Latitudes Travel Magazine Aprile 2016

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Sommario

Porto Foto di Renato Vettorato


Alicudi & Filicudi Siamo solo noi

Colorado I giardini degli dei

Churchill Patria di sua maestà l’orso polare

Portogallo Porto, il Douro e la scia di sughero

Montenegro Montenegro segreto


Aprile 2016

Redazione:

Via Pisacane, 26 20129 Milano tel. +39 02.36511073 redazione@latitudeslife.com Foto di Vittorio Sciosia

Hanno collaborato

Luca Bracali Francesca Calò Pier Vincenzo Zoli Stefano Tesi Marco Berchi

Fotografi

Luca Bracali Vittorio Sciosia Mauro Camorani Renato Vettorato

Pubblicità

Info

Churchill Foto di Luca Bracali


n°92 Aprile 2016

Direttore Responsabile Eugenio Bersani

eugenio@latitudeslife.com

Photo Editor Lucio Rossi

lucio@latitudeslife.com

Sales Manager

Lanfranco Bonisolli

lanfranco@latitudeslife.com

Redazione

Francesca Calò

francesca@latitudeslife.com

Graphic

Arianna Provenzano

arianna@latitudeslife.com

Social Media Manager

Marco Motta

marco@latitudeslife.com


Land art in Sicilia


Land art in Sicilia


A Pizzo sul mare


A Pizzo sul mare


SICILIA

Siamo solo noi

SIAMO

SOLO

NOI

Sono le Eolie più estreme, così selvagge e solitarie da sembrare snob. Se Filicudi acchiappa i radical chic, Alicudi è l’avamposto dei nuovi hippy; ciò che conta è essere in pochi. Aprile e maggio, i mesi perfetti: è già estate e il bello è che non c’è ancora nessuno. Testo di Francesca Calò Foto di Vittorio Sciosia


Alicudi & Filicudi Siamo solo noi

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A

qualcuno piace rural. Ai vip, per esempio, che approdano in questa propaggine di Sicilia per rifuggire mondanità e ressa. Meno modaiole di Panarea e ancora poco affollate rispetto a Lipari e Salina, Alicudi e Filicudi sono l’extrema ratio dell’allontanamento, l’eremo morettiano ambito. La tv? Come in Caro diario chi ci viene è molto probabile che la disprezzi, preferendo ammirare panorami in cui isole evanescenti si stagliano all’orizzonte. Appare qualche tablet, ma in linea di massima il diktat è staccare la spina.


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Così hanno fatto i personaggi noti che, “dicono”, hanno comprato. In giro si vedono poco, se ne stanno rintanati nelle antiche dimore arroccate nella campagna che hanno rimesso a nuovo, magari con il supporto di qualche famosa archistar. Una su tutte Fuksas, che ormai qui è di casa. Gli altri li hanno visti che si aggiravano a Filicudi Porto, del resto qui ci passano tutti e ai duecento filicudari che d’inverno abitano l’isola non scappa proprio nessuno. Molti si fermano al bar Nino. Dai tavolini del


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chiosco, gli occhi incrociano la spiaggia di ciottoli e si allungano sino a Capo Graziano. Un’unica strada asfaltata arriva fino a all’altro punto di attracco. A Pecorini, il tempo pare lento, quasi immobile. L’arrivo dal mare scandisce i ritmi degli isolani, Dal secondo porto dell’isola la scena è un fermo immagine che riprende all’arrivo dell’aliscafo. Filicudi si percorre a piedi, lungo le vecchie mulattiere che ne costituiscono l’ossatura e che ne fanno cogliere la natura selvaggia.


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L’arrivo dal mare scandisce I RITMI

DEGLI ISOLANI...


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Sospesa tra cielo e mare, la strada carrata, che si inerpica sull’isola, porta su fino a Contrada Stimpagnato, dove l’aspro paesaggio è interrotto solo da qualche cubo di calce qua e là. Per chi non ha altri mezzi, l’unico modo per spostarsi è quello di usufruire di taxi improvvisati. Ma il modo migliore per scoprirla è percorrerla a piedi, lungo le mulattiere, i vecchi sentieri un tempo battuti dagli asini che raggiungono brevemente le varie contrade. Da Filicudi Porto si può arrivare fino a Monte Fossa delle Felci, un vulcano spento che con i suoi 774 metri di altezza è la


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vetta più alta dell’isola. Durante il tragitto vale una sosta la località Valdichiesa; il percorso sterrato si snoda in salita tra piante di fichi d’india e arbusti tipici della macchia mediterranea: ma ecco che ad un certo punto si apre nella fitta vegetazione un palchetto dalla vista impagabile. Su un proscenio dalle tinte violacee, sospese tra cielo e mare, le altre Eolie e la costa siciliana continentale, mentre sul fondo appare Iddu, lo Stromboli. Alicudi è un caso a parte. C’è una “calma terribile” nell’antica Ericusa, l’isola più occidentale, ancora defilata, squisitamente verace.


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Si contano appena 100 anime e l’isola appare scarsamente abitata, per certi versi deserta, forse anche per questo la sua natura primitiva e brulla viene fuori con forza sfacciata. Il tempo si è fermato al Porto. Qualche casa, l’alimentari e l’ufficio postale. E poi c’è pressoché il nulla. Solo spazio e


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tempo per il dolce far niente. L’unica adrenalina è quella di salire e salire, gradino dopo gradino, sui terrazzamenti, sulle trazzere dove uomini e muli se si incrociano non riescono a passare insieme. Strani incontri ravvicinati. Testo di Francesca Calò e foto di Vittorio Sciosia © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA


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G A L L E R Y


Siamo solo noi

Il tempo si è fermato al Porto.

Qualche casa, L’ALIMENTARI E L’UFFICIO POSTALE.

