I Sei Cigni | Storie per bambini | Fiabe per bambini | Età 4+

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THE SIX SWANS

Racconto di Hans Christian Andersen. Dalla versione di Andrew Lang, The Magic Ring and Other Stories.

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ISei Cigni

Il Re di un paese lontano vagava un giorno per le campagne del suo regno.

Quando si fermò per riprendere fiato si guardò intorno, e si rese conto di essersi perso. CHE DISASTRO! Come avrebbe fatto a tornare a palazzo? I suoi sudditi avevano bisogno di lui!

Andò a destra e poi a sinistra, e poi un po’ avanti e ancora indietro, ma non riuscì ad orientarsi.

Cercò nelle tasche, ma della bussola nemmeno l’ombra, il cielo nuvoloso copriva la Stella Polare, e nei dintorni non c’erano alberi dove cercare il muschio. Non aveva altra scelta che andare avanti a camminare,

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nella speranza di incontrare qualcuno a cui chiedere indicazioni. Camminò e camminò, finché non vide una vecchina a lato della strada.

Si avvicinò con l’intento di chiederle informazioni e... MISERIACCIA!

Si accorse che la donna era una strega! Ormai, però, il re si era fatto avanti, e non poteva fuggire. Fece alcuni altri passi verso di lei, e poi parlò: «Bella signora, potreste dirmi come si arriva al palazzo del Re?».

La donna rise, mostrando i denti marci e sporchi, che non si lavava da anni.

«Ah! Certo che posso farlo», disse la vecchia, «So molto bene chi siete, Vostra Maestà. So che, se non troverete presto la via, vi inoltrerete nelle terre selvagge, dove morirete di fame e di sete. E so anche dov’è il vostro palazzo.

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Ma ve lo dirò ad una sola condizione: dovrete sposare mia figlia». «Vostra figlia? Ma io sono già stato sposato, e ho sofferto molto quando mia moglie è morta. Ho sette figli che mi aspettano al palazzo, tutti principi e principesse! Non ho certo intenzione di sposarmi di nuovo. Soprattutto con vostra figlia, che immagino sia brutta quanto voi», rispose il Re sgarbato. La strega, allora, fece un fischio, e dietro di lei comparve una meravigliosa fanciulla. Aveva i capelli del colore del mare, che cadevano sulle spalle con morbide onde, le gote e le labbra erano rosse e brillanti come una mela matura, e gli occhi erano tanto splendenti da sembrare due smeraldi. Il Re, di fronte a tanta bellezza, rimase senza fiato.

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«Questa è mia figlia, Vostra Maestà. Siete davvero sicuro di preferire la morte, piuttosto che sposarla?»

domandò la strega.

Il Re, in fondo, era un uomo come tutti gli altri, e non poté negare che la ragazza fosse l’essere più bello che avesse mai messo piede nel suo regno.

Ma, allo stesso modo, il Re provò anche un brivido di paura.

Gli occhi della giovane, infatti, erano tanto affascinanti quanto crudeli.

Tuttavia, il Re pensò ai suoi sette bambini che lo attendevano con ansia, e a quanto sarebbero stati tristi se lui non fosse tornato.

Così acconsentì a sposare la giovane.

La strega gli donò un cavallo

dalla criniera argentea, dicendo che li avrebbe portati a casa.

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Il Re e la fanciulla cavalcarono fino al palazzo, dove fu celebrato il più sfarzoso matrimonio che il regno avesse mai visto.

Ci vollero soltanto pochi giorni, però, prima che la fanciulla mostrasse la sua vera natura. Poco dopo il suo arrivo a palazzo, infatti, iniziò a trattare molto male i sei principi e la piccola Principessa, unica femmina tra i figli del Re. La Regina era molto gelosa dei bambini, e soprattutto non sopportava che il Re passasse la maggior parte del suo tempo insieme a loro. «Hanno perso la madre, cara, devi capirli. Hanno bisogno del loro papà», diceva sempre il Re. «Domani cavalcheremo insieme», le prometteva un giorno.

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«Giocheremo a cricket», diceva quello dopo. «Andremo ad un ballo nel regno vicino», affermava quello dopo ancora. Ma i giorni passavano, e il Re non manteneva alcuna promessa.

La rabbia della Regina cresceva ogni momento, e la donna diventava sempre più crudele. Ripensando alle arti magiche che praticava sua madre, un giorno la Regina escogitò il più malvagio dei piani. Raccolse delle erbe magiche nei giardini del palazzo, preparò una pozione che incantò, e poi vi intinse sei camicie bianche.

La sera stessa, la Regina entrò nella stanza dei sei principi.

«Ho una sorpresa per voi, bambini!»

disse loro nell’aprire la porta, «Ecco un

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regalo per voi!»

