Sesta edizione: Profili – definire cose, luoghi e persone. Arco K: celebrare un'icona, To-Tie di Guglielmo Poletti, intrecciare la luce con Marcel Wanders Studio, 265 diventa mini, il giro del mondo con Gustave di Vincent Van Duysen, Ronan & Erwan Bouroullec progettano con la luce, due evoluzioni di Bellhop, Flos conquista Orobia.
Celebrazione di un'icona
ARCO K
L'icona di Achille & Pier Giacomo
Castiglioni viene celebrata con un'edizione limitata di 2022 pezzi, con base in cristallo
Fotografie di Mattia Balsamini e C41
4
L'icona del design compie 60 anni: capolavoro di ingegnosità concepito nel 1962, la storia di Arco segue l'evoluzione degli interni domestici. Achille & Pier Giacomo Castiglioni inventarono una nuova tipologia di lampada come risposta alla vita moderna. “Il design di Arco combina tutto ciò che un buon prodotto di design dovrebbe avere: funzionalità accuratamente concepita e un'estetica forte che convergono in un'icona", afferma Fabio Calvi, curatore del design Flos con Paolo Brambilla.
La creazione di Arco segue la traiettoria del design illuminotecnico contemporaneo. Partendo dal lampadario a bracci, con le candele che illuminavano il centro di una stanza, il concetto di illuminazione di uno spazio si è evoluto nella singola lampadina, alimentata dall'elettricità e appesa al centro del soffitto sopra un tavolo. Ispirandosi ai lampioni, i Castiglioni hanno liberato la luce dal centro del soffitto, permettendole di muoversi all'interno della stanza. ‘Hanno liberato la fonte di luce, rispondendo alla necessità di creare una nuova disposizione dei mobili all'interno di una stanza, come risultato dell'evoluzione degli interni contemporanei.’
Nel tipico stile Castiglioni, ogni aspetto funzionale del progetto è stato accuratamente considerato con pragmatismo e un pizzico di umorismo: lo stelo telescopico proietta elegantemente il paralume a cupola (la cui superficie è forata per evitare di intrappolare il calore della lampadina). Questo “movimento” è saldamente sostenuto da una base di marmo, anch'essa concepita con dettagli funzionali essenziali: angoli cesellati per evitare che il materiale si rompa e un unico foro che attraversa il marmo. L'idea era che, inserendo un manico di scopa, due persone potessero facilmente spostarla o ruotarla per illuminare qualsiasi area di una stanza.
‘Poi, Arco è diventata un'icona, uno status symbol', continua Calvi. ‘Avere Arco in casa significava aver fatto una scelta moderna, aver scelto un oggetto eccentrico, che rifletteva il futuro.’
6
Nel 2022, Arco è stato celebrato da Flos con un'edizione limitata di 2022 pezzi che rendono omaggio al design di Castiglioni, mettendo in primo piano la silhouette della lampada. ‘Arco nasce da una delle intuizioni più felici della storia del design ed è universalmente riconosciuta come ambasciatrice del Made in Italy nel mondo’, afferma Brambilla. ‘L'anniversario diventa un'occasione per ripensare la lampada e valorizzare il gesto progettuale dei fratelli Castiglioni: l'arco stesso, vera essenza del progetto.’
Per l'edizione celebrativa, la base della lampada scompare, sostituita dalla stessa forma ora realizzata in cristallo. ‘Nel 1962, quando la lampada è stata concepita, il marmo era uno dei materiali più economici, durevoli e pesanti disponibili', spiega Calvi. ‘Ma nel corso degli anni l'aspetto iconico del marmo ha messo in ombra alcune delle scelte stilistiche più importanti fatte dai designer.’ Nel tempo, il marmo è diventato sinonimo di lusso, cosa che non faceva parte dell'idea dei Castiglioni per questo progetto. Scomparendo nel materiale trasparente, la base permette al design della lampada di emergere, facendo risplendere la sua espressione gestuale originale.
9
Aggiunge Brambilla: ‘La scelta è caduta su un materiale che 60 anni fa non sarebbe stato disponibile: uno specifico cristallo senza piombo che, grazie alla sua trasparenza, rivela la meccanica della lampada.’ Il materiale scelto è pesante, raffinato, tecnico e riciclabile. Utilizzato comunemente per i prismi ottici nei laboratori e per i generatori laser, per produrlo in questa scala Flos ha impiegato una macchina appositamente costruita che mantiene la stessa elevata precisione.
Arco K diventa una celebrazione di un design iconico e della sua storia. ‘C'è tutta una storia da raccontare dal 1962 a oggi', commenta Giovanna Castiglioni. ‘La cosa bella è che tutti questi progetti hanno storie interessanti alle spalle, e ora c'è una nuova versione che ha espresso l'essenza del movimento di Arco. Per questa celebrazione, Arco diventa davvero essenziale.’
Scansiona il codice QR per saperne di più sulla produzione.
10
ISSUE SIX: OUTLINES
Durante il Fuorisalone 2022, Flos ha occupato gli spazi industriali dismessi di Orobia 15: per diverse settimane, e per la prima volta, le collezioni decorativa, architetturale, outdoor e custom, sono state esposte insieme sotto lo stesso tetto, dimostrando l'ampiezza e la profondità del loro pensiero creativo e l'approccio innovativo all'illuminazione a tutti i livelli - dalle soluzioni portatili all'installazione luminosa. L'esposizione ha dimostrato come Flos sia un contenitore di luce e di idee, un profilo dell'illuminazione contemporanea. Il fotografo Piotr Niepsuj è stato invitato a documentare lo spazio e i suoi ospiti: scorrazzando per 3 giorni tra le sue stanze, Piotr ha fornito una candida panoramica della capacità di Flos di essere un aggregatore (di design, persone e strane creature). Il suo portfolio di 35 pagine è una testimonianza del potenziale di Flos e del suo impatto sul design. Ogni lampada presentata in queste pagine è il profilo raffinato di un'idea, una cornice di luce. Come Arco K, un omaggio all'ultima icona del design di Achille & Pier Giacomo Castiglioni: la sua base è realizzata in cristallo trasparente, senza piombo, in modo da far risplendere l'ingegnosa silhouette del braccio curvo. Oppure To-Tie, il debutto
illuminotecnico di Guglielmo Poletti, che cinge la luce all'interno del vetro. Nel frattempo, il contenitore intrecciato di Skynest incornicia la luce con un linguaggio tra artigianato e tecnologia, mentre Bellhop di Barber & Osgerby ritorna in un'edizione nera opaca, il cui risultato è una silhouette liscia e discreta. e in colori vivaci, nella nuova edizione Wall Up. 265 di Paolo Rizzatto, un gesto meccanico ispirato all'architettura, viene affiancata da un'interpretazione più piccola della sua struttura rigorosamente concepita. Altre forme di luce includono anche Luce Orizzontale di Ronan & Erwan Bouroullec, una composizione di tubi di vetro a forma di goccia, e Belt, una linea minimalista presente nello spazio (quest'ultima premiata quest'anno con il Compasso d'Oro). Gustave di Vincent Van Duysen (al suo debutto come luce portatile) integra perfettamente l'estetica con la tecnologia nella forma più essenziale. ‘Flos ha una follia creativa che pochi hanno, ma anche un'incredibile ingegnosità, una visione e dei valori molto forti’, ci ha detto Gabriele Chiave, direttore creativo di Marcel Wanders Studio. ‘Con Orobia abbiamo visto l'ampiezza e l'impatto che Flos può avere nel contesto della luce e che tipo di partner è per un designer.’
FLOS STORIES
INDICE 152 I Giochi di Sany 154 Questionario Formafantasma 2 Arco K A. & P.G. Castiglioni ↓ 18 Un Maestro della tensione: Guglielmo Poletti e To-Tie ↓ 70 La 265 di Paolo Rizzatto diventa mini ↑ 80 Ronan & Erwan Bouroullec: Luce Orizzontale e Belt Fabric ↓
156 Collaboratori 157 Nuovi Prodotti
'22 40
Autunno
Incroci di luce: Skynest Marcel Wanders Studio ↓
58 Bellhop Matte Black E. Barber & J. Osgerby ↑
96 Bellhop Wall Up E. Barber & J. Osgerby
116
100 Gustave in tour ↑ Vincent Van Duysen
Orobia 15: un diario
UN MAESTRO DELLA TENSIONE: GUGLIELMO POLETTI E TO-TIE
Dopo essersi laureato alla Design Academy di Eindhoven nel 2016, Guglielmo Poletti ha iniziato a sperimentare la creazione di mobili, utilizzando i contorni e la tensione come mezzi di design per creare oggetti funzionali con qualità scultoree. Questo linguaggio preciso è definito da curve, nodi, intersezioni di superfici sottili come carta, qualcosa che si potrebbe definire minimalismo, ma che nasconde una considerazione per la struttura e la costruzione che aggiunge complessità a ogni pezzo.
