 milioni di sterline in tecnologie senza guidatore e zero emissioni. Il Governo di Teresa May promette stanziamenti specifici a favore delle amministrazioni locali per le modifiche ai mezzi pubblici in modo da ridurre le emissioni, le variazioni dei tracciati stradali, l’introduzione di dossi per ridurre la velocità, la riprogrammazione dei semafori per favorire lo scorrimento del traffico. Fattori quali regolamentazione, incentivi e infrastrutture di ricarica svolgeranno un ruolo importante nel determinare l’effettivo livello di diffusione delle auto elettriche nei vari mercati. Mettere al bando veicoli a benzina o diesel è comunque un primo passo per ridurre l’impatto ambientale del trasporto privato. Sembra però, che nessuno per il momento si sia posto il problema delle batterie, ossia della loro durata e del loro smaltimento. Nessun produttore ha ancora fornito informazioni e dati concreti sul reale impatto ambientale delle vetture a partire dalla produzione fino allo smaltimento. È troppo facile parlare di emissioni zero durante l’utilizzo delle vetture, è necessario tener conto anche dell’inquinamento generato dalla produzione della vettura, dalla produzione dell’energia elettrica per ricaricare le batterie e dello smaltimento di quest’ultime al termine della loro vita, che i produttori stimano tra i 6 e gli 8 anni a seconda dell’utilizzo e dei metodi di ricarica. Fra l’altro, non è ancora chiaro se e come le batterie possano essere riciclate per ridurre l’impatto ambientale e, ad oggi, queste non sono esattamente un rifiuto eco-friendly.
Pierluigi Ducci
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sommario News 8 12 16 18 24 30 38 40 42 43 44 46
Jaguar E-Type Zero Future-Type Concept Autonomous Urban Drive Jaguar XE SV Project 8 Jaguar XJR575 E-Pace da Guinness! Dietro le quinte L’avvitamento dell’E-Pace Test estremi per la E-Pace Reality Rivalità tra fratelli Innovativo sistema di Recruitment Nuovo motore per XE, XF ed F-Pace
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test 48
XF 2.0D 240 AWD aut.
Events 54
70 anni di Coppa Oro delle Dolomiti
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Place 60
Is Arenas Golf &Country Club
Cars 64
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30 e Lode AC Schnitzer
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Luglio - Agosto - Settembre 2017
Culture 68
Swinging Marianne
Story 72
Il gran Maestro Pinin Farina
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People 78
1958 Jaguar XK150 DHC di Gianluca Pini
ICONS 84
La moda. la donna e la Grande Guerra
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Story 88 96
Jaguar E-Type Series 3 V12 I ruggenti Anni 50 della Jaguar Tarza parte
03 04
La foto: I-Pace eTrophy Edito
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NEWS
Jaguar E-Type Zero
foto: Media Jaguar
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Definita da Enzo Ferrari “la più bella auto del mondo”, la Jaguar E-type combina per la prima volta la sua bellezza con zero emissioni
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l Jaguar Land Rover Tech Fest (dall’8 settembre a Londra), Jaguar Land Rover Classic presenterà una E-type con motore elettrico. La vettura, denominata E-type Zero, è stata prima restaurata e poi trasformata presso il Jaguar Land Rover Classic Works di Coventry, non lontano dal luogo di nascita della E-type. Tim Hannig, Jaguar Land Rover Classic Director, ha detto: «La E-type Zero unisce la rinomata dinamicità della E-type con le avanzate prestazioni fornite dall’elettrificazione. Questa esclusiva combinazione crea una meravigliosa esperienza di guida. Il nostro obiettivo con
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l’E-type Zero è di cambiare il modo di possedere un’auto storica nel prossimo futuro. Siamo ansiosi di vedere la reazione dei nostri clienti quando sonderemo il terreno per portare questa concept sul mercato». Questa versione elettrica ha lo stesso aspetto e il medesimo stile di guida della E-type, con prestazioni ancora più esaltanti: accelera da 0 a 100 km/h in soli 5,5 secondi, quasi un secondo in meno rispetto alla E-type Series 1. Tim Hannig ha affermato: «Per combinare in modo appropriato il nuovo motore elettrico della E-type Zero con le specifiche originali della vettura, abbiamo limitato l’erogazione della potenza. Crediamo che questo possa garantire una fantastica esperienza di guida». La E-type Zero in esposizione al Tech Fest è una Series 1.5 Roadster restaurata. Tutti i suoi componenti sono originali, tranne l’innovativo propulsore,
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la strumentazione e il tunnel centrale, che comunque riprendono lo stile tipico della E-type. Una maggiore efficienza energetica deriva dall’uso di fari a LED, anch’essi ispirati allo stile della E-type Series 1.
Motore elettrico appositamente sviluppato La E-type Zero è equipaggiata con un propulsore elettrico da 220 kW progettato specificatamente per questa vettura. Il suo pacco batterie agli ioni di litio ha le stesse dimensioni e lo stesso peso del motore sei cilindri XK che equipaggiava la E-type originale. Inoltre, i tecnici responsabili del progetto garantiscono che sarà posizionato precisamente nella medesima posizione del propulsore XK. Il motore
elettrico e il riduttore sono alloggiati subito a ridosso della batteria, nella stessa posizione del cambio della E-type. Un nuovo albero di trasmissione invia la potenza ad un differenziale e alla trasmissione finale. Complessivamente, il suo peso è di 46 kg in meno rispetto alla versione originale. L’utilizzo di una motorizzazione elettrica con peso e dimensioni simili al motore a benzina precedente non ha comportato alcuna modifica alla struttura, alle sospensioni e ai freni della vettura, semplificando notevolmente la trasformazione e l’omologazione. La distribuzione dei pesi è rimasta invariata, quindi l’auto si guida, frena e si comporta come l’E-type originale. «Abbiamo integrato il nuovo propulsore elettrico nell’attuale struttura della E-type, il che significa che in qualsiasi momento è possibile rimontare un motore di tipo convenzionale. Riteniamo che questo sia essenziale per mantenere inalterato l’autentico DNA Jaguar». Tim Hannig Il motore sei cilindri XK è stato realizzato dal 1949 al 1992 e ha equipaggiato quasi tutte le Jaguar più iconiche, come la E-type, la XK120, la Mk2 e la XJ6. Anche il motore elettrico potrebbe essere utilizzato in ognuno di questi modelli. Tim Hannig ha affermato: «Potremmo utilizzare questa tecnologia per trasformare qualsiasi Jaguar equipaggiata con motore XK».
“La più bella auto mai realizzata” Lanciata nel 1961, la E-type è da sempre considerata come una delle più belle vetture di tutti i tempi. Enzo Ferrari la definì “l’auto più bella mai realizzata”. L’esclusiva unità elettrica della E-type Zero è stata sviluppata da specialisti nell’elettrificazione in collaborazione con gli ingegneri Jaguar Land Rover e i tecnici di Jaguar Land Rover Classic. Questo propulsore utilizza alcune tecnologie e alcuni componenti derivati dalla I-PACE, il primo veicolo interamente elettrico di Jaguar Land Rover. La E-type Zero ha un’autonomia di 270 km, a cui contribuiscono il peso ridotto e l’ottima aerodinamica. L’auto utilizza una batteria da 40 kWh che può essere ricaricata a domicilio nell’arco temporale di una notte (solitamente tra le sei e le sette ore, a seconda della fonte di alimentazione).
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FUTURETYPE CONCEPT
La concept car FUTURE-TYPE è la visione Jaguar di un veicolo autonomo on-demand a partire dal 2040. foto: Media Jaguar
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aguar FUTURE-TYPE è un concept vehicle on-demand dalle forme compatte, progettato per soddisfare le esigenze in termini di mobilità delle future generazioni.È un veicolo totalmente autonomo che prefigura la mobilità in un mondo in cui i clienti Jaguar potranno utilizzare l’auto on-demand. Questa vettura offre una visione futuristica, in cui la mobilità sarà autonoma, connessa, elettrica e soprattutto condivisa (ACES). Il cuore di questa concept è il primo volante intelligente e connesso al mondo, che vivrà nelle case degli utenti diventandone il compagno più fidato. Il suo nome è Sayer, dal designer che progettò la E-type, ed è il primo volante con Artificial Intelligence (AI) a comando vocale, che sarà in grado di eseguire centinaia di compiti. Potrà chiamare la vettura dell’utente, riprodurre musica, prenotare un tavolo e sapere quali alimenti ci sono nel frigorifero. Sayer potrà segnalare l’adesione del suo proprietario all’on-demand service
club, che tra i vari servizi offre la possibilità di condividere l’auto con altri utenti della community, il che significa che si potrà possedere solamente il volante e non necessariamente l’auto. Una riunione importante per le 8:00 di domattina a due ore da casa? Basta chiedere a Sayer, restando comodamente seduti nel proprio salotto, che calcolerà la sveglia per il giorno dopo, l’arrivo in modo autonomo di una vettura direttamente a casa propria e indicherà anche i tratti più godibili del tragitto. Sayer è il cuore di un avanzato sistema HMI, che consentirà al guidatore sia di essere connesso con tutto il mondo per l’intera durata del viaggio che di godersi il tragitto in totale autonomia. Attraverso il sistema, gli occupanti potranno usufruire di tutte le informazioni riguardanti le proprie sfere d’interesse come la famiglia, gli amici o il lavoro ed essere sempre in contatto con gli ambiti importanti della propria vita. Sarà possibile gestire questi settori uno alla volta o tutti insieme, usufruendo delle informazioni necessarie e selezionando quelle indesiderate.
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«FUTURE-TYPE offre una panoramica sulle potenzialità di guida e di proprietà dell’auto del prossimo futuro. È parte integrante della nostra visione di come una vettura di lusso possa rimanere desiderabile in un’epoca sempre più digitale e autonoma. È un avanzato progetto di ricerca che analizza come poter garantire ad una Jaguar on-demand di essere desiderabile per i nostri clienti, a partire dal 2040. Recarsi al lavoro, andare a prendere i bambini a scuola o godersi una gita in campagna nel weekend: se c’è la possibilità di utilizzare vetture on-demand sulle strade delle nostre città, dobbiamo garantire ai clienti un servizio 24/7 rispetto ai nostri competitor». Ian Callum Jaguar Director of Design Nel mondo connesso del futuro, per tutti i clienti sarà disponibile una flotta di FUTURE-TYPE on-demand. Se si ha la necessità di andare a prendere il proprio figlio a scuola e occorrono solamente due posti, si potrà chiamare una FUTURE-TYPE 2+1 e dialogare in modalità “face-to-face”. La vettura porterà autonomamente gli occupanti alla destinazione desiderata, ottimizzando i tempi e i consumi energetici. FUTURE-TYPE comunicherà con altre vetture e utilizzerà tecnologie cooperative di guida. Questa collaborazione assicurerà distanze più brevi fra i veicoli e renderà le percorrenze agli incroci più sicure ed efficienti. Tutto ciò migliorerà anche la viabilità e diminuirà il rischio di incidenti, mentre il ridotto corpo vettura della FUTURE-TYPE consentirà un minore ingombro sulle strade e nei parcheggi.
di scegliere tra una guida autonoma o assistita beneficiando, in entrambe le situazioni, delle medesime tecnologie avanzate di FUTURE TYPE. Tali tecnologie opereranno in background per rendere la guida più sicura e divertente che mai, con la vettura sempre vigile e attenta all’evoluzione degli scenari stradali. «Oggi, Jaguar è in grado di offrire ai propri clienti un’esperienza emotivamente dinamica. Sia per lo stile di guida esaltante e per la sonorità dei motori che per l’iconicità del design e per il livello di connessione con la strada, i nostri clienti ci dicono che la loro Jaguar riesce sempre a farli sentire speciali. Con FUTURE-TYPE stiamo tentando di capire come poter mantenere questa connessione emotiva, in un mondo futuro dove le persone potranno scegliere di non possedere un’auto o quando una Jaguar diventerà una vettura autonoma on-demand» continua Ian Callum, Jaguar Director of Design. «In un’epoca futura caratterizzata dai servizi on-demand e dal car sharing, la nostra ricerca mostra che ci sarà ancora posto per il lusso, la raffinatezza e il piacere di guidare. Le persone vogliono ancora viaggiare nello stile e nel comfort e la crescita del car sharing incrementerà l’opportunità di provare cosa una Jaguar sia in grado di offrire, anche se si è scelto di non possederne una».
Il conducente potrà chiedere a FUTURE-TYPE di guidare in modo autonomo nei tratti più stressanti o noiosi del tragitto, ad esempio nel traffico o in presenza di lavori stradali, in cui potrà dedicarsi al lavoro o guardarsi comodamente un film. Nelle occasioni in cui, durante il viaggio, vorrà godersi la guida, dovrà semplicemente mettersi al volante. Questo duplice approccio consentirà ai conducenti
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Autonomous Urban Drive Jaguar Land Rover fa un altro importante passo verso i veicoli del futuro, in grado di muoversi autonomamente in città.
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aguar Land Rover ha appena dato dimostrazione di un prototipo di tecnologia di guida autonoma denominata Autonomous Urban Drive (progettata e sviluppata in Gran Bretagna), che può consentire ad un veicolo di operare autonomamente in città, rispettando le segnalazioni dei semafori e la segnaletica stradale agli incroci e alle rotatorie. Si è dunque fatto
foto: Media Jaguar
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un passo ulteriore per raggiungere il “livello quattro” di autonomia, programmato per i veicoli Jaguar Land Rover del prossimo decennio. I veicoli autonomi di livello quattro sono quelli capaci di svolgere tutti i compiti della guida in ambienti specifici quali città e paesi, senza alcun intervento del guidatore. Impiegando la nuova tecnologia Autonomous Urban Drive, installata sul prototipo Range Rover Sport, è possibile
scegliere una destinazione e lasciare al veicolo la scelta del percorso migliore. L’auto può muoversi in un ambiente urbano complesso come quello ricostruito al testing ground di HORIBA MIRA, nel Regno Unito. Jaguar Land Rover sta sviluppando tecnologie che interessano sia i veicoli semiautonomi che quelli autonomi, per poter offrire la scelta tra guida coinvolgente o guida autonoma, assicurando in ogni caso al guidatore un’esperienza al volante sicura e divertente. La visione dell’azienda è rendere l’automobile autonoma attiva nel maggior numero possibile di situazioni di vita reale, su asfalto o in off-road, e in ogni condizione atmosferica. La dimostrazione del sistema Autonomous Urban Drive rientra nel progetto di ricerca e sviluppo “UK Autodrive”, da 20 milioni di sterline, che mira a posizionare la Gran Bretagna all’avanguardia dell’innovazione tecnologica nel campo dei veicoli autonomi e connessi. Jaguar Land Rover, insieme alla Ford e al Centro Tecnico Europeo Tata Motors, sta sperimentando le tecnologie connesse che consentiranno ai veicoli di comunicare fra loro e con le infrastrutture stradali, semafori inclusi. Terminate le prove presso l’HORIBA MIRA, nelle Midlands, i primi test su strada si svolgeranno entro la fine dell’anno a Milton Keynes e Coventry. Inizialmente le prove verranno svolte su strada chiusa, per poi passare ai test su strade aperte al pubblico e alle dimostrazioni. La chiusura del progetto è prevista per l’estate del 2018.
Livelli di autonomia »» Livello 0 - Nessuna autonomia. Il controllo del veicolo è affidato unicamente al guidatore. »» Livello1 - Assistenza alla guida. Il guidatore riceve assistenza per una funzione, ad esempio il cruise control. »» Livello 2 - Automazione parziale. Il guidatore riceve assistenza per due funzioni; ad esempio velocità e sterzo, come nel Traffic Jam Assist. »» Livello 3 - Automazione condizionata. Il veicolo svolge autonomamente le normali funzioni di guida in un ambiente specifico, ma al guidatore può essere richiesto di riprendere il controllo se le condizioni ambientali presentano eccessive difficoltà. • Livello 4 - Alta Automazione. Il veicolo è in grado di operare indipendentemente in uno specifico ambiente, come la città o l’autostrada, senza alcun intervento del guidatore. »» Livello 5 - Piena automazione. L’intervento umano non è necessario. Il veicolo è in grado di effettuare un viaggio completo senza alcun intervento.
