Lapulce - numero 4 Giugno2015

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La pulce ukulele in italia

piccolo notiziario

sul mondo dell'ukulele visto con gli occhi di due appassionate blogger

novità, gruppi, scuole e risorse on line

I protagonisti Enrico Farnedi, René Rassì, Ukulele Bartt Gli strumenti Tavole accordi maggiori e minori, il prontuario i nostri blog Gli articoli che trovate in questa piccola pubblicazione sono tratti dai nostri post Ukulele che passione!

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K UL E L IOU E

MIO UKULELE

Mioukulele


indice viaggio nella rete

il sito del mercatino

pag 4

augusto dias

le origini

pag 6

ukulele in italia

enrico farnedi

pag 8

ukulele in italia

uke swing

pag 12

l'intervista

ukulele bartt

pag 15

la recensione

vecchi amici

pag 19

L'abc dell'ukulele

strumming o picking

pag 20

accordi maggiori e minori

come si formano

pag 21

songwriting con l'ukuele

con maru barucco

pag 24

il prontuario degli accordi

gira la ruota

pag 28

La leggenda sul nome del nostro piccolo cordofono narra che derivi da Uku-pulce e Lele-saltellante, in lingua hawaiana. La pulce salta di nota in nota, di corda in corda, ma soprattutto da persona a persona grazie alla generosità del piccolo strumento, arrivato fino ai giorni nostri. Noi vogliamo saltare come una pulce, di argomento in argomento, di genere in genere, di storia in storia per scoprire insieme il mondo dell’Ukulele. (Progetto nato da un’idea di Claudia Camanzi, realizzazione grafica di Viviana Monti)

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chi siamo

Sono Claudia Camanzi, di “Ukulele: che passione!”. Sono una classe ‘76, disabile motoria e vivo in un piccolo paese di provincia in Emilia. Collaboro a questo progetto per lo stesso motivo per cui ho aperto il mio blog: la passione sempre crescente per questo piccolo ma fantastico strumento. Grazie a Viviana che mi ha aiutato a concretizzare un’idea che mi frullava per la testa già da qualche anno.

Sono Viviana Monti, cantante jazz, swing e gospel. Mi piace fare musica più di ogni altra cosa, con i miei vari gruppi ma anche con i miei due bimbi e con i miei allievi di canto. Ho scoperto l’ukulele quasi per caso e adesso non posso più farne a meno. Adoro la sua generosità e versatilità. Sono diventata blogger, da poco, proprio per dare voce a questo amore a quattro corde. Grazie Claudia per avermi invitato in questa bella avventura!

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i nostri blog

Ukulele che passione!

Gli articoli che trovate in questa piccola pubblicazione sono tratti dai nostri post

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MIO UKULELE

Mioukulele

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viaggio nella rete Come si sceglie un ukulele online? Oggi parlerò di un sito molto amato dagli ukulelisti e un importante risorsa per chi si avvicina al mondo dell’ukulele in Italia. Il sito si chiama “Il mercatino dell’ukulele”, ovvero, www.mercatinodellukulele.it. Cosa si può trovare in questo sito? Beh, come si può intuire dal nome è ricco di contenuti completamente dedicati all’ukulele. E’ l’unico negozio italiano che tratta soltanto ukulele, anche online e si occupa di vendere ukulele di tutte le taglie e con una gran vastità di assortimento. Ma non solo! Potete trovare pubblicazioni didattiche che insegnano a suonare lo strumento o canzoni con annotazioni per ukulele. Molte di queste sono in inglese ma comunque molto facili da capire anche per chi non sa bene questa lingua, cd e dvd (per conoscere musicisti che suonano l’ukulele e insegnanti di varie tecniche per diversi generi musicali). Potete trovare set di corde se necessitate di cambiare quelle che avete nel vostro strumento; custodie per ukulele di qualsiasi taglia; accessori e gadgets che possono essere utili: accordatore, capotasto, plettri, tracolla, ma anche gadgets come maglie, timbri con il disegno dell’ukulele. Oggetti necessari per quel sano feticismo che nasce in ogni ukulelista. Posso capire che ci sia qualcuno un po’ restio ad acquistare un ukulele online, ma vi posso assicurare che su questo sito trovate persone preparate disponibili a rispondere a qualsiasi domanda.

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Scarica la nuova guida dal sito

In Italia la cultura fascista nonchè la forte e radicata tradizione musicale popolare hanno ostacolato il diffondersi dell’ukulele nel periodo in cui invece era al suo apice nel resto del mondo occidentale, relegandolo fino a qualche anno fa a poco più che uno strumento di scena come il caso di Rino Gaetano, che lo utilizzò al Festival di Sanremo del 1978. Da alcuni anni però il “fenomeno ukulele” ha preso piede anche da noi. La sua diffusione è stata rapida conquistandogli un ruolo da protagonista anche tra i professionisti e permettendo al pubblico di conoscerlo come strumento musicale a tutti gli effetti, spazzando via l’idea preconcetta che si tratti di un giocattolo o, nel migliore dei casi, di uno strumento dal vago sapore esotico. Festival, articoli su riviste, presenze in trasmissioni televisive, video e approfondimenti sul mondo dell’ukulele ormai sono comuni anche da noi. (tratto dalla guida di www.mercatinodellukulele.it)

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AUGUSTO DIAS (1842 - 1915)

