Replay, che numero

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Replay - Anno 2 - Numero 68 - 11/3/2012



Noi felici pochi Gianluca Palamidessi

Prendiamoci questa Europa

Q

uesto è un sogno e lo stiamo vivendo. La Lazio è lì, tra tanti problemi e defezioni, dopo la vicenda Rejasocietà, siamo comunque lì. Due derby vinti, un terzo posto da soli, l’Europa League che è andata avanti fino ad un buon punto. Unico rimpianto la Coppa Italia, ma in quel momento eravamo troppo in emergenza per rischiare ulteriori pezzi di un puzzle che ne aveva persi già troppi. La Lazio che vogliamo è questa. La squadra si è unita con l’allenatore, e i due con i tifosi, creando un entusiasmo pazzesco, che si respira allo stadio, a Formello, in città. Già, il tifoso laziale è così d’altronde. Ha bisogno di vedere una squadra grin-

tosa, che lotta su ogni pallone, che rappresenti realmente il tifoso laziale. Klose è l’unico forse insieme ad Hernanes a non fare testo. Sono loro i veri fuoriclasse, ma io non sottovaluterei neanche i vari Mauri, Matuzalem, Dias, Marchetti, Lulic… insomma la lista continua e continua ancora. La vera forza di questa Lazio è stata fino ad ora la voglia, la forza delle seconde linee. Io sono contentissimo di questi due derby vinti, ma ora bisogna stare ancora più vicini alla Lazio. Ecco perché dico a tutti di farsi il biglietto e andare a vedere la Lazio. Forza grande Lazio mia.


Replay è un magazine a cura di Gianluca Palamidessi, direttore di LAZIALI BELLA GENTE. GENTE net, e vicedirettore della pagina face book LAZIALI BELLA GENTE Facebook. Si ringraziano la Gazzetta dello

Sport, Il corriere dello Sport, TuttomercatoWebMagazine, GS e la Lazio siamo noi.it. Cittaceleste, Millenovecento.

Rubriche 3/NOI FELICI POCHI di Gianluca Palamidessi 7/MISTER FOOTBALL di Roberto Gotta

Lazio 10/Una giornata speciale Cittaceleste.it 11/La Lazio deve crederci Sky/Sconcerti 12/Trattate meglio la Lazio Le parole di Stefano De Martino in una lunga intervista in cui parla di difendere la Lazio LaLaziosiamonoi.it 16/TUTTI AL MARE La Lazio vince il derby di Roma per la seconda volta consecutiva, grazie ad una grande grinta ma anche a grande gioco. Il derby alla Lazio, i romanisti tutti al mare… La Gazzetta dello Sport.it 20/LE FOTO DELLA FESTA Più di 20 foto esclusive dei

giocatori che festeggiano sotto la Curva. Abbiamo selezionato le migliori. Sul sito le altre. SololaLazioBlog.it 34/SIATE FIERI Tanto entusiasmo a Formello dopo il derby vinto, guarda tutte le foto più belle e il commento de LaLaziosiamonoi.it LaLaziosiamonoi.it

Italia 40/PRIMATO MILAN Torna in vetta alla classifica e scavalca la Juve. La Lazio vola, bene Napoli, male Udinese La Gazzetta dello Sport.it 45/Il Siena fa paura. Vedi anche Udinese e Milan, e Fiorentina. La Gazzetta dello Sport.it

Estero 48/SI PARLA SPAGNOLO In Europa, sia quella minore che quella maggiore, il dominio è iberico, ecco perché La Gazzetta dello Sport.it

50/Udinese, disfatta in Olanda La Gazzetta dello Sport.it 52/SOGNO APOEL In Champions c’è una sorpresa pazzesca, l’Apoel-Tel-Aviv, che grazie all’entusiasmo dei suoi tifosi e ad una grande società e squadra riesce a sbarcare ai quarti La Gazzetta dello Sport.it




Mister Football Roberto Gotta

La morte della FACUP

La storia, udita con le mie orecchie in loco nel 1996 e se non vera certo verosimile, è quella degli attivisti italiani (ma non solo) che in piena epoca zapatista giravano nelle zone tra Guatemala e Messico, principalmente in Chiapas e foresta del Petén, per convincere gli abitanti dei villaggi più remoti a non bere Coca Cola e non comprare mai televisori, in quanto – a loro avviso – fonti di corruzione e soprattutto strumenti di lavaggio del cervello ideati dagli americani. Curioso che chi a parole difendeva la genuinità e l’innocenza dei residenti locali dimostrasse, imponendo loro tali lezioni di civiltà (?), di considerarli invece trogloditi incapaci di intendere e volere e dunque persone da condizionare, ma sorvoliamo. Era solo un esempio, un parallelo, di quello che è in giro per il mondo, e in Italia, l’atteggiamento di molti verso la FA Cup, la Coppa d’Inghilterra. Ne abbiamo già parlato qui e ribadiamo: come per molte tradizioni anglosassoni, la cui scomparsa o smantellamento provoca a volte più contraccolpi all’estero in chi le aveva elette a simboli di un certo modo di essere British che non in patria, anche il declassamento della FA Cup, e a volte molti appassionati sarebbero tentati di andare lassù – come gli attivisti in Petén – e imporre ai locali il rispetto delle tradizioni, l’abbandono delle lusinghe della modernità e il ritorno all’antico. Ma non serve a nulla, non ha senso essere più realisti del re. Il dato di fatto è che ad eccezione di alcune gare – il derby di Manchester, ad esempio – il nu-

mero di spettatori per le partite del terzo turno, quello in cui entrano in gara le squadre di Premier League e della parte alta della Championship, è stato inferiore alla media stagionale dei club in casa oppure inferiore al numero dei presenti per analoghe partite di campionato già disputate, se si parla ovviamente di team nella medesima serie. Nel dettaglio, in nove partite giocate in casa da squadre di Premier League le presenze sono state il 75% della capienza dei rispettivi stadi, mentre in 12 partite in casa di club di Championship il dato è stato inferiore al 50%, una statistica tragica evidenziata anche da una fotogalleria del quotidiano The Guardian. Brutta verità: ma la gente che ormai considera la FA Cup una manifestazione di livello inferiore al campionato non va accusata o – vedi esempio iniziale – redarguita da zelanti stranieri elettisi a custodi di tradizioni: chi diserta non fa infatti altro che raccogliere il segnale lanciato dalle squadre. È ormai di dodici anni fa la decisione del Manchester United di non iscriversi alla FA Cup del 2000 per partecipare al Mondiale per club in Brasile allo scopo di tenersi buona la FIFA in vista dell’assegnazione dei Mondiali 2006 all’Inghilterra, e negli anni successivi è andata ancora peggio, per certi versi..