Il suo lavoro svela l'essenziale, e lo stesso si può dire di To-Tie, un pezzo la cui composizione di base lo rende perfetto strumento di illuminazione. Un cilindro di vetro sostiene un’asta in alluminio anodizzato che nasconde una sorgente LED, mentre il cavo funge da elemento strutturale che li tiene insieme. To-Tie è un'opera che parla della capacità di Poletti di incorniciare lo spazio vuoto, è il vertice del suo linguaggio progettuale ma anche l'inizio di qualcosa di nuovo.
Fotografie di Bea De Giacomo Intervista di Rosa Bertoli
19
ROSA BERTOLI Partiamo dall'inizio. Può raccontarmi l'inizio della sua vita nel mondo del design e di come ha intrapreso il percorso per diventare un designer?
GUGLIELMO POLETTI Non ho avuto un percorso lineare e in realtà sono entrato dalla porta di servizio: mi sono interessato al design da autodidatta. Durante i miei studi universitari in Gestione delle arti ho frequentato una lezione di Philippe Daverio sul design. Mi ha profondamente affascinato e da quel momento ho percepito il design come una fiammella molto lontana. Ho cercato di avvicinarmi ad esso in modo autonomo, senza alcun riferimento. Ho capito istintivamente che dovevo strutturarmi con degli strumenti: nel 2013 ho svolto uno stage presso lo Studio Lissoni ed è stata un'esperienza molto importante, ho imparato molto a livello professionale. Ma non ero sicuro che facesse per me, così quella stessa estate andai a Boisbuchet per un workshop con Ron Gilad. È stata una persona molto importante per me, mi ha fatto capire che si può affrontare il design in modo più indipendente e libero, che il tuo modo di pensare può in qualche modo raggiungere l’industria pur essendo un po’ dirompente. Queste due personalità del design mi hanno mostrato modi diversi di fare la stessa cosa.
ROSA BERTOLI A questo punto, lei non aveva ancora ricevuto un'educazione formale dal punto di vista del design…
GUGLIELMO POLETTI Non ancora. Dopo alcune ricerche, ho pensato che la Design Academy di Eindhoven sarebbe stato il contesto in cui avrei potuto crescere maggiormente e capire cosa mi interessasse davvero. È stata un'esperienza molto analitica, nell'arco di due anni ho approfondito cosa significa fare design. Avevo bisogno di avere una formazione formale, ma a Eindhoven non hanno alcuna formula, è un modo molto libero di insegnare e sono molto rigorosi su come si crea il proprio atteggiamento.
ROSA BERTOLI C'è stato un punto di svolta nel suo lavoro?
GUGLIELMO POLETTI Il punto di svolta per me è stato quando ho capito che ero più interessato alla costruzione e alla struttura piuttosto che a scelte arbitrarie di design. Questo mi ha aiutato a cambiare e ha influenzato tutto ciò che ho fatto da quel momento in poi, dando forma ai criteri che ancora oggi sono le mie linee guida.
ROSA BERTOLI La tensione meccanica fa sempre parte del suo lavoro. Come è arrivato a questo tipo di composizione?
GUGLIELMO POLETTI Ho iniziato a lavorare con questi studi strutturali molto astratti, non mi sono concentrato sulla funzionalità. Mi sono reso conto che queste composizioni in tensione avevano più qualità formali che funzionali. Era un mix di design, architettura e scultura, io ero impulsivo e in balia della corrente, una bella situazione in cui ci si trova quando si è ancora studenti. Ma alla fine del secondo anno, tutto ha cominciato ad avere un senso, ho compreso la funzionalità dei miei pezzi ad un livello più profondo.
ROSA BERTOLI Quindi è stato abbastanza graduale il passaggio dalla sperimentazione di queste composizioni alla comprensione del fatto che potessero diventare mobili?
22
GUGLIELMO POLETTI Sono arrivato a Eindhoven con un'idea molto chiara, "italiana", di cosa dovesse essere il design del mobile. È stato bello dimenticarsene per due anni e pensare alla sperimentazione, invece. E alla fine l'essenza di quell’entusiasmo mi ha riportato indietro e ho prodotto mobili, dando inizio alla mia carriera.
ROSA BERTOLI Dalla sua tesi di laurea e i mobili che ha creato per la Galleria Rossana Orlandi lei è passato dai pezzi sperimentali al design industriale: ora rappresenta un ponte tra i due mondi, come ha realizzato questa transizione?
GUGLIELMO POLETTI I due anni che ho trascorso a Eindhoven sono stati una digressione per arrivare a realizzare mobili funzionali. Allo stesso modo, il lavoro in edizione limitata che ho realizzato è stato una svolta per arrivare al settore con criteri più definiti e un'identità più forte. Quindi, se è vero che i pezzi iniziali che ho progettato erano più liberi e sperimentali, c'è sempre stato un rigore nel modo in cui pensavo alle opere e questo mi ha permesso di tradurle per l'industria. E anche se alcuni dei miei precedenti lavori si sono spinti oltre i confini dell'arredamento industriale, si sono anche inseriti perfettamente anche nella produzione industriale.
ROSA BERTOLI To-Tie, la sua prima collaborazione con Flos, sembra inserirsi perfettamente in questa progressione.
GUGLIELMO POLETTI Credo che gli architetti Calvi e Brambilla, che mi hanno contattato per il progetto, abbiano visto questa progressione nel mio lavoro e abbiano capito i miei criteri. Quando sono venuti per la prima volta nel mio studio, hanno fatto osservazioni molto precise sui miei prototipi: era chiaro come avessero capito l’essenza del mio lavoro. Questo mi ha fatto credere che avrebbero capito il mio processo.
ROSA BERTOLI Le hanno dato delle indicazioni?
GUGLIELMO POLETTI No, ed è proprio per questo che dico che mi capiscono. Credo si siano resi conto che delle istruzioni sarebbero state estremamente controproducenti per la mia creatività. Sono felice di aver realizzato questa lampada perché il risultato finale è esattamente come l'avevo immaginato in origine. Per me è importante divertirmi nel mio nel mio studio, divertirmi nel processo. E, avendo capito questo, non hanno dato direttive, erano semplicemente interessati a quello che faccio. Dopo un mese e mezzo, ho presentato diverse idee e tra queste c'era To-Tie.
ROSA BERTOLI Può parlarmi del processo di progettazione di To-Tie? Come è arrivato a questa forma essenziale?
GUGLIELMO POLETTI È stata una grande digressione: l'idea di To-Tie è partita dal tavolo Equilibrium, dal mio progetto di laurea che ho rielaborato completamente in una lampada a sospensione e, in un paio di mesi, Flos ha realizzato un primo prototipo. È stato allora che il mio entu -
27
siasmo ha cominciato a crescere: ho capito che potevamo divertirci insieme.
Ma quel primo prototipo non funzionava. Fu allora che Andrea Gregis, del reparto Ricerca e Sviluppo, mi mostrò un prodotto di Castiglioni del 1975, Aoy, una lampada da tavolo a forma di cilindro di vetro con un piccolo buco sotto. Ho pensato a quella lampada e ho rielaborato il concept, realizzando un nuovo prototipo di To-Tie come lampada da tavolo.
Ho pensato che fosse interessante lavorare sull'idea dell'articolazione, che era parte integrante del nuovo prototipo: un piccolo cilindro in acrilico con un LED molto grezzo. Ho tagliato un tubo di metallo e ho messo tutto insieme. Quando l'ho accesa sul mio tavolo da lavoro, ho pensato: "Ok, ora è davvero qualcosa". Non l'ho immaginata razionalmente: è stato il processo a farlo per me.
ROSA BERTOLI Come sono stati disposti e messi insieme i componenti per far funzionare questa composizione? Ha scoperto qualcosa attraverso questo processo?
