Replay - Anno 3 - Numero 63 - 14/1/2012
LBG magazine
Noi felici pochi Gianluca Palamidessi
E’ tornata la vecchia mia Lazio Silvio Piola e Vaccaro Qui accanto una foto storica che ritrae con la coppa Silvio Piola e il generale Vaccaro
E
’ stata una delle settimane più brutte di tutta la mia vita da laziale. Non avevamo mai preso 4 gol da una piccola squadra, non succedeva addirittura di prendere 4 gol fuori casa da 22 anni. Dopo soli tre giorni in Coppa Italia ecco l’Hellas Verona che ci si presenta davanti. Come va a finire? Altra pessima prestazione, per fortuna a nostro favore stavolta, con un punteggio comunque esaltante di 3-2. Settimana che io temevo potesse andare a finire in questa maniera, dato che la Lazio storicamente al rientro dalla sosta va maluccio. Ma quello che davvero mi dispiace è il dover vedere soffrire la mia amata proprio nei giorni in cui sta compiendo 112 anni di storia. Ecco perché dopo un rapido excursus vi dedicherò miei pochi lettori un articolo su quello che vale per me la Lazio, o meglio la SSLazio 1900. E’ importante dirlo, perché Società Sportiva Lazio è diverso che dire Lazio, in un contesto calcistico. Già perché prima nasce la polisportiva, poi tutto il resto. Il generale Vaccaro lo disse in una delle frasi più belle e che stanno più a cuore ai tifosi biancocelesti:
“La Lazio non proviene da, la Lazio è…”. Come dire, sono rimasto senza parole ed è grazie a questo generale poi se noi ci chiamiamo Lazio e loro Roma. Perché nel 1927, quando gli zozzi si stavano unendo per creare la Roma, mancava una sola società e i colori sarebbero stati Rosso-Blu. Chi era quella squadra? La SSLazio 1900, che però vinse scegliendo di non essere parte integrante della fusione. Voi ci scherzate ma tutt’oggi a Roma si possono distinguere grandi zone di influenza dove vi sono romanisti e dove vi sono laziali. Quelli della Roma si trovano in gran parte nei quartieri popolari, il contrario quelli laziali, che come disse Sante Ancherani in un’intervista a “Storie”: “I laziali erano quelli che venivano dalle parti nobili di Roma, i romanisti dai paesi vicini e dai quartieri popolari e poveri”. E allora riflettiamo su questo, perché per me questo significa la Lazio. Passione, comicità, goliardia, amicizia. Ma anche emozioni costanti, quelle che loro non riusciranno mai a provare perché lo stile è una cosa difficile da capire, non è cosa da tutti.
Replay è un magazine a cura di Gianluca Palamidessi, direttore di LAZIALI BELLA GENTE. GENTE net, e vicedirettore della pagina face book LAZIALI BELLA GENTE Facebook. Si ringraziano la Gazzetta dello
Sport, Il corriere dello Sport, Radiosei, GS e la Lazio siamo noi. it Noi.it. Inoltre un ringraziamento alla fondazione Sandri
Rubriche 3/NOI FELICI POCHI di Gianluca Palamidessi 7/IL CORSIVO di Matteo Marani
Lazio 10/Brocchi resta a vita La Lazio siamo noi 11/Emergenza portieri: chi va? La Lazio siamo noi 12/GIOCAMMO A POKER Grandissima prestazione del Siena al rientro dalla pausa natalizia dove la Lazio invece sembra essere rimasta ancora. Corriere dello Sport 18/LATIVM NOBIS Prestazione pessima col Siena, ma che festa in piazza della libertà per i 112 anni della nostra amata Lazio. La Lazio siamo noi 20/FOTO DELLA FESTA
Tutte le splendide foto della festa esclusive e offerte solo da noi e Corriere dello Sport.it Foto Notizia
Estero 26/REVOLUCION REAL Dura da 5 anni, ma fino ad ora ha avuto scarsi risultati. Ora però la Casablanca sta rinascendo grazie soprattutto a Mourinho che ha rivoluzionato la mentalità di una squadra che ora punta a vertici altissimi. La Gazzetta dello Sport 30/MANCHESTER METROPOLITY Kun Aguero come altri, il Manchester cambia denominazione, non è più il City, è il Metropolity, squadra multietnica che corre ad dannatamente e che senza lo scivolone in Champions è insieme a Real e Barça una delle squadre più forti al mondo La Gazzetta dello Sport 34/F.A.SCINO INGLESE Vince lo Swindon Town di Pa-
olo Di Canio, che esplode nella festa ma non solo. Una competizione tanto bella da essere difficilmente paragonabile ad altre competizioni mondiali all’estero e in Europa. Ecco perché. La Gazzetta dello Sport 38/Foto Di Canio Le foto di Paolo Di Canio e della sua vittoria con lo Swindon Town, che festa e che ritorno pazzo La Gazzetta dello Sport
Il corsivo Matteo Marani
Messi è più forte di Maradona
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i primi di gennaio si assegnerà il Pallone d’oro. Sappiamo che sono in corsa in tre, ma che a vincerlo – salvo cataclismi – sarà ancora solo uno, Leo Messi. Il terzo di seguito, quando succederà, record di Platini eguagliato. Mentre lo guardavo trionfare contro il Santos nel Mondiale per club, passeggiando sulle ceneri brasiliane, mi chiedevo se davvero la Pulce debba restare per sempre secondo a Diego Armando Maradona nella virtuale classifica di ogni tempo. Gioco stupido e affascinante. Ogni volta che si tenta il paragone, subito scatta la reazione indispettita dei tifosi napoletani e dei maradoniani più incalliti. Ma come, vuoi mettere in discussione la santità di Diego? E chi lo fa? Semmai i santi qui sono diventati due, tutto qua.
