Replay - Anno 2 - Numero 67 - 4/3/2012

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Replay - Anno 3 - Numero 67 - 3/3/2012

LBG magazine

GOL DI KLOSE E LAZIOFIORENTINA 1-0. UN MOSTRO. CHE UOMO.

Zoom sul campionato Chinaglia: Mega-intervista 4 Interviste di 4 Grandi contro Lotito



Noi felici pochi Gianluca Palamidessi

Rimaniamo calmi e uniti

n settimane di travaglio come quelle che abbiamo appena passato è difficile non essere nervosi o comunque arrabbiati, ma bisogna evitarlo. Sprecare tutto sarebbe un danno enorme e nonostante qualcuno ci abbia già provato, bisogna rimanere uniti e lottare con questa squadra di giocatori con gli attributi, quelli che piacciono a noi. Purtroppo in questi anni abbiamo avuto la dimostrazione che la LAZIO non è dei Laziali, ma di Lotito. Le continue contestazioni allo stadio e fuori ne sono un esempio papale. Ma che non diventi una scusa questa di Lotito. Allo stadio le presenze sono davvero poche, appena 32.000 di media, ben 5.000 in meno rispetto allo scorso campionato. Quello che mi chiedo a questo punto è: “Ma se lo stadio è così vuoto quando siamo 3°, allora quando ci vogliamo svegliare per far sì che quelli dell’altro reparto non siano sempre di più di noi?” Questo francamente non lo so, quello che so è che almeno la Curva Nord sta riavendo tutto il suo splendore, quello perso da qualche anno che ora piano piano sta rinascendo. Fumogeni, coreografie, organizzazioni prima del match, nuovi

I

cori e poi il ritorno del grande Fabrizio “DIABOLIK” di voce della nord. Lavoro che sta riuscendo bene anche all’aiuto di Gianluca Tirone in RADIOSEI, radio che parla di Lazio dalla mattina alla sera. Insomma laziali, quel che ha fatto Lotito è da dimenticare al più presto, perché i presupposti per far bene ci sono e come, ma dobbiamo cambiarla noi questa Lazio, per far sì che quel vecchio motto ridiventi realtà.


Replay è un magazine a cura di Gianluca Palamidessi, direttore di LAZIALI BELLA GENTE. GENTE net, e vicedirettore della pagina face book LAZIALI BELLA GENTE Facebook. Si ringraziano la Gazzetta dello

Sport, Il corriere dello Sport, TuttomercatoWebMagazine, GS e la Lazio siamo noi.it. Cittaceleste, Millenovecento.

Rubriche 3/NOI FELICI POCHI di Gianluca Palamidessi 7/IL CORSIVO di Matteo Marani

Lazio 10/25 anni di Lenzini Cittaceleste.it 11/La primavera è già arrivata LaLaziosiamonoi.it 12/Allievi regionali, 3-1 nel derby LaLaziosiamonoi.it 14/11 leoni contro la Roma Corriere dello Sport.it 15/C’è un po' di Lazio in IGT Cittaceleste.it 16/LOTIREGNO Tutto il dominio di Lotito visto dagli occhi dei tifosi con grandi interviste a Di Canio, Pulici e Behrami sul loro rapporto col presidente Millenovecento

22/NOSTRUM GIORGIONE Giorgio Chinaglia, grande ex attaccante del ‘74 della Lazio, oggi vive in America, in Florida. Noi siamo andati ad intervistarlo e a raccontarci qualche aneddoto TMWMagazine




Il corsivo Matteo Marani

Ciao Gigi, ma non concordo

C

aro Gigi,

ci conosciamo da quindici anni, perché qui il tempo passa veloce, purtroppo. Ricordo la prima volta in cui ti incontrai: una stanza dell’ostello in cui ti ospitava il Parma. Avevi nel mezzo della camera un campo di Subbuteo: enorme, sproporzionato per quel luogo angusto di semiadolescente. Ma già diceva molto dello spazio che lasci alle passioni, siano esse legate al calcio o all’amore, alla tua vita.

Ci siamo ritrovati decine di volte. Ancora al Parma, poi alla Juve, persino in Nazionale. Ti ricordo fuori dello spogliatoio di Berlino, ebbro come tutti gli azzurri quella notte magnifica. Ci avevate fatto diventare Campioni del Mondo, a noi in sala stampa e ai milioni di italiani davanti alla televisione. Tutte le volte un sorriso, una battuta, uno stemperare il clima. Ti ho visto milioni di volte sedare le risse in campo, abbracciare invece di spingere gli avversari come fanno i tuoi compagni. Come un marziano, ti ho anche visto dire a un arbitro che era calcio d’angolo perché

