Cf64 esecutivo web

Periodico trimestrale numero 64 ottobre 2016

Levante The Maserati of SUVs

People

Pronti a sorprendervi, sempre.

La congiuntura internazionale si presenta quanto mai incerta, sia sul piano economico sia su quello, magari più evidente, dei rapporti politici tra gli Stati.

Senza alcun dubbio, le grandi sfide che i governi hanno davanti sono la crescita, i flussi migratori e l'ambiente, oltre ovviamente alle tensioni relative alle fonti energetiche, dove negli ultimi anni sono intervenute alterazioni di equilibri che duravano da un po’ – anche in coincidenza con il raggiungimento dell’autosufficienza energetica degli Stati Uniti.

La buona notizia è stata la ratifica da parte della Cina e degli Stati Uniti dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Le notizie meno positive riguardano invece i contrasti sugli accordi commerciali, sia sul fronte Pacifico e sia su quello Atlantico, dove in pratica il fallimento dei negoziati ha aperto la via ad azioni aspre da entrambe le parti, sul terreno finanziario e fiscale.

Ciò che servirebbe e che invece ancora manca è una crescita del PIL mondiale che riesca a tornare sopra la soglia del 3,7%, che era la media dei due decenni pre-crisi.

Sul piano europeo, la grande prospettiva che tutti abbiamo davanti è senz’altro la Brexit.

Quale che sarà l’assetto finale, ciò che appare come un compito lungo e gravoso è proprio la transizione, l’uscita fisica, concreta del Regno Unito dall’Unione Europea. Unione che si avvia alle consultazioni elettorali in alcuni Paesi importanti, sotto la pressione di un’economia che, pur in ripresa, non soddisfa le esigenze e le aspettative dei cittadini, in apprensione ovunque sul tema dei migranti.

In tale scenario economico, il mercato automobilistico in Europa continua a recuperare quelle vendite che erano state rallentate negli anni scorsi. Il 2016 segna, fino ad agosto, quasi l’8% di incremento, a oltre 10 milioni di immatricolazioni.

Anche in Italia il mercato, dopo lo stop di luglio, ha ripreso a crescere a due cifre in agosto, facendo registrare negli otto mesi oltre 1.250.000 unità immatricolate, pari a una crescita superiore al 17%, che consente ormai di guardare con realismo al superamento del tetto di 1,8 milioni entro dicembre. Si tratta di un recupero generalizzato, in cui il contributo del noleggio risulta determinante. In proposito, occorre sottolineare che mentre l’incremento dei privati segue ad anni di forte contrazione, per cui è corretto parlare di vendite recuperate, per il noleggio si tratta di crescita vera e propria, che ormai dura da alcuni anni, grazie alla capacità del settore di andare incontro alle esigenze dei diversi segmenti di clientela, dalle flotte grandi alle partite IVA e anche ai privati, con prodotti e soluzioni appositamente progettate per ogni tipologia.

Concludo ricordando, non senza una punta di orgoglio, che noi di LeasePlan stiamo chiudendo un anno in cui abbiamo celebrato i 25 anni di attività nel Paese, con la soddisfazione di ricevere sempre più concrete manifestazioni di stima e di fiducia dai nostri clienti, a cui va il nostro ringraziamento, con l’impegno di continuare a sorprenderli sempre, ogni giorno, con soluzioni migliori e con una qualità superiore.

Alfonso Martínez Cordero Managing Director LeasePlan Italia Spa

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Sommario

Editore LeasePlan Italia Spa viale Alessandro Marchetti, 105 00148 Roma telefono: +39 06 96707428 email: carfleet@leaseplan.it www.leaseplan.it Direttore editoriale Alfonso Martínez Cordero Direttore responsabile Mauro Manzoni Direttore scientifico Pier Luigi del Viscovo Capo redattore Alessandro Palumbo Art director Indro Uttinacci Hanno collaborato Gianpiero Bottino Francesca Carli Pier Luigi del Viscovo Nicola Desiderio Marco Di Pietro Alessandro Palumbo Maurilio Rigo Prove su strada a cura di Nicola Desiderio

Carfleet 64 ottobre 2016 05 Brexit auto-isolamento Cosa succederà nel settore automotive dopo l’uscita della Gran Bretagna?

38 Tom Tom Traffic Index Lo studio sul traffico nelle grandi metropoli del mondo

42 Sulle flotte con le “Stelle” 08 L’auto? Mica me la compro!

LeasePlan4Clients. Il programma per il noleggio ai dipendenti dei clienti LeasePlan

Intervista a M. Gardoni, responsabile flotte di MercedesBenz Italia

44 Toyota RAV4 Hybrid 12 Le mosse per risparmiare

Logico connubio

carburante Come fare saving sul carburante

16 Il mercato automotive nel 2025 Il sondaggio di KPMG sul settore delle quattro ruote

22 Audi A3 Perfetta conosciuta

Pubblicità GDN Marketing & Comunicazione Srl gianpiero.denigro@libero.it

48 Alfa Romeo Giulia Passion fleet

Stampa Modulgraf Srl Via di Santa Procula, 23/23A 00040 Pomezia (Roma)

52 Un’app low cost per la guida autonoma Un hacker di 26 anni sfida Elon Musk

Registrazione Tribunale di Milano n.98/1997 Tiratura: 15.000 copie

56 Goodwood Festival of Speed 26 Maserati Levante

Il raduno delle auto più veloci del mondo

In alto il tridente

60 A qualcuno piace “a freddo” 30 News on the road

Intervista a A. Fiorenza, direttore generale di Ballsystem

62 La macchina dei numeri Il mercato società e noleggio e i prezzi dell’automotive

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Market

di Nicola Desiderio

Brexit auto-isolamento Il Continente non sarà mai più lo stesso dopo il 23 giugno. Avendo a mente un famoso quanto paradossale modo di dire usato dai britannici quando sul Canale della Manica c’è la nebbia (“the Continent is isolated”), c’è da chiedersi che cosa succederà, dopo Brexit, al mondo dell’automobile. Vediamone i numeri: lo scorso anno nel Regno Unito sono stati prodotti 1,59 milioni di unità (+3,4%) dei quali il 77,9% è stato esportato, e immatricolati 2,63 milioni di auto, che ne fanno il secondo mercato UE, e 1,4 milioni, pari al 54%, destinati ad utenti business cresciuti del 9,8% contro il 6,3% dell’intero mercato che, in entrambi i casi, ha raggiunto record storici.

Il mondo delle flotte è riunito sotto l’ombrello della BVRLA (British Vehicle Rental and Leasing Association): oltre 800 aziende, parco di circa 4,5 milioni di veicoli, un totale di 370.600 persone e un fatturato di 24,9 miliardi di sterline. L’auto dunque vale molto Oltremanica e, dopo anni di stagnazione, genera 71 miliardi di euro di fatturato (circa il 4% del PIL) e stimola una

Il Regno Unito ha scelto di uscire dall’Unione Europea e il mondo dell’automobile e della finanza è in fibrillazione per le conseguenze industriali e di mercato che questo avvenimento storico potrebbe avere, non solo Oltremanica, ma anche sul Continente europeo e persino in Giappone e Nordamerica.

fetta importante delle attività di ricerca e sviluppo (2,5 miliardi nel 2015, il 12% del totale), ma ha trovato il primo segno negativo nelle vendite (-0,8%) proprio in giugno, dopo 51 mesi in nero. Parliamo di un’economia anticiclica rispetto a quella continentale, ma è chiaro che potrebbe essere la prima di una serie di crepe che rischiano di allungarsi fino a toccare non solo il Continente, ma tutto il mondo sino a toccare un’altra isola: il Giappone. I nipponici infatti sono stati i primi negli anni ’80 ad arrivare nel Regno Unito, proprio

mentre l’industria domestica stava crollando e i pezzi pregiati sarebbero stati rastrellati da tedeschi, americani e indiani. Secondo alcuni organi di stampa, in un incontro avuto con l’ex primo ministro Davide Cameron prima del referendum, il collega giapponese Shinzo Abe avrebbe quantificato in 100mila i posti a rischio tra tutte le aziende nipponiche operanti nel Regno Unito in caso di Brexit. Nell’ordine: Honda, Nissan e Toyota hanno scelto l’Inghilterra per i loro avamposti in terra d’Europa e sono loro, con la concomitante debolezza di yen e il prevedibile crollo della sterlina, ad avere la fronte perlata di sudore per l’impatto che questa duplice pillola isolana rischia di avere sui loro conti. Eppure, secondo uno studio di Automotive News, la prima candidata a togliere le tende dalla Perfida Albione è la General Motors poiché a Ellesmeere è residente solo il 25% della fornitura necessaria a fare l’Opel/Vauxhall Astra la cui produzione potrebbe essere trasferita in Polonia, a Gliwice, se non a breve, nel 2021 quando ci sarà la generazione successiva.

Stessa sorte e stessi tempi potrebbe avere Swindon, dove la Honda nel 2015 ha costruito 140mila pezzi e ha deciso di centralizzare la produzione mondiale della Civic 5 porte, attesa al debutto alla fine del 2016, iniettando 200 milioni di sterline oltre ai 2 miliardi investiti dal 1985. Qualche riflessione la sta facendo anche Toyota, che nel Regno Unito è arrivata nel 1989 ➔

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Market

e ha speso 2,2 miliardi di sterline negli stabilimenti di Burnaston e Deeside: nel primo vengono fatte 170mila tra Avensis (destinata all’estinzione) e Auris e vi sono 3.400 persone, il secondo è la centrale produttiva dei sistemi ibridi i cui componenti più importanti arrivano proprio dal Giappone. Più consistente è la presenza di Nissan che dal 1986 ha investito oltre 3,5 miliardi e a Sunderland (6.700 operai, 27mila nell’indotto) produce 450mila tra Qashqai, Juke e Infiniti Q30 e QX30 oltre alla Nissan Leaf. Proprio lei, costruita anche a Oppama e a Smyrna, potrebbe essere la prima a lasciare l’Inghilterra, ma anche le altre, se la situazione dovesse stabilizzarsi su condizioni sfavorevoli, potrebbero prendere la direzione di Francia e Spagna, ma anche Romania. Quest’ultime due, insieme alla Germania, potrebbero essere opzioni da considerare per Ford che nel Regno Unito ha il proprio “cervello” tecnico e commerciale per l’Europa e impiega 14mila persone in 4 stabilimenti tra cui Dagenham (800mila motori diesel all’anno) e Bridgend dove, rispettivamente, il 62% e il 55% degli abitanti ha votato per l’uscita dalla UE. Mediamente preoccupati i costruttori premium e di lusso. Poco cambia per Rolls-Royce, di più potrebbe cambiare per Mini (altra emissaria di BMW): la prospettiva è che alla VDL, in Olanda, sia trasferita una parte di produzione maggiore del previsto. Jaguar Land Rover ha già intrapreso un processo di internalizzazione verso Cina, Brasile e Slovacchia e, nonostante questo, a Gaydon temono che i profitti possano calare di un miliardo di sterline entro il 2020, denaro che Ford invece potrebbe perdere in soli 3 anni. Lo spauracchio per tutte è l’inflazione importata attraverso il deprezzamento della sterlina (16% circa dal 23 giugno), che potrebbe portare anche ad un calo del potere di acquisto – la Deloitte

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prevede una forbice 4,6-6,3% entro il 2030 –, ma soprattutto i dazi doganali del 10%, che potrebbero entrare in vigore per le parti provenienti dalla UE (11 miliardi di sterline, il 94% del totale) e sarebbero poi riapplicati ai prodotti finiti: una mazzata solo in parte compensata dal maggior potere competitivo dei prodotti Made in UK e che, se applicata anche ai veicoli in ingresso (oltre l’80% dell’immatricolato), sgonfierebbe il mercato per volumi e valore. I costruttori chiedono di includere il Regno Unito in un’area di libero scambio, ma dall’altra parte Bruxelles deve mandare un segnale politico forte in presenza di forze centrifughe insidiose come non mai:

lasciare l’UE deve avere un prezzo. In fibrillazione anche il mondo delle flotte. La sterlina debole fa immaginare più turisti, ma costi di gestione più elevati, come prevede il 64% delle aziende di leasing e noleggio secondo sondaggi condotti dalla FTA (Freight Transport Association) e dalla rivista Fleet News. A questo si somma la valutazione del rischio che rischia di dare un ulteriore colpo ai canoni già messi a dura prova dalle difficoltà finanziarie e dal prevedibile calo anche dell’usato. Per questo la BRVLA, commentando il voto il giorno dopo, ha messo al primo posto il recupero della stabilità economica e i commentatori vedono in questo shock l’occasione per accelerare i processi per rendere più efficienti gli stabilimenti e anche le flotte.

Ma basterà? Secondo la Evercore ISI, Brexit costerà solo quest’anno 8 miliardi di sterline in profitti per le case, un calo del mercato inglese del 4,5% e del 10% nel 2017 portando a un taglio della produzione del 2,7% nell’Unione. Meno pessimistica IHS che rivede le previsioni per il mercato UK 2016 da +3,2% a +1%, ma taglia quelle per gli USA da 17,8 a 17,5 milioni di auto e parla di 2,8 milioni di veicoli in meno prodotti da qui al 2018. Per questo anche Hyundai-Kia, che rischia di veder zavorrate alla dogana le auto prodotte in Corea e anche quelle in Repubblica Ceca, Slovacchia e Turchia, guarda con preoccupazione a questa situazione. E lo stesso fa la italo-americana FCA, che ha Londra ha la residenza fiscale. Qui dunque non si tratta di salvare solo la regina, ma il mondo intero.

Service

L’auto?Mica me la L’acquisto diretto di un autoveicolo, anche per i privati, diventa sempre meno conveniente. L’aumento dei costi di gestione - dall’assicurazione alla manutenzione ordinaria e straordinaria, dai ricambi alla manodopera per gli interventi di carrozzeria – così come l’incertezza sulla futura rivendita del bene, stanno incrementando il ricorso a forme diverse di utilizzo anche dell’auto personale.

Le stesse case automobilistiche impostano la loro comunicazione su formule di acquisto o leasing sempre diverse, miranti a posporre nel tempo il momento dell’acquisto e rendere più competitive le rate mensili, ed ad ampliare l’offerta includendo parti del servizio di gestione, quali la manutenzione o l’assicurazione per l’incendio ed il furto.

Il noleggio a lungo termine offre una soluzione ormai consolidata, l’unica com-

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… e se sono un dipendente di un’azienda cliente di LeasePlan, la mia mobilità è più conveniente. prensiva di tutti gli elementi ed i servizi che contribuiscono realmente a soddisfare le attuali esigenze di mobilità eliminandone i rischi connessi, e che permette inoltre una puntuale pianificazione dei costi.

LeasePlan, leader mondiale nella gestione di questo prodotto, ha deciso da tempo di sviluppare soluzioni ad hoc per i clienti privati, prima analizzandone a fondo esigenze e comportamenti, con apposite ricerche di mercato ed interviste in focus group in diverse Countries, poi con la creazione di proposizioni dedicate.

Nel nostro paese, prima in partnership con Fiat nel lancio di 4Seasons, poi con una presenza forte nei principali outlet nazionali e centri commerciali, LeasePlan

ha presentato le proprie proposte per i clienti privati su veicoli con noleggio a lungo termine full service ad un costo estremamente competitivo.

Un sito web ed un call center dedicati completano quello che si caratterizza come prodotto specifico interamente rivolto a questo target.

