Motivi Raffaele Castagna “La cultura ha bisogno di persone che te la facciano amare”. Espressione letta non so dove e qui proposta per interrogarci perché nell’isola d’Ischia il “progetto cultura” non ha attirato e non attira attenzioni e consensi, sensibilità e partecipazione, interventi operativi per qualificare e valorizzazione un settore che rappresenta peraltro un grande attrattore per il turismo. Non mancano invero i beni culturali (archeologici, storici, strutturali, artistici, paesaggistici) su cui e intorno ai quali bisognerebbe lavorare e impegnarsi con continuità e costanza, anche perché questo significa dare il giusto riconoscimento a coloro che hanno dedicato la loro vita a costruire quei beni: personaggi che passano subito nel ricordo sbiadito dei tempi e quindi nell’oblio totale, e non soltanto delle generazioni passate. Si trascurano e si lasciano nell’incuria strutture che lo stesso potere politico ha voluto assegnare al patrimonio della collettività con notevoli impegni di spesa pubblica; ma nel prosieguo degli anni questi beni sono stati considerati un peso insopportabile per le nuove espressioni amministrative e quindi destinate ad essere coperte dal velo dell’indifferenza e della noncuranza, sperando che presto non se ne parli più. O, tutt’al più, di questo ci si ricorda in talune occasioni per esaltarsi in qualcosa che, si sa, non passerà mai alla fase di realizzazione. E ne vediamo i risultati sempre palesi nella realtà dell’isola, che è una realtà considerata passeggera, del momento, dell’oggi. Così fare cultura significa dare vita ad una bella manifestazione e nulla più nelle intenzioni di chi orga-
nizza e sviluppa l’evento; il secondario diventa principale e basta, del “doman non c’è certezza” e nessuno vuol lavorare per qualificare ciò che resta, a vantaggio del proprio (e non solo) paese. Se percorriamo i tempi passati, ci accorgiamo di quante cose: eventi, realizzazioni... si è sentito parlare, si è scritto, si è detto: la maggior parte sono venute meno e dimenticate. Ci si chiede: erano unicamente parole, espressioni del momento, oppure effettivamente sono mancati i presupposti per la loro realizzazione? Intanto nei momenti di proclamazione, il tutto fa effetto, propende a ottenere quello che si vuole e si cerca. E il futuro non spaventa chi facilmente ha promesso e facilmente dimentica. L’isola d’Ischia possiede un patrimonio notevole, possibilità enormi per dare concretezza ad un turismo diverso, un turismo culturale, perseguito spesso solo a parole, ma che non si sa (o non si vuole) valorizzare: basterebbe dare senso ai Musei cui essa ha dato vita, alle strutture che si è create, ai temi e alle scoperte che i suoi personaggi hanno proposto. L’isola d’Ischia ha bisogno di cultura! Ischia nel suo complesso “deve” avvertire il bisogno urgente di cultura e ne ha quanto necessita. Soprattutto c’è bisogno di persone che sappiano (e vogliano) farla amare! *** Parole, parole, solo parole Sabato 27 maggio 2000 fu inaugurato a Lacco Ameno, a Villa Arbusto, il Museo Angelo Rizzoli. Nell’occasione il Corriere del Mezzogiorno pubblicò uno
speciale, per ricordare colui che fu considerato il fondatore del turismo moderno sull’isola d’Ischia. A pagina 2, nella presentazione generale dell’evento si legge: “Insieme al Museo Rizzoli sarà inaugurato il Centro Internazionale di Villa Arbusto per la promozione del turismo e della cultura, una struttura articolata per organizzare eventi per rilanciare il ruolo e l’immagine dell’isola d’Ischia, ma anche per portare avanti progetti ai massimi livelli per la divulgazione del sapere, la ricerca, il confronto fra popoli. All’interno di Villa Arbusto sarà creato, proprio in quest’ottica, un centro per la diffusione della cultura europea e di documentazione sulle realtà dell’Unione Europea, con il riconoscimento della Presidenza della Commissione”. E il sindaco di Lacco Ameno, Domenico De Siano, in un suo articolo (“Il Museo Angelo Rizzoli, un ponte tra Ischia e l’Europa”) nello stesso speciale precisava tale intento: “… Con la nascita di un Museo dedicato a Rizzoli e di un centro per la diffusione della cultura europea si completa un ponte straordinario e suggestivo lungo 2800 anni di storia ed inizia un percorso nuovo e fecondo che apre a Lacco Ameno e sull’isola d’Ischia una finestra sul mondo”. L’idea del Centro apparve così lodevole che il Direttore della Commissione europea, Alfonso Mattera, ne parlava con entusiasmo in un articolo sullo stesso speciale dal titolo: «La nuova "cultura comune" parte da Lacco Ameno»: “L’iniziativa del Comune di Lacco Ameno di aprire un Centro di diffusione della cultura europea va lodata, incoLa Rassegna d’Ischia n. 2/2018