avevi sfiorato tu la palla prima che uscisse. Altre dichiarazioni coraggiose, persino sulla depressione di cui nessuno vuole mai parlare. Ho riso l’altra settimana quando ti ho visto, travestito da anziano, parlare della tua carriera al passato. Ci sei sempre stato a tutto, hai dato una mano a ogni organizzatore della terra. E ogni volta, te lo ripeto, abbiamo apprezzato il coraggio e la schiettezza delle posizione, anche a costo di qualche scivolata subito strumentalizzata (l’88 sulla maglia, il boia chi molla che per te era un incitamento, non uno slogan di Ciccio Franco nella Reggio Calabria Anni 70). Ecco: perché dovevi passare tu come apologo della furbizia all’italiana, che così poco ti appartiene? Perché offrire un alibi alto, di uno credibile, ai milioni di disonesti che stanno sui campi e dietro la vita di ogni giorno? Addirittura difenderla dietro la bandiera della lotta all’ipocrisia, per cui in nome della sincerità si può dare sfogo a qualunque istinto, a qualsiasi bassezza. È la prima volta che non mi trovo d’accordo con te. Con stima.




Cittaceleste.it

Lazio

25 anni. Ciao Lenzini dalla piu’ grande gioia che potesse verificarsi: lo scudetto. Nel 1974 infatti la sua Lazio, sotto la guida di Tommaso Maestrelli, costruita grazie ad un abile strategia di mercato che porta a Roma giocatori di classe e temperamento, vince il Campionato per la prima volta nella sua storia. Il “Sor Umberto” (cosi’ chiamato affettuosamente dai tifosi) mostra il suo entusiasmo in maniera misurata quasi incredulo che tutta questa popolarita’ gli sia piombata addosso e lo travolga. Di lui si ricorda il suo carattere bonario e mite, la sua generosita’ e a volte la sua ingenuita’ che non mostra pero’ nei suoi affari dove si rivela abile imprenditore nel campo dell’edilizia.

Oggi ricorrono 25 anni dalla morte del presidente Umberto Lenzini colui che guidò la Lazio al primo scudetto nel '74. In serata andrà in scena anche una messa commemorativa, alle ore 19 nella Chiesa Cristo Re, dalle parti della vecchia sede di via Col di Lana. Anche la Lazio sul suo sito ufficiale ha voluto ricordare la figura dell'uomo attraverso una biografia: "Lenzini nasce a Walsenburg in Colorado il 20 Luglio 1912, figlio di emigranti italiani , torna ben presto in Italia dove si afferma come calciatore in alcune squadre tra cui la Juventus Romana, nelle cui file, il 29 Ottobre 1931, gioca una partita per ironia della sorte proprio contro la Lazio segnandole anche un gol. Per un periodo si cimenta anche nell’atletica leggera ottenendo risultati significativi come la vittoria del campionato italiano dei 100 metri piani con il mirabile tempo di 11 secondi. Con questo invidiabile curriculum sportivo Umberto Lenzini diventa presidente della sezione calcio della S.S. Lazio il 18 Novembre 1965, rimanendo in carica per ben 15 anni fino al 10 Settembre 1980 quando in un drammatico consiglio d’assemblea è costretto a dimettersi e a passare la mano al fratello Aldo. Saranno 15 anni di presidenza molto intensi, conditi 10 - Replay - 3/3/2012

La Lazio è stata per Lenzini una ragione di vita, il centro catalizzatore di tutte le sue attenzioni ed emozioni , e sono proprio queste emozioni indelebili che il “Sor Umberto” , uomo eccezionale e grande sportivo, si porta per sempre con se’ quando si spegne il 22 Febbraio 1987 a Roma circondato dall’affetto dei suoi familiari fino all’ultimo giorno della sua vita".


LaLaziosiamonoi.it

Lazio

La primavera è già arrivata LA PARTITA - 1° TEMPO. Prima del fischio d’inizio, le formazioni osservano un minuto di silenzio in ricordo dei tre militari italiani morti in Afghanistan nei giorni scorsi. Inizia la gara con la Lazio subito pericolosa dopo appena 50 secondi con Gonzalo Barreto che effettua un tiro dal limite dell’area di rigore rasoterra ma troppo centrale, il portiere para agevolmente. Il Lecce nei primi 15’ mostra sicurezza facendo girare bene il pallone, ma l’offensiva biancoceleste gradualmente si accentua grazie soprattutto alla vivacità di Onazi nella fase d’attacco. Proprio dai suoi piedi nasce l’azione che porta al gol laziale: passaggio in profondità del nigeriano per la corsa di Antonio Rozzi che a tu per tu con il portiere Turbacci ci mette la zampata di sinistro ed il pallone rotola in rete. I ragazzi di Marino provano una reazione ed al 18’ chiedono un rigore per un fallo di mano (involontario) del difensore Serpieri in area di rigore. Rozzi e compagni non si scompongono, continuano a macinare azioni da rete finché non trovano il raddoppio con Vivacqua al minuto 25’: lancio lungo da centrocampo a servire l’attaccante che stoppa al volo il pallone e di sinistro tira verso la porta che lentamente finisce alle spalle di Turbacci (il portiere non impeccabile sul tentativo di intervento). A questo punto il Lecce è completamente in balìa dell’avversario e, dopo appena un minuto, subisce il terzo gol che chiude virtualmente la partita: è ancora il bomber Rozzi ad insaccare dopo una doppia respinta (prima su Barreto, poi su Rozzi) da distanza ravvicinata dell’estremo difensore giallorosso. La confusione generale in cui versano i salentini non genera per poco un autogol del difensore Nunzella che il portiere riesce abilmente a deviare sul palo e poi sul fondo. Al 42’ arriva il gol di Onazi, a coronamento di un suo ottimo primo tempo: in percussione supera in dribbling gli avversari, scavalca l’ultimo difensore con un tunnel, e di destro spedisce il pallone sul secondo palo con una leggera deviazione del portiere. Finisce un primo tempo dominato dalla squadra di Bollini dove il Lecce si è reso pericoloso solamente al 23’ con Marzo, tiro da fuori area terminato alto sopra la traversa, ed al 45’ con Malcore con un tiro di destro a giro terminato di molto a lato.