Tecnologie dei veicoli connessi Intersection Collision Risk Warning (ICRW): allerta per tempo il guidatore che è pericoloso immettersi in un incrocio in caso di alta probabilità di collisione. L’ICRW potrebbe ridurre il numero e la gravità degli incidenti, nonché regolarizzare il traffico. In Vehicle Signage (IVS): invia sul display del veicolo informazioni sul percorso e sul traffico, quali cantieri stradali e variazioni dei limiti di velocità, minimizzando la dipendenza del guidatore dalla segnaletica
fisica. Tale tecnologia mira a ridurre incidenti e congestione del traffico. Emergency Vehicle Warning (EVW): segnala al pilota l’approssimarsi di un veicolo d’emergenza e la direzione di provenienza. Questa tecnologia mira a migliorare la sicurezza e a velocizzare il transito dei veicoli d’emergenza, diminuendo la congestione del traffico in quanto i vari veicoli possono far loro strada con minor stress e più rapidamente.
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Da 0 a 100 km/h in 3,7 secondi e una velocità massima di oltre 320 km/h: prestazioni da supercar per la compatta berlina Jaguar quattro porte. foto: Media Jaguar
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opo il successo nel 2014 della F-TYPE Project 7, la XE SV Project 8 è la seconda Collector’s Edition della divisione SVO. Questa berlina quattro porte costruita a mano con prestazioni da supercar, è stata progettata per emozionare tutti gli appassionati della guida sportiva attraverso una straordinaria combinazione di potenza esplosiva, agilità dinamica e trazione integrale. Al fine di garantirne l’esclusività, verranno costruiti solamente 300 esemplari, ciascuno assemblato presso il Technical Centre SVO di Coventry. John Edwards, Managing Director Jaguar Land Rover Special Operations, ha detto: «La raison d’être
della divisione SVO è produrre veicoli unici in grado di superare ogni limite in termini di lusso, prestazioni e capacità all-terrain. La Project 8 è un ottimo esempio di ciò che avviene quando progettisti, ingegneri e specialisti di produzione hanno la possibilità di creare una vettura sportiva dalle prestazioni estreme, senza scendere a compromessi. La Project 8 sarà assemblata a mano nel nuovo Technical Centre SVO e siamo sicuri che i nostri appassionati ed esigenti clienti adoreranno guidarla tanto quanto noi!». JAG mag www.jagmag.it
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La Project 8 è equipaggiata esclusivamente con la versione più prestazionale del propulsore JLR 5,0 litri V8 benzina sovralimentato. Per ottenere una velocità massima di oltre 320 km/h e renderla la più scattante Jaguar mai esistita, in grado di raggiungere i 100 km/h in soli 3,7 secondi, il motore da 600 CV lavora in abbinamento al sistema All-Wheel Drive (AWD) e ad alcuni accorgimenti aerodinamici.
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La Project 8, la più performante auto da pista mai prodotta dalla SVO, è caratterizzata da una serie di speciali modifiche apportate ai leggeri pannelli di alluminio della carrozzeria della XE, che prevedono: paraurti in fibra di carbonio con migliorati condotti di raffreddamento, cofano in fibra di carbonio ventilato, passaruota maggiorati per i grandi pneumatici con cerchi in lega di alluminio forgiato da 20 pollici,
splitter frontale regolabile, sottoscocca piatto, paraurti posteriore in fibra di carbonio, diffusore e alettone posteriore. La Project 8 sarà la berlina V8 più leggera della gamma Jaguar. Mark Stanton, SVO Director, ha detto: «Con la Project 8 siamo davvero riusciti a liberare il potenziale
dei nostri ingegneri e dei nostri progettisti. Siamo all’inizio di un programma di sviluppo molto impegnativo ed emozionante che garantirà alla Project 8 delle prestazioni su pista a cui precedentemente Jaguar non ambiva. Il team SVO è composto da appassionati di auto dalle prestazioni eccezionali a cui ora è stato chiesto di portare l’anima e la scienza motoristica in una vettura che in effetti è una supercar a quattro porte». Per garantire prestazioni ottimali su strada o su pista, la Project 8 adotta una sospensione anteriore a quadrilatero e il sistema Integral Link della XE nel posteriore, con molle più rigide e con il sistema Continuously Variable Damper a regolazione manuale che consente di ribassare l’altezza da terra di 15 mm per l’uso in pista. Per la prima volta in assoluto su una vettura stradale, la Project 8 presenta un nuovo sistema frenante Carbon Ceramic Braking con cuscinetti ceramici al nitruro di silicio solitamente utilizzati in Formula 1 e incorpora un Electronic Active Differential (EAD) posteriore con raffreddamento a olio. La tematica delle elevate prestazioni prosegue all’interno, con sobrie finiture in fibra di carbonio lucide e Alcantara, sul bordo del volante sportivo, sul pannello strumenti e sulle portiere.
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La Jaguar XE SV Project 8 mentre sfila al Goodwood Festival of Speed.
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La trasmissione Quickshift a otto rapporti può essere azionata sia con le levette in alluminio poste dietro il volante e sia con una leva centrale Pistolshift, un’altra innovazione per la XE. La Project 8 è anche la prima Jaguar a presentare una specifica modalità Track Mode, che adatta i sistemi di controllo della stabilità e di trasmissione all’uso in pista, affinando la risposta dell’acceleratore e dello sterzo per offrire la massima precisione al guidatore. Al lancio, la Project 8 sarà disponibile in due versioni. Il modello standard a quattro posti presenta i recenti sedili anteriori Performance con telai in magnesio e dei schienali posteriori maggiormente sagomati per massimizzare il supporto. La versione con Track Pack a due posti presenta invece i leggeri sedili anteriori Carbon Fibre Racing con cinture a quattro punti fissate a un telaio di ritenuta al posto del sedile posteriore. Tutte le Project 8 saranno costruite solo nella configurazione con guida a sinistra. I dettagli completi sono disponibili online sul sito www.jaguar.com, comprese le otto varianti cromatiche previste per la carrozzeria. Tre sono le colorazioni più accattivanti: Fuji White, Narvik Black e Caldera Red, oltre a cinque varianti che comprendono
colori e finiture della Palette SVO Premium: Valencia Orange, Velocity Blue, Meribel White, Verbier Silver e Corris Grey (satinato opaco). I proprietari della Project 8 avranno inoltre la possibilità di personalizzare ulteriormente la loro vettura consultando la Palette SVO Premium, che comprende 19 colori con finiture perlescenti, ChromaFlairTM e satinate opache. Sono disponibili anche una serie di decalcomanie ispirate alle corse, per accentuare il temperamento sportivo della Project 8. Sarà la prima auto assemblata interamente a mano dagli esperti artigiani della SVO presso il nuovo Technical Centre nel Warwickshire (Regno Unito) costato 20 milioni di sterline. I prezzi della Project 8 rispecchieranno l’elevato valore ingegneristico ed il processo di assemblaggio a mano di questa speciale vettura. In Italia avrà un prezzo indicativo intorno ai 186.000 Euro. La Jaguar XE SV Project 8 ha fatto il suo debutto mondiale al Goodwood Festival of Speed nel West Sussex (Regno Unito) il 30 giugno. Durante il Festival, nello stand Jaguar Land Rover, sarà presentata anche la versione quattro posti.
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Jaguar XJR575 Introdotta la nuova ammiraglia XJR575 ad alte prestazioni, la cui potenza è stata portata da 550 a 575 CV che le consente di raggiungere i 100 km/h in soli 4,4 secondi. foto: Media Jaguar JAG mag www.jagmag.it
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a XJ rappresenta l’apice delle berline Jaguar, in grado di offrire un’inarrivabile combinazione tra stile e dinamicità di guida, oltre ad un elevato livello di raffinatezza per guidatore e
passeggeri. L’autorevole ed elegante design prende forma intorno all’architettura in alluminio Jaguar, mentre la sua postura ribassata in stile coupé, le linee precise e le proporzioni attentamente sviluppate, le conferiscono quell’aspetto Jaguar immediatamente riconoscibile da ogni angolazione.
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Gli interni rappresentano una perfetta unione di complessi dettagli realizzati a mano e materiali artigianali di eccellente bellezza, come la pelle semi anilinica e le impiallacciature intarsiate, che sono stati poi accostati alle più avanzate tecnologie. Nei modelli a passo lungo, gli occupanti del sedile posteriore dispongono di uno spazio di oltre un metro per le gambe. Per il Model Year 2018 è disponibile la nuova versione XJR575 ad alte prestazioni, che offre una serie di esclusivi elementi stilistici, come le due nuove colorazioni
create dalla Special Vehicle Operations per gli esterni e i sedili con rivestimento trapuntato a rombi con logo 575 per gli interni. «La Jaguar XJ è la nostra berlina più grande e conserva sia la presenza fisica sia l’aggraziato design che i clienti si aspettano da un’ammiraglia Jaguar. Chiunque la osservi capisce immediatamente quanto possa essere meraviglioso guidarla o semplicemente rimanere seduti al suo interno. I suoi sofisticati dettagli donano la sensazione di trovarsi davanti a qualcosa di realmente speciale». Ian Callum, Jaguar Director of Design
La raffinata e dinamica esperienza di guida è sempre stata la principale peculiarità del fascino della Jaguar XJ. Gli ammortizzatori Advanced Adaptive Dynamics si adattano alle condizioni e allo stile di guida, monitorando la vettura fino a 500 volte al secondo. Attraverso l’analisi dell’accelerazione, della sterzata e dell’attività del pedale del freno, il sistema modula il lavoro delle sospensioni pneumatiche, migliorando il controllo nella guida dinamica senza compromettere il comfort. La XJR575 è equipaggiata con un’esclusiva variante del leggendario motore Jaguar 5,0 litri V8 sovralimentato. Con i suoi 575 CV di potenza e una coppia di 700 Nm, questo propulsore consente alla vettura di accelerare da 0 a 100 km/h in soli 4,4 secondi e di raggiungere una velocità massima di 300 km/h. L’aumento di potenza di 25 CV è stato ottenuto grazie ad una migliore calibratura del motore. Nei modelli a trazione posteriore, l’eccezionale dinamicità di guida Jaguar è stata ulteriormente migliorata grazie allo sterzo servoassistito elettricamente (EPAS), che lavora con una serie di avanzati sistemi di assistenza alla guida (ADAS), tra cui il Lane Keep Assist, il Driver Condition Monitor e il Park Assist.
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La trazione integrale Jaguar (AWD) garantisce affidabilità in qualsiasi condizione climatica. Questo avanzato sistema reagisce alle condizioni stradali erogando in caso di necessità una maggiore trazione. In caso di slittamento delle ruote posteriori, la coppia verrà automaticamente e istantaneamente ridistribuita alle ruote anteriori. Grazie all’All-Surface Progress Control (ASPC), anche le versioni con trazione posteriore offrono eccellenti prestazioni in caso di scarsa aderenza. Sviluppato per la guida a velocità ridotta e in condizioni difficili, l’ASPC modula automaticamente i freni e l’acceleratore in modo da ottenere la migliore trazione possibile e garantire alla vettura di muoversi senza particolari sforzi, lasciando al conducente il solo compito di sterzare. L’ASPC è disponibile su tutti i modelli con cambio automatico ed entra in funzione tra i 3,6 e i 30 km/h. Il guidatore può utilizzare i comandi del cruise control per selezionare e mantenere la velocità desiderata. La tradizione e la cura artigianale della Jaguar XJ si fondono con le più innovative tecnologie di bordo come l’intuitivo e funzionale sistema d’infotainment Touch Pro, che offre funzionalità quali la navigazione door-to-door, il Wi-Fi 4G e un impianto audio MeridianTM Signature Sound System da 1.300 W. Il touchscreen centrale da 10 pollici con un’interfaccia simile a quella di uno smartphone, consente di utilizzare queste funzionalità in modo semplice e veloce. Il Touch Pro dispone di un processore quad-core ad alte prestazioni e utilizza una rete ethernet superveloce, che assicura un trasferimento dei dati estremamente rapido. Tutto ciò offre un eccezionale livello grafico e tempi di risposta immediati. La stereo camera di ultima generazione consente di poter disporre di sistemi di sicurezza, come l’Autonomous Emergency Braking, il Lane Departure Warning e il Lane Keep Assist. L’Adaptive Cruise
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Control con Queue Assist elimina lo stress nella guida in autostrada quando il traffico procede a rilento, tracciando il veicolo che precede e mantenendo la distanza di sicurezza. Il Traffic Sign Recognition (TSR) assicura il funzionamento dell’Adaptive Speed Limiter. Una volta avviato, il sistema monitora i segnali riguardanti i limiti di velocità, li confronta con i dati di navigazione e, in caso di cambio del limite, regola la velocità della vettura accelerando automaticamente fino alla velocità massima consentita o rallentando per scendere al di sotto del limite.
Gamma XJ in Italia
Motorizzazioni disponibili in Italia
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• Diesel 3,0 litri V6 diesel da 300 CV con cambio automatico e trazione posteriore • Benzina 3,0 litri V6 sovralimentato da 340 CV con cambio automatico e trazione posteriore o integrale 5,0 litri V8 sovralimentato da 575 CV con cambio automatico e trazione posteriore
XJ Luxury XJ Premium Luxury XJ Portfolio XJ R-Sport XJR575 XJ Autobiography
La XJ viene prodotta nello stabilimento JLR di Castle Bromwich, insieme alla F-TYPE e alle XF, XF Sportbrake e XE.
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e-pace
da guinness!
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La nuova E-PACE è stata presentata al grande pubblico con una spettacolare performance di avvitamento, una torsione dinamica che stabilisce un nuovo “Guinness World Record™” ufficiale per “l’avvitamento più lungo effettuato con un veicolo di serie”. foto: Media Jaguar
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urante il suo debutto mondiale, la nuova Jaguar E-PACE ha stabilito un nuovo GUINNESS WORLD RECORD™ ufficiale. Il SUV compatto è entrato nel libro dei record grazie ad un salto in lungo di 15,3 metri, completato da un avvitamento di 270 gradi. A dimostrazione dell’agilità, della precisione e delle capacità prestazionali del nuovo SUV Jaguar, l’impresa ha rappresentato l’ultimo test della E-PACE dopo 25 estenuanti mesi di lavoro, in quattro diversi continenti, al fine di garantirne l’estrema durabilità e l’attitudine alla filosofia Jaguar “the Art of Performance”. La E-PACE è un SUV compatto a 5 posti che unisce il design e le prestazioni di una vettura sportiva Jaguar in un veicolo a trazione integrale pratico e spazioso.
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Un veicolo dal DNA sportivo, caratterizzato dal tipico design e dalle rinomate dinamiche di guida Jaguar, dotato di avanzate tecnologie per garantire la massima connettività a tutti i passeggeri. La E-PACE è l’ultima arrivata nella famiglia dei SUV Jaguar e si unisce alla rivoluzionaria I-PACE Concept, interamente elettrica, e alla F-PACE, eletta di recente World Car of the Year 2017, che nel 2015 fu lanciata con uno spettacolare giro della morte, anch’esso entrato nel GUINNESS WORLD RECORD™. Il design esterno trae ispirazione dalla sportiva F-TYPE ed è caratterizzato dalla tipica calandra Jaguar, dalle proporzioni marcate, dagli sbalzi ridotti e dalle possenti fiancate, che conferiscono alla E-PACE un aspetto audace e deciso, evidenziando la sua agilità dinamica. Il DNA sportivo Jaguar emerge anche nelle linee fluenti del tetto e nell’inconfondibile disegno dei finestrini. Ian Callum, Jaguar Director of Design, ha affermato: «I consolidati principi stilistici Jaguar rendono la E-PACE immediatamente riconoscibile come la più sportiva della sua categoria. Il nostro nuovo SUV compatto combina gli interni spaziosi e la connettività con il livello di sicurezza che le famiglie si aspettano da simili proporzioni, oltre alla purezza del design e alle prestazioni che, solitamente, non appartengono a una vettura così pratica».
