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Il vescovo come don Matteo
M ai visto un vescovo a Vicenza girare per il centro in bicicletta. Ma questa è una delle novità di mons. Giuliano Brugnotto, che ha pensato bene di eliminare auto e cerimonieri curiali per i suoi spostamenti e utilizzare l’ecologica bici. Lo hanno visto con i loro occhi i partecipanti alla presentazione del “vangelo laico” di Neri Pozza di recente al teatro Olimpico. Sua eccellenza s’è presentato come il don Matteo televisivo, cioé in bicicletta “muscolare” come spiegano i tecnici e “tutta cromata” per parafrasare Lucio Battisti.
A differenza del Terence Hill sacerdotale, però, mons. Brugnotto aveva anche lo zainetto sulle spalle. “Dove posso appoggiare la bici?”, ha chiesto smontando e rivolgendosi agli addetti all’accoglienza. Che hanno preso subito in custodia l’episcopale velocipede che, alla fine dell’incontro è stato di nuovo inforcato da don Giuliano (è così che vuole essere chiamato, nemmeno monsignore) e s’è allontanato verso casa in vescovado. Casa ancora per poco, perché a ottobre lui e la curia si trasferiranno al vecchio seminario di Santa Lucia. “Non ho paura del buio, ma sono stanco di stare da solo”, aveva fra l’altro motivato così la decisione il presule vicentino.
Insomma, ha abolito il titolo di eccellenza, di essere monsignore gli importa poco meno di niente, non ha lo stemma (infatti sulle facciate delle chiese c’è ancora quello di Pizziol) e adesso scopriamo anche un vescovo ecologico che gira in bici. Attendiamo di stupirci ancora. Forza don Giuliano, Vicenza ha bisogno di scrollarsi di dosso l’abitudine.
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Tra Calvino, Eco e Asimov
Antonio Di Lorenzo >antonio.dilorenzo@givemotions.it< Se la leggerezza, in particolare, non è una piuma che cade, ma un airone che vola, è la coerenza quella centrale. Nell’ultima “Lezione americana” – come spiega Marco Belpoliti – Calvino rovescia di colpo le precedenti cinque. Pur vivendo in un mondo diventato leggero, rapido, in cui la visibilità è dominante (sembra che parli di oggi, vero?)la coerenza rimane l’elemento principale con cui affrontare il rapporto con la realtà.
Il nuovo sindaco Possamai in questi due mesi, seppure dopo una nomina della giunta non velocissima, ha dimostrato alcune di queste parole: rapidità, cerca l‘esattezza interessandosi di una molteplicità di affari: dall’alta velocità all’ex macello, dal parco della pace alle serre del Querini, dai medici de Ferrovieri alle nomine. Qui ha già fatto affermazioni importanti. Una per tutte: portare pace ad Agsm - Aim, perché non si possono rischiare 50 milioni di utili.
Gli obiettano che la giunta ha poca esperienza: e lui risponde che quella precedente ne aveva ancora meno, visto che solo uno aveva precedenti incarichi. Ma, in generale, non sembra preoccuparsi delle critiche. Ha adottato tempi stretti, la velocità gli piace. E s’è dato obiettivi di largo respiro: le sue “linee programmatiche”, coerente con le idee della campagna elettorale, le ha articolate in 12 temi, sviluppati in 36 argomenti, definiti ciascuno da tre obiettivi. Fanno 108 sentieri amministrativi da sviluppare. È vero che ci sono gli assessori a dargli una mano, ma sono comunque tanti. È vero che si tratta di un programma di mandato, ma resta un impegno consistente.
Mons. Brugnotto s’è presentato in bici “muscolare”e zainetto al teatro Olimpico
E poi ci sono i 301 piccoli problemi che ha raccolto durante la campagna e che ha promesso di avviare a soluzione, onestamente non di risolvere completamente, nei primi cento giorno di mandato. Che scadono più o meno con la festa dell’8 settembre. Ce n’è da fare, insomma. Umberto Eco la chiamerebbe una “vertigine della lista”. Serviranno tutte e sei le parole guida di Calvino per raggiungere gli obiettivi prefissati e produrre quei cambiamenti che sono necessari a Vicenza. Sono talmente tanti da poter sembrare fantascienza, invece è solo la realtà che è urgente, anche se la fantascienza – sosteneva Asimov –non è una consolante fantasia ma il racconto di come e quanto l’uomo si adatti ai cambiamenti. E la vita è tutta lì.
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