lituano dal centro dell’area di rigore che di testa spedisce il pallone in porta, il portiere devìa la palla che finisce sull’interno del palo prima di insaccarsi in rete. I minuti passano e, nonostante il 5-0, la squadra di Bollini non sembra volersi risparmiare in fase offensiva. Al 18’ arriva il gol di Gonzalo Barreto: tiro d’esterno destro diretto sul secondo palo. Gol meritato per l’uruguaiano che ha corso molto durante la prima ora di gioco, cercando sempre la conclusione senza però molta precisione e fortuna in fase di finalizzazione. Al 27’ viene annullato un gol al Lecce per un dubbio fuorigioco. La gara procede a ritmi blandi, con i pugliesi attenti a non subire altri gol e con la Lazio mai appagata dal punteggio. Ma ecco che arriva il settimo sigillo con il neo entrato Monteforte: un gol capolavoro da posizione defilata, tiro in diagonale di potenza a tagliare in due l’area di rigore che si va a insaccare in rete sul secondo palo, imparabile per Turbacci. Da segnalare che il Lecce, da qualche minuto, stava giocando in dieci uomini a causa dell’infortunio accorso a Streccioni, Marino era impossibilitato nel rimpiazzo poiché i cambi erano già stati tutti effettuati. La partita si avvia verso la fine senza particolari sussulti da parte di entrambe le compagini. Con questa vittoria, diventano 14 i successi laziali in campionato.

2° TEMPO. Nel secondo tempo i leccesi sembrano accennare una reazione, ma è ancora una volta la Lazio a punire con Vilkaitis: stacco imperioso del

19/2/2012 - Replay - 11


Lazionews.it

Lazio

Allievi ‘96, 3-1 alla Roma! pericolosa e a rischiare in più occasioni di andare in gol. All’11 ci prova Tentoni con un diagonale da dentro l’area di rigore, ma la sfera termina a lato di un niente. SECONDO TEMPO

Una Lazio perfetta! E’ questo l’unico aggettivo che può descrivere al meglio la prestazione di oggi dei biancocelesti. PRIMO TEMPO La Lazio parte subito alla grande e, dopo aver sfiorato il vantaggio con un tiro da fuori di Sterpone, lo trova grazie a una bella azione coralefinalizzata al meglio da Steri, che nell’area piccola riceve l’assist di Tentoni e di testa batte Marchegiani, siglando il gol dell’ex che regala l’uno a zero ai biancocelesti. Tuttavia, il vantaggio dura solo pochi minuti, perché la Roma, nella prima vera incursione offensiva, trova il gol del pareggio con Adamo, che da destra lascia partire un diagonale insidioso che rimbalza davanti a Guerrieri e lo beffa all’ultimo. Ma la Lazio non sembra subire il pari arrivato a freddo e poco dopo alza la testa e si riporta avanti grazie a un contropiede fulminante: Tentoni dalla trequarti serve un pallone perfetto per Palombi, che da sinistra batte Marchegiani con uno splendido pallonetto. Nonostante il vantaggio riacciuffato, è sempre la squadra di Bianchi a rendersi