A 24 anni Leo ha vinto tutto, eccetto quel Mondiale che Maradona conquistò (da solo) nel 1986 a Città del Messico. Ma aveva 26 anni, Diego, l’età che Lionel avrà in Brasile. E allora sì che si vedrà se il sorpasso è possibile. A ogni modo, alla stessa età di Messi, Maradona doveva ancora vincere tutto. Non aveva avuto la fortuna di giocare in un Barcellona paragonabile all’attuale, però non è nemmeno giusto sottolineare ogni volta i meriti altrui (Xavi, Iniesta) e non quelli di Messi. Andando avanti nella vita, mi convinco che ogni generazione abbia semplicemente il suo idolo. E faccia di tutto, difendendolo, per difendere la propria stagione, la propria esistenza. I nostri nonni hanno avuto Di Stefano, i nostri padri Pelé i fratelli maggiori Crujiff, noi Maradona, i nostri figli hanno oggi Messi. Ora, senza arrabbiarvi troppo, dite la vostra: meglio Messi o Maradona?
La Lazio siamo noi
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Brocchi resta a vita. La parola
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a Lazio lo aspetta, spera in un suo rientro il prima possibile. Cristian Brocchi è fuori ormai da un mese e mezzo e la sua assenza si è fatta sentire eccome, il suo peso specifico nell'economia del gioco biancoceleste è rilevante e Reja ha pagato caro lo stop del mediano. La sua presenza a Piazza della Libertà, alla mezzanotte tra l'8 e il 9 gennaio, è testimonianza di quanto la Lazio gli sia entrata nel sangue. Brocchi proseguirà
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in biancoceleste almeno per un'altra stagione. La conferma arriva direttamente da Davide Lippi, agente del numero 32. "C'è già un'intesa di massima con il presidente Lotito. Aspettiamo solo la firma, speriamo arrivi il prima possibile. Il ragazzo sta bene a Roma, il suo desiderio è sempre stato quello di proseguire il rapporto con la Lazio ha dichiarato l'agente a Calciomercato.it -. Sta recuperando dall'infortunio muscolare, ha grande voglia di ritornare in campo. Credo che per la partita con il Chievo sarà a disposizione di Reja".
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Senza portiere ecco come fa’ no alla causa di Reja. Cominciamo dalla certezza, quella che si chiama Federico Marchetti. Il numero uno ex Cagliari è senza dubbio il titolare in questa squadra e lo ha dimostrato a suon di prestazioni convincenti, dopo un avvio di stagione ricco di luci e ombre. Tra poco tornerà dopo l’infortunio patito a Lecce e si riprenderà la maglia che li compete.
