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Codici Ateco è ora di una revisione

Istituti nel 1991 servono a classificare le attività economiche, senza cogliere però le relazioni di filiera

Il Codice Ateco è un numero che identifica l’attività svolta dalle imprese: una sequenza composta da tre coppie di numeri e che, tramite una struttura “ad albero”, permette la classificazione delle attività economiche. Si ha così, ad esempio, il codice 47.25.00 per il “commercio al dettaglio di bevande”. Tutte le imprese hanno uno o più codici Ateco, assegnati all’atto della propria iscrizione in Camera di Commercio in base alle attività svolte. In questo senso la natura dell’attività dichiarata deve essere ovviamente conforme ai requisiti di legge e alle autorizzazioni e licenze richieste. Il codice deve essere poi allineato a quello dichiarato all’Agenzia delle Entrate per quel che riguarda l’attività svolta ai fini della liquidazione dell’IVA. Creati nel 1991, hanno subito numerose revisioni periodiche, l’ultima della quale nel 2007, gli Ateco fanno parte di un sistema europeo, il Nace, e a livello nazionale è gestito per l’Italia dall’ISTAT. Tutto bene se non fosse che, oltre alla mera classificazione delle attività anche per finalità statistiche e di anagrafica nazionale delle imprese, il codice Ateco è stato utilizzato per decidere nella fase di lockdown chi avrebbe potuto tenere aperto e chi invece doveva interrompere l’attività. Oltre a generare una serie di criticità legate alla disparità di trattamento del mondo imprenditoriale, è stato messo in luce come il codice Ateco sia inadatto a cogliere il complesso sistema di relazioni di fornitura e subfornitura delle catene del valore. Inoltre, nella fase più critica dell’emergenza, alcune attività si sono trovate nella paradossale situazione di avere uno dei propri codici Ateco sospeso per decreto ed altri liberi da ogni vincolo. Una revisione, sia del sistema di classificazione che degli strumenti per l’individuazione delle attività delle imprese, è a questo punto necessaria. Intervistato a questo proposito da Dario Di Vico sul Corriere della Sera il direttore dell’Istat, Roberto Monducci, ha spiegato che sia a livello internazionale che in Italia si sta lavorando ad un nuovo sistema di classificazione che tenga conto della digitalizzazione e della trasformazione globale delle filiere. Il nostro auspicio è che i mesi appena trascorsi abbiano siano un importante incentivo ad accelerare questo cambiamento.

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