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Lazio

Una giornata molto speciale

L'arrivo allo stadio- Già dal mio arrivo allo stadio avevo capito che non sarebbe stata una domenica come le altre. Tutto, infatti, era cambiato. Per prima cosa mi sono dovuto recare al pullman regia di Sky. E per farlo ho dovuto percorrere una porzione di stadio a me totalmente sconosciuta. Dopo pochi minuti mi sono ritrovato all'interno di questo pullman regia. Uno spettacolo vedere collegate sui monitor tutte le telecamere che avrebbero poi ripreso il derby in diretta. Prendo accordi tecnici con i miei interlocutori di Sky e mi avvio a conoscere la mia postazione. Altra novità. Si passa dal campo. Così mi ritrovo sotto la curva Nord già in festa malgrado mancassero ancora due ore al calcio d'inizio. La tentazione di fare una foto è enorme. Vengo sopraffatto e la scatto. E' praticamente quella che vedete al fianco del titolo. Ma c'è qualcosa che non va. Malgrado abbia tutte le credenziali del giornalista non ho il "fratino" arancione per poter attraversare il campo per arrivare fino a sotto la tribuna Monte Mario. Poco male. Si torna indietro. Si passa per le vie convenzionali ossia all'interno dello stadio, come tutti gli altri. LA POSTAZIONE Fila tre, postazione numero uno. La riconosco da lontano. Era l'unica ad avere due monitor, due radio microfoni ed un mixer audio. Non può che essere quella. Prendo accordi con il fonico (Sergio, resterà con me tutta la partita) e poi non resisto e me ne torno a casa mia: nella postazione di Radio Radio. Lì il monitor non è previsto ed il fonico viene un paio di volte l'anno ma non fa niente. Va bene così.

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COMINCIA LA PARTITA 1 - Poi comincia la partita e le cose vanno da sole. D'istinto, senza condizionamenti. Sei solo. Tu, con la tua personalità. Non hai vincoli, non hai restrizioni. Proprio come in radio. Ma da quando indossi la cuffia sei solo. Lo stadio perde i suoi rumori. La gente sembra diventare muta. Le sensazioni salgono a mille e tutto corre via di getto dando spazio solo ed esclusivamente alla tua personalità. Se sei un delinquente ti comporterai in maniera violenta e volgare, se sei un prete inviterai i tuoi ascoltatori a dire il rosario, se sei un marinaio parlerai di mare. Solo! Solo tu. Una cosa terribilmente eccitante per chi fa il mio lavoro. E poi in un derby. In un Roma Lazio. Proprio in quel Roma Lazio in cui andrai, dopo quattordici anni, a raccontare la vittoria della tua Lazio fuori casa. Per il tuo pubblico. Dove non ci saranno infiltrati. Dove, al contrario della radio, non ci saranno tifosi della Roma all'ascolto. Né tifosi di altre squadre ai quali devi dare il giusto rispetto cercando di moderare i tuoi concetti. Credetemi, novanta minuti trascorsi a saltare da una nuvoletta all'altra. Peter Pan non avrebbe potuto fare meglio ma lui è un ragazzo..io non lo sono più ormai. COMINCIA LA PARTITAPARTITA Poi comincia la partita. La Roma attacca ma la Lazio risponde a tono. Fino a quando non arriva il calcio di rigore. Credo sia stato il momento in cui ho definitivamente spezzato il ritmo. E' stata una gioia incontenibile urlare "vai a casa" nei confronti del portiere della Roma. Lì è cominciata la mia avventura a Sky. Una avventura che forse finirà con questa stessa partita visto che per il grande network televisivo si trattava di una prova. Un test tecnico, intendiamoci. Visto che con la Lazio non era mai stato previsto. Ad oggi non sono ancora in grado di dirvi se verrà replicato o meno. Ma va bene così. E' stata una giornata indimenticabile. E ringrazio sia Sky che Radio Radio per avermela fatta vivere. Sono tranquillo e felice sia per quanto riguarda il presente che per il prossimo futuro. E poi grazie a voi. Sia ieri che oggi ho sentito grande la vostra partecipazione nei miei confronti. E per chi fa il mio lavoro significa aver fatto il pieno. Grazie ancora.....


Sky

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“Lazio, devi crederci di più”

si sofferma sulla forza della squadra di Reja e sugli obiettivi che può raggiungere: «E’ un discorso a parte, io non ho capito, perché forse anche tutti noi, contribuiamo a tenere lontana dalla vetta, non è un complotto. Nemmeno la Lazio, i dirigenti e la gente reclamizza la propria impresa. E’ a 3 punti dalla Juve, 6 punti dalle testa del campionato e sono pochi. Io credo che se la Lazio fosse partita dalla prima domenica, pensando di essere la vera grande squadra che si è dimostrata, probabilmente sarebbe molto avanti. Alcune partite che ha buttato via alla deriva come quella di Genova, di Palermo e con l’Inter sono state forse proprio a causa di una mancata severa realistica concezione di se stessa. Adesso è tardi perché ha due squadre davanti ed ha un organico complessivamente inferiore e lo dicono loro stessi, anche Reja. Se il calcio è calcio, però, la Lazio ha il dovere di giocarsi il campionato in queste ultime 12 partite». ario Sconcerti ha parlato del momento positivo della Lazio durante la trasmissione Terzo Tempo, andata in onda ieri sera su Sky. I biancocelesti erano appena reduci dal derby vinto contro la Roma e il giornalista 11/3/2012 - Replay - 11


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Lazio

De Martino: “Ora basta. Trattat gersi alla classe arbitrale. C’è anche chi dà gli assist in sostanza. E poi andiamo anche a tutto quello che abbiamo visto anche sul discorso dei “buuu” della curva. C’è qualche televisione che fa l’ingrandimento delle immagini dei tifosi in quel momento. È difficile analizzarli tutti, è incredibile quello che ho visto ieri sera a livello di televisioni. Si sono accesi grandissimi dibattiti sul fatto che l’espulsione da ultimo uomo del portiere sia ingiusta, perché chiaramente ce ne accorgiamo dopo Roma-Lazio e perché questa cosa chiaramente ha alterato il derby visto che 11 contro 11 poteva finire in modo diverso – sottolinea con sarcasmo De Martino –. Si è scatenato un funerale a reti unificate, con le considerazioni più curiose pur di non parlare di una vittoria meritata. Questo è stato ciò che si è visto in televisione dopo il derby».