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li occhi dei media sono tutti puntati
sull’attacco: Podolski sì, Podolski no, Alfaro sì, Alfaro no, Olic mah. Tuttavia, altre trattative e, soprattutto, altre decisioni stanno tenendo impegnata la Lazio negli ultimi giorni. Con un involontario scioglilingua, partiamo dalla porta. Sì perché i portieri in casa biancoceleste sono numerosissimi e, probabilmente, non tutti servo-
Maglia che nelle ultime uscite ha indossato Albano Bizzarri. Nella scorsa stagione il portiere ex Catania non ha mai trovato spazio e in estate aveva seriamente pensato di lasciare la capitale per trovare continuità. Le voci di un suo possibile addio sono tornate a farsi pressanti oggi: si parla, infatti, di un possibile ritorno del giocatore alle pendici dell’Etna, con il centrocampista Biagianti che arriverebbe alla Lazio come contropartita tecnica. Un’ipotesi che però non convince la società capitolina, che preferirebbe trattenere Bizzarri e cedere Carrizo.
lo Juan Pablo Carrizo. Il portiere che un tempo era il titolare della Nazionale argentina, è diventato il terzo delle gerarchie di Reja. La società vorrebbe cederlo per liberarsi del suo ingaggio e punta alla pista estera per piazzarlo. Dopo il rifiuto da parte del River Plate, spunta l’Estudiantes. Il club argentino afferma che è quasi fatta per il trasferimento del giocatore, ma l’attuale portiere dell’Estudiantes, Justo Villar, si dice convinto di restare: «Io voglio rimanere qua. Non ho altre offerte per andarmene, nessuno ha parlato con me o con i miei rappresentanti». Affare intrigato, dunque. Ma se Villar non condivide queste voci, lo fanno invece sia il club argentino che lo stesso Carrizo, che ha voglia di tornare in patria per raggiungere la famiglia e per rincominciare a giocare. La sensazione è che questo matrimonio s’ha da fare.
Ed eccoci giunti al capito14/1/2012 - Replay - 11
Lazio
Campionato
Siena 4-0 Lazio. Non solo un poker storico, ma anche un’umiliazione clamorosa che rimarrà a lungo. Ecco perché a distanza di 20 anni che si ripete un fallo simile la cronaca è pesante ma giusta. Mai così male con Reja di ANTONIO MAGLIE
Lazio Il match
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omincia nel peggiore dei modi il 2012 per la Lazio, sconfitta a Siena con un pesantissimo 4-0, firmato dalle doppiette di Destro e Calaiò. La sosta natalizia deve aver fatto male alla squadra di Reja, irriconoscibile nella prima apparizione dell'anno. Il Siena, che veniva da quattro sconfitte e un pareggio in cui aveva realizzato 0 gol, trova tre reti e tre punti nei primi quarantacinque minuti del match. Succede quasi tutto nel primo tempo, nella ripresa c'è solo il gol di Destro a dieci minuti dalla fine, a rendere ancor più amara la sconfitta per i biancocelesti. Reja sperava nella voglia di riscatto di Cisse, schierato accanto a Klose nel 4-4-2, ma il francese ha deluso ancora. Però non si può trovare un colpevole dopo una sconfitta che vede tutti responsabili e lo si vede. PRIMO TEMPO - Nel primo tempo c'è solo il Siena. Cisse tocca pochi palloni e li sbaglia, Klose è l'unico che prova a fare qualche giocata, ma predica nel deserto. I guai più grandi però, li combina la difesa biancoceleste, che sembra ancora in vacanza. Al 12' Destro può entrare tutto solo in area, senza trovare la minima resistenza, e battere Bizzarri con un preciso diagonale. La Lazio prova a reagire e in parte ci riesce. La squadra di Reja per qualche minuto alza il ritmo e riesce a chiudere il Siena nella sua metà campo. I bianconeri però si chiudono bene e danno la sensazione di poter far male in ogni ripartenza. E infatti al 35' arriva il raddoppio, grazie a un
rigore trasformato da Calaiò per fallo di ostruzione di Stankeivicius. Il pasticcio vero però la retroguardia biancoceleste lo combina nei minuti di recupero. Destro si infila tra Lulic e Stankevicius e Bizarri lo stende. Rigore ed espulsione per il portiere biancoceleste. Calaiò batte Carrizo, entrato al posto di Scaloni. Sul rigore c'è anche un piccolo caso, perché l'arbitro Gervasoni fischia e indica il dischetto, ma quando vede che Destro si rialza e ribadisce in rete sembra concedere il gol col braccio verso il centrocampo, poi però ci ripensa e assegna il penalty con il rosso per Albano Bizzarri che resta così. SECONDO TEMPO - Nella ripresa la Lazio mette in campo l'orgoglio e nei primi minuti riesce a creare qualche apprensione al Siena, ma ben presto la missione di recuperare tre gol in dieci uomini si rivela impossibile. Il Siena amministra il risultato senza rischiare troppo, anche se non crea nemmeno pericoli alla porta difesa da Carrizo. La partita sembra avviarsi stancamente verso la fine, ma al 36' arriva il gol di Destro che porta il risultato sul 4-0. La prima sconfitta in trasferta è un boccone molto amaro da ingoiare per Reja. Oltra alla pesante sconfitta ci sono casi spinosi da gestire, come quello di Sculli, che non ha preso bene la sostituzione con Diakitè e non ha fatto nulla per nasconderlo. O quello di Cisse, che continua a deludere. Inoltre, non può più slittare il rientro di Marchetti, altrimenti con Bizzarri che sarà squalificato, contro l'Atalanta toccherà Juan Pablo Carrizo.