E POI C’È PRESSOCHÈ

il nulla.


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ES U TIT

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Alicudi & Filicudi

Informazioni: Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo delle Isole Eolie.

Come arrivare: Potete raggiungere Catania in aereo e arrivare in auto o via bus fino a Milazzo. Da Milazzo: è il principale porto di collegamento per tutte le Isole Eolie, ci sono aliscafi e navi durante tutto il giorno, dalle 7,00 fino alle 22,00. Il percorso in aliscafo (compagnie: Siremar e Usticalines) dura da 40 minuti per Milazzo-Vulcano ai ca. 120 minuti Milazzo-Stromboli o MilazzoAlicudi che sono le isole più lontane, mentre in nave si va dai ca. 60 minuti per Milazzo-Vulcano ai 150 minuti per MilazzoStromboli o Milazzo-Alicudi. - da Messina e Reggio Calabria in aliscafo, con più corse al giorno tutto l’anno, collegamenti bus dall’aeroporto di Reggio Calabria. - da Napoli in nave tutto l’anno ed in aliscafo nel periodo estivo. Dove dormire: Un’ottima soluzione è quella di soggiornare nelle tante case in affitto, molte quelle in tipico stile eoliano proposte dalle tante agenzie immobiliari: da www.vulcanoconsult.it a eolian Paradise, propongono case su tutte le isole Eolie.

Dove mangiare: Ristorante Villa la Rosa Via Rosa, 24 - 98050 Filicudi (ME) Tel. +39 090 9889965.


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Siamo solo noi

U TIT


I GIARDINI DEGLI

DEI


Colorado

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Otto monumenti nazionali, quattro parchi nazionali, quattro sentieri storici, due siti storici nazionali, un corridoio fluviale unico al mondo: il Colorado è un giardino sterminato di parchi e aree protette. Un patrimonio verde incomparabile che sarà celebrato dal Centenario del National Park Service e che merita di essere vissuto per tutto il 2016 e oltre. Testo di Marco Berchi


In meno di tre minuti il video mostra tutte le bellezze del Colorado. Parchi, cittĂ , montagne, foreste, natura selvaggia e atmosfere da vecchio West, fanno di questa destinazione una meta straordinaria.


VIDEO

“official video”

2.25’’ Denver


PHOTO GALLERY

P A G E

Great Sand Dunes National Park inneva scorri foto


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P A G E


Colorado State Parks

National Parks

National Monuments


PARCHI E MONUMENTI NAZIONALI

Il 2016 è l’anno del Centenario del National Park Service, l’agenzia federale nata nel 1916 con lo scopo di preservare e proteggere i parchi nazionali americani. Il Colorado con i suoi 4 parchi e 8 monumenti nazionali si prepara a celebrare l’evento con un ricco calendario di eventi, consultabili sui siti di ogni parco. Eccoli di seguito. Black Canyon of the Gunnison National Park Great Sand Dunes National Park and Preserve Mesa Verde National Park National Conservation Areas

Rocky Mountain National Park


S

abbia? Montagne, praterie d’alta quota, foreste ce le aspettavamo e anzi le cercavamo. Ma la sabbia? Quando le guide turistiche dicono che un posto è sorprendente, di solito i veri viaggiatori iniziano a diffidare: significa che non si sa come definirlo altrimenti, brutto segno. Ma qui, perbacco, si resta davvero senza fiato. Siamo nel Great Sand Dunes National Park, uno dei dodici parchi nazionali presenti in Colorado e sostiamo letteralmente senza parole di fronte a gigantesche dune che non sfigurerebbero in Namibia. Difficile fare classifiche ma questo a nostro avviso è il più bel sito naturale dell’intero Stato e già il modo in cui ci si arriva pare creato da un’accurata regia. Con alle spalle un bel po’ di miglia da Durango, lasciata

alle spalle Alamos iniziato a vedere v profili azzurrini e i di neve delle San Mountains. Alla lo spuntava già una giallo-ocra, fattas grande man man a nord, ci avvicina eccoci qua a farc dita questa sabbi i piedi a mollo in u che sembra la ma e con di fronte un ragazzini che si ap scendere dalle du tavole da surf.

Non è stato un gi paletta e formine montagne di sab fenomeno atmos in atto, combinaz correnti ed erosio da mezzo milione dettagli potete le

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sa, abbiamo verso est i incappucciati ngre de Cristo oro base a sottile linea si via via più no che, svoltato avamo; e ora ci colare tra le ia finissima, con un rigagnolo area dell’oceano n gruppo di ppresta a une con le

igante con e a creare queste bbia ma un sferico ancora zione di venti, oni all’opera e di anni e i cui eggere qui

PARCHI E MONUMENTI NAZIONALI



Scenic & Historics Byways

O P E N


Con Mesa Verde, Great Sand Dunes è la perla di una collana di parchi che si prestano bene ad essere il tema di un tour in Colorado. Ed è proprio l’imponente struttura geologica del Colorado Plateau, che insiste anche su Utah, Arizona e New Mexico, che da Google maps satellite balza agli occhi anche dei profani e che è un po’ la mamma geologica dei più famosi parchi naturali Usa, a generare un altro paio di meraviglie: il Colorado National Monument e il Black Canyon of the Gunnison.