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La E-PACE ha completato la sua performance da record all’ExCeL di Londra, una delle poche location del Regno Unito abbastanza grandi da poter assicurare i 160 metri di rincorsa, fondamentali per raggiungere i 15 metri di salto in lungo. Al volante c’era lo stunt driver Terry Grant, che ha eseguito diverse acrobazie in molti set cinematografici e vanta l’impressionante numero di 21 GUINNESS WORLD RECORD™. Terry Grant, Stunt Driver, ha dichiarato: «Per quanto ne sappia io, nessun veicolo di serie ha mai portato a termine un simile avvitamento e, quindi, effettuarne uno è sempre stata una mia ambizione personale, sin da quando ero ragazzo. Dopo aver guidato la Jaguar F-PACE nel giro della morte, è stato fantastico contribuire al lancio di un’altra vettura della famiglia PACE con un’impresa ancora più spettacolare». Ovviamente, questo tipo di avvitamenti non sono evoluzioni da riprodurre in ambito domestico. Per affinare l’acrobazia sono stati necessari mesi di prove e analisi dinamiche, tra cui il raggiungimento dell’esatta velocità di rincorsa. Le rampe sono state progettate in modo accurato utilizzando software CAD, prima dell’esecuzione di qualsiasi prova. Durante l’avvitamento di 270 gradi, Terry ha provato
sul suo corpo una forza di 5,5 G e ha dovuto effettuare una rincorsa di 160 metri per eseguire la performance alla corretta velocità. Pravin Patel, giudice del Guinness World Records, ha dichiarato: «Questa incredibile impresa era qualcosa da non perdere. Ho visto questo tipo di avvitamento nei film, ma vederlo eseguire dal vivo è stato incredibile. Congratulazioni a Terry e a Jaguar per aver stabilito un altro Guinness World Records». Dopo il reveal della E-PACE, c’è stata una spettacolare performance musicale di Pete Tong & The Heritage Orchestra che hanno presentato i leggendari Ibiza Classics. Inoltre Pete ha collaborato con la cantautrice Raye per eseguire “ You Don’t Know Me” di Jax Jones, con cui Raye ha ottenuto 130 milioni di visualizzazioni su Youtube e 230 milioni di play su Spotify. Pete Tong ha commentato: «Negli ultimi due anni ho sempre lavorato con the Heritage Orchestra, ma questa è la prima volta che partecipo a qualcosa di simile. È stato molto eccitante e sono contento di averne fatto parte. Il fatto che Jaguar abbia battuto il Guinness dei Primati è strabiliante. Questo approccio creativo per il lancio della nuova Jaguar E-PACE ha ispirato la collaborazione tra me e Raye e ora stiamo pianificando di inserire il brano all’interno del mio nuovo album».
E-PACE: Connessa, Intelligente, Agile e Reattiva La Jaguar E-PACE è una vettura connessa e intelligente. Lo schermo touchscreen a 10 pollici di serie consente agli utenti di connettersi alle loro applicazioni preferite, come ad esempio Spotify. Il sistema InControl di Jaguar Land Rover permette di mantenere in sicurezza il veicolo attraverso la tracciabilità sullo smartphone. Inoltre, in caso di incidente, il sistema avvisa automaticamente i servizi di emergenza e prima di intraprendere un viaggio è possibile controllare i livelli di carburante oppure temperare l’abitacolo della vettura a proprio piacimento, sempre attraverso lo smartphone o lo smartwatch utilizzando l’InControl. La connettività digitale è presente in tutto l’abitacolo, per rispondere alla necessità delle famiglie di oggi. La vettura offre fino a quattro prese da 12 volt e cinque porte USB, oltre a un hotspot Wi-Fi 4G che consente di connettere fino a otto dispositivi contemporaneamente. La E-PACE ha uno spazio interno eccezionale per la sua classe. Il SUV compatto è in grado di ospitare cinque passeggeri in assoluto comfort, con un generoso spazio per le gambe.
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La sofisticata architettura della sospensione posteriore Integral Link consente di disporre di un grande vano bagagli ed è in grado di ospitare un passeggino, un set di mazze da golf e una valigia di generose dimensioni.
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Il Configurable Dynamics offre al guidatore un maggiore controllo, grazie alla possibilità di personalizzare le impostazioni dell’acceleratore, della trasmissione automatica, dello sterzo e, laddove presente, del
sistema di sospensioni Adaptive Dynamics. Questa tecnologia rileva gli input del guidatore, i movimenti del corpo vettura e del volante, caricando preventivamente le sospensioni e regolando l’ammortizzazione in modo da migliorare la stabilità e l’agilità in ogni condizione di guida. La E-PACE è disponibile con una gamma di potenti ed efficienti motori diesel e benzina Ingenium. Il propulsore turbo a benzina da 300 CV spinge la E-PACE da 0 a 100 km/h in soli 6,4 secondi, prima di raggiungere una velocità massima di 243 km/h, limitata elettronicamente. Per coloro che desiderano la massima efficienza, la versione diesel Ingenium da 150 CV a trazione anteriore consente emissioni di CO2 di soli 124 g/km.
Il sistema Active Driveline All-Wheel Drive della E-PACE rappresenta una novità tecnologica per Jaguar. Il suo layout intelligente combina un’eccellente aderenza con l’inconfondibile guidabilità della trazione posteriore. La capacità di erogazione della coppia garantisce ottimali livelli in termini di stabilità, dinamicità e consumi in ogni circostanza.
«La E-PACE è la sintesi perfetta di due mondi, in cui si uniscono la dinamicità di guida delle sportive Jaguar con la praticità di un SUV compatto. L’ultima arrivata nella famiglia PACE offre comfort, interni spaziosi e intelligenti possibilità di stivaggio, oltre ad una grande maneggevolezza e ai più innovativi motori diesel e benzina Ingenium di Jaguar Land Rover». Alan Volkaerts, Jaguar E-PACE Vehicle Line Director
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La E-PACE offre la massima sicurezza e le più innovative tecnologie di assistenza alla guida. La videocamera stereoscopica è l’elemento fondamentale di sistemi come l’avanzato Autonomous Emergency Braking, che rileva anche la presenza di pedoni, il Lane Keep Assist e il Traffic Sign Recognition, oltre che dell’Intelligent Speed Limiter e del Driver Condition Monitor. I sensori di parcheggio anteriori e posteriori sono di serie. La videocamera si combina inoltre con lo sterzo a servoassistenza elettrica per il Blind Spot Assist, che permette di ridurre il rischio di collisione laterale sulle strade a più corsie. L’innovativo sistema Forward Traffic Detection segnala ai conducenti la presenza di veicoli in avvicinamento agli incroci in cui la visibilità è limitata. Ulteriori dotazioni di sicurezza avanzate comprendono un airbag per i pedoni, che fuoriesce dalla parte inferiore del cofano, per una maggiore protezione in caso di collisione. La E-PACE è la prima Jaguar ad essere dotata dell’esclusivo Head-Up Display di nuova generazione. Il sistema è in grado di proiettare fino al 66% di informazioni in più sul parabrezza, con una grafica a colori più grande e più nitida. In questo modo, informazioni essenziali, come la velocità della vettura, le indicazioni del navigatore, gli avvisi, gli aggiornamenti e le disposizioni di sicurezza sono perfettamente visibili in ogni momento, senza mai distogliere lo sguardo
dalla strada. Come optional è possibile disporre di un quadro strumenti TFT digitale full color da 12,3’’ e di due impianti premium audio sviluppati in collaborazione con Meridian che collocano la E-PACE al pari di veicoli di categoria superiore, in termini di tecnologia. La E-PACE è disponibile anche con l’innovativa Activity Key, un bracciale impermeabile e resistente agli urti dotato di transponder integrato, che consente al guidatore di lasciare la chiave principale all’interno della vettura mentre è intento a praticare attività sportive come la corsa, il nuoto o il ciclismo. Quando l’Activity Key viene attivata, tenendo il bracciale all’altezza del bordo superiore della targa sul portellone, la chiave convenzionale rimasta all’interno della vettura viene disabilitata. Il robusto telaio della vettura consente di trainare fino a 1.800 kg (frenati), il che risulta perfetto per un utilizzo della E-PACE sia per lavoro sia per piacere.
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DIETRO LE QUINTE COME JAGUAR È RIUSCITA AD ESEGUIRE UN AVVITAMENTO CON IL NUOVO SUV E-PACE
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aguar presenta un breve documentario che offre una visione “dietro le quinte” di come i suoi ingegneri hanno reso possibile l’esecuzione della pericolosa performance di avvitamento.
L’acrobazia, che ha necessitato di sei mesi di lavorazioni, è terminata in soli 1,5 secondi ed è stata eseguita all’ExCeL di Londra lo scorso 13 luglio, durante l’evento di reveal mondiale della E-PACE. Questa performance ha consentito a Jaguar di stabilire un nuovo GUINNESS WORLD RECORDS™ per “l’avvitamento più lungo effettuato da un veicolo di serie”. Oltre un milione di persone hanno guardato questa evoluzione nella sua prima settimana di permanenza online.
foto: Media Jaguar
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Graham Wilkins, Jaguar E-PACE Chief Engineer, ha detto: «È insito nella natura di un ingegnere volersi continuamente evolvere. Ci siamo chiesti come potevamo migliorare lo spettacolare giro della morte eseguito dalla F-PACE. Per Jaguar, l’evoluzione naturale era quella di spingere l’auto a staccarsi da terra».
Il filmato documenta le sfide che hanno dovuto affrontare gli ingegneri e il team di stuntman per eseguire in modo perfetto un avvitamento di 270° lungo 15,3 metri. Le immagini mostrano anche tutti i calcoli computazionali necessari allo sviluppo della performance acrobatica. La E-PACE, a cui sono state apportate solamente piccole modifiche come una cella antiribaltamento di sicurezza, ha resistito a ben 33 salti di prova. La sua rigida e robusta struttura, composta da acciaio al boro
e alluminio, le ha consentito di resistere facilmente ai test più estremi. L’impresa, ispirata dalle più iconiche acrobazie cinematografiche, ha avuto la supervisione di un team composto da stuntman di grande esperienza, tra cui il veterano Gary Powell e Terry Grant, detentore di altri 21 GUINNESS WORLD RECORDS™, fra i quali il giro della morte eseguito nel 2015 a bordo della Jaguar F-PACE. Lo stuntman Terry Grant, ha dichiarato: «Per quanto ne sappia io, nessun veicolo di serie ha mai portato a termine un simile avvitamento e quindi effettuarne uno è sempre stata una mia ambizione personale. Dopo aver guidato la Jaguar F-PACE nel giro della morte, è stato fantastico contribuire al lancio di un’altra vettura della famiglia PACE con un’impresa ancora più spettacolare». Il documentario è disponibile sul canale Youtube di Jaguar: youtube.com/JaguarCarsLimited
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Test estremi per la E-Pace foto: Media Jaguar
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al gelo del Circolo Polare Artico alla polvere e al caldo torrido di Dubai, la Jaguar E-PACE è stata sottoposta a diversi programmi di collaudo, per essere non soltanto una vettura bella da guidare, ma anche un SUV dinamico, divertente e prestazionale. Jaguar ha affrontato l’inferno e l’acqua profonda per assicurare alla E-PACE le massime prestazioni su ogni superficie e in ogni condizione climatica. Durante i 25 mesi dell’estenuante programma di test, che si è svolto in ben quattro continenti, sono stati costruiti oltre 150 prototipi finalizzati non solo ad accertare l’estrema resistenza dell’auto, ma anche la conformità alla filosofia Jaguar “The Art of Performance”. Dall’impegnativo circuito del Nürburgring alla pista ad alta velocità di Nardò, passando per i deserti del Medio Oriente, l’E-PACE è stata messa a dura prova negli ambienti più proibitivi del mondo. Gli ingegneri
Jaguar hanno sfidato sia i -40°C del Circolo Polare Artico sia le vette e i fiumi delle province più remote della Cina, per assicurare alla E-PACE l’idonea resistenza all’uso da parte dei guidatori più attivi e più esigenti. Il nuovo SUV compatto Jaguar ad alte prestazioni si troverà ad affrontare la sua prova finale durante il suo debutto mondiale, che sarà trasmesso sul canale Facebook e Youtube giovedì 13 luglio. In questa occasione la E-PACE dimostrerà di essere una vera Jaguar, oltre che una vettura agile e divertente da guidare.
«Il nostro team di specialisti e di ingegneri ha sviluppato e messo a punto una vera Jaguar. Mesi di intensi test sulle strade e sulle piste di tutto il mondo hanno consentito di arrivare alla definizione di un SUV compatto che ha nel DNA le rinomate prestazioni del marchio Jaguar». Graham Wilkins Jaguar E-PACE Chief Product Engineer.
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REALITY Il programma di recupero Reality fa rinascere l’alluminio nelle automobili di nuova produzione.
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aguar Land Rover Automotive incrementa l’impiego dell’alluminio riciclato nella produzione delle scocche dei propri veicoli, per abbattere gli sprechi e le emissioni carboniose. Il progetto, da due milioni di sterline, denominato REALITY, consente di riutilizzare a circuito chiuso l’alluminio proveniente dalla rottamazione dei veicoli trasformandolo nelle scocche di nuovi veicoli Jaguar Land Rover. REALITY si basa sul programma REALCAR, che reimpiega, a circuito chiuso, le migliaia di tonnellate di scarti di alluminio provenienti dai processi produttivi. Oggi anche l’alluminio proveniente da altre fonti, inclusa la rottamazione dei veicoli può essere riqualificato e “rinascere” nella produzione di nuovi veicoli. Questo esclusivo sistema di riciclo a circuito chiuso dell’industria automobilistica, contribuisce a sviluppare il modello di economia circolare in grado di assicurare vantaggi sia economici sia ambientali. REALCAR è nata come partnership tra Jaguar Land Rover, Innovate UK, Novelis, Norton Aluminium, Stadco, Brunel University London, Zyomax and Innoval Technology. Il progetto originale ed il relativo lavoro con i fornitori, ha consentito a Jaguar Land Rover di recuperare oltre 75.000 tonnellate di scarti di alluminio, reimpiegati poi nella produzione 2016/17. Il nuovo programma valuterà le più avanzate tecnologie di selezione e le leghe di alluminio di prossima
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generazione per una sempre maggiore riciclabilità. Le innovazioni nelle tecnologie di selezione e separazione applicate ai flussi degli scarti automobilistici, daranno impulso anche ad altri settori fra i quali quelli degli imballaggi e delle costruzioni. Lo specialista Axion si è unito al progetto per sviluppare le tecnologie di selezione atte al recupero di alluminio riciclato di alta qualità. I partner del progetto sono Jaguar Land Rover, Axion Recycling, Innovate UK, Novelis, Norton Aluminium, Brunel University London, WMG University of Warwicke Innoval Technology. REALITY sostiene la gestione dei materiali come parte dell’Aluminium Stewardship Initiative (ASI) Performance Standard, per favorire i sistemi più efficaci di riciclo dell’alluminio. Jaguar Land Rover è membro ASI (https://aluminium-stewardship.org/).
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RIVALITÀ TRA FRATELLI
Atleti olimpici si sfidano in un’esclusiva gara di Triathlon con la Jaguar XF
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triatleti Olimpici Alistair e Jonny Brownlee hanno riacceso la loro rivalità in una gara di triathlon molto particolare, che si è svolta al volante di una Jaguar XF berlina e di una XF Sportbrake. Si sono affrontati in tre sfide che hanno dimostrato le prestazioni dinamiche, il generoso spazio di carico e la tecnologia di assistenza al parcheggio di entrambe le vetture. La prima prova è stata il nuoto, conosciuta anche come “Smartcone Slide”, che ha visto i due fratelli uno contro l’altro in una gara di slalom su uno skid pan bagnato, che ha dimostrato le eccezionali capacità della trazione integrale e l’eccellente tenuta di strada della Jaguar XF Sportbrake in condizioni di scarsa aderenza.