Augusto Dias, insieme a Manuel Nunes e Jose do Espirito Santo erano i liutai che inventarono l’Ukulele. Dias è il primo liutaio alle Hawaii, anche se non vi è alcuna documentazione: nel 1884 Honolulu elenca Augusto Dias produttore di chitarra e di mobili e viveva e lavorava a Chinatown al 11 di King Street. Oltre alle sue abilità nella costruzione di strumenti bellissimi, Dias era un musicista di talento con l’ukulele. Era tra quelli che ha intrattenuto il re David Kalakaua nel bungalow reale. Nessuno sa chi ha definitivamente fatto il primo “ukulele”, ma quasi tutti convengono che Nunes, Santo, e Dias hanno avuto un ruolo nella trasformazione del machete di Madeira nell’ukulele hawaiano. Dias, Santo e Nunes erano tutti responsabili di fornire i primi ukulele che hanno permesso ai musicisti di stabilire la popolarità del ukulele. Il pioniere dell’Ukulele Augusto Dias è nato il 3 ottobre 1842 a Funchal, Madeira, figlio di João Dias e sua moglie Maria Giulia. I suoi primi anni sono stati caratterizzati da una serie di disastri naturali che hanno afflitto Madeira a metà del 19esimo secolo - la carestia, un’epidemia di colera, un fungo che ha devastato i vigneti dell’isola - ma lui è sopravvissuto per diventare un ebanista. Egli si suppone sia stato un cantante di talento e suonava sia con la viola (chitarra) e il machete, immediato antenato l’ukulele, e di aver suonato in orchestre varie. E’ stato uno dei primi di Madeira a dare ai lavoratori un contratto alle Hawaii, e lui e la sua famiglia sono arrivati a Honolulu il 23 Agosto del 1879 a bordo della Ravenscrag - la stessa nave su cui erano Manuel Nunes e Jose do Espirito Santo. Augusto, che è rimasto scioccato di apprendere che era stato assunto come lavorante nelle piantagioni, ha lavorato sulle isole di Kauai Hawaii prima di tornare a Honolulu nel 1883. Per i successivi 16 anni, ha lavorato da una varietà di piccoli negozi nel centro di Honolulu, usando la sua artigiana-

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lità e suonando e cantando per aiutare Nunes e Santo a diffondere il nuovo strumento che divenne ben presto noto come Ukulele. Secondo Christina, la più vecchia dei suoi nove figli, il re David Kalakaua era un frequentatore abituale del negozio Dias. La figlia faceva da traduttrice per il re, che non riusciva a parlare portoghese, e Augusto, che non parlava inglese. La tragedia ha colpito la bottega di Augusto quando fu distrutta nell’incendio di Chinatown di Honolulu del 22 gennaio 1900. Per i seguenti tre anni tornò al commercio del falegname, lavorando per i mobili Porter Co. Nel 1904 fu nuovamente a lavorare come un costruttore di chitarre fuori da casa sua a Luso Street, e nel 1907 ha aperto un nuovo negozio in Union Street. Ha continuato a lavorare sulla Union Street fino al 1910 quando una grave malattia, la tubercolosi polmonare a quanto pare, lo ha costretto al ritiro. Morì in via Luso il 5 febbraio 1915, pochi giorni prima dell’apertura del Panama-Pacific International Exposition, dove l’ukulele e la musica hawaiana hanno iniziato una nuova moda nazionale. È sepolto nel cimitero Makiki a Honolulu. Gli ukulele Augusto Dias sono considerati tra i più begli esempi di questi strumenti. Sono anche estremamente rari. Hanno un insolita paletta curva che li distingue dalla maggior parte degli ukulele, anche quelli contemporanei. Questi strumenti valgono molte migliaia di dollari per i collezionisti. Se vi capita di averne uno, dovrebbe essere considerato un oggetto da collezione ed essere trattato come tale. Valutarli e farsi consigliare su come conservarli è altamente raccomandabile in quanto questi sono sicuramente oggetti storici. Chiunque sia stato ad aver inventato l’ukulele, è stato certamente uno dei tre falegnami arrivati alle Hawaii sul Ravenscrag e Dias era tra loro. Lo stile di strumenti Dias è ancora imitato in alcuni strumenti contemporanei.

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ukulele in italia INTERVISTA AD ENRICO FARNEDI Come descriveresti il tuo background musicale? Prima ci sono i dischi di mia mamma, in casa, con Lucio Dalla sopra a tutti. Poi divento trombettista (facendo conservatorio e tutta la trafila accademica); mi appassiona il jazz e derivati (anche perché altrimenti la tromba dove la sentivo?). Ho continuato a studiare, in conservatorio, a casa e altrove, varie cose: improvvisazione, composizione, arrangiamento e mi appassiono anche ad altri strumenti, da autodidatta, come il pianoforte, il basso, l’ukulele, il trombone, e altre cosette. Nel frattempo sono un musicista professionista, e suono un po’ tutti i generi musicali che si possono affrontare con una tromba in mano: liscio, soul, classica, blues, jazz, son cubano, opera, acid jazz, rock, reggae e altre cose meno usuali. Dal jazz arrivo ad altri generi musicali che sento più vicini a me e che imparo ad amare: il rock and roll, il blues antico, il country e il folk. Rimane però l’amore per Lucio Dalla, quello sempre. (In effetti sembra più un CV che un background, ma sarà lo stesso, no?). Qual è il tuo approccio globale alla musica in generale? E’ la mia vita. Ci penso quando mi sveglio, ci penso prima di addormentarmi, e ci penso in tutto il tempo che c’è in mezzo. La musica mi fa stare bene, e penso che abbia questo effetto su chiunque, più o meno. Da quanti anni suoni l’ukulele? Da poco più di 5 anni. Come hai conosciuto l’ukulele? Chi o cosa ti ha spinto ad iniziare a suonarlo? Ho incominciato a veder qualche ukulele nei negozi, non ne sapevo nulla, ma mi ha subito incuriosito anche perché pensavo che avesse la stessa accordatura del basso, che già suonavo (errore!). In più volevo qualcosa con cui poter accompagnarmi mentre canto, e di trasportabile. Quando poi l’ho avuto fra le mani è diventato una piacevole droga. Quando hai acquistato il tuo primo ukulele, come hai iniziato a capire come si suona? Dove ti sei orientato per imparare a suonarlo? Internet,