partita da quando sono alla Lazio, chiedo scusa ai nostri tifosi. Oggi non ci siamo stati in campo, mi prendo le mie resposabilità. Questa non è la mia Lazio, la squadra che ha fatto bene nel girone d'andata. Abbiamo avuto una reazione solo ad inizio ripresa, quando eravamo sul 3-0, ma in verità non vedevamo l'ora che finisse perché non eravamo in condizione. Avevamo chiuso l'anno male con il Chievo, abbiamo ricominciato peggio. Non so perché è successo, altrimenti troverei delle soluzioni. Bisognerà riflettere, anche perché sapevamo che di fronte c'era un Siena molto determinato. Il nervosismo di Sculli? Era stato ammonito, mi ha detto che avrebbe voluto giocare altri cinque minuti ma eravamo già alla fine e sotto 3-0. L'ho fatto uscire perché era nervoso e non volevo subire un altro cartellino rosso».
REJA: CHIEDO SCUSA AI TIFOSI - A fine partita è molto amareggiato Reja: «E' la peggiore
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La Lazio incassa quattro reti da un Siena grintoso che ha avuto il grande merito di mettere in campo quel minimo di cattiveria agonistica che ogni match di Serie A necessiterebbe. Al termine della deprimente prestazione della formazione capitolina solo Cristian Ledesma è intervenuto ai microfoni dei giornalisti presenti nella mixed zone del Franchi. L’italoargentino , da vero capitano, si è caricato sulla spalle la pesante responsabilità di chi deve chiedere scusa ai propri tifosi, per la sua inspiegabile prestazione e per quella dei suoi compagni. Ci ha messo la faccia, facendosi portatore del pensiero dello spogliatoio biancoceleste:”A fine partita abbiamo chiesto scusa ai tifosi che ci hanno seguito fino a qui “, ha esordito l’oriundo, ”abbiamo preso i fischi che ci siamo meritati giocando una partita del genere. Quando vinci ti prendi gli applausi ma quando perdi è giusto essere contestati da chi ci ha seguito con sacrificio”. La Lazio deve voltare pagina il prima possibile, deve mettersi alle spalle questo incubo in terra toscana e ripartire da zero. Il pensiero di Ledesma è molto semplice: ”Adesso non serve parlare, chiudiamo la bocca e da domani riprendiamo a lavorare sodo”. Il mediano di Reja si è presentato con notevole ritardo in zona mista dopo aver preso parte ad un colloquio con Tare, Rocchi ed Hernanes. Probabilmente nel vertice andato in scena all’interno del Franchi il capitano , il vice capitano e il Direttore Sportivo biancoceleste avranno analizzato le cause di una prestazione così disastrosa. A detta di molti la formazione di Reja ha subito una spaventosa involuzione a livello fisico, evidenziata già nel pareggio dell’Olimpico con il Chievo, ma per Ledesma le ragioni degli ultimi risultati della
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Lazio non sono riconducibili alla condizione fisica del biancocelesti:”Non penso che oggi abbiamo perso perché eravamo stanchi. Non credo sia giusto cercare scuse perché non spetta a noi giocatori pensare a questo, ma anche con il Chievo abbiamo giocato male e non certo a causa della stanchezza. Adesso dobbiamo pensare solo a lavorare, l’unica cosa da fare è questa. Quello che ci preoccupa realmente è la maniera in cui abbiamo giocato con il Chievo e oggi, non il risultato” TROPPE VACANZE? - La settimana di preparazione alla gara del Franchi ha portato in evidenza il caso dei rientri dalle festività natalizie. Ledesma, così come gli altri sudamericani, ha goduto di un permesso societario per rientrare a Formello il 2 gennaio. E’ tornato, come da programma, per la ripresa degli allenamenti a differenza dei due brasiliani Dias e Matuzalem, entrambi tornati a Roma in netto ritardo per diversi motivi. La gente laziale, evidentemente irritata dalla situazione, ha atteso di conoscere l’esito della gara di Siena prima di sfogare la sua rabbia ma anche in questo caso il centrocampista biancoceleste non vuole trovare giustificazioni: “Le vacanze non centrano nulla con come è andata la partita perché una volta che entri in campo devi dare comunque il massimo. Stasera, inoltre, ha giocato chi è arrivato quanto doveva arrivare senza fare ritardi. Non ci sono scuse, la Serie A è un campionato difficile nel quale ogni partita è complicata e oggi noi abbiamo giocato male”. CON IL VERONA PER LA RISCOSSA - L’occasione per risalire la china e rialzare la testa è dietro l’angolo. Martedì , in Coppa Italia, il Verona di Mandorlini arriverà all’Olimpico
per cercare il colpaccio. La Lazio è chiamata alla reazione davanti al suo pubblico, sarebbe il giusto modo per farsi perdonare:”Abbiamo voglia di rifarci e per fortuna martedì c’è una partita importante da giocare. Continuiamo ad essere forti, qualcuno vorrà buttarci giù ma non andranno così le cose”, parole di Cristian Ledesma.