La seconda prova ha visto i due fratelli gareggiare con le proprie biciclette nella “Pedal to Pack”, in cui dovevano stivare il più velocemente possibile tutto il loro equipaggiamento sia nei 565 litri del vano di carico e sia nel versatile portapacchi sul tetto della nuova XF Sportbrake. La sfida finale è stata la “Race to Reverse”, in cui i due campioni Olimpici sono stati messi alla prova con un parcheggio in parallelo a bordo della XF berlina. Alistair ha provato a parcheggiare manualmente la vettura nel più breve tempo possibile, mentre Jonny si è affidato al Park Assist semi-automatico, dimostrandone la convenienza e vincendo di conseguenza sul fratello.
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INNOVATIVO SISTEMA DI RECRUITMENT Tramite l’applicazione Gorillaz si effettuerà l’assunzione di nuovi ingegneri elettronici e informatici.
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aguar Land Rover ha assunto il primo ingegnere della futura generazione di geni nei settori dell’elettronica e dell’informatica attraverso l’applicazione Gorillaz, che prevedeva una sfida basata sulla decodifica di un codice. Il ventitreenne britannico Daniel Dunkley, proveniente da Gloucester, è il primo talento ad entrare a far parte di Jaguar Land Rover. Daniel ha lasciato la scuola a 16 anni e ha lavorato come tecnico di controllo presso una cava locale. Ha sviluppato le sue capacità informatiche da autodidatta, iniziando a giocare ai videogame con il fratello più grande. Il suo lavoro come ingegnere informatico in Jaguar Land Rover inizierà il prossimo 2 ottobre a Gaydon, nel Warwickshire.
foto: Media Jaguar
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Gorillaz e Jaguar Land Rover hanno proseguito la ricerca di talenti anche all’evento inaugurale del Jaguar Land Rover Tech Fest, svoltosi presso il Central Saint Martins College of Art and Design di Londra, dall’8 al 10 settembre. I fan interessati a lavorare in Jaguar Land Rover hanno potuto tentare di superare alcuni test di logica e di memoria, visitando una ricostruzione del garage Gorillaz. Come capire se si hanno le doti giuste? Basta risolvere il puzzle e si potrà saltare lo screening iniziale del processo di reclutamento. Chi non ha potuto farlo al Tech Fest, avrà la possibilità di partecipare alla sfida attraverso l’app Gorillaz e accedere direttamente al colloquio. La prova di decodifica testa nel mondo reale le qualità che deve avere la prossima generazione di ingegneri informatici.
Noodle, chitarrista della band virtuale e ambassador Jaguar Land Rover, ha detto: «Il mio motto è: pensa in grande e fallo bene. Smettila di pubblicare le foto del tuo cibo e scarica questa app immediatamente. La prima assunzione è avvenuta, quindi entra in gioco e vinci!». Daniel Dunkley ha detto: «Sono ancora incredulo di quanto è accaduto negli ultimi due mesi. Ho letto della sfida di codifica creata da Jaguar Land Rover e Gorillaz su BBC News e ho deciso di partecipare. Ho fatto un colloquio tramite Google Chat dopodiché sono stato invitato a Gaydon per parlare del mio nuovo lavoro senza neanche aver compilato un modulo di domanda. Ero entusiasta quando mi hanno offerto un lavoro! Mio padre guida
una Land Rover Defender e io ne sono sempre stato un fan. Non riesco a credere che adesso avrò la possibilità di lavorare proprio sulla nuova generazione del Defender!». Finora, quasi 400.000 persone hanno scaricato l’app Gorillaz. Dei 41.000 che hanno preso parte alla sfida, quasi 500 hanno decodificato il codice. La ricerca di nuovi talenti continua e tutte le persone interessate possono scaricare l’app Gorillaz su iTunes App Store o su Google Play. Rimangono in vigore anche i tradizionali metodi di selezione e tutti i curricula saranno accettati, ma Jaguar Land Rover invita i potenziali candidati a scaricare l’applicazione, decodificare il codice e risolvere i vari quesiti per accelerare il percorso verso l’assunzione.
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nuovo motore per xe, xf ed f-pace
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aguar introduce sui modelli XE, XF e F-PACE un nuovo e potente motore benzina Ingenium da 300 CV dalla elevata efficienza. Il nuovo 2,0 litri quattro cilindri benzina della famiglia Ingenium assicura accelerazioni immediate grazie ai suoi 400 Nm di coppia, che consentono alla F-PACE, eletta Word Car of the Year, di raggiungere i 100 km/h in 6,0 secondi, con un consumo di carburante di 7,7 l/100 km. La berlina XF, nella variante con trazione integrale, accelera da 0 a 100 km/h in 5,8 secondi. Con emissioni di CO2 di 163 g/km e un consumo di carburante 7,2 l/100 km, il nuovo propulsore Ingenium offre le rinomate prestazioni Jaguar abbinate ad un’impressionante efficienza. Per la XE, il nuovo motore offre prestazioni ancora più impressionanti. La versione con trazione integrale
foto: Media Jaguar
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raggiunge i 100 km/h in soli 5,5 secondi, con un consumo di carburante di 6,9 l/100 km e con emissioni di CO2 di 157 g/km che le garantiscono il massimo rispetto ambientale.
«Continuiamo ad accrescere la gamma della nostra famiglia di motori Ingenium, offrendo ai clienti la più ampia scelta possibile. Il nostro nuovo propulsore benzina da 300 CV offre prestazioni in linea con gli standard Jaguar, ma con un minor consumo di carburante grazie all’innovativa tecnologia di scarico e al pioneristico comando delle valvole. Questo pulito e più efficiente motore si integra perfettamente con l’avanzata struttura in alluminio dei nostri modelli XE, XF e F-PACE». Nick Rogers Product Engineering Executive Director
Il nuovo quattro cilindri, denominato P300, si avvale della più recente tecnologia propulsiva Jaguar Land Rover, che prevede un turbocompressore twin-scroll con cuscinetti ceramici per ridurre l’attrito e una girante del compressore ad alto flusso per migliorare le prestazioni. Il motore viene prodotto presso l’Engine Manufacturing Centre a Wolverhampton, nel Regno Unito, impianto costato 500 milioni di sterline. Abbinato all’avanzata trasmissione automatica ZF a otto velocità Jaguar Land Rover, questo motore offre un’accelerazione progressiva e uniforme, con cambi di marcia omogenei e risposte immediate. I clienti di XE e XF possono scegliere se abbinare la trasmissione alla trazione posteriore o integrale.
L’introduzione di questa potente motorizzazione è solo l’ultima di una serie di migliorie apportate alla gamma XE, XF e F-PACE. All’inizio di quest’anno la famiglia di motori Ingenium è stata ampliata con l’introduzione delle versioni da 200 CV (solo per XE e XF) e da 250 CV del 2,0 litri quattro cilindri benzina. Inoltre è stata introdotta anche una motorizzazione diesel 2,0 litri quattro cilindri da 240 CV che è il 2.0 diesel più potente della categoria . Ulteriori aggiornamenti alle versioni Model Year 2018 prevedono il sistema Gesture Boot Lid per XF e XE, così come la tecnologia Jaguar Configurable Dynamics, che consente al guidatore di personalizzare le impostazioni del cambio, dell’acceleratore e dello sterzo per adattarle alle proprie esigenze.
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test
a cura di Pierluigi Ducci
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XF 2.0 D
240 CV AWD aut. È sempre un piacere mettersi al volante della Jaguar XF, anzi della nuova Jaguar XF, e sì perché con i Model Year 2018, Jaguar porta tante novità alla gamma, tra queste tre nuovi motori della famiglia Ingenium e nuove dotazioni tecnologiche e di sicurezza.
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a XF è un’auto di taglia grande, che si può ben definire ammiraglia nel segmento business, un gradino sopra, c’è sempre la sorella maggiore XJ. Il family feeling Jaguar emerge già al primo sguardo e sorprende come la Casa di Coventry sia riuscita in breve tempo a creare uno stile unico ed elegante distinguendo le proprie auto da quelle dei concorrenti.
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Le quattro porte danno accesso a un abitacolo ampio e, come sempre, curato fin nei minimi dettagli. La strumentazione “virtuale” è il primo elemento che spicca dietro il volante: non più veri quadranti e lancette, ma uno schermo ad alta risoluzione che sopperisce a tutto, offrendo la possibilità di riconfigurare il pannello in modo istantaneo, grazie al selettore di modalità di guida “Configurable Dynamics” che agisce sulle impostazioni di trasmissione, sospensioni, risposta dell’acceleratore e sterzo. Al centro della plancia ritroviamo il conosciuto grande schermo tattile con funzioni di radio, controllo del clima, telefono, navigazione e telecamera per la retromarcia, gestito attraverso dei menu facili e intuitivi. I model year 2018 dispongono ora della tecnologia Dual View, che consente al guidatore e al passeggero che gli siede accanto di poter visualizzare contenuti diversi sul display centrale touchscreen da 10 pollici. La tecnologia intelligente InControl, disponibile con
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il sistema Touch Pro, consente al guidatore di seguire le istruzioni del navigatore, mentre il passeggero è intento a visualizzare sullo stesso display i contenuti TV o di un dispositivo USB. Il posto guida è di impostazione sportiva, con piano di seduta basso, volante verticale e pedaliera ben disposta. Di spazio ce n’è in abbondanza e, grazie alle numerose possibilità di regolazione, è immediato trovare la posizione più idonea alla propria corporatura. I posti dietro sono comodi e spaziosi, con clima separato e forma perfetta dello schienale. Il bagagliaio offre 540 litri di capacità di carico e la forma regolare aiuta a sfruttarla al meglio. Il motore che mi ha fatto compagnia in questo tour fra Roma e Cortina D’Ampezzo è il quattro cilindri diesel Ingenium twin turbo da 240 CV con una potenza di erogazione di 500 Nm. Il primo motore quattro cilindri con doppia turbina di Jaguar Land Rover, il suo potenziamento è stato
possibile grazie all’uso di un albero motore, di pistoni e di iniettori maggiorati. La loro configurazione sequenziale aumenta la potenza agli alti regimi, migliorando al contempo la reattività a quelli più bassi. Questa nuova e potente unità è disponibile sia con la trazione posteriore e sia integrale. Il nuovo Ingenium twin turbo da 240 CV è un gran bel motore, non c’è dubbio, morbido, pur con soli quattro cilindri, progressivo e molto silenzioso sia al minimo sia a freddo, e spinge bene. Un bell’aiuto arriva dal cambio automatico ZF a 8 marce, senz’altro uno dei migliori della categoria, che volendo si può utilizzare anche in manuale con due paddle dietro al volante: i cambi marcia sono rapidi e puntuali e così si finisce pure per divertirsi fra i vari tornanti di montagna. In curva la XF tende a sotto sterzare, ma con moderazione, ed è sempre molto stabile, grazie alla trazione integrale (AWD). Il sistema AWD Jaguar con torque on demand dispone dell’Intelligent Driveline Dynamics (IDD). l’IDD offre il carattere e l’agilità della
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trazione posteriore, con la possibilità di trasferire la giusta quantità di coppia all’asse anteriore quando necessario, massimizzando le prestazioni e i benefici dinamici della trazione supplementare. Il risultato è un’eccellente compostezza della vettura anche nelle condizioni atmosferiche più avverse. Per le XF equipaggiate con trazione integrale AWD, la tecnologia dell’Adaptive Surface Response (AdSR) è in grado di replicare le modalità Pioggia, Ghiaccio, Neve del Jaguar Drive Control e ottimizzare la mappatura dell’acceleratore, del cambio automatico e del sistema DSC a seconda del tipo di superficie stradale. Decisamente confortevole e adatta ai lunghi viaggi, la nostra XF AWD non ha disdegnato affatto curve e tornanti che ha affrontato con facilità e disinvoltura. Certo, anche i cerchi da 19” Vortex 10 Spoke Silver gommati Pirelli 245/40 hanno mantenuto alte le capacità dinamiche di questa vettura. Il confort è probabilmente uno dei maggior pregi di questa auto, l’assorbimento delle sospensioni è efficace e l’abitacolo ben insonorizzato, tanto che in accelerazione il rombo del quattro cilindri è appena avvertibile. Non dimentichiamoci il fantastico impianto audio Meridian Surround Sound System se volete ascoltare buona musica come a casa, che fa parte del pacchetto offerto come optional irrinunciabile InControl Touch PRO SSD Nav e se viaggiate con la famiglia non potete non ordinarla con l’Incontrol Pro Pack il pacchetto che prevede il Wi-Fi Hotspot sulla vostra XF. Quanto al consumo, il nuovo motore Ingenium consuma davvero poco: il computer di viaggio, indica 5,5 l/100 km, possiamo ragionevolmente stimare che 7 litri/100 km siano la regola senza troppe rinunce in termini di prestazioni. In conclusione la XF model Year 2018 è l’auto ideale per chi deve, o vuole, viaggiare molto in un ambiente gradevole e affascinante, ben isolati dal mondo esterno. Comoda, sicura e veloce con quel pizzico di pepe che useremo per puro piacere personale.
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I motori per la Jaguar XF La berlina sportiva XF Model Year 2018 presenta tre nuovi propulsori, comprese le versioni da 200 e 250 CV del nuovo 2,0 litri quattro cilindri benzina Ingenium. La variante da 200 CV è disponibile con la trazione posteriore abbinata ad una trasmissione automatica, che unisce le rinomate prestazioni Jaguar con una eccellente efficienza. Il nuovo motore spinge la XF da 0 a 100 km/h in 7,5 secondi con un
consumo di carburante di 6,8 l/100 km ed emissioni di CO2 di 154 g/km. Il potente motore da 250 CV è disponibile con una trasmissione automatica abbinabile ad entrambe le trazioni, sia quella posteriore e sia quella integrale. La versione con trazione posteriore presenta lo stesso rendimento del motore da 200 CV, ma consente alla XF di accelerare da 0 a 100 km/h in soli 6,6 secondi. Le varianti a trazione integrale si allineano a queste prestazioni, facendo registrare emissioni di CO2 di 159 g/km.
Accanto alle attuali versioni da 163 e 180 CV degli avanzati motori diesel quattro cilindri Ingenium di Jaguar Land Rover, i clienti avranno anche la possibilità di scegliere il nuovo propulsore da 240 CV. Questa nuova e potente unità è disponibile sia con la trazione posteriore e sia integrale, con consumi di carburante di 5,3 l/100 km e di 5,5 l/100 km ed emissioni di CO2 di 139 g/km e 144 g/km. La presenza del Twin Turbo offre nuovi livelli di prestazioni, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h di soli 6,5 secondi.