All’indomani di una vittoria importante come quella nel derby, che ha permesso alla Lazio di portarsi a più dieci sui cugini e soprattutto a più due sull’Udinese, diretta concorrente per il terzo posto, ci si aspetterebbe di dover solamente decantare le lodi di una squadra che ha meritatamente avuto la meglio nella stracittadina della Capitale e invece le reazioni da parte dei mezzi di informazione non hanno di certo seguito questa linea. UN FUNERALE A RETI UNIFICATE – Tutto questo è stato giustamente sottolineato dal Responsabile della Comunicazione Stefano De Martino ai microfoni di LazioStyleRadio, a partire dai salotti televisivi dell’immediato post partita: «Accendendo la televisione ieri ho potuto vedere una sorta di funerale, sembrava si dovesse discutere di uno tsunami, di un terremoto dell’ottavo grado. Un clima funereo un po’ da per tutto. Anche nell’intervista al nostro mister lo si è tenuto per dieci minuti prima di parlare di calcio e gli è stato chiesto di tutto, tornando naturalmente sulle dimissioni. Non si è mai parlato di calcio, di quei undici leoni che sono scesi in campo con la maglia biancoceleste vincendo meritatamente il secondo derby stagionale. Dopo di ché c’è anche chi ha invitato i giornalisti della Roma a farsi rispettare un po’ di più, c’è chi esorta il dirigente della squadra che ha perso a rivol-

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LA CARTA STAMPATA, LE TELECRONACHE E IL WEB – Stesso discorso vale anche per la carta stampata, che questa mattina si è sbizzarrita parlando sì della vittoria della Lazio, ma comunque in un modo “particolare”: «Oggi sui quotidiani ho visto cose strane. A partire dalle pagelle dove i nostri giocatori erano tutti con il 6 politico. Una Lazio che vince il derby in maniera meritata, dalla difesa all’attacco tutti 6, tranne un 6,5 se non sbaglio. Anche lì tra le varie pagelle, analisi curiose che credo ci debbano assolutamente far riflettere. Chi riporta interviste senza dire da dove arrivino, ma a questo ci siamo abituati. Ma vedere certe considerazioni in giro per i giornali lascia il tempo che trova. Poi si è parlato di Mauri, Mauri l’inquisito, Mauri quasi ormai messo all’angolo, che forse giocherà o non giocherà, si saprà nel futuro. Ovviamente c’è stata occasione di leggere anche queste cose, cose che si leggono da mesi ma che poi nella realtà non trovano tutto questo riscontro. Mauri segna il gol del 2 a 1 e chiaramente si parla di Mauri l’inquisito. Ce lo aspettavamo, sono commenti a orologeria, appena c’è la possibilità si torna a parlare in questo modo». Dopo aver parlato dei quotidiani, il Responsabile della Comunicazione biancoceleste è passato alla telecronache sportive: «Ci è stato fatto notare che il telecronista sul pareggio non ha saputo commentare perché stentava a trattenere l’euforia, poi il 2 a 1 invece è stato annunciato con un po’ di amarezza, lasciando intravedere che sotto giacca e cravatta c’era qualcosa di giallorosso. I tifosi sono abituati a questo. Appena finita la partita poi, ho cominciato a navigare sul web e a un certo punto mi sono imbattuto nella notizia che parlava di probabile prova televisiva per Matuzalem


te meglio la Lazio. Se lo merita” con tanto di foto. Noi ci siamo domandati cosa fosse successo, “questo mi mancava” mi sono detto, “non me ne ero accorto”. Non ci siamo fatti mancare veramente nulla, anche la prova televisiva». I BUU RAZZISTI E L’INVITO A RESTARE UNITI – Tanti i temi affrontati duramente da Stefano De Martino, che in chiusura ha voluto invitare i tifosi a mettere da parte le acredini e stringersi intorno alla squadra: «Tra pagelle, clima negli studi, prove televisive, dibattiti sull’espulsione del portiere, siamo poi arrivati al discorso dei cori razzisti nei confronti di Juan. Noi peraltro l’altra mattina abbiamo partecipato insieme alla Roma in Campidoglio all’evento contro il razzismo, e abbiamo detto che queste cose sono da condannare. Anche in questo caso però, vorrei far notare che quando è entrato Diakité noi abbiamo sentito dall’altra parte gli stessi cori, stessa cosa che era successa quando Cisse giocava con noi. Per non parlare poi dei cori anche contro la famiglia Paparelli a cui mando un forte abbraccio. È vero che queste cose sono assolutamente da condannare, ma ci vuole un’analisi corretta, e non si deve far passare la tifoseria della Lazio come una che ogni gara ha comportamenti scorretti. La Lazio non si tocca e i suoi tifosi non si toccano. Non ci stiamo. È una cosa ingiusta, se condanniamo certi comportamenti, dobbiamo anche condannare chi vuole far passere puntualmente la tifoseria della Lazio come non è. Lo abbiamo già fatto, anche in occasione dell’ultima gara europea un libro della storia della Lazio, su consiglio proprio di un collega giornalista. Cerchiamo sempre di far conoscere la storia di questa società, ma puntualmente succede il contrario. Si vuole colpire la nostra tifoseria dipingendola in un certo modo, e guardando quello che è successo dopo derby siamo costretti a parlare di tutto questo. Potrei andare avanti ancora per tanto e questa deve essere l’ennesima occasione di riflessione per tutti, dobbiamo stare insieme, dobbiamo combattere questo atteggiamento solamente facendoci vedere e mostrando l’unità, la forza di stare insieme. Solo facendo così, piano piano, le cose possono cambiare. Dopo questa grande vittoria che festeggeremo tutta la settimana, cerchiamo anche di riflettere su questo aspetto. Mettiamo da parte acredini, ruggini, e facciamo uno sforzo necessario da una parte e dall’altra affinché tutto quello che ho appena detto possa cambiare».

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copertina DERBY VINTO

“HAMOSTRAR LE CHIAPPE CHIARE” DICEVAUNAVECCHIACANZONE ROMANA… E CHE VERITA’



copertina DERBY VINTO

Va alla Lazio un derby delicatissimo nella corsa verso la Champions: doppietta in campionato che mancava ai biancocelesti dal 1998 e terzo posto consolidato con la Roma che vede ora i cugini lontani dieci punti. Alla Roma non è bastato affidarsi al rientro di Totti e De Rossi, i suoi uomini d’esperienza, col capitano al 30° derby personale. Lazio più forte dell’emergenza: 8 infortunati e primo derby per Scaloni e Garrido sulle fasce, dove Reja ha perso Konko, Radu e soprattutto Lulic. Davanti Klose c’è, con un cerotto speciale a difesa del piede colpito duro in Germania - Francia. SUI NERVI — La Roma parte altissima, con De Rossi sulla linea dei difensori a dettare i tempi di una squadra cortissima e senza paracadute dietro, con Taddei e Jose Angel praticamente centrocampisti aggiunti e avanzatissimi, offrendosi così alle ripartenze di una Lazio aggressiva a centrocampo e compatta in difesa. E così nel giro di due minuti i biancocelesti arrivano al tiro, con Matuzalem al 5’ che chiama all’intervento Stekelenburg. E al 7’ la Roma fa la frittata. Palla rubata a Pjanic a centrocampo: Hernanes trova una prateria, serve Klose, che viene atterrato in area da Stekelenburg. Rosso per il portiere: Lamela esce per Lobont ed Hernanes realizza il rigore del vantaggio. La Roma reagisce sui nervi e schiaccia la Lazio per dieci minuti, finché al 16’ Scaloni non atterra Borini al limite dell’area: punizione ribattuta, Simplicio mette in area, la palla sembra dover uscire, ma Juan arriva a sinistra e calcia un diagonale che supera Marchetti 18 - Replay - 11/3/2012

