Replay - Anno 2 - Numero 58 - 5/11/2011

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LBG magazine









MISTER FOOTBALL - Roberto Grotta

Orient, lo stadio dei desideri ECCO PERCHE’ LA SQUADRA DEI DESIDERI, L’ORIENT, O COME PIACE ESSERE CHIAMATI DAI TIFOSI PROPRI, IL LEYTON DIVENTA COSì RADICATA A LIVELLO DI TIFOSERIA E SI PERDE MOLTO

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on è scandaloso che i media generalisti, al di fuori del Regno Unito, si siano occupati a malapena della vicenda relativa all’utilizzo che lo stadio olimpico di Londra avrà dopo i Giochi. E per una volta quello di Mister Football, cui interessa solo il calcio inglese senza lucrare sulla sua conoscenza di giocatori e ambiente, non è sarcasmo: del resto già pretendere che i nostri media la smettano di chiamare “Manchester” il Manchester United e “ManchesterCityDiMancini” la rivale cittadina è eccessivo, figuriamoci quando si tratta di questioni ancora più oscure. In breve: dopo la scorpacciata di sport ma anche retorica e affarismo dei Giochi del 2012, lo stadio a qualcosa deve pur servire, e a dare una mano disinteressata (…) al Comitato Locale si è offerto da oltre un anno il West Ham, che ha chiesto di rilevare lo stadio e trasformarlo nella sua nuova casa, mantenendo la pista di atletica che nei giorni delle partite verrebbe coperta da gradinate aggiuntive, secondo un progetto che quando è stato visualizzato in bozzetti ha francamente lasciato un po’ perplessi. La candidatura alternativa, una volta scremato il campo tra altri pretendenti che erano più parole che fatti, era stata quella del Tottenham, in alleanza con la AEG, la notissima azienda americana che già aveva operato la modifica del Millennium Dome nell’attuale O2 Arena. Qualche mese fa era stato il West Ham ad aggiudicarsi i diritto di trasferirsi all’Olympic Stadium, ma ai primi di ottobre il Dipartimento governativo dello sport aveva bloccato la procedura: una denuncia del Tottenham (in accordo con un altro club, di cui parleremo tra poco) aveva infatti sollevato dubbi su quella che noi chiameremmo la “costituzionalità” del contributo di 40 milioni di sterline che il comune di Newham, sotto la cui giurisdizione agisce il West Ham e che è tra i quattro su cui sorge l’area olimpica, aveva versato al club per l’operazione. Insomma,

secondo gli Spurs, sospetti di un illecito aiuto pubblico d un’impresa privata. Addio trasferimento di proprietà, si è passati ora al semplice affitto, ma la questione non è risolta. Se infatti gli Spurs hanno proseguito nell’azione – anche tramite investigatori privati – al chiaro scopo di disturbare il West Ham senza poter ottenere realistici vantaggi propri, molto più pertinente è l’appoggio dato loro dal Leyton Orient. Eccola, l’altra società: dall’ultimo piano del Matchroom Stadium (ma per noi resterà sempre il Brisbane Road) il complesso olimpico sembra così vicino che lo potresti toccare, e il trasferimento del West Ham a poco più di un chilometro dallo stadio degli Os potrebbe avere conseguenze pesanti per il club, attualmente in lotta per la salvezza in League One. Barry Hearn, il proprietario, organizzatore di eventi pugilistici (e non solo), ha salutato la decisione del Dipartimento dello sport come una vittoria per i tifosi dell’Orient, che potrebbero disporre dello stadio olimpico se venisse accettata la candidatura per l’affetto, ma Mister Football, che proprio al Brisbane Road ha visto sabato scorso la partita contro lo Sheffield United, si chiede: a che pro? Perché una squadra che ha neanche 5.000 spettatori di media e possiede un suo comodo (e ristrutturato, con condomini ai quattro angoli da cui si può vedere la partita) nido all’interno del quartiere storicamente di residenza dovrebbe andare a giocare in un impianto nel quale anche 10.000 spettatori darebbero l’idea del vuoto? Già, perché? Vogliamo ricollegarci all’attività principale di Hearn? Tristezza.

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L’EDITORIALE - Gianluca Palamidessi

Ora godiamocela, contro tutti QUANDO UNA PARTITA HA LA SUA RISOLUZIONE AL MINUTO NUMERO 93, SIGNIFICA CHE LE KLOSE CHE SUCCEDONO ERANO GIA’ STATE DECISE, E FORSE E’ PROPRIO PER QUESTO CHE QUEST’ANNO SARA’ DIVERSO TUTTO, NON SOLO IL CAMPIONATO, MA MAGARI CHISSA’, ANCHE LA COPPA ITALIA E QUELLA EUROPEA. D’ALTRONDE NON CI LAMENTIAMO SE ARRIVA UN PARI COL VASLUI, PERCHE’ C’E’ CHI IL GIOVEDì SI VEDE DON MATTEO

ono Klose che succedono. Romanista pjatela ‘nderKlose, e motti del genere sono stati usati di frequente in questi giorni in cui la goliardia supera qualunque cosa. Nei giorni in cui finalmente ci si può rilassare, si può respirare un’aria più tranquilla, ci si può rasserenare a vicenda, perché un derby così bello non si viveva dai tempi di quel famoso 3-2 dell’Ottobre 2007, ben 4 anni fa. Erano diversi quei tempi, tempi in cui c’era Delio Rossi e pare un’infinità, pensando soprattutto al fatto che un derby, noi, ridendo e scherzando non lo vincevamo e ancor peggio non lo perdevamo dall’Aprile del 2009. In quel caso in panchina sedeva mister Delio, e quello stesso anno, al termine di una stagione strepitosa in cui collezionò ben 2 trofei. Poi, dal Gennaio del 2010, ben 5, dico 5 derby persi. 2 anni di sconfitte contro i rivali storici. Ma ora è diverso, ora è tutto diverso. Quel derby noi lo vincemmo grazie a un gol di Valon Behrami, al 92’ minuto. Lì fu non solo immeritata la vittoria, ma anche ingiusta. Infatti ricordo perfettamente il messaggio di un mio amico di risposta al mio. Questi disse che il pallone era rotondo, ma in questo derby si era quadrato. Ebbene sì, quell’anno, nonostante la Lazio facesse la Champions League, la Roma era nettamente superiore ai biancocelesti. Quindi voi potete capire meglio di me quanto possa essere stato rassicurante quel gol, come una calda minestra che ti scalda il cuore in una giornata d’inverno. Un gol che più di una gioia, questo di Klose, è il gol della liberazione. Nel momento in cui stoppa la palla con il collo del piede destro, se lo porta sul destro accompagna dolo come fosse un bambino ai primi pas-

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si, e calcia con una sicurezza, con una professionalità, con amore, no… non con grinta, con molta, estrema calma. E la Curva un attimo dopo trema. Non si sente nulla dopo il gol di Klose, si sentono solo le urla di liberazione di Reja, non dei tifosi della Lazio. Increduli, sconcertati, ammaliati da una luce che colpisce Klose dalla testa, ma non solo lui. Tutti gli altri giocatori, uno per uno. E poi il massaggiatore, il magazziniere, l’addetto stampa qualunque persona in quel momento stava in paradiso. Forse solo i romanisti sono caduti da lì. Pensavano bene di averla scampata. Dopo 5 derby di imbattibilità sarebbe arrivato anche il 6°, e in dieci, uuhhh che goduria. No, non è così, questa volta no. Questa volta la Lazio ha vinto, questa volta non è bastato il sedere, o fortuna, chiamato ovviamente in altro modo, non di certo garbato quando Cissè calcia uno scaldabagni in porta di Stekelemburg. E proprio mentre segna Klose penso tra me e me: “E se avesse segnato Cissè poco prima? Nah, non sarebbe stata la stessa cosa. Ora mi accingo a scrivere un pezzo per un settimanale da me gestito ma non edito. Chissà se tra qualche anno potrò fare lo stesso magari per qualcun altro, magari per qualche giornale che non mi appartiene, ma dove comunque mi posso sentire vivo. Perché non c’è cosa migliore al mondo che vincerlo così un derby. Non c’è cosa migliore al mondo che festeggiarlo con i tuoi amici e con la tua famiglia. Ma non finisce qui, il bello vien soprattutto dopo, quando la mattina successiva ti alza tua madre: “Alzati, è pronta la colazione. E’ tardi”. E mai come in quel caso le sue parole sembrano avere un leggero eco, come se ci fosse una vocina dietro il mio orecchio che mi dicesse le cose dopo che mia madre me le ha riferite con cotanta dolcezza. (si sto esagerando coi termini ma solo così posso farvi entrare nel personaggio) Poi a scuola, si la scuola, mai come oggi t’ho amata tanto. Di solito mi controllo negli atteggiamenti post derby, cerco di essere il più regolare possibili coi miei amici. Questa volta sfotto anche le compagne, quelle romaniste ovviamente, dicendogli di continuo: “Klose, Klose, Klose, Klose, Klose…”. Poi la sera a letto mi addormento e penso: “Lo ha voluto il fato”.



