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SETTIMANALE DI INFORMAZIONE DELLA DIOCESI DI ADRIA-ROVIGO
Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abb. postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/RO Anno CXIV - N. 20 - Una copia € 1,10 - Domenica 18 maggio 2014 - (Esce il giovedì)
EDITORIALE
Prime comunioni di dolcezza Bruno Cappato
Maggio è il mese di tante cose e vogliamo credere tutte belle: i colori intensi che rianimano giardini e prati, il vociare dei bimbi finalmente all’aperto, i fioretti e le prime comunioni che animano piccole e grandi comunità cristiane. Le città, i treni, il traffico tutto si muove come sempre e non fanno ormai più parte di una presa di coscienza generale questi aspetti che possono sembrare amori e sentimentalismi di un tempo tramontato, forme di romanticismo fuori luogo e decadente. Eppure il ritorno ad una vita buona, ad una esistenza riconciliata con il mondo, è qualcosa di atteso e di desiderato da molti se non da tutti. Tartassati dalle solite disastrose analisi politiche e finanziarie si desidera almeno come sogno - un vivere diverso. Tra tutte le cose bellissima che maggio ci porta vi sono - si diceva - le prime comunioni. Bambini e bambine con le vesti bianche tra il tripudio dei fiori immacolati, si accostano all’eucaristia, fanno il loro primo incontro con il Signore Gesù. Eccoli partire in piccoli cortei, attraversare le chiese seguiti dagli sguardi commossi dei genitori per arrivare a prendere posto al banco con il drappo bianco. I loro sguardi sono di stupore; avvertono - si può dire - a modo loro la straordinarietà di questo che sta accadendo nella loro vita che ora ha compiuto solo i primi passi. Se siamo attenti cogliamo in questo momento religioso un riferimento di valore sociale ed umano di speranza e di fiducia. Guardiamo a loro, alla loro fanciullezza, al loro fervore imparato dalla catechista, e non possiamo non andare con la mente al mondo lì attorno. Passano allora nella nostra mente i titoli dei giornali che ogni giorno parlano di morte e di vio-
lenza. Ogni giorno i notiziari sono pregni di tragedie orrende, di guerre, di sfruttamenti delle persone, uomini, donne, bambini. E’ semplicistico dire che la società dovrebbe essere come i bambini della prima comunione invece di azzannarsi tutti i giorni in tutti i modi. E’ sbagliato derivare in tal modo patetico il parallelo contrastante tra la dolcezza e il sopruso, ma guardando alle nostre prime comunioni nelle parrocchie, viene da piangere perché in realtà abbiamo perso nel nostro vivere quasi tutto. E non lo dicono solo i vecchi o solo chi vorrebbe più serietà, più onestà, più rispetto nella società. Lo dicono anche tanti che la vita ha stremato dalla paura di essere aggrediti, derubati, imbrogliati, dalla insicurezza che deriva dalle burocrazie che si dice sempre che dovrebbero essere semplificate e non lo si fa mai, dall’informazione malata di un protagonismo feroce che tutto stritola alla ricerca di una forma di emozione o di attenzione. Che cosa si può fare di fronte a tanta quotidiana barbarie? Ecco che dei piccoli danno un speranza. Con la loro innocenza e la loro debolezza. Non tutto è negativo, certo, ma sugli scenari che contano, quelli che delineano le fisionomie della società, non c’è mai chi fa semplicemente il bene, chi cerca di servire il prossimo, chi cerca di vivere onestamente. Questi si dice che sono la “maggioranza silenziosa” o la parte “non fanatica o non violenta”, ma intanto questi sono degli apolidi, dei tutti e nessuno che non contano nulla. Abbiamo perso quasi tutto e ancora non ce ne siamo resi conto, al di là del fatto - più di moda che di sostanza - che tutti dicono che “non ci sono più i valori”.
Nomine tra il Clero Mons. Vescovo, in data 12 maggio 2014, ha nominato: Fantinati Don Gabriele Amministratore Parrocchiale di Sant’Antonio di Padova in Rovigo; Mantovani Don Valore Amministratore Parrocchiale di San Michele arcangelo in Canda (Rovigo).