12 - Replay - 3/3/2012

Nella ripresa è ancora la Lazio a partire meglio e a sfiorare il gol: bel passaggio filtrante di Steri per Murgia, che in area aggancia bene, ma non trova lo specchio della porta dalla breve distanza. Poco dopo è Palombi a saltare due difensori sulla sinistra e a servire dal fondo Steri, che al centro dell’area piccola prende la mira e calcia di precisione, ma trova la respinta di Marchegiani in angolo. Al 18′ , poi, la gara viene interrotta momentaneamente per un brutto fallo di Condemi su Sterpone a palla lontana; gli animi si surriscaldano, ma il direttore di gara non prende nessun provvedimento e il gioco riprende. Nonostante nella ripresa la Roma si sia schierata con le tre punte, è sempre la Lazio a costruire le occasioni migliori e a rischiare poco e niente in difesa. Al 27′ Milani, subentrato da pochi minuti a Palombi, recupera un pallone impossibile sul fondo e mette in area un assist invitante per Murgia, che controlla bene ma calcia piano, favorendo il disimpegno della difesa di casa. Passano pochi secondi, e la squadra di Mattioli confeziona l’azione più pericolosa del secondo tempo a tinte giallorosse: gran botta da fuori di Serrone e respinta corta di Guerrieri, che poi blocca in due tempi anticipando l’arrivo di un attaccante avversario. Dopo questo guizzo dei padroni di casa, sono ancora gli ospiti a sfiorare il gol: passaggio filtrante di Maciucca per Milani, che in area si gira bene e calcia di prima intenzione, ma trova la respinta coi piedi di Marchegiani, che gli nega la gioia del gol. Passano pochi minuti, e lo stesso numero diciassette biancoceleste conquista un calcio di punizione dal vertice destro dell’area di rigore; sul pallone va Maciuccia e, come canterebbe la Nord, ‘Er primo, cor secondo, noi je ne famo tre’: splendida punizione a giro e palla in rete. Game over a Trigoria. La Lazio vince un derby meritato mettendo in campo grinta, cuore e qualità e vola così a più quattro sui giallorossi.


LaLaziosiamonoi.it

Lazio

La primavera è già arrivata LA PARTITA - 1° TEMPO. Prima del fischio d’inizio, le formazioni osservano un minuto di silenzio in ricordo dei tre militari italiani morti in Afghanistan nei giorni scorsi. Inizia la gara con la Lazio subito pericolosa dopo appena 50 secondi con Gonzalo Barreto che effettua un tiro dal limite dell’area di rigore rasoterra ma troppo centrale, il portiere para agevolmente. Il Lecce nei primi 15’ mostra sicurezza facendo girare bene il pallone, ma l’offensiva biancoceleste gradualmente si accentua grazie soprattutto alla vivacità di Onazi nella fase d’attacco. Proprio dai suoi piedi nasce l’azione che porta al gol laziale: passaggio in profondità del nigeriano per la corsa di Antonio Rozzi che a tu per tu con il portiere Turbacci ci mette la zampata di sinistro ed il pallone rotola in rete. I ragazzi di Marino provano una reazione ed al 18’ chiedono un rigore per un fallo di mano (involontario) del difensore Serpieri in area di rigore. Rozzi e compagni non si scompongono, continuano a macinare azioni da rete finché non trovano il raddoppio con Vivacqua al minuto 25’: lancio lungo da centrocampo a servire l’attaccante che stoppa al volo il pallone e di sinistro tira verso la porta che lentamente finisce alle spalle di Turbacci (il portiere non impeccabile sul tentativo di intervento). A questo punto il Lecce è completamente in balìa dell’avversario e, dopo appena un minuto, subisce il terzo gol che chiude virtualmente la partita: è ancora il bomber Rozzi ad insaccare dopo una doppia respinta (prima su Barreto, poi su Rozzi) da distanza ravvicinata dell’estremo difensore giallorosso. La confusione generale in cui versano i salentini non genera per poco un autogol del difensore Nunzella che il portiere riesce abilmente a deviare sul palo e poi sul fondo. Al 42’ arriva il gol di Onazi, a coronamento di un suo ottimo primo tempo: in percussione supera in dribbling gli avversari, scavalca l’ultimo difensore con un tunnel, e di destro spedisce il pallone sul secondo palo con una leggera deviazione del portiere. Finisce un primo tempo dominato dalla squadra di Bollini dove il Lecce si è reso pericoloso solamente al 23’ con Marzo, tiro da fuori area terminato alto sopra la traversa, ed al 45’ con Malcore con un tiro di destro a giro terminato di molto a lato.

lituano dal centro dell’area di rigore che di testa spedisce il pallone in porta, il portiere devìa la palla che finisce sull’interno del palo prima di insaccarsi in rete. I minuti passano e, nonostante il 5-0, la squadra di Bollini non sembra volersi risparmiare in fase offensiva. Al 18’ arriva il gol di Gonzalo Barreto: tiro d’esterno destro diretto sul secondo palo. Gol meritato per l’uruguaiano che ha corso molto durante la prima ora di gioco, cercando sempre la conclusione senza però molta precisione e fortuna in fase di finalizzazione. Al 27’ viene annullato un gol al Lecce per un dubbio fuorigioco. La gara procede a ritmi blandi, con i pugliesi attenti a non subire altri gol e con la Lazio mai appagata dal punteggio. Ma ecco che arriva il settimo sigillo con il neo entrato Monteforte: un gol capolavoro da posizione defilata, tiro in diagonale di potenza a tagliare in due l’area di rigore che si va a insaccare in rete sul secondo palo, imparabile per Turbacci. Da segnalare che il Lecce, da qualche minuto, stava giocando in dieci uomini a causa dell’infortunio accorso a Streccioni, Marino era impossibilitato nel rimpiazzo poiché i cambi erano già stati tutti effettuati. La partita si avvia verso la fine senza particolari sussulti da parte di entrambe le compagini. Con questa vittoria, diventano 14 i successi laziali in campionato.