IL SOMMARIO - Numero 57 -Anno 2 - 5/11/2011

Replay è un magazine a cura di

Gianluca Palamidessi, direttore di LAZIALI BELLA GENTE. GENTE net, e vicedirettore della pagina face book LAZIALI BELLA GENTE Facebook. Si ringraziano la Gaz-

zetta dello Sport, Il corriere dello Sport, Radiosei, GS e la Lazio siamo noi. it

Rubriche 9/MISTER FOOTBALL di Roberto Gotta

di Gianluca Palamidessi

Serie A

16/COME VA IN EUROPA? Di Gianluca Palamidessi

30/Cassano è tutto ok 30/Toni, stoppato dal test alcolico 30/Del Piero va via. Ma dove? 33/E’ TORNATA LA JUVE! Molti ne parlano, ma non si dice la vera cosa importante. E’ tornata la Juventus, la vecchia signora, ora si di Gianluca Palamidessi

17/Berardi, gomito ok La Lazio siamo noi

35/E IL MILAN? VINCE SEMPRE di La Gazzetta dello Sport

14/Parla Reja 15/In ricordo di Gabriele Sandri

37/NAPOLI CADE. SU IL CATANIA di La Gazzetta dello Sport

19/SQUADRA! Di La Lazio siamo noi.it 21/So come conquistarvi 22/Le foto di Lazio 2-1 Roma

39/LA LAZIO E’ INARRESTABILE Un cammino che fa paura alle grandi e molti tifosi si chiedono: “Ma non sarà che siamo davvero diventati una grande?” di La Gazzetta dello Sport

10/EDITORIALE di Gianluca Palamidessi

Lazio

25/LAZIO STOP, ANCHE CON MK Reportage de la Gazzetta dello Sport che va a rivedere la Lazio sotto il profilo menta-fisiologico de La Gazzetta dello Sport 28/ANDRE’ DIAS La storia di Andrè Dias sul nostro sito web, direttamente alla sezione news sslazio

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41/ROCCHI 100 E LODE Un traguardo fantastico per il capitano dei biancocelesti. Fa 100 gol ed entra nella storia. Prossimo obbiettivo? Superare Giordano

Estero

42/PAURA DI VOLARE Grandioso reportage di Gianluca Palamidessi in collaborazione col Corriere dello Sport sull’Arsenal 44/La foto della settimana 44/De Laurentiis soddisfatto di La Gazzetta dello Sport 45/BRASILEIRAO MERAVIGLIAO Come va in Brasile? Bene per Santos, Vasco, Corinthians e Botafogo. Un po’ meno per le altre, ma è il campionato più aperto del pianeta di La Gazzetta dello Sport



S.S.LAZIO Buone notizie

Intervista - Edy Reja

Nel ricordo di Gabriele la Lazio scende in campo ricordato ieri l’ex centrocampista biancoceleste parlando al sito della Fondazione. L’iniziativa sarà replicata domenica 20 novembre 2011 in occasione di Triestina-Cremonese di Lega Pro. Allo stadio Nereo Rocco i padroni di casa giocheranno in maglia rossa con il logo Fondazione Gabriele Sandri.

L’11 novembre 2011 si avvicina, saranno passati quattro anni dalla morte di Gabbo e la Lazio onorerà la sua memoria nel match di domenica contro il Parma. Adesso è ufficiale, il logo della Fondazione Gabriele Sandri comparirà sulle maglie biancocelesti nella prossima partita di campionato. La Lazio giocherà tutta la gara sfoggiando al centro della maglia il logo Fondazione Gabriele Sandri, il Parma userà un logo celebrativo.

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Lazio-Parma è la partita di Gabriele, il match del 2007 fu quello del ricordo, lo decise Firmani con un gol significativo, come ricorda Il Corriere dello Sport: «Il mio pensiero corre a Lazio-Parma del 2007, alla domenica dopo il suo omicidio. Quella partita mi ha unito ancora di più a Gabriele e alla sua splendida famiglia. E quella corsa spontanea verso di lui, al 90°, verso il suo viso sorridente sotto la Curva Nord, è stato il momento più intenso e più bello della mia carriera», ha

“Siamo forti, ma se cresciamo in difesa” È’ un Edy Reja compiaciuto quello che parla all'indomani del successo esterno a Cagliari, che ha proiettato la Lazio al secondo posto. Una squadra, quella biancoceleste, che riesce a esprimersi meglio in trasferta, dove vanta 4 vittorie e un pari: 13 punti, nessuno ha fatto meglio. Ora c'è lo Zurigo, giovedì all'Olimpico, per cercare di fare un passo avanti anche verso la qualificazione in Europa League. "Abbiamo fatto un'ottima prestazione anche se non eccelsa dal punto di vista dei ritmi, perché non eravamo in grande condizione fisica - ha detto il tecnico a Lazio Style Radio -. Abbiamo dimostrato maturità e cinismo". Una Lazio che ha colto il 4° successo in trasferta della stagione. "Fuori casa riusciamo a concretizzare molto di più. A Cagliari abbiamo avuto tre opportunità e le abbiamo messe dentro. L'importante è trovarsi lì e che ci sia una crescita in mentalità e nella propria sicurezza. Dobbiamo avere più attenzione in difesa: se migliora questo aspetto è lecito aspettarsi un campionato di alto livello". IL RICORDO — Il tecnico ha poi ricordato con affetto la sua esperienza sulla panchina del Cagliari con cui nel 2003-04 ottenne la promozione in Serie A. "Una cavalcata straordinaria con giocatori di valore come Zola e Langella - ha detto il tecnico -. Un'esperienza bellissima che ha dato tanto entusiamo". Poi il tecnico si sofferma sui singoli. "Per Marchetti, un ex, ero preoccupato, non penso che meritasse i fischi della curva. Ha dimostrato comunque grande personalità e se n'è fregato totalmente. Nonostante il clima ostile ha fatto vedere che è un uomo cui scivola addosso tutto. Lulic sta facendo bene, è sulla buona strada, vedremo se può reggere questi ritmi: nel progetto iniziale c'era una casella libera a sinistra e pensavo di poter ritagliare quello spazio per lui".


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E Berardi aggiusta le cose con l’operazione al gomito destro Come anticipato in esclusiva dalla nostra redazione, nella serata di ieri Alessandro Berardi, portiere classi '91 della Lazio, capitano della Primavera biancoceleste in cui milita dal 2008, si è sottoposto ad un intervento di bursectomia al gomito del braccio destro, in seguito ad un atterraggio scomposto durante un allenamento circa un mese fa. L'operazione è stata eseguita dal Consulente Ortopedico Dott. Stefano Lovati ed è perfettamente riuscita, tanto che come comunicato il sito ufficiale della SS Lazio Berardi verrà dimesso già nella giornata di oggi. Poi ci vorranno circa 30-40 giorni affinchè il portiere biancoceleste riesca a recuperare dall'infortunio e tornare alla guida della sua Lazio Primavera. 30 Ottobre 2011|

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COME VA

EUROPA? In Portogallo tutto bene per lo Sporting, Vaslui e Zurigo in grande crisi.