Diaconato e Presbiterato in Duomo dal Vescovo Lucio
Consacrati per servire
Venezia - E’ morto di Card. Marco Cè
Un Pastore ed un Padre
Figura luminosa, colta e sensibile di sacerdote e vescovo Un “caro fratello che ha servito con gioia il Vangelo e ha amato teneramente la Chiesa”. Così Papa Francesco definisce il cardinale Marco Cè, patriarca emerito di Venezia, morto all’età di 88 anni. Nel telegramma di cordoglio indirizzato a monsignor Francesco Moraglia, patriarca della diocesi lagunare, il Papa rammenta “con gratitudine” l’opera instancabile profusa dal card. Cè “dapprima a Crema sua diocesi di origine, poi a Bologna al fianco del cardinale Poma, in seguito nell’Azione cattolica italiana, infine come mite e saggio pastore di codesta Chiesa veneziana”. Il Pontefice ne ricorda inoltre il “generoso servizio” reso “alla Parola di Dio mediante la predicazione di giornate di spiritualità al clero e ai giovani, come pure il fervido impegno nell’attuazione di un autentico spirito liturgico”. Il Patriarca Francesco Moraglia, i sacerdoti e i diaconi, i consacrati, le consacrate e i fedeli laici della Diocesi di Venezia annunciano che lunedì 12 maggio il card. Marco Cè, Patriarca emerito di Venezia, ha raggiunto la Casa del Padre. La morte è avvenuta alle ore 20.15 all’Ospedale Ss. Giovanni e Paolo di Venezia dove era ricoverato dal 19 marzo scorso per le conseguenze della frattura del femore. La sera della Domenica delle Palme (13 aprile) aveva chiesto e ricevuto, dal Patriarca Francesco Moraglia, il sacramento dell’unzione degli infermi. Le sue condizioni di salute si erano poi ulteriormente e definitivamente aggravate nelle ultime ore. Proprio ieri sera, inoltre, il Patriarca Francesco aveva confessato il card. Cè impartendogli l’assoluzione e l’indulgenza plenaria e ricevendo da lui un ultimo “grazie”. Nella mattina di mercoledì 14 maggio, alle ore 11.00, il feretro del card. Cè – è stato accolto al Molo di S. Marco
in particolare dal Patriarca Francesco e dal Capitolo della Cattedrale, insieme ad altri sacerdoti e ai seminaristi, e poi accompagnato processionalmente nella basilica marciana dove la salma del Cardinale resterà esposta, fino al pomeriggio di venerdì, per essere salutata e venerata dai fedeli. I funerali del Patriarca emerito di Venezia card. Marco Cè si terranno la mattina di sabato 17 maggio alle ore 10.00 nella basilica di S. Marco a Venezia. Il suo corpo sarà, in seguito, tumulato nella cripta della stessa cattedrale. Il card. Cè era nato a Izano, in provincia di Cremona e diocesi di Crema, l’8 luglio 1925. Compì gli studi teologici presso la Pontificia Università Gregoriana e il Pontificio Istituto Biblico conseguendo la laurea in teologia dogmatica e la licenza in Sacra Scrittura; fu ordinato sacerdote 65 anni fa, il 27 marzo 1948 a Crema, e nella sua diocesi di origine fu, per molti anni, prima vicerettore e poi rettore del Seminario. Il 22 aprile 1970 venne eletto vescovo da Paolo VI e nominato ausiliare del card. Poma nella diocesi di Bologna. il 30 aprile 1976 fu nominato, dallo stesso Paolo VI, assistente ecclesiastico generale dell’Azione cattolica italiana. Giovanni Paolo II lo chiamò quindi - era il 7 dicembre del 1978 - a reggere il Patriarcato di Venezia di cui prese possesso canonico il 1° gennaio 1979 mentre il suo ingresso in città risale al 7 gennaio successivo, allora solennità dell’Epifania. Fu creato cardinale, sempre da Giovanni Paolo II, il 30 giugno 1979. Dopo 23 anni di governo pastorale della diocesi lagunare, dal 5 gennaio 2002 era divenuto Patriarca emerito di Venezia continuando, sino a pochi mesi fa, ad esercitare in pieno il suo ministero occupandosi soprattutto della cura spirituale delle persone e, in particolare, degli esercizi spirituali diocesani.