La Settimana n. 41 del 27 ottobre 2013

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laSettimana SETTIMANALE DI INFORMAZIONE DELLA DIOCESI DI ADRIA-ROVIGO Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/RO Anno CXIII - N. 41 - Una copia € 1,10 - Domenica 27 ottobre 2013 - (Esce il giovedì)

EDITORIALE

Legalità e sicurezza

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Bruno Cappato Ci sono movimenti e gruppi che si battono per un riferimento essenziale del vivere civile; questi hanno individuato nella “legalità” il valore guida sul quale orientare tutta la loro azione. Legalità è un termine che si riferisce non ad una generica onestà un po’ bonaria ed arrendevole, ma si collega ad una visione di chiaro e definito ordinamento dello stato che difende il cittadino soprattutto più debole ed indifeso; qualcosa che porta sicurezza sulle strade e nelle piazze. Qualche giorno fa una mamma incinta è stata travolta ed uccisa da un’auto mentre attraversava la strada a Milano; accanto a lei camminava il figlioletto di quattro anni anche lui ucciso dallo scontro fatale. Uno degli intervistati dalla Rai – subito dopo il fatto - ha detto che probabilmente la signora non aveva preso il più sicuro sottopasso perché è facile lì essere aggrediti e scippati. Sicurezza e legalità vuol dire prima di tutto che una persona, una mamma, può muoversi con sicurezza là dove vive. Il tema della legalità è dunque molto indovinato ed addirittura necessario, ma non si può richiamare tutto questo con polemica forte se ci si dimentica di tanti fattori negativi presenti nella società. Molte volte legalità si lega esclusivamente al comportamento della pubblica amministrazione, dell’agire dei politici, dell’espandersi dei fenomeni mafiosi, ma si dimenticano tanti fatti che pure passano sotto gli occhi di tutti. I disordini, gli assalti feroci, la distruzione di arredo urbano – segnali stradali, pavimentazione urbana - e di proprietà statale come gli automezzi della pubblica sicurezza incendiati, danneggiati o di privati come automobili distrutte, vetrine e porte di casa o di negozi fracassate ed altro ancora non sono forse una offesa alla legalità? Anche l’ultima manifestazione di contestazione fatta a Roma, dove lo stato ha dovuto impegnare ben quattromila agenti di polizia – come un intero paese di provincia – è stato uno strappo profondo, una ferita alla legalità. Siamo però quasi assuefatti a questi spettacoli incivili; basta pensare alla contestazione della Tav che è diventata scontro quotidiano e terroristico; un vero progetto strategico, pianificato e portato

avanti con pseudo consensi di ordine ideologico, “pseudo” perché il dissenso in un paese civile non si esprime facendo attentati, ma portando nelle sedi idonee come il Parlamento, il punto di vista delle parti interessate con l’accettazione delle decisioni prese a maggioranza come comandano lo stile e l’agire democratico. Il fenomeno tocca - eccome - la legalità, ma si è creata un diffusa inerzia ed arrendevole accettazione. Intanto il fenomeno cresce e dilaga; le contestazioni violente richiamano agguerriti mestatori di professione addirittura da paesi limitrofi all’Italia. Si sa, la contestazione violenta è diventata per dei giovani lo stile della propria vita. Probabilmente non interessano nemmeno più le motivazioni, basta pestare, spaccare e distruggere in una sorta di delirio da stupefacenti. Il problema della legalità in questo caso svanisce dietro provvedimenti disciplinari assai blandi e provvisori; i poliziotti portano qualcuno per un po’ in questura, ma poi tutto torna come prima. Dal ‘68 ad oggi ci siamo abituati a questi fenomeni di illegalità. Sembra quasi anzi accettato in una forma equivoca questo diritto a spaccare tutto. Ci pensano poi le tv con inquadrature ad arte ad amplificare e a descrivere quelli che devastano come se fossero loro le vittime. Non sarebbe giusto - come si fa con tanti altri fenomeni fare una riflessione seria che individui responsabilità e conseguenti provvedimenti? Se la cultura della legalità è importante che si diffonda in merito a fenomeni come la mafia o ad altre gravi disonestà con opportune istruzioni e con testimonianze chiare, sarebbe certamente opportuno farlo anche per questa deriva violenta che non tocca solo le grandi città, perché è organizzata e poche volte spontanea. Lo dimostrano le “armi” improprie trovate tante volte prima delle spedizioni violente. Esprimere il proprio dissenso – lo ribadiamo – è un diritto; sostenerlo ed esprimerlo in forma violenta non è giusto. Quasi tutti - credo - siamo d’accordo su queste brevi affermazioni, ma non ne consegue alcuna vera ed efficace presa di posizione.

