Sommario
Quebec Foto d Franco Cappellari
L’Aia Queen City
Valle d’Itria Con un trullo per la testa
Galapagos Isole in evoluzione
Quebec Joie de vivre
Drone Awards 2018 Da quassù la Terra è bellissima
Settembre 2018
Redazione:
Via Pisacane, 26 20129 Milano tel. +39 02.36511073 redazione@latitudeslife.com Foto di Shutterstock
Hanno collaborato
Arturo Di Casola Franco Cappellari Lucio Valetti Francesca Calò
Fotografi
Arturo Di Casola Franco Cappellari Sergio Pitamitz Eugenio Bersani
Pubblicità
Info
Alberobello Foto di Eugenio Bersani
n°118 Settembre 2018
Direttore Responsabile Eugenio Bersani
eugenio@latitudeslife.com
Photo Editor Lucio Rossi
lucio@latitudeslife.com
Sales Manager
Lanfranco Bonisolli
lanfranco@latitudeslife.com
Redazione
Francesca Calò
francesca@latitudeslife.com
Graphic
Arianna Provenzano
arianna@latitudeslife.com
Land art in Sicilia
Land art in Sicilia
Land art in Sicilia
Land art in Sicilia
Land art in Sicilia
Land art in Sicilia
Land art in Sicilia
Land art in Sicilia
Queen city
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L’Aia
LAT 52,05 N
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God Save Den Haag. Non tutti se lo aspettano, ma la città sede del tribunale Penale Internazionale è una città vivace ed eclettica, tutt’altro che austera: locali e negozietti alla moda, oasi urbane green e la spiaggia più cool della nazione. E poi c’è l’arte, che a L’Aia regna sovrana. Testo e foto di Arturo Di Casola www.arturodicasola.com
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ateci caso, cosa vi viene in mente pensando a L’Aia, la terza città olandese? Poco. Se non fosse sede della Corte Internazionale di Giustizia e del Tribunale Penale Internazionale, ai più sfuggirebbe. E sarebbe un peccato. Perché, questa strana città, il cui nome olandese è Den Haag, e quarta sede delle Nazioni Unite dopo New York, Vienna e Ginevra, ha tutti gli ingredienti per attrarre. Anzi, il suo “guaio”, per così dire, è di essere un po’ di tutto: un po’ capitale del Paese visto che accoglie la sede del governo e quella della corte reale, città d’arte per i musei, ma anche stazione balneare e quindi luogo di vacanza. Ma con un’atmosfera tutta sua, con grandi spazi aperti e viali -che mancano, ad esempio, alla vera capitale del Paese, Amsterdam-, grandi parchi e una lunghissima spiaggia, Scheveningen, che poi prosegue in Kijkduin. Scheveningen, lontana solo pochi minuti in tram dal centro, vede una fila di beach club dal design accattivante come locali alla moda o in stile playa sudamericana, che propongono cocktail interessanti e una variegata cucina a tutte le ore, con l’intento di strappare alla piazza centrale della città, het Plein, il primato di luogo più frequentato.
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Un luogo sui
generis
in cui le SCULTURE abitano SPAZI
PURI E A CONTATTO
la luce NATURALE
“
con
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Non solo, è ancora su Strandweg, il viale che costeggia la spiaggia, che ha sede un museo unico nel suo genere, già nel nome: Beelden aan Zee, che significa sculture sul mare. Un museo che non si vede, nascosto in un padiglione ricoperto di verde e scavato tra le dune. Un luogo sui generis in cui le sculture, in parte anche sul lungomare, abitano spazi puri e a contatto con la luce naturale, con scorci del verde delle dune e del blu del mare. Del resto, che l’arte a L’Aia si nutra di idee originali non è raro; basta metter piede nel Gemeentemuseum, il Museo Municipale, contenente tra l’altro la più grande collezione esistente di opere di Piet Mondrian,
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sito in quella parte di città cuscinetto tra centro e spiaggia occupata perlopiù da grandi polmoni verdi, per convincersene. Un lungo passaggio coperto e aperto ai lati, fiancheggiato da due stagni verdi di ninfee, ha il compito di introdurre, nel progetto del maestro olandese Hendrik Petrus Berlage autore del progetto, il visitatore all’arte allontanandolo dal caos esterno della città (pur essendo L’Aia tranquilla). E l’acqua ricorre in molti altri luoghi d’arte cittadini; si è detto del rapporto del Beelden ann Zee con il mare, ma anche il Mauritshuis, la Pinacoteca Reale che accoglie capolavori del Secolo d’Oro olandese, è vicino all’acqua, al romantico Hofvijver, cioè lo Stagno di Corte.
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L’elemento liquido, questa volta rappresentato dai canali - che non mancano a L’Aia, da brava città olandese -, è presente anche nel delizioso quartiere delle gallerie d’arte, che ha al centro il romantico parco Paleistuin. Sembra che il modello di città giardino dietro le dune con la sua architettura ariosa, sia stato esportato dal litorale al centro, in cui buona parte degli edifici, tranne la “downtown” di grattacieli nei pressi della stazione, sono bassi. E verso sera, quando la luce si ammorbidisce, ci pensa un tram, il 16, che attraversa tutto il centro, ad accarezzare Lange Vorhout, un luogo a metà tra parco e viale che spesso è trasformato in una galleria open
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air di sculture e a lambire Molenstraat. Piccolo quartiere latino, quest’ultimo, con stradine talmente minuscole che sedie e tavolini del bruine cafè all’angolo tra Molenstraat e Oude Molstraat devono essere alzati (e rimessi subito) ogni volta che passa un’auto. E arrivare, sempre il tram 16, non lontano da Sweelinckplein. La piazza più borghese e con l’architettura più elegante de L’Aia; quella che farebbe esclamare a parte degli olandesi, con una smorfia sul viso, che gli abitanti de L’Aia hanno la puzza sotto il naso. Chissà se hanno ragione… Testo e foto di Arturo Di Casola © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’Aia
Informazioni: Ufficio Turistico de L’Aia
Ente Nazionale Olandese per il turismo
Come arrivare: Sebbene L’Aia divida con Rotterdam un aeroporto, vicinissimo ad entrambe le città, atterrando invece a Schiphol, l’aeroporto di Amsterdam, si hanno a disposizione molti più voli da numerose città italiane. E L’Aia si raggiunge comodamente in treno da Schiphol.