Ma LeasePlan non si è fermata qui, ed anzi ha sviluppato una proposizione esclusivamente dedicata alle aziende clienti, per permettere anche ai loro dipendenti senza auto aziendale di accedere ad un prodotto di mobilità innovativo, con costi contenuti e servizi di alto livello - pensiamo ad esempio alle coperture kasko - che difficilmente il driver acquista per la propria auto. ➔

Service

compro!

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Service

LeasePlan4Clients è appositamente studiato per quelle aziende che vogliono offrire a tutti i loro dipendenti la possibilità di usufruire di condizioni economiche vantaggiose, solitamente riservate alla fornitura di grandi flotte, e permettere quindi anche a chi non è titolare di un veicolo aziendale di risolvere al meglio le proprie esigenze di mobilità. È il cliente stesso che, in base al proprio budget di spesa, sceglie il veicolo tra quelli proposti sul sito ad accesso riservato, con alcuni semplici passaggi com-

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pleta e personalizza la sua scelta e lascia a LeasePlan tutto il resto.

Nessuna implicazione operativa del Fleet Manager, nessun coinvolgimento dell’azienda nel processo di scelta e nella definizione del contratto per il cliente privato, unico contratto sul mercato ad essere stato sottoposto a preventiva verifica dell'Autorità Garante per la Concorrenza del Mercato che ha escluso la presenza di clausole vessatorie per il consumatore.

Un prodotto semplice ed innovativo, con tutti i sevizi inclusi, che permette al-

l’azienda di esercitare una forte attenzione al Welfare per i propri dipendenti, supportandoli nella scelta di un veicolo che risponde sia alle necessità pratiche che ai vincoli di budget, offerte che si rinnovano continuamente per soddisfare tutte le esigenze. LeasePlan consolida ulteriormente la Partnership con i propri clienti con proposizioni di valore aggiunto per loro ed i loro dipendenti.

Per informazioni: marketing@leaseplan.it

Service

di Marco Di Pietro

Le mosse

Al termine della scorsa estate, i prezzi dei carburanti hanno ripreso a salire. Complice il deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro e il costo del greggio ritornato stabilmente oltre i 45 dollari al barile.

Dopo i primi mesi del 2016 con i costi di benzina e gasolio calmierati, che quindi hanno distolto un po’ l’attenzione delle aziende su questo tema, torna di stretta attualità una profonda riflessione su come fare saving nell’utilizzo delle auto di flotta.

La voce “carburante” incide per circa il 20% sui costi complessivi della flotta aziendale, dunque è una delle spese principali, ma anche quella su cui si può intervenire in maniera più efficace. Compito del fleet manager è pianificare una strategia di medio periodo che si riveli adatta a realizzare risparmi, senza incidere sulla qualità dell’utilizzo della flotta.

CarFleet ha realizzato una lista delle attività che compongono questa strategia: dodici punti da applicare in successione per realizzare un’azione di saving veramente significativa. Vale la pena di sottolineare che, a seconda del grado di inter

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vento più o meno drastico che si intende realizzare, il risparmio sulla voce di spesa carburante può raggiungere anche il 20 e oltre per cento.

Naturalmente il saving dipende anche da qual è il punto di partenza: su una flotta composta da veicoli più obsoleti, scarsamente manutenuti e molto inclini al consumo, il risparmio sarà senz’altro maggiore, anche se i più elevati costi di rinnovo del parco porteranno un beneficio complessivo soltanto nel lungo periodo. Possiamo però affermare con certezza che una flotta che solitamente effettua il ricambio completo del parco nell’arco di 35 anni può facilmente realizzare un saving del 10% applicando poche semplici regole.

Si parte dall’analisi La prima cosa da fare è verificare con attenzione quale sia il punto di partenza: oggi quasi tutti i fleet manager hanno a disposizione tool che permettono un efficace monitoraggio dei consumi della flotta, strumenti di analisi messi a disposizione dal

fornitore di noleggio a lungo termine, oppure dal petroliere che fornisce i carburanti (un suggerimento: l’utilizzo di un unico provider facilita l’analisi e permette anche di spuntare sconti maggiori perché commisurati ai volumi acquistati).

I sistemi di monitoraggio possono essere di vari tipi: dal più semplice riscontro sulle fatture (i litri acquistati e quindi consumati dalla flotta nel suo complesso), alla verifica puntuale per ogni singolo veicolo (attraverso un gestionale specifico), fino ad arrivare alla costante rilevazione dei consumi reali. Quasi tutte le auto più moderne sono in grado di fornire questi dati piuttosto facilmente: in ambito di revisione della car grid, occorre quindi privilegiare veicoli che offrono questa possibilità. La parte analitica si concluderà dopo aver valutato quali sistemi di monitoraggio più evoluti sia possibile implementare nell’ambito della propria flotta.

L’utilizzo della telematica è senz’altro il

Service

per risparmiare carburante Le 12 mosse giuste per risparmiare carburante, ovvero come realizzare una strategia efficace per ridurre una delle più significative voci di spesa della flotta aziendale. valore aggiunto garantito dalle auto di progettazione più moderna. I case history più recenti confermano che una flotta monitorata telematicamente ottiene saving importanti, non soltanto nella riduzione dei consumi, ma anche attraverso il risparmio di tempo garantito da una migliore organizzazione delle tempistiche di viaggio.

Gli obiettivi da raggiungere La seconda fase prevede la decisione del grado d’intervento di taglio dei consumi da effettuare e la durata dell’intervento.

Questo processo decisionale deve necessariamente comprendere la valutazione delle strategie di flotta in termini di car policy: quali auto vi sono o entreranno nel parco aziendale, quali sono le esigenze di mobilità del personale viaggiante e degli user-chooser, quali tipologie di alimentazione si possono prendere in considerazione (per chiarire il concetto con un esempio, una flotta destinata principalmente a percorrenze in ambito extraurbano non può prevedere l’utilizzo massiccio di auto elettriche e ibride).

Le scelte da privilegiare devono però in ogni caso essere condivise, prima di tutto con il management, ma poi anche con i “clienti interni”. Il fleet manager, insomma, deve convincere i driver a comprendere quali sono gli obiettivi dell’azione e deve trasformarli in propri sostenitori per raggiungere il successo. La motivazione dell’intervento è fondamentale.

L’aggiornamento del parco auto Il più prezioso alleato nella revisione della car policy è il provider del noleggio: con la sua esperienza maturata attraverso la fornitura di veicoli a un vasto numero di aziende clienti e la sua profonda conoscenza dell’offerta di mercato (presente e futura) è senz’altro il soggetto più indicato a fornire una consulenza mirata al risparmio di medio-lungo periodo.

Occorre comunque sapere che negli ultimi cinque anni la tecnologia automobilistica ha fatto passi da gigante: è innegabile che i modelli più recenti consumino almeno il 20% in meno rispetto a quelli in produzione un lustro fa. Questa riduzione riguarda soprattutto le auto alimentate a benzina e a gasolio, mentre è vera in misura minore

per le auto ad alimentazione alternativa (ibride, a gpl e a metano). La pratica del downsizing motoristico è ormai diventata di utilizzo comune per le aziende: la cilindrata attorno ai due litri diesel è stata sostituita dalla “millesei” (a parità di potenza effettiva), mentre i propulsori di 3 litri sono stati soppiantati dai 2000. Analogamente, i motori a benzina attorno al litro e mezzo oggi sono stati soppiantati dai “mille” sovralimentati, in molti casi con 3 anziché 4 cilindri.

L’utilizzo di alimentazioni alternative è un altro capitolo importante. Se oggi il diesel rimane il tipo di alimentazione preferito da oltre l’80% delle flotte aziendali, occorre sottolineare che nel prossimo futuro cambiare direzione potrebbe essere una scelta obbligata.

Sempre più costruttori stanno riflettendo sui costi di aggiornamento dei propulsori a gasolio per rispondere ai prossimi limiti che entreranno in vigore, ma anche ai nuovi sistemi di misurazione delle emissioni. La risposta, in alcuni casi, è che la produzione di motori diesel deve diminuire a vantaggio soprattutto di soluzioni ibride.

Inequivocabile in tal senso è stata la dichiarazione di Sergio Marchionne, che ➔

Service

pochi giorni fa ha dichiarato che nell’arco di un paio d’anni tutti gli attuali motori ad alimentazione tradizionale dovranno necessariamente essere abbinati a qualche sistema ibrido per rientrare nei limiti di emissioni. A ciò si aggiunge il fatto che sempre più Paesi (per esempio Olanda, Austria, Norvegia, Francia e Germania) hanno annunciato la messa al bando della vendita o forti limitazioni alla circolazione per le auto diesel tra il 2020 e il 2025.

Il passaggio alle alimentazioni alternative, oltre che un saving sui costi dato anche dall’accesso gratuito alle ZTL e ai parcheggi in città sulle strisce blu, come consentito da un numero sempre maggiore di Comuni, permette di avere un impatto positivo sulle emissioni complessive della flotta (risultato fondamentale in chiave di bilancio sostenibile) e sull’immagine dell’impresa.

Sempre nell’ambito della scelta di prodotto, occorre sottolineare che alcuni miti

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del passato devono essere sfatati: per esempio, il cambio automatico come optional che incida negativamente sui consumi non è corrispondente alla realtà. Le trasmissioni robotizzate o a doppia frizione (specie se con elevato numero di rapporti) sono in grado di influire positivamente sul risparmio di carburante, perché l’elettronica sopperisce all’utilizzo poco attento da parte del conducente. Da considerare anche l’acquisto di optional quali il regolatore automatico di velocità (meglio se autoadattivo), accessori che consentono una guida più fluida e quindi finalizzata all’ottimizzazione del risparmio.

La formazione dei driver Un parco auto rivisitato in chiave moderna, però, non può portare a eccellenti risultati di saving se, come accennavamo in precedenza, l’obiettivo di risparmio non è condiviso con gli utenti di flotta. I quali non è detto che abbiano sempre il piede pesante “per partito preso”. Molto spesso i driver devono imparare a guidare correttamente le auto moderne. Per questo motivo, la partecipazione a corsi di guida ecologica può portare a un significativo miglioramento della performance. L’utilizzo di sistemi “aperti” di monitoraggio dei consumi e delle emissioni agevola il compito della formazione. Ne è un chiaro esempio il successo dell’eco-drive di Fca, che ha dato origine a una vera e propria community di driver virtuosi. La sfida con se stessi e il cimentarsi in gara con gli altri automobilisti può essere una leva im-

portante per convincere gli utenti della flotta a diventare guidatori virtuosi.

L’obiettivo di un fleet manager illuminato può anche essere quello di inventare una sorta di “grand prix” aziendale: per i driver che si distinguono per una guida ecologica particolarmente efficace, l’azienda può mettere in palio, per esempio, un upgrade sulla prossima auto aziendale.

L’educazione dei driver prevede anche alcuni semplici consigli (che in taluni casi possono diventare regole): per esempio l’utilizzo di pompe self service, oppure, quando è possibile, l’evitare di fare rifornimenti in autostrada, dove il prezzo dei carburanti è sempre più alto.

La durata dell’azione di saving Per ottenere un risultato significativo di risparmio, la riduzione dei costi dei carburanti deve essere misurata nel lungo periodo: tre anni sono la durata ideale per questa tipologia di azione. Naturalmente sono previsti step intermedi. A ogni anno occorre misurare i risultati ottenuti e precedere eventuali correttivi in caso di successo soltanto parziale rispetto agli obiettivi ipotizzati. I successi (ma anche gli eventuali insuccessi) vanno condivisi aziendalmente con tutti i livelli, dal management ai driver. L’informazione sui progressi ottenuti deve essere veicolata attraverso una newsletter periodica (trimestrale o semestrale), cui deve seguire una survey che coinvolge obbligatoriamente tutti i dipendenti fruitori di auto aziendale.

Categoria

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di Nome Cognome

Trend

di Francesca Carli

Il mercato automotive nel 2025?

Prepariamoci a una fase di profondo

cambiamento L’82% dei dirigenti intervistati quest’anno da KPMG ritiene che il settore automobilistico si troverà ad affrontare una rottura senza precedenti, soprattutto nel corso dei prossimi cinque anni. I più convinti sono i professionisti attivi nei mercati emergenti di Cina, India, ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico) e Sud America, mentre gli operatori di Giappone, Europa occidentale e Nord America si dichiarano molto più prudenti. Il cuore di questo cambio di rotta sta nell’importanza crescente rivestita dalle nuove tecnologie: connettività e digitalizzazione, che si erano posizionate decime tra i trend nel sondaggio dello scorso anno, si trovano oggi al primo posto. La cosiddetta ubiquitous connectivity aprirà la strada a nuovi servizi di mobilità e modelli di business (legati all’utilizzo dei dati).

La rivoluzione della mobilità condivisa La fase di disruption a cui stiamo andando incontro sarà caratterizzata da un cambio di paradigma rivoluzionario: l’automobile è stata per anni considerata un prodotto status-symbol, mentre i futuri consumatori tenderanno a pagare solo per il servizio realmente necessario (di volta in volta, in

Una forte spinta innovativa, un cambio di paradigma nel concetto di mobilità e l’uso sempre più massiccio dei Big Data.

Un sondaggio condotto da KPMG - che ha visto la partecipazione di 800 operatori provenienti da 38 Paesi e oltre 2.100 clienti in tutto il mondo - getta luce sul futuro dell’automotive. base alla specifica situazione e in tempo reale). Oltre a migliorare lo stile di vita dei consumatori, la mobilità condivisa permetterà di ridurre il Total Cost of Ownership, ovvero il costo totale di proprietà. E proprio questo sarà uno degli elementi che influenzeranno maggiormente l’imporsi del nuovo concetto di mobilità, a discapito dell’acquisto di auto di proprietà: opinione condivisa sia dai dirigenti (63%) che dai consumatori (36%). Nello specifico, gli automobilisti residenti in mercati dinamici ed emergenti come Cina, India e ASEAN sono emotivamente molto meno legati al concetto di proprietà dell’auto e mostrano una maggiore apertura verso nuove forme di servizi di mobilità innovativi. (Grafico 1) Il valore dei dati nel (nuovo) business della mobilità In una realtà sempre più digitalizzata, i Big Data rappresentano un valore inesti-

mabile per qualsiasi strategia di business.

E durante la guida, interagendo con le persone e l'ambiente circostante, ogni veicolo può diventare una gigantesca fonte di dati.

I consumatori di oggi sono ormai consapevoli dell’importanza che queste informazioni rivestono per il business: mentre i dirigenti pensano ancora di poter attrarre clienti con servizi personalizzati e sistemi di incentivazione (88%), le persone si aspettano invece incentivi economici diretti in cambio dei propri dati. Per l’82% dei consumatori in quasi tutti i raggruppamenti regionali (ad eccezione di India e ASEAN) il vantaggio economico diretto è infatti l’aspetto più interessante legato al concetto di mobilità innovativa. I sistemi di incentivazione vengono dopo e segnano rispettivamente il 71% e il 75%. Questo scenario significa solo una cosa: i dirigenti dovranno rivedere le loro priorità per soddisfare le richieste del futuro modello di business sempre più consumer-oriented. ➔

Grafico 1: I consumatori preferiscono possedere un’auto che usufruire dei servizi di mobilità?

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Trend

Dove soffia il vento dell’innovazione?