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70 anni
di Coppa d’Oro delle Dolomiti
a cura di Stefano Bendandi
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ono i passi Pordoi, Falzarego, Rolle, Passo Cimabanche, Misurina, Canazei gli scenari unici per una competizione unica nel suo genere, la Coppa d’Oro delle Dolomiti. L’affascinante manifestazione radicata nel tempo, perla sportiva e culturale dell’Automobile Club Belluno custode della storia di una gara che di anniversari ne conta settanta. Due giorni di gara, sessantaquattro prove cronometrate e poi ancora cinque prove a media disseminate tra i passi dolomitici, lungo il perimetro del Lago di Misurina, nella piana di Belluno, ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. Cinquecento chilometri, impegnativi come poche altre volte, ripercorrendo le traiettorie disegnate negli anni Cinquanta. In gara con una Mangusta De Tomaso il designer Fabrizio Giugiaro, presidente di Giugiaro Architettura e figlio di Giorgetto Giugiaro, nome di spicco
Il Presidente dell’ACI, Angelo Sticchi Damiani e Alessandro Casali con Andrea Belometti e Doriano Vavassori
del design italiano nel mondo. Giugiaro, disegnatore e grandissimo appassionato di automobili. Al suo fianco da navigatore Guido Dalla Rosa Prati, campione italiano di volo a vela. Ma la celebrazione del 70° anniversario della Coppa d’Oro delle Dolomiti è stata resa ancor più suggestiva per la presenza della Zanussi Fontebasso Sport. La macchina costruita da Fioravante Zanussi con l’aiuto
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della carrozzeria Vendrame di Mareno di Piave, ha infatti partecipato alle edizioni della Coppa d’Oro di velocità del 1949 e del 1950 con l’equipaggio formato da Antonio Primo Fontebasso e Diego Zanotto, che furono tra l’altro i primi proprietari della macchina. La vettura è stata guidata dal collezionista e gentleman driver Corrado Minussi. Quest’anno ad aggiudicarsi la 70° edizione, è stato l’equpaggio formato da Andrea Belometti e Doriano Vavassori su Fiat 508 Spider Sport del 1932 seguito da Gianmaria Aghem e Rossella Conti su Bmw 328 Roadster del 1938 e da Alessandro Gamberini e Arturo Cavalli su Fiat 508 C del 1937. Passo Falzarego e Passo Pordoi nella prima giornata e Passo Giau, Fedaia, Sella, Gardena , Passo Furcia e Passo Tre Croci nella seconda giornata, hanno sicuramente regalato suggestione e richiesto molto impegno
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agli equipaggi in gara. È stata una due giorni molto serrata lungo le strade dolomitiche che ha visto un confronto al vertice con continui cambiamenti in classifica soprattutto per la lotta al secondo e terzo posto considerando che Belometti è stato in testa sin dalle prime prove. «Sono stati due giorni intensi e bellissimi - ha dichiarato Belometti - le prove in programma non erano affatto banali ed erano da interpretare in modo attento. Io fortunatamente le ho affrontate bene sin dall’inizio. È giusto anche parlare dell’auto che essendo piccola e molto agile è particolarmente adatta a questa disciplina. C’è poco da aggiungere sulla meraviglia dello scenario delle Dolomiti, l’accoglienza che abbiamo trovato lungo le strade è stata molto calda e l’organizzazione è stata ottima». La conclusione dell’evento è stata l’occasione per il Presidente del Comitato Organizzatore, Alessandro
Casali, di fare un bilancio di questa edizione della Coppa d’Oro: «La 70° edizione della Coppa d’Oro delle Dolomiti è stata un’edizione da guinness. Erano presenti in gara 7 pezzi unici al mondo e oltre trenta macchine dell’anteguerra. Si chiude questa edizione della Coppa d’Oro con la speranza, nel 2018, di continuare a toccare “le vette” più alte». Al termine della gara il Presidente dell’ACI, Angelo Sticchi Damiani ha speso parole entusiastiche per la Coppa d’Oro delle Dolomiti e ha voluto esprimere il suo punto di vista su ACI Storico: «Si è festeggiata nel modo giusto la ricorrenza dei 70 anni della Coppa d’Oro delle Dolomiti con auto meravigliose e con Cortina d’Ampezzo che si è presentata nel modo migliore. C’è stata la volontà di ricordare la storia di questo evento. Le strade mozzafiato dove si è svolta la gara e le splendide auto che si sono date battaglia hanno contribuito a celebrare al
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Storia della Coppa d’Oro dell Dolomiti Nel 1947 la Coppa delle Dolomiti (questo il nome originario) nacque per volontà dell’allora presidente dell’Automobile Club Belluno Ferruccio Gidoni. Mantenne lo stesso nome per le prime tre edizioni, fino al 1950, anno in cui divenne Coppa Internazionale delle Dolomiti, per poi passare, nel 1951, alla denominazione definitiva Coppa d’Oro delle Dolomiti. Si trattava di una gara di velocità su un circuito stradale di circa 303 km, con partenza e ritorno a Cortina d’Ampezzo. Un tracciato entusiasmante, per difficoltà tecnica e paesaggio, divenne da subito unica e affascinante per i passaggi spettacolari sulle Dolomiti. Fu un importante banco di prova per piloti affermati di grandi case automobilistiche che si trovavano a competere anche con perfetti sconosciuti, com’era nella tradizione delle corse di quei tempi. Dal 1972, la competizione è stata riportata in vita come evento
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Csai di regolarità classica e sta raccogliendo consensi sempre crescenti. Assieme a Mille Miglia e Targa Florio infatti, la Coppa d’oro delle Dolomiti è uno dei tre Grandi Eventi di Regolarità classica nel Calendario internazionale ACI Sport /Fia.. Nel decennio storico, le auto erano suddivise per categorie (turismo nazionale, internazionale, sport, gran turismo, etc.) ulteriormente raggruppate per cilindrate. Oltre al vincitore della singola edizione, la Coppa d’Oro veniva assegnata al pilota che otteneva i migliori risultati (si sommavano i tempi), di tre annate consecutive: nel triennio 1950-1952, si aggiudicò la coppa Salvatore Amendola e in quello successivo Giulio Casabianca (1953-1955). La prima edizione, quella del 1947, nonostante le difficoltà postbelliche, vide la partecipazione di 118 piloti, arrivarono al traguardo in 74 ed a vincere, contro ogni previsione, fu Salvatore Amendola, su Alfa Romeo C 2500 del 1939 e completò il percorso in circa 4 ore, alla bella media di 76,49 km/h.
meglio questa ricorrenza dei 70 anni . Noi - ha aggiunto il Presidente Sticchi Damiani parlando poi di ACI Storico - siamo vicini a tutti i collezionisti e vogliamo che non siano vessati, ma al contrario che siano aiutati e tutelati. Noi non chiediamo tasse di iscrizione salvo per chi voglia registrare l’auto al registro di ACI Storico. A disposizione di tutti i collezionisti è inoltre presente una grande Biblioteca consultabile anche online». Coppa d’Oro delle Dolomiti è con Mille Miglia e Targa Florio uno dei tre Grandi Eventi di Regolarità Classica nel Calendario Internazionale ACI Sport /FIA ed è la seconda prova del Primo Campionato Italiano Grandi Eventi Regolarità, che comprende anche Targa Florio Classica e Gran Premio Nuvolari e si avvale del patrocinio di: Ministero Affari Esteri, Regione del Veneto, Provincia di Belluno, Comune
di Cortina, Cortina Dolomiti e Fondazione Nicola Irti ed è stata organizzata per il quinto anno da Meet Comunicazione, sotto l’egida di ACI Storico e con la concessione di AC Belluno. La Coppa d’Oro delle Dolomiti 2017 vede al proprio fianco Sponsor e partner d’eccezione. Sono tra gli Official sponsor; ACI Sport, Adler Group, Alpitour, Eccellenze Campane e Sara Assicurazioni. Tra i Premium sponsor sono presenti; Acciaierie Valbruna, Fratelli Coati, Famila e Farecantine Architettura del Vino. Nutrita e di livello anche la schiera dei Media Partners; Adrenaline 24H, Auto e Ruoteclassiche. I Technical Sponsor dell’ evento sono: ACI Global, ACI (Automobile Club d’Italia), ACI Storico, ACI Sport, FIA e Epoca Championship (Campionato Italiano Grandi Eventi).
Giovanni Bracco ha guadagnato la vittoria a bordo di una Maserati A6 GCS, coprendo il tracciato in 3,40 ore, a 82,56 km/h di media, nella seconda edizione. Il 1949 è stato l’anno della doppietta Ferrari. Roberto Vallone, a bordo di una 166 Inter, pur non eguagliando il record Maserati del 1948, vince in 3 ore e 45 minuti, alla media di 81 km/h. Ancora un trionfo Ferrari nel 1950, quando i fratelli Marzotto si piazzano primo e terzo, a bordo di due 195 S. Giannino vince in 3 ore e 41 minuti, alla media di 84,97 km/h. Il 1951, proprio nell’anno della Coppa d’Oro, trionfa la Lancia, con due Aurelia B 20 al primo e secondo posto. Enrico Anselmi taglia il traguardo in 3 ore e 45 minuti, a 80,97 km/h di media. Importante il terzo posto di Giulio Casablanca con una Osca Mt4. La sesta edizione, quella del 1952, dovrebbe essere ribattezzata Coppa Marzotto, visto che al traguardo ne sono arrivati 4 tra i primi 7 e che ha vinto Paolo, su una Ferrari 225 S, in poco più di 3 ore e 22 minuti. Nel
1953 Paolo Marzotto vince quasi a 92 km/h di media in 3 ore e 18 minuti, giocandosela con Pietro Taruffi. La coppa del triennio, però, va a Salvatore Amendola, che ha collezionato la sommatoria dei migliori tempi del triennio. L’ottava edizione, del 1954, se la giocano Sergio Mantovani, che vince in 3 ore e 19 minuti, a 91,31 km/h di media, su Maserati A6 GCS e Giulio Cabianca su Osca Mt 4 1500. Il 1955 è l’unica annata vinta da uno straniero, il tedesco Olivier Gendebien (poi passato alla Ferrari), con una Mercedes 300 SL Ali di gabbiano. Al terzo posto Giulio Cabianca, che si aggiudica anche la seconda ed ultima coppa del triennio. Nel 1956 (ultima edizione), chiude in bellezza Cabianca, sempre su Osca MT 4 1500, superando la media di 100 km/h di velocità massima. Oggi la Coppa d’Oro delle Dolomiti è una competizione di regolarità classica per auto storiche che mantiene intatto il fascino di un tempo riuscendo al contempo a rinnovarsi costantemente ogni anno.
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place
IS ARENAS
Golf & Country Club Un Golf meraviglioso inserito in una pineta sul mare.
a cura di Stefano Pegli
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I
s Arenas Golf & Country Club è situato nella costa occidentale della Sardegna, nella penisola del Sinis in provincia di Oristano. Il Resort Is Arenas è immerso in un’oasi di verde su una porzione di 200 ettari e sorge all’interno di una vasta pineta che si affaccia su un litorale sabbioso di oltre 5 km. Il territorio è ricco di storia e di cultura, di natura e di mare incontaminati, ed anche l’enogastronomia della zona è molto apprezzata. Il percorso del Golf è stato disegnato dai celebri architetti statunitensi Von Hagge, Smelek e Baril, che hanno inserito le 18 buche all’interno delle dune naturali caratteristiche della zona, creando così uno dei campi più spettacolari d’Europa sia dal punto di vista tecnico sia naturalistico. Le 18 buche, par 72, del Golf Is Arenas infatti si sviluppano all’interno di una pineta privata per un percorso totale di 6.300
metri. Ogni buca è incastonata in una cornice naturale composta di pini e ginepri che degradano fino alla splendida spiaggia. La particolarità del tracciato e la bellezza del disegno, creano un percorso unico ed emozionante per giocatori di ogni livello. Il Golf Is Arenas è dotato anche di un percorso executive di 3 buche (par 9) e di un driving range con circa 40 postazioni più 10 postazioni coperte. Tra le 18 buche sono da segnalare la buca 17 per il suo caratteristico panorama che consente di ammirare la bellezza della costa occidentale della Sardegna e la buca 14, un par 4 di 420 m con un secco dog-leg a destra, contraddistinta da un green ben protetto da bunkers situati in modo strategico. La prestigiosa Guida Rolex ha valutato il Golf Is Arenas come il miglior campo da golf della Sardegna, e quinto tra i migliori campi da golf in Italia. Fra gli altri importanti conoscimenti, il Golf Is Arenas
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annovera la prestigiosa certificazione ambientale internazionale GEO ON COURSE, riconoscimento a livello Europeo che grazie a parametri standard ed a criteri di valutazione e di salvaguardia del paesaggio e dell’ecosistema, conferisce un carattere distintivo al Golf Is Arenas. La certificazione evidenzia il grande impegno per la salvaguardia ambientale e per mantenere Is Arenas Golf & Country Club un’oasi bio sostenibile, in un contesto naturale dove uomo e natura sono perfettamente in sintonia. Dal mese di aprile 2017, Is Arenas è pienamente operativo tutti i giorni dopo il completamento di una prima parte del programma di restyling svolto sotto la direzione dell’arch. Rick Baril che con Robert Van Hagge progettò e diresse la realizzazione del percorso 20 anni fa. Gli importanti lavori di restyling sono stati realizzati per rendere il percorso ancora più attraente. È stato fatto un rilevante diradamento della vegetazione ai bordi delle singole buche con l’apertura di ampie vedute verso l’interno della pineta. I green si presentano in ottime condizioni dopo gli interventi agronomici effettuati e sul percorso si sono già svolte numerose gare. Il percorso Interclub della Sardegna promosso con il patrocinio della Federazione Italiana Golf delegazione Sardegna. I campionati Regionali a squadre che hanno visto coinvolti 92 golfisti riscuotendo ampio apprezzamento da parte dei giocatori. La ricettività all’interno di Is Arenas Golf & Country Club si compone di due eleganti e raffinate foresterie, con servizio di pernottamento e prima colazione e di cinque unità residenziali nel complesso “I ginepri sul golf ” per un totale di 40 posti letto. La Foresteria degli Ulivi è immersa nella pineta di Is Arenas, con alberi di ulivi che la incorniciano in un contesto naturale e rilassante. È composta da 1 camera singola, due camere matrimoniali e una camera adatta a famiglie. Tutte le camere sono dotate di ogni comfort come aria condizionata, wi-fi free, tv satellitare, cassetta di sicurezza e frigo bar. Ogni mattina, nell’ampia e luminosa sala centrale viene servita un’abbondante e
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genuina prima colazione di tipo continentale sia dolce che salata. La veranda esterna e la terrazza al primo piano sono i luoghi ideali per rilassarsi immersi nella quiete della pineta Is Arenas e per rigenerare lo spirito dopo un’avvincente giornata di golf. Nelle immediate vicinanze si trova la Residenza La Palma, una villa composta da un grande appartamento e dotata di giardino privato. La Residenza La Palma è situata a circa 600 metri dalla spiaggia di Is Arenas. La Foresteria La Colonna si affaccia sulla buca 5 ed è composta da due camere singole, due doppie e due matrimoniali. Tutte le camere sono finemente arredate, dotate di ogni comfort e con bagni rivestiti interamente in marmo. La Foresteria La Colonna saprà soddisfare le richieste del cliente più esigente, infatti è anche dotata di garage privato per il golf cart. È quindi possibile iniziare a giocare direttamente dalla buca 5 appena terminata la prima colazione che viene servita nella sala colazioni o nella veranda esterna affacciata sulla buca 5. La Foresteria La Colonna è particolarmente indicata per golf clinics e può essere affittata interamente a gruppi di amici. Le Ville I ginepri sul golf sono unità residenziali finemente arredate, composte da camera da letto matrimoniale, bagno con doccia, cucina completamente attrezzata di elettrodomestici, soggiorno con possibilità di divano letto, veranda esterna con arredo da giardino, giardino privato, posto auto riservato e ingresso indipendente. Nelle immediate vicinanze è disponibile una bella piscina con una vasca specifica per idromassaggi. All’interno della
Foresteria degli Ulivi, è possibile usufruire del servizio ristorazione privato, riservato a ospiti delle foresterie e giocatori di golf, che propone menù completi di mare con solo pesce fresco pescato e menù di terra, entrambi con ottimi prodotti di prima scelta abbinati ad ottimi vini in bottiglia di cantine locali. Il servizio di ristorazione privato è riservato sia agli ospiti delle Foresterie e sia agli altri giocatori che utilizzano il percorso di Is Arenas. La bella spiaggia privata di Is Arenas Golf & Country Club si estende per oltre 4 km di sabbia fine, dista circa 800 metri dalle foresterie ed è raggiungibile utilizzando il golf cart individuali oppure con servizio di navetta specificatamente dedicato. Durante la stagione estiva è possibile usufruire dei servizi della spiaggia privata, lettini ed ombrelloni, servizio bar con spogliatoi, docce e toilettes. I servizi sono con pagamento direttamente al gestore. Relax, grandi spazi, natura incontaminata, paesaggi mozzafiato, cultura e tradizioni millenarie con imponenti giacimenti archeologici ed eccellente enogastronomia. Is Arenas Golf & Country Club con la sua pineta sul mare offre la possibilità di provare emozioni uniche ed indimenticabili, di unire alla passione per il golf, l’opportunità di vivere una meravigliosa vacanza tra mare e relax. Segreteria golf: +39 07831925202 / +39 335 1258322 e-mail segreteria@isarenas.it Prenotazioni soggiorni in foresteria: +39 348 6914889 e-mail prenotazioni@isarenas.it www.isarenas.it
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cars
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30 e lode questo merita la F-PACE by AC Schnitzer Il tuner tedesco AC Schnitzer mostra come la propria idea di elementi tuning diretti alla F-PACE le facciano mostrare il potente felino che si cela in essa. testo: Paolo Pysa foto: AC Schnitzer
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C
urare la tecnologia di auto leggendarie, estrarne estrema potenza e bellezza: è questo che da ben trent’anni il preparatore teutonico AC Schnitzer dedica al mondo dell’automotive. Una lunga tradizione ormai lega gli ingegneri di Aachen con il marchio Jaguar, quindi decidono che è ora di rendere omaggio a una nuovissima F-PACE. Impressionante il suono che sfocia dal nuovo impianto di scarico che, attraversando la coppia di tubi in inox, si sfoga tramite due terminali per lato: un modello Sport con terminali cromati e l’altro modello “Sport Schwarz” con finali di colore nero. Senza alcuna discussione, grazie allo scarico creato da AC Schnitzer, l’espulsione dei gas combusti è così aumentata dando maggiori prestazioni sia al motore da 2 che da 3 litri diesel in dotazione alla F-PACE. Le modifiche alla telaistica, realizzate da AC Schnitzer per questa Jaguar F-PACE, comprendono un kit di
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molle/sospensioni capace di abbassare il felino inglese di 20 centimetri all’anteriore e 25 al posteriore: se non è posizione da giaguaro in assetto di caccia questa! AC Schnitzer dedica componenti di design sportivo adattabili alle carrozzerie F-PACE nelle varianti “R-Sport”, “S”, “PURE”, “PRESTIGE” e “PORTFOLIO”, come una speciale calandra anteriore con griglie e imponenti prese d’aria, mentre sul retro del tettuccio si fa notare con il suo particolare design un accattivante ma ben studiato alettone.