e si stampa sulla traversa. Borini è lì e da due passi insacca per l’1-1. La Roma col 3-4-1-1 e con Totti che rientra fino alla sua area per dare un mano appare più determinata e la Lazio è costretta al fallo sistematico. La partita si incattivisce: la Roma sfonda a sinistra grazie a un José Angel ispirato in una gara intensa ma ormai priva di lucidità, con Ledesma da una parte e Totti dall’altra che provano a ragionare. Col passare dei minuti la Roma non fa più filtro a centrocampo e la Lazio, che si affida al raddoppio sul portatore di palla e lanci lunghi per Klose, sfiora il 2-1 prima con un cross di Ledesma su cui non arrivano Mauri e Klose, poi con Juan che rischia il patatrac al 38’ colpendo male al limite dell’area con Hernanes in agguato che si aggiusta la palla per calciare e viene anticipato da Juan stesso, e infine con Mauri che sul finire è tirato per la maglia da Juan in area, ma viene ammonito per simulazione da Bergonzi. SCACCO MATTO — Nella ripresa riparte la battaglia in un centrocampo ingolfato, ma il duello è vinto dalla Lazio che guadagna il possesso del gioco. Bruttissimo episodio con buurazzisti rivolti a Juan, che reagisce e viene beccato per un tempo intero. La Roma prova a rallentare il gioco, i

laziali aggrediscono i rivali, ma quando conquistano palla si affidano poi a lanci senza costrutto verso l’area, dove Heinze e Juan sono in grande giornata. Luis Enrique inserisce Marquinho per Pjanic che, in campo con un’infiammazione a un retto femorale, esce dolorante. Reja fa avanzare Mauri a supporto di Klose, ma non arrivano palloni giocabili. Fino al 16’: fallo di Heinze su Matuzalem, Ledesma pennella una punizione in area dove Mauri colpisce al volo in mezzo a una difesa romanista immobile e piazza alla sinistra di Lobont per il 2-1. E la Lazio si divora al 20’ il 3-1 con Hernanes che approfitta di un passaggio sbagliato di Simplicio, scappa e arriva davanti a Lobont e invece di calciare cerca di dribblare anche il portiere che salva. La Lazio si mette in agguato e due


minuti dopo è Klose a partire lanciato, ma Heinze lo ferma irregolarmente graziato dall’arbitro (era già ammonito). La Roma regala praterie alla Lazio che con Klose, Hernanes e Gonzalez arriva ripetutamente in area senza però piazzare il colpo del k.o. Luis Enrique gioca la carta della disperazione quando si infortuna Juan: dentro Bojan per un 3-3-3. La Lazio contina a divorarsi gol con Gonzalez e Mauri poco convinti in area al momento della conclusione e la Roma resta in gioco e tenta l’assalto finale col cuore e le poche energie rimaste arrivando al tiro solo con Totti di testa senza inquadrare la porta. Al 38’ Scaloni atterra Bojan al limite dell’area: secondo giallo e anche la Lazio chiude in 10. Finisce così, con la Lazio che esulta dopo un quarto d’ora di sofferen-

za pura e cartellini gialli distribuiti a go-go da Bergonzi (8 in tutto, oltre alle due espulsioni) in un finale ad altissima tensione.

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1) Reja con le braccia al cielo. E’ festa grande 2) La Lazio festeggia a fine gara 3) Reja con le braccia al cielo. Che festa! 4) Mauri Dias e il preparatore. E’ grande festa per loro.

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1) Matuzalem si toglie la maglia e va sotto la Curva 2) Ledesma sotto la Curva Nord 3) Mauri e Matuzalem festeggiano sotto la Curva, è festa! 4) Hernanes sotto la Monte Mario

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1) Ledesma con la fascia da capitano di Mauri festeggia coi tifosi sotto la Curva 2) Klose batte le mani alla Curva che lo ricambia 3) Marchetti sfodera il fisico strepitoso sotto la Curva Nord

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1) Ledesma festeggia con Scaloni 2) Stefano Mauri festeggia sotto la Curva Nord 3) Diakitè e Scaloni festeggiano la vittoria


copertina DERBY VINTO


Che Curva! La solita maestosa Curva Nord esibisce i suoi colori in tutta la sua maestosità. Secondo i più vecchi tifosi laziali, questa è senza dubbio una delle frasi più belle di sempre in una coreografia: “Se er Papa me donasse tutta Roma e me dicesse lassa annà chi t’ama io je direbbe no… sacra corona”

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Lazio ENTUSIASMO

7.000 RAGAZZIA FORMELLO PER LAGRANDE LAZIO. UNAFESTACHE NON SI VEDEVADATEMPO. ORAE’ REALTA’.



Lazio ENTUSIASMO

E' iniziata da poco un'amichevole in famiglia tra i biancocelesti, tra i cori e il grande sostegno dei tantissimi tifosi che affollano Formello. Da una parte Reja ha schierato quella che potrebbe essere la formazione titolare domenica contro il Bologna, un 4-2-3-1 con Gonzalez, Diakitè, Dias e Garrido in difesa, Matuzalem e Ledesma davanti al reparto arretrato, Candreva, Hernanes e Mauri i tre di centrocampo a servire l'unica punta Klose. Nella squadra avversaria tanti i giovani della Primavera come Sbraga e Onazi, oltre a Kozak e Alfaro. AGGIORNAMENTO ORE 15.00 E' apoteosi a Formello, il Centro Sportivo è stato letteralmente invaso dai tifosi biancocelesti. Oltre 5000 i sostenitori che affollano la tribuna - completamente piena - del campo dove Reja e la squadra sta svolgendo l'allenamento, altri tifosi addirittura sono stati costretti a rimanere nel parcheggio, anch'esso al completo. E' festa grande, cori e tanto incitamento per mister Edy Reja uomo derby, replay, hanno ironizzato i tifosi martedì con una nuova targa per il tecnico friulano - per Miroslav Klose e compagni. Non poteva mancare il sano sfottò nei confronti dei cugini giallorossi, uno striscione dalla tribuna recita: "Ce risemo, ristate su scherzi a parte" e cori goliardici per Luis Enrique. FORMELLO - E' una vera e propria invasione, il bianco e il celeste a dipingere il Centro Sportivo di Formello di

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quell'entusiasmo che solo il derby ti può regalare. Un'unica grande famiglia, a festeggiare, a sognare, a celebrare i protagonisti di una stracittadina che ha regalato fiducia e ambizioni. Cancelli aperti per tutti a Formello, che l'invasione abbia inizio. L'allenamento inizierà alle ore 15, ma già fuori le porte del Centro Sportivo sono circa 800 i tifosi accorsi per la grande festa. Si stanno spostando poco a poco, chi a piedi e chi in macchina, per raggiungere il campo dove andrà in scena la seduta alla quale assisteranno dalla tribuna, regalando cori ed entusiasmo ai ragazzi di mister Reja.