Al primo si acced Junction e bisog mano ferma sul affrontare la mag Rock Drive, una e tortuosa ma si affacciata su pro canyon e rossi m

Stupefacente e la storia di John sicuramente sing a inizio ‘900, inn questi luoghi, si t in queste forre a selvagge con l’in diventare area p Ritenuto poco p


de da Grand gna essere di volante per gnifica Rim strada stretta icura, sempre ofondissimi monoliti.

molto americana Otto, un tipo golare e che, namorato di trasferì a vivere appartate e ntento di farle protetta. più che uno

PARCHI E MONUMENTI NAZIONALI

svitato dai concittadini, Otto iniziò a tracciare a picconate miglia di sentieri e percorsi e finì per convincere prima gli abitanti di Grand Junction e poi le autorità di Washington: il parco fu istituito nel 1911 e John ne divenne il curatore, con uno stipendio di un dollaro al mese. Sempre da Grand Junction, ma puntando verso sud, poco prima di Montrose, un’altra bella strada si inerpica sull’orlo del Black Canyon, che ha poco da invidiare ai cugini più famosi, dato che, come mostra il piccolo ma al solito perfetto Visitor Center, il Black è profondo 800 metri ed è un vero santuario naturalistico.

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“

Non è stato un gigante con paletta e formine a creare qu montagne di sabbia ma un fenomeno atmosferico all’op mezzo milione di anni.


pera da

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Colorado Birding Trail

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Fra i 12 Parchi naz gestiti in Colorad Park Service sono i ben 42 State Pa decidere e scegli e le rinunce costa rimorsi e pentime imperdibile è il Ro National Park: av fatto di essere po Denver e dalla viv molto frequentat della wilderness a che superano i 43

Molto efďŹ ciente il bus navetta che assi viari attravers quadrate del parc

Ma in Colorado p essere quasi stuďŹ


zionali, ma i siti do dal National o molti di più, e arks è difficile iere quali visitare ano sempre enti. Di sicuro ocky Mountain vvantaggiato dal oco distante da vace Boulder, è to dagli amanti alpina, con vette 300 metri.

l servizio di percorrono gli so le 415 miglia co.

può capitare di fi di alte vette

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allora una buona idea può essere quella di dedicarsi alla scoperta del mondo fossile perfettamente conservato del Florissant Fossil Beds, monumento nazionale a ovest di Colorado Springs, oppure di visitare il National Historic Site del Sand Creek Massacre, quasi al confine con il Kansas. Qui il 29 novembre del 1864 un reparto di cavalleria attaccò di sorpresa un villaggio di Cheyenne e Arapaho massacrando donne e bambini e compiendo atrocità.

e

Un luogo cruciale della storia americana, in cui sostare per capire e per riflettere; i meno giovani ne ricorderanno traccia anche in una bella canzone di Fabrizio De Andrè.

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Il Black Canyon ha poco da invidiare ai cugini più famosi, dato che, come mostra il piccolo ma perfetto Visitor Center, è profondo 800 metri ed è un vero santuario naturalistico.


PHOTO GALLERY

P A G E

Gli straordinari canyon verticali del Co scorri foto


olorado National Monument

P A G E


Ultima tappa del nostro parzialissimo viaggio nei parchi del Colorado è un sito speciale e diverso da tutti gli altri. È vero, le attrazioni del Garden of the Gods, questo il suo nome, sono magnifiche formazioni rocciose rossastre ed è quindi ancora la natura imponente di questa fetta d’America a farla da padrona. Ma qui, a poca distanza dal centro di Colorado Springs, la sensazione è diversa: i grandi roccioni la cui conformazione ricorda quella dell’australiano Ayers Rock – Uluru sembrano quasi giganti addomesticati, più avvicinabili delle meraviglie naturali solitarie e altere che abbiamo visto sin qui. E infatti il Garden è in fondo un vero giardino, di quei “giardini rocciosi” che ornano tante ville nobiliari europee. Solo che qui siamo in Colorado,

Stati Uniti, e quin fanno in scala… a I torrioni gigante il posto dei mass dei sentierini ci s dalla circolazione regolamentata, a sosta linde e per organizzate, walk anche ai disabili, scenograficamen

A completare il t gratuito e un visi che parla come u (multimediale) ap Il risultato è uno frequentati d’Am andateci in un gi alla cui origine c’è mecenatismo pri famiglia di un gra delle ferrovie che donato il suo tes municipalità. That’s America, t

di Marco Berchi - Riproduzion


ndi le cose si americana. eschi prendono si e al posto sono strade e severamente aree di rfettamente king trails aperti punti panoramici nte collocati.

tutto, l’accesso itor center un libro perto. dei siti più merica (se potete, iorno feriale) è il miglior ivato della ande magnate e nel 1909 ha soro naturale alla

that’s Colorado.

ne Riservata © Latitudes

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Zapata Ranch

O P E N


ES U TIT

I giardini degli dei

Colorado

Informazioni: Per informazioni relative a viaggi e turismo negli Stati Uniti d’America visitare il sito dell’associazione Visit USA Italia Association – associazione Visit USA Italia.

Come arrivare: Si consiglia fly & drive. Denver è collegata non stop con Francoforte (Lufthansa), Londra (British Airways), Tokyo (United Airlines), Reykjavik (Icelandair) e Panama (United Airlines). Da maggio 2016 un volo diretto operato da Lufthansa collegherà Monaco con Denver Denver è un hub United Airlines Star Alliance importante per tutto il Nord America. Nel 2016 il servizio ferroviario collegherà l’aeroporto alla Union Station, la stazione nel cuore della città completamente rimodernata, dove hanno sede boutique hotel, bar, negozi e ristoranti di tendenza.

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Quando andare: Tutto l’anno. Per le Canyonlands evitare i mesi estivi (luglioagosto) a causa della calura. Dove dormire: Un buon indirizzo a Denver è The Crawford Hotel.

Dove mangiare: Fruition Restaurant, Mercantile e Fruition Farms a Denver. Inaugurato nel 2007, Fruition Restaurant è l’esempio perfetto di una cucina allo stesso tempo sofisticata e accessibile. Bin 707 Foodbar. Il ristorante utilizza esclusivamente prodotti locali e nazionali ottenuti con metodi di produzione responsabili, tradotti sapientemente in una cucina genuina e fantasiosa.