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n roboante 6-1 al mal capitato Gil Vicente e primo posto messo nel mirino. Lo Sporting Lisbona ha ormai ingranato la quarta e si appresta a vivere da protagonista questo campionato. La squadra di Paciencia, nell’ultimo turno, si è sbarazzato del Gil Vicente (nono in campionato) facendo divertire il “Josè Alvalade” e mandando un chiaro segnale alle rivali. Con i gol di Carrico, Van Wolfswinkel, la doppietta di Capel e quella dell’ex Parma Valeri Bojinov. Ora lo Sporting è terzo staccato di tre punti dalla coppia di testa formata da Benfica e Porto. La formazione scesa in campo: (4-33)- Rui Patricio, Insua, Polga, Pereira, Carrico, Schaars, Elias, Rinaudo (69’Rubio), Capel (74’ Bojinov), Van Wolswinkel, Mati Fernandez (63’ Carrillo) VASLUI- Una sconfitta che forse spegne definitivamente i sogni di gloria. L’1-0 patito in casa dell’Astra Ploiesti, allontana ancor di più la vetta, ora distante nove punti. Un settimo posto non in linea con le attese di inizio anno e il sogno di vincere il titolo che sta svanendo partita dopo partita. La squadra di Hizo è caduta, lunedì, allo scadere,

quando ormai lo 0 -0 sembrava essersi materializzato. Se la Dinamo Bucarest, in testa, sembra ormai irraggiungibile, anche la zona europea si sta allontanando. Il quarto posto, infatti, l’ultimo utile per entrare almeno in Europa League, è lontano quattro punti.

miti), Nikci, Mehmedi

La formazione scesa in campo: (4-23-1)- Cerniauskas, Milanov, Galdstone (66’ Zmeu), Farkas, Papp, Sanmartean, Pavlovic, Adailton, Wesley, Milisavljevic, Bello (78’ Neagu) ZURIGO- Shaqiri materializza l’inbcubo. La soddisfazione per il pareggio strappato alla Lazio è durata poco. Il Basilea ha sbancato il Letzigrund, 0-1 e lo spettro retrocessione si allunga sempre di più sugli uomini di Fischer. Il Grassoppher, vincendo contro lo Young Boys, ha agganciato lo Zurigo al terz’ultimo posto e ora solo una differenza reti migliori terrebbe a galla i rivali europei della Lazio. Un campionato disastroso quello dello Zurigo, a detta di tutti una delle squadre favorite alla conquista del titolo ad inizio stagione, che ora deve lottare per non materializzare quell’incubo che sta agitando le notti di tutti i tifosi biancoazzurri. La formazione scesa in campo: (4-42)- Leoni, Koch(85’ Magnin), Beda, Roodriguez, Chikaoui (61’Alphonse), Barmettler, Aegerter, Buff, Schonbachler (71’ Cher-

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LAZIO - Bologna 0-2 Lazio

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Cinica, spietata, ma anche molto bella. Tutto questo è la Lazio contro il Bologna, asfaltato Una vittoria che dà morale, la terza consecutiva in campionato, la terza in trasferta di questo bell'avvio di campionato laziale. Klose e compagni sbancano il "Dall'Ara" grazie ad un gol per tempo e anche al contributo decisivo di Marchetti che nel primo tempo ha salvato più volte la porta biancoceleste. Operazione secondo posto completata ed entusiasmo post -derby che viene rimpolpato da una vittoria contro un avversario ostico e affamato di punti. Brilla la stella di Marchetti, ma anche quella di Lulic che si conferma acquisto azzeccato. Klose è lo specchio di una Lazio che sa essere bella ma anche operaia. La seconda piazza è realtà, la sfida alle concorrenti è lanciata. LA CHIAVE- Le parate di Marchetti nel primo tempo e la personalità mostrata nella gestione del risultato sono le note più positive, oltre ai due gol, della serata biancoceleste. Lulic

si conferma giocatore molto utile e corona la sua prestazione con il gol del raddoppio.

LAZIO- La squadra di Reja vuole dare continuità alla vittoria nel derby, ma anche ai quattro risultati utili consecutivi in campionato. Senza Brcchi, Gonzalez e Mauri è emergenza a centrocampo. Il tecnico goriziano, però, non vuole rivoluzionare la squadra e conferma il 4-3-1-2 con Lulic e Matuzalem interni. La difesa è quella titolare, Hernanes il trequartista dietro a Cisse e Klose. I biancocelesti partono bene e al 2' una bella aziona manovrata porta al tiro Radu che, però, dimostra di non avere grande confidenza con il gol. Le discese di Konko creano problemi a Morleo, proprio il francese devia un tiro di Ledesma e solo il palo salva Agliardi. Ledesma e Matuzalem dirigono il gioco a centrocampo, con Hernanes a ispirare la manovra. Al 23' uno spunto di Klose costringe Cherubin al fallo. Batte il Profeta da destra, da posizione molto defilata, il suo calcio è velenoso e Acquafresca devia nella sua porta. La rete laziale, però, scuote il Bologna e ci vuole un Marchetti in versione deluxe per salvare la porta della Lazio. Il portiere è miracoloso su un

colpo di testa di Portanova ( sul tapin di Acquafresca è provvidenziale Lulic) e su una punizione di Ramirez. Soffre la difesa, Biava (male nella prima frazione) e Dias si fanno ammonire. Cisse spreca un paio di contropiedi e non dà la sensazione di essere in partita. Klose si sacrifica in difesa e rischia anche il giallo per un fallo su Morleo. La ripresa parte con gli stessi undici del primo tempo, ma con una Lazio diversa rispetto a quella vista dal 25' in poi. Al 50' Cisse imbecca Lulic che s'inserisce centralmente e batte Agliardi con il destro. I biancocelesti gestiscono il possesso palle con facilità e personalità. Sei minuti dopo il vantaggio Cisse chiede il calcio di rigore per un fallo di mano di Cherubin. Rigore che sembra netto. Al 62' Hernanes si avventa su un cross di Cisse e cadendo s'infortunia alla caviglia: per lui sospetta distorsione e cambio con Scaloni. Reja che passa al 4-4-2. Entra Cana per Matuzalem sofferente alla cosca sinistra e con il Catania Reja dovrà fare i conti con l'emergenza a centrocampo. La Lazio agisce in contropiede e al 79' Lulic serve Cisse che da buona posizione sfiora il palo con un destro a giro. Un minuto dopo ci prova anche Cana ma il suo tiro è sbilenco. Si aprono spazi invitanti per le ripartenze biancocelesti che non sempre aggrediscono con cattiveria la palla in zona gol. La partita si avvia alla fine senza più sussulti. La Lazio conglie una vittoria preziosa e vola al secondo posto in classifica alle spalle dell'Udinese. Mercoledì arriva a Roma il Catania, l'occasione 30 Ottobre 2011|