Lanciò le sei camicie ai bambini, che le presero al volo. Nel momento in cui la loro pelle sfiorò il tessuto magico, però… si trasformarono tutti e sei IN CIGNI! Starnazzarono, si guardarono allo specchio e, spaventati, volarono tutti e sei dalla finestra.

Il mattino successivo il Re li mandò a chiamare, ma il servitore gli disse che i bambini non erano nella loro stanza.

«Come, non sono nella loro stanza?

Andrò io stesso a controllare! Non è possibile!» borbottò il Re, convinto che i suoi figli gli stessero facendo uno scherzo, oppure stessero giocando a nascondino. Salì le scale che portavano alla torre dove alloggiavano i sei principi, ed entrò nella loro stanza.

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Guardò sotto il letto e nell’armadio, poi sul balcone e perfino sul tetto, ma non trovò nemmeno un bambino.

Tutti e sei i suoi figli erano spariti.

Il Re vide soltanto la Principessa, alla finestra, con uno sguardo sconsolato. «Dove sono i tuoi fratelli?» le chiese.

La ragazza sospirò.

«Se ne sono andati, padre! Mi hanno lasciata sola! Guarda padre, guarda!» disse la Principessa, mostrando una piuma bianca al Re. «Li ho visti io stessa, si sono trasformati in cigni e sono volati via!

Mi hanno abbandonata!»

La Principessa scoppiò in lacrime.

«Non disperare, tesoro. Io e la tua matrigna ci occuperemo di tutto:

partiremo domattina e li troveremo», la tranquillizzò il Re, ignaro del ruolo

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della Regina nella sparizione dei principi. La Principessa, però, aveva capito che la Regina aveva un cuore nero e malvagio, e si disse che non poteva permettere che fosse lei a trovare i principi. La notte stessa, dopo aver messo alcune cose in una borsa da viaggio, partì alla ricerca dei suoi fratelli.

Corse per un giorno e una notte intera, poi ancora per un giorno, finché la stanchezza non si impadronì di lei, e dovette fermarsi a riposare. Vide una capanna di pietra accanto alla strada, e decise di passare lì la notte.

Bussò alla porta, ma nessuno rispose. Allora bussò un’altra volta, ma ancora non ebbe risposta.

Quando bussò una terza volta

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e non ottenne alcuna risposta, decise di entrare. Vide un camino con una pentola, un tavolo in legno e sei lettini. Decise di nascondersi sotto uno dei letti, e si addormentò.

Si svegliò in piena notte, quando udì il rumore della porta che si apriva. Vide due piedi… poi altri due… poi ancora due… e poi sei, tutti vicini!

Alzò appena lo sguardo, e… che sorpresa, quando riconobbe i suoi fratelli! Gattonò fuori da sotto il letto, e li abbracciò, uno a uno.

La Principessa saltellò di gioia: li aveva trovati per davvero!

I principi, invece, divennero subito tristi. «Cosa vi turba, fratelli miei?»

chiese la Principessa.

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«Non puoi restare!» la intimò il più grande dei fratelli, «Se lo farai, la nostra matrigna troverà anche te!

E noi non potremo proteggerti!

Restiamo umani soltanto dal tramonto all’alba, ma dall’alba al tramonto torniamo ad essere dei cigni.

È una maledizione che la Regina ha lanciato contro di noi!»

«Vorrei tanto potervi aiutare», sussurrò la principessa.

Fu il fratello di mezzo a farsi avanti:

«Potresti farlo, se lo volessi davvero.

Però è una prova difficilissima.

Devi passare sei interi anni senza ridere e senza parlare, e ogni anno devi tessere e poi cucire una camicia per ognuno di noi.

Ma non devi usare del filato normale…

DEVI TESSERE LE ORTICHE!

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Soffrirai, e non potrai dire a nessuno perché, né potrai trovare conforto. Se una sola parola dovesse uscire dalla tua bocca, o un solo sorriso dovesse formarsi sulle tue labbra… tutto sarebbe stato vano, e noi saremmo condannati ad essere cigni per l’eternità». La Principessa abbassò lo sguardo e andò a dormire, promettendo ai fratelli che il giorno successivo sarebbe tornata a palazzo e avrebbe raccontato al padre la verità sulla Regina. “Mi crederà?” pensò la Principessa. Se lo chiese molte volte, ma non riusciva a convincersi che il padre le avrebbe dato retta, perché la Regina l’aveva irretito con la sua malvagità. No, non poteva tornare a palazzo. L’unica altra soluzione era fare ciò che avevano detto i suoi

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fratelli, ma la Principessa aveva molta paura. In cuor suo, però, sentiva di doverli aiutare.

Si alzò molto presto e, prendendo coraggio, il mattino dopo tornò nei boschi e raccolse le ortiche per la prima camicia, sulla quale iniziò subito a lavorare.