2° TEMPO. Nel secondo tempo i leccesi sembrano accennare una reazione, ma è ancora una volta la Lazio a punire con Vilkaitis: stacco imperioso del

3/3/2012 - Replay - 13


Corriere dello Sport

Lazio

“11 leoni contro la Roma”

La quiete dopo la tempesta. In casa Lazio i giorni peggiori sembrano passati e dopo la vittoria sulla Fiorentina Edy Reja è già proiettato al derby di domenica prossima. "È una giornata serena. Ieri è arrivata una vittoria importante che ha chiuso una settimana travagliata. Ora guardiamo alla Lazio e non torniamo più su questa vicenda" dice il tecnico laziale, cercando di mettersi alle spalle le giornate convulse da separato in casa con Lazio, nonostante si continui a parlare di un suo possibile sostituto in panchina (il primo nome è quello di Zola). "Vivo sempre con molto equilibrio ogni situazione, soprattutto il calcio. Sono uscite fuori tante notizie, a volte anche non vere. Io con il presidente ho un ottimo rapporto al di là di qualche problema di qualche giorno fa. Per quanto mi riguarda la parentesi è chiusa". IL DERBY - Il suo sguardo è già alla stracittadina con la Roma, reduce dal pesante ko con l'Atalanta. "La Roma gioca bene a pallone, è una squadra giovane, con buone qualità tecniche. A volte, come tutte le squadre che intendono imporre il proprio gioco, si scopre molto come è successo ieri a Bergamo". Il goriziano tuttavia non sottovaluta i cugini giallorossi. "Il 14 - Replay - 3/3/2012

derby è una partita che non ascolta pronostici. Mi auguro di avere undici leoni in campo perchè loro sono molto bravi sia sul piano tecnico che della velocità. Poi rientreranno Totti e De Rossi che danno esperienza e sono i pilastri di questa squadra. Il ritardo di De Rossi? Ci può stare, ma bisogna rispettare le regole". OBIETTIVO CHAMPIONS - L'obiettivo della Lazio, comunque, è il terzo posto, da contendere ad avversari temibili come Napoli e Udinese. "Il Napoli, al di là di Mazzarri che è bravissimo, è De Laurentiis. Anche con lui ci sono state litigate furibonde, ma ci siamo chiariti. La panchina d'oro a Guidolin? È andata meritatamente all'uomo giusto: sta facendo un ottimo lavoro e ha portato l'Udinese in Champions. Io sto rosicando ancora" ha ammesso Reja.


Cittaceleste.it

Lazio

C’è un po’ di Lazio in “IGT”

Un tifoso laziale alle semifinali di Italia's Got Talent. Il format di Canale 5 vedrà questo Sabato il penultimo atto di una lunga stagione. Fra i concorrenti in gara c'è un ragazzo, Raffaello Benedettini, grandissimo tifoso della Lazio. Lo abbiamo incontrato: "La mia passione per la Lazio nasce a 6 anni. La prima volta allo stadio ancora la ricordo. Un Lazio-Atalanta 3-1 con tripletta di Beppe Signori, idolo della mia gioventù. Il giorno dello Scudetto, il 14 Maggio del 2000, ero in Tevere. Posso ricordarlo come il giorno più bello della mia vita".

tutto". Chiusura sull'esibizione: "In questo format, ho dato dimostrazione di sapere 50 inni nazionali, di tutto il mondo, in versione integrale. L'idea mi era venuta ai tempi della scuola, quando mostrai incredibile memoria ricordandomi il testo dell'Inno di Mameli nella totalità dei suoi sei minuti. L'obiettivo è conoscere tutti gli inni esistenti".

Qualche critica a Lotito, il giovane tifoso non la risparmia. In quanto ad idoli, non ha dubbi: "Attualmente Klose e Gonzalez. Il Tata da sempre