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libri, dvd… o altro? Rispondo alle domande 5 e 6 insieme: mi sono imbattuto nell’ukulele (un Arrow bellissimo e stonatissimo) in un negozietto a Genova, mentre ero là a suonare per uno spettacolo teatrale. All’inizio, come dicevo prima, l’ho accordato per quarte, come se fosse un basso, e non capivo perché ci fosse la quarta corda così sottile (pensavo che, essendo uno strumento economicissimo, i costruttori si fossero sbagliate a montarle!). Dopo qualche giorno m’è venuto in mente di cercare informazioni su internet e ho trovato un sito di un appassionato giapponese che ha chiarito i miei dubbi sull’accordatura e da cui ho stampato un paio di paginette con i diagrammi per gli accordi. Sul sito c’era anche un bell’elenco dei pro e i contro del suonare l’ukulele; fra i pro: trasportabile, economico, facile, dà allegria; fra i contro: fa sembrare idioti (ma non è poi molto male, come contro). Da lì in poi ho fatto tutto da solo. Che genere di musica preferisci suonare con l’ukuele? Qual è la tua taglia preferita di ukulele (sopranino, soprano, concert, tenore, baritono, banjolele…)?Con l’ukulele faccio quasi esclusivamente le mie canzoni. Quando sono in casa mi piace anche cantare e suonare i classici del country e del blues (Hank Williams, Johnny Cash, Mississippi John Hurt e altri) con un soprano economico, ma dal bel suono. Dal vivo invece uso un concert, un po’ più comodo e il baritono; entrambi vengono passati attraverso una serie di effetti a pedale e poi amplificati da un amplificatore per chitarra. Per registrare uso anche un concert resonator, un vecchio banjolele, e due prototipi di baritono elettrici (con corde in metallo) che ho fatto costruire appositamente.

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Tu che hai sicuramente provato diversi modelli di ukulele, potresti descrivermi la differenza secondo te? Non sono la persona più indicata, ogni volta che provo un nuovo strumento (che sia economicissimo o costoso) mi sembra sempre migliore del mio! Quale taglia di ukulele consigli a chi deve iniziare? L’ukulele vero e proprio, secondo me, è il soprano. Io ho iniziato con quello. Se uno arriva dalla chitarra però la tastiera potrebbe risultare un po’ piccola, allora il concert o il tenore possono essere più indicati, anche se il suono è decisamente un’altra cosa. Meglio il soprano, ecco. Oltre alla taglia dell’ukulele, quale marca raccomanderesti a chi è alle prime armi e quale a coloro che vogliono uno strumento valido per suonare seriamente, facendo serate dal vivo? Sulle marche non sono così ferrato, ma di sicuro non si può pensare di spendere 40 euro e poi credere di avere un ottimo strumento fra le mani. Se si cerca uno strumento per suonare seriamente, consiglierei di mettersi nell’ordine di idee di spendere almeno 200€ (ne spendiamo molti di più in cose molto meno divertenti e sicuramente meno utili). Per le serate dal vivo consiglio uno strumento amplificato, possibilmente dal costruttore, perché di solito l’amplificazione funziona meglio rispetto a quella che potremmo aggiungere dopo noi. Quali sono i parametri (tipo di legno, corde, tastiera, ponte, ecc…) che l’ukulele deve avere per essere considerato buono? A quali caratteristiche guardi tu maggiormente? Per me, prima di tutto lo strumento deve avere un suono interessante, il resto viene dopo. Poi non ne so abbastanza per dare delle indicazioni attendibili. Di sicuro non mi piacciono gli strumenti con un suono troppo ricco, con molte armoniche, preferisco i suoni più asciutti. In questi anni, su qualsiasi tipo di strumento (a corda, a fiato, percussioni, ecc), si cerca di aumentare volume e quantità di armoniche, come se la cosa fosse per forza un miglioramento, ma io non sono d’accordo. Ho provato strumenti costosissimi, con un’intonazione splendida e un manico fantastico, ma trovando il suono stucchevole e noioso. Ma forse sono io che ho gusti strani! Forse non dovrei dirlo, ma mi piace guardare anche l’aspetto estetico: se un ukulele non mi piace a vedersi, difficilmente lo prendo in mano per provare a

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pizzicare le corde. Mi piacciono gli strumenti semplici, con pochi intarsi, senza spalla mancante, senza vernici lucide (i Mahi Mahi, mi piacciono per quello, mi piacevano ancora di più quando non c’era neppure il delfino sulla paletta!). Mi piacciono molto i piroli, rispetto alle meccaniche di precisione, ma su quello ho ceduto, perché son davvero troppo scomodi! Abbiamo assistito, in questi ultimi anni, ad una diffusione crescente dell’ukulele in Italia e nel mondo: secondo te, a che cosa si deve questo boom? Secondo me un po’ si deve alla moda, che ha fatto conoscere l’ukulele agli italiani, ma poi non si può resistere a uno strumento facile da imparare e trasportare e dagli effetti intossicanti (e mi piace vederlo così). Credo che la moda (come tutte le mode, del resto) sia destinata a scemare, ma penso che lo strumento continuerà ad avere appassionati entusiasti, anche se slegati da una cosiddetta “scena ukulelica”. Spero che diventi sempre più uno strumento con una propria dignità, e che si affranchi dal ruolo di strumento “strano” per trovare sue nuove strade, senza perdere però la leggerezza che gli appartiene e che permette a molti di avvicinarlo senza timori e senza sentire il peso di una storia musicale “seria” e alle volte scoraggiante. Che consiglio ti senti di dare a chi vuole incominciare a suonare l’ukulele, o comunque è alle prime armi? Suonare, suonare, suonare, senza paura di sbagliare e senza star troppo là a preoccuparsi di fare le cose in maniera “giusta”. L’importante è divertirsi, sempre (io non farei ancora il musicista di mestiere se non mi divertissi); una volta che ci si diverte e ci si appassiona, si affrontano con leggerezza anche i sacrifici più pesanti. Vuoi chiudere dicendo qualcosa agli appassionati?Voglio augurare a tutti di riuscire sempre a coltivare le proprie passioni e di restare sempre curiosi. www.enricofarnedi.it

