La Regina dei Serpenti e la Principessa Coraggiosa
THE SNAKE PRINCE
Racconto dalla tradizione indiana, tradotto da Major Campbell nella raccolta “Feroshepore”.
Dalla versione di Andrew Lang, The Olive Fairy Book.
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C’era una volta una vecchia signora che viveva sola e povera ai margini di un regno lontano.
Quando arrivò il giorno in cui non le rimase altro che un sacchetto di farina, prese un secchio e andò al fiume, per raccogliere dell’acqua per poter cuocere l’ultimo pezzo di pane della sua vita.
Immerse il secchio nell’acqua, e quando lo tirò fuori si accorse che, sul fondo, si era posato un serpente velenoso, dalle piccole scaglie gialle e nere, brillanti come un lingotto d’oro.
Appena lo vide pensò che fosse un messaggio degli dei: senza più un soldo, né la possibilità di guadagnarne, era giunta la sua ora. Così, coprì il
secchio con un panno e tornò a casa. Chiuse tutte le finestre e le ante, tirò il chiavistello e si sedette al tavolo.
Quando scoprì il secchio per permettere al serpente di uscire, però, questo si era trasformato in un meraviglioso collier in oro e pietre preziose. La donna sbatté le palpebre diverse volte, incredula, poi infilò la mano nel secchio e tirò fuori il gioiello. Era un oggetto incredibilmente prezioso, e decise di offrirlo al re in cambio di denaro.
Partì per il palazzo e chiese udienza al sovrano che, appena vide la collana, rimase a bocca aperta.
«Ti darò tutto quello che vorrai, se mi consegnerai quella meraviglia!» disse il re alla donna.
«Non voglio più di quanto mi serva per sopravvivere dignitosamente», rispose lei, «Datemi abbastanza denaro per poter avere cibo e acqua per il resto della mia vita, e io sarò felice e vi consegnerò la collana».
Così accadde, e la donna poté vivere il resto dei suoi giorni senza soffrire più la fame né la sete. Nel frattempo, il re fece costruire una cassaforte per la collana, e la ripose al suo interno.
Un giorno giunse a palazzo il messo di un sovrano di un regno vicino, che invitava il re e la regina a festeggiare con loro la nascita dell’erede al trono, una sorridente bambina.
«Non c’è occasione migliore per sfoggiare la collana, mia cara!» disse il
re alla regina, e si recò nella stanza della cassaforte. La aprì con cautela e… CHE SORPRESA, quando al posto del gioiello vide un neonato che piangeva!
Il suo cuore si riempì di gioia: per anni avevano chiesto agli dei di donargli un figlio, ma ciò non era mai accaduto. Saltellando di felicità, corse dalla regina. «Mia amata, mia amata!
Vieni a vedere, è straordinario!» esclamò. Tornarono alla cassaforte, e la regina tirò fuori il bambino.
Aveva la pelle liscia e brillante, ed era la creatura più bella che avessero mai visto. La regina lo abbracciò, e decise che l’avrebbe amato come se fosse stato suo figlio. Poi andò a chiamare un servitore e ordinò di dire ai sovrani del regno vicino che non avrebbero partecipato alle celebrazioni: volevano
festeggiare loro stessi. Avevano atteso così tanto un bambino che tutto il regno fu contento per loro, e mai si era vista una festa tanto felice.
Gli anni passarono, e sia il principe che la principessa del regno vicino crescevano. I sovrani si accorsero che tra i due ragazzi stava nascendo un dolce sentimento, e chiesero ai propri figli se fossero d’accordo ad unire i due regni con un matrimonio. Entrambi gli eredi, innamorati e con i cuori ricolmi di gioia, acconsentirono. Appena raggiunsero la maggiore età si sposarono, e i primi anni di matrimonio trascorsero tranquilli e sereni.
Un giorno, però, iniziò a girare a palazzo una strana voce: sembrava
che intorno alla nascita del principe ci fosse un grande mistero del quale soltanto lui e i sovrani erano a conoscenza. Quando la principessa sentì uno dei domestici parlare di quella storia, andò da suo marito e gli disse: «Raccontami il mistero della tua nascita».
Il principe, però, scosse il capo.
«Non posso farlo, mia amata. Se lo facessi, tu te ne pentiresti amaramente. Sappi che ti amo, non ti serve conoscere altro», disse il principe.
La principessa, però, era mangiata dalla curiosità, e ogni sera gli ripeteva la stessa domanda, e ogni sera il principe rispondeva allo stesso modo. Per quanto i due giovani si amassero, il grande segreto che circondava la nascita del principe stava diventando
un peso molto grande da sopportare, così una sera la risposta del principe cambiò: «Non posso farlo, mia amata.
Se lo facessi, tu te ne pentiresti amaramente. Sappi che ti amo, non ti serve conoscere altro. Se, però, vuoi proprio saperlo, allora vieni con me allo stagno, e rifammi la stessa domanda».
La principessa si vestì e seguì il marito allo stagno. Una volta arrivata, gli disse: «Raccontami il mistero della tua nascita per favore».
«Ebbene, se proprio vuoi saperlo, te lo dirò. La verità è che sono il figlio di un imperatore lontano. Sono stato maledetto, e per questo fui trasformato in un serpente», disse il principe. Come
finì di pronunciare la parola “serpente”, il principe venne circondato da un
bagliore e, con un sonoro PUF!, scomparve. La principessa lo cercò per tutta la notte, ma non riuscì a trovarlo.