Ledesma Ecco accanto Ledesma sotto accusa dai tifosi
Lazio Copertina
Pessima settimana e periodo calcistico, ma splendido momento per la tifoseria, la Curva Nord e le solite tradizioni che a 112 anni sono sempre le stesse di Marco Valerio Bava
i siamo, finalmente. 112 anni, auguri Lazio. Un brivido scorre attraverso Roma, madre della sua primogenita, allevatrice di uno dei suoi vanti. Il 9 gennaio è alle porte, niente può scalfire un momento del genere, il Natale biancoceleste. Una giornata sacra, il trionfo della storia, il riconoscimento delle origini e delle radici. Da 112 anni a Roma, il 9 gennaio, tanta gente si unisce in un abbraccio ideale, si fa sollevare dal volo di un’aquila maestosa. L’aquila e la sua gente, fiera e indomabile come l’uccel di Dio. Il Laziale, come il suo simbolo, ha sempre volato alto, anche quando il destino tirando i suoi dadi ha creato coincidenze difficili da sopportare. Mai un cedimento, però. Il Laziale è forte, ha robustezza d’animo, è sua caratteristica fondamentale. Perché la Lazio è altro, orgoglio che si tramanda di padre in figlio, identità che non si piega di fronte ai risultati e non idolatra finte bandiere. La Lazio è libertà, perché nata da un’idea tramutatasi in ideale. Era l’alba del XX secolo, quando Luigi Bigiarelli con suo fratello Giacomo, Odoacre Aloisi, Arturo Balestrieri, Alceste Grifoni, Giulio Lefevre, Galileo Massa, Alberto Mesones ed Enrico Venier decisero, su una panchina di Piazza della Libertà, di dare vita ad un sodalizio che rinnovava completamente il modo di intendere lo sport in quel della Capitale. La Lazio nasceva come società libera, aperta ai giovani del popolo che non potevano permettersi gli esclusivi circoli che, invece, pullulavano allora a Roma,. Loro, quei nove ragazzi, forse non erano consci della loro impresa, dell’impatto che avrebbe avuto la loro società sulla città. Incredibile pensare come in 112 anni la Lazio ha saputo cambiare, rinnovarsi, ingrandirsi, senza però mai perdere il contatto con le sue radici. Pensateci, quante società possono permettersi quello che avviene ogni 9 gennaio? Quel giorno la Lazio è in ogni tifoso ancora di più, è in ogni cosa che vede e in ogni movimento che compie. Il 9 gennaio diventa una giornata di unione e di celebrazione. Il poeta latino Ennio diceva. “La potenza di Roma poggia sui costumi e sugli uomini antichi”. La frase dell’artista racchiude un po’ il senso di quello che avviene alla mezzanotte tra l’8 e il 9 gennaio a Piazza della Libertà. Lì, nel cuore della Capitale, centinaia di tifosi si radunano per festeggiare sì il compleanno, ma quello che più colpisce è il rituale, il rendere omaggio alle proprie origini, ai padri fondatori, ad uno stile di vita, ad un modo di essere. Sapere che ci si ritroverà là, in mezzo a persone che si considerano fratelli, che condividono con te un amore, cancella le amarezze per un risultato e rinvigorisce l’orgoglio, ti fa sentire forte perché lì si respira la storia che ti sostiene e ti rende fiero. La Lazio è questa, è amore e identità, è qualcosa che un papà sente di dover trasmettere al proprio figlio come suo padre aveva fatto con lui. Si tramanda di generazione in generazione il biancoceleste, passa attraverso gli anni come nell’Antica Roma facevano le famiglie nobili con gli onori acquisiti. La Lazio è un racconto del nonno a suo nipote, è il ragazzo di 20 anni che si commuove quando apprende la notizia della scomparsa di un pezzo di storia come Bob Lovati, è un giovane che si vanta per la squadra del ’74, che s’infiamma nell’ascoltare la storia di Bigiarelli, il quale anche quando era in Belgio (per motivi lavorativi ndr) s’iscriveva alle gare come atleta della Lazio di Roma. La Lazio è tutto questo, è il cuore di tanta gente che si ritrova in tradizioni e luoghi simbolo, è il venerare l’aquila che come il laziale spiega le ali e guarda dall’alto le piccolezze del quotidiano. 112 anni d’amore, di tempo ne è passato tanto, Roma è cambiata ma Piazza della Libertà è rimasta lì incastonata nel centro della città, ossequiata da un popolo che sente il richiamo delle sue origini. Come ogni anni, stanotte, ci si ritroverà a festeggiare un altro compleanno, un altro passo verso il futuro, a sancire un amore eterno che dura dal 1900 e non vede la sua fine. Auguri Lazio, storia e tradizione dell’Urbe Eterna.