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ukulele in italia

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MIO UKULELE

QUELLE CANZONI CHE CANTAVA LA MIA MAMMA Spazio allo Swing italiano con René Rassi e gli Uke Swing Come è nato il vostro progetto UKe Swing? perché avete scelto l’ukulele per riproporre i successi italiani degli anni 30 e 50 che erano in genere arrangiati per orchestra? Quando nell’estate del 2007 mi hanno regalato il mio primo ukulele e ho cominciato a suonarlo mi sono accorto che era perfetto per quelle vecchie canzoni che avevo nel cuore (me le cantava mia mamma) e ho deciso di studiarle più attentamente. Poi la cosa è maturata e nell’estate 2012 ho deciso di formare un duo con il mio amico e collega sassofonista Marco “Pantera” Pietrasanta. L’intento era quello di rimanere una formazione minima in grado di lavorare in musica un po ovunque. Poi abbiamo sentito l’esigenza di diventare un quartetto, un combo. Cioè la formazione minima con cui dare un “suono più da band” alla nostra musica ag-

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giungendo il supporto ritmico di basso e batteria (e qui entrano in gioco Massimo Tarozzi, batterista di talento già attivo in svariati gruppi di respiro nazionale [Blindosbarra, Mr.Puma & i Raptus,..]) e Alberto Parodi, un giovane bassista iscritto al conservatorio. Il motivo del piccolo combo con lo uke è quindi una scelta dettata dalla possibilità reale di suonare in giro il più possibile, cosa ben più difficile con un’orchestra, ma anche dalla voglia di riproporre questa musica in maniera spiritosa, meno paludata possibile…con l’Ukulele questo viene bene. Cosa c’è in questo genere secondo te che lo rende attuale ancora oggi e piace alla gente? Quando suoniamo in giro si divertono grandi e piccini! E’ il ritmo soprattutto, i testi buffi, l’aria di festa che si trasmette. Ed è una festa pulita, pura allegria, come quando suoni l’ukulele, insomma. Che ukulele hai? Come lo amplifichi? Il mio strumento attuale, quello che uso per i concerti, è un MahiMahi 87m Tenor e lo amplifico con un sistema MI-Si Trio che costa più dello uke ma funziona bene! Come avete adattato gli arrangiamenti Swing al vostro organico e in particolare all’ukulele? Il ritmo è fondamentale in queste esecuzioni. Essendo l’ukulele per definizione una “pulce saltellante” si trova naturalmente bene con le ritmiche dello swing. Nel gruppo è l’unico strumento con cui si possono eseguire accordi quindi io mi occupo di questo e del canto; temi assoli e contrappunti li fa Marco Pantera con Sax e flauto; il supporto ritmico è affidato a batteria e basso. In pratica ascoltiamo il brano cerchiamo accordi, linee musicali, obbligati e “riassumiamo” gli strumenti dell’orchestra con i nostri. Ti sei ispirato a qualche ukulelista internazionale? Quali sono i tuoi “maestri” per la tecnica dei pattern swing e in generale per l’ukulele? Per fare qualche nome di ukulelisti internazionali direi: Jake Shimabukuro, James Hill, Bosko & Honey, John King, Gugug, Aldrine Guerrero (ehi l’ho conosciuto e ho suonato insieme a lui una mia canzone!). Tra gli italiani Jontom, Ukelollo e Enrico Farnedi. Nessuno di questi si occupa in particolare di swing, ma ovviamente è tutta gente che, indirettamente, mi ha insegnato qualche trucco e qualche tecnica, in particolare James Hill e Aldrine Guerrero.

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Quali sono i prossimi passi per la vostra band che ha già moltissime serate e molte visualizzazioni su Youtube? Abbiamo appena ristampato il nostro disco “Uke Swing - Italian swing vol.1” e stiamo preparando uno spettacolo dedicato a Natalino Otto. Come Uke Swing siamo attivi in club, festival, matrimoni (siamo iscritti a più portali), feste private, teatro. Cercheremo di fare questo sempre meglio in Italia e di portare la nostra musica anche all’estero. Inoltre da quest’anno siamo attivi (tre su quattro di noi) nella School of Rock a Genova, dove teniamo corsi di chitarra, basso, batteria e, naturalmente, ukulele! Abbiamo anche fondato questa piccola Ukulele Orchestra prossima al debutto! Personalmente poi sto finalizzando un one man show ukulele, dove poter suonare in un po di altre cose che mi piacciono Aloha a tutti da René

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l'intervista INTERVISTA A UKULELE BARTT Descriveresti il tuo background musicale? Certamente! Oltre all’ukulele, suono molti altri strumenti: tutto ciò che ha delle corde. Strumenti latini e portoghesi come il charango e il cavaquinho, strumenti rock quali basso, chitarra e piano e moltissimi altri tra cui bouzouki, banjo e bunch. Mi chiamo Bartt Warburton, ma quando suono l’ukulele tutti mi chiamano “Ukulele Bartt”. Ancora preferisco il mio nome, ma trovo che anche “Ukulele Bartt” abbia lasciato il segno, va benissimo! Qual è il tuo approccio globale alla musica in generale? Nel mio iPod c’è un po’ di tutto: Beatles, Beethoven, Paco de Lucia, Anoushka, Shankar, il canto delle balene, cd di miei amici da altri paesi, Bluegrass, Fado, Yusuf Islam, Zeppelin e un sacco di mie canzoni lasciate a metà. Da quanti anni suoni l’ukulele? Circa 7-8 anni fa presi in mano il mio primo ukulele. Adesso ne ho almeno 50! Continuo a suonare anche gli altri strumenti, ma l’ukulele è il mio preferito: è l’unico che posso suonare a letto! Come hai conosciuto l’ukulele? Chi o cosa ti ha spinto ad iniziare a suonarlo? Quando tirai fuori la mia prima musica per ukulele divenne subito popolare,