3/3/2012 - Replay - 15


NOSTRE INTERVISTE A VARI PERSONAGGI E GIOR CHE IN QUESTI GIORNI I TIFOSI DELLA LAZIO STA TUTTO, E NON LO FA SEMBRARE


RNALISTI DELLO SPORT SUL MONDO LOTITIANO. DIRE QUELLO TANNO PENSANDO E’ DA ARRESTO. LOTITO STA DETERIORANDO


Millenovecento

BASTA LOTITO! E’ arrivato il momento di dire BASTA! E’ ora di fare qualcosa e di farla tutti insieme, anche a costo di mettere allo stesso tavolo gente che da anni si guarda in cagnesco e che più o meno apertamente si prende in giro o addirittura si insulta a distanza. E’ giunta l’ora di superare steccati e divisioni, di mettere da parte le piccole guerre da bottegai dell’etere e dell’informazione per mettersi TUTTI seduti intorno ad un tavolo e fare seriamente qualcosa per la Lazio, per liberare la Lazio da questo abbraccio mortale che sta trascinando l’ambiente (ma anche la squadra) verso il baratro. Non è una questione di risultati e il 5-1 di Palermo è solo una goccia in un mare di problemi accumulati e messi colpevolmente da parte in questi anni. L’umiliazione di ieri sera va ben oltre il risultato del campo e guardare la classifica con la Lazio fissa sul terzo gradino del podio non cambia le cose, modifica solo la prospettiva alterandola in modo fuorviante e pericoloso. “Vabbé, ma siamo ancora terzi, è stato solo un passo falso, d’altra parte perdere 1-0 o 5-1 alla fine della classifica cambia poco. Stiamo stretti intorno alla squadra, archiviamo tutto e andiamo avanti”.Ecco, questa frase, modificata e portata in un contesto molto più serio e grave (qui parliamo in fin dei conto solo di calcio, non di vita o di morte) può essere paragonata ai colloqui tra la capitaneria di porto e la Concordia, quando con una nave che affondava si rifiutava ogni aiuto parlando solo di un guasto elettrico. Perché qui da anni si continua a navigare a vista, a cambiare umore e parere sui personaggi a seconda di una vittoria o di una sconfitta. Si guar-

18 - Replay - 3/3/2012

da da anni il dito che indica la Luna ma non si guarda mai la Luna. E così facendo non si può andare da nessuna parte, si continua a navigare a vista, a rassicurare i tifosi con una classifica parziale, come sulla Concordia si spedivano i passeggeri in cabina, perché la nave stava ancora a galla. E questa situazione può andare avanti in eterno, almeno fino a quando la nave non affonderà definitivamente visto che al timone ci sono non uno, ma addirittura due emuli di Schettino. Due personaggi che continuano a mistificare la realtà, a raccontare alla gente frottole che non stanno né in cielo né in terra. E trovano sempre qualcuno pronto a fare da sponda, a giustificare, perché nessuno ha il coraggio di fare domande scomode, di metterli una volta per tutte all’angolo e di fronte alle loro vere responsabilità. Perché l’informazione oggi viaggia così. Alla “volemose bene”, alla “non creiamoci problemi”, perché alla gente gli basta una “calla” dopo una vittoria per dimenticare tutto e se pure si perde c’è sempre la “calla” di riserva per andare avanti nella navigazione a vista. E quando si fallisce l’obiettivo come è successo lo scorso anno, è facile buttarla in caciara, evocare complotti o fattori imponderabili per scaricarsi da ogni responsabilità. Bastano un paio di acquisti per far balenare l’idea di una presa di coscienza degli errori fatti da parte dei personaggi, di un cambiamento di rotta e quindi di un finale diverso al solito film che va in onda da quasi otto anni. Ma si tratta solo di illusioni, di miraggi d’agosto e di gennaio, perché poi a settembre e a febbraio la realtà ci viene sbattuta in faccia come è successo due volte in questi quattro giorni. Ma a qualcuno non basta neanche questo. Si cerca di

rincuorare comunque i passeggeri, gli si dice che la costa è vicina, che la nave è inaffondabile e che comunque ci sono abbastanza scialuppe per portare tutti in salvo. Ma quando l’equipaggio non è all’altezza e al comando c’è uno Schettino, va a finire come sappiamo. E questa Lazio assomiglia sempre di più alla Concordia: bella e sfarzosa se si guarda solo l’aspetto esteriore (la classifica), ma con la chiglia logora e sfondata, condotta verso il naufragio da due comandanti presuntuosi e per giunta incapaci. E come è successo per Schettino, sbattuto in prima pagina dopo il naufragio, dopo ogni sconfitta della Lazio monta la protesta. Le foto di Lotito e Tare campeggiano su tutti i social network come quelle di due ricercati, con gente che li insulta, li minaccia o, addirittura, auspica un intervento divino come unica soluzione per eliminare una volta per tutte il problema. Dopo ogni sconfitta, riescono fuori antiche ferite che non potranno essere mai rimarginate, perché sono troppo profonde e mal curate. E quando il rischio è la cancrena e quindi la morte, l’unica salvezza è l’amputazione. Lo so, il paragone è molto crudo, anche assurdo perché comunque stiamo parlando sempre e solo di calcio, ma rende bene l’idea parlando di Lazio. Perché questa infezione, questo tumore si è propagato per incuria e indifferenza. E siamo tutti responsabili. E visto che c’è ancora tempo, che per fortuna non siamo arrivati oltre il punto di non ritorno, bisogna provare a fare qualcosa per salvare il salvabile, per ricompattare un ambiente allo sfascio, dilaniato da mille polemiche e diviso in mille fazioni. E chi a Roma si occupa di comunicazio-


