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Orsi di mare

Hanno passato l’inverno sulle montagne dell’entroterra. Ora questa orsa e i suoi due cuccioli sono tornati nell’area costiera del

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LAKE CLARK NATIONAL

PARK. In questa remota riserva naturale di 16.300 chilometri quadrati sulla costa meridionale dell’Alaska questi grizzly (Ursus arctos horribilis) sono di casa. Dietro alle spiagge si stendono vaste praterie attraversate da corsi d’acqua, un habitat ideale per gli orsi che qui trovano cibo in abbondanza.

I prati salmastri dietro alle spiagge sono la STANZA DEI GIOCHI degli orsetti. Mentre la madre si rimpinza di erba nutriente, i piccoli vivono le loro prime AVVENTURE. Per i più grandicelli, accapigliarsi significa affinare le proprie abilità. La madre si separa dalla PROLE solo quando i piccoli arrivano al terzo anno di vita. Tra non molto, i due giovani orsi dal pelo chiaro (a destra) diventeranno indipendenti.

Durante i loro GIOCHI, i cuccioli devono sempre stare all’erta: se si avvicinano maschi adulti, la loro vita è in pericolo.

Quando c’è la bassa marea, enormi porzioni di FONDALI marini restano scoperte. Grazie al loro olfatto eccezionale, gli orsi qui vanno a caccia di prelibatezze. In particolare amano i CANNOLICCHI DEL PACIFICO, grandi e nutrienti molluschi che si nascondono in profondità nella sabbia. Già da piccoli, gli orsi si esercitano a DISSOTTERARLI e ad aprirli abilmente con le zampe e con i denti. Dopo il pasto c’è tempo per un RIPOSINO sulla spiaggia.

Durante la caccia ai salmoni capita che vi siano LOTTE per accaparrarsi i posti migliori. Le maestose aquile di mare testabianca (Haliaeetus leucocephalus, in alto a destra) dovranno accontentarsi degli avanzi. Quando gli orsi avvistano un pesce, si avventano sulla preda con tutta la loro FORZA. Chi riesce ad afferrare un salmone si ritira subito in modo che nessuno glielo sottragga. Gli orsi sono ottimi NUOTATORI, capaci di compiere lunghi percorsi in acqua senza fatica.

A PASSEGGIO SUI FONDALI: il fotografo Ingo Arndt, in compagnia della sua guida, immortala due orsi.

Gli americani parlano di cowboy walk quando un vecchio orso entra nell’arena camminando a gambe larghe. È proprio ciò che sto osservando ora. Con passo sicuro e pieno di vigore, un gigante bruno avanza spavaldo sul prato e ostenta il suo corpo in modo da farlo sembrare ancora più possente. All’arrivo del patriarca, i maschi più giovani vanno subito a nascondersi nella vicina boscaglia. Solo un’orsa curiosa si ferma a guardare, ma tenendosi a debita distanza. Quando il colosso la scorge e si mette a marciare nella sua direzione, la femmina si spaventa e sparisce.

Siamo a maggio, il periodo dell’accoppiamento. Gli orsi bruni del Lake Clark National Park sono usciti dal letargo solo da pochi giorni; stanno lasciando le loro tane per scendere verso i prati salmastri della costa. Dopo il lungo digiuno invernale, la prima cosa che fanno è riempirsi la pancia di erba succosa. Mi meraviglio sempre quando vedo questi orsi che per giorni non sembrano fare altro che cibarsi continuamente di erba. Evidentemente i prati salmastri sui quali si spostano lentamente, come se fossero mucche o cavalli al pascolo, sono per loro un’importante fonte di nutrimento. La vita degli orsi sulle coste del Lake Clark National Park è molto diversa da quella dei loro simili in altri habitat. Da sette anni continuo a tornare qui per documentare la vita e le abitudini di questi straordinari animali: in primavera, nel

Lake Clark National Preserve Anchorage

Lake Clark National Park

Mt. Redoubt

Mt. Lliamna Baia di Cook

Soldotna

Penisola di Kenai

Silver Salmon Creek

Homer

Golfo dell'Alaska

75 km

In questo mosaico di ACQUA, PRATI e BOSCHI non è sempre facile rintracciare gli orsi.