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quindi proseguii. La gente ancora oggi vede e sente i miei video, quindi faccio DVD didattici e un sacco di altre cose sempre con l’ukulele. Suono anche gli altri strumenti ma la gente reagisce di più all’ukulele, allora proseguo con quello. Quando hai acquistato il tuo primo ukulele, come hai iniziato a capire come si suona? Dove ti sei orientato per imparare a suonarlo? Internet, libri, dvd… o altro? Quando prendo un nuovo strumento imparo sempre da solo, è la parte che preferisco: trovare accordi e scale. Guardo anche video su YouTube, ma principalmente adoro immaginarmi le cose da solo. Quindi la prima volta che presi l’ukulele mi comportai in questo modo. Già suonavo la chitarra ed è stato semplice trasporre il tutto su ukulele. Gli schemi degli accordi sono simili, così come il concetto di suonarli. Che genere di musica preferisci suonare con l’ukuele? Qual è la tua taglia preferita di ukulele (sopranino, soprano, concert, tenore, baritono, banjolele…)? Suono qualsiasi tipo di ukulele, così come diversi generi di musica. A volte suono un ukulele Flamenco, da me ribattezzato “Flamenculele©.” E’una parola di mia creazione, e ci ho messo i diritti d’autore; spero che un giorno l’altro iTunes la includerà nella lista dei generi! Suono anche molti classici, soprattutto mie canzoni: ho composto due cd, “Climbing the Garden Walls,” and “Under the Big Fat Moon.” Le mie canzoni sono essenzialmente romantiche, con molte armonie vocali. Ho anche prodotto un DVD didattico, “Ukulele Bartt’s Ultimate Ukulele”, che sarà presto seguito anche da un libro. Potete trovare tutto ciò nel mio sito web bartt.net. Tu che hai sicuramente provato diversi modelli di ukulele, potresti descrivermi la differenza secondo te? Ho un mare di ukulele, ognuno ha una sua propria peculiarità. I miei tenore Candelas personalizzati sono perfetti per lo stile chiassoso e veloce del Flamenculele©, i miei Kamaka soprano vanno benissimo per lo strumming in stile hawaiiano. Ho anche un Mele in koa a 6 corde e un banjolele nuovo Eddy Finn che adoro. Potete trovare ukulele in ogni stanza della mia casa, dovunque io mi sieda c’è un ukulele a portata di mano. Ne ho 5 ammassati vicino al letto, perché mi piace suonare tutte le sere prima di andare a dormire. A volte ci inciampo!

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Quale taglia di ukulele consigli a chi deve iniziare? La taglia che dovresti prendere è quella che senti tua quando provi un ukulele. Per i bambini di solito raccomando un soprano, per i chitarristi che vogliono prendere un ukulele consiglio un tenore perché è la grandezza che più si avvicina e assomiglia alla chitarra. Dipende anche dal tipo di musica che si vuole suonare… Iniziate con quelli poco costosi, provate grandezze diverse e scoprite quella che più vi si confà. Ho scritto un articolo su come comprare un ukulele, è sul mio sito web! Oltre alla taglia dell’ukulele, quale marca raccomanderesti a chi è alle prime armi e quale a coloro che vogliono uno strumento valido per suonare seriamente, facendo serate dal vivo? Wow! Ci sono moltissime grandi marche, non potrei sceglierne una sola! Molti negozi di strumenti tengono poche marche, quindi non puoi trovare un grande assortimento… Preferisco andare su YouTube e guardare video a tema, anche io ne faccio di questi tipi: su “Whole Lotta Ukes” comparo diverse marche e grandezze. Ken Middleton fa delle belle recensioni, soprattutto sugli Ohana; ogni marchio ha delle demo online. Se vuoi un ukulele di livello internazionale, vai da Tomas Delgado a Los Angeles e porta 5000$ con te. Se vuoi qualcosa che si aggiri sui 200-500$ la scelta è vasta, sotto i 100$ puoi trovare solo modelli scolastici. Ci sono anche ukulele poco comuni come i Mid-East Baroque style a circa $250, a me piace l’Eleuke tenore con corpo in mogano all solid per scatenarmi: volendo si può collegarlo alle cuffie, consentendoti di suonare senza che nessuno ti senta; è l’ideale per l’aereo o quando tuo marito/ moglie sono stanchi di sentirti provare! Se stai comprando un ukulele ad un bambino, prendi qualcosa di economico che possa strimpellare. Si trovano ukulele a 40$ ottimi per questo scopo, sebbene un artista da palcoscenico probabilmente non li userebbe. Quali sono i parametri (tipo di legno, corde, tastiera, ponte, ecc…) che l’ukulele deve avere per essere considerato buono? A quali caratteristiche guardi tu maggiormente? Per prima cosa controllate le meccaniche! Se scordano lo strumento, evitate quell’ukulele! Se l’ukulele non è accordato, non avrete voglia di suonarlo; potrebbe però anche essere dovuto alle corde nuove: ci vogliono un paio di settimane prima che si assestino. Preferisco meccaniche ad ingranaggio piuttosto che a frizione, queste ultime sono più soggette a perdere l’accordatura. L’intonazione è importante: suonate le note all’inizio del manico e controllate se sono accordate con quelle sui primi tre tasti. I buoni strumenti mantengono l’accordatura per tutto il manico, quelli più sca-