ne, secondo me in questo momento ha il dovere di fare qualcosa. Perché non si può essere comunicatori solo per ricevere applausi, per essere riconosciuti per strada, per stringere le mani e farsi le foto con i tifosi alle cene organizzate dalle radio o allo stadio. Il mestiere del comunicatore non è solo quello di far passare qualche ora in allegria ai tifosi dando la parola agli opinionisti o prendendo per i fondelli quelli dall’altra parte del Tevere, cercando di dimenticare il nostro presente e godendo delle disgrazie altrui. Perché ripetere ai microfoni che puntare l’indice contro Lotito e rivangare dopo ogni sconfitta gli errori commessi e il mercato non fatto è inutile perché tanto oramai la squadra è questa, non porta da nessuna parte e invitando tutti a stringersi intorno alla maglia e alla bandiera, non porta da nessuna parte, visto che la maglia e la bandiera contano solo per noi, non per chi dovrebbe sventolare la bandiera e onorare la maglia. Continuando così, difendendo anche l’indifendibile pensando di difendere la Lazio, purtroppo, non si va da nessuna parte e non si costruisce nulla. Così come (ed essendo parte in causa sono il primo a dirlo), non si costruisce nulla stando sempre con l’elmetto e il fucile spianato. E allora troviamolo un benedetto punto d’incontro, dimostriamolo concretamente di essere tutti veramente e solo edESCLUSIVAMENTE dalla parte della Lazio, pronti a mettere in un cassetto le situazioni personali, le invidie, le antipatie e in alcuni casi l’odio che regna tra i vari comunicatori laziali per un bene comune. Se riusciamo a fare fronte comune, mai come ora possiamo libe-

rarci del nostro Schettino e del suo braccio destro. Se facciamo fronte comune e cominciamo a martellare veramente le istituzioni (a tutti i livelli), possiamo ottenere che chi lo ha messo sul ponte di comando lo rimuova o, comunque, che gli indichi la strada che conduce verso la porta d’uscita, lontano dal timone e dalla plancia di comando. Non è mai stato debole e vulnerabile come in questo momento. Il suo delirio di onnipotenza e le sue guerre private (in cui ha coinvolto la Lazio) lo hanno portato ad un isolamento oramai palese: è sospeso e fuori dalla stanza dei bottoni in Lega; è decaduto dalla carica di Consigliere Federale e non è più eleggibile per nessuna carica in base al nuovo codice etico; si è messo contro il capo dello sport (Petrucci) e quello del calcio (Abete); sta collezionando condanne penali e altre (entro il 28 febbraio arriverà la condanna in Appello del tribunale di Milano per il patto occulto con Mezzaroma ai danni degli azionisti della Lazio) si profilano all’orizzonte; non ha più nessun potere all’interno dei palazzi della politica e il suo sogno di realizzare lo stadio dove e come voleva lui è andato in frantumi; le sue aziende sono in profondo rosso e gli appalti non arrivano più come prima. In questo quadro, un’uscita morbida per traslocare armi e bagagli a Salerno, potrebbe essere una soluzione concreta. E allora proviamo a fare fronte comune, a far capire che la gente non ne può più di lui e anche della politica e del sistema politico-bancario che governa da sempre in questa città e che lo ha messo lì, lui romanista, per “salvare la Lazio”. Ecco, dal punto di vista economico la Lazio è salva, il suo compito da tempo è esaurito perché lui non ha i mezzi (non è mica una colpa) per far fare

a questa società il salto di qualità. Non sono bastati neanche due trofei conquistati per spazzare via l’odio della gente nei suoi confronti che, anzi, paradossalmente è addirittura aumentato. E’ il momento di vedere anche da questa parte del Tevere vere pressioni da parte di chi di dovere per convincerlo a fare un “passo indietro”, per verificare se ci sono o no delle alternative. Le stesse pressioni che sono state operate per “convincere” i Sensi a farsi da parte, perché il loro tempo era finito. Lo è anche quello di Lotito. Lo sappiamo tutti, ma è arrivato il momento di fare concretamente qualcosa. Io il sasso l’ho buttato, io sono pronto a stringere la mano a chiunque dimenticando quello che è successo in questi 8 anni e andando oltre a antipatie personali o vecchi rancori. Chi è disposto a raccoglierlo questo invito, si faccia avanti! E che “libera la Lazio” non resti solo e semplicemente uno stendardo o uno slogan urlato, ma la parola d’ordine di chi ha intenzione di fare veramente qualcosa di concreto per la nostra Lazio.

3/3/2012 - Replay - 19


Testimonianze

BASTA LOTITO!

LOTITO È UNA PE PRE RAGIONE, NO QUELLO CHE LO C LAZIO DAL 1972 A QUAN TO PER LA LAZIO PERCHÉ VENUTO LUI CON LA SUA SA CHE COSA E SONO STA STRUTTURA E DA UN AM LE A CALCIOMERCATO.IT SO NON È QUELLO DI TRO RE O DI RISOLVERE UNA SENTARE RICORSO ALL'A VA PERCHÉ LUI VUOLE PA RALE. È ASSURDO, LUI PE RAPPORTI CON TARE? NO QUELLO CHE GLI DICE LO UNA SOCIETÀ MA SOLO U TUTTO E CHE PENSA DI A

20 - Replay - 3/3/2012


ERSONA CHE PENSA DI AVERE SEMNON GLI MPORTA NIENTE DI TUTTO CIRCONDA. IO SONO STATO ALLA NDO È ARRIVATO LUI, HO DATO TUTÉ NE ERO INNAMORATO, MA POI È A VOGLIA DI MORALIZZARE NON SI ATO COSTRETTO AD USCIRE DA UNA MBIENTE CHE AMAVO - LE SUE PAROT. ORA IL SUO PROBLEMA PIÙ GROSOVARE UN EVENTUALE ALLENATOSITUAZIONE ASSURDA MA DI PREALTA CORTE DI GIUSTIZIA SPORTIARTECIPARE AL CONSIGLIO FEDEENSA SOLO AI SUOI INTERESSI. I ON CONTA NULLA TARE, FA TUTTO OTITO. ALLA LAZIO NON C’È UNA PERSONA CHE COMANDA AVERE SEMPRE RAGIONE.