Soundmodul che va a comandare l’amplificazione di un set di altoparlanti surround e monitor, da programmare a piacere e gestibile anche con telecomando.
Nuovi gli esclusivi interni “pure sport”, comprendenti comode sedute dalla verve sportiva, tappetini velours griffati e molte altre finezze; particolare è la dotazione di un portachiavi a bicchiere. Suono potente e pulito quello che si “ode” all’interno della F-Pace “tedesca” tramite lo AC Schnitzer
AC Schnitzer ha così festeggiato il suo trentesimo compleanno, dimostrando il proprio attaccamento al Marchio del Giaguaro donando le sue maestranze al lussuoso nuovo SUV: la Jaguar F-PACE!
Il tuner tedesco crea per il SUV costruito nel Regno Unito, nuovi cerchi in lega, gli “AC Schnitzer AC2”, in bicolore nero/argento o nero/antracite nelle misure di 9.0J x 22” ET 38 con pneumatici 265/40 R 22 sia per gli assali anteriori che posteriori: attaccamento al suolo stradale garantito!
www.ac-schnitzer.de
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cultura
Made in United Kingdom:
Swinging Marianne Scoperta dal manager dei Rolling Stones divenne un’icona della Swingin’ London.
a cura di: Pierluigi Ducci
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L
ontano dagli anni autodistruttivi giovanili, Marianne Faithfull, è oggi un’elegante signora, un’artista matura e affascinante che ha ritrovato un proprio equilibrio. È stata una delle protagoniste più scatenate della Swinging London negli anni Sessanta e Settanta, una delle cantanti pop e rock più interessanti, musa di Mick Jagger e icona portafortuna dei Rolling Stones e anche una delle ragazze più belle della sua generazione. Nata a Londra il 29 dicembre 1946. Suo padre era un ufficiale dell’esercito britannico (e docente di letteratura inglese), mentre sua madre era la figlia di una famiglia nobile di Vienna, che aveva combattuto segretamente il nazismo durante la Seconda guerra mondiale. Faithfull ha sempre rivendicato la discendenza nobiliare ricevuta dalla madre, con la quale andò a vivere quando i suoi genitori si separarono, quando aveva sei anni. Diventò famosa molto in fretta: dopo un periodo
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passato a cantare nei locali di Londra di inizio Anni Sessanta – la cosiddetta Swinging London – fu notata a una festa organizzata dai Rolling Stones nel 1964, dal produttore Andrew Loog Oldham, eccentrico manager del gruppo. Il suo ingresso nel mondo del rock fu anche il primo passo verso l’inferno. La sua prima canzone fu anche la sua più famosa: “As Tears Go By”, scritta da Mick Jagger, Keith Richards e dallo stesso Oldham. Fu un successo enorme, tanto che ne fecero una cover anche i Rolling Stones, e Faithfull sfruttò la sua fama appena acquisita per fare uscire altri singoli – come “This Little Bird” e “Summer Nights”. Marianne e Jagger diventarono una delle coppie più famose della Londra degli anni Sessanta. Faithfull cominciò anche una carriera come attrice, prima in alcuni spettacoli teatrali e poi nel cinema: nel 1967 diventò una delle prime persone a dire la parola “fuck” in un film a grande distribuzione, “I’ll Never Forget What’s’isname”, dove recitò insieme a Orson Welles. Per qualche anno visse nel buio, tra storie d’amore infelici, problemi economici e di droga. Quando finalmente iniziò a risalire, dopo la metà degli Anni Settanta, cominciò a scrivere canzoni piene di blues, di richiami al cabaret weimariano e di decadente tristezza. Niente a che vedere con l’immagine dei suoi primi anni. La prova più convincente da solista, nel ’79, si intitola “Broken English”, un disco raffinato in cui si mescolano atmosfere dark e psichedeliche, ma non era rimasto più niente della ragazzina degli esordi. La sua voce era diventata scura e profonda, corrosiva, risultato di anni di eccessi. Seguono altri dischi e altre collaborazioni d’eccezione: con Blur, Beck, Jarvis Cocker dei Pulp, Dave Stewart (“Kissin’ Time”), PJ Harvey e Nick Cave (“Before The Poison”) Cat Power, Antony, Rufus
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Wainwright e anche Keith Richards (“Easy Come, Easy Go”), Lou Reed, Dr. John e Wayne Kramer degli MC5 (“Horses and High Heels”). Alle prove di musica pop affianca l’interpretazione dei classici e alcuni lavori dai tratti sperimentali, inanellando collaborazioni con musicisti assai noti come Angelo Badalamenti, David A. Stewart (ex Eurythmics), Billy Corgan e Beck. Nel 1997 collabora con i Metallica come voce ospite nella canzone “The Memory Remains”, contenuta nell’album ReLoad. Negli anni successivi ha affiancato all’attività di cantante quella di attrice, partecipando ai film “Marie Antoinette” di Sofia Coppola (interpreta l’imperatrice Maria Teresa d’Austria madre di Maria Antonietta) e Irina Palm - “Il talento di una donna inglese” di Sam Garbarski dove, nel ruolo di protagonista, ha suscitato unanimi consensi di critica e di pubblico. Nel 2000 canta “I sette peccati capitali” al Ravenna Festival. In occasione del Women’s World Award del 2009 a Vienna le è stato conferito il World Lifetime Achievement Award.
STELI MILANO
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story
IL GRAN MAESTRO Pinin Farina propose due disegni su telaio Jaguar negli Anni 50, ma è stato solo dagli Anni 70 che Jaguar iniziò a chiedere più progetti. James Taylor esamina le idee che arrivarono da questa esclusiva carrozzeria e azienda di design italiana.
B
attista “Pinin” Farina era ancora un adolescente quando entrò nella carrozzeria di suo fratello maggiore Giovanni, la Stabilimenti Industriali Farina SA. Una visita negli Stati Uniti nel 1922 gli offrì l’opportunità di una proposta di lavoro da parte di Henry Ford e quando tornò in Italia aveva imparato nuove tecniche che contribuirono a dare ai suoi disegni una modernità mancante nella maggior parte dei suoi contemporanei. Gli amici lo incoraggiarono a mettersi in proprio e tra loro c’era Vincenzo Lancia, che gli promise lavoro finché l’azienda Lancia sarebbe esistita.
a cura di: James Taylor
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Così, nel maggio del 1930, Battista Farina fondò il suo laboratorio di carrozziere a Torino con il nome di Carrozzeria Pinin Farina. A metà degli Anni 50, Pinin Farina era strettamente legato alla Ferrari ed era diventato il disegnatore dei telai della Casa. Tuttavia, il contratto con la Ferrari non era esclusivo e Pinin Farina sarebbe diventato un consulente di progettazione per costruttori di automobili come BMC in Gran Bretagna e Peugeot in Francia. Tra il 1955 e il 1978, la società avrebbe anche costruito quattro auto uniche su telaio Jaguar.
La XK120, 1954 Pinin Farina costruì una sola carrozzeria per la Jaguar XK120, anche se l’inevitabile confusione tra Stabilimenti Farina e Pinin Farina ha portato alcuni cronisti ad attribuire la precedente «Flying Jaguar» del 1952 alla più giovane azienda. L’auto di Pinin Farina sembra essere stata costruita su un telaio XK120 del 1954 e secondo la leggenda è stata costruita per l’importatore americano Max Hoffman. Un’altra leggenda afferma che fu esposta al Salone di Ginevra nel 1955, anche se nessuno ha ancora trovato prove fotografiche o documentarie. Tuttavia, è stata certamente esportata negli Stati Uniti ed è rimasta lì fino all’esportazione in Germania negli Anni 80. Il previsto restauro non è mai stato effettuato. Più di recente, la Pinin Farina XK120 è passata sotto le mani del restauratore di Jaguar classiche CMC di Bridgnorth, nel Regno Unito. È apparsa al Classic & Sportscar Show del 2016, dove alcuni lavori di restauro sono stati eseguiti «in diretta».
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La Mk VII M, 1956 Il successivo incontro di Pinin Farina con un telaio Jaguar vide il carrozziere costruire una carrozzeria coupé sul telaio di una Mk VII M Saloon. Questo è stato (sicuramente) esposto allo stand del costruttore a Ginevra nel 1956 ed è stato acquistato direttamente in Fiera da Nicky Embiricos, della famiglia di armatori greci. Anche se questa vettura vinse un Gran Prix d’Honneur a un concorso d’eleganza di Cannes, difficilmente può essere definita bella. Pinin Farina raramente ha commesso errori nella sua carriera, ma la vernice a tre colori e il frontale eccessivamente cromato hanno compromesso le linee eleganti ma pesanti della carrozzeria. Senza le distintive borchie Jaguar sui cerchi non sarebbe riconoscibile come tale, e senza i loghi del costruttore sui fianchi sarebbe difficile riconoscerla come il prodotto di uno dei più grandi carrozzieri italiani.
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La XJ12, 1973 L’innovativa Jaguar XJ6 Saloon fu introdotta nel 1968 e l’altrettanto innovativo motore V12 seguì nel 1972. Ma la società stava già pensando a come sostituire la prima generazione di modelli XJ, e l’azienda chiamata a suggerire nuove idee fu Pininfarina (il cui nome venne scritto come una parola sola dal 1961, quando la carrozzeria passò sotto la guida del figlio del fondatore, Sergio). La prima proposta di Pininfarina nel 1973 fu un impressionante disegno di Saloon a quattro porte con un finestrino posteriore molto rastremato che la faceva sembrare una grande coupé. Con una linea tagliente lungo i lati, sarebbe stato un bellissimo modello di produzione, e Jaguar lo sviluppò ulteriormente costruendo un proprio prototipo che includeva alcune modifiche.
Tuttavia, ci furono dei problemi. Nella sua forma originale, la proposta XJ12 era troppo “Pininfarina” e non abbastanza “Jaguar”. Sembrava, dissero all’epoca alcuni addetti ai lavori, troppo simile al disegno della Ferrari 400 di quel periodo. Il prototipo successivo Jaguar perdeva la maggior parte del suo appeal da coupé in favore di un finestrino posteriore più verticale, e ancora non sembrava abbastanza una Jaguar. Così il progetto fu abbandonato. Pininfarina riuscì tuttavia a suggerire idee per la XJ Serie 3 del 1979, e quel progetto fu un enorme successo.
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La XJ-S, 1978 Forse consapevole del fatto che la XJ-S coupé con il suo design ad “arco rampante” sul retro dell’abitacolo era stato controverso, Jaguar lasciò sviluppare a Pininfarina un ulteriore progetto XJ-S per creare una nuova proposta per la carrozzeria. Inevitabilmente, forse, il team Pininfarina di Sergio Pininfarina, Leonardo Fioravanti e Renzo Carli scelse di utilizzare la mascherina ovale della E-type che la XJ-S avrebbe dovuto sostituire. Svilupparono anche linee curve che ancora una volta ricordavano la E-type e scelsero un nuovo design di targa-cabriolet, e non una coupé come la progenitrice XJ-S. Un grande bagagliaio enfatizzava il ruolo della XJ-S come una grand tourer, mentre l’interno era caratterizzato da un interessante look in stile cockpit aeronautico. La XJ Spider, come fu chiamata, era tutto quello che la XJ-S non era, e avrebbe sicuramente soddisfatto i potenziali clienti che ritenevano che il modello in produzione fosse un sostituto inadeguato della E-type.
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Jaguar la mostrò al pubblico al British Motor Show del 1978, dove fu accolta con grandi consensi. Quindi dal 1980 il design Pininfarina venne sviluppato attraverso una serie di prototipi destinati a diventare la F-type. Il progetto XJ41 si focalizzò sui disegni coupé e targa, mentre quello strettamente correlato della XJ42 fu di una cabriolet a tutti gli effetti. Purtroppo, le fasi di sviluppo si trascinarono molto a lungo… e a lungo. La nuova F-type non era pronta quando la Ford rivide i progetti futuri nel 1990, e quindi fu cancellata.
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1958 Jaguar XK150 DHC di Gianluca Pini
testo e foto: Marco Annunziata JAG mag www.jagmag.it
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Gianluca Pini ci parla della sua Jaguar XK150 DHC del 1958 con guida a sinistra, colore crema, interni e capotte blu originali. L’auto che ha sempre desiderato e che dopo anni di ricerca ha trovato a Sandwich, Illinois.
