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La nuova cultura politica degli anni 90

Ma un po’ di Pantera non la ritroviamo soltanto nei molti temi che dal 90 in poi guidarono le mobilitazio ni studentesche ma anche, e forse soprattutto, nelle modalità di protesta scelte e nell’utilizzo di spazi e strumenti nuovi che rompevano rispetto al passato. In relazione alle prime, l’occupazione rimase una pratica centrale per il movimento che ne rivendicò l’importanza come strumento e mai come fine ultimo; il movimento, difatti, nacque nelle aule universitarie occupate e finì con la dis-occupazione delle stesse. Ma la cen tralità che ebbe l’occupazione per la Pantera andò ben oltre: molti membri del movimento erano infatti cani sciolti, non appartenevano a partiti, sindacati, o movi menti precedenti, molti di questi non erano mai entrati in un luogo occupato prima né avevano mai frequentato dei centri sociali. L’esperienza maturata all’interno delle facoltà occupate agì in molti di loro da stimolo per avvicinarsi a quei mondi, come i CSA o CSOA, e per costruirne di nuovi. A tal proposito si parla spesso della seconda ondata dei centri sociali che nel corso degli anni 90 vissero, proprio grazie all’eredità della Pantera, la stagione di massima vivacità ed espansione (un maggiore approfondimento della tematica nell’articolo Tra centri sociali e avanguardia, la Pantera nella cultura degli anni 90 a pag.48). Il lascito più grande del movimento fu forse proprio questo: l’inaugurazione di spazi, fisici e non, per un nuovo modo di fare politica e cultura. Infatti non bisogna dimenticare che il movimento della Pantera fu anche movimento culturale, culla di inedite avanguardie artistiche e musicali che, proprio nel corso degli anni 90 e all’interno di vecchi e nuovi centri sociali, si andranno ad affermare. Non bisogna dimenticare poi come la carica innovativa della Pantera sia passata anche attraverso l’utilizzo dei primi e rudimentali strumenti di comunicazione “a rete”. I ragazzi della Pantera, infatti, per comunicare in maniera efficiente tra tutti gli atenei occupati nelle varie città potevano contare su una rete di fax e poi su una di posta elettronica (Okkupanet) creata dagli studenti di informatica pisani, cose che sembravano loro, e di fatto lo erano, il massimo dell’avanguardia e che comunque furono strumento essenziale, sia nelle questioni organizzative sia nel creare un sentimento di unione fra le varie facoltà in lotta. Il movimento la Pantera inaugurerà anche un rapporto nuovo fra at tivismo e media che sarà estremamente fecondo: videogiornali, centri stampa di ateneo con il compito di tenere i rapporti con l’esterno e ancora partecipa zione a trasmissioni Rai, vedi Samarcanda, condotta in diretta dalle università occupate, che farà registrare una crescente adesione studentesca al movimento. Se è vero, quindi, che l’esperienza della Pantera nac que all'interno di un contesto specifico, quello delle aule universitarie, ponendo come questione centrale delle rivendicazioni la difesa del mondo della forma zione con l’opposizione alla legge Ruberti, lo è altrettanto il fatto che la forza e il valore del movimento non risiedono tanto in quei mesi di lotta dell’anno 1990. Per molti, infatti, tra cui anche parte degli ex-militanti, il movimento in sé significò ben poco; basti pensare al fatto che l’obiettivo principale, ovvero il blocco della legge Ruberti, non fu raggiunto e questa fu approvata direttamente in Commissione. Si trattò poi di un movimento relativamente breve, e nella durata delle occupazioni, e nella memoria collettiva da cui presto venne dai più rimosso. Eppure, nonostante la marginalità a cui è stato relegato nella storia dei movimenti studenteschi, rispetto alle ondate lunghe del ‘68 e del ‘77, ancora scolpite nell’immaginario di tutti, la Pantera ha forse rappresentato il punto di inizio di una nuova forma di attivismo che ha dovuto fare i conti con il cambio di paradigma di un’intera società. Per questo motivo se parliamo di Pantera c’è chi preferisce non ricordarla come il movimento del ‘90, “ se così fosse, infatti- dicono- dovremmo prendere atto di avere avuto un impatto insignificante anche se su tante cose ci avevamo visto lungo”, ma come il movimento che inaugurò una fase ben più lunga, quella degli anni 90. Secondo questa chiave di lettura, con una prospettiva storica più a lungo termine, l’importanza della Pantera fu quindi quella di aver generato la miccia di qualcosa che sarebbe esplosa più tardi, con i suoi tempi di ma turazione. Il movimento riuscì parzialmente ad avviare un processo di politicizzazione di massa per una gene razione che veniva da un decennio nel quale la politica era ritenuta una questione di secondo ordine. Quell’e sperienza ha rappresentato quindi il terreno fertile per la nascita di un’infornata di militanti che si è dimostrata capace di agire all’interno di una nuova prassi politica, spesso all’interno dei nuovi luoghi di aggregazione, come i CSOA, che vivranno la loro epopea nel decennio che condurrà al G8 di Genova del luglio 2001.

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