Secondo il 16% dei dirigenti la Cina oggi rappresenta il mercato più allettante per la maggior parte dei produttori a livello mondiale e l’area migliore per fare innovazione o lanciare nuovi prodotti.

La tradizionale triade formata da America del Nord, Europa occidentale e Giappone passa in secondo piano: la Germania si posiziona al secondo posto nella classifica dei Paesi dove fare innovazione, gli Stati Uniti sono terzi e il Giappone solo quinto (preceduto dall’India).

Appare chiaro come i Paesi emergenti si stiano preparando a ospitare un’ondata di crescita del mercato automobilistico mondiale, ancora lontano dall'essere saturo in quelle aree. In quest’ottica, tutto il sud-est asiatico - in particolare Thailandia e Indonesia - è di grande interesse.

Ma non solo: anche il Sud Africa aumenterà d’importanza per l'industria automobilistica grazie a una maggiore stabilità sociopolitica e a un crescente potere d’acquisto. Al contrario, aree considerate in passato ad alto potenziale, come la Russia, occupano ormai i posti in fondo alla classifica. (Grafico 4)

Grafico 2: Paesi dove investire

Grafico 3

Gli investimenti sullo scacchiere internazionale Gli operatori hanno dichiarato di voler aumentare i loro investimenti - in termini di produzione - in Cina (16%), Germania (11%) e India (9%). (Grafico 2) La maggior parte dei dirigenti tende inoltre a voler investire in Paesi della propria area, a causa della vicinanza geografica.

Quasi un terzo degli intervistati prove-

Grafico 4: Quali sono i prossimi mercati emergenti?

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nienti da India e ASEAN, per esempio, mette l’India al primo posto.

La maggior parte dei dirigenti del Sud America progetta invece di investire in Brasile (21%) e in Argentina (9%). Considerando le opinioni dei diversi gruppi di stakeholder, gli analisti fanno notare che solo le imprese ICT (che puntano sul Brasile) e i fornitori di servizi finanziari e di mobilità (per cui al primo posto vi è la Germania) mettono in cima alle aree di investimento Paesi diversi dalla Cina, che sembra comunque essere un mercato molto promettente anche per questi ultimi due gruppi. Anche se i cinesi preferiscono ancora possedere un'auto, infatti, la necessità di soluzioni alternative di mobilità nelle loro numerose megalopoli è pressante, a causa degli enormi problemi di traffico. (Grafico 3)

Drive

di Nicola Desiderio

Audi A3

perfetta conosciuta La compatta di Ingolstadt si rinnova a metà vita per assomigliare un po’ alla nuova A4 e prenderne un po’ della tecnologia. Impeccabile per la qualità costruttiva, ha dalla sua un’abitabilità superiore alle concorrenti, dotazione per sicurezza e connettività ancora più completa e una gamma motori che ora ha la sua soglia di ingresso in un moderno 3 cilindri mille per piacere ad una platea di clienti business più ampia.

L’Audi A3 è la vettura di segmento C di fascia premium della casa di Ingolstadt e la terza generazione, presentata nel 2012, ha ricevuto di recente l’aggiornamento di metà vita.

La gamma di lancio prevede motori da 110 cv a 310 cv (senza considerare la RS3 da 367 cv), quattro varianti di carrozzeria (3 porte, Sportback 5 porte, Sedan 4 porte, Cabriolet) e altrettanti allestimenti: base, Sport, Design e Business che offre un vantaggio cliente fino al 69%. Parte da 27.150 euro e proviamo la A3 Sportback 2.0 TDI 150 cv con cambio S tronic.

Tratti più tesi La A3 si adegua ai nuovi canoni Audi, in particolare per il frontale con calandra single frame più larga e squadrata e grafica più sofisticata per le prese d’aria e per i fari, con diversa firma luminosa anche per le luci posteriori.

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In generale, i nuovi tocchi danno alla tedesca un’immagine più spigolosa e un andamento più orizzontale senza cambiare una virgola sia alle dimensioni (4,31 metri) sia ai lamierati e, soprattutto, mantenendo riconoscibile l’identità Audi.

Ancora più tecnologica L’A3 cambia ancora meno all’interno, almeno nella forma che rimane un esempio di eleganza, ergonomia e soprattutto di design e cura realizzativa.

Bellissime le bocchette a turbina, ma è l’attenzione ad ogni dettaglio, tipica di Audi, e la possibilità di personalizzazione a fare anche di questo modello un riferimento per tutta l’industria automobilistica. Le novità sono la strumentazione Virtual Cockpit, con display digitale da 12,3”, già vista su altri modelli Audi, e i

nuovi sistemi MMI con schermo a scomparsa da 7 pollici. Le funzioni più avanzate sono Android Auto e Carplay, la cartografia Google Map con Google Street e inserimento a testo libero, il touchpad che permette di scrivere numeri e lettere con il dito, la possibilità di integrazione con app, l’hotspot wi-fi e la sim integrata a tariffa flat per tutta Europa per i servizi Audi Connect.

Ci sono anche la possibilità di condivisione del calendario tra smartphone e sistema di bordo e la ricarica wireless.

Buoni spazio e accessibilità, superiori a quelli delle concorrenti dirette, con un bagagliaio modulabile da 380 a 1.220 litri attraverso il nuovo schienale 40/20/40.

Drive

La sicurezza (a 5 stelle EuroNCAP secondo gli standard 2012) può contare su ulteriori aiuti come i fari antiabbagliamento a matrice di Led, la protezione pedoni predittiva, l’avviso per il traffico trasversale posteriore e il jam assist che integra controllo angolo cieco, cruise control adattativo e antisuperamento carreggiata attivo per far guidare la A3 praticamente da sola nel traffico fino a 65 km/h. Ovviamente ci sono la frenata autonoma, il riconoscimento della segnaletica e il parcheggio semiautomatico.

La stirpe modulare L’Audi A3 è stata il primo modello del gruppo Volkswagen ad adottare la piattaforma

modulare MQB e per la prima volta avrà un motore 3 cilindri, un mille turbo ad iniezione diretta da 115 cv (4,5 litri/100 km/ 94 g/km di CO2 e 0-100 km/h in 9,7 s.) anche con cambio doppia frizione a 7 rapporti, optional anche sul diesel 1.6 da 110 cv (3,8 litri/100 km pari a 99 g/km di CO2), l’1.4 da 150 cv con disattivazione selettiva dei cilindri, l’inedito 2 litri a ciclo Miller da 190 cv (non ancora a listino) e di serie per la S3 potenziata a 310 cv con trazione integrale. Quest’ultima è a richiesta sul diesel 2 litri da 150 cv della vettura in prova, dotata di cambio S tronic a 6 rapporti.

Questo motore ha il doppio EGR, due alberi di equilibratura e tre particolarità assolute: il funzionamento a ciclo Miller, le valvole allineate trasversalmente e un variatore di fase che agisce così su un condotto di aspirazione e uno di scarico per ogni cilindro.

Le sospensioni posteriori delle versioni meno potenti sono ad assale torcente invece che a 4 bracci.

Quattro gli assetti: normale, Sport (-15 mm), S Line (-25 mm) e per la S3 con ammortizzatori magnetoreologici, ovvero capaci ➔

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Drive

di variare lo smorzamento cambiando il campo magnetico del liquido interno contenente particelle metalliche.

A breve ci saranno anche la versione gtron a metano con un’autonomia di 1.300 km e la e-tron ibrida plug-in da 204 cv con 1.4 a benzina ed elettrico.

Un piacevole equilibrio L’Audi A3 è un’auto molto equilibrata: veloce ma sicura, precisa ma facile grazie ad un assetto composto ma efficace nell’assorbimento, ad uno sterzo dal buon feeling e a freni impeccabili. Ci si viaggia comodi in autostrada, ci si diverte tra le curve e il 2 litri TDI ha prestazioni (218 km/h, 0-100 km/h in 8,3 s.), ma soprattutto risponde bene, ha una bella

“schiena”, grazie ad una coppia di 340 Nm costante tra 1.750 e 3.000 giri/min, e ha un allungo grintoso. Il cambio S tronic aggiunge comfort e sportività pur peggiorando leggermente i consumi che nell’utilizzo normale si mantengono molto bassi e, soprattutto, risentono poco dello stile di guida.

Concentrato flottabile Dici Audi, una A e qualsiasi numero seguente e c’è già la garanzia di trovarsi di fronte ad un prodotto ideale per le flotte.

D’accordo che all’uopo si pensa subito all’A4, ma con 40 cm in meno la A3 Sportback ha tutto per entrare nelle politiche di acquisto delle aziende: un buono spazio interno, motori efficienti e completabili

con un ottimo cambio automatico (compreso il 3 cilindri, fluido e brillante), equipaggiamenti ricchi e ad alto tenore tecnologico e un elevato tasso d’immagine che ne fa un ottimo fringe benefit.

A3 Sportback 2.0 TDI S tronic 150 CV Dati tecnici

Dati per il fleet manager

Dati per il driver

cilindrata 1.968 cc potenza 150 CV (110 kW) lungh./largh./alt. 4,31 x 1,78 x 1,43 m peso 1.395 kg accelerazione 0-100 km/h 8,3 s. velocità massima 218 km/h trazione anteriore cambio automatico 6 marce

CO2 118 g/km costo di esercizio al km (*) 0,38 euro consumo medio 4,5 l/100 km motori più flottabili: 1.0 TFSI 115 CV - 1.6 TDI 110 CV 2.0 TDI 150 CV con cambio manuale

sicurezza EuroNCAP ★★★★★ (2012) connettività ★★★★★ comfort ★★★★★ silenziosità ★★★★★ spazio ★★★★★ capacità di carico 380-1.220 litri

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(*) percorrenza annua 30.000 km

Drive

Drive

di Nicola Desiderio

Anche il marchio emiliano si arrende alla moda e tira fuori il primo Suv della sua storia.

Come da tradizione, il suo nome è ispirato ad un vento e si distingue per lo stile, le prestazioni e le caratteristiche stradali che ne fanno il mezzo più sportivo ed emozionale della sua categoria, con tutte le carte in regola per sfidare le sue avversarie tedesche e britanniche.

in alto il Tridente

Maserati Levante Levante è il nome del Suv di Maserati, arrivato al debutto dopo una lunga gestazione partita nel 2003, quando Giugiaro presentò il prototipo GT Kubang (nome di un vento dell’isola di Java) su base Maserati al Salone di Detroit e Kubang si chiama anche il concept, svelato al Salone di Francoforte del 2011, che anticipava il modello definitivo. Basata sul pianale della Ghibli, la Levante è costruita nello stabilimento di Mirafiori sul quale è stato investito un miliardo di euro. Parte da circa 75.000 euro euro ed è disponibile con due motori V6 3 litri: diesel da 250 o da 275 cv e il benzina biturbo da 430 cv della Levante S che abbiamo provato.

Nata col Tridente È il Suv di Maserati e si vede chiaramente.

La Levante infatti ha tutti i contrassegni tipici come il cofano lungo e arcuato, l’andamento a gomito della finestratura laterale e i parafanghi posteriori sui cui muscoli sembra che l’abitacolo si carichi per prendere lo slancio. Nuovi il profilo della calandra e i fari sottili, mentre immancabili sono i tre sfoghi per lato dietro i passaruota an-

teriori e il Tridente in acciaio sul montante posteriore. Un insieme dinamico che riesce a mascherare, almeno in parte, l’imponenza di un’auto lunga 5 metri, larga 1,97 e alta 1,68, e anche a filare nell’aria (cx di 0,31).

Sportiva in ogni caso La Levante è un Suv, ma vuole essere anche una coupé a ruote alte e lo si vede dai cristalli laterali privi di cornice e dall’impostazione avvolgente dell’abitacolo, con il divano posteriore che privilegia l’abitabilità per due. Il bagagliaio, provvisto ovviamente di portellone elettrico, è da 580 litri, è molto regolare e può essere ampliato abbattendo lo schienale 60/40 provvisto pure di vano passante. Si può avere un si-

stema di ripartizione del carico basato su rotaie e altri accessori, come portasci, barre portatutto e altro ancora. La plancia ha invece un andamento simmetrico, con la strumentazione mista analogico-digitale, raccolta davanti al guidatore e il classico orologio ovale al centro.

Al centro c’è lo schermo capacitivo da 8,4” del sistema infotelematico che si comanda con la doppia manopola concentrica che si trova sul tunnel e incorpora il mirroring per dispositivi Android e iOs, il sintonizzatore DAB e quello online Aha e infine il sistema audio Bowers&Wilkins da 1.280 Watt con 17 altoparlanti e il sistema di visione perimetrico, davvero utile per controllare la zona posteriore. ➔

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Drive

Pregiati i materiali: dalla pelle alla fibra naturale di seta di Zegna bicolore, dalle 5 essenze di legno al carbonio, per un totale di 28 combinazioni cromatiche concludendo con i 12 pacchetti di personalizzazione in listino.

La sicurezza può contare su 6 airbag, cruise control adattivo con stop&go e frenata autonoma, avviso per l’angolo cieco, il superamento corsia e il traffico trasversale posteriore. Ci sono poi l’Hill Holder e anche l’Hill Descent Control, utile per le discese ripide in fuoristrada. Per i bambini ci sono anche il passeggino e il seggiolino personalizzati.

Parentele illustri La Levante è basata sulla piattaforma della Ghibli e questo le dà una ripartizione delle masse perfettamente paritaria sui due assali e il baricentro più basso per un SUV. Per limitare il peso, il parafiamma reggiplancia è in magnesio, portiere, cofani e anche la parte anteriore della scocca sono in alluminio, così come le sospensioni, corredate di ammortizzatori a controllo elettronico e molle pneumatiche che regolano automaticamente l’altezza

su 6 livelli: da 162 mm quando si sta fermi fino a 247 mm in fuoristrada. La trazione è integrale, con ripartizione della coppia tra il 100% al retrotreno fino al 50% davanti, il differenziale posteriore regola attivamente la coppia e il servosterzo è idraulico, caso oramai più unico che raro.

I freni sono firmati Brembo e davanti ci sono dischi da 380 mm con pinze a 6 pistoncini verniciate in grigio o in altre 5 tinte con logo Maserati. I motori sono corredati dal cambio automatico a 8 rapporti della ZF e sono tutti V6 3 litri: il diesel offre 275 cv (7,2 litri/100 km pari a 169 g/km di CO) o 250 cv e il benzina biturbo ad iniezione diretta, costruito presso gli stabilimenti della Ferrari, che eroga 430 cv a 5.750 giri/min, 580 Nm tra 1.750 e 5.000 giri/min e spinge la Levante S fino a 264 km/h con uno 0-100 km/h in 5,2 s.

Tutta da guidare Levante è Maserati anche al posto guida, con il sedile avvolgente, il volante orizzontale, dotato di corona massiccia con impugnatura per i pollici, e le leve del cambio larghe, incernierate al piantone come vuole la scuola italiana. Ed è una

Maserati per lo spazio che dà alle emozioni e ai sensi, non ultimo l’udito allorquando si inserisce la modalità Sport e si aprono le valvole allo scarico che liberano tutto il sound “selvaggio” del V6 biturbo.

L’assetto, con ruote da 20”, è ben bilanciato, anzi in Normal è persino morbido, ma sulle curve è preciso e sicuro. Sportivo il cambio, che fa sentire i cambi marcia, e davvero potenti i freni. La Levante si comporta molto bene anche in fuoristrada, grazie alle sospensioni pneumatiche e ai tre programmi di guida specifici.