Come e quando sei venuto in possesso della tua splendida XK150? Tramite alcuni venditori di auto si è riusciti a sapere che due/tre auto Jaguar di varie tipologie e con svariati pezzi separati erano state rinvenute in America ed una di queste era il modello ricercato. Dopo una serrata trattativa e numerosi contatti si è deciso di inserirla in un container e nella primavera del 1999 è sbarcata al porto di Napoli. Trascorso un certo periodo di tempo per problematiche varie via via risolte, l’abbiamo potuta vedere e toccare nel settembre 1999, quando è arrivata a Firenze su di un carro attrezzi. Dove l’hai trovata? Nella cittadina di Sandwich nello stato dell’Illinois, negli Stati Uniti, dove apparteneva a un venditore di automobili locale. Il processo di importazione dagli Stati Uniti è stato complesso? Francamente no, una volta concluso l’affare è andato tutto liscio. Quello che è stato complesso è stato parcheggiarla in un container ed imbarcarla per il porto di Napoli. Quando è arrivata sul carro attrezzi io e il mio meccanico ci siamo subito accorti che l’auto non era per niente in ottime condizioni. Una volta in officina abbiamo realizzato che era divisa in due e tenuta insieme con del fil di ferro. La parte posteriore all’altezza della fine dello sportello del bagagliaio, evidentemente per qualche motivo, era stata
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staccata probabilmente perché mancante o distrutta e quindi era stata riassemblata forse prendendo la parte da un’altra auto. Si è proceduto alla ricostruzione totale e/o parziale di alcuni pezzi impossibili da reperire (dobbiamo obbligatoriamente menzionare il maestro lattoniere Leo Campagni che ha praticamente ricostruito e rimesso insieme l’autovettura). Partiti dallo chassis, che è stato pulito anche dentro i canali portanti dallo sporco accumulato e poi proceduto alla verniciatura, siamo gradualmente arrivati a preoccuparci perfino delle viti mancanti che abbiamo ricercato così come erano montate. La sfida è stata
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quella di non cedere mai alla facile tentazione di inserire pezzi o meccanica che non fosse quella originale oppure diversa da quella dell’epoca, anche se ciò avrebbe senz’altro comportato un notevole risparmio di tempo e di denaro. Pelle Connolly inglese per gli interni, disegno nelle cuciture tassativamente come in origine, uso di pannelli e piccoli pezzi in legno come quei tempi volevano, impegno massimo per recuperare ciò che era anche in cattive condizioni ma originale della autovettura. Queste auto sono dei gioielli stupendi con meccanismi e congegni che rivelano la loro età facendone dei veri pezzi d’antiquariato, ma anche l’originalità e l’ingegno con cui gli inglesi costruivano le macchine. Quindi la macchina è esattamente identica a quando è uscita di fabbrica nel marzo 1958? La macchina sarebbe stata destinata a uscire con la capotte e gli interni neri, ma per questioni di preferenza è stato deciso il colore blu. Ovviamente utilizzando le pelli e colori previsti dalle cartelle degli interni di quel periodo, come spesso accadeva anche all’epoca chi decideva di acquistare quel modello di auto poteva cambiare gli allestimenti se lo desiderava. Per il resto abbiamo aggiunto tutto ciò che mancava, ma attenendosi scrupolosamente e in modo maniacale all’originalità dell’auto, con particolare attenzione al
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mese e all’anno di produzione poiché, come avviene anche oggi, le Case costruttrici con il passare del tempo anche durante la produzione di un medesimo modello apportano modifiche sia alla meccanica che agli allestimenti.
la costruzione dell’impianto elettrico con il passaggio secondo le modalità dei cavi ed infine la ricostruzione completa della capotte, che prima di stendere i tre teli previsti ha richiesto la costruzione del telaio in metallo rifinito con numerosi pezzi in legno.
Quali sono le parti/ricambi per le quali hai speso la maggior parte di tempo/denaro? Ricostruire le parti rovinate o mancanti della carrozzeria e riassemblare tutta l’auto che è arrivata a pezzi; poi
Ci sono altre Jaguar che vorresti avere nel tuo garage? Mi piacerebbe avere una Jaguar XK140 con alcune piccole modifiche per le gare, che mi possa permettere la partecipazione alle Mille Miglia.
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La moda, la donna e la Grande Guerra
S
i avvicina il centenario della fine della Grande Guerra, molte sono state le iniziative commemorative ed è giusto ricordare. Alcuni argomenti possono sembrare frivoli e poco opportuni per questo momento di riflessione, ma anche la moda ha vissuto vicende interessanti durante quei difficili anni ormai lontani.
a cura di: Virginia Hill
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In primis bisogna ricordare che il mondo della moda dava da lavorare a centinaia di migliaia di persone in tutta Europa. In Francia era tra le prime industrie del paese con numeri di esportazione da capogiro. La guerra quindi significò grandissimi cambiamenti per tutte le industrie satellite che ruotavano attorno al mondo della Couture. Tessitori, tintori, commercianti, trasportatori, sarti e cosi via, svariate categorie di specialisti e non, operai come ingeneri si ritrovarono allontanati dal proprio lavoro con la chiamata alle armi. Posti di lavoro che, ove possibile, vennero riempiti da donne. Fu questa situazione, anomala per organizzazione e per convenzioni sociali, ad innescare i primi necessari cambiamenti nel mondo della moda. Gli uomini partirono, in uniforme, per il Fronte. Le donne entrarono nella forza lavoro in massa per la prima volta nella storia. Lavorare in fabbrica ad esempio richiedeva un abbigliamento consono e pratico, i pantaloni. Le signore però, in questo periodo, non si sognavano di indossare quell’indumento prettamente di genere maschile. A loro semplicemente non era concesso. Per le donne in occupazioni a contatto con il pubblico si continuò invece ad indossare una lunga gonna coprente, ma molto poco pratica. L’uso di questo indumento associato ad un nuovo ruolo sociale, quello di effettivo membro della società produttiva di questi anni, apre la psicologia femminile
1916, donne vigili del fuoco.
G. Lepape, les choses de P.P., 1911.
ad un nuovo orizzonte. La possibilità di ‘fare’ e soprattutto di guadagnare, avrà un impatto profondo sull’identità femminile percepita. La donna si percepisce forte, autonoma come non mai, libera di decidere del suo futuro. L’uomo (quelli rimasti in circolazione) la percepiscono esplosiva, quasi pericolosa ma al contempo estremamente attraente. Le riviste satiriche rappresentano eloquentemente questa ‘nuova donna’ bellica. Capace, anche attraverso l’uso della moda, di mantenere un controllo totale sul genere maschile.
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Le stile parisien, tailleur Redfern e Douiellet, 1915.
La moda quindi mantiene un ruolo importante nell’identità femminile durante gli anni di guerra, ma cosa succede a questo settore in termini pratici? La realtà diviene chiara a Parigi con il 1915, con un crollo delle vendite del settore. Gravissimo in quanto proprio a Parigi venivano decretati gli stili, i look, adottati ovunque stagione dopo stagione. La clientela internazionale, ad esempio la high society americana, smise di recarsi a Parigi per rifarsi il guardaroba. Troppa era la paura per la guerra, troppa l’incertezza economica del periodo. Paul Poiret. Un’industria sull’orlo del fallimento a tal punto che il governo stesso mette in atto un piano di salvataggio. Viene richiamato dalle armi il couturier Paul Poiret, presidente dell’associazione dei couturiers, nonché leader indiscusso
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Stampa del 1915.
Stampa del 1915.
G. Lepape, Les Choses de Paul Pioret, mode di domani, 1911.
1916, war modes fashionillustration.
Umberto Brunelleschi, “La bersagliere”, 1917.
1917, la rentiere de reims.
di stile da quando nel 1908 rivoluzionò la silhouette, di moda, le quali furono felici di promuovere attraverso abolendo il corsetto ed introducendo colori esotici e le le loro pagine la ‘nuova moda di guerra’ proponendola stampe ispirate all’arte moderna nell’alta moda. Inoltre non come frivolezza, ma come un modo per le donne Poiret, in un momento di grande di partecipare allo sforzo bellico. sperimentazione nel 1911, mise in «Non dovete vergognarvi di spendere collezione dei pantaloni, proposti mentre i vostri figli combattono!» dicecome ‘mode per un domani’, pur vano, «ricordate che state mantenendo sapendo che erano adesso troppo un’industria e quindi intere famiglie audaci per le sue clienti. Non dipendono dai vostri acquisti». poteva sapere che da lì a breve il La nuova silhouette del 1915: spalle mondo sarebbe improvvisamente piccole, punto vita naturale e gonna, cambiato. Poiret induce quindi una per la prima volta, corta ed ampia a riunione dei più importanti couturuota. riers di Parigi ed in quell’occasione Il secondo colpo di genio di Poiret speciale venne decisa la strategia per fu di portare, attraverso una delegasalvare il settore: insieme avrebbero zione, le nuove collezioni in America disegnato una nuova silhouette e dove vennero fatte diverse sfilate per lanciato in unisono collezioni totalpresentare i capi e prendere ordini. mente nuove. Lo scopo era di invoFunzionò. gliare le donne a rinnovare il loro Ripartì così il settore, che riprese alla 1917, abito da lavoro guardaroba. Per assicurarsi questo grande con la fine della guerra nel per donna. però dovettero coinvolgere le riviste 1918.
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testo: Stefano Bendandi - foto: Roberta Ciotti
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JAGUAR E-TYPE series 3
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V12 Fine di un ERA
a E-Type, icona di stile e glamour apparsa al pubblico per la prima volta ad Marzo del 1961, si avvia dopo 9 anni alla sua ultima rivisitazione. Una evoluzione che attraverso l’incremento di cilindrata ed un nuovo telaio approda alla sua 3 Serie, che sarà anche l’ultima. In commercio si trovava la Seconda Serie, dotata di un motore da 4,2 litri, offerta con due tipologie di carrozzeria: spider e coupé 2+2, aggiornate per rispondere al mercato d’oltreoceano sempre più esigente e sempre più restrittivo per l’applicazione delle norme di sicurezza ed anti inquinamento voluto dagli USA ed in vigore dal 1968. A fronte di tutto ciò, ma con il desiderio di mantenere alto l’interesse per il brand e per la E type nello specifico, lo staff Jaguar si preparò nel 1971 per il lancio della vettura sport top di gamma. Di fatto il lancio fu fatto in sordina nel 1970, immettendo sul mercato circa 590 auto dotate del moderno motore V12 e rimandando alla presentazione ufficiale datata Marzo 1971 tutte le spiegazioni per pubblico e stampa. Esiste pertanto una coesistenza della Seconda e Terza Serie solamente per qualche mese da Agosto ad Ottobre 1970, quando la Serie 2 cessò la produzione.
Anche in questa Serie le versioni proposte erano due: la OTS (spider) e la 2+2 (coupé 2 posti+2), 15.287 gli esemplari prodotti, suddivisi tra circa 8.000 OTS e 7.300 2+2 e per il circa 90% vendute negli USA. La produzione cesserà nel mese di giugno del 1974, mentre la versione 2+2 terminerà ad agosto del 1973; la crisi energetica petrolifera che contraddistinguerà quegli anni ed un design, pur sempre bello, ma che incominciava ad accusare i segni del tempo abbinato anche ad una discreta crisi finanziaria aziendale lascerà il posto alla più moderna XJS.
Il logo V12 sul baule; un segno di distinzione.
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La parte del leone, “sorry” del giaguaro, la fa comunque il motore. La struttura è un monoblocco totalmente in alluminio, comprese le testate, con un angolo tra le bancate di 60 gradi, un albero motore in acciaio che appoggia su sette supporti ed un rapporto di compressione di 9:1, ottenuto con una camera di combustione ricavata nel cielo del pistone e di conseguenza una testata quasi piatta. La cilindrata esatta di 5.343 cc ed una potenza di 272 cv a 5.850 giri per i mercati europei, mentre la potenza per quello USA scendeva a 250 cv a 6.000 giri. Il motore aveva un sistema di alimentazione sempre e solo a carburatori forniti dalla Zenith-Stromberg, due per ogni bancata collocati all’esterno delle stesse. Questo tipo di motore fece la sua apparizione sulla gamma Jaguar proprio sulla E Type Series 3 prima di essere utilizzato dal Luglio 1972 anche sulla berlina XJ. Solo nel Maggio 1975 il V12 vide l’applicazione dell’iniezione elettronica costruita dalla collaborazione tra Bosch e Lucas, ma applicato solo sulle berline XJ. La trasmissione era sia manuale che con cambio automatico fornito dalla Borg Warner; nel Novembre 1972 i cambi automatici furono unificati con quelli della berlina XJ per una migliore economia di gestione.
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Il dato di fissaggio ruota perde le originali due orecchie classiche vietate in seguito per motivi di sicurezza.
La bancata di destra; il logo Jaguar non più impresso sul coperchio valvole ma adesivo.
Il telaio, sempre composto da un pianale (body shell) e da telaietti supplementari anteriori, partiva da quello utilizzato dalle Series 2 con carrozzeria 2+2 e quindi con una dimensione maggiore rispetto alle classiche 3,8 e 4,2 litri, mentre i telaietti erano molto diversi rispetto a quelli visti sulle 4,2 litri a causa delle grosse dimensioni e del peso del motore, che obbligarono i tecnici di Coventry ad utilizzare tubi di rinforzi nella parte inferiore. Volendo aumentare la carreggiata anche la linea dei passaruota subì delle modifiche rendendola più piacevole ed aggressiva per potere ospitare i nuovi pneumatici radiali Dunlop ER70VR15, più larghi rispetto ai 185R80x15 delle Serie precedenti. Tutte le versioni uscivano di serie con i cerchi in acciaio ed un copri cerchio cromato, mentre le ruote a raggi rimanevano sempre disponibili come optional. Riconoscere una V12 è facile sia quando la si vede frontalmente sia posteriormente. All’anteriore la grossa bocca ora è riempita da una griglia cromata ad elementi orizzontali e verticali, quasi a voler riprendere la griglia della berline XJ, mentre su tutte le Serie precedenti la bocca era sempre libera con una griglia di protezione posizionata all’interno del cofano. Posteriormente erano i silenziatori di scarico a colpire lo sguardo: due i tipi montati. Nelle
La griglia cromata all’ingresso della bocca del cofano esclusiva delle V12.
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Vetture prodotte per anno e modello.
Evidente rigonfiamento dei parafanghi.
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Scarico a 4 tubi presente fino al 1973.
Scarico a 2 tubi sulle ultime vetture.
prime Serie fino a Febbraio 1973 i più belli a quattro elementi affiancati con una sezione assomigliante ad un trapezio esagonale, mentre successivamente venne adottato uno scarico a soli due elementi centrali di forma ellittica. Internamente la Series 3 manteneva lo stesso buon gusto di tutte le E Type, interni raffinati con uso di pellami per i sedili e moquette di lana per i tappeti. A seguito degli adeguamenti in materia di sicurezza imposte dagli Stati Uniti anche il cruscotto, come per i pannelli porte perderanno tutte le parti sporgenti e potenzialmente pericolose in caso di impatto ed il piantone dello sterzo sempre del tipo collassabile. Era offerta in una ampia gamma di colori ed abbinamenti, ricca anche la disponibilità di colori per gli interni, mentre stranamente la capote era sempre nera, salvo pochissimi esemplari, sulle prime auto, blue o beige. La vettura oggetto del servizio fotografico è proposta in tonalità Pale Primerose Yellow con interni neri; curiosamente, e nonostante il credere sia il classico verde inglese (British Racing Green) il colore più prodotto, in realtà questo giallo pastello rientra tra i tre più venduti, assieme al silver ed il bianco. Una curiosità: solo due
Interno classico, funzionale ispirato alle vecchie E-Type.
Particolare del volante, ora più in linea con i materiali del momento ma senza il fascino di quelli in legno utilizzati sulle serie precedenti.
colori rimangono in produzione per tutte le serie E-Type, il silver ed il P. Primerose Yellow. Tutte nere le ultime 50 vetture prodotte, tranne la penultima in British Racing Green sulle quali era apposta una targhetta commemorativa applicata sul coperchio del cassettino porta oggetti. L’ultima in assoluto, la telaio 1S 2872 costruita in Giugno 1974 è conservata presso il Jaguar Heritage. In conclusione, la E-type chiude una parentesi durata 13 anni con una produzione complessiva di 72.000 automobili e ritenuta da molti, e non solo dagli estimatori di Jaguar, una delle più belle Jaguar prodotte ed una delle più belle auto di sempre. Si ringrazia il Dr.Rossi che ci ha messo a disposizione l’auto ed il Comune di San Giustino (PG), nello specifico la D.ssa Brizzi, per la concessione degli spazi pertinenti alla Villa Magherini Graziani di cui parleremo a parte.