Dove dormire: Due sono gli ottimi motivi per scegliere il Parkhotel Den Haag: il primo è che, dalle sue finestre, si ammira il bellissimo Paleistuin, un romantico parco con specchi d’acqua, fiori, sculture e una piacevole atmosfera al tramonto. L’altro è che l’hotel, che offre anche ampi spazi comuni, si trova al centro dell’Hofkwartier, il quartiere con alcuni tra i negozi più interessanti della città, e a pochi minuti a piedi dalle gallerie d’arte. Buona anche la scelta del Residenz, confortevolissima guest house de charme sull’elegante Sweelinckplein. Dove mangiare: Molto bello nel design quanto buono nei piatti, il vietnamita Little V è un ristorante molto curato. Che sia colazione o lunch, Juni è un caffè colorato e rilassante nella piacevole Molenstraat. Catch by Simonis è un ottimo ristorante di pesce (forse il preferito dagli abitanti de L’Aia) situato nel punto più bello del porto di Scheveningen. Ristoranti e cocktail bar si trovano
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anche su Strandweg, la chilometrica passeggiata che costeggia la spiaggia di Scheveningen. Cortenaer bar e ristorante dal look contemporaneo, è sicuramente un locale molto alla moda. Si trova nella zona delle gallerie d’arte.
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Suggerimenti: Il Beelden aan Zee è un museo unico di sculture, affascinante per la location tra le dune di Scheveningen e per gli scorci che offre sul verde e sul mare. Il Mauritshuis, la Pinacoteca Reale, ha una collezione di ben 800 dipinti. Imperdibili La Lezione di anatomia del dottor Tulp di Rembrandt e La Ragazza con l’orecchino di perla di Jan Vermeer. Al Gemeentemuseum è conservata, tra le altre opere, la più grande collezione al mondo di opere di Piet Mondriaan. La sabbia e la spiaggia di Scheveningen rappresentano anche il soggetto di un dipinto panoramico a dir poco unico, Panorama Mesdag, realizzato dal pittore Mesdag ed esposto in un museo ad hoc. Le dimensioni dell’opera, 14 m. di altezza e 120 di lunghezza, ne fanno il dipinto circolare più grande al mondo. Collectiv, in Prinsestraat, è un concept store ideato da un gruppo di designer. Ci si va anche solo per prendere un caffè in un bel posto. Dicono che Urban Farmers sia la serra più grande d’Europa, sul tetto di un palazzo, in cui si coltivi frutta e verdura. Vero o no che sia, rimane un bel posto, anche inteso solo come caffè, dal quale ammirare un panorama insolito sulla città e mangiare e acquistare prodotti coltivati a pochi metri di distanza.
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Meno blasonata del Gargano e del Salento, la Valle d’Itria è la Puglia slow. Si dorme in campagna, tra uliveti secolari e vigneti autoctoni, nei trulli diventati resort di lusso. E poi si parte per tour delle città bianche, wine taste e giro dei fornelli. Con sacrosanta fuga al mare. Testo di Francesca Calò Foto di Eugenio Bersani
Valle d’Itria
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Locorotondo è conosciuto come il piÚ bel balcone della Murgia Orientale. Intorno, vigneti terrazzati merlettati da muretti a secco e distese di terra rossa punteggiate da candidi trulli.
Martina Franca è una matassa di vicoli stretti, slarghi e palazzi barocchi. Il salotto cittadino è la Piazza Maria Immacolata, comunemente conosciuta come I Portici.
Dici Alberobello e dici trulli. Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, il borgo folkloristico, il più grande agglomerato di trulli presente in zona, è una bomboniera: kitsch ma irresistibile.
Con un trullo per la testa
VALLE D’ITRIA N
on venite in Puglia. Se la Puglia che avete in mente è quella delle spiagge gremite di Vieste
e Gallipoli, cambiate rotta. Oppure andate dritti al cuore. Proseguite oltre e fermatevi prima: tra Gargano e Salento, lì dove si intersecano le province di Bari, Taranto e Brindisi, al centro della Murgia sud orientale, la Valle d’Itria è l’Apulia Luxury Valley delle masserie e trulli trasformati in resort stellati tra i più lussuosi al mondo, che non ha perso le sue radici campestri. Rural e chic.
Con un trullo per la testa
LOCOROTONDO
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Con un trullo per la testa
LOCOROTONDO
Locorotondo, bianco d’autore Dal “più bel balcone della Murgia Orientale” la vista si apre su vigneti terrazzati merlettati da muretti a secco e distese di terra rossa punteggiate da candidi trulli. Borgo tra i più belli d’Italia, Locorotondo è un gioiello incastonato a 400 metri sul
livello del mare. Una perla sferica con vicoli imbiancati a calce
impeccabili, da cui ci si immagina che prima o poi spunti il mar Il mare non c’è, ma c’è un lungomare, come viene chiamata la
passeggiata cittadina all’ombra delle cummerse, i tetti a punta delle abitazioni tipiche del centro storico.
Chi volesse trovare l’acqua, deve inforcare una bici e percorrere la suggestiva Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese, un itinerario che attraversa la campagna murgese da fare sulle due ruote o a piedi, che permette di conoscere e ammirare il paesaggio
e,
sulle tracce di una delle più importanti opere ingegneristiche
re.
europee. La sosta golosa in cantina permette di rifocillarsi
a
e apprezzare il Locorotondo, Doc locale ottenuto dalla vinificazione della Verdeca e del Bianco di Alessano. Da provare il wine taste dell’azienda Cardone, tra le cantine più conosciute.