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Mercoledì arriva a Roma il Catania, l'occasione per dare una svolta ulteriore al campionato è ghiotta, ma ci sarà da analizzare la situazione a centrocampo. Hernanes e Matuzalem sono usciti malconci, ma per la Lazio stasera è solo tempo di festa. BOLOGNA- La cura Pioli ha dato i primi frutti a Novara, dove i felsinei hanno colto la loro prima vittoria stagionale. L'ex allenatora del Chievo sceglie il rombo a centrocampo in cui agiscono Casarini (al posto dell'acciaccato Pulzetti), Mudingayi e Kone. Ramirez è il trequartista dietro a Di Vaio e Acquafresca. Gillet non recupera, Agliardi difende i pali rossoblu. La partenza del Bologna non è delle migliori. Di Vaio agisce defilato sulla sinistra, ma Konko e Biava fanno buona guardia. Il primo squillo della squadra di Pioli arriva al 9' con un tiro di Casarini che finisce alto. Nei primi venti minuti la Lazio controlla il gioco e al 23' passa grazie ad una punizione di Hernanes deviata da Acquafresca. Lo svantaggio dà la scossa al Bologna e Acquafresca, Portanova e Ramirez sbattono su uno strepitoso Marchetti. I felsinei dominano la seconda parte di tempo e danno più volte la sensazione di poter colpire, ma l'ex portiere del Cagliari è in giornata di grazia. La ripresa ha un avvio shock per i felsinei. Lulic trova il gol al 50' e da quel momento la Lazio comincia a gestire il possesso palla. Pioli si scopre e inserisce Gimenez e Pulzetti per Casarini e Kone. Il Bologna, però, non riesce a trovare con costanza gli attaccanti. Ci prova Morleo al 74', ma è bravo Marchetti a disinnescare la punizione del difensore. I rossoblun soffrono le ripartenze laziali e Cisse sfiora il tris biancoceleste. Sembrava essere ripartito e, invece, il Bologna deve accusare subito il primo stop dell'era Pioli: la Lazio s'impone al "Dall'Ara". Dopo un buon primo tempo, i rossoblu si sono sciolti di fronte all'esperienza e alla maggior classe dei romani che hanno, nella ripresa, legittimato il risultato. Contro Chievo a Atalanta, il Bologna dovrà rispondere presente, perchè la crisi non è ancora scacciata

Ormai è lanciatissimo, in Italia come in patria sta diventando poco a poco un idolo a suon di buone prestazioni sugellate dalla rete del 2-0 contro il Bologna: Senad Lulic continua a correre, a testa bassa e con spirito di sacrificio, e si comincia a godere il successo e i complimenti. In fondo se lo merita, se la Lazio sta volando tra le alte cime della classifica è anche grazie alla sua corsa, alla sua abnegazione e alla sua duttilità tattica che ha salvato Edy Reja dall'emergenza a centrocampo: "Una grande vitto30 Ottobre 2011|

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ria, abbiamo conquistato tre successi consecutivi in campionato e speriamo di continuare così - ha dichiarato in patria il bosniaco biancoceleste Abbiamo avuto un avvio di stagione difficile, ma adesso stiamo andando alla grande". Arrivato a Roma forse un pò in sordina, anche con la difficile etichetta di oggetto misterioso del mercato estivo biancoceleste, a poco a poco Lulic ha saputo conqustarsi la fiducia di Edy Reja ed un posto da titolare nella Lazio: come vice Radu sulla fascia sinistra,

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NON MI SONO CONQUISTATO IL POSTO DA TITOLARE. SEMPLICEMENTE SIAMO UNA GRANDE SQUADRA”

“Sono pronto a tutto, so di poter conquistare la vostra fiducia”

jolly prezioso in un centrocampo ora martoriagli infortuni; ma il bosniaco non si sente arrivalla Lazio è il gruppo e l'unione di squadra che o la differenza: "Non mi sono conquistato il da titolare, noi siamo un gruppo ed abbiamo rande squadra - prosegue Lulic - Giochiamo due-tre giorni tra campionato ed Europa LeaReja fa spesso turnover e sono pochissimi i tori che hanno un posto da titolare assicurato. o sempre tutti in competizione, e se non si gio-

ca una partita significa che si giocherà la prossima". Umiltà e soddisfazione per un ragazzo giovane che sta vivendo un sogno, che grazie alla Lazio ha fatto il vero salto di qualità dopo l'esperienza svizzera allo Young Boys: "E' accaduto tutto in fretta, ma sono contento perchè sta andando bene".

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LA STORIA - Andrè Dias

ALLA R


La storia del talentuoso Andrè Dias, poco considerato, ma amato dai veri intenditori di pallone

RICERCA DELLA


ITALIA Buone notizie

Brutte notizie/Juventus

Cassano s’è ripreso, operazione al cuore è ok 8.35. Tutto è andato bene. Nei prossimi giorni verrà sottoposto a esami di controllo sulla base dei quali si stabilirà la data di dismissione".

E' finito intorno alle 8.35 l'intervento ad Antonio Cassano per sanare la piccola malformazione cardiaca, il forame ovale pervio, rilevata dalle analisi cliniche a cui l'attaccante rossonero è stato sottoposto da domenica scorsa. L'operazione in anestesia locale, era iniziata poco dopo le 8 ed è andata bene. In sala operatoria erano presenti oltre al professor Mario Carminati, cardiologo interventista dell'Irccs Policlinico San Donato, il primario di Neurologia del Policlinico di Milano, Nereo Bresolin, il medico del Milan Rodolfo Tavana e Gian Battista Danzi responsabile del reparto di cardiologia sempre del Policlinico. "L'intervento sul forame ovale pervio di Antonio Cassano è terminato alle

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MEDICI SODDISFATTI — "La procedura è andata molto bene, è stata molto rapida. Non c'è stato alcun problema, tutto è andato per il meglio" ha affermato Mario Carminati subito dopo l'intervento. Riguardo all'operazione a cui è stato sottoposto Cassano "è più corretto parlare di procedura - spiega Carminati, considerato il più grande esperto europeo di difetti cardiaci congeniti - perché intervento è una parola che fa pensare alla chirurgia. Questa non è una procedura chirurgica, ma di emodinamica interventistica di chiusura del forame ovale". Nel dettaglio "è stata punta la vena femorale, da lì è stato introdotto un catetere fino all'interno del cuore, per posizionare un 'dispositivo occlusore', ovvero un ombrellino che chiude la comunicazione anomala che esisteva tra i due atri". Il difetto cardiaco di Cassano "è una anomalia che è presente in una percentuale alta nella popolazione - prosegue Carminati - ma questo non significa che va chiuso in tutte le persone. L'indicazione per effettuare questa procedura c'è soprattutto in persone giovani senza alcun apparente fattore di rischio in

cui avviene una ischemia cerebrale di natura non precisata. Si fanno allora una serie di accertamenti, e molto spesso non si trova nulla se non la pervietà del forame ovale". Da qui, si fa strada "l'ipotesi che questa ischemia sia stata causata da embolia paradossa, cioè che un coagulo di sangue sia passato dall'atrio destro all'atrio sinistro attraverso il forame, che sia poi entrato nella circolazione, e che si teme sia finito un'arteria cerebrale. Come terapia di prevenzione, si posiziona allora questo ombrellino che impedirà il passaggio anomalo di sangue dall'atrio destro a quello sinistro". Il decorso post-procedura per chi subisce l'applicazione dell'ombrellino è molto semplice, conclude l'esperto: "Significa riprendere praticamente la propria vita normale, assumendo una terapia anti-aggregante piastrinica per sei mesi: sostanzialmente, un'aspirina". FUTURO SERENO — "Antonio sta bene. Durante l'intervento era sereno e tranquillo. Ha affrontato la realtà che gli è capitata con coraggio”. Ma prima di tutto dovrà essere sottoposto a un ecocardiogramma per verificare il corretto posizionamento del cosiddetto 'amplatzer', il sistema di chiusura del foro fra gli atri destro e sinistro del cuore del calciatore".

Toni fermato dal test dell’etilometro

Tradito dall'alcoltest, il centravanti della Juventus Luca Toni è stato multato e la sua patente è stata sospesa per tre mesi. Il calciatore, al volante della sua auto, è stato fermato per un controllo da una pattuglia della polizia municipale di Modena nella notte tra sabato e domenica a Montale; sottoposto alla prova dell' etilometro, è risultato avere un tasso alcolemico di poco superiore al consentito, fra 0,5 e 0,8, ma sufficiente per far scattare la sanzione amministrativa: verbale e sospensione della patente per tre mesi. Il campione del mondo, che aveva deciso di trascorre la domenica in famiglia, stava tornando a casa a Serramazzoni dopo una serata fra amici.