GUGLIELMO POLETTI To-Tie è molto meno astratta rispetto ad altri miei lavori, il che la rende più matura. La luce è fatta così perché deve essere fatta così, in modo che il cavo costituisca innanzitutto l'elemento strutturale che tiene insieme il cilindro di vetro e la barra LED solo attraverso una tensione meccanica, senza viti o giunzioni; è solo la tensione del cavo a tenerli insieme. E poi il cavo fornisce l'elettricità. Un elemento inaspettato, di cui non mi sarei reso conto se non avessi realizzato il primo prototipo in studio, è il fatto che la barra sospesa al centro del cilindro possa essere utilizzata come maniglia. Così si può effettivamente trasportare la lampada utilizzando la barra LED, senza necessariamente toccare il vetro, evitando così di lasciare impronte digitali. La luce arriva dall'alto dentro un cilindro di vetro e la sua proiezione viene intrappolata all'interno, creando il cerchio di luce sulla superficie. Anche questo è un elemento inaspettato: poiché il vetro è trasparente, si pensa che la luce sfugga o si diffonda tutt'intorno mentre invece rimane intrappolata.
Quindi To-Tie non è solo un oggetto bello da vedere, ma ha anche un valore aggiunto come oggetto di progettazione illuminotecnica. Sono piccole cose che rendono il lavoro molto più completo.
ROSA BERTOLI Come ha lavorato con il team di Flos per sviluppare To-Tie nella sua forma finale, partendo dal primo prototipo?
GUGLIELMO POLETTI Il tavolo Equilibrium era già molto essenziale e per realizzare la lampada abbiamo tolto ancora di più elementi lasciandone pochissimi; ma ognuno di essi svolge una funzione ben precisa, tutto ha una funzionalità raddoppiata.
L'oggetto finale è nudo: abbiamo impiegato un anno e mezzo per passare dal mio piccolo prototipo, che già presentava parte del nucleo dell'idea, al lavoro finale. Si trattava di andare in profondità al millimetro, che è una cosa che amo molto, che ben si sposa con la mia mentalità a volte ossessiva.
A volte in un processo come questo ci si sente limitati, il nostro interlocutore non sempre segue il nostro ritmo. Ma con Flos è stato come un match di pingpong e per me è stato fantastico. Mi ha colpito molto scoprire che parlavamo la stessa lingua, ci siamo divertiti tutti a scendere nei dettagli.
ROSA BERTOLI Può parlarmi dei materiali e delle finiture di To-Tie?
30
GUGLIELMO POLETTI To-Tie è stata sviluppata come un oggetto prezioso: i bordi del cilindro di vetro borosilicato sono rifiniti a mano; il cavo elettrico è rivestito di tessuto e forma un nodo armonioso e funzionale. I bloccacavo che lo fissano alla base del cilindro sono stati concepiti appositamente per questo progetto. Infine, la barra in alluminio anodizzato è caratterizzata da una superficie leggermente zigrinata.
ROSA BERTOLI È stata la sua prima esperienza con il lighting design?
GUGLIELMO POLETTI Ci avevo provato un po' realizzando un progetto con lo Schloss Hollenegg nel 2018, ma si trattava più che altro di un oggetto strutturale che emetteva luce. Ho capito subito che l'illuminazione è una cosa seria. E non è che non tratti i miei mobili come una questione molto seria, ma con i mobili si può sperimentare e poi arrivare a una conclusione, con l'illuminazione no. Puoi rendere l'hardware molto bello, ma cosa ci metti dentro? La parte, dell'innovazione tecnologica non si può inventare. A volte l'illuminazione in edizione limitata è moto incentrata sulla struttura. Quando ero a Eindhoven ho partecipato a un workshop con Nacho Carbonell. Le sue lampade sono come mondi incredibili. Ricordo che mi disse: "Puoi creare un pezzo e la luce è lì per illuminare il pezzo stesso. Ma se vuoi lavorare nel settore e fornire una buona illuminazione ad un ambiente architettonico, devio avere un approccio diverso. Con Flos è stata la prima volta che ho lavorato con la luce in modo tecnico.
ROSA BERTOLI Il nome stesso della lampada fa parte della purezza del progetto: descrive semplicemente la sua funzione.
GUGLIELMO POLETTI Ha a che fare con il fatto che sto anche cercando di essere più essenziale, perché è così che si riesce a trasmettere il nocciolo di ciò che si ritiene interessante. Non mi interessa concettualizzare il mio lavoro, mi interessa che l'opera sia autoesplicativa. L'idea di chiamare l'opera To-Tie porta direttamente a ciò che è: un gesto attorno al quale si sviluppa l'intero lavoro. Il gesto di legare è la chiave dell'opera. E così, il nome dovrebbe completare l'opera: se si collega il nome con l'opera allora il nome diventa autoesplicativo.
ROSA BERTOLI Come lavora quando crea questi prototipi nel suo laboratorio? Quali materiali e strumenti utilizza?
GUGLIELMO POLETTI Il mio laboratorio è una versione in piccolo di quello di Eindhoven, che era un grande laboratorio dove si poteva lavorare con qualsiasi materiale, dal legno al metallo, alla plastica. Qui ho tutto ciò che mi serve per mettere insieme le cose fino ottenere qualcosa che mi soddisfi per dare forma a un'idea.
Il prototipo di To-Tie è stato realizzato in modo approssimativo nella mia officina, ma è stato sufficiente per capire come avrebbe funzionato. Ho a disposizione diversi materiali, dal legno al metallo, dal cartone al silicone - Sono interessato ad allestire il mio laboratorio in modo da poter sperimentare, giocare con qualcosa che non conosco e sorprendermi.
Spesso il mio lavoro è così: ho una piccola intuizione su qualcosa e la realizzo. Nove volte su dieci, quell'intuizione non mi porta dove pensavo che mi avrebbe portato; ma è comunque interessante e quando si impara a fidarsi di questo processo, non si può più tornare indietro. In realtà, se non lavoro in questo modo, so che il processo non funzionerà per me. Non ci sono scorciatoie, non si può essere pigri.
35
36
A PROVA DI FUTURO
To-Tie è progettata secondo i principi di Design Circolare. Le sue parti principali sono realizzate in materiali riciclabili e sono tenute insieme da una tensione meccanica, senza l'utilizzo di adesivi o saldature. La lampada può essere completamente smontata per eventuali riparazioni sostituzioni e per un corretto riciclaggio alla fine della sua vita utile. Sorgente LED sostituibile
Per Saperne di più flos.com/sustainability
Questo è il motivo principale per cui mi diverto a farlo. Fa anche un po’ paura, perché non c’è continuità, non è il perfezionamento di un linguaggio di progettazione prevedibile. A volte si cerca davvero qualcosa, una sorpresa sconosciuta.
ROSA BERTOLI Lei stesso ha progettato il suo studio a Milano, può parlarmi del suo lavoro su questo spazio?
GUGLIELMO POLETTI Era uno spazio industriale e quando l'ho comprato era molto grezzo; era stato usato come magazzino da un'impresa di costruzioni ed era incredibilmente pieno di materiali. Ma aveva un potenziale e io stavo pensando di tornare a Milano dopo 5 anni a Eindhoven. Questo spazio era perfetto: volevo avere un laboratorio, non mi interessava un ufficio ordinato, così l'ho preso e l'ho ristrutturato.
È stato un processo di apprendimento un po' faticoso, era la prima volta che facevo architettura. Ho fatto una ristrutturazione di base dello spazio aprendo dei lucernari in alto per avere più luce naturale e questi hanno poi determinato l'intera griglia intorno alla quale è stato progettato l’ufficio. L'altezza dello spazio è di 3,75 metri, quindi non sufficiente per avere due piani, ma volevo sfruttare questa altezza in qualche modo. Mi sono ispirato ad un viaggio in Corea, dove si usa molto questa struttura di media altezza per immagazzinare e svolgere altre funzioni. Così ho pensato di realizzare una piattaforma modulare sopraelevata in multistrato di betulla e vetro, con un magazzino e una camera da letto al piano terra e un ufficio sopra.
Quando si chiude lo spazio la privacy è totale e dall'esterno non si capisce che cos’è; ma quando ci si avvicina si vede che si apre nei diversi elementi e su un lato c’è una scala che rompe la simmetria. Lavorare su un'architettura di piccole dimensioni è stata una sfida interessante. Spero di trovare tempo ed energia per crescere e sperimentare in questa direzione in futuro.
