Il racconto
Un parcheggio contestato L’ automobile è diventata da anni diffusissima; più o meno dagli anni 1970 anche a Ischia è in uso in ogni famiglia, anzi in molte, specialmente in quelle numerose, più di un’auto e spesso bisogna aggiungere qualche vespa o motorino. Il che ha apportato certamente vantaggi, garantendo alle persone una spedita e comoda mobilità. Ma per il numero eccessivo, soprattutto nei piccoli paesi, le auto occupano lo spazio libero, rendendo problematica la circolazione anche pedonale. Sono diventate perciò un motivo di forte contenzioso sulle strade, nei condomini, e non solo. Spesso le liti sfociano addirittura in violenza e non è esagerato dire che in molti casi c’è scappato anche il morto. I rapporti tra vicini, che per generazioni sono stati idilliaci, si sono alterati per il posto-macchina fino ad una accesa inimicizia ed addirittura odio. In ogni caso non si capisce per qual motivo molte persone pretendono di parcheggiare davanti alla proprietà altrui piuttosto che alla propria. Bene, succede a volte anche questo. In una strada, o piuttosto in un vicolo, con circolazione a senso unico perché consente appena il passaggio di un'auto e di non grossa cilindrata, un tratto di pochi metri si allarga di tanto da contenere il parcheggio di due macchine strettamente accostate al muro, con l’accortezza di ritirare gli specchietti da ambo i lati. In verità l’antico muro che delimitava in quel tratto la proprietà dalla strada fu sostituito da un cancello largo diversi metri per consentire l’ingresso di un furgone che riforniva un’attività commerciale nelle vicinanze che oggi non c’è più. Oggi i due posti da tempo vengono occupati con una certa prepotenza da un “signore”, che ha la casa sull’altro lato della strada, di fronte al cancello, giustificando il suo comportamento, tra l’ altro, con l’affermazione che un tempo c’era un muro e non un cancello così lungo. Il proprietario del cancello e dello spazio interno, non avendo modo di parcheggiare a sua volta e forse neppure di entrare, si lamenta spesso nei riguardi di un uomo che interpreta tutto a suo vantaggio e non ha nessuna disponibilità al dialogo per raggiungere una soluzione concordata. Si sviluppa così un clima di inimicizia che porta a liti al momento per fortuna soltanto verbali. Un giorno si notò che sulle auto erano stampate alcune macchie bianche e marrone o anche più scure. In effetti in zona si posavano sul cavo della linea telefonica, teso tra due pali, due colombi che dall’alto, lasciavano cadere i loro escrementi sulle auto. Allora un contendente ebbe un’idea: “e se invece di due, i colombi fossero dieci o venti e magari anche con qualche gabbiano? Ma come fare??:” Forse in questo poteva esserci la soluzione del problema!! Quindi pensò di rivolgersi a qualche esperto di volatili che, conoscen36 La Rassegna d’Ischia n. 5/2017
done le abitudini, avrebbe potuto dargli qualche valido suggerimento. Infine si prestò per questo un signore che faceva parte dell’associazione di protezione degli uccelli, che facendo un sopraluogo, volle osservare anche dall’alto la zona e individuò il tetto in “asteco battuto” di una vecchia cantina che era nelle vicinanze della strada, ma soprattutto del cavo telefonico. “Allora - disse - forse qualche risultato potremo ottenerlo: “distribuisci il cibo ai colombi sul lastrico solare della cantina che opportunamente è tua. Sempre alla stessa ora”. Proprio in quel momento le campane della vicina chiesa parrocchiale squillarono per annunziare il mezzogiorno. “Ecco, prendi come riferimento il suono delle campane a mezzogiorno perché tutto sia disposto e pronto”. La consulenza e le diverse visite dell’esperto ornitologo costarono circa mille euro al cliente che subito si recò al consorzio per acquistare una buona provvista di mangimi appetibili dai colombi. I gabbiani ormai si erano abituati a mangiare di tutto. L’indomani, pochi, minuti prima di mezzogiorno, versò il mangime in diversi contenitori ed inoltre anche riso che aveva bollito ed insaporito con salsa di pomodoro. Disposto tutto sul posto stabilito, il pranzo era servito, si attendevano i commensali. Il nostro uomo si ritirò nella sua casa e stando dietro la persiana del soggiorno osservava la situazione. Pochi secondi ed un primo gabbiano atterrava in tanta abbondanza, poi un secondo ed un terzo, ed ancora decine di colombi. Intanto squillarono le campane di mezzogiorno. Il primo passo era riuscito. E dopo pochi minuti un gabbiano, evidentemente sodisfatto dell’inaspettato pasto prese il volo per posarsi in cima al palo che reggeva il cavo, seguirono alcuni colombi che preferirono posarsi sul cavo ben allineati uno dopo l’altro. Ed ecco che finalmente incominciarono a far cadere dall’alto grossi medaglioni bianchi e marrone ed alcuni più scuri che si stampavano sulle due auto parcheggiate. L’evento voluto ed atteso si era verificato superando ogni aspettativa. Intanto il proprietario delle auto, accortosi di quanto stava succedendo, dalla strada brandendo una scopa minacciava i volatili anche con urla per allontanarli. Ma invano, continuavano a cadere medaglioni che si stampavano sulle auto. Infine dovette ritirarsi. Dopo uscì con secchio e straccio per lavare le auto, con tante imprecazioni, da tanto sudiciume. Ben presto però si rese conto che era un lavoro inutile perché quella pioggia speciale non cessava e dovette ritirarsi. Sono passati mesi, le auto sono lì, nonostante l’evento si verifichi ogni giorno. Sempre sulla carrozzeria ci sono tanti medaglioni lasciati dai colombi. Gli espedienti a cui ha fatto ricorso il parcheggiatore non hanno sortito effetto. Negli ultimi giorni è comparsa su un’asta alta verso il cavo dove posano i colombi addirittura una “civetta” che dovrebbe allontanarli. Finora però non si è avuto nessun risultato. Giuseppe Silvestri