Trovò una sistemazione nascondendosi nel bosco di un regno vicino, lontana da tutto e da tutti, per non avere la tentazione di ridere o di parlare.

Passarono gli anni, e la ragazza passava le sue giornate in solitudine: raccoglieva le ortiche, tesseva il tessuto, cuciva la camicia.

Raccoglieva le ortiche, tesseva il tessuto, cuciva la camicia.

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Cinque anni dopo, quando aveva già completato cinque camicie e stava iniziando a tessere il tessuto per la sesta, udì un rumore di zoccoli provenire dalla strada accanto alla sua casetta. Non ebbe il tempo di nascondersi, che la porta si spalancò. «Giovane fanciulla, sono il principe di questo regno, e avrei bisogno di aiuto. Sono molto stanco, ho sete e ho fame. Potresti offrirmi acqua per dissetarmi, pane per sfamarmi e un letto per riposarmi?»

IL PRINCIPE DEL REGNO!

La Principessa annuì e, senza dire una parola, offrì al giovane un pasto caldo, poi cambiò le lenzuola del suo letto e gli indicò di sdraiarsi. Lei, invece, uscì sul portico, e continuò a cucire.

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Mancava davvero poco all’ultima camicia! Lavorò per tutta la notte, e quando la mattina dopo il Principe si alzò, lei era ancora sul dondolo a cucire. «Per favore, lasciate che vi ringrazi a dovere. Venite con me a palazzo, ve ne prego. Voglio ricompensarvi per la vostra gentilezza», la supplicò il Principe. Lei scosse il capo, ma lo fece in modo tanto flebile e timido che il Principe non lo notò, e la mise sul suo cavallo, insieme alla borsa delle camicie d’ortica. Con la ragazza che non diceva una parola, il Principe la portò al palazzo. Le regalò un bel vestito, la fece dormire in un letto con lenzuola di seta e paratie d’oro,

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e le riservò la domestica più brava del castello, tutto con l’intento di vedere la Principessa sorridere. Lei, però, era sempre triste.

Lavorava senza sosta alle camicie d’ortica, con le mani gonfie, rosse ed irritate, e il Principe non capiva cosa potesse fare per lei. Il Re e la Regina, genitori del Principe, non sapendo che la ragazza era figlia di un Re, non capivano le attenzioni che il figlio le dedicava: era una come tante altre! Non era brutta, ma non sembrava nemmeno troppo bella, non era stupida, ma non sembrava nemmeno troppo intelligente. E, soprattutto, non parlava e non sorrideva! Cosa mai ci vedeva il Principe in lei?

Un anno dopo averla accolta nel castello, la ragazza era ancora

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triste. E, cosa ancora più strana, nel laghetto del palazzo si erano stabiliti sei cigni bianchi, che giravano sempre intorno alle mura appena fuori dalla stanza della ragazza.

«Basta, figlio mio, è giunto il momento di sposarti. E, se questa ragazza non accetta e tu non la vuoi obbligare, allora non vi è utilità perché resti a palazzo», disse il Re un giorno.

«Ma, padre, tu non capisci! Io la amo! Sento che qualcosa la turba, so che ha un problema, devo solo capire di cosa si tratta!» rispose il Principe.

«Non cambierò idea. Guardie, andate a prenderla e cacciatela dal palazzo!»

ordinò il Re. Il Principe lo supplicò di non farlo, ma suo padre non lo ascoltò. Le guardie andarono nella stanza della

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principessa, che stava finendo di tessere la manica dell’ultima camicia, e la trascinarono sulle mura, con l’intento di cacciarla dal palazzo.

La Principessa si divincolò e corse di nuovo nella stanza, prese le camicie e le lanciò fuori dalla finestra, sui sei cigni che volavano lì accanto.

Che stupore negli occhi delle guardie, quando i cigni si trasformarono nei principi scomparsi dal regno vicino!

Cinque tornarono ad essere completamente umani, mentre ad uno rimase un’ala al posto di un braccio, proprio dove la manica non era stata completata. Tuttavia, il ragazzo sembrò non curarsene. La Principessa abbracciò i suoi fratelli, sorrise e pianse di gioia, e poi corse dal suo Principe. Lui era stato tanto gentile e

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tanto paziente con lei che anche lei si era innamorata di lui in quei mesi.

Gli raccontò la verità su di lei, sulla matrigna, su tutte le volte in cui avrebbe voluto sorridergli ma non poteva, per via della maledizione, e della volontà di salvare i suoi fratelli. Lui, per risposta, le chiese di sposarlo.

E, da quel momento, vissero tutti felici e contenti: la Principessa, il Principe, e i sei principi che erano stati cigni per sei anni.

Della Matrigna e del Re loro padre, invece, non si seppe più nulla. Fine!

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