38
INCROCI DI LUCE
Il linguaggio irriverente e poetico di Marcel Wanders Studio trova una nuova espressione in Skynest, l’ultimo progetto di illuminazione per Flos. Un'unione di eleganza formale e innovazione tecnica, Skynest presenta un'innovativa striscia LED, intrecciata con un elemento tubolare in tessuto per creare una forma a cesto che è artigianale quanto sofisticata. Seguendo l'approccio decorativo di Skygarden (un progetto che lo studio ha completato per Flos nel 2007, una cupola con al suo interno un decoro floreale a rilievo), Skynest porta il lavoro Marcel Wanders Studio verso nuovi orizzonti, arricchendo il suo approccio umanistico e poetico con un nuovo modo di fare innovazione, sostenibilità e tecnologia. Il Direttore Creativo dello studio, Gabriele Chiave, parla della duplice natura di Skynest e dell'esperienza di progettare con la luce.
FotografiadiAlessandroOliva
Intervista di Rosa Bertoli
40
ROSA BERTOLI Come nasce l'idea di Skynest?
GABRIELE CHIAVE Skynest è nata da una conversazione con Flos sulle nuove tecnologie di luce: quali elementi, quali nuove fonti di illuminazione LED possiamo esplorare, che novità ci sono a livello di luce in questo momento?
La luce è uno dei campi del design con la più rapida evoluzione, si dematerializza sempre di più. Prima l’hardware era molto più fisico, mentre ora la tecnologia ci porta ad avere una fonte luminosa che sparisce, facendola diventare sempre più magica ed eterea, sempre meno fisica.
Flos ci ha proposto questo “spaghetto di luce”: un filamento luminoso flessibile e morbido, lungo circa un metro, ed è da qui che abbiamo iniziato il processo che ha portato a Skynest.
ROSA BERTOLI Come avete lavorato attorno a questo “spaghetto”, e cosa vi ha ispirato in questo processo creativo?
GABRIELE CHIAVE Abbiamo pensato al filamento in se’: cosa si fa con un filamento di solito? Beh, si fanno tessuti, lo si intreccia. Skynest è essenzialmente un intreccio di luce, una rivisitazione degli intrecci artigianali, ma anche dei cesti in generale, delle matasse da pesca. Da queste prime ispirazioni è partito tutto, e abbiamo iniziato a giocare con queste composizioni.
ROSA BERTOLI È una lampada molto tecnologica ma con una forte espressione artigianale, è chiaro il riferimento a questi metodi antichi di lavorare i materiali, creati però con un materiale moderno. Quali tecniche di intreccio avete studiato e come siete arrivati al risultato finale?
GABRIELE CHIAVE Skynest nasce da un linguaggio artigianale tipico delle ceste, ma sofisticato in modo che diventasse una lampada contemporanea. Volevamo un oggetto che fosse Flos, che non fosse troppo rustico. Abbiamo fatto uno studio storico oltre che geografico di diversi tipi di intrecci: stecche di legno rigide, vimini, tessuti, cappelli, ceste giapponesi in bambù, che sono poi state il punto di partenza per creare l’intreccio di Skynest. Il risultato finale è un bilanciamento tra la tessitura artigianale e un decoro che fosse un po’ Marcel Wanders e un po’ Flos, sempre sofisticato e contemporaneo.
ROSA BERTOLI Come avete sviluppato la parte tecnica, per ottenere il massimo effetto dalla fonte luminosa?
GABRIELE CHIAVE Il filamento in origine dava troppa luce e da spento era giallognolo; aveva l’effetto di uno spaghetto scotto. Allora abbiamo sviluppato dei contenitori, come delle calze, che abbiamo prodotto usando plastica riciclata. In queste calze bicolore (per metà di un color bianco puro, per l’altra metà colorate) abbiamo infilato il filamento di luce. Questo processo ha arricchito la tecnologia. Da lì abbiamo intrecciato tutte le parti. Skynest da una luce a 360 gradi, la lampada non ha ombre, ma solo una luce perfetta e calibratissima. Il tessuto splende con un effetto di rifrangenza da una forte profondità pazzesca. un’esperienza di luce molto innovativa.
Il risultato è questa cesta di tessuto intrecciato che magicamente si illumina e l’origine della fonte luminosa non è ovvia.
ROSA BERTOLI Quali sono i punti di forza di Skynest?
GABRIELE CHIAVE La forza del progetto è l’essere riusciti a combinare l’aspetto super tecnologico e innovativo a quello più artigianale. Perché a prima vista è un oggetto artigianale, con un tocco umanistico, invece si tratta di una lampada super tecnologica, ci sono almeno dieci piccole invenzioni che la compongono, che la fanno funzionare come oggetto. La tecnologia è nascosta. È interamente riciclabile, ogni pezzo si stacca e si sfila, ogni braccio LED è attaccato con un attacco USB e un piccolo attacco elettrosaldato che si inserisce nel rosone centrale in alluminio. Se devi cambiare un filo, lo stacchi, lo rimpiazzi. Ed è leggerissima, il peso dei materiali è minimo, se la condensi sta tutta in mano, una piccola palla di tessuto e LED.
ROSA BERTOLI Questo è un punto su cui Flos sta lavorando sempre di più, per mano ai nomi del design contemporaneo, innovando all’interno del linguaggio del design.
GABRIELE CHIAVE Hanno una pazzia creativa che pochi hanno e anche un ingegno incredibile, e una visione dei valori molto forti. In Orobia si è vista l’ampiezza e l’impatto che Flos può avere nel contesto della luce e che tipo di partner è per un designer.
46
ROSA BERTOLI Quale ruolo ha la tecnologia nel design?
GABRIELE CHIAVE La tecnologia è sempre davanti a noi, ogni giorno di più. Il bello del design invece è che ci piace nascondere la tecnologia. Usiamo la tecnologia per diventare maghi, la nascondiamo dietro la poetica, creiamo stupore.
Questo è un tema sempre più presente in architettura e nell’interior design: la luce è come il pennello sulla tela, come se fosse pittura. Nel caso di Skynest, essendo nascosta dentro a un tessuto, il tessuto si illumina e dà una profondità incredibile all’oggetto. Quindi è poetica, ma è anche disegno industriale. È artigianato ma anche tecnologia, è sostenibilità elegante, è un sacco di cose insieme.
ROSA BERTOLI Com'è cambiato il lavoro del designer rispetto alla luce, e la luce stessa rispetto agli oggetti e all’ esperienza nello spazio?
GABRIELE CHIAVE Il mondo dell’illuminazione è cambiato radicalmente, e sta ancora cambiando. Negli ultimi 20 anni l’evoluzione è stata continua: dagli OLED ai LED, a tutte le nuove tecnologie di diffusione, di risparmio energetico, e di qualità della luce. La luce ha un’importanza enorme: penso alla luce naturale, al sole e alla luna che determinano i cicli della vita, da cui parte tutto. Luce naturale e artificiale sono un tutt’uno; con la luce artificiale cerchiamo di replicare quello che vediamo in natura; quindi, anche il lavoro di chi disegna la luce ha questa evoluzione. Prima l’oggetto era molto più importante, era più meccanico, serviva una struttura che sostenesse la lampadina, una cosa molto elementare, e così è stato per molti anni. Più di recente, con l’introduzione dei LED c'è stata una grande rivoluzione a livello di disegno industriale e progettazione.
La bellezza degli oggetti è cercare di renderli magici, usare la luce in maniera poetica, nascondere la tecnologia celebrando l’oggetto e la luce. Per un designer è un processo fantastico: prima il nostro lavoro era molto più scultoreo, adesso è guidato dalla tecnologia.
ROSA BERTOLI La lampada si declina in diverse versioni: mi spieghi come è stata sviluppata la sua presenza nello spazio?
GABRIELE CHIAVE All’inizio del progetto, avevo un prototipo in mano, ed era leggerissimo: data la sua leggerezza, abbiamo pensato di organizzare questa cesta in vari modi. Con una sola forma, siamo quindi riusciti a fare tutte le tipologie tipiche dell’illuminazione, ma anche tipiche di Flos. Quindi abbiamo fatto un Arco, con un tubo calandrato e curvato, una Parentesi, che va su e giù su fili d’acciaio e puoi girare a 360 gradi, e poi anche plafoniere a muro e a soffitto. Skynest è così diventata una collezione completa, sia come variante di colore che di tipologia.
ROSA BERTOLI Come si è evoluto, e in che direzione sta andando il lavoro del vostro studio riguardo ai progetti di illuminazione?