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I giardini degli dei

Fuso orario: GMT -6 rispetto all’Italia. Documenti: Passaporto elettronico e autorizzazione ESTA da richiedere via internet al sito dell’ambasciata americana. L’autorizzazione è gratuita, va ottenuta prima di partire e portata con sé al momento del ceck-in in aeroporto. Dal 1 aprile 2016 non sarà più possibile viaggiare con il VWP senza essere muniti di passaporto elettronico, anche se già in possesso dell’autorizzazione ESTA. Sarà necessario pertanto richiedere un passaporto elettronico nuovo e una nuova autorizzazione ESTA o richiedere il visto non immigrante.

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Lingua: Inglese.

Elettricità: 110 V, richiede un adattatore per presa americana a lamelle parallele. Telefono: Alcuni operatori telefonici italiani permettono di chiamare dagli Usa con sim italiana a una tariffa flat giornaliera cin inclusi minuti, sms e traffico internet. Si consiglia di contattare il proprio operatore mobile. Link utili: Portale dei parchi nazionali


Patria di sua maestà l’orso polare si trova una Tra Wapusk e Churchill, nel nord canadese, delle aree di riproduzione di orsi polari più importanti al mondo. Nascono, crescono, si riproducono e, se necessario, migrano, ma il riscaldamento globale di cui tanto si parla li sta davvero mettendo in serio pericolo.

Testo e foto di Luca Bracali www.lucabracali.it


C U RC H I L L

Patria di sua maestà l’orso polare

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POLARE

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Patria di sua maestà l’orso polare


Patria di sua maestà l’orso polare


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Patria di sua maestà l’orso polare


Patria di sua maestà l’orso polare

E’

il gigante dei ghiacci, l’icona universalmente riconosciuta del mondo artico, una macchina biologica straordinaria capace, come pochissimi altri animali al mondo, di adattarsi ad uno degli ambienti più ostili del nostro pianeta. Non ci sono dubbi che stiamo parlando di sua maestà orso polare che, per uno strano amore archetipico, o forse reverenziale, lo abbiamo seguito e rincorso per sette anni, da una parte all’altra dell’artico, proprio per potervi mostrare le immagini di questo servizio e raccontarvi, ci auguriamo, qualche bella storia.


Patria di sua maestà l’orso polare


Patria di sua maestà l’orso polare


Patria di sua maestà l’orso polare


Patria di sua maestà l’orso polare

Diffuso in tutto l’areale polare e circumpolare, l’orso bianco vive in Russia, Groenlandia, Alaska ma è soprattutto concentrato in Canada e nelle isole Svalbard. E proprio a Wapusk, una fetta di terra dispersa negli sconfinati territori del nord canadese, divenuto parco nazionale solamente nel 1996, si trova una delle aree di riproduzione più importanti al mondo, assieme a quelle di Kong Carl nelle Svalbard, che però non è visitabile. Mamme orse giungono a Wapusk attorno al mese di ottobre ed iniziano con le prime nevicate a scavare la propria tana, quella più adatta per trovare un po’ di comfort e riparo per dare alla luce, in serenità, i propri


Patria di sua maestà l’orso polare

cuccioli che arriveranno nel giro di un paio di mesi. Quando nascono gli orsacchiotti sono dei batuffoli di pelo che pesano qualche etto e la loro rapida crescita dipende esclusivamente dal latte materno. Tanto belli a vedersi quanto difficili a farsi fotografare però! A marzo, quando i cuccioli sono già agevolmente in grado di camminare e di spostarsi, le temperature sono bassissime, raramente superiori ai -30° e quando il blizzard, il gelido vento del polo, soffia incessantemente verso sud, il termometro precipita in fretta e cogliere un’effusione fra mamma orsa ed i suoi dolci cuccioli può significare restare immobili per 5 o 6 ore a -53°, come è successo nel nostro caso!


Patria di sua maestà l’orso polare


Patria di sua maestà l’orso polare


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Il senso di protezione verso i piccoli è assoluto visto che in questi ultimi anni, proprio per mancanza di cibo, sono sempre più frequenti i casi di antropofagia con attacchi dei maschi adulti che non esitano a sottrarre i piccoli alle madri. Il riscaldamento globale, di cui tanto si parla, non è purtroppo un fenomeno di mercato o un’esasperazione mediatica, quanto piuttosto un fenomeno reale e tangibile che si evidenzia maggiormente proprio nelle aree artiche e antartiche, le più sensibili ai cambiamenti climatici appunto. La ricerca di cibo si fa sempre più ardua e a Churchill, una quarantina di chilometri a nord da


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Wapusk, questo lo sanno bene. Sia gli orsi che gli uomini. Churchill, oggi giustamente battezzata capitale mondiale dell’orso polare, è un villaggio di 900 persone, nato negli anni ‘30 sulle rive della baia di Hudson come trading-post per carni e pellicce e poi divenuto un punto d’appoggio nella seconda guerra mondiale. Negli ultimi 10 anni le temperature medie di questa piccolissima cittadina sono aumentate di ben 8 gradi e il disgelo della baia arriva due settimane e mezzo prima rispetto agli anni ‘80 con la conseguente diminuzione del territorio di caccia dell’orso, il pack, piattaforma ideale per l’appostamento alla foca.