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Spagna Copa di Spagna
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Dura da 5 anni, ma fino ad ora ha avuto scarsi risultati. Ora però la Casablanca sta rinascendo grazie soprattutto a Mourinho che ha rivoluzionato la mentalità di una squadra che ora punta a vertici altissimi di LA GAZZETTA DELLO SPORT
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Spagna Real Madrid
Khedira e co, rimonta shoc!
A ll'inferno e ritorno. Sotto 2-0 dopo nemmeno mezz'ora, il Real si ritrova nel secondo tempo e batte 3-2 il Malaga al Bernabeu nel match di andata degli ottavi di Coppa del Re. Sulla resurrezione madridista hanno influito le mosse nell'intervallo di Mourinho, che ha inserito Khedira, Benzema e Ozil ridando al Madrid il suo vero volto. Martedì a Malaga il match di ritorno: chi passa il turno nei quarti troverà Barcellona o Osasuna. LA SFIDA — Niente turnover per Mourinho, che concede spazio a Kakà al posto dell'infortunato Di Maria. Il Malaga impiega 10' a bucare Casillas, con Sergio Sanchez che di testa anticipa tutti su corner di Cazorla e firma il vantaggio. Il Real ci prova ma in attacco fa confusione, il Malaga colpisce di nuovo e prima della mezz'ora è avanti 2-0 (Demichelis di te28 - Replay - 14/1/2012
sta su corner battuto ancora da Cazorla) su un campo in cui nella sua storia non ha mai vinto. Mourinho fa la rivoluzione nella ripresa, inserendo Khedira, Benzema e Ozil per Arbeloa, Callejon e Kakà. I nuovi innesti ridanno vita al Real, che in due minuti cancella lo svantaggio: al 23' Khedira entra di forza in area ospite e trafigge Caballero in diagonale, poi Higuain approfitta di uno sciagurato retropassaggio di Sergio Sanchez per impattare. Ma i due gol non bastano al Real, che al 33' si prende anche la vittoria: lancio dalla difesa di Arbeloa, tacco fantastico sulla trequarti di Higuain che lancia la fuga di Benzema verso il terzo gol. Due minuti oltre il 90' annullato uno spettacolare gol in mezza rovesciata a Cristiano Ronaldo. LE ALTRE — Non solo Real nel martedì della Coppa del Re. Mirandes e Alcrocon sono le sorprese assolute, con le vittorie interne su Racing (2-0) e Levante (2-1). Clamoroso anche lo 0-0 che l'Albacete ha imposto all'Athletic
Con calma e presenza, la mani5a è gustosa Khedira e Karim In alto Khedira segna il gol del 2-2 che rimette in piedi tutto. Sotto Benzema che esulta per la remuntada sul 3-2 Dopo il primo tempo po "spazzatura" seguito dalla rimonta in Copa del Rey contro il Malaga, il Real Madrid torna alle vecchie abitudini: 5-1 al Granada, che tornava a giocare un match al Bernabeu in prima divisione dopo 35 anni d'assenza. Con questa, per la squadra di Mou fanno 7 vittorie su 8 in casa (l'unica sconfitta, ovviamente, contro il Barça), con 34 gol fatti e 11 subìti. E, in attesa della risposta blaugrana (il Barcellona gioca domenica sera il derby in casa dell'Espanyol), i punti di vantaggio tornano a essere 6. ORGOGLIO GRANADA — Molti i gol subìti in casa, a conferma di una squadra che segna tanto, ma lascia anche spazio all'iniziativa avversaria. Così è anche contro gli andalusi. Il Real parte forte, nei primi quindici minuti irretisce l'avversario e trova il gol al 19', dopo una bella azione sull'asse Cristiano Ro-