GABRIELE CHIAVE Marcel Wanders Studio è sempre stato attento al romanticismo nel design, a una poetica che si distacca da un linguaggio di design Scandinavo e Modernista: guardando Skygarden si capisce di cosa parlo. Per Marcel è importante progettare dando alle persone delle emozioni che andassero al di là della pura funzione dell'oggetto; gli oggetti diventano così portatori di memoria, emozioni e poetica. Lo studio si è evoluto in quel senso, e adesso siamo arrivati a Skynest, che rappresenta il culmine degli ul- timi anni, oltre che un grande lavoro di squadra tra il nostro team e il team di Flos. Non è più solo un lavoro artistico, è un lavoro di team dove ognuno è riuscito a portare la sua esperienza per rendere al massimo l’idea di design, tecnologia, artigianato e poetica. Skynest è inoltre un’espressione di sostenibilità, di qualità della luce, artigianato e memoria collettiva: la sua ricchezza sta in una serie di elementi molto pertinenti nel mo- mento attuale.
ROSA BERTOLI In quali spazi ti piace immaginarla, come speri di vederla vissuta in un ambiente?
GABRIELE CHIAVE È stato molto bello vederla per la pri- ma volta in Orobia, in tutte le sue versioni, per dimo- strarne la versatilità. Lo spazio intorno era perfetto: industriale, un po’ grezzo, muri bianchi - c'è stato un lavoro molto adeguato per far sì che le lampade ren- dessero al meglio e lo spazio ha celebrato molto bene il progetto. In futuro la immagino in composizioni, ad esempio con otto elementi su un muro di una lobby di un hotel, per un effetto molto forte. E sicuramente anche in spazi molto architettonici, dove con la sua leggerezza ed eleganza riesca ad esprimere una perso- nalità di un certo tipo, perché è una lampada discreta, ha una presenza-non presenza. Una presenza delicata, fatta di trasparenza, ma che non puoi non notare.
53
A PROVA DI FUTURO
Il tessuto utilizzato per Skynest proviene da poliestere riciclato ed è completamente riciclabile. I microconnettori consentono la sostituzione di ogni singola sorgente luminosa.
PROGETTATA PER LA SOSTENIBILITÀ
La lampada può essere completamente smontata per eventuali riparazioni sostituzioni e per un corretto riciclaggio alla fine della suavita utile.
Per saperne di più flos.com/sustainability
BELLHOP MATTE BLACK
Fotografie di Ambra Crociani Intervista di Eugenio Cirmi
BELLHOP MATTE BLACK
Design di E. Barber & J. Osgerby
60
“Il nero mi dà un senso di sicurezza. Mi piace gettare le fondamenta di un'idea che ho in mente direttamente sulla carta con una penna nera. Può trattarsi di parole, o uno schizzo, o un'illustrazione. Ma inizia con l'inchiostro nero. Il nero rende il mio lavoro tangibile, reale. E mi affido a questo come punto di partenza ogni mattina.”
BEVERLY NGUYEN stilista
61
62
64
“Penso ai colori inconsciamente quando creo. Il nero può facilmente essere associato alla tristezza, ma può anche evocare semplicità, lusso edeleganza. È audace e potente. Per me, il colore nero può essere sofisticato e classico.”
SHEREEN MOHAMMAD artigiana e modella
65
67
68
“Sto cercando di sfidare me stesso a portare più colore nella mia vita; tuttavia, il nero mi riempie di creatività: lo vedo come una lavagna intonsa, è calmante e intimo. Il nero è sinonimo di classicità. Prendiamo ad esempio il "Little Black Dress". Qualcosa che è così intramontabile grazie al colore, ritenuto il capo più versatile e sostenibile che una persona possa avere nell’armadio. È senza tempo.”
JESSI FREDERICK artista e fotografa
69
Una serie di fumetti illustrati
di Andreas Samuelsson
265 diventa mini
Design di Paolo Rizzatto
70
Stesso design ingegnoso, dimensioni ridotte. 265 di Paolo Rizzatto ritorna in una versione riadattata, a tenere compagnia all'originale, che non perde le sue precise proporzioni con una forma più compatta.
Nel 1973, Rizzatto ha applicato il suo modo di pensare da architetto all'illuminazione. Intuitivo, tecnico e preciso, il risultato è semplicissimo: una lampada da parete a sospensione realizzata essenzialmente da una testa e un peso, ciascuno in equilibrio alle estremità di un sistema a braccio regolabile, e fissato alla parete in una posizione asimmetrica.
Per migliorare la sua composizione, Rizzatto l’aveva originariamente disegnata con colori primari (ciascuno dei quali identificava uno dei tre elementi del design: testa, braccio e peso). Il suo design democratico (disponibile in nero, bianco e cromatico) è ora ancora più versatile grazie alle proporzioni ridotte.
71
Ora disponibile
in
formato ridotto
Ronan & Erwan BOUROULLEC: LUCE ORIZZONTALE e
Fotografie di Federico Torra Scenografia di Elena Mora
BELT FABRIC
Luce Orizzontale di Ronan & Erwan Bouroullec è una lampada scultorea che unisce squisita maestria artigianale e tecnologia di produzione all'avanguardia.
Nata da un ambizioso progetto di Flos Bespoke, il design di Luce Orizzontale è la sintesi della complessità artigianale del concetto: una struttura modulare a incastro composta da elementi tubolari di vetro spesso, sospesi in modo minimale dal soffitto.
La configurazione modulare della lampada prevede 8, 10 o 12 tubi di vetro fuso (le dimensioni variano da un metro e mezzo a due metri e mezzo) e strutture di sospensione di diverse lunghezze. I cilindri di vetro sono sostenuti da una barra di alluminio lucidato, mentre le sorgenti luminose, due strisce di LED che dirigono la luce verso l'alto e verso il basso, sono inserite nella barra e possono essere dimmerate attraverso un sistema situato a un'estremità della barra stessa.
Si tratta di una scultura poetica e tecnica al tempo stesso, un oggetto di illuminazione funzionale che trasmette l'abilità di Bouroullec di semplificare attraverso il design, abbracciando la complessità tecnica e trasformando l'artigianato nella sua espressione più moderna.
‘Non è un vetro tecnico', spiegano Ronan & Erwan Bouroullec, ‘ma un materiale in continua evoluzione, quasi vivo, con estrusioni di alluminio inserite al suo interno. Il risultato che volevamo ottenere era preciso, ma anche fluttuante e vibrante.’
MERAVIGLIA
DI VETRO
L'ingegnoso sistema di illuminazione Belt di Ronan & Erwan Bouroullec per Flos Architectural vince il Compasso d’Oro 2022.
Nelle loro opere di illuminazione, Ronan & Erwan Bouroullec amano inseguire l'inaspettato. Ciò vale in particolar modo per Belt, un progetto illuminotecnico del 2020 caratterizzato da un'imbracatura in pelle (ispirata all'equitazione) che nasconde il cavo di alimentazione della lampada, per poi passare sinuosamente ai rigidi fasci di LED. Le sagome organiche si fondono con linee rette, creando una danza di forme che scendono dal soffitto, ruotano, crescono in più direzioni e si muovono liberamente nello spazio. Una cintura che cresce, si muove, gioca con l'architettura, offrendo un senso di incanto tipico del lavoro di Bouroullec.
Inizialmente disponibile in pelle artigianale nelle finiture nero, verde e naturale, nel 2022 Belt si è trasformata in una nuova versione in stoffa, composta da un tessuto riciclabile nei colori verde oliva e marrone rame.
L'intelligente armonia di Belt è stata premiata con il Compasso d'Oro 2022 ADI, uno dei massimi riconoscimenti del design, giunto alla 27a edizione. Il 10° Compasso d'Oro assegnato a un prodotto Flos, è stato selezionato da una giuria internazionale che ha colto la sensibilità ambientale e l'originalità di pensiero di Belt, che coniuga l'illuminazione tecnica e decorativa, incarnando la filosofia di Flos di innovazione, artigianalità e design.
IDEA VINCENTE: BELT VINCE IL PREMIO COMPASSO D’ORO
Introdotto nel 2022, Belt Fabric è un tessuto elastico resistente e riciclabile, disponibile nei colori olive green, copper brown.