Con un trullo per la testa
MARTINA FRANCA
Con un trullo per la testa
MARTINA FRANCA
Martina Franca, tripudio barocco Se chiedete informazioni a un locale per il centro di Martina Franca, vi dirà di dirigervi verso Porta Santo Stefano e di imbroccare il Ringo. Perché siete un forestiero. Uno del posto, invece, sa che u’ring è la via principale dove la domenica c’è lo struscio cittadino. I martinesi ci tengono assai al loro centro storico, ordinato e tirato a lucido. Ancora di più alla Basilica di San Martino, superbo esempio barocco che custodisce le sculture di Stefano da Putignano e Giuseppe Sammartino. Dall’altra parte della piazza si affacciano laTorre Civica e il Palazzo dell’Università, sede della Società Artigiana e, in linea di massima, non aperto al pubblico. È invece visitabile il maestoso e signorile Palazzo Ducale, sede del noto Festival della Valle d’Itria, kermesse che richiama ogni estate musicofili da tutto il mondo. Il salotto cittadino è Piazza Maria Immacolata, comunemente detta “I Portici”, posto perfetto per fare un aperitivo al tramonto, quando la luce dei vespri accarezza dolce la pietra. Al di là dei bookmark cittadini, Martina Franca è una matassa, neanche poi così ingarbugliata, di vicoli stretti in cui è bello perdersi. Botteghe artigiane e localini spuntano ovunque, così come le macellerie, dove mangiare la carne cotta al fornello. Fuori dal centro storico, la Locanda del Macellaio è tappa raccomandata per chi vuole fare scorpacciata di straccetti, zampina e bombette. Qui ne fanno 20 tipi, con dispiacere non riuscirete a mangiarli tutti, ma c’è chi giura che solo per questo valga la pena ritornare.
Con un trullo per la testa
ALBEROBELLO
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Con un trullo per la testa
ALBEROBELLO
Trast(r)ulliamoci ad Alberobello Dici Alberobello e dici trulli. Patrimonio dell’Umanità
dell’Unesco, il borgo folkloristico, il più grande agglomerato di
trulli presente in zona, è una bomboniera: kitsch ma irresistibi
Per i pugliesi, che da sempre lo considerano la meta eletta dell gita fuoriporta; e per gli stranieri, affascinati dall’architettura stravagante. Chi c’è stato quest’estate li avrà visti illuminati
dalle installazioni del Summer Lights proiettate sulle facciate.
Ma Alberobello, si sa, è un parco giochi in cui tutti si sentono felici
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e un po’ ebeti. Più di 1000 i trulli che costellano il Rione dei Monti,
ile.
il più antico della città, e che oggi ospitano bed and breakfast
la
e negozietti di souvenir. Trova dimora anche il pasticciotto in
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un trullo che ospita la caffetteria Martinucci; seppur lontano chilometri, forse, anni luce, da quello leccese, tra questi vicoli bianchi diventa un irrinunciabile oggetto del desiderio.
Con un trullo per la testa
POLIGNANO
Con un trullo per la testa
POLIGNANO
Polignano, meraviglioso volare Il caffè? Per averne uno speciale bisogna andare a Polignano. Un mix di panna, caffè, scorza di limone e Amaretto di Saronno hanno fatto la fama del Super Mago del Gelo e del suo caffè diventato assieme alla statua di Domenico Modugno tra i simboli di Polignano a Mare. La falesia alta precipita nel blu dipinto di blu e l’unica spiaggia di sassi è Lama Monachile, una piccola insenatura in paese ai piedi del Ponte Borbonico. La notorietà è arrivata di recente, dopo esser stata scelta come location in diverse occasioni per il cinema. Eppure, nonostante sia evidentemente affollato, questo borgo di pescatori abbarbicato sul mare ha un’aura languida, poetica come Antibes. E se a Polignano si ha qualche volta l’impressione di essere in qualche amena località della French Riviera, il merito è anche dell’artista Ezio Guido Lupori, che ha scritto sui muri e sulle scalinate i versi struggenti disseminati nel centro storico. Del resto qui è conosciuto come il flâneur.
T E S TO D I : F R A N C E S C A C A Lò F OTO D I : E U G E N I O B E R S A N I
La statua di Domenico Modugno è uno dei simbolo di Polignano. Mister Volare tende le braccia all’inďŹ nito, a quel mare che accoglie e che non ha barriere.
Il posto
Leonardo Trulli Resort
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TRULLI RESORT GENIUS LOCI Siamo alle porte di uno dei borghi tra i più belli d’Italia. Immerso nella rossa campagna murgese, il Leonardo Trulli Resort è un posto dove aleggia lo spirito del luogo, coccolati con ogni confort. Punto di partenza perfetto per scoprire la Valle d’Itria.
Il posto
Leonardo Trulli Resort
C’
è una storia d’amore che cementifica i muri solidi di questo resort: una storia di famiglia, quelle grandi famiglie allargate del Sud, dove tutti sono almeno lontani parenti, uniti da qualche legame. Di sangue o d’affetto, non conta. È la storia della famiglia di Rosalba Cardone e del cugino del padre, il contadino Leonardo, proprietario di questo podere in contrada Semeraro. Un uomo che visse solo, a causa di un amore di gioventù che non scordò mai, fino a quando la famiglia Cardone lo accolse in casa come fosse con loro da sempre, senza chiedere nulla in cambio. Quello che Leonardo non diede in vita, lo fece alla sua morte, lasciando alla cura di Rosalba
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quello che aveva di più caro al mondo: la terra. E Rosalba onora con impegno e solarità il suo benefattore ogni giorno. Il resto della storia è sotto i nostri occhi. Aperto nel 2013, il Leonardo Trulli Resort è un luogo magico, avvolto così com’è da una quiete irreale e immerso nei profumi mediterranei della salvia e del finocchietto e delle rose curate dal padre della proprietaria. La “piccola impresa meridionale” ha dato i suoi frutti: una struttura ricettiva di lusso che piace agli stranieri, che arrivano in questo brullo fazzoletto rosso, per rimanere volutamente lontani dalla Puglia modaiola e affollata della costa. Il mare non è poi così lontano (circa 10 chilometri) e questo è uno strategico punto di partenza da cui si possono raggiungere molte località conosciute della regione.La casa padronale e i trulli ospitano camere di charme, dotate di ogni confort, che si fanno largo tra l’orto e l’oliveto secolare.