naldo-Ozil (cucchiaio del primo, assist di tacco al volo del secondo), per Benzema che insacca in sospetto fuorigioco. Tutto molto bello, ma vano dopo nemmeno tre minuti, quando Mikel Riko salta più in alto di tutti e beffa Casillas con un palo-gol imprendibile. Episodio casuale che ha però l'effetto di svegliare l'orgoglio del Granada: alla mezz'ora Casillas deve salvare ancora su Mikel Riko, dopo un'ottima azione corale. La squadra del patron Pozzo gioca con intensità, supportata dai 5.000 tifosi al seguito. Al 34' però è Sergio Ramos a gelarli, riportando avanti i blancos con un colpo di testa ravvicinato. PARTITA CHIUSA — Non sappiamo se all'intervallo sia arrivata un'altra strigliata di Mourinho, fatto sta che in cinque minuti il Real chiude la gara con i suoi due "numeri nove". Prima Higuain risolve uno sfondamento centrale di Marcelo con un bel sinistro incrociato, poi Benzema firma la doppietta dopo un grande stop al volo. Dopo qualche minuto il francese lascia il campo per un problema alla caviglia destra. Al suo posto Callejon. Poi c'è spazio per Kakà, al posto di Ozil. Il finale è senza storia. Il Real rifiata in vista del ritorno
infrasettimanale con il Malaga, il Granada continua a provarci e in un paio d'occasioni sfiora il secondo gol. Ma a un minuto dalla fine è Ronaldo a sancire la "manita" con un destro potente dal limite. LE ALTRE — Finiscono senza gol Levante-Maiorca e Real Sociedad-Osasuna. Senza reti anche l'esordio del Cholo Simeone sulla panchina dell'Atletico Madrid, impegnato in casa del Malaga. I colchoneros hanno avuto le migliori occasioni con l'ex juventino Diego, che nel primo tempo ha colpito una traversa. Decisivo anche un salvataggio sulla linea di Cazorla nella ripresa. Malaga pericoloso con Diego Bunanotte. Sin qui l'Atletico in trasferta aveva ottenuto un solo punto in sette partite. Tre punti fondamentali in chiave salvezza invece per il Racing, che batte di misura il Saragozza, ultimo in classifica, grazie a un gol di Bernardo.
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Inghilterra Campionato
Kun Aguero come altri, il Manchester cambia denominazione, non è più il City, è il Metropolity, squadra multietnica che corre ad dannatamente e che senza lo scivolone in Champions è insieme a Real e Barça una delle squadre più forti al mondo di LA GAZZETTA DELLO SPORT
Inghilterra Campionato
Tentativo di nuova fuga. Il Manchester City schianta il Liverpool 3-0 e si mette a +3 sullo United, impegnato domani nella complessa trasferta di Newcastle. Tutto facile per gli uomini di Mancini, aiutati da qualche svarione degli avversari. DISASTRO REINA — Pepe Reina è campione d'Europa e del mondo, con la Spagna, seppur da riserva. Ogni tanto, però, se lo dimentica. E' suo, di fatto, l'errore che spiana la strada al Manchester City. Tutto nasce da una palla persa da Kuyt: Barry è svelto a darla a Silva, che subito allunga per Aguero. Il tiro del "Kun" è centrale, seppur teso, ma il portiere del Liverpool se lo lascia passare sotto le braccia, in tuffo. E senza nessuna deviazione, quindi cappellata di Reina al cento per cento.
TOURÉ PROTAGONISTA — Mancini, che preferisce Dzeko a Balotelli, si vede così la strada spianata dopo 11 minuti. Gli ospiti non pungono, con Carroll solissimo là davanti, e Gerrard lasciato in panchina per un'ora. Quando entra al posto 32 - Replay - 14/1/2012
di un Adam per due volte graziato dall'arbitro il City è già 20 dopo il raddoppio di Yaya Touré. Lo stesso ivoriano, nella ripresa, si conquista un rigore assai generoso (Skrtel non lo tocca), che Milner trasforma. L'espulsione di poco prima di Barry era passata quasi inosservata. C'è spazio anche per un palo di Johnson, ad arrotondare la vittoria del City, di nuovo capolista solitario.