BELLHOP WALL
96
BELLHOP WALL UP
97
Disegnato da E. Barber & J. Osgerby
Dal lancio di Bellhop Table nel 2017, il design di Barber & Osgerby si è evoluto dando vita a una famiglia di oggetti che si avventurano in diverse aree e funzioni dell’illuminazione. Da lampada compatta e ricaricabile, Bellhop è diventata un apparecchio di illuminazione da terra e una luce da esterno. Nella sua ultima versione, Bellhop si integra nell'architettura, appollaiandosi con tutto il suo colore sulla parete e spingendo la luce verso l'alto grazie alla nuova tecnologia ottica ad alte prestazioni di Flos. Il nuovo design mantiene la forma distintiva della lampada, con il paralume capovolto e declinato in una serie di ricche tonalità che ben si integrano con il suo design audace.
di
Caredda e Sara Fileti 99
Fotografie
Francesco
GUSTAVE IN TOUR
Per celebrare la prima lampada portatile di Vincent Van Duysen per Flos, l'abbiamo portata in viaggio in tre ristoranti: Rosetta a Città del Messico, Lode & Stijn a Berlino e Saga a New York, mettendo alla prova le sue possibilità di design e la sua natura adattabile in una serie di ambienti diversi. In ogni location, la luce soffusa della lampada abbellisce i tavoli, contribuendo all'atmosfera.
Gustave è stata immaginata come una perfetta compagna di tavola. Compatta, elegante e adattabile, la lampada portatile di Van Duysen si adatta a diversi ambienti interni e ai diversi stati d'animo. Versatile, distintiva e minimale, questa lampada è stata ispirata dalle iconiche lampade da tavolo di Adolf Loos e prende il nome da Monsieur Gustave H., il leggendario concierge del capolavoro estetico di Wes Anderson Grand Budapest Hotel.
Le sue forme morbide e compatte nascondono una combinazione di LED e di lenti brevettate, il cui posizionamento esclusivo produce un fascio luminoso che cade obliquamente sulla superficie sottostante e si estende intorno allo stelo con un effetto illuminante uniforme a 360°.
ROSETTA Città del Messico
La proprietaria Elena Reygadas descrive Rosetta come "un organismo vivente": situato in un grande palazzo nel quartiere Roma di Città del Messico, il ristorante propone un menu basato sulla stagionalità e sulla disponibilità di ingredienti freschi.
Il ristorante è composto da diverse sale, ognuna con un carattere unico. “Ho sempre pensato che ci siano due Rosetta: una di giorno e una di notte. Entrambe hanno qualcosa di molto speciale", osserva Reygadas.
Di giorno gli ospiti cenano in un'atmosfera tropicale, circondati da piante e luce naturale. Di notte, l'illuminazione soffusa contribuisce a creare un'atmosfera misteriosa e intima. ‘Ciò che conta di più è l'esperienza all'interno del ristorante’, afferma Reygadas.
‘Dopo la pandemia di Covid-19, ho deciso di trasformare il terzo piano di Rosetta in un bar chiamato Salon Rosetta’, continua Reygadas. ‘Una delle sfide più importanti è stata l'illuminazione. È un piccolo bar, che speravo diventasse un luogo in cui tutti si sentissero a proprio agio e rilassati’. Paola José, direttrice dello studio di progettazione illuminotecnica Sombra, ha creato delle lampade appositamente progettate per questo spazio, per dare vita agli antichi pannelli cinesi che ricoprono le pareti. ‘Questi pezzi’, continua Reygadas, ‘permettono di far rivivere nel bar le scene bucoliche dei pannelli, come fossero spiriti’.
‘Nel mio ristorante, cerco di utilizzare un tipo di illuminazione che generi un'atmosfera piacevole e che inviti i clienti a godersi lo spazio. Non mi interessa tanto che facciano delle belle foto, ma piuttosto che abbiano un'esperienza appagante’.
Fotografie di Pia Riverola
‘Mangiare da Saga significa avere la sensazione di cenare a casa di un amico elegante’, afferma il capo-cuoco e socio James Kent. Situato agli ultimi quattro piani di un edificio Art Deco di New York (uno spazio originariamente concepito come appartamento per scapoli), i suoi interni intimi vantano una vista senza soluzione di continuità sulla città e sono stati progettati pensando alla luce.
La luce è un elemento fondamentale per Saga: ‘Non faccio mai tanto caso alla luce come quando sono seduto in sala da pranzo’, continua Kent, che ama trascorrere il maggior tempo possibile in questo ambiente, utilizzandolo per tutto ciò che va dalle riunioni al servizio, con lo scopo di osservare come cambia nel corso della giornata. ‘Vedo le ombre muoversi sul tappeto nel tardo pomeriggio, poi guardo il tramonto sullo skyline e le luci dei grattacieli di Manhattan che si accendono a cascata.’
Gli ospiti arrivano di sera, per la cena (Saga non serve il pranzo): in estate è ancora giorno, e quando la luce cambia, lo spazio diventa più drammatico. Kent spiega che i progettisti dello studio di architettura MN DPC, hanno messo a punto il loro progetto per fare in modo che si illuminasse nella cosiddetta "golden hour". Di notte, lo spazio deve sembrare illuminato a lume di candela: ‘ Gran parte del nostro lavoro è stato fatto per rendere l'esperienza culinaria più intima. La luce è uno degli elementi più efficaci per creare un senso di intimità: l'illuminazione in un ristorante è fondamentale per creare un'atmosfera, quindi tendo a scegliere opzioni più calde. Se i commensali riescono a vedere cosa c'è nel piatto, sono soddisfatto.’
SAGA NEW YORK
Fotografie di Brian W. Ferry
LODE & STIJN BERLINO
Lode van Zuylen e Stijn Remi gestiscono questo piccolo ristorante berlinese, che si concentra su una cucina stagionale con ingredienti acquistati quanto più possibile direttamente, in un'atmosfera rilassata.
La coppia ammette che l'illuminazione non era tra le loro priorità quando hanno aperto il ristorante. ‘Non abbiamo mai pensato seriamente a un piano di illuminazione perfetto’, ammette van Zuylen. Fortunatamente, i loro amici dello studio di design multidisciplinare olandese La Bolleur si sono occupati della progettazione dello spazio, che comprende la lampada Frisbi di Achille Castiglioni per Flos. ‘Queste lampade non sono solo oggetti bellissimi: riflettono una luce davvero perfetta per la tavola, perché non è un faretto. Aiuta a mettere in contatto le persone sedute a tavola’.
Gli interni del ristorante sono caldi e minimali: pavimenti in legno, arredamento di ispirazione medio-novecentesca, opere d'arte geometrica e grandi finestre che si affacciano sulla strada, lasciando entrare la luce naturale del sole per tutta la mattina. ‘Eppure, la transizione dal giorno alla notte, soprattutto tra aprile e ottobre, è una cosa bellissima da vedere’, aggiunge van Zuylen. ‘È un'atmosfera difficile da descrivere, ancora di più quando il sole splende di un colore arancione scuro che si riflette sull'edificio di fronte alla nostra sala da pranzo’.
Alla domanda su quale sia la luce perfetta per servire il cibo, van Zuylen risponde entusiasta : ‘In realtà, le luci che abbiamo sono perfette: è come se il tavolo fosse all'interno di una propria sfera, grazie alla forma della luce’.
Fotografie di Volker Conradus
Design di Vincent Van Duysen
AMPIA COPERTURA LUMINOSA
Lenti brevettate, progettate per ottimizzare l'illuminazione fino a 1 metro, garantendo al contempo un incredibile comfort visivo grazie al fascio di luce asimmetrico a 360º.
OPZIONE CAVO
Opzione USB - C per la ricarica via cavo.
OPZIONE A BATTERIA Sostituibile durante l’utilizzo senza interruzioni.
GUSTAVE
DESIGN SOSTENIBILE
La lampada è stata progettata per essere a prova di futuro. Tutte le parti possono essere facilmente sostituite in caso di necessità.
Non ci sono viti o colle, in modo da consentire un facile smontaggio della lampada per la sostituzione dei singoli componenti o per smaltirli correttamente.
Per saperne di più flos.com/sustainability
ALIMENTAZIONE USB-C USB - C per la ricarica.
PULSANTE TATTILE A SFIORAMENTO
Per accendere e spegnere facilmente la lampada e per regolare l’intensità luminosa.
ADATTA ALL'USO ESTERNO Certificata IP54.