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Lazio ENTUSIASMO

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Italia SERIEA

4 GOL AL PALERMO, TO IL PRIMATO D TEMPI.ADETTA VINCERA’ IL MILA PERCHE’ DI QUESTA


, RISTABILIDEI VECCHI TA DI TUTTI AN, ECCO I TACERTEZZA


Italia SERIEA

Il guizzo del campione, il peso del talento, l’incidenza delle sviste: il Napoli passa a Parma per 2-1, cala il pokerissimo di vittorie di fila – semplice poker in campionato più l’Asso con il Chelsea – e piega un bel Parma, fiaccato dal gol di Lavezzi al 41’ della ripresa dopo che aveva meritatamente recuperato, con Zaccardo, la rete di Cavani del primo tempo, 16° centro in campionato. In questi casi si parla di cinismo, ma quando lasci al Napoli spazi in contropiede, il suo trio di tenori fa la differenza. Di Cavani è lo scatto del 40’ del primo tempo, con rigore procurato (di mestiere, visto che pare sgambettarsi da solo), sbagliato, e rimediato con la ribattuta vincente su respinta di Mirante; di Lavezzi, al 41’ della ripresa, il gol partita assist dell’uruguaiano -, che compie una prodezza nell’eludere difesa parmigiana e portiere, ma che parte in fuorigioco di almeno mezzo metro, proprio davanti al guardalinee Ghiandai. Nel mezzo, il provvisorio pari di Zaccardo, al 32’ della ripresa, degno premio per un Parma in emergenza, ma ben disposto in campo e mai domo, però deficitario in precisione sotto porta. Se il Napoli con questo colpaccio mette sempre più a fuoco il terzo posto-Champions, il Parma esce a mani vuote da una gara che meritava quanto meno di pareggiare: dopo la doccia fredda di Marassi, nel finale, con il Genoa, un’altra, gelata, quasi allo scadere. Donadoni, comunque bravo, sa dove lavorare per far crescere i suoi. CAVANI NON PERDONA — Inizio controllato poi ritmo crescente, con le squadre che ripartono 42 - Replay - 11/3/2012

spesso in velocità. Bianiany, a destra, da una parte, e le percussioni di Hamsik, dall’altra, sono le principali fonti di minaccia. Donadoni schiera un Parma rimaneggiato – assenti fra squalifiche e infortuni, Lucarelli, Valiani, Palladino, Gobbi e Floccari -, ma ben disposto in campo e tutt’altro che dedito a una gara di contenimento. Mazzarri lustra il suo tridente, lascia in panchina Inler, ma già dopo circa mezzora deve cambiare due terzi della retroguardia per gli infortuni che mettono out, prima Britos, poi Grava. Primo tempo vivace e di buon agonismo – come testimoniano i 4 gialli -, chiuso in vantaggio dal Napoli grazie a un guizzo di Cavani che al 40’ si procura un rigore – Musacci (ammonito nella circostanza) a velocità normale pare reo del fallo che fa inciampare l’uruguaiano, al rallentatore non tanto -, lo sbaglia, ma non perdona sulla ribattuta di Mirante. Una punizione eccessiva per un Parma dinamico: già al 1’ De Sanctis è chiamato alla parata in due tempi, poi al 30’ Galloppa spreca da ottima posizione in area, e al 43’ Paletta si divora il pari con un piatto rasoterra a fil di palo; assistman, in ambedue i casi, il vivace Giovinco. Non solo Parma nei primi 45’, però: al 17’ c’è anche un gol annullato a Cavani per millimetrico fuorigioco di Dossena, autore dell’assist, e al

25’ una bella occasione per Lavezzi, con quel destro a giro che contro Chelsea e Inter aveva centrato il bersaglio. RIPRESA CON GIALLO — La ripresa inizia con un episodio discusso: su corner, arrivano contemporaneamente allo stacco Biabiany, di testa, e Dossena, di mano: palla toccata da quest’ultimo, e poi a lato, fra le proteste dei gialloblù che reclamano il rigore. Al 10’ altra occasione divorata dal Parma: ottimo triangolo Giovinco-BiabianyMariga, la cui conclusione, in area, finisce alle stelle. Le squadre si allungano, il Parma pressa, le ammonizioni fioccano, fra un diagonale di Cavani e uno di Valdes. Al 32’ il pari del Parma, meritato, con De Sanctis che non trattiene un piatto di Paletta


1) La Banda Bassotti, a cui i tifosi parmigiani fanno riferimento per il furto 2) Lavezzi festeggia con Cavani

e Zaccardo lesto a ribadire in rete, interrompendo a 554 i minuti di imbattibilità difensiva del Napoli. Il Parma si sbilancia alla ricerca dei 3 punti, ma il Napoli lo punisce in contropiede. Mazzarri si arrabbia e viene espulso. Cavani confeziona l’assist: Lavezzi aggancia e lo trasforma in un gol pesantissimo sull’uscita di Mirante. Prodezza, ma in fuorigioco: vale lo stesso i tre punti che avvicinano il Napoli alla Champions. E lasciano al Parma tanti rimpianti. Non solo sulle decisioni arbitrali. Il silenzio stampa della società "profondamente amareggiata dopo la sconfitta con il Napoli" dice più di tante parole.

11/3/2012 - Replay - 43


Italia SERIEA

Il miracolo di Andrea Consigli al 48’ della ripresa su Di Natale non inganni: l’Udinese, oggi fermata sullo 0-0 dall’Atalanta, sarebbe stata premiata dalla vittoria ben oltre i propri meriti. Alla fine si parlerà a lungo di quella favolosa parata di istinto su botta al volo ravvicinata del bomber campano, prodezza senza la quale sarebbe cambiato il giudizio sulla partita. Ma va detto onestamente che si è trattato dell’unico vero varco trovato dagli uomini di Guidolin nell’intera sfida, un bilancio troppo magro e la conferma di un limite dei bianconeri: quando affronta squadre ben coperte la produzione offensiva cala vistosamente. Onore ai ragazzi di Colantuono che oggi volevano fortemente almeno un punto e se lo sono preso con merito e un pizzico di fortuna che, guarda caso, aiuta sempre chi se la sa meritare. PRESSING — Nel primo tempo accade in un certo senso l’inatteso, vedere azzerato il potenziale offensivo dell’Udinese. Merito di un’Atalanta ottimamente messa in campo e soprattutto concentrata in tutti i movimenti difensivi. Il pressing ben portato al centro e il gioco ben allargato sugli esterni Bonaventura e Schelotto ha tolto punti di riferimento ai ragazzi di Guidolin, insolitamente annebbiati nelle idee. Ne è così scaturita una frazione in cui Di Natale non ha mai ricevuto palla nel modo che predilige, in libertà o lanciato uno contro uno. Dalle fasce Pasquale e Basta non hanno prodotto molto e al centro solo Asamoah ha provato nel finale di tempo qualche sortita.