Patria di sua maestà l’orso polare


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La popolazione degli orsi è scesa del 20% ed il peso è diminuito di circa una ventina di chili ed in alcuni casi si è registrata una migrazione degli orsi bianchi verso sud dove, per ragioni climatiche e di prede, hanno dovuto cambiare la propria dieta e si sono addirittura incrociati con i grizzly che invece, per gli stessi motivi di clima, sono saliti a nord, dando vita ad una nuova razza: gli orsi grolari. Ma non tutti gli orsi che popolano la baia di Churchill però si sono adattati a questa migrazione inversa e ci sono alcuni esemplari che preferiscono ad esempio procurarsi il cibo facile, in città ad esempio! Pensate infatti che a Churchill esiste un servizio di ranger operativo giorno e notte per la localizzazione dei maschi che tentano e, talvolta con successo, di raggiungere il paese. E non solo, per sfuggire alla cattura dei rangers alcuni orsi hanno trovato anche i loro nascondigli: nei garages ad esempio! Provate un po’ ad immaginarvi la sorpresa nell’aprire la porta interna di casa e trovarvi di fronte una montagna di pelo e muscoli! Infatti per i più recidivi, esiste il carcere, proprio come per gli esseri umani, una sorta di hangar con tanto di celle a gabbia dove gli orsi vengono tenuti volutamente prigionieri per poi essere sedati, prelevati e trasportati con l’elicottero “into the wild” e qui naturalmente rilasciati.


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L’orso, che ha una grande memoria, si ricorderà della punizione e nella maggior parte dei casi non tornerà per 6 o 7 anni nell’areale o forse nemmeno più. Alto fino e tre metri in posizione eretta, un concentrato di muscoli e pelliccia che può oltrepassare i 700 chili di peso, l’orso polare, come dicevamo all’inizio, è una macchina biologica meravigliosa, unica nel suo genere, capace di fiutare una preda a decine e decine di chilometri di distanza, di non andare mai in letargo e di resistere senza cibo per 5 mesi, sopravvivendo a temperature proibitive. E sempre in solitario, adattandosi ai lunghi


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periodi dell’inverno artico dove il sole non sorge mai sopra l’orizzonte per mesi e mesi. L’orso polare è un camminatore instancabile, in grado di percorrere diverse decine di chilometri al giorno, ma è anche un ottimo corridore, capace di viaggiare a 50 chilometri orari in qualsiasi superficie. Ma è soprattutto un nuotatore di prim’ordine, è di qualche tempo fa la notizia, pubblicata anche da National Geographic, dell’incredibile exploit di una femmina di orso polare che, costretta a cercare riparo sulla terraferma a causa del prematuro scioglimento dei ghiacci, ha nuotato ininterrottamente per 9 giorni, percorrendo la distanza record di ben 687 chilometri!


Patria di sua maestà l’orso polare


Patria di sua maestà l’orso polare


Patria di sua maestà l’orso polare

Simbolo di forza, l’invincibile creatura dei ghiacci è oggi in serio pericolo nonostante gli oltre 25.000 esemplari attuali e che popolano l’artico da 600mila anni. Ma la natura sta cambiando forma, l’habitat dell’orso polare si sta riducendo drasticamente, spinta dai processi di antropizzazione, diretti o indiretti. Nelle isole Svalbard ad esempio, a causa dell’alto tasso di PCB (policlorobifenili) presente nell’aria e frutto dell’inquinamento umano, sono stati trovati da alcuni scienziati orsi ermafroditi. L’uomo ha le sue responsabilità in tutto questo, nell’aver accelerato un processo che avrebbe avuto una evoluzione decisamente più lenta e naturale. Auguriamoci solo che un giorno, a parlare degli orsi bianchi, non restino solamente le immagini...

Testo e foto di Luca Bracali © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA

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Patria di sua maestà l’orso polare


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Patria di sua maestà l’orso polare


ES UD TIT Patria di sua maestà l’orso polare

Churchill - Canada

Informazioni: Sul sito ufficiale.

Come arrivare: Per raggiungere Churchill è necessario acquistare un volo per Winnipeg, capitale del Manitoba, servita da diversi voli al giorno su Toronto, Montreal, Chicago, Ottawa, Minneapolis Edmonton e Calgary. Settimanalmente da Winnipeg partono voli per Churchill. In alta stagione i voli diventano quotidiani.

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Quando andare: Clima: le stagioni più indicate per visitare Churchill sono l’estate e l’autunno, indicativamente da metà giugno a fine novembre. La fine della stagione turistica, tra ottobre e novembre, è però il periodo ideale per avvistare gli orsi polari, che restano in attesa del congelamento del mare prima di disperdersi sulla banchisa. Meglio non andare a Churchill durante l’inverno a causa delle temperature molto rigide, di decine di gradi sotto lo zero. Fuso orario: -7 ore rispetto all’Italia.

Documenti: Passaporto in corso di validità, valido per almeno 6 mesi dalla data di entrata in Canada. Vaccini: Attualmente nessuna vaccinazione è obbligatoria.

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Lingua: Inglese e Francese.


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Patria di sua maestà l’orso polare

Religione: Cattolici 38,7%, protestanti 6,1%, altri cristiani 13,9%, musulmani 3,2%, ortodossi 1,7%, ebrei 1%, buddisti 1,1%, induisti 1,5%, sikh 1,4%, non religiosi/atei 23,9%, altri 0,6%.

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Valuta: Dollaro canadese.

Abbigliamento: Il clima di Churchill è estremamente variabile e con escursioni termiche rilevanti. Per l’estate è bene portare maglioni e pantaloni lunghi per le giornate più fresche. Utile anche una giacca a vento. In ottobre e novembre meglio vestirsi a strati per ripararsi dal vento freddo, pioggia ed eventuale neve. Mettere sicuramente in valigia sciarpa, guanti e cappello.