Il gusto italiano La Maserati punta alle flotte anche con questa Levante che rappresenta un fringe benefit che solo pochi dirigenti riescono ad ottenere e non con questo motore, ma con il ben più flottabile diesel che costa quasi 18mila euro in meno e ha costi di esercizio più “normali”.

Sarà più spesso il regalo che un professionista si fa, magari con una formula di noleggio a lungo termine che gli lasci vivere senza pensieri un’auto nata per piacere a chi la guida, ma anche per la propria famiglia.

Maserati Levante S 430 CV automatica Dati tecnici

Dati per il fleet manager

Dati per il driver

cilindrata 2.979 cc potenza 430 CV (321 kW) lungh./largh./alt. 5,00 x 1,97 x 1,68 m peso 2.109 kg accelerazione 0-100 km/h 5,2 s. velocità massima 264 km/h trazione integrale cambio automatico a 8 rapporti

CO2 253 g/km costo di esercizio al km (*) n.d. consumo medio 10,9 l/100 km motori più flottabili: Diesel V6 3.0 250 CV o 275 CV

sicurezza EuroNCAP n.d. connettività ★★★★★ comfort ★★★★★ silenziosità ★★★★★ spazio ★★★★★ capacità di carico 580-n.d. litri

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(*) percorrenza annua 30.000 km

News on the road

di Nicola Desiderio

Citroën C3: imbottita come la Cactus Terza generazione per l’auto di segmento B del Double Chevron. Lunga 3,99 metri, la nuova C3 si ispira alla C4 Cactus sia nello stile sia nei caratteristici airbump. È più bassa di 4 cm per migliorare l’aerodinamica, ma offre più spazio e un bagagliaio di almeno 300 litri. Disponibile a richiesta, in abbinamento alle 9 tinte per la carrozzeria, il tetto bicolore in 3 tonalità e 4 diversi ambienti per l’abitacolo, diversi nei materiali e nelle combinazioni cromatiche. La dotazione di sicurezza comprende l’angolo cieco, avviso antistanchezza e antisuperamento della carreggiata mentre inedito è il sistema di infotaiment con schermo a sfioramento da 7”, chiamata d’emergenza automatica e dotato di telecamera HD interna quadrangolare, per condividere immagini in rete in tempo reale. Motori a benzina e diesel con potenze da 68 cv a 110 cv, anche con cambio automatico.

City rent paratutto. Arriva a novembre.

ECOLOGIA ★★★★★ / SICUREZZA ★★★★★ / COMFORT ★★★★★ / CAPACITÀ DI CARICO ★★★★★ / COSTO D’ESERCIZIO ★★★★★

Fiat Fullback: il nuovo pick-up italiano Fiat Professional entra nel segmento dei pick-up da una tonnellata di portata con il Fullback. Derivato dal Mitsubishi L200, il nuovo commerciale italiano è disponibile in tre configurazioni: chassis, cabina estesa (lungo 5.275 mm con cassone da 1.850 mm) o doppia (lungo 5.285 mm con cassone da 1.520 mm) e ha una capacità di traino compresa tra 2,7 e 3,1 tonnellate. La trazione è posteriore, integrale inseribile o full time a controllo elettronico, anche con differenziale posteriore bloccabile. Il motore è un diesel 2,4 litri da 150 cv e 380 Nm o 180 cv e 430 Nm, sia con cambio manuale sia automatico. Due gli allestimenti (SX ed LX) con una dotazione di sicurezza che comprende 7 airbag e avviso antisuperamento della linea di carreggiata. A richiesta 3 tipi di hard top, 2 coperture rigide, 3 morbide, il fullbox e il rollbar in acciaio inox. Parte da 27.500 euro (Iva esclusa). Un’unica missione: al lavoro!

ECOLOGIA ★★★★★ / SICUREZZA ★★★★★ / COMFORT ★★★★★ / CAPACITÀ DI CARICO ★★★★★ / COSTO D’ESERCIZIO ★★★★★

Ford Kuga: la vita è semplice Ford rinnova anche il proprio Suv compatto che adotta un nuovo frontale, una nuova plancia, tecnologie aggiornate e il diesel 1.5 da 120 cv che offre consumi di 4,4 litri/100 km pari a 115 g/km di CO2 ovvero 4% in meno rispetto al 2 litri di pari potenza e che ora è offerto con 150 cv anche con la trazione integrale che è di serie sulla versione da 180 cv e sull’1.5 a benzina da 182 cv, mentre è anteriore per le versioni da 120 cv e 150 cv. Semplificata anche l’ergonomia con meno tasti, grazie al nuovo sistema Sync3 con schermo a sfioramento da 8”, Android Auto e Carplay, comandi vocali evoluti e chiamata d’emergenza automatica. Arrivano anche qui il MyKey, funzione utile sia in famiglia sia per le flotte, la frenata autonoma in città fino a 50 km/h e il sistema di parcheggio semiautomatico anche per gli spazi perpendicolari. Attesa per l’autunno, anche in versione Vignale.

ECOLOGIA ★★★★★ / SICUREZZA ★★★★★ / COMFORT ★★★★★ / CAPACITÀ DI CARICO ★★★★★ / COSTO D’ESERCIZIO ★★★★★

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Future

Infiniti Q60: l’eleganza del coupé Anche la coupé media del marchio di lusso giapponese si rinnova completamente. Elegante ed efficiente (cx di 0,28), la nuova Q60 è lunga 4,68 metri, può montare cerchi da 19” o 20”e ha fari a Led ad orientamento dinamico. Completa la dotazione di sicurezza che comprende sistema di visione perimetrico, cruise control intelligente con frenata autonoma e riconoscimento dei pedoni, antisuperamento per la carreggiata, avviso per l’angolo cieco e le collisioni posteriori. Nuovi anche il sistema infotelematico InTuition e il sistema audio Bose con cancellazione del rumore di fondo. Tutti con cambio automatico a 7 rapporti i motori. Si parte dal 4 cilindri 2 litri da 211 cv a trazione posteriore e si arriva al nuovo V6 3 litri biturbo da 405 cv, accoppiato alla trazione integrale, alle sospensioni a controllo elettronico e lo sterzo attivo by-wire Direct Adaptive Steering. Arriva in autunno. Libera e professionale.

ECOLOGIA ★★★★★ / SICUREZZA ★★★★★ / COMFORT ★★★★★ / CAPACITÀ DI CARICO ★★★★★ / COSTO D’ESERCIZIO ★★★★★

Discovery Sport MY 2017: il trovaoggetti smarriti Il Suv britannico a 5 o 7 posti si completa con 4 nuove tinte, la Black Limited Edition e il Graphite Pack. È anche la prima auto che include l’app Tile, che consente di ritrovare gli oggetti smarriti, incorporato nel nuovo sistema InTouch Control Pro con schermo a sfioramento da 10,2” in formato 21/9 e modalità dual screen, che consente di avere due visualizzazioni diverse per guidatore e passeggero, oltre alla memoria da 60 GB a stato solido e al processore quadcore. La dotazione di sicurezza è completata dal controllo della stanchezza, dal mantenimento attivo della carreggiata e dal cruise control che adatta la velocità leggendola dai cartelli.

Invariata la gamma motori, tutti accoppiati alla trazione integrale, con i diesel 2 litri da 150 cv (4,9 litri/100 km pari a 129 g/km) o 180 cv e a benzina da 240 cv con cambio automatico a 9 rapporti di serie. Si parte da 37.300 euro. Pronta a tutto.

ECOLOGIA ★★★★★ / SICUREZZA ★★★★★ / COMFORT ★★★★★ / CAPACITÀ DI CARICO ★★★★★ / COSTO D’ESERCIZIO ★★★★★

Kia Optima: le flotte l’aspettano Quarta generazione per la media coreana che torna in Italia e adotta una nuova scocca, per metà in acciaio ad altissima resistenza: più leggera, ma più rigida del 50%. Lunga 4,85 metri, è più spaziosa, ha un bagagliaio da 510 litri e la plancia ha la parte centrale orientata verso il guidatore di 8,5 gradi e lo schermo da 7” dell’infotainment con servizi online gratuiti per 7 anni. La sicurezza a 5 stelle EuroNCAP conta su 7 airbag e tutti i più moderni sistemi di assistenza. A richiesta, il climatizzatore per i sedili posteriori con ionizzatore e le sospensioni a controllo elettronico. Al lancio ci sarà il diesel 1.7 da 141 cv (110 g/km), a richiesta con il cambio doppia frizione a 7 rapporti. In arrivo la versione ibrida plug-in da 205 cv con motore 2 litri a benzina ed elettrico inserito nel cambio automatico: 1,4 litri /100 km pari a 37 g/km e 54 km ad emissioni zero. Garanzia di 7 anni o 150.000 km. Taglio ideale per le flotte.

ECOLOGIA ★★★★★ / SICUREZZA ★★★★★ / COMFORT ★★★★★ / CAPACITÀ DI CARICO ★★★★★ / COSTO D’ESERCIZIO ★★★★★

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News on the road

di Nicola Desiderio

Mercedes Classe E Station Wagon: nave da crociera Dopo la berlina, è il turno della nuova Classe E Station Wagon che dà una veste familiare a tutto il carico di tecnologia per la sicurezza e il comfort che ha la sua massima espressione con il Drive Pilot, il pacchetto di assistenza alla guida che getta un ponte verso la guida autonoma vera e propria.

Come al solito al vertice la capacità di carico (6701.820 litri) con lo schienale 40/20/40 regolabile in inclinazione, sistema di ripartizione Easy-pack, le sospensioni pneumatiche (posteriori di serie) e massa rimorchiabile fino a 2.100 kg. Tutti con cambio automatico a 9 rapporti i motori. Al lancio ci saranno i 2 litri a benzina da 184 cv e 211 cv e il diesel da 194 cv (4,2 litri/100 km, 109 g/km di CO2) che poi sarà disponibile anche in versione da 150 cv insieme ai V6: a gasolio da 258 cv e a benzina, con trazione 4Matic, da 333 cv e 401 cv della AMG E43. Parte da 53.369 euro. NLT da gran viaggio.

ECOLOGIA ★★★★★ / SICUREZZA ★★★★★ / COMFORT ★★★★★ / CAPACITÀ DI CARICO ★★★★★ / COSTO D’ESERCIZIO ★★★★★

Mini Seven: nostalgica canaglia La Seven è la prima versione di design della Mini di terza generazione e il suo nome è ispirato a quello della Austin Seven che diede inizio alla Mini Classica nel 1959. Disponibile nelle varianti a 3 e 5 porte, la Mini Seven ha la tinta lapisluxury blue o altre tre, tetto e calotte retrovisori in argento, cerchi da 17” bitono, banda adesiva sul cofano, selleria in pelle/stoffa e altre personalizzazioni specifiche che valgono un vantaggio cliente del 28-29%.

Quattro i motori: 3 cilindri 1.5 e 4 cilindri 2 litri, a richiesta con cambio automatico con i benzina che hanno rispettivamente 136 cv e 192 cv, i diesel hanno 116 cv e 170 cv. In gamma altri tre motori (1.2 da 75 cv, One D da 95 cv e John Cooper Works da 231 cv) e quattro allestimenti (Boost, Hype, Business e Business XL) con prezzi a partire da 17.200 euro per la Mini 3 porte e da 17.900 euro per la Mini 5 porte.

ECOLOGIA ★★★★★ / SICUREZZA ★★★★★ / COMFORT ★★★★★ / CAPACITÀ DI CARICO ★★★★★ / COSTO D’ESERCIZIO ★★★★★

Opel Zafira: la famiglia in viaggio Il monovolume tedesco si rinnova con il nuovo frontale, con fari adattivi a Led, e si arricchisce nella dotazione. Semplificata la plancia e dotata del nuovo sistema IntelliLink con schermo da 7”, Android Auto e Carplay, hotspot wi-fi e i servizi OnStar. Massima la flessibilità dell’abitacolo configurabile a 7, 5 e anche a 4 o 2 posti con bagagliaio che va da 710 a 1.856 litri (versione 5 posti) e altre possibilità di carico date dal portabiciclette a scomparsa FlexFix e la console scorrevole FlexRail. Per il comfort ci sono le sospensioni a controllo elettronico, per la sicurezza cruise control adattativo, lettura segnali, indicatore di distanza di sicurezza e allerta antisuperamento della carreggiata. I motori sono l’1,4 turbo da 120 cv a benzina, il diesel 1.6 da 120 cv e 136 cv e 2 litri da 170 cv con cambio manuale o automatico, di serie sulla versione da 130 cv. Da 26.270 euro. Lungo o breve.

ECOLOGIA ★★★★★ / SICUREZZA ★★★★★ / COMFORT ★★★★★ / CAPACITÀ DI CARICO ★★★★★ / COSTO D’ESERCIZIO ★★★★★

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Future

Peugeot 3008: il Suv mutimodale La francese arriva alla seconda generazione e diventa Suv con uno stile più forte e felino. Lunga 4,45 metri (+8 cm), la 3008 pesa 100 kg in meno, è più abitabile e ha un bagagliaio che perde la ribaltina, ma guadagna l’apertura elettrica, il piano a vassoio, una capacità che va da 520 (+88) a 1.482 litri e la possibilità di avere un monopattino elettrico ricaricabile all’interno della vettura per spostarsi liberamente. All’avanguardia il posto guida i-cockpit di seconda generazione con strumentazione digitale su display da 12,3” e schermo a sfioramento da 8”.

Completa la dotazione per la sicurezza e l’assistenza alla guida. I motori saranno il 3 cilindri 1.2 turbo da 130 cv e 1.6 da 165 cv e poi i diesel con filtro SCR: 1.6 da 120 cv (anche in versione Bassi Consumi con allestimento Business) e 2 litri da 150 cv o 180 cv. In arrivo l’ibrida plug-in a benzina 4x4. Da 23.150 euro.

ECOLOGIA ★★★★★ / SICUREZZA ★★★★★ / COMFORT ★★★★★ / CAPACITÀ DI CARICO ★★★★★ / COSTO D’ESERCIZIO ★★★★★

Renault Mégane Sporter: lo spazio tecnologico Dopo la 5 porte, per la compatta francese è il turno della Sporter. Lunga 4,63 metri (+27 cm), ha un bagagliaio che va da 521 a 1.504 litri con doppio fondo e sistema di ripartizione del carico. Identiche la plancia con strumentazione digitale, head-up display e schermo verticale da 8,7” del sistema RLink2 adattabili attraverso il Multisense insieme alla modalità di guida. Analoghe anche la ricca dotazione di sicurezza (a 5 stelle EuroNCAP) e la gamma con la versione Ecobusiness 1.5 dCi da 110 cv che consuma 3,5 litri/100 km pari a 90 g/km di CO2. Gli altri motori sono l’1.2 da 100 cv o 130 cv (anche EDC7), diesel 1.5 da 90 cv e 110 cv e l’1.6 da 130 cv, entrambi disponibili con EDC6. In arrivo la GT a 4 ruote sterzanti, con l’1.6 a benzina da 205 cv o il diesel biturbo da 165 cv, e l’ibrida “mild”. Da 18.650 euro (+1.250 euro rispetto alla 5 porte).

Aziendale per missione.