Il posto
Leonardo Trulli Resort
Tutto è stato scelto con dovizia, per non tradire l’anima del luogo. La cura dei dettagli è ricercata: per i tessuti Rosalba ha scelto cotoni e lini delle migliori manifatture locali, tutti cuciti da sapienti mani artigiane; mobili arredi e pavimenti sono stati realizzati con materiali di pregio. Le camere dei trulli dispongono di giardino o terrazzo privato dove ci si può rilassare all’aria aperta godendo di una buona privacy. Un restauro conservativo ha permesso di recuperare gli spazi architettonici originali, facendo interventi mirati a esaltarne la bellezza. D’estate si cena a lume di candela a bordo della piscina a sfioro. Il Ristorante ArteCibo è il fiore all’occhiello della struttura, magistralmente diretto dallo chef Francesco Cataldi. Un cavallo di razza, premiato dal Gambero Rosso
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RDO TRULLI RESORT come chef emergente, giunto qui dopo aver collezionato esperienze in ristoranti di tutta fama in Italia e nel mondo. Il suo motto? La semplicità nella sua massima espressione. Un menu che pesca nelle ricette della tradizione, fatto di materie prime locali molte direttamente dall’orto del ristorante - sapientemente messe insieme, senza rinunciare all’innovazione e alla tecnica. Chi volesse può prenotare una lezione di cucina personalizzata, nelle vivaci cooking class. Il formidabile cuoco di Gravina è il Virgilio di un viaggio gastronomico gourmet dove si torna sempre alle radici. Leonardo Trulli Resort S.C. 54 - C.da Semeraro 107 - 70010 Locorotondo, Bari, Italy - Tel. 0039 0804316298 6467310.
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Con un trullo per la testa
Valle d’Itria
Come arrivare: Locorotondo dista da Bari circa 60 chilometri. In auto si prende da Bari la SS 16 fino a Monopoli e poi la S 172. Alberobello Locorotondo e Martina Franca sono collegate a Bari da collegamento ferroviario Ferrovie Sud Est. Dove dormire: Leonardo Trulli Resort S.C. 54 C.da Semeraro 107 - 70010 Locorotondo, Bari, Italy - Tel. 0039 0804316298 646731.
Dove mangiare: ArteCibo, cucina pugliese rivisitata in chiave moderna. Materie prime locali, il pescato fresco, ortaggi provenienti dall’orto compongono un menù che segue il ritmo delle stagioni. Ottima e curata la cantina. Cosa mangiare: Imperdibili le bombette, la zampina, in generale tutta la carne arrosto cotta al fornello nelle tante macellerie che rendono famosa la zona. Merita l’assaggio il capocollo di Martina Franca, fiore all’occhiello dell’antica arte norcina martinese. Suggerimenti: Experience: Lo staff di Leonardo Trulli Resort organizza corsi di cucina che insegnano a preparare piatti tipici pugliesi come le celebri orecchiette, marmellate di fichi raccolti direttamente dall’abero, conserve realizzate con i prodotti dell’orto. E poi escursioni, visite a caseifici, frantoi e masserie della zona.
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Con un trullo per la testa
Eventi: Due gli appuntamenti da non perdere in estate: Il Locus Festival a Locorotondo Il Festival della Valle d’Itria a Martina Franca
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Link utili: G.A.L. Valle d’Itria
Itinerari Naturalistici
Leonardo Trulli Resort
Isole in evoluzione
Isole in
G A L A P A G O S
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Isole in evoluzione
Lontane da tutto le Galàpagos conservano un ecosistema e una biodiversità intatti. Oggi l’uomo non è più percepito come una minaccia. Chissà cosa ne penserebbe Darwin a vedere albatros, fringuelli, foche che non scappano e si mettono in posa. O semplicemente aveva ragione. Testo di Lucio Valetti Foto di Sergio Pitamitz www.pitamitz.com
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Isole in evoluzione
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on la sua faccia arcigna, si può dire “faccia” di un uccello?, lo sguardo severo, il “naso”, il becco da pirata che gli danno l’aspetto perennemente arrabbiato, il falco delle Galàpagos se ne sta oltre il sentiero, immobile, statuario, a guardare quei bipedi colorati comparsi da qualche generazione che passano, innocui e buffi, in ordinata fila sui camminamenti a loro riservati. E’ fieramente appoggiato al ramo più basso di un cespuglio, in mostra, proprio a due passi, ma comunque a una distanza di sicurezza. Non per paura, non ha nemici da queste parti e non si ha da tempo notizia di bipedi colorati che abbiano fatto del male ai falchi. E non ci sono altri animali che possano minacciarlo. Puro snobismo, insomma. E da lì ti guarda tra lo sprezzante e l’accondiscendente. E’ il più fiero, il più nobile e scorbutico, degli abitanti di questo posto.
Isole in evoluzione
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Gli altri rappresentanti di questo colorato popolo se la tirano meno. Appena più in là infatti un gruppetto di starnazzanti albatros, più democratici e disponibili, proprio a ridosso del sentiero si concede ai visitatori con piccoli spettacoli di scherma a colpi di becco. Becchi lucidi, penne lisce, magnifici quando li vedi volare sopra le onde, lisce sculture che sembrano di cera quando si appollaiano a terra. Un pulcino, che è un ammasso di lanugine, spunta da un nido tra i cespugli, aria spaesata, occhi stralunati, non si è ancora ambientato in quei pochi giorni passati fuori dall’uovo, tra un po’ capirà di avere avuto la fortuna di nascere nel posto più sicuro
Isole in evoluzione
del mondo, per lui. E scatena mitragliate di scatti da ogni sorta di apparecchio atto a fissare immagini. La rivoluzione digitale di questi anni fa il mondo in miliardi di pezzetti trasportabili fino a casa. Senza costi. C’è un nido di sule, più avanti, con un uovo dentro e la mamma che cova. Sono grossi uccelli, le sule, un po’ anatre un po’ oche con una buffa caratteristica, le zampe colorate. Non colorate normalmente. Una specie le ha rosse, ma proprio rosse, e si chiama sula dalle zampe rosse. Un’altra specie le ha azzurre, ma proprio azzurre come un cielo impressionista, e si chiama sula dalle zampe azzurre. E’ la più spettacolare.