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raggiata e sostenuta. Il Centro si propone anzitutto di offrire agli isolani (senza dimenticare i milioni di turisti che visitano ogni anno l’isola d’Ischia), un’informazione quotidiana, accessibile, completa di quanto avviene nell’Europa comunitaria, dei progetti realizzati, dei lavori in corso, dei programmi lanciati, attingendo direttamente alle fonti comunitarie. Il Centro si propone inoltre di promuovere azioni di informazione e di formazione più mirate e specifiche su tematiche europee di attualità e di particolare interesse per l’Isola e per il Meridione, organizzando seminari, giornate di studio, conferenze, con la partecipazione di personalità delle Istituzioni comunitarie e del mondo politico, accademico ed economico europeo. Il Comune di Lacco Ameno si è fatto promotore di una iniziativa che si colloca nel solco delle grandi tradizioni europee di Napoli e del Meridione. I grandi Meridionalisti, va ricordato, sono stati tutti europeisti convinti ed artefici di iniziative lungimiranti ed efficaci. Il futuro ci dirà se quella promossa dal Comune di Lacco Ameno potrà essere annoverata tra queste. Ma ci sono tutte le premesse perché ciò avvenga”. Premesse che invero non c’erano e non si sono state. Il “futuro” ci ha detto e ci dice che purtroppo si è trattato unicamente di “parole, parole, soltanto parole”, sempre utili quando ce n’è bisogno, come nell’attuale campagna elettorale fatta, forse, solo di parole e vane promesse. *** Presenziando alle celebrazioni per l’inizio dell’Anno europeo del patrimonio culturale, Tibor Navracsics, Commissario per l’I4 La Rassegna d’Ischia n. 2/2018
struzione, la cultura, la gioventù e lo sport ha dichiarato: “Il patrimonio culturale è al centro del modello di vita europeo. Definisce chi siamo e crea un senso di appartenenza. Il patrimonio culturale non è fatto solo di letteratura, arte e oggetti, ma anche dei saperi artigianali tramandatici, delle storie che raccontiamo, del cibo che mangiamo e dei film che vediamo. È necessario preservare il nostro patrimonio culturale e farne tesoro per le generazioni future. Quest’anno di celebrazioni sarà un’eccellente occasione per incoraggiare le persone, in particolare i giovani, a esplorare la ricca diversità culturale europea e a riflettere sul ruolo che il patrimonio culturale riveste nelle nostre vite. Il patrimonio culturale ci consente di comprendere il passato e di costruire il futuro”. Cambiamo la parola “europeo” con quella che si riferisce a ciascuna città, a ciascun paese, a qualsiasi località, piccola o grande, e il patrimonio culturale acquisterà un significato valido per tutti. ** (Dal sito europa.eu/culturalheritage/about_it ) - Anno europeo del patrimonio culturale – Il suo obiettivo è quello di incoraggiare il maggior numero di persone a scoprire e lasciarsi coinvolgere dal patrimonio culturale dell’Europa e rafforzare il senso di appartenenza a un comune spazio europeo. Il motto dell’anno è: “Il nostro patrimonio: dove il passato incontra il futuro”. L’Anno vedrà svolgersi una serie di iniziative e di manifestazioni in tutta Europa per consentire ai cittadini di avvicinarsi e conoscere più a fondo il loro patrimonio culturale. Il patrimonio culturale plasma la nostra identità e la nostra vita quotidiana. Ci
circonda nelle città e nei borghi d’Europa, quando siamo immersi nei paesaggi naturali o ci troviamo nei siti archeologici. Non si tratta soltanto di letteratura, arte e oggetti, ma anche dell’artigianato appreso dai nostri progenitori, delle storie che raccontiamo ai nostri figli, del cibo che gustiamo in compagnia e dei film che guardiamo per riconoscere noi stessi. Perché il patrimonio culturale? Il patrimonio culturale ha un valore universale per ciascuno di noi, per le comunità e le società. È importante conservarlo e trasmetterlo alle generazioni future. Si può pensare al patrimonio come a “un qualcosa del passato” o di statico, ma in realtà si sviluppa attraverso il nostro modo di rapportarci ad esso. Per di più, il nostro patrimonio culturale ha un ruolo importante da svolgere nella costruzione del futuro dell’Europa. Questa è una delle ragioni per cui vogliamo raggiungere i giovani, in particolare durante l’Anno europeo. Il patrimonio culturale si presenta in varie forme: tangibile - ad esempio edifici, monumenti, artefatti, abbigliamento, opere d’arte, libri, macchine, città storiche, siti archeologici intangibile - pratiche, rappresentazioni, espressioni, conoscenze, competenze, e i relativi strumenti, oggetti e spazi culturali, cui le persone attribuiscono valore. Ciò comprende la lingua