Attese diversi giorni vicino allo stagno, con il cuore trepidante, sperando che il marito riapparisse da un momento all’altro, ma nulla accadde. Il vento soffiava tra le piante, e l’acqua del ruscello sgorgava lenta. Era come se il principe non fosse mai esistito, come se fosse scomparso nel nulla.
Devastata dalla tristezza e consapevole che la sua curiosità fosse la causa della scomparsa del marito, la principessa si chiuse nella sua stanza, con l’intenzione di non uscirvi mai più.
Nessun domestico poteva entrare, e nemmeno la sua famiglia.
Una mattina, però, quando si svegliò vide del fango sul tappeto.
«Chi è entrato nella mia stanza?»
chiese ai domestici.
«Nessuno, principessa», risposero loro in coro.
Quando era uscita per chiamare i domestici la porta era davvero chiusa a chiave dall’interno:
loro non le stavano mentendo.
Chi poteva essere entrato, allora?
La principessa ordinò ai domestici di lavare il tappeto, e quando questi ebbero finito, lei tornò a dormire.
La mattina dopo, però, la principessa vide di nuovo il tappeto sporco di fango. Ancora una volta, chiamò a se i domestici.
«Chi è entrato nella mia stanza?»
chiese la principessa.
«Nessuno, principessa», risposero loro in coro.
La principessa ordinò che il tappeto venisse lavato per una seconda volta, e finse di tornare a dormire.
A mezzanotte udì un rumore, e si alzò a sedere sul letto.
«Chi sei, e cosa vuoi da me?» urlò. Con sorpresa, però, non vide nessuno.
Poi abbassò lo sguardo, e vide sul tappeto un serpente con le scaglie brillanti, gialle e nere. Si spaventò tanto che fece un salto alto due metri.
«Non avere paura, mia amata», le disse il serpente, «Sono il principe, sono tuo marito».
La principessa scoppiò in lacrime.
«Ti avevo detto che, se ti avessi rivelato la verità sulla mia nascita, te ne saresti pentita», disse il serpente.
«Non sono mai stata tanto triste, né mi sono mai pentita tanto di qualcosa»,
pianse la principessa, «Dimmi, amore mio, c’è un modo perché tu possa tornare da me?»
Il serpente annuì, e disse: «Domani sera dovrai prendere quattro secchi e riempirli di latte e di zucchero, e dovrai metterli ai quattro angoli di questa stanza. Decine di serpenti giungeranno e si abbevereranno, e tu dovrai fare molta attenzione. Appena vedrai la Regina dei Serpenti, dovrai avvicinarti a lei e chiederle di ridarti tuo marito. Se però avrai paura di lei e non lo farai, non mi vedrai mai più».
Senza dare tempo alla principessa di rispondere, il serpente strisciò fuori
dalla finestra, lasciando una traccia di fango dietro di sé. La sera seguente la principessa fece preparare quattro secchi di latte e zucchero, e li fece
mettere ai quattro angoli della stanza. Proprio come aveva detto il principe, poco dopo i serpenti iniziarono ad entrare. Ad un certo punto, un serpente enorme, con le scaglie viola e verdi, entrò dalla finestra, e il cuore della principessa si fermò per la paura. Doveva essere la Regina dei Serpenti. Ma, ahimè, era un terribile mostro, e la principessa non aveva mai avuto tanta paura in vita sua. Poi, però, ripensò all’amore che provava per suo marito, e disse: «Regina dei Serpenti, te ne prego, restituiscimi il mio amato!»
La Regina dei Serpenti si voltò verso di lei. «Perché rimani su quel letto, principessa?
Hai forse paura di me?» chiese.
La principessa scosse il capo. Fece un respiro profondo e cercò il coraggio in fondo al suo cuore, poi si alzò e
poggiò i piedi per terra, tra i serpenti che strisciavano sul pavimento. La principessa si avvicinò
alla Regina dei Serpenti, e ripetè:
«Regina dei Serpenti, te ne prego, restituiscimi il mio amato!»
La Regina dei Serpenti, allora, si alzò e si mostrò in tutta la sua mostruosità, andando con il suo muso di fronte al volto della principessa.
«Non hai paura di me, principessa?»
chiese la Regina dei Serpenti. La principessa pensando al suo amato prese coraggio, guardò la Regina dei Serpenti negli occhi con aria di sfida, e rispose: «Non ho paura di te, Regina dei Serpenti. Ti prego, restituiscimi mio marito!»
La Regina dei Serpenti annuì, si abbeverò in uno dei secchi e poi,
nell’uscire dalla finestra, disse solo: «Domani vai allo stagno dove l’hai visto per l’ultima volta. Lì lo ritroverai».
Quando la Regina dei Serpenti fu uscita, la principessa svenne per l’agitazione. Il mattino dopo, quando si svegliò, indossò il più bello dei suoi abiti e si recò allo stagno di corsa.
Attese per tutto il giorno e per tutta la notte, e iniziò a temere che la Regina dei Serpenti l’avesse ingannata.
All’ultimo rintocco della mezzanotte, però, vide un giovane emergere dalle
acque: era il suo amato principe!