Porto, il Douro e la scia di sughero

Porto

IL DOURO e la scia di

sughero


Porto, il Douro e la scia di sughero

La quercia da sughero non è solo uno dei simboli lusitani. In Portogallo il segno della cortecia traccia nuovi itinerari turistici, tra vigneti terrazzati, wine resort e aziende che stappano traguardi ecosostenibili. Testo di Stefano Tesi Foto di Renato Vettorato

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Porto, il Douro e la scia di sughero


Porto, il Douro e la scia di sughero


Porto, il Douro e la scia di sughero


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Porto, il Douro e la scia di sughero


Porto, il Douro e la scia di sughero

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e Pollicino fosse stato portoghese, è probabile che per ritrovare la strada di casa, anziché sassolini, avrebbe lasciato lungo il cammino pezzetti di sughero. La stessa scia che oggi dissemina tutto il Portogallo, dall’Algarve all’Alentejo, fino a Porto. Anzi fino a Vila Nova de Gaia, dove hanno sede in grandi brand del Porto (nel senso del celebre vino liquoroso che prende il nome dalla città) e anche Amorim, il colosso mondiale del sughero e non solo, visto che il gruppo ha ormai vasti interessi,tra cui il turismo e l’enologia di eccellenza.


Porto, il Douro e la scia di sughero


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Porto, il Douro e la scia di sughero


Porto, il Douro e la scia di sughero

E qui il cerchio si chiude. Perché la quercia da sughero non è solo uno dei simboli lusitani e nemmeno solo un’importante risorsa economica. Essa contraddistingue la vita, il paesaggio, l’ambiente del paese. Ostacola la desertificazione, alligna nelle sabbie. Per crescere non chiede concimi o trattamenti, solo tempo. E la sua corteccia, che tutti banalmente collegano ai turaccioli, è invece un prodotto a 360°, riciclabile, flessibile, adatto agli usi più impensati. Insomma è la materia prima di un’industria nascente e che anzi, in parte, c’è già. Visitare


Porto, il Douro e la scia di sughero

le fabbriche e i laboratori, addentrarsi tra i corridoi degli immensi piazzali di stoccaggio, vedere da vicino la tecnologia applicata alla selezione e all’analisi della materia prima non è quindi meno affascinante che addentrarsi nelle grandi foreste, dove le squadre di operai, con cicli di nove anni, la cavano a mano dai tronchi, con abili tagli. O contemplare le piantagioni dall’alto, a perdita d’occhio, mentre il vento frusciante si unisce agli sbuffi di gas della mongolfiera e, sotto, la pianura disegna strane geometrie in cui le querce sembrano i puntini di una carta geografica.


Porto, il Douro e la scia di sughero


Porto, il Douro e la scia di sughero


Porto, il Douro e la scia di sughero


Porto, il Douro e la scia di sughero


Porto, il Douro e la scia di sughero


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Porto, il Douro e la scia di sughero

E poi c’è Porto, città atlantica dall’antico sapore popolare, antico cuore operaio del Portogallo, coi vecchi quartieri indolenti e un po’ malandati, le colline di Vila Nova de Gaia, sempre lei, sul lato sinistro del Douro, punteggiate di cantine dall’architettura ottocentesca, il centro storico, i ristoranti sull’oceano, le taverne e il lungofiume. Prima di sfociare nell’Oceano il fiume bagna infatti le sponde cittadine, dopo aver disceso per cento km, pian piano, rilievi sempre meno alti e sempre meno brulli, che d‘estate si trasformano in fornaci. E dove prosperano


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i vigneti terrazzati che danno l’uva per il Porto, quasi a picco sul fiume fino al punto in cui, al confine con la Spagna, diventa Duero. E’ un paesaggio dal 2001 entrato nel patrimonio dell’Unesco, con il verde delle viti e il giallo della pietra che si fondono in una bellezza abbagliante. E in cui, lentamente, sta facendosi strada il turismo di charme, tra wine-resort e gourmet hotel: come il Quinta Nova de Nossa Senhora do Carmo, tenuta settecentesca di oltre 100 ettari con 11 esclusive stanze pensate apposta per gli appassionati del vino e del cibo di alta gamma, eletto tra le piÚ belle accomodation del mondo.


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La fattoria (sempre a proposito di cerchi che si chiudono) è uno dei gioielli di Antonio Amorim, quello dei tappi. Che però non è il capitano qualunque di un’industria qualunque. Te ne accorgi da come ti riceve a tavola, sia essa la sede storica dell’azienda, oggi trasformata in museo, o il pergolato della Quinta affacciata sul Douro. A pranzo parla con tutti di tutto, anche di argomenti scomodi, tranne che di sughero. Discetta di vino e di paesaggio o di politica internazionale, senza annoiarti col fatto che nel 2015 hanno venduto nel mondo 4,2 miliardi di tappi e che stanno dando la caccia al “tappo perfetto”, cioè a quello di solo sughero, ma anche privo al 100% dei difetti naturali del sughero, inclusa la molecola (il cosiddetto TCA) responsabile del famoso “sentore di tappo”. Cose che ti tornano in mente quando, risalendo la valle del fiume tra strade tortuose e muretti a secco, nelle piazzole ti imbatti nei banchi dei contadini che vendono uva e fichi ai passanti. Lì respiri la stessa ruralità percepita tra i cavatori di sughero e, con qualche soddisfazione, pensi che come l’industria non può sopravvivere senza la foresta, così quella del del turismo del vino non potrebbero sopravvivere senza la patina polverosa di verità che avvolge la campagna reale. Allora ti sovviene che tra i discorsi fatti sotto la veranda c’era anche un accenno al riciclaggio dei tappi e ti viene voglia di ridiscendere in città a comprare quel giubbotto di sughero visto in una boutique. Testo di Stefano Tesi e foto di Renato Vettorato © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA

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ES U TIT

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Portogallo

Informazioni: www.visitportugal.com/it

Come arrivare: Porto è servita da un aeroporto per aerei di linea e low cost. La valle del Douro è accessibile in auto, bus, treno e per certi tratti in traghetto.

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Quando andare: Da settembre a novembre.