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campagna “uno di noi”

Nel Veneto una forte coscienza a favore della vita radio kolbe spazio 43x60mm.indd 1

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Raccolte 64.000 firme. La vita di ogni essere umano inizia con il concepimento

Ha toccato quota 64mila firme la campagna “Uno di noi” in Veneto. Una cifra notevole, che neppure i promotori si aspettavano, ottenuta grazie alla forte adesione di parrocchie e movimenti che si sono fatti promotori della raccolta firme lanciata dal Movimento per la Vita in tutta Europa. Obiettivo, ottenere dall’Ue la tutela giuridica dell’embrione, ovvero del bambino concepito e non ancora nato, considerato appunto “uno di noi”. «Una mobilitazione di volontari che mette in luce quanto i cattolici ancora oggi possono dare in termini di impegno», commenta il presidente regionale del Movimento per la Vita Guido De Candia. L’obiettivo di raggiungere il milione di firme, distribuite nei diversi paesi europei, è già stato ampiamente raggiunto e superato, se si pensa che solo in Italia si è arrivati in questi giorni a quota 452mila. Ma c’è tempo fino al 1° novembre per firmare e per dare così ancora più peso all’iniziativa. Dopo quella data, infatti, partirà l’iter per ottenere un’audizione presso le istituzioni Ue che dovranno poi affrontare la questione. E il fatto di avere alle spalle un numero di firme ben superiore al minimo richiesto rappresenta una leva molto importante, che i legislatori

non potranno trascurare. In questi giorni i volontari del Movimento per la Vita e del Forum per le associazioni familiari stanno ancora conteggiando le firme, dato che la raccolta è avvenuta sia con moduli cartacei, presso le parrocchie o nei singoli gruppi, non tutti ancora recapitati, ma anche attraverso internet. Per questo la cifra non è ancora definitiva ed è destinata a crescere nei prossimi giorni. L’iniziativa “Uno di noi” muove dalla consapevolezza che la vita di ogni essere umano inizia con il concepimento e che fin da quel momento l’essere umano (sotto forma di embrione) va tutelato. «Non vi è soluzione di continuità

Anno della Fede Intervista al diacono permanente Benedetto Pavarin

tra il concepimento, l’annidamento e la nascita come testimoniano anche medici e biologi che hanno redatto una “Dichiarazione di sostegno” dell’iniziativa “Uno di noi”», spiegano i promotori della raccolta firme. «Secondo le più moderne acquisizioni scientifiche, la vita di ogni singolo essere umano inizia con il concepimento. Da quell’istante l’individuo umano, contraddistinto da un patrimonio genetico unico ed irripetibile, inizia uno sviluppo senza salti di qualità, finalisticamente orientato. Perciò l’uomo resta sempre un uomo, cioè ”uno di noi”, anche se nelle varie fasi della sua vita egli viene qualificato con nomi diversi come embrione, feto, neonato, bambino, giovane, adulto, anziano, vecchio». Ultimi giorni utili per raccogliere le firme per sostenere l’iniziativa dei cittadini europei Uno di Noi, che si chiuderà ufficialmente il 1 di novembre. Per questo invitiamo chi avesse moduli cartacei di inviarli quanto prima al Comitato Italiano UnodiNoi, presso il Movimento per la Vita, Lungotevere dei Vallati 2, 00186, Roma. Mentre per chi scegliesse la modalità online, è possibile sostenere la campagna fino al 31 ottobre.

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Lendinara - Teatro Mignon

“Praticare concretamente la Carità” Pag. 10

Convegno

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Intervista a don Andrea Varliero

catechesi oggi Pag. 11

in Rotonda

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