44- Replay - 11/3/2012

PARATE A TERRA — Il gran lavoro di Fabbrini tra le linee è sempre stato ben vanificato dall’attenta difesa atalantina. Così Consigli non ha mai rischiato molto, si è solo dovuto esibire in alcune parate a terra su conclusioni dalla distanza. Va detto, comunque, che all’Atalanta il grande lavoro di contenimento è costata una pressoché inesistente capacità di accompagnamento delle punte: i poveri Denis e Marilungo si sono dovuti battere da soli contro i difensori friulani che hanno sempre avuto la meglio. Insomma, un primo tempo molto tattico e assai poco spettacolare. SPINTA — La ripresa è proseguita sulla stessa identica linea. L’Udinese ha provato a metterla sull’aggressività e per lunghi tratti gli ospiti sono stati schiacciati. Senza però dare mai l’impressione di sbandare. Guidolin ha inserito Floro Flores per Fabbrini e proprio la punta con un suo destro ha messo in apprensione Consigli. Ferronetti e Armero dovevano nei piani dare ulteriore spinta, ma solo da un cross deviato di Basta al 18’ Fernandes si è trovato un comodo colpo di testa che ha però messo alto. Lo 0-0 si è così delineato piuttosto limpido e consequenziale. Fino al recupero e alla sponda per Di Natale che si è ritrovato solo davanti a Consigli

per la palla della partita: botta al volo e miracolo a doppio braccio di questo promettentissimo portiere.


1) Denis, il migliore in campo dell’Atalanta 2) Fabbrini, giovane talento dell’Udinese, lotta con Brighi, ex Roma

Il Siena in casa fa paura. 3-0 a Ballardini IL SIGILLO DI BOGDANI — Sannino preferisce i muscoli di Bogdani al sinistro delicato di Calaiò. L'albanese consente al Siena il lancio lungo, di testa sa farsi valere e può far salire i compagni. Ballardini fa la scelta opposta: punta sul gioco palla a terra, privilegiando la tecnica di Cossu e Thiago Ribeiro, schierati a supporto del centravanti Nenè. Il Cagliari gioca meglio: fa la partita, pur in trasferta, pur reduce da un capitombolo interno. Le occasioni comunque latitano: un colpo di testa di Thiago Ribeiro, parato da Pegolo con

un buon riflesso, qualche mischia. BALLARDINI A TRAZIONE ANTERIORE — Dopo l'intervallo il Cagliari rientra in campo con Ibarbo al posto di Ekdal. Ora i sardi giocano con tre punte più Cossu. Dopo pochi minuti arriva la contromossa di Sannino: dentro Calaiò, più contropiedista di Bogdani. IL SIENA AMMINISTRA IL VANTAGGIO — I toscani continuano a far densità a metà campo, con Brienza che all'occorrenza fa anche il terzino, nei rientri, a dimostrazio-

ne dello spirito di sacrificio che caratterizza la squadra di Sannino. E gestiscono il vantaggio senza troppi patemi, potendo giocare nel modo da loro preferito, in contropiede. Anzi, sfiorano il raddoppio con Destro, al solito più intrigante che efficace: l'Under 21 salta due avversari in velocità, ma Agazzi è bravissimo a parare. Il Cagliari non trova gli spazi per sfruttare la potenza e la velocità di Ibarbo, cui i bianconeri non concedono campo.

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Estero EUROPA LEAGUE

L’EUROPAPARLASEMPRE PIU’ SPAGNOLO. ORAMAI SIAIN EUROPALEAGUE CHE IN CHAMPIONS LASPAGNA PRENDE IL SOPRAVVENTO



Estero EUROPALEAGUE

In Spagna lo chiamano baño de futbol. Semplicemente una lezione di calcio. Bielsa si fa maestro e per una volta Ferguson deve solo annotare sul taccuino. Come un pugile che incassa venti colpi in un match e alla fine non riesce a restare in piedi. 3-2 e Red Devils con un piede fuori dall'Europa. Certo, l'unico gancio rifilato al Loco ha rischiato di risultare indigesto. Vai all'Old Trafford, domini sin dall'inizio, meriteresti un rigore e non te lo danno, poi becchi gol e continui a dominare. Llorente, Susaeta, Iraola: le occasioni non si contano. Ma è soprattutto la chiara trattenuta di Smalling su Llorente sullo 0-0 a far gridare vendetta. E invece poco dopo ecco la beffa: tiro di Hernandez, respinta difettosa di Gorka Iraizoz e tapin vincente di Rooney da due passi. Lo United è tutto qui nel primo tempo. Il pari di Llorente (colpo di testa su cross di Susaeta) al termine dell'ennesima azione spettacolare dei baschi è una risposta a Soldado, al quale contende la maglia di centravanti da titolare della Spagna, e soprattutto un atto di giustizia sulla partita. Nella ripresa è uno dei più contestati della stagione, il portiere David De Gea, a tenere in piedi la baracca con tre miracoli nei primi dieci minuti su Muniain, Llorente e Ander Herrera e ripetendosi al 22' ancora sull'indemomiato Muniain. Ma la capitolazione è solo rinviata al 27': Ander Herrera serve De Marcos (in posizione di fuorigioco) e De Gea è battuto. Il finale è convulso: Muniain fa 3-1 riprendendo una respinta di De Gea su tiro di Susaeta, nel recupero Rooney fa 3-2 su rigore. Ma per i Red Devils è comunque notte fonda. 48- Replay - 11/3/2012

VALENCIAVALENCIA-PSV EINDHOVEN 442 — Uno scatto d'orgoglio per restare in vita. Il Psv segna due gol nel finale e tiene aperta la qualificazione con una sconfitta (4-2) rimediabile in Olanda. Certo, l'inizio è da "impara l'arte e mettila da parte". Tanto bravo nel liquidare il Trabzonspor nei primi venti minuti ai sedicesimi, tanto ingenuo nel subire l'uno-due sul campo di una corazzata sempre nella stessa frazione di tempo: così il Psv rischia di compromettere la qualificazione facendosi schiacciare da un Valencia sicuramente superiore sul piano tecnico (ma questo era già noto) e stavolta anche su quello mentale. Il gol del vantaggio arriva sugli sviluppi di un corner: calcia Pablo Piatti, l'ex Napoli Victor Ruiz sblocca il risultato di testa realizzando la sua prima rete con il club spagnolo. Passano due minuti e arriva il raddoppio: Barragan imperversa sulla fascia destra e crossa al centro per Soldado che irrompe sul primo palo e, grazie alla decisiva deviazione di Manolev, insacca, rompendo un digiuno lungo oltre un mese. Gli olandesi si svegliano solo dopo la mezz'ora: cross di Manolev e Matavz prova a imitare Soldado anticipando anche il portiere, ma la palla termina fuori. Prima dell'intervallo, però, il Psv si addormenta di nuovo: fallo di Strootman su Jonas e Soldado trasforma il rigore dimostrando che la tripletta realizzata in Nazionale mercoledì scorso gli ha fatto davvero bene. Il risultato diventa ancora più rotondo nella ripresa quando Pablo Piatti, imbeccato da Pare-