Del Piero va via, ma dove? La pensione può attendere. Alla soglia dei 37 anni, all'ultima stagione juventina (parola del presidente Andrea Agnelli) Alessandro Del Piero ha fatto sapere che la sua carriera non si concluderà il 30 giugno 2012, data della fine del suo matrimonio con la Juventus lungo 19 anni. Sarà divorzio dalla squadra che lo ha fatto dientare grande, sì, ma Ale sarà ancora un calciatore. "Il futuro, dal 30 giugno in poi, sarà sicuramente da calciatore, e poi avrò tempo". ha detto ieri al Tg1 il capitano bianconero. NIENTE MILAN — La caccia alla prossima squadra di Del Piero, 497 presenze e 205 gol in A con la Juventus, è già partita. Ma una cosa è sicura: non sarà il Milan, ne un'altra squadra italiana. I rossoneri devono sostituire Antonio Cassano e nel lungo elenco di nomi hanno anche quello dell'Ale bianconero. Ma al Milan Del Piero servirebbe già da gennaio, e il capitano di lasciare prima la Juve proprio non ne vuole sapere. Anche perché Ale in Serie A con una maglia diversa da quella bianconera proprio non ci si vede.


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La notizia

E’ CAMBIATO IL CAMPIONATO:

GRAZIE JUVE! E’ tornata. E’ la vecchia signora. Ma soprattutto è pronta per l’ennesimo scudetto, oggi come mai La Juventus ha sconfitto l'Inter 2-1 a San Siro in uno degli anticipi della decima giornata di serie A e tornano in testa alla classifica da soli con 19 punti, dopo il momentaneo sorpasso del Milan. Il primo tempo si e' chiuso con i bianconeri avanti, grazie alle reti di Vucinic al 12', Maicon al 28' e Marchisio al 33'. L'azzurro ha anche reclamato un rigore, mentre Pazzini ha colpito di testa la traversa sull'1-1. Nella ripresa, l'Inter ha cercato il pareggio, ma la Juve e' stata pericolosa.

effetto ma il piatto piange. L'Inter entra in campo grintosa e aggressiva: obiettivo non dare tregua a Pirlo, andare a pressare alti ma - al 12' - è la Juventus a portarsi in vantaggio con Vucinic che riesce a ribattere un pallone calciato da Matri e non trattenuto da Castellazzi.

INTER IN ATTACCO L'Inter si riversa in attacco: sale Maicon e arriva la rete del pareggio: è il 28' quando Sneijder offre un pallone magnifico al brasiliano che lascia partire un destro irresistibile, imprendibile per Buffon che si arrabbia con Bonucci. Forse una deviazione da parte sua. Maicon si lascia andare a un'emozione incontenibile, a una gioia forte e sentita. ma la partita non è finita perchè al 33' è Marchisio a riportare la sua squadra nuovamente in vantaggio. Difesa nerazzurra in balia delle onde: rasoterra sul primo palo, si arrende Castellazzi. Ma il bottino avrebbe potuto essere più rotondo se l'arbitro Nicola Rizzoli - non brillante - avesse fischiato un rigore al 40'

quando sempre Marchisio viene atterrato da Castellazzi. ORA LA CHAMPIONS - Ranieri cerca di raddrizzare il match ma c'è poco da fare: Chivu soffre, Sneijder non sta bene, Obi è timido. Zarate ha dovuto lasciare spazio a un inutile Castaignos. E anche l'innesto di Alvarez non ha cambiato di molto: lento e spesso fuori fase. I vecchi 'tirano la carretta' con difficoltà e fatica, i giovani sono inesperti, lontano anni luce dai campioni e compagni di spogliatoio. La partita continua con un'Inter generosa che costruisce le sue occasioni con Pazzini (traversa), Obi, Maicon. Un gruppo che cerca uno sbocco in campo senza paura di spendersi ma la sofferenza è continua e costante. Quella che si legge sulle facce dei giocatori come Nagatomo e Zanetti. La Juventus è tonica, ha voglia, ha fame di gloria. È forse - in un secondo tempo con sei ammoniti (uno nel primo) - qui la chiave della partita: ottimo Vucinic, bene anzi benissimo Marchisio, in tono minore Pirlo. Nel complesso una bella squadra che rispecchia il carattere guerriero di Conte. Tanta la delusione dell'Inter, un brutto rospo da buttare giù. L'amarezza è difficile da smaltire, ma mercoledì arrivano i francesi del Lille per la Champions. Altre batoste potrebbero essere letali.

JUVE SPIETATA - Non basta il cuore, nè l'impegno: quelli non fanno classifica che per i nerazzurri resta un incubo (8 punti). La partita finisce con i bianconeri che festeggiano sotto la loro curva, dandosi la mano stringendosi al loro allenatore Antonio Conte che ha rivoluzionato la squadra nella testa e nelle gambe. L'Inter migliora, di partita in partita ritrova forma fisica ma è distante 11 punti dalla Juventus capolista: c'è preoccupazione perchè la squadra di Ranieri scivola lentamente verso una deriva di mediocrità. I nerazzurri devono fare i conti con se stessi, hanno dato sicuramente il massimo, mentre la Juventus ha saputo concretizzare il proprio lavorio: spietata la 'Vecchia' signora, cinica quanto basta, cattiva e acuminata. L'Inter soffre e rientra negli spogliatoi con i cerotti. La cura Ranieri sortisce qualche

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L’altra vittoria

E IL MILAN?

VINCE SEMPRE!

l Milan sbanca l'Olimpico. I rossoneri battono la Roma 3-2 al termine di una partita che conferma la solidità e l'esperienza della squadra di Massimiliano Allegri che, nel concitato finale, viene espulso. Rosso anche per Boateng allontanato dalla panchina da Damato dopo la sostituzione con Emanuelson. Partita emozionante: dopo il gol di Ibra, il pareggio di Burdisso, il sigillo di Nesta e il nuovo guizzo dello svedese, nel finale arrivano la rete di Bojan e l'arrembaggio dei giallorossi che il Milan riesce a contenere. Luis Enrique che chiedeva una prova di forza sorprende tutti escludendo dai titolari Borriello. Accanto a Osvaldo affianca infatti Borini. L'affaire Taddei lo risolve invece con José Angel. Allegri, fresco di patenità (a Livorno è nato il piccolo Giorgio), all'ultimo istante dirotta Cassano in panchina, puntando su Robinho compagno di reparto di Ibra, con Boateng a supporto. A centrocampo rientra Van Bommel; in difesa Nesta e Zambrotta. RIGOROSAMENTE DI TESTA — La Roma parte con il passo giusto e cerca di esaltare, oltre 34 - Replay - 5 Novembre 2011

al possesso palla, un pressing veloce. Il Milan controlla e dopo avere preso le misure passa. Al 17' tocca a Ibrahimovic imprimere forza al pallone con un colpo di testa che Stekelenburg nemmeno vede. E' il gol che esalta il cinismo spettacolare dei rossoneri, altrettanto pratici e sbrigativi in fase difensiva dove chiudono gli spazi ai giallorossi. La Roma si impegna e non si perde d'animo ed è per questo motivo che riesce a cogliere il pari ancora di testa, con Burdisso al 28'. Colpevole Zambrotta che si dimentica l'argentino; ancora un gol subito dai campioni d'Italia su palla inattiva. Ma la Roma è buona e ricambia il favore due minuti dopo: angolo di Robinho e, sentite un po', Nesta, con un'altra inzuccata, infila Stekelenburg. Un vantaggio che premia il micidiale opportunismo del Milan, fragile però a tratti a centrocampo, dove non c'è abbastanza filtro sulle fasce per opporsi alle percussioni di Cassetti e José Angel. Peccato che la Roma, a tratti troppo frenetica, non riesca a trovare la soluzione vincente dal venti metri, dove il Milan non concede nulla. Pochi spazi per Osvaldo, marcato stretto Borini

che al 38' lascia a Bojan per una lesione a un flessore. PRESSING ROMA — Dopo l'intervallo la Roma schiaccia il piede sull'acceleratore. La squadra di Luis Enrique è più aggressiva e sfrutta di più il movimento di Osvaldo e Bojan. Eclatante l'esempio del 10', quando Bojan a un metro dal gol viene anticipato in angolo con una zampata di Nesta. Il Milan subisce, soffre e si affida alla difesa che mette mattoni su mattoni nel muro davanti ad Abbiati; partita di sacrificio, con Nesta e Thiago Silva mattatori e il sostegno di Van Bommel e Aquilani che prova spesso a ripartire e far rifiatare la squadra. Momenti da sfruttare per la Roma che al 18' lancia Lamela al posto di Gago. Allegri è obbligato invece a sostituire l'infortunato Boateng con Emanuelson, con siparietto sconcertante a bordo campo, perché il ghanese dice qualche parola di troppo al guardalinee e viene espulso. Intanto Lamela e Osvaldo fanno saltare le coronarie ai tifosi del Milan sfiorando il pari, ma dando l'impressione che il gol sia dietro l'angolo.