E' UN BUGIARDO, ANCHE PERCHÉ NON MI HA MAI DETTO IN NULLA IN QUESTO SENSO, NEMMENO UNA TELEFONATA. PER IL PROSSIMO ANNO SE FARÀ SETTANTA PUNTI GLI STRINGERÒ LA MANO, MA SE NE FARÀ DI MENO, ALLORA LO CONTESTERÒ PERCHÉ VUOL DIRE CHE NON È STATO ALL' ALTEZZA DELLA SITUAZIONE E CON LORO LA SQUADRA». SUL PRESIDENTE DELLA LAZIO È MOLTO PESANTE, RIVELANDO ANCHE ALCUNI RETROSCENA: «E' UNO CHE DICE DI ESSERE MORALIZZATORE, MA DI COSA? SOLO PAROLE, FATTI ZERO. DICE SEMPRE DI ESSERE REGOLARE NEL PAGARE I SUOI DIPENDENTI. E NON È VERO. A ME, INFATTI, E NON È LA PRIMA VOLTA CHE ACCADE, DEVE DARE ANCORA DUE MESI DI STIPENDIO. E NON SONO L' UNICO A STARE IN QUESTA SITUAZIONE». E ANCORA: «A ME, POI, CHE SENTO LA LAZIO DENTRO LA PELLE, DÀ FASTIDIO CHE L' IMMAGINE DELLA SQUADRA CHE HO NEL CUORE, DOPO IL PROCESSO, SIA DI UNA SOCIETÀ CHE RUBA. HA TENTATO DI STARE AL TAVOLO CON I POTENTI, MA NON HA RACCOLTO NULLA, FACENDO ANCHE UNA PESSIMA FIGURA E ORA STA LITIGANDO CON I SUOI STESSI AVVOCATI CHE LO CONSIGLIANO DI NON ANDARE AL TAR. SONO FUORI DALLA LAZIO PERCHÉ HO SEMPRE DETTO QUELLO CHE PENSAVO E HO PAGATO SULLA MIA PELLE, MA NE SONO ORGOGLIOSO PERCHÉ SONO UOMO .

LOTITO E’ L’UNICA PERSONA PRESIDENTE CHE MI HA TRATTATO IN QUESTO MODO, ORRIBILE. L’ARTICOLO 17 L’HO ATTUATO PERCHE’ NON SAPEVO PIU’ COSA FARE. MI AVEVA BLOCCATO. MI DISPIACE PER I FISCHI CHE MI ARRIVANO OGNI VOLTA CHE SFIDO LA LAZIO. 3/3/2012 - Replay - 21



INTERVISTA A GIORGIO CHINAGLIA. LA LAZIO E’ RIMASTA NEL SUO CUORE. E CE NE PARLA IN UNA LUNGA E INTERESSANTE INTERVISTA.


Intervista

NOSTRUM GIORGIONE

“V FI O AD UN CE RONO. ALL WINCHEST ATTIMO FU

24 - Replay - 3/3/2012


VE NE RACCONTO UNO, FU DOPO UN NAPOLI-LAZIO INITO 1-0 PER LORO. MI TROVAVO IN AUTO CON MIPADRE E STAVO ANDANDO VERSO FUORIGROTTA. ERTO PUNTO DEI TIFOSI DEL NAPOLI CI CIRCONDALORA IO USCII DALLA MACCHINA CON IL MIO TER E SPARAI DUE COLPI IN ARIA. IN UN U IL VUOTO. RISALII E CE NE ANDAM-

3/3/2012 - Replay - 25


“SONO PASSATI PIÙ DI CINQUE ANNI E ANCORA È TUTTO APERTO. STO ASPETTANDO LA FINE DEL PROCESSO. CI TENGO A RICORDARE PERÒ CHE LA QUESTIONE DEI RAPPORTI CON I CASALESI ORMAI È STATA RISOLTA. IO NON LE HO MAI CONOSCIUTE QUESTE PERSONE. I CASALESI NON C’ENTRANO NULLA NELLA VICENDA. LA COLPA È DI LOTITO CHE MI HA INFANGATO E I GIORNALISTI HANNO RINCARATO LA DOSE. A ME NON IMPORTAVA NULLA DI QUESTO PROGETTO. IO VOLEVO I 500 MILA DOLLARI E POI ME NE SAREI TORNATO A CASA…”




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