60 ANNI! Orobia 15 —un diario
dall'evento per l'anniversario di Flos durante la Settimana del Design di Milano 2022 (visto e raccontato da Piotr Niepsuj)
Mettiamo le cose in chiaro fin dall'inizio sono un fotografo e non so molto del mondo del design, ma per qualche motivo la rinomata azienda Flos mi ha chiesto di documentare il loro 60° anniversario, celebrato quest'anno durante la Settimana del Design di Milano. Le pagine che seguono sono il diario di ciò che ho sentito e visto e chi ho incontrato a Orobia 15 un complesso post-industriale di 6000 metri quadri nella zona sud di Milano, che Flos ha completamente trasformato in centro polifunzionale per ospitare conferenze, laboratori, musica, libri, bevande, cibo e, naturalmente, lampade! Tante lampade.
Tra i fiori, Roberta Silva - CEO di Flos - durante il suo discorso di apertura.
116
OK. In tutta onestà, anche se non sono un appassionato di design, conosco le lampade Flos. In quanto milanese (in realtà non sono proprio nato qui, ma ci ho vissuto abbastanza a lungo da poterlo dire) le ho viste così tante volte in case di amici che ho capito che queste lampade sono... rilevanti (in realtà le ho viste così tante volte che conoscevo anche i nomi di alcune di loro). Quando Flos mi ha contattato per scrivere questo diario ero un po' guardingo e stressato da una parte (è sufficiente conoscere Arco, Parentesi e Toio?) ma anche eccitato e curioso dall’altra. Di solito fuggo da Milano durante la settimana del design perché la folla è un po' troppo opprimente per i miei gusti (pare che 600.000 persone abbiano “invaso” la città quest'anno) ma come potevo perdermi una tale opportunità? È così che ho deciso di rimanere per i primi 3 giorni, prima che arrivassero tutti, e anche se mi sono perso le conferenze, i workshop e la festa che si è svolta dopo, almeno ho avuto la possibilità di vedere tutto senza troppe distrazioni e di parlare con un sacco di persone (simpatiche!), capire cosa sia veramente Flos (spoiler: si tratta di tradizione, innovazione, sostenibilità e duro lavoro) e cosa serva per organizzare un evento di tale portata (spoiler: molto tempo, persone e duro lavoro).
Speriamo che nessuno si offenda.
119
L'intero evento si chiamava "See the Stars again" (#seethestarsagain) e il nome faceva riferimento alle lampade, perché erano così tante da sembrare davvero le stelle d'estate. E poi, Flos — come me lo procuro questo outfit?
Arco — la più grande star di questo evento (ritratta con Giovanna Castiglioni) Lo staff di Flos la definiva "il loro bambino". Ho pensato che fosse strano chiamare "bambino" una lampada che ha 60 anni, ma è una cosa di famiglia!
121
Proprio quando tutto stava per iniziare... ha iniziato a piovere. 123
Konstantin Grcic con il cappello della sua iconica lampada MayDay, che dopo 20 anni è ora disponibile in "versione da esterno". Come testato sotto la pioggia della settimana del design, è completamente impermeabile.
125
126
Felix Burrichter della rivista PIN-UP che ospita (mette in luce?) l'evento.
127
Guglielmo Poletti fa stretching accanto alla sua lampada To-Tie (la mia preferita).
128
Formafantasma e Terra all'arrivo alla festa.
Marcel Wanders e Gabriele Chiave alla ricerca dell'UFO. (In realtà ritratto con Skynest - nuova lampada progettata dallo studio).
L'uomo dietro il design (Michael Anastassiades).
L'uomo
133
dentro il design (Guglielmo Poletti).
Nota a margine: se fossi un designer, questa sarebbe "la mia idea" di lampada (a destra) e la "referenza" (a sinistra) Per fortuna non sono un designer!
134
135
Per fortuna Patricia Urquiola è una designer! Patricia Urquiola sotto la sua lampada Almendra, quasi come se fosse seduta sotto un mandorlo.
136
Erwan Bouroullec alla ricerca del fratello Ronan.
Jay
Osgerby immagina di posare con Edward Barber, che è rimasto bloccato nel traffico (o finge di essere Arco?)
Merchandising non ufficiale . 138
Merchandising ufficiale . 139
Un momento davvero esclusivo di Arco come linea retta.
140
Uno scatto davvero esclusivo di Erwan Bouroullec che cambia la lampadina in Luce Orizzontale, progettata da lui e da suo fratello Ronan.
141
Folla (nella pagina a fianco) davanti allo stadio (in questa pagina) illuminato dalle lampade Oblique di Vincent Van Duysen.
143
UN VERO uccello! Per qualche motivo qualcuno ha invitato una famiglia di anatre all'evento.
La mia parte preferita della mostra — le luci progettate per non spaventare gli animali. Sono molto felice di scoprire che Flos pensa a tutto il pianeta.
144
Il design ama anche i colori. 147
148
Magia di Sayaka Sawaguchi del collettivo gastronomico We Are Ona.
Ultimo, ma non meno importante — l'unica lampada in 6000 metri quadri che non è stata disegnata da Flos era questa. Heiiiii, ho appena trovato un buco nel mercato?
151
Per illuminare la giornata
Quale To-Tie arriverà prima al traguardo?
Considera la velocità, il tempo e la rapidità.
To-Tie di Guglielmo Poletti
Unisci i punti e disegna una Skynest.
Skynest di Marcel Wander Studio
GIOCHI Illustrazioni di Sany
152
Quale via deve percorrere l'arrampicatore per comporre il Bellhop Wall Up? Bellhop Wall Up di Barber & Osgerby Aiuta Arco K a trovare il cappello giusto. Arco K di Achille & Pier Giacomo Castiglioni 153
QUESTIONARIO
Formafantasma
Andrea Trimarchi e Simone Farresin di Formafantasma applicano il loro approccio basato sulla ricerca a ogni aspetto del design, interrogandosi sul suo ruolo attraverso la lente dell'ecologia, della storia, della politica e della cultura. Il loro lavoro coniuga un'estetica ponderata e sobria con un'attenzione costante a ogni aspetto della pratica progettuale, come nel caso della lampada a sospensione WIRELINE per Flos, dove il cavo di alimentazione diventa un gesto di design. Chiediamo ad Andrea e Simone come vivono e cosa amano. Foto di Olya Oleinic.
154
Che cosa è più prezioso per voi?
Come lavorate insieme?
L'ultimo libro che avete letto.
Quali sono i vostri segni zodiacali?
Cosa fate per rilassarvi?
Se non foste umani, cosa sareste?
Come iniziate la vostra giornata. Disegnate il vostro strumento preferito.
Dove vi piacerebbe vivere?
Raccontateci qualcosa che non avete mai fatto.