La spiaggia come PISTA D’ATTERRAGGIO: il mezzo migliore per raggiungere gli orsi costieri è l’aereo. Per motivi di SICUREZZA, Ingo Arndt deve sempre mantenere una distanza di almeno 50 metri dai giganteschi predatori. Le immagini da vicino vengono realizzate con un

CARRELLO FOTOGRAFICO

telecomandato dal quale gli orsi però spesso si tengono a distanza per diffidenza. Solo quando il veicolo è fermo, si avvicinano curiosi a osservarlo.

periodo dell’accoppiamento o poco dopo, quando le femmine escono allo scoperto con i loro cuccioli. Durante la bassa marea, seguo gli orsi mentre vanno a caccia di molluschi sui fondali. Altre volte li raggiungo in tarda estate, durante la migrazione dei salmoni, quando si appostano alla foce del fiume per catturarli. Quelli presenti sulle coste dell’Alaska sono grizzly (Ursus arctos horribilis), gli orsi più grandi del mondo. Il loro peso eccezionale è dovuto all’abbondanza di cibo nel loro habitat naturale; alcuni maschi adulti arrivano a superare i 700 chilogrammi. Lungo il Silver Salmon Creek, dove sono solito fotografarli, gli orsi trovano condizioni di vita ottimali. Così ho la possibilità di osservarne almeno una decina in un’area di pochi chilometri quadrati, mentre in genere sono sparpagliati su territori enormi. Durante una passeggiata serale, incrocio una femmina che sta uscendo dal bosco. L’orsa è seguita da due cuccioli che assomigliano a batuffoli di pelo scuro. Sono ancora malfermi sulle zampe, e anche troppo piccoli per riuscire a mangiare erba o altri cibi solidi. Restando sempre vicini alla madre, si divertono a ruzzolare sull’erba e a esplorare il mondo che li circonda. Più avanti mi imbatto in un cucciolo più grande che trotterella dietro alla madre. Evidentemente è figlio unico e sente la mancanza di un compagno di giochi, così l’orsa ogni tanto deve fermarsi e intrattenerlo. Al piccolo orso piace lottare, ma nella foga talvolta dimentica di ritirare gli artigli. Allora la madre, infastidita, lo sfiora con un leggero scappellotto sul naso per dargli una lezione. Per un giovane orso bruno, l’educazione è importantissima e gli garantisce la sopravvivenza. I cuccioli devono capire presto quando non è più tempo di giocare, perché i pericoli sono sempre in agguato e bisogna guardarsi anche dai propri simili. Ogni volta che se ne presenta l’occasione, gli orsi maschi cercano di uccidere i cuccioli di femmine sconosciute; perdendoli, infatti, queste diventano più propense ad accoppiarsi di nuovo, permettendo così ai maschi di tramandare il loro patrimonio genetico. Anche le orse rappresentano un pericolo per i cuccioli altrui, che considerano concorrenti nella ricerca del cibo. Così, quando un giovane orso si sente in pericolo, cerca rifugio sui rami più alti e sottili degli alberi, irraggiungibili per i pesanti orsi adulti. Dove finiscono i prati, inizia la spiaggia. Lungo le coste meridionali dell’Alaska, la differenza di livello tra alta e bassa marea è notevole e si aggira sui sette metri. Quando l’acqua del mare si ritira, restano scoperte vaste porzioni di fondale che offrono agli orsi un alimento prelibato: i cannolicchi del Pacifico (Siliqua patula), molluschi bivalve grandi quanto il palmo di una mano. Nei fondali se ne trovano in grandi quantità, nascosti in profondità sotto la sabbia bagnata. Di primo mattino mi metto a seguire tracce di orsi che conducono dalla spiag-