ECOLOGIA ★★★★★ / SICUREZZA ★★★★★ / COMFORT ★★★★★ / CAPACITÀ DI CARICO ★★★★★ / COSTO D’ESERCIZIO ★★★★★

Volvo V90: specialità svedese L’ultima della stirpe delle grandi station wagon svedesi è basata sulla piattaforma SPA, è lunga 4,94 metri e ha un bagagliaio da 560-1.526 litri. La strumentazione è digitale, con head-up display e lo schermo centrale verticale da 9” del sistema Sensus che integra Android Auto, Carplay, Spotify e l’audio Bowers&Wilkins da 1.400 Watt. Ovviamente all’avanguardia la sicurezza con i sedili che proteggono la schiena in caso di uscita di strada, la frenata automatica che tiene conto anche di ciclisti e animali e il pacchetto Pilot Assist II che tende la mano verso la guida autonoma. Tutti 4 cilindri 2 litri i motori con cambio automatico a 8 rapporti: T5 da 254 cv, T5 AWD da 320 cv, D3 da 150 cv, D4 da 190 cv e D5 AWD da 235 cv. In arrivo la T8 AWD ibrida plug-in da 407 cv con uno 0-100 km/h in 5,2 s., 2,1 litri/100 km pari a 47 g/km di CO2 e 45 km di autonomia in elettrico. Da 44.960 euro. Di flotta nobile.

ECOLOGIA ★★★★★ / SICUREZZA ★★★★★ / COMFORT ★★★★★ / CAPACITÀ DI CARICO ★★★★★ / COSTO D’ESERCIZIO ★★★★★

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Market

di Maurilio Rigo

Tom Tom

Traffic Index Quale è la nostra città più trafficata? E all’estero la palma della metropoli più caotica a chi spetta? A questi interrogativi risponde “TomTom Traffic Index”, uno studio dettagliato effettuato sulla base dei dati acquisiti dall’azienda leader dei sistemi di navigazione satellitari. Una ricerca meticolosa e dettagliata che potrà risultare utile ai fleet manager nella ricerca di risorse che possono contribuire all’ottimizzazione della gestione del parco auto. Anche perché l’analisi degli specialisti della società olandese, non solo stabilisce la classifica dei livelli di congestione complessiva di 295 città nel mondo, ma analizza i livelli di traffico nelle singole città in momenti diversi della giornata e in giorni differenti della settimana. Inoltre, il report sulla singola città include informazioni più dettagliate come, ad esempio, il giorno più trafficato, la velocità media del flusso delle auto, il totale dei minuti di ritardo all'anno per i pendolari e i livelli di congestione sulle strade principali e secondarie.

“La nostra mission è da sempre quella di aiutare gli automobilisti di tutto il mondo a raggiungere la propria destinazione nel modo più veloce, sicuro ed ecologico evitando di ritrovarsi imbottigliati in minuti, o addirittura ore, di code interminabili sottolinea Luca Tammaccaro, vice president Dach & Italy di TomTom - La realizzazione del TomTom Traffic Index ci consente di offrire informazioni dettagliate sull’impatto che il congestionamento del traffico ha sui tempi di percorrenza nelle diverse

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città. Le amministrazioni pubbliche, le aziende e i decisori politici hanno quindi tra le mani uno strumento davvero unico e obiettivo, completo di tutte le informazioni relative alle aree urbane ed extraurbane”.

Insomma l’incubo traffico propone ogni giorno uno scenario apocalittico con la perdita di centinaia di minuti persi, decine di ore di ritardo in un solo anno, strade bloccate, code interminabili e tempi di percorrenza sempre più imprevedibili. In questa “Babele” quotidiana, Palermo si aggiudica la poco invidiabile palma di città più trafficata d’Italia, tallonata da Roma e

da Messina, mentre nel complesso si registrano peggioramenti a Napoli e un’inversione di tendenza, in positivo, per Milano. Fuori dei nostri confini, invece, lo scettro di città più trafficata del mondo, se lo aggiudica Mexico City, seguita da Bangkok e Łódź.

Gli ultimi dati dello studio sono riferiti all’intero 2015 e, come abbiamo visto, in Italia dopo la maglia nera di Palermo, Roma e Messina, troviamo Napoli che vede salire il suo indice di congestionamento di ben 2 punti percentuali rispetto al 2014, mentre Milano, nonostante il flusso di turisti

Market

arrivati in città per Expo, dimostra di aver gestito in maniera ottimale il traffico sulle principali arterie urbane ed extracittadine.

Tant’è che la città meneghina nel report 2014 riportava un indice di congestionamento pari al 30%, perdendo quindi un punto percentuale e con il 29% si piazza al quinto posto della Top Ten nazionale.

Desta un certo stupore il primato nazionale in materia di traffico per Palermo e Roma che riescono a superare alcune delle grandi capitali europee come Parigi e Bruxelles, oltre che una megalopoli come Pechino.

urbane raggiunge il 41%), e i giorni peggiori sono risultati il mercoledì mattina e il giovedì sera (i migliori sono stati il venerdì mattina e il lunedì sera), con il giorno più trafficato del 2015 datato 1 ottobre.

Torniamo in Sicilia perché Messina, terza classificata, con un indice del 35% scavalca una metropoli come Milano. Il capoluogo siciliano evidenzia picchi degni dei centri urbani più popolosi, e si va dal ritardo che si accumula nell’ora di punta (30 minuti) fino alle 116 ore che ogni anno i cittadini passano in coda con il “black

day” registrato il 22 agosto 2015.

Anche Napoli, quarto nella graduatoria con un indice del 31%, sorpassa Milano e, paragonato al 29% del precedente report, peggiora la sua posizione in classifica. La città del Vesuvio si piazza al 32° posto a livello europeo, peggiorando in tutti gli indici del report TomTom: dal dato del traffico sulle strade urbane pari al 41%, al ritardo che si accumula nell’ora di punta (31 minuti), fino alle ore che ogni anno i cittadini passano in coda, salite a 119. ➔

L’analisi dettagliata prende poi in esame l’evoluzione del traffico nell’arco della giornata dove risalta, prima di tutto, come Palermo, con un indice di congestionamento pari al 41% (ovvero ci vuole il 41% di tempo in più per percorrere un tratto di strada trafficato rispetto al tempo che verrebbe impiegato in una situazione di traffico regolare), sia la quarta città assoluta in Europa, preceduta soltanto da Łódź, Mosca e Bucarest. Ogni giorno, nel capoluogo siciliano si perdono ben 38 minuti nel traffico, e in un anno il pendolare palermitano passa 147 ore della sua vita in coda, mentre lo scorso anno il giorno peggiore per mettersi al volante è stato il 2 dicembre.

Passando alla Capitale, seconda classificata, l’indice di congestionamento, invariato rispetto al 2014, è pari al 38% (26% per i tratti autostradali mentre sulle strade

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Market

Stupisce invece Milano che lo scorso anno, nonostante l’Expo e di sei mesi di turisti provenienti da tutto il mondo, mette a segno un miglioramento da record aggiudicandosi la quinta piazza del ranking.

L’indice di congestionamento del capoluogo lombardo è stato studiato su un totale di 16.335 km totali, (pari all’area della grande Milano), suddivisi in 368 km di tratti autostradali e 15.967 km di strade urbane. L’indice di congestionamento che ne è risultato è stato pari al 29%, evidenziando nel lunedì mattina e il venerdì pomeriggio le giornate peggiori, al contrario del venerdì mattina e lunedì sera, in cui la situazione è decisamente migliore. Migliorano anche entrambi gli indici che riguardano il ritardo medio nell’ora di punta, che passa da 34 minuti a 33 mentre il tempo passato in coda dai milanesi è di 128 ore totali (giorno peggiore 2 aprile 2015).

Nel TomTom Traffic Index, con un indice del 26%, troviamo poi al sesto posto Catania, dove sui 6.657 km di rete stradale, i cittadini spendono 94 ore all’anno, mentre agli ultimi posti della classifica ci sono Bari (25%), Bologna, Firenze e Torino tutte al 23%.

Lo studio offre poi il dettaglio dell’andamento del traffico all’ora di punta, paragonato con i livelli che si registrano nei momenti più calmi della giornata. Il picco del traffico mattutino, quello che risente dell’arrivo dei pendolari, conferma Roma al primo posto con tempi di percorrenza che aumentano addirittura del 73%, seguita da Palermo, (+62%) e da Milano (+59%).

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I sistemi di navigazione sono in grado di mostrare la situazione del traffico in tempo reale

La mattina si viaggia meglio a Messina e Napoli che registrano picchi rispettivamente del +50% e +47%. Lo stesso tran-tran si ripete la sera, con Palermo in testa (+66%), seguito da Roma (+65%), Napoli (+56%) e poi Milano (+52%) e Messina (+51%). E sempre nel momento del rientro a casa dal lavoro Bologna (+44%) diventa peggio di Catania (+43%) e Bari (+40%).

Oltralpe, il traffico di Łódź e Mosca rappresenta il peggior incubo degli automobilisti europei, con Londra e Parigi che peggiorano il proprio indice di congestionamento dell’1% mentre San Pietroburgo passa dal 44% al 40% in un solo anno.

Nella “hit” europea va male anche per i

guidatori di Bucarest, Belfast, Dublino e Varsavia, mentre si circola un po’ meglio a Barcellona, e ancora di più a Madrid, Bilbao, Malmo, Berna e Rotterdam.

“Le informazioni sul traffico in tempo reale - conclude Tammaccaro - possono essere davvero di aiuto nel miglioramento della viabilità delle città, suggerendo agli automobilisti bloccati nel traffico un percorso alternativo per raggiungere la propria destinazione”.

Il TomTom Traffic Index risulta essere il più accurato barometro a livello mondiale del traffico nelle aree urbane e si basa sul rilevamento dei dati di percorrenza reali misurati sull’intero network stradale di 295 città (77 in più rispetto allo scorso anno) in ben 38 Paesi. Per dare un’idea della precisione di questa analisi basti pensare che nel corso degli anni TomTom ha raccolto un database con 14 trilioni di misurazioni storiche dei tempi di percorrenza al fine di fornire aggiornamenti dettagliati e precisi sul traffico in 50 Paesi.

Da segnalare che globalmente i dati storici di TomTom evidenziano come il congestionamento del traffico sia in crescita 13% dal 2008, anche se con differenze importantissime tra i vari Continenti.

Mentre il congestionamento del traffico in Nord America è aumentato del 17%, in Europa è incrementato “solo” del 2%, dato che potrebbe essere giustificato dalla crescita economica in Nord America e dalla crisi vissuta nel resto del Vecchio Continente.

Questo elemento è sicuramente condizionato da paesi dell'Europa meridionale come l'Italia (-7%) e la Spagna (-13%), dove è stato archiviato un netto calo degli indici di congestionamento del traffico negli ultimi otto anni.

People

di Alessandro Palumbo

Sulle flotte con le

“Stelle” Nei primi 6 mesi del 2016 il mercato delle flotte (immatricolato noleggio a lungo termine e società) ha targato 364.000 unità registrando una crescita del 18%.

Quali sono ad oggi le performance di vendita di Mercedes su questo target e quali sono gli obiettivi di fine anno?

Il mercato dell’auto continua a crescere con regolarità: il primo semestre ha fatto segnare un +19,2% rispetto allo stesso periodo del 2015. Se per i privati e società era più facile fare previsioni, la crescita del +14% del comparto del noleggio a lungo termine rispetto al primo semestre 2015 è un risultato tutt’altro che scontato ed è certamente il risultato di strategie mirate a conquistare clienti nuovi quali PMI, professionisti e privati oltre alle classiche car policy aziendali e l’ormai diffusa pratica del Rent To Rent.

Per quanto riguarda Mercedes, grazie al contributo dei nuovi prodotti lanciati tra fine 2015 e primavera 2016 la crescita vs il primo semestre 2015 è stata del 21,3% pertanto superiore rispetto al mercato.

Riteniamo di mantenere questo passo fino a fine anno.

Abbiamo incontrato Massimiliano Gardoni, Responsabile Flotte di Mercedes-Benz Italia, con il quel abbiamo conversato su alcuni elementi cari ai fleet manager come la tecnologia, la sicurezza e la connettività.

Mercedes dispone di un ventaglio di modelli adattabile a diversi ruoli all’interno di un’azienda, dall’impiegato fino ad arrivare al vertice. Ma in quale fascia aziendale Mercedes eccelle?

Dalla Classe A alla Classe S, i nostri clienti possono contare oggi su una gamma estremamente ricca e diversificata. Anche nel 2016 la nostra famiglia di compatte ha confermata il proprio ruolo strategico nel segmento delle company car. Allo stesso tempo, la SUV Attack, la più grande offensiva mai lanciata nel segmento, ha portato alla ribalta le nuove generazioni di SUV della Stella, raccogliendo grandi successi in tutti i segmenti; da ottobre 2016 GLC sarà disponibile anche in versione Coupé, aggiungendosi ai successi consolidati di GLE, GLE Coupé, GLS e Classe G. Il cuore del segmento flotte viene sempre egregiamente rappresen-

La Classe E è il modello più nuovo in gamma, il più avanzato per la dotazione di sicurezza

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tato da Classe C e nuova Classe E, Berlina e Station Wagon, forti di contenuti e motorizzazioni perfettamente in linea con le aspettative di questo mercato e versioni Business fatte su misura per i clienti delle company car. Sul fronte delle motorizzazioni l’eccellenza è costituita dall’ampliamento dell’offerta di vetture ibride. La nuova motorizzazione 350 e, equipaggiata con un quattro cilindri benzina combinato ad un potente motore elettrico, eroga una potenza complessiva di 215 kW (293 CV), di cui ben 82 puliti e non tassati.

Sportività combinata alla massima efficienza con un consumo di appena 2,1 litri di carburante per 100 chilometri ed un’autonomia che arriva fino a 31 chilometri in modalità esclusivamente elettrica. Una motorizzazione già disponibile su GLC, che debutta oggi su Classe C e sarà presto disponibile anche su E e GLE.

Massimiliano Grandoni, responsabile flotte Mercedes Benz Italia

People

La Classe C SW è un classico delle flotte ed è disponibile anche in versione diesel ibrida

La declinazione sportiva di alcuni modelli, primo fra tutti la Classe A, che riscontro ha avuto nel segmento flotte?

A partire dal lancio di Classe A la nostra gamma è stata interamente rinnovata grazie ad un nuovo design di esterni e interni che ha generato un nuovo family feeling destinato ad ampliare il target. La Classe A rappresenta un best seller nel segmento flotte e una delle ragioni è certamente questa sua nuova sportività. Uno stile più sportivo e dinamico quindi, particolarmente apprezzato dai nostri clienti, che dalla prossima primavera potranno contare sulla nuova Classe E Station Wagon in versione All-Terrain. Una declinazione della nostra (non è!) che strizza l’occhio al mondo off-road.

La sicurezza continua ad essere oggi una priorità per il gestore di una flotta aziendale. Come Mercedes risponde a questa esigenza?

Sicurezza, efficienza e connettività sono sempre più tra i principali driver nelle scelte dei nostri Clienti, anche nel segmento business. Valori che oggi si evol-

vono attraverso il concetto di ‘Intelligent Drive’, il nuovo corso tecnologico della Stella che, attraverso dispositivi nuovi o ampliati ci introduce ad una nuova dimensione di guida, sempre più sicura, confortevole e senza stress.