e le tradizioni orali, le arti dello spettacolo, le pratiche sociali e l’artigianato tradizionale naturale - paesaggi, flora e fauna digitale - risorse create in forma digitale (ad esempio opere d’arte digitali e animazione) o che sono state digitalizzate in modo da garantirne la conservazione (testi, immagini, video, registrazioni). Prendendoci cura del nostro patrimonio culturale, possiamo scoprire la nostra diversità e avviare un dialogo interculturale su ciò che abbiamo in comune. Quale modo migliore per arricchire le nostre vite se non interagendo con qualcosa di così fondamentale per la nostra identità? Il patrimonio culturale non dovrebbe essere lasciato al declino, al deterioramento e alla distruzione. Per questo motivo, nel 2018, cercheremo i modi per celebrarlo e conservarlo. Cosa accade nel 2018? L’Anno europeo appartiene a tutti, affinché ognuno possa sperimentare, apprezzare e godere del patrimonio culturale. Tutti sono invitati a partecipare alle migliaia di attività che si svolgeranno in tutta Europa per far sentire le persone più strettamente coinvolte con il patrimonio culturale. Ogni Stato membro ha nominato un coordinatore nazionale per attuare l’Anno e coordinare gli eventi e i progetti a livello locale, regionale e nazionale, del settore culturale, come pure le organizzazioni della società civile sono strettamente coinvolti nelle attività dell’Anno europeo. A livello europeo, tutte le istituzioni dell’Unione europea sono impegnati a rendere l’Anno un successo. La Commissione europea, il Parlamento europeo e
il Consiglio dell’Unione europea, oltre al Comitato europeo delle regioni e al Comitato economico e sociale europeo organizzeranno eventi per celebrare l’Anno e inaugurare attività incentrate sul patrimonio culturale. Inoltre, l’UE finanzierà progetti a sostegno del patrimonio culturale. Un apposito invito a presentare progetti di cooperazione relativi all’Anno è stato pubblicato nell’ambito del programma “Europa creativa”. Numerose altre opportunità saranno disponibili nel quadro dei programmi dell’UE Erasmus+, Europa per i cittadini, Orizzonte 2020 e altri ancora. Per far sì che i nostri sforzi lascino un’impronta oltre il 2018, la Commissione, in collaborazione con il Consiglio d’Europa, l’UNESCO e gli altri partner, gestirà dieci progetti a lungo termine. Questi comprenderanno le attività con le scuole, la ricerca su soluzioni innovative per riutilizzare gli edifici appartenenti al patrimonio culturale o per contrastare il traffico illecito di beni culturali. L’obiettivo è stimolare un cambiamento reale nel nostro modo di fruire, tutelare e promuovere il patrimonio culturale, facendo sì che l’Anno europeo crei benefici per i cittadini a lungo termine. *** Ci avvicinamo alla stagione primaverile-estiva e si comincia a parlare di turismo in un'isola che fu sconvolta lo scorso anno dal sisma del 21 agosto, che provocò al settore gravi danni, non solo materiali, ma anche all'immagine. Case non più agibili, alberghi chiusi, villeggianti e turisti in precipitosa fuga verso le loro città, lavoratori licenziati, imprenditori che dovettero chiudere le loro attività... Con quale spirito l'isola d'Ischia si accinge-
rà a riprendere la normale vita turistica? Ci sarà e si darà lavoro a tutti? I responsabili del turismo se lo chiedono e lo chiedono alle autorità amministrative. Ci si interroga su che cosa si può e si deve fare perché l'attività turistica riprenda vita per il bene di tutti. Si prospettano soluzioni, ci si rimprovera su ciò che non si è fatto e si poteva fare. Si parla, in convegni e incontri gestiti qua e là (partecipazione alle solite adunanze turistiche, nazionali ed internazionali), di adeguata pubblicità per quanto l'isola offre e può offrire ancora nella sua realtà quotidiana e nelle sue strutture. Ci sono a volte posizioni che mettono in risalto più ciò che non si è fatto rispetto a quanto si dovrebbe fare; ci si stupisce sulla circostanza che poco o nulla ci si sofferma sulla necessità di dover offrire soprattutto un paese, un'isola che funzioni perfettamente nei suoi servizi (trasporti, pubblici e privati, traffico, facilità di spostamenti sul territorio...): un'isola che, invece di insistere sulle limitazioni da imporre al traffico veicolare, crei le condizioni necessarie perché l'uso della propria macchina risulti più fastidioso del ricorso all'uso dei mezzi pubblici. Fin quando non si provvederà a convincere con servizi efficienti che è sempre preferibile il pubblico rispetto al privato, il traffco sarà un handicap difficilmente superabile; il che provoca l'altro aspetto negativo delle multe e della ricerca continua di occasioni per penalizzare i proprietari di vetture. Bisogna inoltre far funzionare, piuttosto che chiuderle, le strutture che fanno e offrono cultura (Colombaia, Scavi e Museo di S. Restituta, Punta Chiarito....).
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I Beni culturali non dovrebbero essere lasciati al declino, al deterioramento, all'oblio quale premessa di distruzione, anche nel (e per il) nome di coloro che li hanno creati e di una terra dal passato glorioso Un patrimonio archeologico, storico, ambientale, museale da salvare, qualificare e valorizzare Museo Archeologico di Pithecusae Scavi e Museo di S. Restituta La Colombaia La zona archeologica di Punta Chiarito Torri e Torrione Pio Monte della Misericordia Zone archeologiche di Lacco Ameno La Torre di Guevara o di Michelangelo Quartiere metallurgico di Mezzavia .............................................. 14 La Rassegna d’Ischia n. 2/2018