Dove dormire: Six Senses Douro Valley (Quinta Vale de Abrão, Samodães, Lamego), villa padronale ottocentesca riadattata dal gruppo del lusso Six Senses, con esplicito orientamento wine-experience. Casa das Pipas (EN 323 Celeirós, Sabrosa), nuovo miniresort di lusso (12 stanze), gestito dalla famiglia proprietaria stessa, struttura di “nuova generazione”, cioè piccola e indipendente rispetto ai grandi gruppi. Quinta Nova Winery House (Quinta Nova, Covas do Douro), resort di charme dell’omonima fattoria con ristorante gourmet. Ecorkhotel (Evora, Alentejo), delizioso ecohotel con piscina a pochi km da Evora, nel cuore del distrwetto del sughero e dalla città patrimonio dell’Unesco. Vincci hotel (Alameda basilio Teles 29, Porto), sul Lungodouro, hotel moderno di design ricavato da vecchi stabilimenti di stoccaggio. Dove mangiare: Conceitus (c/o Quinta Nova Winery House, tel +351 969860056): è il ristorante gourmet condotto dal celebre chef Josè Pinto, cucina creativa basata sui prodotti tipici della valle del Douro. Vinum (Rua do Agro nº 141 c/o Grahams Port Lodge, Vila Nova


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de Gaia, Porto; tel. +351 220930417): è il ristorante delle cantine Graham’s, con piatti di carne e di pesce e veranda con vista fantastica sul fiume e la città. Mauritania (Avenida Combatentes da Grande Guerra 50, Porto; tel. +351 229999480), grande ristorante affacciato sull’oceano, specializzato in pesce e crostacei.

U TIT

Fuso orario: - 1 rispetto all’Italia. Documenti: Carta d’identità. Vaccini: Nessuno. %&x

Lingua: Portoghese. Religione: Cattolica. Valuta: Euro.

Elettricità: 220 V,.

Telefono: +351, copertura mobile buona. Abbigliamento: Informale.


Montenegro segreto

Natura rigogliosa, laghi cristallini in cui specchiarsi, fiumi che scorrono veloci, montagne imponenti. Questo piccolo stato collocato sulla costa orientale dell’Adriatico permette di viaggiare alla scoperta di paesaggi inediti e sbalorditivi. Podgorica non sarà una metropoli come Londra o Parigi ma sprigiona cultura da ogni angolo. Testo di Pier Vincenzo Zoli Foto di Mauro Camorani

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Montenegro

LAT 42,46 N

MONTENEGRO SEGRETO


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C

i sono terre, nel mondo, che pochi conoscono, zone affascinanti anche perché chi le frequenta sa di essere un privilegiato. In alcuni casi si trovano alle soglie dell’avventura e già questo basta a fermare la maggioranza dei viaggiatori. Ce ne sono altre, tuttavia, che chiunque potrebbe scoprire, se solo sapesse cosa nascondono; sono territori per viaggiatori veri, per gente dal “palato fine”, intenditori che non seguono più le lusinghe dei “viaggi da sogno” o dell’“all inclusive”. In Europa ne restano pochi di questi luoghi e c’è una specie di reticenza a parlarne, forse per il timore di comprometterli. Noi non crediamo che esista questo rischio, perché non sono adatti al turismo di massa, che porta ricchezza a pochi ma danni a molti; lì vivono persone che da un turismo intelligente potrebbero trarre uno sviluppo sostenibile e valorizzare i loro “segreti”.


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Una di queste terre si chiama Montenegro, in particolare la porzione di territorio che si trova dietro la fascia costiera che, in quanto balneabile, ha conosciuto uno sviluppo turistico non sempre ben gestito. Cattaro e le sue spettacolari “bocche”, Budva con i suoi casinò e hotel di lusso, Tivat con il suo faraonico porto turistico è, in pratica, tutto ciò che si conosce di questo piccolo paese subito oltre l’Adriatico. Ma chi ha sentito parlare di Bijelo Polje, Rozaje, Zabljak, Pluzine, solo per citare alcune cittadine dell’interno? E il Lago di Scutari, che non è solo in Albania, ma traccia una parte del confine fra i due paesi?


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Anche la capitale del Montenegro è poco visitata. Certamente Podgorica non può competere con Londra o con Parigi; è una città moderna, ricostruita integralmente dopo che, nella II Guerra Mondiale, fu rasa al suolo, ma è un errore trascurarla del tutto. Il Tempio del Cristo Risorto è una delle più grandi cattedrali ortodosse d’Europa, inaugurata nel 2014, mentre la Chiesa di San Giorgio è del XII secolo. La dominazione ottomana risalta sia con la Torre dell’Orologio (Sahat Kula), che con la Moschea di Osmanagic. Il sobrio Castello del Re Nicola ci porta ai primi del ‘900.


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Podgorica è l’attuale capitale, ma solo dal 2006, quando il paese abbandonò il legame con la Serbia. Dal XV secolo la capitale era Cetinje, ai piedi del Monte Lovcen. Rispetto alle località costiere è già molto più tranquilla, ma il turismo, soprattutto balcanico, qui è ben visibile. Il Monastero Ortodosso, del 1704, richiama pellegrini da molti paesi confinanti e dalla Russia; la piccola Chiesa di Cipur, conserva le spoglie dell’unico re del Montenegro, Nicola, di sua moglie e di Ivan Crnojevic, il fondatore del paese. La visita al Palazzo Reale è da non perdere, sebbene dall’esterno l’edificio non appaia particolarmente


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sontuoso, così come vanno visti il Palazzo Bilijarda e il Museo dell’Arte. IL LAGO DI SCUTARI (Skadar) Lo Skadar è Parco Nazionale dal 1983 e qui si riproduce il raro pellicano riccio. E’ un’occasone unica per ammirarlo, affittando una delle barche che conducono i visitatori nei luoghi dove vive e si riproduce. Si può fare a Vranjina e Virpazar, due suggestivi villaggi dove gustare le specialità gastronomiche della zona. Con una mezza giornata sul lago, si ha l’occasione di ammirare, oltre a un paesaggio veramente spettacolare, anche aironi bianchi e grigi, cormorani, svassi e gallinelle d’acqua.