!

Segna due volte Ibrahimovic e una volta Nesta. Vittoria all’Olimpico. 2-3 Bojana segna il 3-2 e accende il finale. LaPresse CHE CASSANO! — Entrano anche Heinze per Juan e Cassano per Robinho, mentre Aquilani sfiora il sette con un destro potente dai trenta metri. Cassano più Aquilani fanno la differenza. Il barese elenca subito tre giocate da sballo. Alla terza il barese apre a destra per Aquilani che finta il tiro e invece crossa per Ibra: colpo di testa micidiale e 3-1. Lo svedese potrebbe addirittura fare poker, su invito di Cassano, ma la sua girata al volo è imprecisa. L'ingresso di FantAntonio, è evidente, apre in due la difesa della Roma; fornisce assist e regala magie. Uno anche a Nocerino che fallisce clamorosamente a porta vuota. Sembra una festa tutta rossonera. Invece la Roma ci crede e accorcia. Abbiati ce la mette tutta su Lamela, ma non trattiene; arriva Bojan che infila il 2-3. Sono momenti duri; nervi a fior di pelle. Anche Allegri, addirittura, viene espulso da Damato. Ma il Milan resiste; esemplare Abbiati che come un kamikaze si getta su tutte le palle; pronti al sacrificio tutti i rossoneri che respingono l'assalto. La marcia del Milan continua.

A PARTIRE DA SINISTRA IBRAHIMOVIC DOPO UN GOL. A DESTRA DALL’ALTO NESTA FERMA BORINI, E SOTTO IBRAHIMOVIC CONTRASTA JOSE’ ANGEL

5 Novembre 2011 - Replay - 35


Napoli

NAPO

Pizze col Catania al Massimino. Il Napoli cade ancora. Perde 2-1 36 - Replay - 5 Novembre 2011


OLI CHE FATICA!

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Clamoroso al Cibali? Macché, ormai qui si sono abituati. Il Catania continua a fare vittime eccellenti in casa: dopo la vittoria sull'Inter e il pari con la Juve, la squadra di Montella batte il Napoli in rimonta e lo agguanta a quota 14. Mazzarri è penalizzato dall'espulsione di Santana che costringe i suoi a giocare l'intera ripresa in dieci, si vede costretto a rivedere il piano-turnover architettato in avvio, ma non riesce a recuperare la partita. Non il modo migliore per entrare in quella che sarà una settimana di fuoco: mercoledì c'è il Bayern, domenica prossima la Juventus.

SANTANA IN MEZZO— Mazzarri deve pensare alla delicata trasferta di Champions e il turnover è ampio. Se Cavani e Lavezzi sono al loro posto, Mascara, storico ex, prende il posto di Hamsik. In mezzo la novità è Santana in coppia con Inler, e Dzemaili in panchina. Resta fuori anche Maggio, sostituito da Zuniga. Dietro Fideleff e Fernandez affiancano Cannavaro, che salterà il Bayern per squalifica. Meno rimaneggiato il Catania. Montella recupera Gomez, che fa coppia con Bergessio, mentre Maxi Lopez si accomoda in panchina.

REAZIONE — Col passare dei minuti il vento comincia a cambiare. Marchese spinge costantemente sulla sinistra, con Gomez e Bergessio che cominciano a prendere la mira. Al 23' c'è l'ottima palla di Almiron per Gomez, che prova il colpo al volo ma manda alto. Due minuti dopo arriva il pari: Gomez prova il destro su invito di Marchese, ma trova un rimpallo; sulla ribattuta è pronto lo stesso Marchese, che non sbaglia con il sinistro.

5 Novembre 2011 - Replay - 37


LA LAZIO E’ INARRESTAB

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BILE:

Spazzati via i Sardi. E’ lei la certezza del campionato.

N

on c'è tre senza quattro: la Lazio vince la quarta partita consecutiva in trasferta e balza al secondo posto in classifica, a un punto dalla Juve. Lo fa con il minimo sforzo, senza brillare. Chiudendo una partita bloccata, e non particolarmente divertente, nel finale del primo tempo, con un uno-due fulminante in cinque minuti. Segnano Lulic e Klose, entrambi su assist di Cisse. E nel finale arriva anche la festa di Rocchi, al centesimo gol con la maglia biancoceleste. Il Cagliari esce dal Sant'Elia tra i fischi: i suoi tifosi non vedono un gol dei rossoblù dal raddoppio di Larrivey al Novara nella terza giornata. Era il 17 settembre. BRUTTO AVVIO — Dopo aver assistito a tre 0-0 consecutivi in casa, per i supporter sardi la serata è ancora peggiore. Eppure, nei primissimi istanti, hanno l'occasione migliore per passare. Secon-

do minuto: Cossu batte dalla sinistra il primo corner dell'incontro, Ariaudo sfrutta una sponda e cerca il tap-in vincente, ma da due passi non trova la porta. Rimarrà di fatto la miglior palla-gol per i sardi in un primo tempo da sbadigli. Le squadre giocano con due moduli speculari, quel 4-3-1-2 che di questi tempi va per la maggiore. Il Cagliari è ordinato, ma dà sempre l'impressione di accontentarsi: non si scopre, per non rischiare. Ma così gli spunti non arrivano. Al di là di qualche tentativo di Cossu, mancano le idee. Nenè e Thiago Ribeiro sono del tutto isolati, Ekdal (che fa da vice Conti) e Nainngolan sono più interessati a chiudere gli spazi a Hernanes che ad accompagnare la manovra. DOPPIO LAMPO — La Lazio è imbrigliata, ma dà sempre l'idea di poter pungere con la qualità di Hernanes, Klose e Cisse, che alla fine parte ancora titolare, a scapito di Rocchi. Konko, che ha recuperato dai problemi alla schiena, è fisso sulla linea dei centrocampisti e limita molto le discese di Agostini, che da quelle parte spesso incrocia anche Cisse. Ledesma cerca più volte lo scatto degli attaccanti, ma la difesa sarda è attenta e Klose finisce un paio di volte (di poco) in fuorigioco. Occasioni limpide non

ne arrivano, fino al finale del tempo. Minuto 39: Brocchi porta avanti l'ennesimo pallone, Cisse gioca di sponda per Lulic, che trova il secondo gol in campionato (dopo quello a Bologna) con un bel destro a giro da fuori. Il bosniaco gioca un'altra prova convincente, dando equilibrio al centrocampo della Lazio. I rossoblù subiscono il colpo e tracollano cinque minuti dopo. Cisse vede Klose a centro area e gli serve un pallone col contagiri: per il killer tedesco è un gioco da ragazzi infilare Agazzi di testa. GARA ADDORMENTATA — Si riprende e dopo qualche minuto Ficcadenti gioca la carta Ibarbo, che entra per Ekdal. Il colombiano dà più vivacità. Il Cagliari attacca con maggior convinzione, e non potrebbe essere altrimenti. Ma davanti fatica a fare male. Thiago Ribeiro alla mezzora ha la palla che potrebbe riaprire il match, ma manda a lato di testa dopo il bel cross di Agostini. Nella Lazio escono Hernanes, Brocchi e poi anche Cisse, che sembra un po' contrariato. E che dalla panchina osserva il 3-0 finale di Rocchi, dopo la grande parata di Agazzi. L'attaccante si prende anche i complimenti di Lotito a fine partita ("Se vorrà restare in società gli ritaglierò un ruolo importante"). Il match non ha altro da dire. Il Cagliari si prende i fischi del Sant'Elia, la Lazio i tre i punti e il secondo posto. Adesso per Reja ci sarà da preparare la gara di Europa League con lo Zurigo. Visto l'andamento in campionato (e quello in Europa, con due punti in tre partite), viene naturale chiedersi se ai biancocelesti non convenga puntare forte su un'unica competizione. 5 Novembre 2011 - Replay - 39