gia ai fondali. Poco dopo ne scorgo uno, arrivato probabilmente prima dell’alba. La sabbia è costellata di buche che l’animale ha scavato per estrarre le prede. Localizzarle non gli è difficile, perché l’olfatto degli orsi è migliaia di volte più fine di quello dell’uomo. L’orso continua a camminare sui fondali limacciosi con il naso a pochi centimetri dalla sabbia. Ogni due passi si ferma e inizia a scavare in profondità, talvolta ficcando tutta la testa nella buca. Deve lavorare velocemente, perché la sabbia bagnata scivola indietro e potrebbe vanificare la fatica. A colpo sicuro, l’orso estrae dalla sabbia un cannolicchio dopo l’altro. Ciò che sorprende ancora di più è l’abilità con cui apre i gusci piatti e lisci dei molluschi. Li tiene fermi con i lunghi artigli delle zampe anteriori e poi li schiude con i denti per succhiarne il contenuto con l’aiuto della lingua. Durante le tre ore in cui seguo il suo percorso, l’orso divora con evidente gusto almeno una sessantina di cannolicchi; gli altri suoi compagni, evidentemente dotati di meno talento, si devono accontentare della metà. A luglio la vita degli orsi che frequentano queste coste è molto rilassata. Il periodo degli amori è ormai passato, i cuccioli stanno crescendo e le madri possono ridurre le loro attenzioni. L’erba succosa e i tanti molluschi ingurgitati hanno rimpolpato i cuscinetti di grasso degli animali che ora, sazi e soddisfatti, hanno molto tempo per riposarsi in attesa della migrazione dei salmoni di fine agosto. Sulla spiaggia incontro un’orsa con due cuccioli ormai grandi, di circa due anni. La temperatura supera i 20 gradi e l’animale soffre il caldo. Per rinfrescarsi, scava una buca nella sabbia fredda e umida e ci si stende. I giovani orsi, intanto, entrano in mare e si azzuffano per gioco, per poi dedicarsi a un altro passatempo che consiste nel mordicchiare i rami. Sono capaci di farlo per ore e ore, provando a masticarli e a piegarli in tutti i modi. È un esercizio che fortifica le mascelle e le prepara ai futuri morsi. In piena estate i due orsetti avranno già cambiato il pelo; quello nuovo sarà più corto e darà loro un aspetto diverso. Anche il muso sembrerà più affilato, non più rotondo da orsacchiotto, e si allungherà fino ad assomigliare a quello dei cani. A partire da metà agosto, osservo che gli orsi entrano in acqua sempre più spesso; non vedono l’ora che arrivino i salmoni. Ora riposano meno, pronti a raggiungere il fiume per accaparrarsi i posti migliori per la pesca. Ogni volta che si percepisce uno sciacquettio d’acqua, gli orsi scrutano attentamente il fiume. Poi, pochi giorni prima della fine di agosto, l’attesa finisce. Una mattina scopro quattro orsi in posizione presso la foce del Silver Salmon Creek, tutti concentrati sul corso d’acqua e già pronti a colpire. All’improvviso, un salmone schizza fuori dall’acqua bassa. Uno degli orsi lo vede e inizia a correre, lo raggiunge in pochi secondi e ci si butta sopra con tutto il suo peso. Circondato da schizzi d’acqua, l’orso riemerge con il grosso pesce infilato in bocca. I salmoni sono finalmente arrivati, e questi orsi mettono subito in pratica diverse tecniche di pesca. I più esperti fanno la posta, se ne stanno in piedi nel fiume e attendono che il salmone nuoti verso di loro. Poi spesso basta una zampata, e per il pesce non c’è scampo. Gli indecisi, solitamente orsi più giovani, fanno invece nervosamente avanti e indietro sulle sponde e riescono ad acchiappare le preda solo per caso, per esempio quando i salmoni sono tanti e alcuni pesci rimangano incagliati nell’acqua bassa in prossimità della riva. Una terza categoria di cacciatori è quella degli “sportivi”, gli orsi che vanno incontro ai salmoni o li rincorrono nell’acqua, a volte girando loro attorno. Neanche a farlo apposta, ogni tanto si mettono in posizione eretta per scrutare meglio il fiume, agevolando così il lavoro del fotografo che può immortalare pose di sicuro effetto. Ogni orso arriva a mangiare sui venti salmoni al giorno, l’equivalente di quasi 60 chilogrammi di carne. In poco tempo negli animali si forma un cuscinetto di grasso supplementare che può arrivare fino a 100 chilogrammi di peso. Gli orsi che a inizio stagione apparivano gracili si irrobustiscono in un batter d’occhio, mentre quelli più giovani riescono addirittura a raddoppiare il loro peso in un solo anno, assicurandosi così una buona riserva di grasso per i mesi da trascorrere in letargo. Quando arriva l’inverno, gli orsi si ritirano dalla costa verso le alture dell’entroterra. La loro vita nel Lake Clark National Park è pressoché indisturbata, perché quest’area protetta in posizione isolata non conta più di 6 mila visitatori l’anno. Per l’ambiente naturale una cifra come questa non costituisce un grande problema, ma per il territorio di questi orsi, uno dei pochi ancora rimasti, rappresenta già un pericolo. Ovviamente anche io mi considero un visitatore. Quando nel 2007 visitai per la prima volta il Lake Clark National Park, avevo già sognato tante volte di fotografare questi giganteschi orsi che vivono in Alaska, ma l’incontro con questi animali è stato più impressionante di quanto potessi immaginare. Già alla seconda visita mi ritrovai rapito da questa passione per gli orsi che non mi ha mai più abbandonato. Ancora oggi considero un grande privilegio l’opportunità di accompagnare per giorni questi possenti animali e di poterli osservare da vicino.

Il fotografo di GEO Ingo Arndt ha ricevuto molti riconoscimenti per il suo lavoro, tra cui il World Press Award. Le immagini di questo servizio sono contenute insieme a molte altre nel volume fotografico Küstenbären, pubblicato in tedesco dalla casa editrice Knesebeck Verlag.

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