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VILLA MAGHERINI – GRAZIANI Viaggiando in Umbria non si può fare a meno di spingersi all’estremo nord della regione, quasi al confine con la Toscana. Si entra nel comprensorio della Val Tiberina, altrimenti detta Alta valle del Tevere. È quella parte di territorio che si estende dall’Appennino, in particolare da Pieve Santo Stefano, fino oltre Umbertide in provincia di Perugia. La bellezza del territorio la si deve appunto a questa valle ampia e ricca di paesaggi incantevoli così come i suoi piccoli borghi e le loro piacevoli tradizioni, senza dimenticare la storia. In prossimità del piccolo paese di San Giustino, già noto per la presenza del Castello Bufalini, troviamo questa importante Villa Magherini-Graziani, situata in località Celalba, realizzata all’inizio del 600 da Carlo
Graziani conferendo l’incarico all’arch. Cantagallina di San Sepolcro. Egli realizza una struttura a pianta rettangolare che si sviluppa su tre piani, caratterizzandola da alcuni elementi architettonici importanti. Il piano terra è decorato con archi murati al cui centro si aprono finestre e nicchie che evocano la regolarità
testo: Stefano Bendandi - foto: Comune di San Giustino Uff. Cultura e Turismo
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di un portico. Il piano nobile è caratterizzato da un ampio loggiato con elegante balaustra e colonne in pietra serena. Sul retro un ampio piazzale introduce all’esedra, un tempo ornata da numerose statue, che permette l’accesso al roseto. A destra del complesso nel 1622 fu eretta la chiesetta dedicata a Santa Maria Lauretana. All’esterno l’edificio è arricchito da un bel giardino all’italiana e da un ampio parco in cui si trova una minuscola e rustica cappella che la devozione locale attribuisce a luogo di riposo di San Francesco nel cammino verso La Verna. Una volta divenuta di proprietà del Comune di San Giustino, nel 1982 si è proceduto ad avviarne il restauro, durato parecchi anni, con il duplice fine di recuperare una delle più belle ed importanti ville del territorio, renderla visitabile ed ospitare al contempo importanti mostre ed eventi. All’interno si trova una bella galleria a volte, in origine la carraia del palazzo, ampi saloni ai suoi lati e la scala di accesso ai piani superiori. In virtù della sua collocazione all’interno del territorio, questa villa è utilizzata dal Comune come sede del Museo Pliniano, allestito secondo rigorosi criteri scientifici e didattici con i reperti provenienti dalla Villa in Tuscis di Caio Plinio Cecilio Secondo (I sec. d.C.). Per la gestione delle campagne di scavo, iniziate nel 1974, nella casa colonica adiacente alla villa, fu allestita la sede operativa per la Sopraintendenza Archeologica dell’Umbria e delle Università di Perugia ed Alicante (Spagna). I locali non adibiti a
Museo ospitano di volta in volta mostre temporanee organizzate dall’Assessorato alla Cultura. È proprio Plinio il Giovane, il cui nome esatto e per esteso è Caio Plinio Cecilio Secondo, a decantare la bellezza del territorio tant’è che in un suo scritto dice «L’aspetto del paese è bellissimo: immagina un anfiteatro immenso, quale soltanto la natura può creare» ed ancora «La Villa è situata alla base di un colle e gode della stessa vista che se fosse in cima» e per finire «Conosci ora perché io preferisco la mia villa in Tuscis a quella di Tuscolo, Tivoli e Preneste. Infatti la possibilità di riposo qui è maggiore e completa». Nel percorso guidato all’interno di Villa MagheriniGraziani si ripercorre la storia legata agli scavi, ai ritrovamenti, attraverso testimonianze fisiche di materiali o elaborazioni atte a farci capire la dimensione o la struttura dell’abitazione di Plinio. Molto interessante lo studio dei bolli laterizi, che attraverso la loro decodifica contribuirono alla effettiva determinazione del territorio, della villa ed il suo illustre proprietario. Non dimenticatevi perciò di segnare questa tappa, decisamente importante, nella programmazione del vostro passaggio per la Val Tiberina, e se volete conoscere ancora di più il territorio, aggiungete il Castello Bufalini ed il Museo del Tabacco a San Giustino. Si ringrazia la Dott.ssa A. Brizzi responsabile alla cultura del Comune di San Giustino (PG). Per informazioni: Comune di San Giustino, Servizio Cultura e Turismo; tel 075 8618411. www.comunesangiustino.it - www.sangiustino.info
Giardino all’italiana.
Esedra.
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I ruggenti Anni 50 della
Jaguar
3a e ultima parte - Testo tratto liberamente dal libro “Il balzo del Giaguaro�.
Jaguar D Type Short Nose del 1954
a cura di Fabio Berardi
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Q
uell’infausto mese di giugno era cominciato tragicamente per William Lyons, che il giorno 6 aveva perso suo figlio venticinquenne Michael-John in un incidente automobilistico sulla strada per Le Mans. All’altezza di Montebourg, in Francia, poco dopo essere uscito da una stazione di servizio era andato a schiantarsi frontalmente con la sua Jaguar Mark VII contro un autobus. Qualcuno sostenne che, essendo abituato a guidare in Inghilterra, aveva invaso per disattenzione la corsia sinistra della carreggiata. Ma Lofty England ricordò che Michael-John aveva prestato servizio militare per due anni in Germania e che dunque gli era usuale guidare anche a destra. Ipotizzò, piuttosto, una macchia d’olio o chiamò in causa il fondo stradale umido come possibili cause della perdita di controllo dell’auto e del tremendo scontro frontale. Fatto sta che Bob Berry e Norman Dewis, con i quali quel giorno aveva appuntamento per continuare il viaggio insieme verso Le Mans, non lo avrebbero mai visto arrivare. Un tragico destino, dunque, accomunò William Lyons ad altri grandi costruttori di auto come Enzo Ferrari che, nel 1956, vide morire suo figlio Alfredo (Dino) a soli 24 anni per distrofia muscolare, ed Ettore Bugatti che, nel 1939, subì la perdita del suo giovane Jean in un incidente d’auto mentre era al volante di una Tipo 57. Tornando ora alla Jaguar D Type, possiamo ben dire che questa macchina rappresenta una leggenda dell’automobilismo sportivo, vittoriosa in una quantità innumerevole di competizioni, da Sebring a Goodwood, da Silverstone a Reims e al Tourist Trophy. In Europa, con la sua classica livrea ufficiale British Racing Green o con il Blue Ecosse Flag, e negli Stati Uniti, vestita con i colori della scuderia di Briggs Cunningham (bianca con due strisce blu centrali), fu l’incubo di tutti gli avversari che la consideravano una vera castigamatti. Solo alla 1000 Miglia la D Type non riuscì ad esprimersi al meglio in quanto, essendo
stata progettata per la pista, mal si adattava alle sconnesse strade italiane di quell’epoca. L’unica partecipazione fu nella sfortunata, vera ed ultima edizione del 1957 con l’Ecurie Ecosse di David Murray e Wilkie Wilkinson, che schierò una short nose con il numero di gara 518. Non riuscì tuttavia a tagliare il traguardo a causa di un guasto meccanico. Tornando al tema delle competizioni di quegli anni ruggenti, la Jaguar dopo la vittoria del 1955, si ripresentò a Le Mans l’anno successivo con tre D Type ufficiali dotate di iniezione meccanica Lucas sul nuovo motore da 3.8 litri. I cavalli sprigionati si avvicinarono considerevolmente alla quota di trecento. Al fine di aumentare i parametri della sicurezza, le nuove regolamentazioni dell’Automobile Club de l’Ouest prescrivevano l’adozione di un parabrezza largo come la carrozzeria che riduceva la velocità massima di circa trentacinque chilometri orari e la capienza del serbatoio della benzina a 125 litri dai quasi 170 iniziali. Si schierarono con la D Type anche tre scuderie private: l’Ecurie Ecosse di David Murray e Wilkie Wilkinson, l’Ecurie Belgium e quella di Briggs Cunningham, un ricco armatore americano, entusiasta protagonista nella storia agonistica della Jaguar. Curiosamente in quell’edizione partecipò anche una XK 140 Fixed
Jaguar E2A del 1960 con i colori della scuderia di Briggs Cunningham
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La Jaguar D Type n.4 che trionfò alla 24 ore di Le Mans del 1956.
La n. 3 vincitrice dell’edizione del 1957.
head coupé privata dell’equipaggio Walshaw Bolton che, nel corso della gara, dovette mestamente ritirarsi per esaurimento del carburante. Era già stato annunciato che sarebbe stato l’ultimo anno della presenza ufficiale della Jaguar alle competizioni e Lyons voleva chiudere in bellezza con un’esaltante vittoria che tacitasse le malelingue che ne avevano messo in discussione la superiorità dimostrata l’anno precedente in considerazione dei tragici avvenimenti già descritti. Purtroppo, non andò come si sperava poiché la Jaguar D Type con numero di gara 1 dell’equipaggio di punta Mike Hawthorn e Ivor Bueb accusò problemi all’iniezione meccanica Lucas e, dopo ripetute soste, riuscì a piazzarsi solamente al sesto posto. Le altre due D Type ufficiali si ritirarono a causa di incidenti. Fortunatamente si fecero onore le scuderie private come l’Ecurie Ecosse che, con la D Type short nose numero 4 condotta da Sanderson Flockhart, vinse a sorpresa la gara, mentre quella gialla dell’Ecurie Belgium numero 5 condotta da Swaters Rousselle si piazzò al quarto posto. Questa Jaguar D type numero 4 che trionfò a Le Mans in quel lontano 1956, è stata venduta all’asta quest’anno in Agosto a Monterey, alla cifra iperbolica di 21,78 milioni di dollari dopo 15 minuti infuocati di rialzi spaventosi, un record assoluto per una Jaguar. In quell’anno la Regina d’Inghilterra Elisabetta II
insignì William Lyons del titolo di baronetto, un riconoscimento che la Casa Reale concedeva a chi si era particolarmente contraddistinto, tenendo alto il nome della Gran Bretagna nel mondo. Sir William era diventato un nobile acquisito, ma non era un nobile di sangue; un po’ come il destino delle sue creature che dovevano confrontarsi con le nobili Bentley e Rolls Royce. Le Jaguar proponevano spesso soluzioni più avanzate ma per il motivo di essere vendute a un prezzo molto più basso, la bigotta mentalità dell’epoca ne riduceva il lignaggio e le affibbiava conseguentemente il nomignolo di “Bentley dei poveri”. Questo infastidiva alquanto il neo Sir che, pur tirando dritto per la sua strada, si vedeva comunque sbarrato l’ingresso nel salotto buono dei costruttori di automobili.
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La Jaguar D Type Long Nose del 1955.
Parata di Jaguar D Type al Concorso di eleganza 2017 di Hampton Court
Nel 1957, come già annunciato, la Jaguar non prese parte in veste ufficiale a Le Mans ma offrì ricambi e assistenza tecnica alle scuderie private che avessero partecipato con le sue auto. Fu l’anno dell’apoteosi in quanto cinque D Type si presentarono al via e cinque arrivarono al traguardo nei primi sei posti. Si può affermare che, da futuro jaguarista incallito, chi scrive non poteva scegliere un anno migliore per venire al mondo. Nonostante gli altri costruttori come Ferrari, Maserati e Aston Martin avessero profuso notevoli sforzi per contrastare una supremazia che durava ormai da troppi anni, la vittoria andò di nuovo all’Ecurie Ecosse con la D Type numero 3 long nose di Ron Flockhart e Ivor Bueb. Ebbero il privilegio di battere sia il record di velocità media, superando di poco i 180 chilometri orari, che quello della distanza percorsa di oltre 4370 chilometri. La marcia trionfale della scuderia di David Murray e Wilkie Wilkinson venne completata dall’altra D Type con numero di gara 15 condotta da Sanderson Lawrence che si aggiudicò la piazza d’onore. Il terzo gradino del podio fu conquistato dalla D Type numero 17, color celeste, di Lucas
La Jaguar D Type n. 17 classificatasi terza a Le Mans nel 1957 (chassis XKD 513 Ex Michelotti).
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Mary della scuderia francese Los Amigos e il quarto dalla Ecurie Belge con la D Type gialla numero 16 di Frere Rousselle. La storica parata trionfale fu completata dalla numero 4 della scuderia di Duncan Hamilton, condotta dallo stesso e da M. Gregory, che tagliò il traguardo al sesto posto. Il pilota lionese Mary, al secolo Jean Marie Brousselet, nel 1958 durante la 24 Ore di Le Mans, ebbe un grave incidente con la sua D Type celeste con numero di gara 11 (chassis XKD 513), subito dopo il ponte Dunlop, nel quale perse tragicamente la vita. L’auto fu riparata e trasformata da Michelotti in uno splendido coupé ma oggi è tornata alle sue vesti originali, indossa di nuovo il numero 17 che la vide piazzarsi al terzo posto nel ‘57 ed è stata venduta negli Stati Uniti, a Pebble Beach, nel 2008, ad un prezzo di “soli” 2,85 milioni di dollari. Le D Type si presentarono a Le Mans con i colori di varie scuderie private anche nelle edizioni degli anni a venire ma, a causa dei regolamenti che avevano ridotto la cilindrata a 3 litri, la loro competitività era andata scemando. Per consentire la partecipazione, la maggior parte dei team dovettero adottare la drastica misura di ridurre la corsa dei pistoni. I motori XK così modificati non poterono più garantire la loro esuberante potenza e proverbiale robustezza, denunciando ripetutamente la rottura dei pistoni e delle valvole a causa di anomali surriscaldamenti, e conducendo così la D Type sul viale del tramonto dopo un decennio di dominio assoluto. Solo Wilkie Wilkinson della Ecurie Ecosse ebbe la felicissima intuizione di muoversi in direzione opposta, mantenendo inalterata la corsa corta del motore da 2,4 litri e aumentando, d’altra parte, l’alesaggio sino al raggiungimento dei 3 litri di cilindrata. Questo motore, dotato di valvole di scarico al sodio, fu in grado di erogare 250 cavalli al banco di prova dell’officina di Robin Jackson di Weybridge. Ma ormai la D Type aveva detto tutto quello che c’era da dire, dettando legge sui circuiti di tutto il mondo ed entrando di prepotenza nella leggenda che l’annovera,
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Brochure originale della carrozzeria Michelotti di Torino sulla loro interpretazione della D Type
La Jaguar D Type by Michelotti.
ancora oggi ad oltre 60 anni dalla sua nascita, tra le auto più belle e vincenti di ogni epoca. Se vogliamo ossequiarla ancora, possiamo incoronarla come la mamma della Jaguar E type, alla quale regalò una miriade di soluzioni tecniche e stilistiche che portarono il grande Enzo Ferrari a definirla come “ L’auto più bella che sia mai stata costruita”.
Il Balzo del Giaguaro L’intera storia della Casa di Coventry, 200 modelli analizzati, consigli per acquistare gli esemplari migliori: l’opera sulla Jaguar più ampia e completa mai apparsa in Italia.
Autore: Fabio Berardi; Editore: “Alter Ego”; Pagine: 336 Formato: 21×29 cm; Prezzo di copertina: Euro 59,90
abbonamenti 1 anno = 4 numeri
32 euro
Periodico trimestrale dedicato agli appassionati di Jaguar Registrato al n.4 del Registro dei Periodici del Tribunale di Pesaro
PDE Comunicazione e servizi per il mondo automotive www.duccieditore.com Direzione, redazione, amministrazione: Pierluigi Ducci Editore S.a.s. Via Farneto, 2 - 61012 Gradara (PU) Tel.:+39. 331 5770456 www.jagmag.it - jag@jagmag.it Direttore responsabile: Giulia Elena Ducci Direttore editoriale: Pierluigi Ducci Hanno collaborato a questo numero per testi e foto: Pierluigi Ducci, Simona Fumelli, Marco Annunziata, Stefano Bendandi, Fabio Berardi, Virginia Hill, Paolo Pisaniello, James Taylor, Stefano Pegli, Lorenzo Rinaldi, Roberta Ciotti. Altri contributi fotografici: Media Jaguar Land Rover, Jaguar Land Rover Italia, Comune di San Giustino Uff. Cultura e Turismo, AC Schnitzer. Progettazione e realizzazione grafica: Eleonora Felisatti - Udine - www.eleonorabook.it
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