Rocchi 100 Gol

E’ record. Il grande capitano è ancora più grande, molto più di altri, fuori e dentro il campo

ROCCHI 10 Quattro minuti per la storia. Il campionato di Tommaso Rocchi è iniziato ieri, con la rete numero 100 con la maglia della Lazio. Debutto e fame di gol. Con quel riscaldamento lungo una vita. I minuti passavano, in campo entrava prima Cana e poi Sculli. Esordio rimandato, la storia sembrava scritta. E sapeva di beffa, proprio in una partita che avrebbe dovuto giocare dall’inizio, come sottolinea La Gazzetta dello Sport. E invece: 40 - Replay - 5 Novembre 2011

quattro minuti per la storia, per «il regalo mio più grande». Sì, il «regalo mio più grande»: questo c’era scritto nella maglia con cui Rocchi ha festeggiato. E davanti la foto dei suoi due figli, Camilla e Filippo. «Non potevo che dedicare questa giornata a loro, sono la parte più importante della mia vita — ha detto Rocchi —. È da un po’ che aspettavo il 100°

gol, è arrivato oggi che non l’avevo programmato e sono strafelice. Pensavo di giocare dall’inizio, strana la vita: quando non pensi al gol come oggi, poi arriva». E che festa, poi, sotto lo spicchio dei tifosi della Lazio: «Sì, i miei compagni sapevano quanto tenessi a questa rete».

Ad esaltarlo ci pensa il presidente Claudio Lotito, che nel 2004 lo portò alla Lazio: «Se vorrà restare


00 E LODE in società una volta smesso di giocare, gli ritaglierò un ruolo importante». E Rocchi ringrazia: «Fa piacere, ringrazio il presidente, ma ho altri due anni di contratto e per ora penso solo al campo. Mi sento ancora giovane e intero, anzi vorrei giocare pure un po’ di più». Tanto che Lotito pronostica: «Quando smetterà sarà il secondo o il terzo cannoniere di sempre con la Lazio». «Adesso devo ricominciare dal 101° gol. Il prossimo obiettivo? Il

record di Giordano, ma non mi metto a fare calcoli. So quello che ho raggiunto e so che rimarrà nella storia. Il resto lo vivrò partita dopo partita cercando di fare più gol possibili». L'attaccante della Lazio Tommaso Rocchi, autore a Cagliari della 100° rete che lo consegna nel club elitario dei bomber biancoceleste, a distanza di giorni si gode lo storico traguardo e pensa al primato di Bruno Giordano, che con la Lazio ha segnato 108

gol. «Mi sono reso conto subito dopo la partita del risultato raggiunto. C'è grande soddisfazione aggiunge Rocchi -sono felice perché è un obiettivo personale così importante che non mi ero prefisso all'inizio. Ho ricevuto tanti messaggi ai quali non ho ancora risposto. Mi hanno fatto piacere tutte le congratulazioni che mi hanno fatto» ha proseguito Rocchi nella conferenza stampa di Formello. 5 Novembre 2011 - Replay - 41


Premier League

I Gunners sarebbero al primo posto dalla 5a giornata, il problema è che hanno cominciato malissimo, ma stanno risalendo la china, anche in borsa

PAURA DI È un Robin Van Persie in formato extra lusso a trascinare l’Arsenal nella rotonda vittoria esterna (5-3) contro il Chelsea nel big match della 10ª giornata di Premier League. Grazie a una tripletta dell’olandese, l’Arsenal espugna Stamford Bridge, a distanza di quasi tre anni; e chiude nel peggiore dei modi la settimana nervosa del Chelsea, già segnata in negativo dalla sconfitta nell’altra stracittadina contro il QPR, da tre cartellini rossi, e da 45.000 sterline di multa comminate dalla FA inglese. Villas Boas relega in panchina David Luiz, rispolverando Ivanovic come roccia difensiva, e preferisce la copertura di Mikel e il dinamismo di Ramires alla qualità della coppia MeirelesMalouda. Sull’altra sponda, Vermaelen passa da un problema al tallone a un fastidio al polpaccio, e Wenger preferisce non rischiarlo. VANTAGGIO CHELSEA — L’inizio sembra una sfida a chi sbaglia di più. Torres si addormenta sul 42 - Replay - 5 Novembre 2011

più bello facendosi anticipare da Koscielny, Gervinho cicca l’impossibile vanificando l’assist col goniometro di Walcott, ma al 14’ il Chelsea non fallisce. Mata se ne va sulla destra, Andrè Santos lo guarda invece di contrastarlo, e Lampard s’inserisce con tempismo, tra l’imbambolata difesa dei Gunners, incornando alle spalle di Szczesny l’1-0 pro Blues.

RIMONTA GUNNERS — Wenger si scatena negli spogliatoi, caricando i suoi, e gli uomini del Nord di Londra ripartono come se avessero l’argento vivo addosso. Van Persie e Ramsey ci vanno vicino, ma sono un’incursione mancina di Andrè Santos, e una percussione irresistibile di Walcott a rovesciare il derby, tra il 49’ e il 55’, e a far ammutolire Stamford Bridge.

RVP & JT — I padroni di casa spingono, ma si fanno sorprendere, al 36’, dal solito impareggiabile Van Persie. Ramsey è l’ideatore, Gervinho il complice e RVP, all’ottavo colpo in stagione in Premier, il killer. Il Chelsea non ci sta e, allo scadere del primo tempo, mentre la retroguardia dell’Arsenal già pregusta il classico tè caldo, John Terry converte il corner di Lampard e cancella, almeno per un giorno, le accuse di insulti razzisti che avevano turbato il suo post QPR.

SUPER VAN PERSIE — I Blues s’illudono di aver raggiunto l’Arsenal quando, all’81’, Mata calcia una bomba a girare che supera Szczesny da trenta metri. Ma gli uomini di Villas Boas non hanno fatto i conti con uno straripante Van Persie. L’olandese si porta infatti a casa il pallone del match, infilando altri due gol, all’85’ dopo un retro-passaggio suicida di Malouda e una scivolata di Terry; e al 92’ scaricando in rete un eccellente servizio di Arteta. I Gunners sono ora a -3 dai Blues, che scivolano a -9 dalla vetta.


IL GRAFICO CHE MOSTRA IL TIFO PER I GUNNERS IN ITALIA A SECONDA DELLE PARTI DELLA PENISOLA. AL CENTRO SEMPRE MOLTO BEN ACCORTI. (fotoPala)

DI VOLARE CHICHARITO GOL — Il Manchester United si riscatta subito dalla figuraccia del derby . Vince a Liverpool con l'Everton nella prima gara di giornata grazie ad una rete di Chicharito Hernandez. La rete al 19' dell'attaccante messicano, di sinistro, su cross di Evra, vale i tre punti su un campo difficile, e tiene lo United in corsa per il titolo. MANCIO BLINDATO A PESO D'ORO — Intanto Roberto Mancini sta per diventare il tecnico più pagato della Premier League. Secondo quanto rivela il giornale Sun sia nell'edizione in edicola che su quella online, il proprietario del Manchester City, lo sceicco Mansour, ed il presidente dei Citizens Khaldoon Al Mubarak vogliono offrire al tecnico italiano un nuovo contratto quadriennale (al posto di quello in scadenza fra 18 mesi) per 22 milioni di sterline (pari a circa 25 milioni di euro) in totale. Lo stipendio annuale di Mancini passerebbe quindi da 3.5 milioni di sterline a 5.5