155
Collaboratori
Mattia Balsamini ha fotografato Arco K, un omaggio alla rivoluzionaria lampada di Achille & Pier Giacomo Castiglioni, in occasione del 60° anniversario della sua creazione (cover)
Eugenio Cirmi ha intervistato tre creativi newyorkesi, interrogandoli sul colore nero e sul perché è importante nella loro vita e nel loro lavoro, in occasione dell'uscita di Bellhop di Barber & Osgerby in nero opaco (p.58)
Il fotografo berlinese Volker Conradus ha immortalato l'apparecchio di illuminazione portatile Gustave di Vincent Van Duysen nel ristorante Lode & Stijn della città (p.100)
Per Flos Stories #6, la fotografa milanese Ambra Crociani ha scattato un portfolio ispirato al nuovo Bellhop Matte Black, mescolando creativi di New York, natura e oggetti inanimati (p.58)
Stilema Studio ha lavorato a fianco di Ambra Crociani per creare una narrazione evocativa che dà vita al nuovo Bellhop Matte Black (p.58)
Bea De Giacomo ha visitato il designer Guglielmo Poletti nel suo studio di Milano, seguendolo nelle sue attività quotidiane e scoprendo To-Tie, il suo debutto nel campo dell'illuminazione per Flos (p.18)
Brian W. Ferry è un fotografo di New York. Si è recato al ristorante locale Saga, dove ha fotografato Gustave in un ambiente sofisticato (p.100)
La scenografa Elena Mora ha creato composizioni essenziali per incorniciare Luce Orizzontale e Belt Fabric di Ronan & Erwan Bouroullec (p.80)
Lo scorso giugno, il fotografo milanese Piotr Niepsuj si è lanciato nel mondo del design: documentare l'installazione Orobia di Flos durante il Fuorisalone ha offerto un punto di vista unico e affascinante dell'evento e dei suoi partecipanti (p.116)
Tecnologia e artigianato si fondono nella Skynest del Marcel Wanders Studio, abilmente fotografata da Alessandro Oliva per evidenziare il design semplice ma intricato della lampada (p.40)
La fotografa Pia Riverola, nata a Barcellona e residente a Città del Messico, si è recata a Rosetta, dove ha immortalato la lampada portatile Gustave nell'affascinante cornice del ristorante (p.100)
L'illustratore svedese Andreas Samuelsson è stato incaricato di raccontare la storia della nuova 265, un classico del design ora disponibile in un formato più piccolo (p.70)
L’illustratore e artista Sany, anche noto come Samuel Nyholm vive a Stoccolma. Per questo numero, gli abbiamo chiesto di proporre alcuni giochi divertenti con To-Tie, Skynest, Bellhop Wall Up e Arco K (p.152)
Le immagini del fotografo di interni e architettura Federico Torra mettono in risalto la semplicità formale di Luce Orizzontale di Ronan & Erwan Bouroullec e di Belt Fabric, vincitrice del Compasso d'Oro (p.80)
Concetto e direzione creativa Apartamento Studios
Caporedattore
Rosa Bertoli
Graphic Design Apartamento Studios
Team Flos
Barbara Corti
Rosaria Bernardi
Elisa Bodei
Silvia Delaini
Donatella Matteoni
Francesco Funari
Diletta Dincao
Traduzioni
Team Agiliz@ tu gestion
Riconoscimenti
Pablo Amati
Ronan & Erwan Bouroullec
Paolo Brambilla
Fabio Calvi
Ángel Cánovas Celdrán
Gabriele Chiave
Jessi Frederic
James Kent
Serena Matarrese
Shereen Mohammad
Beverly Nguyen
Guglielmo Poletti
Olya Oleinic
Elena Reygadas
Paolo Rizzatto
Vincent Van Duysen
Lode van Zuylen and Stijn Remi
Stampa
Graficart, Treviso Settembre 2022
156
NUOVI PRODOTTI AUTUNNO
COLLEZIONE DECORATIVA Arco K A. & P. Castiglioni 1962 pag 158 265 Small Paolo Rizzatto 2022 pag 158 Skynest Marcel Wanders 2022 pag 159 Luce Orizzontale .................... R. & E. Bouroullec ................... 2022 ............................. pag .......... 159 Bellhop Wall Up .................... E. Barber & J. Osgerby ............ 2022 ............................. pag .......... 160 Bellhop Matte Black ................ E. Barber & J. Osgerby ............ 2022 ............................. pag .......... 160 To-Tie .................................... Guglielmo Poletti .................... 2022 ............................. pag .......... 161 COLLEZIONE ARCHITETTURALE Gustave ................................. Vincent Van Duysen ................ 2022 ............................. pag .......... 162 Belt Fabric R. & E. Bouroullec 2022 pag 162 157
'22
Arco K
A. & P. Castiglioni, 1962
Materiali: cristallo, alluminio
Potenza: MAX 100W
Voltaggio: 220-250V
Fonte luminosa: LED 11W 1060lm 2700K F0304000
265 Small Paolo Rizzatto, 2022
Materiali: acciaio
Potenza: MAX 75W
Voltaggio: 220-250V
Fonte luminosa esclusa: LED 11,5W E27 1100lm
Disponibile in: nero, bianco, chromatica
2400 mm 550 mm 1510/1850 mm 1500mm 570 mm ø 320 mm 240 mm 2200/2150 mm 240 mm
Collezione DecorativaNuovi Prodotti Autunno '22
F0320009
F0320030
158
F0320099
Skynest S
Marcel Wanders, 2022
Materialii: nylon con fibra di vetro, poliestere riciclato, LATAMID, alluminio verniciato
Potenza: 78W
Voltaggio: 100-240V
Fonte luminosa: LED 78W 6650lm 3500K CRI90
Disponibile in: antracite, blue tomaline, almond, rosso mattone
Luce Orizzontale
Ronan & Erwan Bouroullec, 2022
Materialii: vetro, alluminio, acciaio, policarbonato, PMMA
Potenza: S1 100W / S2 145W / S3 165W
Voltaggio: 100-240V
Fonte luminosa: S1 LED 100W 4500lm / S2 LED 145W 5750lm / S3 LED 165W 7000lm 2700K CRI95
213 mm ø 904 mm 1656 mm 2488 mm 2072 mm ø 103 mm ø 103 mm ø 103 mm
Collezione DecorativaNuovi Prodotti Autunno '22
F6392031
F6392003
F6392017
F6392035
F3743000
Luce Orizzontale S1
F3744000
Luce Orizzontale S2
F3745000
159
Luce Orizzontale S3
Bellhop Wall Up
Edward Barber & Jay Osgerby, 2022
Materiali: policarbonato, alluminio
Potenza: 17W
Voltaggio: 220-240V
Fonte luminosa: LED 17W 1600lm 2700K CRI90
Disponibile in: cioko, grey blue, grigio, bianco, rosso mattone, giallo
Bellhop Matte Black
Edward Barber & Jay Osgerby, 2022
Materiali: policarbonato
Potenza: 2.5W
Voltaggio: IN 5V
Fonte luminosa esclusa: 84 LED 2.5W 109lm 2700K CRI90 6/24 ORE DI DURATA DELLA BATTERIA, RICARICABILE CON KIT MICRO-USB-C Disponibile in: matte black
ø 125 mm 180 mm 105 mm 210 mm
Collezione DecorativaNuovi Prodotti Autunno '22
F1060031
F1080074
F1080019
F1080026
F1080014
F1080020
160
F1080009
Materialii: vetro borosilicato, alluminio anodizzato
Potenza: T1 & T2 7W / T3 10W
Voltaggio: 24V
Fonte luminosa: T1 & T2 LED module 7W 350lm / T3 LED module 10W 515lm 2700K CRI 90
Disponibile in: anodized natural, anodized black
190 mm ø 210 mm 340 mm ø 210 mm 220 mm ø 310 mm To-Tie
Poletti,
Collezione DecorativaNuovi Prodotti Autunno '22
Guglielmo
2022
F7541054 F7541031
To-Tie T1
F7543054
F7543031
To-Tie T3
F7542054 F7542031
161
To-Tie T2
Gustave Vincent Van Duysen, 2022
Materialii: alluminio estruso, metacrilato
Potenza: hospitality 2.3W / residential 2.5W
Fonte luminosa: LED Array DC60 mA 221lm 2700K* / 235lm 3000K** CRI90 USB-C CONNECTION INTEgRATED / REChARgEABLE BATTERIES
Disponibile in: polished silver, matte Antracite, lacquered brown, titan blue, lacquered green, raw aluminium, matte white
Belt Fabric
Ronan & Erwan Bouroullec, 2022
Materiali: alluminio estruso rivestito in tessuto poliestere riciclabile, policarbonato opalino
Potenza: 55.5W
Voltaggio: 48V
Fonte luminosa: TOP LED 55.5W 1830lm UP 4000lm DOWN 2700K CRI95 CASAMBI DIMMABLE
Nuove finiture in tessuto: olive green, copper brown
Disponibile anche in pelle: nera, verde, pelle naturale
ø 120 mm ø 160mm 1500 mm 2000mm 230 mm
Collezione ArchitetturaleNuovi Prodotti Autunno '22 09.8401.05** 09.8401.GX** 09.8401.VL** 09.8401.DY** 09.8401.DR** 09.8401.MR** 09.8401.FM** 09.8405.05* 09.8405.GX* 09.8405.VL* 09.8405.DY* RESIDENTIAL - USB-C CONNECTION INTEGRATED RESIDENTIAL - USB-C CONNECTION INTEGRATED RESIDENTIAL - USB-C CONNECTION INTEGRATED RESIDENTIAL - USB-C CONNECTION INTEGRATED HOSPITALITY - RECHARGEABLE BATTERIES HOSPITALITY - RECHARGEABLE BATTERIES HOSPITALITY - RECHARGEABLE BATTERIES HOSPITALITY - RECHARGEABLE BATTERIES 09.8405.DR* 09.8405.MR* 09.8405.FM* 09.8406.05** 09.8406.GX** 09.8406.VL** 09.8406.DY** 09.8406.DR** 09.8406.MR** 09.8406.FM** 09.8400.05* 09.8400.GX* 09.8400.VL* 09.8400.DY* 09.8400.DR* 09.8400.MR* 09.8400.FM* 08.0301.M5 08.0301.GO 162
Per maggiori informazioni visitare il sito flos.com