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denti la perdono andando verso le note più alte. Il legno pieno è preferibile al laminato, nuts/ponti in ebano o osso sono preferibili a quelli in plastica, ma è una questione di gusti personali. Il legno di koa è molto popolare, tuttavia posseggo ukulele di ogni essenza legnosa. Accertato che un ukulele mantenga l’accordatura potete prendere quello che preferite, è una questione di gusti. Tra gli ukulele che preferisco ci sono quelli da 5000 e quelli da 79$, mi piacciono entrambi e suono tutto quello che si trova in questa fascia di prezzo. Se ti piace un ukulele economico compralo; provatene tanti, poi scegliete quello che vi piace di più. Abbiamo assistito, in questi ultimi anni, ad una diffusione crescente dell’ukulele in Italia e nel mondo: secondo te, a che cosa si deve questo boom? Ne sono molto lieto! Spero di poter suonare per altri concerti in Europa, mi piace insegnare ai workshop nei festival quindi sono sempre pronto a venire in Italia o da qualunque altra parte. Vivo a Los Angeles ma mi piace viaggiare! Non so perché l’ukulele sia così popolare… forse perché è molto divertente! Che consiglio ti senti di dare a chi vuole incominciare a suonare l’ukulele, o comunque è alle prime armi? Ovviamente il mio primo consiglio è di prendervi i miei DVD didattici, “Ukulele Bartt’s Ultimate Ukulele”. Poi suonate il più che potete e ritrovatevi in qualche gruppo. Guardate YouTube e rubate le idee! Comprate un ukulele in più e mettetelo in macchina, un altro mettetelo anche in cucina. E compratene uno anche per i vostri cani e gatti! Siamo arrivati alla fine dell’intervista, ti ringrazio per la pazienza, la gentilezza e la disponibilità. Vuoi chiudere dicendo qualcosa agli appassionati che leggeranno questa intervista? Ringrazio tutti quelli che ascoltano i miei CD e DVD oppure vengono agli spettacoli e ai workshop. Ho preparato per voi una hit-parade di canzoni che potete scaricare gratis su barrt.net, si chiama “Bartt’s Charts”. Non vedo l’ora di poter tornare presto in Italia! Voglio migliorare il mio italiano per poter scrivere alcune canzoni in questa lingua nel mio prossimo CD. Attualmente il mio italiano è pessimo, contate che dipendo da Google Translator accidenti! Quand’è il prossimo festival di ukulele in Italia?

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la recensione Recensione cd Vecchi Amici Miei “Vecchi amici miei” dei Progetto Quote Latte è un tributo a Georges Brassens, dieci cover del cantautore francese tradotte in italiano. Per me è un cd veramente bello, mi mette di buon umore ascoltarlo. Per questo penso che la cosa migliore per descrivere questo cd è riportare quel che ha detto colui che ha tradotto i testi, Salvo Lo Galbo, e che si può leggere anche sul sito del mercatino dell’ukulele: “Scoprire Brassens è scoprire non solo un grande, il più grande - credo - chansonnier di tutti i tempi, ma è anche e soprattutto scoprire la canzone. Ovvero, come la forma canzone, non abbia veramente nulla da invidiare ad altre ben più riverite forme d’espressione artistica!” “Non si è più gli stessi, dopo che si ascolta Brassens. Tutto ti sorride, tutto è leggibile in termini di rovescio della medaglia, tutto splende di luce nuova, dalla formica, al topo, al sesso, al vino, al trash, ai cretini, al tradimento, alla morte. E ti aiuta a venir fuori dalla rigidezza e dai sensi di colpa infondati che la cultura borghese, quella religiosa, per secoli, ormai, ci hanno inculcato forse irreparabilmente. E’ come rinascere. Potrei anche tentare, ma spiegare come questo mutamento avvenga, credo che sia capzioso se non addirittura retorico, ed è quanto di più possa allontanarsi dalla vera esperienza brassensiana che, per quanto mi riguarda, ho ormai fatto assurgere a rango di sindrome. Mi limito quindi a cercare di trasmettervi la curiosità per ciò che Brassens per me è stato e continua, di giorno in giorno, ad essere. Nonostante siano intercorsi quattro anni già dalla “prima volta”. “Come un’illuminazione, un viaggio dantesco... Dante: o lo leggi ...o niente! Nessuno può insegnare niente a un altro.” Questa è la cosa più importante che Brassens mi ha insegnato.”

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dell'ukulele

Strumming o picking? In questo articolo voglio parlare dei due modi principali per suonare l’ukulele: lo strumming è il movimento verticale alle corde che si fa con la mano destra quando si suona una canzone, può variare da pezzo a pezzo e non deve essere solo giù e su, ma può essere misto. Il linguaggio internazionale per definire questi movimenti è l’inglese

down = giù up = su Lo strumming si usa quando si suonano accordi, cioè quando una canzone è accompagnata e non suonata nota per nota. Il fingerpicking invece è la tecnica che pizzica le corde nota per nota. In un pezzo in fingerpicking può essere sicuramente inserito qualche accordo che viene suonato con un solo movimento e la maggior parte delle volte è un down, ma deve essere un’eccezione e non la regola perchè altrimenti non sarebbe più un pezzo da suonare in fingerpicking. Ovviamente possono anche essere utilizzati entrambi i metodi, l’esempio più chiaro è quando si suona un pezzo per accordi ma all’interno c’è un riff: una frase principale, il tema della canzone che si può ripete frequentemente all’interno del brano e che viene utilizzato come accompagnamento e suonato nota per nota. In conclusione possiamo dire che il fingerpicking e lo strumming sono due modi diversi per suonare l’ukulele, a seconda se si vuole fare un accompagnamento (strumming) o un assolo (fingerpicking), ma in molti pezzi posso sicuramente convivere. Molte tabs hanno sia la melodia nota per nota che gli accordi, questo permette di poter suonare in duetto (un ukulele fa fingerpicking e uno strumming). Il risultato di solito è veramente molto piacevole all’ascolto.