(circa 6 milioni e 200mila euro). Così Mancini scavalcherebbe Alex Ferguson al top della lista degli allenatori più pagati del calcio inglese. I dirigenti del City, sempre secondo il Sun, vorrebbero far firmare al tecnico al più presto il nuovo contratto perché avrebbero timore che Mancini sia tentato dall'idea di andare ad allenare la Nazionale in caso fiasco di Cesare Prandelli ad Euro 2012. CITY IN VOLO — Al momento, però, Mancini si concentra sulla sua squadra, sempre capolista della Premier League a +5 sui rivali citadini dopo il 3-1 al Wolverhampton. Impegno casalingo che pare semplice per il City, nonostante lo 0-0 con cui si va all'intervallo, perché nella ripresa una papera di Hennessey dà il via libera a Dzeko per l'1-0 e poi Kolarov trova il raddoppio. Nel quarto finale, dopo l'ingresso di Balotelli, le cose però si complicano, e non per colpa di Mario. Una respinta difettosa di Hart costringe Kompany al

fallo da rigore su Doyle: Hunt segna il 2-1 e il belga viene espulso. Il City gestisce bene l'inferiorità numerica e mentre inizia il recupero sigilla il risultato col gol del 3-1, un bel tiro dalla distanza del solito Johnson, anche lui entrato nella ripresa. REDS CONCRETI — Dieci punti dietro al City c'è il Liverpool, che sale momentaneamente al quinto posto grazie al 2-0 maturato sul campo del West Bromwich. Prova solida dei Reds, che vengono favoriti da un fallo ingenuo di Thomas su Suarez in area, convertito in gol all'8' dal penalty di Adam. In chiusura di tempo, Suarez fa un'altra cosa utile e lancia Carroll davanti a Foster: l'attaccante della nazionale inglese non sbaglia e firma il definitivo 2-0.

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ESTERO La foto della settimana

Il talento e il gallo: Neymar Oscar Cardozo

44 - Replay - 5 Novembre 2011

Champions/De Laurentiis

“Una sconfitta che vale una vittoria” Questa per me è una sconfitta che vale come una vittoria. Siamo andati vicini al pareggio con una squadra che è molto più blasonata della nostra, che ha vinto molto di più di quanto non abbia vinto il Napoli nella sua storia». È comprensibilmente dispiaciuto per la sconfitta contro il Bayern Monaco, ma soddisfatto per la prestazione degli azzurri, il presidente del club partenopeo, Aurelio De Laurentiis. Ora il Napoli si prepara alla sfida di domenica sera con la Juventus «con il solito spirito di guardare partita dopo partita». «Credo che quando saranno terminati, a dicembre, questi impegni internazionali - dice De Laurentiis ai microfoni di Sky - ci si potrà concentrare meglio sul campionato, resettare tutto, recuperare anche tutti i vari infortunati». «Sono contento e felice che non si sia rotto il bacino Aronica - prosegue -sono arrivate conferme dall'ospedale e dai nostri medici». All'Allianz Arena - spiega il presidente del Napoli «vista la squalifica di Cannavaro, siamo stati costretti a far giocare un'apparente secondo scelta(Fernandez, ndr), che non solo fa bene, ma segna anche due gol». «Credo che non si debba nemmeno chiedere l'impossibile. Il possibile lo facciamo, l'impossibile lo lasciamo ai santi che fanno i miracoli», conclude il produttore cinematografico.


Solo punti pesanti, è il campionato più aperto di tutto quanto il mondo

BRASILEIRAO MERAVIGLIAO A sei giornate dalla fine, cambia ancora la capolista del Brasileirao: grazie alla sofferta vittoria contro l’Avaì, il Corinthians raggiunge in vetta il Vasco, bloccato in casa sullo 0-0 dal San Paolo. Il Timão è però in testa poiché, in caso di parità di punti, la prima discriminante valida per il campionato è il numero di vittorie, e la squadra paulista ne ha accumulata una in più dei carioca. Intanto, crolla il Flamengo a Porto Alegre e si fa sempre più preoccupante, in coda, la posizione del Cruzeiro. CUORE CORINTHIANS — Match pieno di emozioni quello del Pacaembu che vede prevalere di misura Corinthians: sotto un diluvio incessante la squadra di Tite continua a fornire la solita prestazione esteticamente modesta ma ha tanto cuore, e recupera una partita che pareva stregata. In svantaggio contro l’Avaì per merito della rete di Robson, perde per espulsione il difensore centrale Leandro Castan, ma anche con un uomo in meno riesce a rimontare la contesa grazie alle reti di Emerson “Sheik” e dell’ex Sporting Lisbona Liedson. I catarinensi giocano un match intenso ma pasticciano non poco in fase difensiva e ora vivono una situazione disperata in classifica, dove sono penultimi. VASCO SOTTORITMO — Mezzo passo falso del Vasco che, davanti al proprio pubblico, entusiasta per una posizione di classifica francamente insperata a inizio campionato (e un’ottima prospettiva in Copa Sudamericana: mercoledì i quarti contro l’Universitario), non riesce a trovare la via della rete per battere il San Paolo e mantenere i due punti di vantaggio sul Corinthians. A São Januario il Gigante gioca la solita partita sottoritmo, conduce il match ma fa un'enorme fatica a concludere verso la porta. Il Tricolor, con il nuovo tecnico Leão, è alla ricerca almeno di un posto per la Libertadores dell’anno prossimo ma vive solo delle accelerazioni di Marlos e delle iniziative dei due esterni Piriz e Juan, liberati dal nuovo 352, mentre Lucas, poi sostituito, è decisamente in giornata-no.

simo dalla dirigenza che poi scaricò la responsabilità sul giocatore), ma soprattutto quella di aver illuso tutti in vista di un suo ritorno all’Olimpico, per poi preferire i vantaggi economici del Flamengo. Naturalmente le versioni dell’entourage del numero 10 divergono, ma ieri non c’era evidentemente lo spazio per chiarirle a fondo. Il Flamengo perde, e perde nella maniera peggiore, facendosi rimontare due gol e finendo per beccarne quattro. Tanti fischi e insulti più un cartellino giallo è l’avvilente bottino giornaliero di Dinho. FLUMINENS E BOTAFOGO — Dietro le due squadre di testa non mollano il Fluminense, che in un match complicato a Fortaleza, contro il Cearà, vince grazie all’insperata doppietta di Rafael Sobis, che ciclicamente esibisce quel talento che lo aveva reso un sogno per tante società europee, anni fa. Vittoria anche per il Botafogo, all’Engenhão, per merito di una rete del nuovo simbolo del club, il “Loco” Abreu. A farne le spese il Cruzeiro che ora in classifica è solo due punti sopra la quartultima: una situazione incredibile per la squadra che l’anno scorso ha conteso fino all’ultimo il titolo al Fluminense. Anche a Rio de Janeiro si è visto che il vero problema della squadra di Belo Horizonte è la testa, un blocco psicologico che può diventare davvero pericoloso, in vista della volata finale. LA SITUAZIONE — Brasilerao, risultati 32ª giornata: Santos - Atletico PR 41, Botafogo - Cruzeiro 1-0, Cearà - Fluminense 1-2, Corinthians - Avaì 2-1, Vasco - San Paolo 0-0, Gremio - Flamengo 4-2, Figueirense - Bahia 2-1, Atletico Mineiro - Palmeiras 2-1, Coritiba - America MG 3-1, Atletico GO Internacional 0-1. Classifica: Corinthians e Vasco 58; Botafogo 55; Fluminense 53; Flamengo 52; Internacional 51; San Paolo e Figueirense 50; Gremio 46; Santos e Coritiba 45; Atletico GO 42; Palmeiras 41; Atletico Mineiro e Bahia 36; Cruzeiro 34; Cearà 32; Atletico PR 31; Avaì 29; America MG 25.

RONALDINHO — Giornata nerissima anche per Ronaldinho. Al suo primo ritorno da avversario contro la squadra dove si è formato, il Gremio, è preso di mira da una contestazione che in Brasile, con tale intensità, si era vissuta raramente. La colpa dell’ex Barça e Milan è rappresentata non solo dall’aver abbandonato Porto Alegre per l’Europa (situazione gestita malis-

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