jo, firma il 4-0 tutto solo davanti a Isaksson. Il Valencia, però, si rilassa troppo, e nel finale becca due gol da Toivonen (rigore) e Wijnaldum. Ma ci vorrà comunque un'impresa nel ritorno. STANDARD LIEGILIEGI-HANNOVER 222 — Magari poco affascinante per il blasone delle due squadre e il loro livello tecnico, lo scontro mitteleuropeo si rivela emozionante sul campo. Ad aprire le danze sono i tedeschi che sbloccano il risultato al 21': Kanu atterra Rausch in area e Stindl trasforma il rigore. I belgi reagiscono alla grande ribaltando il risultato nel giro di nove minuti grazie a un superbo Tchité. L'attaccante originario del Burundi prima confeziona l'assist per il pareggio di Buyens e poi raddoppia con un imperioso stacco di testa al 30'. Nella ripresa la controreplica dei sassoni: cross rasoterra di Konan e tocco facile facile di Diouf, arrivato a gennaio dal Manchester United. Proprio


1) Llorente segna il gol del momentaneo pareggio

facendo espellere Matip (fallo da ultimo uomo) e trasformando il conseguente rigore, peraltro inesistente, visto che l'irregolarità era stata commessa fuori area. A quel punto sarebbe servito Huntelaar allo Schalke che in dieci contro undici si è limitato a contenere i danni, dopo aver già sofferto nel primo tempo in parità numerica per le sgroppate di un ispirato Ola John, astro nascente del calcio olandese, seppur di origini liberiane. Nel finale il Twente non preme e sembra accontentarsi del minimo vantaggio.

nel finale lo Standard sfiora il colpaccio con Tchité che prova una rabona a due metri dalla porta: davvero incomprensibile. SPORTING LISBONALISBONAMANCHESTER CITY 11-0 — Eroe per caso. E per fortuna. La sua, soprattutto. Xandao, obiettivo di mercato della Roma quest'inverno, alla fine è approdato a gennaio allo Sporting Lisbona ma solo la moria di difensori centrali gli ha regalato un po' di spazio nelle ultime partite dei biancoverdi. Un grave errore in campionato contro il Vitoria Setubal lo ha messo nell'occhio del ciclone. Serviva un miracolo per riscattare la propria immagine: è arrivato nella gara più difficile e magari più importante della stagione. Sesto minuto della ripresa: sugii sviluppi di una punizione di Matias Fernandez lo smilzo brasiliano interviene sotto porta, Hart gli ribatte la conclusione, lui è voltato di spalle e indovina un meraviglioso colpo di tacco. Chapeau.

Così il City cade a sorpresa contro lo Sporting dopo una gara equilibrata ma giocata con sufficienza dalla squadra di Mancini. Nel primo tempo Kolo Touré e Barry hanno sprecato il possibile vantaggio, nella ripresa traversa di Kolarov (su un cross sbagliato) e poi finalmente spazio a Balotelli che entra al 71' al posto di Dzeko. Nemmeno due minuti e SuperMario inventa per Silva con una deliziosa rabona, ma allo spagnolo non riesce il tap-in. Poco dopo ancora l'azzurro fa ammonire prima Anderson Polga e poi Joao Pereira e infine colpisce una traversa clamorosa su colpo di testa a due minuti dal termine. Nel finale clamorosa occasione fallita da Aguero a tu per tu con il portiere. TWENTETWENTE-SCHALKE 04 11-0 — Il centravanti che c'è fa il suo dovere, quello che manca si rivela indispensabile persino con la sua assenza. De Jong decide la partita procurandosi il rigore,

ATLETICO MADRIDMADRID-BESIKTAS 331 — Come con la Lazio i colchoneros provano a ipotecare ancora una volta la qualificazione al turno successivo già nella gara d'andata. Nei sedicesimi fu determinante il tris all'Olimpico, agi ottavi l'Atletico vuole chiudere i giochi davanti ai propri tifosi dominando nel primo tempo un Besiktas allo sbando. Le occasioni fioccano sin dai primi minuti ma gli errori di Falcao, Salvio e Koke graziano i turchi. La difesa alta degli avversari favorisce gli inserimenti da dietro degli spagnoli ed è così che arriva l'unodue di Eduardo Salvio in tre minuti: al 24' tunnel a un difensore e poi tocco sotto porta col portiere ospite piuttosto sorpreso, al 27' perfetto pallonetto su delizioso assist di Koke. Prima dell'intervallo arriva anche il tris di Adrian Lopez che intercetta la sfera sulla trequarti e si invola indisturbato verso la porta saltando due avversari in area prima di siglare il 3-0. In apertura di ripresa è l'ex di turno, Simao, a rimettere in corsa il Besiktas trovando l'angolino alto alla destra 11/3/2012 - Replay - 49


Estero EUROPALEAGUE

del portiere con un gran destro dal limite. Poi i turchi spingono per tutto il secondo tempo senza riuscire ad accorciare ulteriormente le distanze. METALIST KHARKIVKHARKIV-OLYMPIAKOS 001 — Il colpaccio del giorno arriva nel gelo di Kharkiv. Il Metalist attacca e non segna, l'Olympiakos entra pochissimo in area e fa un gol. Quel che basta per vincere la partita e di fatto ipotecare la qualificazione, vista la bolgia che attende gli ucraini nella gara di ritorno. Va detto, a onor del vero, che il predominio locale è piuttosto sterile: due tiri di Fininho nel primo tempo, ancor meno nella ripresa dopo l'1-0. Il gol che decide la sfida è da "oggi le comiche": cross di Mirallas, Torsiglieri colpisce di testa per rinviare ma la palla resta in area alzandosi a campanile, Goryainov esce a vuoto e Fuster con una girata acrobatica insacca.

