Un'identità per l'isola d'Ischia! Quale? Ischia turistica! Era bella l’isola! E, forse, lo è ancora come sembrano registrare di tanto in tanto le testimonianze del web! Ma, a dire il vero, la bellezza è pur sempre un concetto di valutazione soggettivo, personale e, certe volte, temporaneo, legato a proprie esperienze di vita vissuta, dovuto per lo più a qualità originarie e primarie. Come sognava Lamartine, “L’alito dei primi fiori d’arancio che si è aspirato sbarcando su un’isola sconosciuta lascia per lungo tempo il suo profumo di ricordo”. A creare questo incanto, soprattutto di paesaggio, l’uomo molte volte non ha contribuito, se non marginalmente; se mai è intervenuto per modificarlo in peggio e in caratterizzazione negativa. Sicché oggi verrebbero quasi ad essere vanificate quelle parole che il re Ludwig I di Baviera fece aggiungere all’affresco di Rottmann sulle arcate del giardino di corte a Monaco: Corri a Ischia Lontano dal frastuono della vita, Là troverai quella pace Che da tempo ti è sfuggita via1.
“Che cosa contribuisca a creare questo fascino – si chiede l’autore Paolo Buchner – è una sensazione che sfugge ad un’analisi superficiale, ma d’altro canto ci sono (oggi diremmo: c’erano!) una natura australe, spiagge incantevoli, angoli pittoreschi e la possibilità di condurre una vita scevra dal ritmo frenetico della grande città”. Pace esterna e pace interna: la seconda agevolata e provocata dalla prima, ma, venuta meno l’una, diventa impossibile 1 Cfr. Paolo Buchner, Gast auf Ischia (1968), nella moderna traduzione italiana di Nicola Luongo (Ospite a Ischia), pubblicata nel novembre 2002 dall'Editrice Imagaenaria d'Ischia.
trovare anche l’altra. Ormai ogni paese è città e le località turistiche presentano generalmente quasi tutti i mali dei grossi centri urbani. Traffico, mancanza di adeguati servizi, difficoltà di movimento, irrequietezza di vita, mare non sempre limpido e pulito… Tutto diventa complicato e problematico nell’uso di attrezzature e servizi essenziali e comuni: acqua, balneazione, spiagge… E poi che dire della impossibilità di godere attimi di tranquillità e di silenzio, diurni e notturni? La speranza è che non ci si fidi ancora una volta sul fatto che l’isola sia bella, che attiri e richiami sempre turisti e villeggianti, contando sulle belle parole che tanti si sentono legittimati a pronunciare e a esprimere su Ischia, assicurando dirigenti, amministratori, responsabili che tutto va bene e che non c’è bisogno di nulla: ma perché, pensano costoro, c’è gente che si lamenta e che accusa la classe politica di assenteismo e di noncuranza circa i vari problemi che vengono prospettati, come è avvenuto in passato, in cui non si è riuscito a dotare l’isola di adeguati impianti di depurazione, parcheggi, smaltimento rifiuti, specialmente per salvaguardare il mare?. L’isola d’Ischia è cambiata, in pochi lascia ormai rimpianti e nostalgie nel lasciarla, pochi hanno fede di non dimenticarla, di averla sempre presente nei loro cuori per qualcosa che hanno ricevuto dalla sua terra e che vi vedono di caratteristico, di peculiare, di proprio e che non esiste altrove. Da un certo aspetto il cammino dell’isola d’Ischia è stato significativo e degno di nota. Da isola prevalentemente contadina e peschereccia, con qualche risorsa artigianale, e quindi, si può dire,
polivalente sul piano delle risorse economiche (tutti aspetti, peraltro, quasi in via di progressiva modifica e abbandono), si è immedesimata in una situazione per lo più monovalente legata al turismo... Una nuova realtà che, d’altra parte, ha fatto anche piacere e ha offerto generali soddisfazioni, dando ai paesi isolani una prospettiva di benessere e di progresso, cui sono mancati però una politica guida ed uno sviluppo intelligente. Dalla venuta di Angelo Rizzoli a Lacco Ameno, autore delle prime iniziative del settore, c'è stata una escalation generale e costante, in cui ciascuno ha fatto quello che ha voluto, con una classe dirigente che ha molto assecondato più che controllato e diretto. In fondo eravamo nel dopoguerra e appariva poco accettabile fermare coloro che tentavano di migliorare le condizioni di vita, anche e soprattutto nella esigenza di una abitazione decente e confortevole per sé e per i figli, pensando che all’epoca erano ancora in piedi qua e là alcuni rioni baraccali, retaggio dei due terremoti del 1881 e 1883; nel 1945 l’isola fu anche terra di confino. E quindi lo sviluppo, che prepotente si afferma con il boom economico generale e con il gran concorso dello sfruttamento edilizio, senza alcun rispetto per l'ambiente, è stato anche passaggio alla costruzione di pensioni e alberghi di tutte le categorie; è parso normale ad un certo momento che tutti, trasformando o abbandonando terre e vigneti, dovessero diventare albergatori, mai soddisfatti degli introiti economici; ogni angolo doveva dar posto a nuove camere, per tener dietro alle richieste che aumentavano, a mano a mano che all’epoca l’idea turistica, il bisogno di muoversi e di uscire dai propri ambiti toccava tutti i ceti sociali. La Rassegna d’Ischia n. 5/2016
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