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“Faremo di Vicenza una città per giovani”
Ha appena terminato la maturità al “Pigafetta” ed è stata eletta in Consiglio comunale con i “Civici per Possamai”. Alle spalle ha esperienze di volontariato, anche in Giordania con i profughi. Un suo riferimento in politica è l’onesto Zac della sinistra Dc di mezzo secolo fa: “Metteva le persone prima del problema sociale”, spiega. All’università è incerta fra giurisprudenza e ingegneria spaziale.
Che cosa hanno in comune l’onesto Zac della Democrazia Cristiana del compromesso storico, i film di Christopher Nolan, Giacomo Leopardi e il rap di Bresh e KidJugy? Per larisposta, chiedere a Benedetta Ghiotto, la più giovane tra i componenti nel nuovo consiglio comunale uscito dalle elezioni di maggio. Per lei, che a inizio luglio ha compiuto 19 anni, leprime riunioni in Sala Bernarda si sono alternate con la preparazione per gli esami di maturità classica, indirizzo internazionale, al liceo Pigafetta.
L’esponente della lista “Civici per Possamai” in Comune non è arrivata per caso. Perché,alla faccia dei luoghi comuni sui giovani che non hanno voglia di impegnarsi e che non seguono la politica, lei sembra fare l’esatto contrario. Animatrice in parrocchia, un lungoelenco di esperienze di volontariato e piccoli incarichi all’attivo - dallo staff del LumenFestival alla biblioteca di quartiere con l’iniziativa “Esperienze forti”, fino alle tre settimane passate l’anno scorso in Giordania tra i profughi siriani e iracheni con l’associazione “Non dalla guerra”. “Sono sempre stata attiva, interessata, con un’opinione mia - conferma lei - Così quando mi hanno proposto di candidarmi mi è sembrata un’occasione da cogliere perdare un contributo in prima persona. Vicenza non è una città per giovani, e dall’università ai festival estivi, ci sono molte potenzialità da sfruttare”.
La politica e l’attualità sono argomenti di cui, con amici e compagni, discute costantemente. È successo per le ultime comunali, era successo prima per le politiche, succede sui classicitemi generazionali come la legalizzazione delle droghe leggere o le questioni legate al genere. Noi ci confrontiamo sempre, ne discutevamo anche in dad. Non so se vivo in una bolla, a volte penso di sì. Ma se è così, mi piace la mia bolla”.
Quello in cui non si ritrova, caso mai, sono le tradizionali appartenenze della politica. E se lesi chiedono dei punti di riferimento, un po’ a sorpresa rispolvera la Dc anni ‘60 e ‘70 di Benigno Zaccagnini. “Più che uno schieramento, mi piacciono le persone - racconta -Zaccagnini naturalmente non l’ho conosciuto, ma ho recuperato dei suoi discorsi e mi ha colpito la sua umanità: il fatto che, ad esempio, parlava di disoccupati, non di disoccupazione. Metteva le persone prima del problema sociale. Mio nonno mi diceva chesono una democristiana, e per lui era un complimento”. Poi ci sono un po’ di cinema (“Ho preso da mio padre la passione per i film di Christopher Nolan”), qualche serie tv (PeakyBlinders) e soprattutto tanta musica e tanti concerti: “Spazio molto, tra rap, indie, il pop leggero -continua -Bresh, KidYugi, i Pinguini tattici nucleari, Marrakech. Ma anche i cantautori classici che ascolta mia madre e i cd di Vasco chemetteva mio padre in auto verso il mare. E qualche libro. “Mio nonno mi leggeva Cuore, e ci sono affezionata, ma se devo sceglierne uno dico “L’arte di essere fragili” di Alessandro D’Avenia. Per me l’ultimo anno è stato complicato, sono cambiate molte cose, e io ammetto di aver scoperto di essere più fragile di quanto credevo”. Ora l’aspetta la scelta dell’università: “Mi sono preiscritta a giurisprudenza, perché mi sembra un punto d’equilibrio tra un approccio umanistico e uno scientifico. Ma a volte penso che potrei fare ingegneria spaziale o chimica pura o biomedica. È tutto molto in forse, mi servirà l’estate per decidere”. Il tempo non le manca. Tra una seduta in sala Bernarda e l’altra.
Luca Matteazzi