SPURS AL GALOPPO — Lo United non solo si vede staccato ancora, ma alle spalle sente il rumore degli speroni al galoppo. Il Tottenham, infatti, seppur a fatica supera 1-0 il West Bromwich: Bale pennella, Defoe infila. Spurs sempre più terzi, a -3 dal Manchester United. Nell'altro match del ventesimo turno di Premier passeggiata del Sunderland a Wigan: 4-1 e Latics ancora terz'ultimi in classifica.
Sfuma l'aggancio in vetta ai rivali del City da parte del Manchester United, che esce sconfitto 3-0 dalla trasferta in casa del Newcastle. Il 2012, quindi, si apre come si era chiuso il 2011 per Sir Alex Ferguson e i 'red devils', che perdono la seconda partita consecutiva dopo quella contro il Blackburn all'Old Trafford l'ulltimo dell'anno. A firmare il successo dei 'magpies' sono Ba, Cabaye e l'autogol di Jones.
serata per i diavoli rossi. A confermarlo, arriva prima un tiro di Rooney respinto sulla linea e, nel recupero, il goffo autogol di Jones che chiude la partita del St. James Park tra gli applausi del pubblico di casa e la delusione dello United che resta dietro al City e vede il Tottenham avvicinarsi a tre punti. Nell'altro match valido per la ventesima giornata della Premier, 'colpo' del Bolton, che passa 2-1 sul campo dell'Everton.
ROONNEY NON PUNGE - Non basta il ritorno del 'figliol prodigo' Rooney dopo la maximulta per una serata fuori senza permesso, a dare vitalità ad un Manchester apparso poco incisivo, soprattutto sottoporta. Meglio, molto meglio il Newcastle che, senza timori reverenziali, aggredisce i rivali e trova il gol del vantaggio con una bella girata di Demba Ba poco dopo la mezz'ora. Lo United accusa il colpo e in avvio di ripresa subisce il raddoppio, a firma di Cabaye. Ferguson le prova tutte, inserendo in rapida successione il 'chicharito' Hernandez, Anderson e Wellbeck. Ma non è 14/1/2012 - Replay - 33
Inghilterra FA Cup
Vince lo Swindon Town di Paolo Di Canio, che esplode nella festa ma non solo. Una competizione tanto bella da essere difficilmente paragonabile ad altre competizioni mondiali all’estero e in Europa. Ecco perchè di LA GAZZETTA DELLO SPORT
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Inghilterra Coppa
E’ cambiata Giornata di FA Cup in Inghilterra, terzo turno, con l'ingresso delle squadre di PremierLeague ferma per un turno di riposo. Dopo la cinquina del Liverpool ieri sera sull'Oldham (squadra di League One, terza divisione), oggi ben 26 partite. La sopresa della giornata è la vittoria dello Swindon Town di Paolo Di Canio, che milita in League Two (quarta divisione), sul Wigan (Premier) per 2-1. Tra gli altri risultati spiccano i pareggi del Macclesfield (League Two) contro il Bolton (2-2) e del MK Dons (League One) contro il QPR (1-1): entrambe le sfide vanno al replay. Nell'unica sfida incrociata tra due squadre di Premier il Newcastle batte il Blackburn 2-1. Il Tottenham affonda 3-0 il Cheltenham. Pari tra Birmingham e Wolverhampton. E domani derby di Manchester (alle 14) e Chelsea-Portsmouth, mentre lunedì l'Arsenal affronta il Leeds con in campo Thierry Henry. DI CANIO SUPERSTAR — Prima della partita Paolo Di Canio aveva detto: "Io non ho mai avuto dubbi sulle mie qualità". Probabilmente si saranno convinti anche gli altri che l'ex laziale fa sul serio e il 2-1 della cenerentola Swindon contro il Wigan farà aprire gli occhi anche ai più scettici.
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La squadra di quarte serie va sotto al 35' con la rete di McManaman, ma reagisce subito dopo 5 minuti con Connell. Quando Benson mette dentro la clamorosa rete del 2-1 al 32' della ripresa, il County Ground esplode incredulo. Da dieci anni lo Swindon non incontrava una formazione di Premier.
a la musica!
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