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Percorrendo l’unica strada che costeggia il lago, si possono scoprire i piccoli centri sorti sulle rive, testimoni ancora vivi di un tempo ormai passato. Prima di lasciare il lago, è bene visitare almeno uno dei monasteri che sorgono su piccole isole o sulle modeste alture nei pressi delle rive. IL NORD EST Inoltrarsi nell’entroterra montenegrino, verso le montagne, è tanto un itinerario nello spazio quanto un viaggio nel tempo. La campagna è il regno dei pagliai, delle mucche al pascolo, delle case coloniche che i più anziani di noi ricordano sì e no di avere visto da bambini; qui il mese di settembre è dedicato alla raccolta della legna per le stufe, che ancora oggi scaldano l’80% delle abitazioni. La strada che conduce a Bijelo Polje è un susseguirsi di gole alternate a vasti prati; qua e là, qualche monastero ortodosso, come quello di Moraca, o ambienti naturali incantevoli, come il Biogradasko Jezero, un lago all’interno di un selvaggio parco nazionale. Doverosa una sosta al Lago Biogradasko, nell’omonimo parco nazionale. Proseguendo, si arriva a Berane, con il Monastero Djurdevi Stupovi, oggi perfettamente ristrutturato e poi a Rozaje, che si trova a soli 20 km dal confine kosovaro, ai piedi del Monte Hajla, attraversato da una rete di sentieri per escursionisti di ogni livello.


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Noleggiando un fuoristrada con autista si può salire fino ai katun d’alta quota, semplici capanne di legno con tetto spiovente utilizzate dai pastori durante gli alpeggi estivi. Niente elettricità, acqua corrente, gsm o TV; a volte non c’è nemmeno la strada per arrivare, solo un vago sentiero. IL NORD OVEST Alla parte opposta del paese si raggiunge il confine con la Serbia e la Bosnia. Pljevlja è la città più a nord e vale la pena arrivarci per almeno due motivi: la Moschea Husein Pasa, visitabile all’interno, con il suo incredibile tappeto del 1573 e il Monastero di Svete Trojice, ad un km dal centro, con la bella chiesa e il prezioso museo.


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Dopo sessanta chilometri verso sud-ovest, s’arriva a Zabljak, centro amministrativo del Parco Nazionale Durmitor. Il parco è una delle attrazioni principali del Montenegro e, avendo tempo, si può sostare qui per più giorni senza mai annoiarsi. Itinerari in mountain bike, passeggiate sui sentieri ben segnalati, escursioni guidate ai numerosi laghi di montagna, rafting adrenalinico e, per chi vuole solo riposarsi, il Crno Jezero, il Lago Nero, uno stupendo specchio d’acqua a forma di 8, raggiungibile … con il proprio automezzo.


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Qualche chilometro più a ovest si arriva a Pluzine: non per la città, ma per il grande Lago Piva, un bacino artificiale che ha sommerso l’antico villaggio e si snoda fra strette valli, creando panorami stupendi, fruibili sia a livello dell’acqua, che dall’alto, secondo la quota che la strada percorre. Non si deve assolutamente perdere una visita al Monastero di Piva, isolato e mistico come deve essere un luogo di preghiera e raccoglimento. Era dove adesso c’è il lago e fu smontato pietra su pietra e trasferito più su! La chiesa è completamente affrescata con dipinti del 1600. Non lontano da Niksic, c’è il Monastero di Ostrog, uno dei più importanti siti religiosi dei Balcani, meta di pellegrinaggio da tutto il mondo per i numerosi miracoli attribuiti a San Basilio, le cui spoglie riposano nella Chiesa della Purificazione. La posizione del monastero è spettacolare: con le sue mura bianche, incastrate nella roccia rossastra, domina l’intera vallata. E’ diviso in due parti: monastero basso e monastero alto, a quota 900 metri. Nel XVI secolo, l’allora abate Basilio fece scavare nella roccia alcune cappelle, isolate dal mondo e, per quei tempi, così in alto che pareva volessero essere più vicine a Dio. Testo di Pier Vincenzo Zoli e foto di Mauro Camorani © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA

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Groenlandia

Informazioni: Informazioni sul Montenegro si trovano sul sito ufficiale, con versione in italiano.

Come arrivare: Via Strada: dal confine con la Croazia nei pressi di Debelibrijeg. In Nave: la Morfimare effettua corse giornaliere fra Bari e Bar. In Aereo: da Roma, con la Montenegro Airlines, per Podgorica.

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Quando andare: Se si esclude l’inverno, piuttosto rigido e con molta neve, per tutto il resto dell’anno il Montenegro è visitabile senza problemi. La tarda primavera, settembre e ottobre sono ideali per soste sulla costa, troppo affollata in estate; anche in piena stagione si può visitare l’interno. Documenti: Tutti i viaggiatori, minori compresi, devono avere la carta d’identità. Valuta: Il Montenegro adotta l’ Euro.

Religione: Il 72% della popolazione è Ortodossa, il 19% è Musulmana e il 3,5% è Cattolica. Il 5,5% è di altre confessioni.


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U TIT

Guide: E’ uscita nel 2014, per i tipi della Casa Editrice Polaris, la guida MONTENEGRO, LA PORTA DEI BALCANI, la piÚ completa guida del paese oggi in commercio, opera degli stessi autori di questo servizio.


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