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Accordi maggiori e minori

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Una volta imparati i primi accordi, le nostre dita vanno in automatico alla ricerca delle posizioni corrette e ci sentiamo sicuri. Possiamo leggere i chord diagram e addirittura utilizzare le annotazioni per chitarra o pianoforte direttamente, se abbiamo buona memoria. A questo punto dobbiamo fare un passo avanti! Partendo dalla posizione delle note sulla tastiera possiamo capire la combinazione che si crea in un accordo sulla tastiera dell’ukulele. Le quattro corde sono come quattro tastiere di pianoforte parallele , anche se non è visibile la differenza fra tasti bianchi e tasti neri e inoltre partono tutte da punti diversi della scala (in base all’accordatura : negli standard Sol/do/mi/la naturalmente). Le nostre dita producono su ognuna di queste corde una nota, anche quando la corda è vuota. Cominciamo con gli accordi maggiori. (figura 1)Nella pagina successiva trovate uno schema degli accordi maggiori (senza considerare b o #) raffrontati con quelli sulla tastiera del pianoforte per farvi capire che le note presenti sono uguali in tutti gli strumenti, quello che cambia è la posizione in cui riesco a combinarle. Cosa cambia negli accordi minori rispetto a quelli maggiori? Per convenzione possiamo sintetizzare l’intervallo fra le note dell’accordo maggiore con la formula 1-3-5 all’interno della scala: ad esempio do-mi-sol è il tipico intervallo di un accordo maggiore. Fra le note che compongono la triade minore abbiamo invece un intervallo di 1-3b-5 quindi la nota intermedia dell’accordo si sposta di mezzo tono sotto. Per capire meglio dobbiamo pensare come un pianista, prima di mettere le mani sulla tastiera dell’ukulele, cioè immaginare le note come una sequenza lineare di toni e semitoni uno di seguito all’altro. (figura 2) Sulla tastiera del pianoforte partendo dalla nota che da il nome all’accordo (es Do) contiamo 4 semitoni e finiamo sul Mi, poi contiamo 3 semitoni e finiamo sul Sol. Questo è l’accordo Maggiore. Sulla tastiera del pianoforte partendo dalla nota che da il nome all’accordo (es Do) contiamo 3 semitoni e finiamo sul MIb/Re#, poi contiamo 4 semitoni e finiamo sul Sol. Questo è l’accordo Minore. Questo meccanismo difficilmente è trasportabile sulla tastiera dell’ukulele però aiuta a capire meglio lo spostamento dello shape, dalla forma dell’accordo rispetto a quello maggiore.

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(figura 1)

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(figura 2)

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SONGWRITING CON UKULELE

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KUL E L IOU E

MIO UKULELE

Piccolo vademecum per non aver paura della propria creatività Scrivere una canzone significa mettere insieme parole e musica ma non solo, anche superare i propri limiti, non giudicarsi e gettare fuori da se i propri sentimenti, sottoporre le proprie idee a revisioni, adattarle alla forma musicale che si vuole dare, mettersi alla prova con strumenti e incisioni anche artigianali. Riascoltarsi, osservarsi, allontanarsi e ricominciare. Insomma un vero e proprio laboratorio creativo a tutto tondo. Siete pronti per questo? Siete pronti a seguire Maru Barucco passo passo e imparare ad esprimervi cantando le vostre canzoni? Tanti di noi ne hanno una già pronta nel cassetto e non hanno il coraggio di tirarla fuori. Lo faremo insieme grazie all’ukulele, alla sua semplicità, alla sua capacità di mettere al centro voce e melodia. Cominciamo con semplici esercizi per liberare la creatività e poi sarà proprio Maru Barucco, che di canzoni ne ha composte tante a darci qualche dritta su come costruire la struttura delle canzone (strofa ritornello, annotazioni musicali, step by step).

Liberare la creatività: Riscaldamento

MUSICA Prendete canzoni che conoscete già, testi che avete sotto mano e avete suonato con

il vostro ukulele: decostruitele, cambiate prima il ritmo, poi il genere poi gli accordi, riscrivetela insomma, divertitevi. Non abbiate timore e giocate anche con i vostri mostri sacri, con gli autori che amate di più. E’ così che si cresce.

PAROLE Giocate con le parole: scrivere testi per canzoni è difficile ma molti sono portati per

questa forma di poesia. Non bloccatevi di fronte alle parole, lasciatele fluire più che potete, scrivete qualche paginetta ogni giorno, senza giudicare il contenuto, gli errori ortografici, la mancanza di rime, le parole devono fluire. Il processo creativo è un flusso, se creo qualcosa ogni giorno accendo una fiamma, che finirà per alimentarsi e

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crescere. Non posso pretendere da me stesso che ogni volta che scrivo nasca un capolavoro, devo concedermi di essere nel processo, di dedicarvi tempo ed essere sereno quando mi impegno in questo bellissimo percorso di scoperta. e adesso siete pronti la parola a