Isole in evoluzione
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Nessuna ragione conosciuta perché il creatore abbia deciso di concentrare nei piedi il loro principale elemento di attrazione. Un ranger mi dice che è a causa di una certa alga (blu?) che le sule dalle zampe azzurre mangiano. Non è credibile. Giù nella spiaggia che si intravede da qui attraverso la boscaglia secca, foche lucide e pigre in spiaggia, si allungano al sole con voluttà. Maschi felici controllano il proprio harem di femmine, le femmine si prendono cura dei piccoli, i piccoli vanno avanti e indietro dal mare facendo versetti di piacere. Vita tranquilla anche per le foche, qualche squalo al largo, semmai, ma basta
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starci attenti. Un po’ di fastidio magari per i bipedi colorati che saranno innocui ma un poco invadenti e non sanno resistere ai selfie-con-foca. Gli scogli sono coperti di tappeti di granchi arancioni quasi trasparenti. A centinaia, migliaia, piantati sulle rocce risaltano sulla lava bagnata dalle onde che frangono. Non scappano nemmeno loro. Nessun animale si spaventa all’arrivo dell’uomo da queste parti. Nemmeno quelli più timidi. Così lontane da tutto le Galàpagos non sono mai state interessanti per l’uomo se non per qualche equipaggio di pirati che passano di qui a far provvista di testuggini, da usare come carne in scatola. E l’uomo non è più percepito come un pericolo.
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Le iguane di terra disegnano di strisce nere, o variamente colorate, le spiagge, gli scogli, le piccole radure, se non stai attento le calpesti. Quelle marine ti seguono in acqua, ti circondano curiose quando nuoti, discretamente inquietanti quando compaiono in gruppetti di una dozzina, piccoli mostri sinuosi come serpenti. Capita anche di incontrare una tartaruga, di solito solitaria, di solito pigra (mai vista una nuotare in fretta) salita sotto il pelo dell’acqua a prendere una boccata d’aria per scomparire lemme, lemme, nel blu profondo, insieme a pesci di varia forma e colore. Per non farsi mancare nulla lo zoo Galàpagos dispone anche di una specie di pinguino. Piccolo e bruttino a dire il vero se confrontato con gli elegantoni del Polo sud. Ci sono anche gli stagni con il tradizionale corredo di fenicotteri rosa che zampettano eleganti, mentre nel cielo stormi di sule che si tuffano in acqua a capofitto buttandosi nei branchi di pesci individuati dall’altro. A tenerle d’occhio mentre pescano, dozzine di magnifiche fregate (Fregata magnificens, appunto) spettacolari pirati dell’aria dalle silhouette perfette, tutte nere, stilizzate, che invece di faticare a pescare aspettano veleggiando senza muovere una penna, che le ingenue sule tornino in aria con un pesce nel becco per rapinarle approfittando della mole maggiore e capacità aviatorie notevoli.
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Con vari sistemi. Per esempio prendendole per le penne della coda in modo che lascino la preda. Puoi persino vederle all’opera. Le sule non hanno ancora capito l’antifona. Ovunque incontri una delle 14 varianti dei fringuelli di Darwin, i “pinzon de Darwin”. Con il becco corto, medio, lungo, tozzo, elegante, ecc. che hanno aiutato il naturalista inglese ad elaborare la sua teoria dell’evoluzione della specie. Che ti viene spiegata per bene alla Charles Darwin Research Station sull’isola di Santa Cruz, un santuario scientifico dove si aggirano i naturalisti più celebri del mondo a studiare, studiare, e inebriarsi dello spirito del mitico Charles che ancora aleggia lì intorno. Scopri che uno dei fringuelli, il “picchio” per esempio, ha imparato ad usare rametti o spine di cactus come strumenti per estrarre dai buchi dei tronchi larve o insetti che con il solo becco non raggiungerebbe. Tra un milione di anni sicuramente avrà allungato il becco del necessario. Che il fringuello numero 8 ha il becco tozzo perché preferisce mangiare semi secchi. Che il fringuello numero 12 invece…. Evoluzione della specie, secondo i bisogni e gli obbiettivi, appunto. Siccome le Galàpagos sono lontane da tutto (un migliaio di chilometri dalla costa dell’Ecuador) hanno un ecosistema e biodiversità senza alterazioni e mai hanno avuto ingerenze esterne.
Isole in evoluzione
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Nella stazione si curano, si coccolano, si gestiscono in moderne nursery, le testuggini, che sono la variante terrestre delle tartarughe e qui viveva fino al 2013 il celebre “lonesome George”, George il solitario, ultimo esemplare di tartarugone gigante (Chelonoidis abingdonii) delle Galàpagos che si era rifiutato sempre di riprodursi. E’ morto che ne aveva un centinaio ma si dice che questa specie potesse vivere fino a 200 anni. L’avevo conosciuto, il vecchio George, allora era un vecchietto di una settantina d’anni perché si era nel 1985 e io ero alle mie prime Galàpagos. Che erano un po’ diverse. Nell’uso. Trentatrè anni fa ci si arrivava con un vecchio aereo partendo dal terrificante aeroporto di Quito (quello che aveva il sentiero di atterraggio o decollo
Isole in evoluzione
degli aerei praticamente a sfioro sopra la città), si poteva noleggiare una piccola barca da pesca con cuccette da marinaio, un capitano di solito il proprietario, che portava la barca, un cuoco, che pensava anche a pescare un tonnetto al giorno per le necessità alimentari quotidiane, e si andava in giro di isola in isola. Quasi in totale libertà. Eravamo in due in barca. Le isole sono tredici, tutte vulcaniche, ma tutte diverse, quasi tutte disabitate, c’erano tre villaggi ai tempi (adesso cittadine disordinate) Puerto Villamil, Puerto Barquerizo Moreno e Puerto Yora. Su ogni isola eri controllato a vista da una guida integerrima ma si era in due, liberi, soli, dentro questa immensa scenografia silenziose.