La risposta alle esigenze dei nostri clienti che possono finalmente mettere da parte le quotidiane ‘incombenze’ di guidare un’automobile e concedersi in piena sicurezza il massimo piacere di guida. La massima espressione di questo concetto è l’ultima generazione di Classe E, che può contare su Tecnologie intelligenti che ci assistono nelle manovre di sorpasso, ci consentono di aprire, chiudere e persino parcheggiare la nostra automobile con uno smartphone, ci avvisano dei pericoli e, se necessario, intervengono.

raccolte: ultrasuoni, radar a lungo e corto raggio, e telecamere stereoscopiche evolute. L’elaborazione dei dati combinati fornisce ai dispositivi di guida assistita un’indicazione sul comportamento più idoneo per garantire la massima sicurezza, comfort ed efficienza. Rappresentano un grande ausilio alla guida, soprattutto per chi fa dell’automobile un utilizzo professionale, ma non si sostituiscono al guidatore e, oggi più che mai, nell’era degli smartphone che rappresentano un forte elemento di distrazione, vale il motto ‘mani sempre sul volante e occhi sulla strada’. Queste tecnologie si integreranno sempre di più nelle dotazioni dedicate alle versioni Business, offrendo un forte contributo ad una guida priva di stress.

Che impatto avrà secondo lei la diffusione della “guida autonoma” per un’azienda con auto in flotta. E quali sono i piani di sviluppo di Mercedes su questo terreno?

Oggi, le nostre automobili possono contare su tre distinte tecnologie di sensori che condividono tra loro le informazioni

GLE, uno dei pezzi pregiati del Suv attack

La Classe E, si parcheggia con lo smartphone

La Classe S è da sempre l’ammiraglia per antonomasia

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Toyota RAV4 Hybrid

Drive

di Nicola Desiderio

La casa giapponese mette finalmente insieme Suv e ibrido nel RAV4 in occasione del restyling della quarta generazione.

Un’auto che guadagna qualità, sostanza e tecnologia anche per la sicurezza aggiungendole alle proverbiali doti di spazio e comfort. Con la doppia propulsione migliora inoltre anche la flottabilità, soprattutto con policy sempre più “verdi” e in un mercato pronto ad accogliere auto a ruote alte ed elettrificazione con crescente favore.

Logico connubio La Toyota RAV4 è l’antesignana del SUV, dal 1994 ha veduto oltre 6 milioni di unità e, in occasione del restyling della quarta generazione, propone per la prima volta la versione ibrida, altro cavallo di battaglia storico del costruttore di Nagoya. Disponibile negli allestimenti Active, Style, Lounge e Business, anche con il diesel 2 litri da 143 cv, sia a trazione anteriore sia AWD, parte da 28.940 euro. Proviamo la versione Hybrid a 2 ruote motrici.

Sguardo più affilato La RAV4 ha stile e proporzioni tipicamente da Suv e la lunghezza di 4,60 metri la pone nella parte alta del segmento come dimensioni. Gli aggiornamenti estetici riguardano in particolare il frontale, i paraurti e i gruppi ottici a Led che danno alla giapponese un’aria più affilata. Nuovi infine i cerchi, la pinna sul tetto e le due tinte Blue Met e Dark Red Met. Come da tradizione, la versione Hybrid ha il logo con le Tre Ellissi su sfondo blu.

Spazio per tutto e tutti Tanto spazio. È questa la sensazione che si respira dentro la RAV4 dove 5 persone stanno più che comode e il bagagliaio parte da 579 litri e arriva a 1.633 litri abbattendo lo schienale 60/40 (ma mancano le levette per farlo da dietro) pure regolabile in inclinazione. Estremamente comode le operazioni di carico e scarico, grazie al grande portellone elettrico, soglia bassa (ma sotto c’è anche un bel gavone) e di un pratico tappetino in gomma removibile. A richiesta la rete divisoria, quella verticale e molti altri accessori per il carico. Migliorate anche la qualità dei materiali e l’ergonomia, con vani più numerosi e rivestiti in gomma. Rivista anche la strumentazione, con display multifunzione a colori da 4,2”, e più evoluta la telematica con i nuovi sistemi Touch&go dotati di schermi a sfioramento da 7” più definiti. Non specchiano dispositivi

esterni, ma la versione più raffinata ha il ricevitore Dab, la navigazione 3D con Google con Google Street View, Panoramio e Local Search, il notiziario TomTom per il traffico e alcune app interessanti come quella per trovare il distributore che offre i prezzi migliori per il carburante. Ci sono anche le istruzioni vocali e la funzione text-to-speech per leggere o dettare messaggi. Nuovo anche il sistema di visione perimetrica a 360° con 4 telecamere e l’allerta per il traffico trasversale posteriore.

Anche la sicurezza (a 5 stelle EuroNCAP nel 2013) viene rinforzata con il pacchetto Safety Sense completo di cruise control adattativo, con sistema precollisione da 10 fino a 180 km/h, frenata autonoma salvapedoni fino a 80 km/h, lettura segnali, sensore per l’angolo cieco e mantenimento attivo della corsia. Ci sono inoltre i fari a Led antiabbagliamento. ➔

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Drive

Non solo ibrido Molti gli interventi nascosti sulla RAV4, volti a migliorare comfort e comportamento stradale. La scocca adotta più saldature e adesivi, per guadagnare rigidità torsionale, e anche sterzo e sospensioni godono di collegamenti più robusti e di tarature diverse.

Migliorata anche l’insonorizzazione, in particolare sul fondoscocca e nella zona della plancia. Le novità principali sono sotto il cofano. Il diesel è un 2 litri da 143 cv di origine BMW che dichiara 4,7 litri/100 km pari a 123 g/km di CO2, ma la novità più succosa è l’ibrido.

Il sistema è lo stesso della Lexus NX: motore 2.5 a ciclo Atkinson da 155 cv e elettrico da 105 kW collegato insieme al generatore attraverso un ruotismo epicicloidale che funge anche da cambio a variazione continua e gestisce i flussi di energia del sistema. Può funzionare sia in parallelo

sia in serie. Il principio è analogo a quello di tutti gli ibridi del gruppo e lo stesso è per la batteria al nickel-metal-idrato da 1,59 kWh. La versione AWD ha un ulteriore motore elettrico posteriore da 50 kW (ma la potenza del sistema di 197 cv non cambia), pesa 65 kg in più, ma traina più del doppio (1.650 kg contro 800 kg).

ai dati dichiarati.

Liscia e docile La RAV4 è un’auto fluida, ma anche insospettabilmente scattante (0-100 km/h in 8,3 s.) e agile, grazie ad un assetto e ad uno sterzo indovinati.

Il modo migliore per godersela è però premere l’acceleratore poco e senza fretta, per farla scorrere ad emissioni zero fino a 70-80 km/h, e poi sollevarlo appena possibile per recuperare energia utile.

Ottimi i consumi, e non solo in città: anche su tangenziale e statale le medie sono davvero interessanti ei ci si può avvicinare

Altamente vantaggiosa La concretezza è la dote migliore della RAV4, ha spazio da vendere, si fa guidare facilmente, viaggia comoda e poi offre tutti i vantaggi pratici ed economici dell’ibrido: paga la tassa di possesso solo sulla parte termica e in alcune regioni gode di ulteriori esenzioni, parziali o totali, così come in alcune città per parcheggi, accessi ZTL e limitazioni del traffico. Costa meno anche la manutenzione: non ha cambio né frizione e consuma meno freni e pneumatici perché i normali rallentamenti vengono effettuati tramite il motore elettrico. La diffusione sempre maggiore di Suv e ibridi sta inoltre spingendo i valori residui delle auto che possiedono questi due requisiti. La parte elettrica è garantita 5 anni o 100.000 km. In definitiva: perfetta per le flotte.

Dati tecnici

Dati per il fleet manager

Dati per il driver

cilindrata 2.494 cc potenza 197 CV (145 kW, 114 kW motore termico) lungh./largh./alt. 4,60 x 1,84 x 1,67 m peso 1.700 kg accelerazione 0-100 km/h 8,3 s. velocità massima 180 km/h trazione anteriore cambio automatico a variazione continua

CO2 115 g/km costo di esercizio al km (*) n.d. consumo medio 4,9 l/100 km motori più flottabili: 2.0 D-4D 2WD diesel 143 CV Hybrid AWD

sicurezza EuroNCAP ★★★★★ (2013) connettività ★★★★★ comfort ★★★★★ silenziosità ★★★★★ spazio ★★★★★ capacità di carico 579-1.633 litri

Toyota RAV4 Hybrid 2WD

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(*) percorrenza annua 30.000 km

Drive

di Nicola Desiderio

Alfa Romeo Giulia

passion fleet L’Alfa Romeo Giulia segna il ritorno della casa del Portello alla trazione posteriore e succede alla 159 riprendendo un nome glorioso, già appartenuto al modello in gamma tra 1962 e 1977.

Costruita presso lo stabilimento di Cassino (FR), ha motori con potenze comprese tra 150 cv e 510 cv, provenienti dagli impianti di Termoli (benzina) e Pratola Serra (diesel), ed è il primo modello del nuovo corso che punta a riposizionare il Biscione tra i marchi premium.

Parte da 35.500 euro con due allestimenti per il canale privati (base e Super) e due per quello flotte: Business e Business Sport che offrono un vantaggio cliente rispettivamente del 19% e 33%, completabili con il pacchetto Launch Edition dove il valore in più è del 77% e 53%.

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Nomi e forme della sportività I nomi Alfa Romeo e Giulia evocano l’essenza della berlina sportiva all’italiana e la nuova arrivata li incarna già nello stile muscoloso, ma senza forzature e con gli elementi tipici come il frontale a tre lobi dominato dal grande scudetto centrale.

Lunga 4,64 metri, ha un passo molto disteso (2,82 metri) e lo sbalzo anteriore ridotto, il cofano lungo e l’abitacolo spostato visivamente all’indietro creano quel dinamismo nelle proporzioni che si chiede ad un’Alfa Romeo, ma con un’aerodinamica eccellente (cx di 0,25).

Essenza italiana La Giulia ha un abitacolo solido ed essenziale, curato soprattutto negli assemblaggi. Comoda per 4, è accogliente in-

nanzitutto per il guidatore cui dedica una strumentazione a binocolo con due strumenti analogici e un display multifunzione a colori, più lo schermo centrale (da 6,5” o 8,8”) del sistema in grado di specchiare dispositivi Android e iOs e dotato di cartografia TomTom aggiornabile. Il tutto si comanda con il manopolone sul tunnel, vicino alla manopola del DNA per selezionare una delle tre modalità di guida (Dynamic, Natural, Advanced Efficient).

La plancia agevola la visibilità anteriore ed è rivestita di un morbido slush cucito a vista.

Raffinati sia il noce scuro (ma si può avere anche la quercia) con finitura grezza, sia il tessuto del cielo e morbida la pelle con la quale sono rivestiti i sedili, sportivi ma non eccessivamente avvolgenti.

Drive

A disposizione anche altre combinazioni cromatiche di materiali tra cui Alcantara, PVC, metallo satinato e carbonio. Pratiche le bocchette circolari anche per il divano posteriore, il cui schienale può essere abbattuto 40/20/40 ampliando la capacità di 480 litri del vano bagagli. Buona la capacità del cassetto portaoggetti, ci sono vani sotto il poggiabraccia e di fronte alla leva del cambio. Molto utili di notte le manopole esterne illuminate e il catarifrangente inserito sul bordo di ogni portiera.

La sicurezza è certificata a 5 stelle con il 98% di protezione per gli occupanti, il tasso più elevato mai registrato dall’Eu-

roNCAP grazie alle caratteristiche della scocca, ai 6 airbag e ai vari dispositivi come l’allerta per l’angolo cieco, la corsia e la distanza di sicurezza che, se il guidatore non risponde, fa intervenire la frenata autonoma che evita gli incidenti fino a 60 km/h tenendo conto anche dei pedoni.

Sono Giulia e mi manda Giorgio Nome in codice 952, la Giulia è basata sulla nuova piattaforma denominata Giorgio, destinata a dare vita ad altri futuri modelli Alfa Romeo. L’italiana ha una massa ridotta e perfettamente ripartita sui due assali grazie all’alluminio utiliz-

Il biscione torna all’antico e non solo per il nome, con una berlina sportiva media e, per di più, a trazione posteriore per sfidare frontalmente i marchi premium nel segmento più importante per il canale business. Muscolosa, sicura ed efficiente, offre un’esperienza di guida straordinaria per conquistare le flotte con un gusto tipicamente italiano.

zato per portiere, cofano motore, parafanghi e sospensioni (a controllo elettronico optional) con avantreno a doppio braccio oscillante e retrotreno multilink a 4 bracci e mezzo. L’albero di trasmissione è in carbonio e sulla versione Quadrifoglio lo sono anche tetto, cofano, splitter anteriore e nolder posteriore e minigonne. I freni hanno l’impianto elettromeccanico e sulla versione più potente i dischi sono carboceramici. Lo sterzo è estremamente diretto (11,8:1).

I motori sono tutti in alluminio e disponibili con cambio manuale a 6 rapporti o automatico a 8 rapporti: nel primo caso il diesel 2,1 litri (2.143 cc) ha 380 Nm, nel secondo 450 Nm, sia nella versione da 150 cv sia da 180 cv, come sull’esemplare della nostra prova.

Al vertice la Quadrifoglio, con il V6 2.9 biturbo da 510 cv derivato dal V8 della Ferrari 488, che ha un rapporto peso potenza inferiore a 3 kg/cv per prestazioni mozzafiato (307 km/h, 0-100 km/h in 3,9 s.) e il record assoluto per un’auto a 4 porte sul circuito del Nürburgring. ➔

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ché è confortevole, sicura e veloce (230 km/h, 0-100 km/h in 7,1 s.) grazie ad un motore vivace e spalleggiato da un cambio praticamente perfetto.

Ma lo è soprattutto perché fa battere il cuore ogni volta che la si guida: grande tenuta di strada, frenata potente e modulabile e soprattutto uno sterzo preciso come un goniometro restituiscono sensazioni dimenticate.

In arrivo anche un 2 litri a benzina MultiAir con potenze da 200 cv a 350 cv. Si parla anche di un ibrido plug-in e di un diesel V6.

Il nuovo punto di riferimento L’essenza di un’Alfa Romeo si percepisce

non appena ci si accomoda al volante, si preme il pulsante sul piantone per avviare il motore e si azionano le grandi leve del cambio, incernierate al piantone come vuole la scuola italiana. La Giulia è un’auto semplicemente eccellente su strada per-

Le ragioni del cuore Se piacere di guida e fascino fossero gli unici parametri per le flotte aziendali, la nuova Alfa Romeo Giulia avrebbe il monopolio, ma l’italiana non si limita a questo, anzi: qualità, dotazione, prestazioni, sicurezza ed efficienza, insieme al valore del brand, offrono al fleet manager tutte le ragioni necessarie a compiere una scelta giusta per la flotta, non solo per il cuore.