Udinese, disfatta in Olanda, 2 e a casa Ora è più difficile che in agosto, quando nell'andata del preliminare di Champions con l'Arsenal l'Udinese venne via da Londra con uno 01. E finì fuori. L'Az Alkmaar vince 2 -0 una partita strana, perché l'Udinese incassa i gol in un momento in cui non stava soffrendo più di tanto, dopo una prima mezz'ora passata in trincea. Restano i rimpianti. L'ingresso di Di Natale a 10' dalla fine, forse tardivo. Il capocannoniere del campionato va gestito. Ha 34 anni e domenica sera si gioca ancora. Ma tra l'Az e il Novara forse le priorità potevano essere diverse. La sensazione che si potesse fare qualcosa di meglio contro una squadra comunque di valore, che ha più qualità complessiva dell'Udinese, soprattutto a centrocampo. Il risultato è brutto, inutile negarlo. Anche se la difesa olandese non è composta da fenomeni e due gol li può benissimo prendere giovedì prossimo in Friuli. GLI AVVERSARI — L'Az, come molte squadre olandesi, gioca bene a calcio. Bella manovra collettiva, fatta di fraseggi corti, ricerca degli esterni per allargare il campo e centrocampisti a proprio agio con la palla tra i piedi. Il primato in Olanda non è casuale. Tra i tre centrocampisti di Verbeek, che hanno segnato 32 gol in 3 nella Eredivisie, spicca il lungagnone svedese Rasmus Elm, un 23anne che tira tutto quello che ha tra i piedi ma ha talento e vede il gioco. L'americano

50- Replay - 11/3/2012

Jozy Altidore apre spazi per gli uno contro uno sugli esterni di Beerens e soprattutto Holman. SI SOFFRE — Dopo uno squillo di Asamoah in avvio, la gara si mette nei binari previsti. Gli olandesi fanno la partita e l'Udinese cerca di ripartire con gli esterni e le percussioni di Armero. Tuttavia Guidolin passa una brutta mezz'ora, perchè Ferronetti e Pasquale non sono Basta e Armero sugli esterni e la squadra fa fatica a spingere quando recupera palla. Inoltre il baricentro della squadra è troppo basso e l'Az, allargando il campo, libera le conclusioni dal limite dei centrocampisti, Elm su tutti, che trovano sempre un attento Handanovic. Infine Floro Flores è troppo solo: Armero al centro è meno efficace rispetto a quando si può allungare a sinistra. NON SI PASSA — Fare gol all'Udinese però è sempre complicato. Nonostante le difficoltà di Ferronetti, spesso solo contro due visto che il danese Poulsen spinge che è una bellezza a sinistra. La squadra di Guidolin a difesa schierata concede poco. E sono soprattutto tiri da fuori. Passata la sfuriata olandese, i friulani confezionano la più grossa palla gol del primo tempo su palla inattiva. Danilo su corner elude la marcatura a zona dell'Az e di testa trova i riflessi del portiere Esteban. 0-0 al riposo. E tutto sommato va bene così.


L'EPISODIO — Si riparte senza Di Natale, uno che negli spazi concessi dell'Az andrebbe a nozze, e col solito tema. Gli olandesi fanno le stesse cose del primo tempo, ma a velocità dimezzata e a lucidità e fluidità compromesse. Il gol dell'Az arriva in modo un po' casuale, di fatto in contropiede, con Altidore che, favorito dalla deviazione di Pasquale, pesca l'inserimento perfetto di Maertens. POCA REAZIONE E TOPICA — E' chiaro che con un assetto del genere l'Udinese faccia fatica a proporre qualcosa in avanti, con gli olandesi che gestiscono tramite un possesso palla ben fatto. Si poteva cambiare prima? Probabilmente sì. Di Natale entra per Pasquale solo a 10' dalla fine, con Armero che torna a sinistra. I friulani però non creano nulla e vengono puniti oltre i loro demeriti. Tutto parte da una topica dell'arbitro spagnolo Borbalan, che non vede un fallo evidente di Altidore su Domizzi in uscita. Lo stesso centravanti Usa, ancora in veste uomo assist, avvia l'azione e pesca l'inserimento di Falkenburg che fa 2-0. E complica maledettamente le cose, anche se Handanovic, con due interventi dei suoi, permette ancora di credere nella qualificazione. Ma ci vorrà molto di più.

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Estero CHAMPIONS LEAGUE

ACASAIL LIONE. MANON SOLO. GRANDISSIMO TURNO DI CHAMPIONS, CON 5 GOL DI MESSI.



Estero CHAMPIONS LEAGUE

La strategia del popolo gialloblù avrà fatto effetto: i tifosi hanno assediato l'hotel del Lione per non far riopsare i giocatori e i francesi si sono presentati in campo mezzi addormentati. Prima hanno cincischiato, poi hanno regalato l'1-0: Charalambidis si è avventato sul pallone spinto dai 23mila del GSP Stadium e con grande precisione l'ha servito a Manduca per l'1-0. Otto minuti e due secondi: il piano di Jovanovic sembra funzionare alla perfezione. "L'importante è non subire, tanto prima o poi un gol lo facciamo". E' arrivato prima. Nel senso di molto presto. Così, senza nemmeno dover andare all'assalto, l'Apoel ha potuto fare quello che sa far meglio: chuidersi a riccio e ripartire in contropiede. BLOCCATI — Il divario tecnico dovrebbe comunque emergere, ma la capacità di Helder Sousa in mezzo e soprattutto quella di Charalambidis e Manduca nello sdoppiarsi nelle due fasi impedisce al Lione di affacciarsi pericolosamente dalle parti di Chiotis che deve compiere un solo intervento (su punizione di Ederson) e rischia solo su un altro tentativo di Ederson, stavolta su colpo di testa dopo un perfetto assist di Bastos. E' proprio con la scarsa vena del brasiliano, unita a quella di Briand sull'altro fronte e alle mancate sovrapposizioni di Reveillere e Cissokho, che si spiega la bassa produzione di occasioni da parte dei francesi. Che, anzi, rischiano un paio di volte in contropiede (bravo Lloris su Solari) e soprattutto in apertura di ripresa su uno sciagurato colpo di testa di Cissokho che colpisce la traversa rischiando 54- Replay - 11/3/2012

l'autogol. LE MOSSE — Viste le difficoltà nel creare gioco ti aspetti cambi immediati da parte di Garde. E invece la solerzia con cui inverte le posizioni di Bastos, spostato a destra, e Briand, per sfruttare il tiro dalla distanza del brasiliano, non corrisponde alla volontà di aumentare il peso offensivo della squadra inserendo Gomis. Così, mentre proprio Bastos calcia un paio di volte il pallone in tribuna o sul corpo degli avversari, l'Apoel si fa ancora pericoloso sull'asse Charalambidis-Solari e solo al 28' il tecnico del Lione dà finalmente spazio a Gomis togliendo lo spento Ederson e passando al 4-42, mentre il giovane Lacazette, autentico mattatore all'andata quando segnò il gol decisivo, resta in panchina addirittura fino al 10' del secondo tempo supplementare. A discolpa di Garde, c'è da dire che nessuno dei due cambia le sorti del match una volta in campo: anzi, pur dominando soprattutto all'overtime, il Lione non riesce mai a impensierire Chiotis e viene graziato un paio di volte da Ailton. Ed è proprio Lacazette, insieme a Bastos, a sbagliare il rigore che fa fuori il Lione e manda avanti l'Apoel. Per la gioia di tutta Cipro.


1) La coreografia dell’APOEL TELAVIV.

11/3/2012 - Replay - 55



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