Isole in evoluzione
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Galàpagos 2018: gli scenari sono ancora impressionanti, gli animali forse si sono lievemente scostati dai sentieri, i visitatori sono 600mila all’anno, le barche di legno dei pescatori non le puoi noleggiare così, senza controllo, c’è un numero preciso di barche autorizzate che girano per l’arcipelago dalla nave più grande da 100 posti a piccoli yachts e barche a vela. Non si sa esattamente quante, ma ne vedi dappertutto. Sui sentieri ci
Isole in evoluzione
vai in gruppo e per fotografare gli albatros che sciabolano per gioco tra di loro non hai poi tutto questo tempo perché alle spalle incombe il gruppo di coreani (o americani, inglesi, cinesi, olandesi, italiani) e devi spingere quelli che ti precedono. Non importa, bisogna andarci alle Galàpagos. Prima che il falco snob si allontani troppo dal sentiero. O se ne vada ad abitare su qualche roccia lontana. Testo di Lucio Valetti e foto di Sergio Pitamitz © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA
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Isole in evoluzione
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Galapagos
Informazioni: L’Ente del turismo dell’Ecuador non è rappresentato in Italia. Per informazioni si può visitare il sito.
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Quando andare: Clima: le stagioni sono determinate dalle correnti. Stagione fredda: da maggio a dicembre, correnti di acqua fredda dall’Antartico, temperature fra i 24 e i 27 gradi centigradi, frequenti nebbie e pioggerelline nelle zone interne delle maggiori isole. Stagione calda, da dicembre a maggio, correnti di acqua calda provenienti dal Nord. Temperature intorno ai 30 gradi, maggior numero di ore di sole, frequenti temporali.
Viaggio organizzato: Tour 2000 (email) è specializzato in viaggi in America Latina ed organizza viaggi sia individuali che di gruppo nei due modi classici con cui si visitano le Galapagos: cioè con sistemazione a terra o in crociera. Sea Star e Aida Maria, sono due yacht che propongono crociere nelle diverse aree dell’arcipelago. Dal 9 al 19 marzo è in programma una crociera fotografica Nikon School accompagnata da Sergio Pitamitz, che ha realizzato le immagini di questo servizio. Fuso orario: -7 ore, che diventano –8 quando in Italia vige l’ora legale.
Documenti: È necessario il passaporto con validità residua di almeno 6 mesi al momento dell’ingresso nel Paese ed un biglietto aereo
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di andata e ritorno. Non è necessario il visto per i soggiorni turistici inferiori ai 90 giorni.
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Vaccini: Nessuno obbligatorio.
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Lingua: La lingua ufficiale è lo Spagnolo. La lingua inglese è parlata dagli addetti al turismo. Religione: La religione maggiormente diffusa è la Cattolica.
Valuta: La valuta utilizzata in tutto il paese è il Dollaro USA.
Elettricità: E’ necessario munirsi di un adattatore di tipo americano a lamelle piatte. Telefono: Per chiamare l’Italia bisogna comporre lo 0039, seguito dal prefisso della città italiana con lo zero iniziale seguito dal numero dell’abbonato. I cellulari devono essere quadriband. Link utili: Galapagos Conservancy
Ministero del turismo Galapagos
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Sembra di essere in Europa. Un paese nel Paese, il Quebec, così fortemente identitario e così diverso dal resto del Canada. Foreste, laghi, popolati da alci e caribù; e città dalla voce energica, malgrado l’accento francese particulier. Testo e foto di Franco Cappellari
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er secoli è stato approdo e rifugio di navigatori ed esploratori, forse per questo appena vi ho messo piede mi sono sentito anch’io uno di loro. Città di Quebec è stata fondata 400 anni fa da Samuel de Champlain, considerato il padre del Canada Francese. Raffinata, elegante, sicura di sé, questa località ha tutti i requisiti per conquistare i suoi visitatori. Dal basso, il centro fortificato, l’unico al nord del Rio Grande, appare in tutta la sua suggestiva bellezza. Passeggiando tra i suoi bastioni, si giunge al cospetto dello Chateau Frontenac, imponente costruzione con torri a pinnacoli di ambientazione fiabesca, simbolo della città. L’edificio sorge sulla “terrasse Dufferin”, un viale pedonale dalla caratteristica pavimentazione in legno, edificato sulle mura della rocca e da dove è possibile ammirare il fiume San Lorenzo in tutto il suo splendore. Gli abitanti sono persone allegre e dinamiche, estimatori del divertimento e dell’arte del vivere bene. In febbraio si celebra il Carnevale, la più importante manifestazione invernale nel suo genere, per continuare con tanta animazione, musica, e balli durante il periodo estivo, con il Festival d’été e delle Fêtes de la Nouvelle-France.
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Ma è nella regione di Charlevoix che si viene in contatto con il Quebec più autentico: quello dei laghi e delle foreste, dei paesaggi sorprendenti e variegati, dove i frequentatori abituali sono alci e caribù. Durante il percorso una sosta al Canyon di Ste-Anne, a circa 30 min. d’auto da Citta di Quèbec. Qui il fiume ha scavato una gola dove l’acqua precipita da un’altezza di 74 mt formando una cascata costeggiata da un burrone e da un sentiero naturalistico che offre diversi punti di osservazione. Tre ponti sospesi permettono di godere di uno spettacolo unico ed i più ardimentosi possono
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praticare il Rock Climbing, lo Zip Line attraversando i 250 mt del Canyon sospesi ad una corda, o arrampicarsi lungo i costoni rocciosi che fiancheggiano la cascata servendosi delle due vie ferrate. A questo punto riprendiamo il cammino verso Charlevoix, regione famosa per essere situata all’interno di uno dei rari e piÚ grandi crateri del pianeta scavato da un meteorite, e per le sue riserve naturalistiche. Presenta un territorio che lascia esterrefatti: da una parte la magnificenza del fiume San Lorenzo, dall’altra, a pochi minuti di strada, ecco apparire le alte montagne delle Laurentides.