Alfa Romeo Giulia 2.2 Turbo Diesel 180 CV Automatica Dati tecnici

Dati per il fleet manager

Dati per il driver

cilindrata 2.143 cc potenza 180 CV (132 kW) lungh./largh./alt. 4,64 x 2,02 x 1,44 m peso 1.445 kg accelerazione 0-100 km/h 7,1 s. velocità massima 230 km/h trazione posteriore cambio automatico 8 marce

CO2 109 g/km costo di esercizio al km (*) 0,44 euro consumo medio 4,2 l/100 km motori più flottabili: 2.0 Turbo Diesel 150 CV e 180 CV con cambio manuale

sicurezza EuroNCAP ★★★★★ (2016) connettività ★★★★★ comfort ★★★★★ silenziosità ★★★★★ spazio ★★★★★ capacità di carico 480 litri

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(*) percorrenza annua 30.000 km

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Un’app low-cost

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Trend

di Francesca Carli

per la guida autonoma Un hacker di 26 anni alla guida dei veicoli autonomi.

Non è uno spaventoso scenario fantascientifico, ma una realtà che potrebbe cambiare per sempre il concetto di automobile…

Non tutti gli hacker vengono per nuocere.

A pensarla così è il venture capital statunitense Andreessen Horowitz che ha deciso di finanziare l’hacker George Hotz nome in codice geohot - con ben 3,1 milioni di dollari.

L’obiettivo? Sfidare Elon Musk nella realizzazione di un’auto semi-autonoma entro la fine di quest’anno. Geohot non è un hacker qualunque, ma un vero e proprio talento del settore: a diciassette anni riuscì a crackare l’iPhone, in seguito lasciò gli studi universitari e a vent’anni mise a punto il primo PurpleRa1n, il primo tool di jailbreaking per l’iPhone 3GS (allora appena uscito). Ma non si fermò lì: appena ventunenne, infatti, riuscì a infrangere le protezioni della Playstation. Questa mossa e la fama che ne conseguì colpirono un altro ragazzo prodigio, Mark Zuckerberg: il CEO di Facebook lo volle così in squadra presso il social network più famoso del pianeta. Ma Geohot non intendeva fermarsi: tre anni dopo riuscì addirittura a violare Chrome e non solo ricevette un premio da 150mila dollari, ma venne addirittura assunto dal colosso Google. Ma l’ambizione lo ha spinto ancora oltre: il giovane è infatti diventato ricercatore

presso una società che realizza algoritmi di intelligenza artificiale, Vicarious. E qui ha cominciato a sviluppare un particolare interesse verso il tema dell’automazione dei veicoli.

Una sfida ai colossi del settore che parte dal garage di casa Licenziatosi da Vicarious, George Hotz aveva le idee piuttosto chiare e ha deciso di puntare il più in alto possibile, presentandosi personalmente da Elon Mask per proporgli un accordo. Tesla è da tempo impegnata sulla realizzazione di un’auto a guida autonoma da lanciare sul mercato (così come Apple e Google), ma non è ancora giunta a una fase davvero decisiva di questo percorso. L’hacker ha proposto a Mask di lavorare su un sistema di visione computerizzata di sua realizzazione, ma l’accordo è sfumato. Neanche a dirlo, Hotz non si è perso d’animo e ha pensato bene di sfidare da solo i colossi del settore. Oggi di anni ne ha ventisei e ha fondato la sua start-up, Comma.ai. La storia è di quelle a cui una certa America della Silicon Valley ci ha ormai abituato e, come nella migliore tradizione, parte dall’interno di un semplice garage. Lì dentro è

sì parcheggiata un’auto, ma non per il più classico dei motivi. A partire dalla sua Acura ILX (auto del gruppo Honda), infatti, l’hacker ha iniziato a sviluppare una nuova tecnologia che, promette, sarà in grado di trasformare qualsiasi auto in un veicolo semi-autonomo. Con l’ingente finanziamento ricevuto da Horowitz, il giovane cyber-prodigio ritiene di poter lanciare sul mercato - per meno di mille dollari - questo innovativo sistema che sarà basato su un’app per smartphone collegata a videocamere di bordo. Una delle caratteristiche di questa applicazione, stando alle dichiarazioni di Geohot, sarà l’estrema facilità di installazione e utilizzo. Il guanto di sfida è stato lanciato attraverso le pagine del suo blog, in cui l’hacker ha arditamente dichiarato di aver già realizzato una vettura a guida autonoma “migliore di quella di Tesla” (che ha definito tecnologicamente “abbastanza buona”). Al di là della spavalderia che lo contraddistingue, Geohot ha espresso però un concetto che non può essere ignorato (anche) dai colossi del settore: in pochi al mondo potranno acquistare un’auto a guida autonoma, mentre un’app sarà sempre alla portata di tutti. ➔

Un’immagine del sistema di guida autonoma (dal blog di Comma.ai)

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Trend

La Acura ILX utilizzata per il progetto (dal blog di Comma.ai)

Si parte con Chffr: l’app che spiega (alle auto) come guidare Comma.ai ha realizzato Chffr, app gratuita (oggi disponibile per Android e rilasciata a chi sceglie di iscriversi, attraverso il sito della società, come beta tester) che mira a insegnare ai computer a guidare. Come funziona? Basta scaricarla sul proprio smartphone, avviarla e posizionare il dispositivo sul parabrezza con la fotocamera rivolta verso la strada. Il dispositivo in questo modo diventa un vero e proprio strumento di raccolta dati in grado di analizzare nel dettaglio lo stile di guida dell’automobilista (come reagisce alla presenza di altre auto o di pedoni e ciclisti, velocità media, tipo di frenate e accelerazioni...). I dati, trasferiti via Wi-Fi ai server di Comma.ai, vengono analizzati grazie al sistema di intelligenza artificiale realizzato da Hotz, per migliorare la tecnologia che la start-up sta mettendo a punto.

Semplicemente guidando, quindi, ogni automobilista potrà contribuire ad affinare questo innovativo strumento. L’attuale velocità di elaborazione dei dati raccolti dal sensore, permetterà alla prima versione del software di funzionare solo sulle autostrade: il sistema infatti non è ancora ottimizzato per processare la grande mole di dati raccolti nei tratti urbani e maggiormente trafficati. Ma questo non scoraggia Hotz, il quale sembra comunque essere deciso a portare a termine il suo ambizioso progetto.

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Carfleet 64 ottobre 2016

La sede di Comma.ai (dal blog della società)

People

di Nicola Desiderio

Goodwood Festival of Speed

la macchina del tempo Che cosa sarebbe dovuto succedere il 23 giugno del 2016? Sarebbe dovuto iniziare solo il Goodwood Festival of Speed, la manifestazione motoristica che per 4 giorni celebra la passione dei motori così come solo i britannici sanno fare, mescolando il passato e presente e dando al tutto una cornice di rara bellezza, dove la natura, l’architettura e il pregio delle presenze ha di fatto trasformato questa piccola località del West Sussex dell’unico vero salone dell’Automobile d’Oltremanica. Da Goodwood inoltre il Canale si vede in lontananza, ma in pochi avrebbero immaginato che in quel giorno si sarebbe trasformato di nuovo in un confine politico.

Ma che cosa è davvero Godwood e il Festival of Speed? È difficile spiegarlo a chi non c’è mai stato. A suo modo è esclusivo, perché possono accedevi solo 150mila persone e tutto avviene nella proprietà che circonda il palazzo del Duca di March, ideatore e organizzatore dell’evento e nipote di Frederick nono duca di Lennox, Richmond, Gordon e Aubigny ovvero colui che trasformò quest’angolo d’Inghilterra

in un tempio del motorismo. Appassionato di Lancia, ne possedeva più di una, diventò ingegnere e andò a lavorare in Bentley negli anni in cui le 3 Litre, le 4 Litre e le Speed Six andavano da Crewe a Le Mans su strada e tornavano con la coppa nei sedili posteriori. Freddie – così lo chiamavano gli amici – era anche pilota, vincendo un paio di volte anche a Brooklands e, quando arrivò la Seconda Guerra Mondiale, non gli sembrò sufficiente mettersi la divisa: progettò e si costruì il suo aereo per spalleggiare la RAF. Insomma, un uomo del suo tempo, tutto passione per la velocità, in ogni sua espressione tanto da volerla coltivare proprio nel cortile di casa costruendo prima nel 1936 il nastro d’asfalto della famosa Downhill e nel 1948 il circuito sul quale hanno svezzato piloti del calibro di Mike Hawthorn, Graham Hill, Jim Clark, ma anche Sir Stirling Moss, passato alla storia come il vincitore nel 1955 della Mille Miglia più veloce della storia e che a Goodwood aprì e chiuse la sua carriera: nel 1951 vi vinse infatti la sua prima gara in moto e sempre qui nel 1962 ebbe il grave incidente che gli fece appen-

Marino Franchitti e Dirk Muller con la Ford GT vincitrice della classe GTE alla 24 Ore di Le Mans

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Carfleet 64 ottobre 2016

dere il casco al chiodo. Uscì alla Saint Mary, la stessa curva che fu invece fatale 8 anni dopo a Bruce McLaren, ma evidentemente i bei ricordi superano i cattivi e anche quest’anno Moss è tornato al Festival of Speed che altro non è se non la rievocazione di quella gara in salita che Freddie ideò e che suo nipote Charles-Gordon Lennox nel 1993 ebbe l’idea di riportare in vita.

Quest’anno, facendo due passi nei dintorni del castello, si poteva incontrare gente del calibro di Jackie Stewart, Emerson Fittipaldi, Giacomo Agostini, Freddie Spencer, Derek Bell che hanno sfilato, con tanto di tuta e casco, sulle auto e le moto con le quali hanno trionfato per affrontare le 1,16 miglia (1,86 km) della Goodwood Hillclimb. E dove non c’erano gli originali, sono venuti i loro parenti prossimi come David Brabham, Bruno Senna, Freddie Sheene e Freddie e Tom Hunt accanto agli eroi dei nostri giorni come Lewis Hamilton, Nico Rosberg e Nico Hulkenberg saliti a bordo dei loro bolidi di Formula 1: quest’anno sono stati ben 7 i team ufficiali presenti con tanto di paddock dedicato, motorhome e tecnici. ➔

Goodwood è passione autentica per i motori

People

Dal 1993, ogni anno nel mese di giugno, nella tenuta di Lord March nel Sud dell’Inghilterra si apre un buco spazio-temporale che riporta in vita una celebre cronoscalata mettendola insieme con un concorso di eleganza, un salone dell’auto, una competizione storica e un rendez-vous di campioni e delle auto e moto da corsa più belle e vincenti di tutti i tempi.

Un evento unico riservato a 150mila persone e che fa sempre più gola alle case per fare immagine e far debuttare anche qualche novità.

La Renault AK del 1906 è solo una delle arzille vecchiette che si è cimentata sulle 1,16 miglia della Hillclimb

L’attore canadese Keanu Reeves è stato uno tra i tanti vip presenti all’edizione di quest’anno

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People

Il bello è che tutto questo avviene in un’atmosfera magica, a metà strada tra quella di una sagra di paese o quella di una corsa degli anni ruggenti, con le macchine e le moto messe come una volta sotto tendoni, a pochi metri dagli appassionati, pronte a scatenarsi di fronte a loro sul percorso protetto da balle di fieno e presidiato da uomini del servizio d’ordine che vestono tutti tuta bianca e “flat hat” in testa. E lo spettacolo non è finito: sul prato che circonda il castello si può passeggiare tra i pezzi unici della collezione Cartier o visitare gli stand delle case che, un po’ per scelta e un po’ per necessità, fanno sempre di più presenza e Goodwood presentando le loro novità. Visto il contesto, è difficile che si tratti di auto che guardano alle flotte, piuttosto si tratta di prodotti ad alto tasso emozionale come l’Aston Martin DB11, la Mercedes-AMG GT R, la McLaren P1 LM, la Lexus LC, l’ennesimo step della Nissan GT-R , la Porsche 911 R, la Bugatti Chiron da 1.500 cv e altre auto da sogno ancora come le Rolls-Royce che qui sono più numerose delle Panda, non a caso. Vengono costruite infatti proprio a Goodwood dal 1998, da quando appartiene alla BMW. La casa di Monaco ha voluto celebrare i suoi 100 anni con una spettacolare scultura in acciaio opera di Gerry Judah che regge a decine di metri da terra la BMW 328 Mille Miglia Roadster che vinse la famosa corsa italiana nel 1938 e 1939, la Brabham-BMW BT52 vincitrice del campionato mondiale di Formula 1 del 1981 con Nelson Piquet e la BMW V12 LMR trionfatrice alla 24 Ore di Le Mans del 1999. Anche per i modelli più vicini alle strade di tutti i giorni, qui si trova il lato più saporito. Ad esempio, la Volkswagen

La scultura di Gerry Judah di fronte al castello di Lord March ha celebrato i 100 anni di BMW

Golf GTI ha celebrato i 40 anni con la versione Clubsport S da 310 cv che ha fissato il nuovo record per auto a trazione anteriore sul Nurburgring, la Renault ha presentato la Twingo GT e la Megane GT Sporter, la Ford ha portato la Fiesta ST200 accanto alla GT che ha appena vinto la 24 Ore di Le Mans e alla nuova Kuga Vignale e l’Audi non ha mancato di mostrare la nuova Q2 accanto alla R8 Spyder e alle Q7 nelle loro massime espressioni come la plug-in hybrid e la SQ7 con il V8 diesel 4 litri da 435 cv.

Quello che conta davvero è che a Goodwood non esistono più barriere sociali o temporali: il pilota pluriridato, il personaggio del jet set o il grande manager si ritrovano accanto all’uomo di strada che decide di passare un giorno con la sua famiglia in questo brodo di passione, da vivere come un viaggio nel tempo dove la

monoposto di Nico Rosberg fa lo stesso percorso di una Bugatti Type 55 del 1935 o di una mostruosa Fiat S76 del 1910 mossa da un 4 cilindri di 28,3 litri che superava i 200 km/h, senza contare i prototipi delle corse di durata, le auto che hanno vinto le 500 Miglia di Indianapolis, i dragster, le Gruppo B da Rally, le Nascar e persino i super truck. Ma forse è la macchina organizzativa quella più importante: centinaia di persone del luogo che trasformano la tenuta di Lord March e la campagna circostante in qualcosa a metà strada tra il Motorshow di Bologna, il Salone di Ginevra, la Le Mans Classique e il Concorso di Eleganza di Pebble Beach per un giro di affari di 70 milioni di sterline.

Una macchina del tempo insomma, ma anche una macchina che produce verde denaro, verde come i prati dell’Inghilterra e di Goodwood.

Tutte le categorie motoristiche di tutti tempi si ritrovano a Goodwood. Sopra la Ford Focus di Andrew Jordan impegnata nel BTCC

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Service

di Gianpiero Bottino

A qualcuno piace

“a freddo” Grandinata. La parola che nel linguaggio comune identifica un preciso evento atmosferico, nel gergo dell'autoriparazione viene riferita alle vetture che di tale evento hanno subito le conseguenze evidenziate dal fiorire di gibolli eliminabili solo con interventi complessi, lunghi e costosi. È la parola che sul finire degli Anni 90 ha indotto la Ballsystem, azienda specializzata fondata nel 1977 a Perugia, a focalizzare il proprio business proprio sulla riparazione delle auto grandinate, e più in generale di tutti i danni che non intaccano la vernice.

La strategia impostata per affinare le tecniche di riparazione “a freddo” ha regalato all'azienda umbra un'equilibrata presenza sul territorio attraverso la rete dei “Green partner” e ambiziosi obiettivi di sviluppo, da perseguire anche all'estero, come aveva anticipato due anni fa, su queste stesse colonne, Antonello Fiorenza, direttore generale di Ballsystem. Da questo tema abbiamo preso spunto per avviare la chiacchierata con il manager.