Maru Barucco

IL PRIMO ACCORDO È molto difficile scrivere una canzone se prima di ogni cosa non si ha una base musi-

cale. Basta un’idea del ritmo e semplicemente un accordo. La prima analisi che si dovrebbe fare è quella introspettiva: che tipo di canzone volete scrivere? È una canzone triste? Sono allegro stamattina? Voglio dedicare una canzone a qualcuno? Subito dopo quest’analisi, scegliete il vostro primo accordo. Non fatevi influenzare dagli accordi maggiori o minori. Non è sempre vero che gli accordi minori evocano atmosfere tristi e quelli maggiori felici. Andate oltre gli schemi. Potete essere arrabbiati e scrivere un testo come Kiss With a Fist dei Florence and the Machine, LA Maggiore. E potete essere felicissimi e cominciare a comporre una base musicale in FA # minore. So che è più forte di noi, ma non è necessario utilizzare tutta la scala cromatica e tutti gli accordi che conosciamo. Ricordiamoci sempre che lo strumento che abbiamo tra le mani è un ukulele e sull’ukulele sono le canzoni semplici a dare il meglio, soprattutto se si vuole dare spazio e valore al testo. Cercate di bilanciare il testo e i suoi contenuti con la quantità di accordi. Come quando si mette lo zucchero nel caffè: voglio il caffè con lo zucchero o lo zucchero con il caffè? E se il caffè lo volete amaro, buon per voi, un bel pezzo arpeggiato senza testo, ma solo con un bel titolo. Avete trovato un accordo che vi piace e non avete la più pallida idea di come si chiami? Benissimo. Inventate, sperimentate, stupite. Dedicate un momento all’accordo che non vi convince e saltellateci sopra fino a trovare l’armonia perfetta. E non dimenticate le settime, le note sexy della scala.

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Songwriting con ukulele

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MIO UKULELE

RIFF Facciamo finta di avere quattro accordi e ripetiamo più volte questo giro.

E’ la nostra strofa, l’abbiamo finalmente trovata. Registratela sul vostro smartphone così, nuda e cruda. Quando riascolterete la registrazione, improvvisate qualcosa sopra. Potete usare la voce, l’ukulele stesso, un kazoo o i vasetti della salsa. Quando il risultato vi piacerà, avrete il vostro riff. Il riff distingue una canzone da un’altra, la rende orecchiabile e pronta per essere riconosciuta. Altro elemento di distinzione, il ritornello. Non è necessario che sia diverso dalla strofa e non è necessario nemmeno che ci sia. Ma se lo desiderate, cambiate il primo accordo maggiore della strofa con un accordo minore o viceversa: un ritornello non è altro che questo. E adesso che avete la vostra base musicale, uscite a fare una lunga passeggiata con gli auricolari nelle orecchie o ficcatevi sotto la doccia: avete bisogno di idee.

PAROLE Non ci dormirete la notte.

Quando ci si trova davanti ad una pagina bianca si ha sempre il blocco dello scrittore. Adesso che siamo vincolati dalla base musicale, tutto deve essere orecchiabile e preciso. Cerchiamo di chiarire l’argomento di cui vogliamo parlare. Se proprio non ci viene, una buona soluzione per rompere il ghiaccio è quella di scegliere un titolo. Sì, prima di scrivere qualsiasi altra cosa cerchiamo di capire qual’è la prima impressione che vogliamo dare a chi sceglie di ascoltare il nostro pezzo. Cosa penserà l’ascoltatore se metto questo titolo? Sarà curioso? Il titolo è un vestito e ciò che vogliamo fare con un testo è metterci a nudo. Cominciamo allora dall’apparenza, dalla copertina e dall’immagine che vogliamo dare di questa storia.

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RITORNELLO Non dovete scrivere in maniera ordinata e precisa: dovete solo ripercorrere quel

brainstorming nato sotto la doccia o durante una passeggiata. Avete trovato una bellissima frase che descrive tutto ciò di cui volete parlare? Non sprecatela per la prima strofa, mettetela nel ritornello! Le parole che vengono inserite nel ritornello (che solitamente è la riproposizione di un’idea, per questo viene ripetuta 2 o addirittura 3 volte) sono ciò che della canzone deve restare impresso. Non preoccupatevi di essere ripetitivi: state mandando un messaggio che deve essere ascoltato e chi è disposto ad ascoltare ricorderà. E se non vogliamo che qualcuno ascolti se non noi stessi? Scrivere è comunque il modo migliore per guardarsi dentro, una grossa valvola di sfogo. Qualcosa che non abbiamo mai avuto il coraggio di dire può diventare un ottimo argomento per la nostra canzone. A che serve? Come si dice, ce la cantiamo e ce la suoniamo. E va bene così. Quando la vostra canzone sarà pronta, registratela di nuovo. Registrate ogni passaggio per non dimenticarlo, per poterlo modificare e per poterlo postare sui social network e condividerlo con i vostri amici. Cantatela a squarciagola, non preoccupandovi mai di stonare o di andare fuori dalla battuta musicale. Ogni voce è particolare e, a modo suo, perfetta. E poi ricordate che non siete voi a dovervi giudicare.

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Il prontuario di mioukulele.com ha una particolarità, è circolare. Ritagliate i due cerchi e su quello davanti togliete le finestrelle tratteggiate in modo da lasciare lo spazio per ruotarlo e la finestra in cui appaiono i diarammi con gli accordi. Sovrapponendo i due cerchi ritagliati e inserendo un chiodino (quelli che si aprono per rilegatura) avrete due cerchi che ruotano uno nell’altro, in corrispondenza dell’accordo

i od

d or

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accordi maggiori, minori, settima e minore settima nei primi 4 tasti M

MIO

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MAGG

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7

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MIN7


che apparirà nella lunetta sul bordo vedrete apparire nella finestra quadrata sul lato destro gli accordi: maggiore, minore, settima e minore settima in fila. Questo formato può essere utile per evitare di avere fogli ingombranti da portare con se oppure per passare velocemente da un accordo all’altro con un gesto. Attenzione: l’accordo sopra non corrisponde a quello incolonnato sotto! Corrisponde solo se si utilizza l’apposita copertina!

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La pulce ukulele in italia piccolo notiziario sul mondo dell'ukulele visto con gli occhi di due appassionate blogger

Se vuoi collaborare con noi, chiederci approfondimenti o semplicemente saperne di pi첫 scrivici a lapulce.ukuleleinitalia@gmail.com

numero 4 - giugno 2015


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