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Tra i suoi gioielli, il Parco Nazionale dell’ Hautes-Gorges de la Riviere Malbaie, formato da una concatenazione di valli e dove dirupi di oltre 700 metri danno origine al Canyon più profondo del Canada. Raggiungiamo il parco che è quasi sera, giusto il tempo per fotografare uno spettacolo unico, quello dei boschi illuminati da lame di sole che creano giochi di luce e di ombre sulle foglie multicolori degli aceri autunnali. Trascorro la notte a La Malbaie, pittoresca cittadina sulla riva nord del San Lorenzo. Forte di due secoli di tradizione turistica, questa zona è nota anche per la qualità dell’accoglienza e per gli ottimi ristoranti, tutto questo non necessariamente in hotel appartenenti alle grandi catene alberghiere, ma anche in piccole locande e bed e breakfast il più delle volte a gestione familiare, ed è proprio in una di queste che alloggio, a gestirla una famiglia piemontese trasferitasi qui da alcuni anni. L’indomani mattina mi sveglio ben presto, do un’occhiata fuori e resto estasiato: un’alba infuocata rischiara le acque del San Lorenzo. Dopo un breve controllo all’attrezzatura fotografica, per essere sicuro che sia tutto a posto, parto alla volta del parco marino del Saguenay-Saint Laurent, uno dei più bei siti al mondo per l’avvistamento delle balene. Durante il viaggio Alberto, che ha già vissuto quest’esperienza, mi istruisce e consiglia su come comportarmi quando mi troverò al cospetto degli imponenti mammiferi.
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Dopo poco più di un’ora giungo a Tadoussac, un incantevole villaggio ai confini della Foresta Boreale, incastonato in una spettacolare insenatura circoscritta da ripide scogliere. È proprio da qui che per la prima volta mi imbarcherò per provare l’ebrezza del “whale watching”, un vero e proprio “safari marino”. Vestito di tutto punto contro spruzzi e raffiche ghiacciate, mi avvio al molo dove, con grande sorpresa, scopro che a condurmi nella zona di avvistamento saranno due giovani e belle ragazze canadesi, una biologa marina e l’altra esperta pilota degli “Zodiac”. Appena mezz’ora di traversata quando in lontananza scorgo alcune code di balene guizzare a pelo d’acqua… non credo ai miei occhi. A questo punto inizia l’avvicinamento, una balenottera sale in superficie a pochissimi metri da me, mai avrei immaginato di poterla fotografare così da vicino. Una volta a terra la soddisfazione è enorme, quello che solo poche ore prima sembrava un sogno è diventata realtà. A pomeriggio inoltrato rientro a La Malbaie, una “frugale” cena ed a letto presto. Il mattino seguente inizierò il viaggio che mi condurrà a Montreal. Mi aspettano più di 400 km in auto, che decido di percorrere seguendo la suggestiva strada panoramica. Il tragitto si protrae più del previsto, la “panoramica” è davvero ricca di spunti fotografici e sarebbe un peccato lasciarseli scappare.
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Arrivo a Montreal all’imbrunire, il mio primo pensiero é quello di raggiungere, prima che sia troppo tardi, il belvedere di Mont Royal per poter fotografare lo skyline della città durante l’ora “blu”, che si mostra in tutto il suo splendore appena dopo il tramonto. In fotografia è quel momento in cui la luce crea una particolare tridimensionalità sui soggetti, ed è l’ ideale per le foto di paesaggio. Domani sarà il mio ultimo giorno di questo mio breve ma intenso periodo trascorso nel Quebec. Farò la conoscenza di Montreal, città poliedrica e cosmopolita, dove il singolare accento di lingua francese dei suoi abitanti, si mescola con gli idiomi delle oltre 80 comunità che vivono nella metropoli. Decido di iniziare la giornata
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passeggiando per La Vieux Montreal, edificata sulle rive del San Lorenzo, in prossimità del Porto Vecchio. Qui palazzine d’impronta francese si affacciano sui vicoli lastricati, ancora percorsi da carrozze stile Ottocento. A poca distanza la maestosa basilica neogotica di Notre Dame. Sono in anticipo sull’apertura, quindi trascorro l’attesa dando uno sguardo alla mappa della città per poter programmare gli spostamenti successivi. Una volta all’interno resto estasiato dai suoi colori, dalla perfezione delle sue strutture lignee, e dalla navata centrale realizzata in lapislazzulo, sotto un cielo d’oro stellato. Lasciata la basilica, proseguo il mio cammino e raggiungo la città nuova, cuore pulsante di Montreal.
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È tutto un susseguirsi di grattacieli ultramoderni di vetro ed acciaio, banche, scintillanti boutique ed enormi centri commerciali di ogni tipo e per ogni tasca. Percorrendo le sue vie noto musicisti un po’ dappertutto, ma non è un caso, questa è anche la città dei festival musicali, il più importante è quello jazz, giunto alla sua 28° edizione. Dieci giorni durante i quali la musica dal vivo la fa da padrona, invade il centro di Montreal e tutto si muove a ritmo di jazz. Mi resta ancora il tempo di una visita lampo alla “città sotterranea” una rete di più di 30 km disseminati nel sottosuolo, dove è possibile trovare di tutto, dalle stazioni della metropolitana ai centri commerciali, dalle migliaia di negozi agli accessi per gli hotel. Sono state queste le mie ultime ore in Quebec, adesso non mi rimane che correre al Pierre Elliott Trudeau, l’aeroporto internazionale di Montreal, e prendere il volo per Roma Fiumicino. A poco a poco la costa canadese si allontana e inizia l’oceano, mi porto in Italia il ricordo di questo splendido paese e la piacevole sensazione di essere stato anch’io, per qualche giorno, navigatore ed esploratore.
Testo e foto di Franco Cappellari © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA
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Quebec
Informazioni: In Italia non esistono rappresentanze del Canada quindi è difficile reperire informazioni in italiano, per qualsiasi informazione turistica si può consultare il sito.
Come arrivare: L’aeroporto internazionale di Montréal e quello di Toronto sono serviti da molte compagnie aeree. Dall’Italia: voli diretti da Roma con Air Canada. Fanno scalo nei rispettivi hub europei compagnie come: Swiss, Lufthansa, British Airways e Air France.