Come procede l'internazionalizzazione che sembrava privilegiare la penetrazione negli USA? In realtà abbiamo deciso di iniziare dalla Russia, dove abbiamo una “branch” stabile per sfruttare le opportunità offerte da un mercato potenzialmente enorme in cui questo metodo è poco diffuso.

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Carfleet 64 ottobre 2016

Avete delle risposte?

Siamo agevolati dal fatto di avere già dei contatti in un Paese enorme nel quale non è facile muoversi e che è impossibile presidiare in modo capillare. Inutile per esempio pensare alla Siberia. Stiamo lavorando puntando sui grandi centri come Mosca e San Pietroburgo, dove ci sono numeri (e tasche) interessanti.

Questo significa rinunciare al “sogno americano”.

Niente affatto. Negli USA siamo presenti in modo differente, attraverso una fortissima joint venture. Non vogliamo fare il passo più lungo della gamba, quindi per ora consolidiamo l'avventura russa, poi andremo avanti.

Nel nostro lavoro programmi e obiettivi possono cambiare in base alle esigenze dei committenti storici, che a livello mondiale sono le fabbriche e i grandi centri logistici, mentre in Italia prevalgono le assicurazioni e le società di noleggio a breve e lungo termine.

A proposito di clienti, lei aveva espresso l'intenzione di aumentare il peso dei privati attestato al 20%. Avete raggiunto l'obiettivo?

In parte sì e in parte no. Visto il momento di crisi, la fetta privata è aumentata indirettamente, perché sono cresciute le pra-

Antonello Fiorenza, direttore generale della Ballsystem

tiche assicurative relative a questi clienti.

Il peso dei privati tramite l'assicurazione è cresciuto del 5-8%, a differenza dei clienti privati diretti che tendono a effettuare la riparazione solo se i sinistri mettono in discussione la sicurezza o provocano alterazioni estetiche gravi.

Vi occupate solo di riparazioni che non comportino interventi gravosi sulla carrozzeria?

I nostri tecnici – perfettamente addestrati a smontare e rimontare le parti che vanno trattate separatamente – operano direttamente quando l'impatto non determina la rottura della vernice. Il network dei nostri Green partner, attivo in Italia e Polonia, può però garantire qualunque tipo di riparazione, anche se il nostro “core” resta l'intervento a freddo.

Service

In cosa vi differenziate dai concorrenti?

Nella capacità di offrire ai clienti non solo soluzioni su misura per le specifiche esigenze, ma anche servizi a 360 gradi ante e post riparazione: formazione, consulenza burocratico/amministrativa, prelievo e riconsegna vetture e così via. Due anni fa abbiamo creato l'Osservatorio Ballsystem, che affianca l'Accademia Ballsystem dedicata alla formazione dei dipendenti nostri e dei partner. L'Osservatorio analizza il mercato e ne interpreta le tendenze, per fornire ai clienti informazioni di ogni tipo. Persino le previsioni meteo e gli allarmi grandine, prassi in apparenza contraddittoria per un'azienda che sui danni da grandine ci campa, ma coerente con il rapporto di partnership con i clienti che è la nostra specificità.

Quali vantaggi comporta questa specificità per chi si rivolge a voi?

Possiamo ridurre del 70% i tempi di riparazione e tra il 40 e il 70% i costi. Si tratta di medie, perché facciamo anche meglio.

Per esempio una macchina grandinata, la cui riparazione con i sistemi standard comporta dai 4 ai 7 giorni lavorativi, se viene presa in carico alle 9 da un nostro

tecnico al più tardi alle 18 – salvo esigenze particolari – è pronta per la riconsegna.

In caso di grandi clienti e di grandi eventi c'è l'Hail Team, squadra di specialisti itineranti capaci di valutare la situazione e i possibili interventi, in collaborazione con i partner locali.

Come giudica il momento dell'azienda?

Siamo reduci da un 2015 importante e di grande respiro, che ha visto la trasformazione in Spa.

Operazione impegnativa anche dal punto di vista finanziario, visto che abbiamo aumentato il capitale sociale da 190.000 euro e 1.350.000 interamente versati.

Un anno contrassegnato da cambiamenti importanti nel modo di pensare, di operare, di rapportarsi al mercato che sta rispondendo bene, come del resto fa l'azienda che oggi conta 50 dipendenti diretti e 250 indiretti, oltre a 100 Green partner contrattualizzati, destinati presto a diventare 200 solo in Italia.

Carfleet 64 ottobre 2016

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La macchina dei numeri

di Alessandro Palumbo

Immatricolazioni in Italia di autovetture e fuoristrada di società 8 mesi 2016 52.331 12.328 10.538 10.462 10.350 9.822 9.308 9.251 8.150 8.016 7.145 7.053 6.010 5.422 4.483 4.291 4.011 3.804 3.119 2.710 2.640 2.569 2.116 1.387 1.261 1.166 981 858 822 812 762 721 602 599 553 535 527 139 89 58 57 47 18 15 11 51 208.000

marca FIAT VOLKSWAGEN PEUGEOT RENAULT BMW LANCIA AUDI CITROEN MERCEDES OPEL TOYOTA FORD ALFA ROMEO NISSAN MINI LAND ROVER JEEP VOLVO HYUNDAI SMART KIA SKODA DACIA PORSCHE SEAT MAZDA JAGUAR SUZUKI DS LEXUS HONDA MITSUBISHI INFINITI ABARTH SSANGYONG SUBARU MASERATI FERRARI TESLA MAHINDRA GREAT WALL LAMBORGHINI ALTRE ESTERE BENTLEY DR ALTRE Totale

Elaborazioni Centro Studi UNRAE

8 mesi 2015 46.795 10.039 8.242 7.055 8.733 8.388 6.913 6.551 5.777 6.637 7.169 5.156 4.433 6.382 3.428 4.280 2.793 2.287 1.949 3.432 1.923 1.469 1.471 1.507 980 987 368 703 1.180 398 534 476 143 463 231 483 431 84 41 41 18 31 2 9 11 82 170.505

var % 11,8% 22,8% 27,9% 48,3% 18,5% 17,1% 34,6% 41,2% 41,1% 20,8% -0,3% 36,8% 35,6% -15,0% 30,8% 0,3% 43,6% 66,3% 60,0% -21,0% 37,3% 74,9% 43,8% -8,0% 28,7% 18,1% 166,6% 22,0% -30,3% 104,0% 42,7% 51,5% 321,0% 29,4% 139,4% 10,8% 22,3% 65,5% 117,1% 41,5% 216,7% 51,6% 800,0% 66,7% 0,0% -37,8% 22,0%

peso % 2016 25,2% 5,9% 5,1% 5,0% 5,0% 4,7% 4,5% 4,4% 3,9% 3,9% 3,4% 3,4% 2,9% 2,6% 2,2% 2,1% 1,9% 1,8% 1,5% 1,3% 1,3% 1,2% 1,0% 0,7% 0,6% 0,6% 0,5% 0,4% 0,4% 0,4% 0,4% 0,3% 0,3% 0,3% 0,3% 0,3% 0,3% 0,1% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 100,0%

Immatricolazioni in Italia di autovetture e fuoristrada di società - top 20 n.

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

62

marca FIAT FIAT LANCIA FIAT FIAT CITROEN VOLKSWAGEN PEUGEOT ALFA ROMEO TOYOTA FIAT JEEP RENAULT VOLKSWAGEN RENAULT PEUGEOT SMART FIAT AUDI AUDI Totale

modello PUNTO PANDA YPSILON 500L 500 C3 GOLF 208 GIULIETTA YARIS 500X RENEGADE KADJAR POLO CLIO 308 FORTWO TIPO A3 A4

Carfleet 64 ottobre 2016

8 mesi 2016 15.963 10.920 9.789 9.588 8.416 4.523 4.307 3.461 3.435 2.969 2.851 2.689 2.603 2.542 2.444 2.424 2.314 2.261 2.207 2.101 208.000

peso % 7,7% 5,3% 4,7% 4,6% 4,0% 2,2% 2,1% 1,7% 1,7% 1,4% 1,4% 1,3% 1,3% 1,2% 1,2% 1,2% 1,1% 1,1% 1,1% 1,0% 100,0%

n.

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

marca FIAT FIAT LANCIA FIAT FIAT VOLKSWAGEN PEUGEOT TOYOTA SMART CITROEN FIAT ALFA ROMEO NISSAN ALFA ROMEO MINI TOYOTA OPEL VOLKSWAGEN RENAULT VOLKSWAGEN TOTALE

peso % 2015 27,4% 5,9% 4,8% 4,1% 5,1% 4,9% 4,1% 3,8% 3,4% 3,9% 4,2% 3,0% 2,6% 3,7% 2,0% 2,5% 1,6% 1,3% 1,1% 2,0% 1,1% 0,9% 0,9% 0,9% 0,6% 0,6% 0,2% 0,4% 0,7% 0,2% 0,3% 0,3% 0,1% 0,3% 0,1% 0,3% 0,3% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 100,0%

Elaborazioni Centro Studi UNRAE modello PANDA 500 YPSILON PUNTO 500L GOLF 208 YARIS FORTWO C3 500X MITO MICRA GIULIETTA MINI AYGO MOKKA POLO CLIO UP!

8 mesi 2015 19.146 8.332 8.210 7.134 6.575 3.761 3.141 3.118 2.828 2.765 2.618 2.305 2.135 2.082 1.981 1.890 1.843 1.807 1.673 1.598 170.505

peso % 11,2% 4,9% 4,8% 4,2% 3,9% 2,2% 1,8% 1,8% 1,7% 1,6% 1,5% 1,4% 1,3% 1,2% 1,2% 1,1% 1,1% 1,1% 1,0% 0,9% 100%

Profit

Immatricolazioni in Italia di autovetture e fuoristrada di società di noleggio

Elaborazioni Centro Studi UNRAE

8 mesi 2016

8 mesi 2015

var %

peso % 2016

peso % 2015

FIAT

66.981

64.167

4,4%

24,6%

26,9%

RENAULT

19.063

14.638

30,2%

7,0%

6,1%

VOLKSWAGEN

18.399

17.707

3,9%

6,8%

7,4%

FORD

17.674

14.120

25,2%

6,5%

5,9%

AUDI

16.790

12.866

30,5%

6,2%

5,4%

PEUGEOT

16.425

16.892

-2,8%

6,0%

7,1%

BMW

12.358

9.833

25,7%

4,5%

4,1%

CITROEN

11.893

10.368

14,7%

4,4%

4,4%

MERCEDES

11.468

10.035

14,3%

4,2%

4,2%

OPEL

11.222

11.191

0,3%

4,1%

4,7%

NISSAN

9.646

8.232

17,2%

3,5%

3,5%

SMART

8.395

7.538

11,4%

3,1%

3,2%

TOYOTA

7.887

3.882

103,2%

2,9%

1,6%

LANCIA

6.979

6.142

13,6%

2,6%

2,6%

ALFA ROMEO

6.062

5.960

1,7%

2,2%

2,5%

JEEP

6.034

5.964

1,2%

2,2%

2,5%

SKODA

4.029

2.982

35,1%

1,5%

1,3%

VOLVO

3.773

4.257

-11,4%

1,4%

1,8%

LAND ROVER

2.833

1.605

76,5%

1,0%

0,7%

MINI

2.627

1.434

83,2%

1,0%

0,6%

SEAT

2.538

2.159

17,6%

0,9%

0,9%

KIA

2.061

977

111,0%

0,8%

0,4%

DS

marca

1.182

1.433

-17,5%

0,4%

0,6%

HYUNDAI

995

809

23,0%

0,4%

0,3%

JAGUAR

959

263

264,6%

0,4%

0,1%

MAZDA

734

581

26,3%

0,3%

0,2%

DACIA

673

654

2,9%

0,2%

0,3%

SUZUKI

430

201

113,9%

0,2%

0,1%

ABARTH

428

241

77,6%

0,2%

0,1%

LEXUS

402

280

43,6%

0,1%

0,1%

INFINITI

324

81

300,0%

0,1%

0,0%

PORSCHE

302

338

-10,7%

0,1%

0,1%

MASERATI

165

126

31,0%

0,1%

0,1%

HONDA

127

76

67,1%

0,0%

0,0%

SUBARU

109

75

45,3%

0,0%

0,0%

ALTRE

132

134

-1,5%

0,0%

0,1%

Totale

272.099

238.241

14,2%

100,0%

100,0%

Immatricolazioni in Italia di autovetture e fuoristrada di società di noleggio - top 20 n.

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

marca FIAT FIAT FIAT FIAT RENAULT LANCIA PEUGEOT VOLKSWAGEN FORD ALFA ROMEO NISSAN AUDI JEEP AUDI FORD SMART VOLKSWAGEN SMART PEUGEOT VOLKSWAGEN Totale

modello PANDA 500L 500 500X CLIO YPSILON 308 GOLF FOCUS GIULIETTA QASHQAI A4 RENEGADE A3 FIESTA FORFOUR PASSAT FORTWO 208 POLO

8 mesi 2016 21.564 16.553 11.781 8.709 7.294 6.978 6.912 6.660 6.134 5.207 5.173 5.075 4.916 4.752 4.583 4.350 4.263 4.045 3.917 3.784 272.099

peso % 7,9% 6,1% 4,3% 3,2% 2,7% 2,6% 2,5% 2,4% 2,3% 1,9% 1,9% 1,9% 1,8% 1,7% 1,7% 1,6% 1,6% 1,5% 1,4% 1,4% 100%

n.

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marca FIAT FIAT FIAT VOLKSWAGEN PEUGEOT RENAULT LANCIA ALFA ROMEO FIAT FIAT FORD SMART JEEP VOLKSWAGEN AUDI NISSAN PEUGEOT FORD AUDI CITROEN TOTALE

Elaborazioni Centro Studi UNRAE modello PANDA 500L 500 GOLF 308 CLIO YPSILON GIULIETTA PUNTO 500X FOCUS FORFOUR RENEGADE PASSAT A3 QASHQAI 208 FIESTA A4 C4

8 mesi 2015 18.612 18.570 12.243 6.631 6.232 6.038 6.012 5.839 5.735 5.275 4.963 4.662 4.583 4.326 4.228 3.993 3.374 3.258 3.209 3.209 238.241

peso % 7,8% 7,8% 5,1% 2,8% 2,6% 2,5% 2,5% 2,5% 2,4% 2,2% 2,1% 2,0% 1,9% 1,8% 1,8% 1,7% 1,4% 1,4% 1,3% 1,3% 100%

Carfleet 64 ottobre 2016

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Prezzi settore automotive

di Alessandro Palumbo

Auto nuove

Spese di esercizio

variazione % vs mese anno precedente

variazione % vs mese anno precedente

Fonte: elaborazioni Fleet&Mobility su dati ISTAT

Fonte: elaborazioni Fleet&Mobility su dati ISTAT

Assicurazioni

Manutenzione e riparazione

variazione % vs mese anno precedente

variazione % vs mese anno precedente

Fonte: elaborazioni Fleet&Mobility su dati ISTAT

Fonte: elaborazioni Fleet&Mobility su dati ISTAT

Carburanti e lubrificanti

Ricambi e accessori

variazione % vs mese anno precedente

variazione % vs mese anno precedente

Fonte: elaborazioni Fleet&Mobility su dati ISTAT

Fonte: elaborazioni Fleet&Mobility su dati ISTAT

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