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Quando andare: Clima: Tutto l’anno. Le città del Quebec sono caratterizzate da un clima continentale umido, con 4 stagioni ben definite. Inverni, da novembre a marzo molto nevosi con temperature medie sotto lo zero; estati calde con temperature medie tra i 27 e i 30 gradi. Fuso orario: In Canada ci sono sei fasce orarie che vanno dall’ora standard del Newfoundland nella parte orientale (9 ore e 30 minuti indietro rispetto al meridiano di Greenwich), all’ora standard del Pacifico a ovest (8 ore indietro rispetto al meridiano di Greenwich). Documenti: Per i viaggi inferiori ai 3 mesi è necessario il solo passaporto, valido per sei mesi.
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Vaccini: Non sono necessari. il Canada è un paese che non presenta rischi per i visitatori, se si escludono le basse temperature invernali con vento freddo, neve e gelo.
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Lingua: Le lingue ufficiali sono inglese e francese.
Religione: 46% cattolica, 36% protestante, 18% anglicana e altre religioni. Valuta: Il dollaro canadese che equivale a 0,6936 Euro. Elettricità: 110/120V 60Hz.
Telefono: Per chiamare il Canada dall’Italia comporre 001 più il codice di zona e numero abbonato. Link utili: Quebec Cuty Tourism
Autunno.Tempo di Langhe
Above the polar bear - Foto di Florian ledoux
Drone Awards 2018 Autunno.Tempo di Langhe
VISIONI D’AUTORE DA QUASSÙ
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È BELLISSIMA Una selezione di immagini straordinarie che hanno partecipato a Drone Awards 2018, il concorso fotografico che ha connesso e riunito le migliori fotografie aeree dell’anno. 4400 proposte, di professionisti affermati e amatori di 101 paesi, che dipingono il mondo da un punto di vista d’eccezione, svelandone la bellezza superiore. Drone Awards 2018
Drone Awards 2018 Autunno.Tempo di Langhe
Weather snake - Foto di Ovi D. Pop
Autunno.Tempo di Langhe
Romania - Una strada in mezzo alla foresta vicino a Derna, regione di Bihor
Drone Awards 2018 Autunno.Tempo di Langhe
The Design of an Iceberg - Foto di Stephan FĂźrnrohr
Autunno.Tempo di Langhe
Groenlandia - La bizzarra forma di un iceberg ripreso in posizione zenitale
Drone Awards 2018 Autunno.Tempo di Langhe
Nucleus - Foto di Casey McCallister
Autunno.Tempo di Langhe
Alaska - Una barca taglia le fredde acque dell’Alaska
Drone Awards 2018 Autunno.Tempo di Langhe
Mada’in Saleh - Foto di Gabriel Scanu
Autunno.Tempo di Langhe
Arabia Saudita - Il sito archeologico di Mada’ In Saleh
Drone Awards 2018 Autunno.Tempo di Langhe
Entrance to Hell - Foto di Xiaoxiao Liu
Autunno.Tempo di Langhe
Hawaii - La lava di un vulcano a Big Island al contatto con l’acqua di mare
Drone Awards 2018 Autunno.Tempo di Langhe
Red Sand Garden - Foto di Peter Virag
Autunno.Tempo di Langhe
Australia - I Royal Botanic Gardens a Cranbourne
Drone Awards 2018 Autunno.Tempo di Langhe
Pilgrimage of Millions - Foto di Qinghua Shui
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Drone Awards 2018 Autunno.Tempo di Langhe
Honors Day - Foto di Xiaoxiao Liu
Autunno.Tempo di Langhe
Cina - Cerimonia studentesca
Drone Awards 2018 Autunno.Tempo di Langhe
Silvia - Foto di Davide Lopresti
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Drone Awards 2018 Autunno.Tempo di Langhe
El Angel - Foto di Luis Alonso Jimenez Silva
Autunno.Tempo di Langhe
Costa Rica - Un tuffatore mentre si lancia dal trampolino
Drone Awards 2018 Autunno.Tempo di Langhe
Red Kajak - Foto di Stefan Thaler
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Austria - In canoa sul lago durante il disgelo
Drone Awards 2018 Autunno.Tempo di Langhe
Basketball - Foto di Shihui Liu
Autunno.Tempo di Langhe
Cina - Campi da basketball
Drone Awards 2018 Autunno.Tempo di Langhe
Assisi Over the Clouds - Foto di Francesco Cattuto
Autunno.Tempo di Langhe
Italia - La Basilica di San Francesco di Assisi avvolta dalla nebbia
Drone Awards 2018 Autunno.Tempo di Langhe
Warehouse Fire - Foto di Byron du Bois
Autunno.Tempo di Langhe
Sudafrica - L’incendio di una fabbrica di cera a Durban
Drone Awards 2018 Autunno.Tempo di Langhe
Chaos - Foto di Alex Visbal
Autunno.Tempo di Langhe
Colombia - Un mercato nelle strade di BogotĂ
Drone Awards 2018 Autunno.Tempo di Langhe
Blacktip Shark - Foto di Adam Barker
Autunno.Tempo di Langhe
Bahamas - Uno squalo pinna nera durante la caccia
Drone Awards 2018 Autunno.Tempo di Langhe
Responsible Dady the Gharial with Babies - Foto di Dhritiman Mukherjee
Autunno.Tempo di Langhe
India - Un gaviale del Gange con i suoi piccoli
Drone Awards 2018 Autunno.Tempo di Langhe
Great Immigration Birds Eye View - Foto di Thomas Vijayan
Autunno.Tempo di Langhe
Kenia - Migliaia di erbivori durante l’attraversamento del fiume Mara
Autunno.Tempo di Langhe
Vertical Racing - Foto di Shoayb Khattab
DRONE AWARDS 2018 DrAw Photo Contest (Drone Awards) è un progetto d realizzate da velivoli, elicotteri, dirigibili, aquiloni e p Awards, uno dei piÚ noti e prestigiosi concorsi fotogr
Autunno.Tempo di Langhe
di Art Photo Travel Association dedicato alla fotografia aerea, con immagini paracadute. Dal 2015 Art Photo Travel organizza il Siena International Photo rafici mondiali.
A Pizzo sul mare
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