L’Intrepido Soldatino di Stagno
THE STEADFAST TIN SOLDIER
Fiaba di Hans Christian Andersen.
Dalla versione di Andrew Lang, The Yellow Fairy Book.
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C’erano una volta
venticinque soldatini di stagno fieri e splendenti.
Erano tutti fratelli, perché provenivano tutti da un vecchio cucchiaio di stagno, al quale era stata data una nuova vita. Tutti i soldatini indossavano un’uniforme rossa e blu, e tenevano il fucile dritto su un braccio. Orgogliosi, attendevano con ansia che il loro nuovo proprietario scartasse il pacco regalo nel quale erano contenuti. Il fortunato bambino strappò la carta e, appena li vide, urlò di gioia.
«Evvai!», disse, «Sono dei soldatini di stagno! Sono bellissimi!»
Queste furono le prime parole che entrarono nelle orecchie dei soldatini.
Che suono soave, avevano!
Il bambino batté le mani e saltellò per la felicità, e iniziò a disporre i soldatini su un tavolo, per poterli ammirare. Tirò fuori i soldatini uno dopo l’altro: erano tutti uguali!
Le stesse uniformi, gli stessi fucili, e persino gli stessi baffetti incurvati all’insù! Erano veramente bellissimi.
Quando il bambino prese l’ultimo soldatino, però, si stupì. Questo aveva la stessa uniforme, lo stesso fucile, gli stessi baffetti incurvati all’insù… ma aveva una gamba soltanto!
Ed era dritto e fiero come tutti i suoi compagni. Il soldatino con una gamba sola divenne il preferito del bambino.
Era il generale d’armata, era colui che guidava i compagni in battaglia.
La sua diversità era per il bambino un affascinante mistero. Sul tavolo da gioco del bambino, vicino ai soldatini, c’era anche un imponente castello di carta con un giardino, un balcone con una vetrata che lasciava intravedere la sala da ballo, e persino un bosco e un laghetto fatto con uno specchio. Ma, per quanto il castello fosse curato e dettagliato, non non era nulla in confronto alla beltà di una ballerina di carta che danzava sulle acque del lago con un tutù morbido e vaporoso.
I capelli erano stati disegnati tanto bene da sembrare di seta, e sul capo portava una rosa dorata, che si rifletteva scintillante sullo specchio delle acque.
La ballerina, gli occhi chiusi e le braccia alzate, stava su un piede solo, con una gamba dritta verso l’orizzonte. Appena il soldatino con una gamba sola la vide, se ne innamorò perdutamente.
«Anche lei riesce a stare in piedi su una gamba sola come me!» si disse, «Devo assolutamente conoscerla.
Poi, però, cosa farò? Non posso certo chiederle di venire a vivere con me e altri ventiquattro soldati!
Oh, povero me…»
Tutte le volte che il bambino giocava con i soldatini, il soldatino con una gamba sola si perdeva ad ammirare la ballerina. Non importava se fosse nel bel mezzo di un consiglio di guerra, o in una battaglia contro le truppe nemiche…
...i suoi occhi erano sempre fissi su di lei, e il soldatino con una gamba sola non riusciva a pensare ad altro.
Così, una sera, dopo che il bambino fu andato a dormire, il soldatino sgattaiolò fuori dalla scatola in legno e saltellò sul tavolo, dove tutti gli altri giocattoli ridevano e saltavano felici. Lo schiaccianoci giocava a nascondino, la matita rosa rotolava giù per la torre del castello, e il canarino di legno cinguettava una canzone festosa. Il soldatino, però, li ignorò tutti.
Lui aveva occhi soltanto per la ballerina. Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, poi saltellò accanto a lei. Si schiarì la voce, e stava per parlare quando il giullare uscì di colpo dal suo carillon.
«Salve capitano!» disse il giullare spaventando il soldatino, «Ti dò un consiglio: allontanati ora, prima di rimanere deluso. Nessuno vuole un soldato con una gamba sola, men che meno la più bella ballerina che si sia mai vista! Non osare posare il tuo sguardo su di lei!»
Il soldatino perse tutto il coraggio, fino alle ultime briciole, e tornò nella scatola di legno. Mentre si allontanava era tanto triste che non sentì il giullare che urlava: «Nessuno, nessuno di voi
è degno di guardare la ballerina!
E domani te lo dimostrerò!»
Il soldatino, sconsolato, dormì agitato e fece incubi per tutta la notte. Forse il giullare aveva ragione. Forse, tra tutti i soldatini, lui era proprio quello che non avrebbe dovuto amare la ballerina.
Ma cosa ci poteva fare?
Lui la amava già, sin dal primo istante.
La mattina dopo il bambino tornò a giocare e appoggiò il soldatino con una gamba sola sulla finestra: era il punto più alto, quello migliore per avere una visuale completa sulla battaglia in corso.
D’un tratto il giullare uscì di colpo
dal carillon, e non si capì se fu una folata di vento oppure un gesto accidentale del bambino spaventato, ma il soldatino con una gamba sola volò giù dalla finestra, sul marciapiede bagnato. Infatti, povero soldatino, era anche una giornata di pioggia!
Il bambino andò a chiamare la mamma chiedendole di andare con lui in strada per riprendere il soldatino ma, prima che arrivassero sul marciapiede, altri due bambini avevano già visto il soldatino.
«Guarda Georgie! Un soldatino di stagno!» disse il primo.
«Oooh, che bello! Potremmo metterlo sulla nostra barchetta di carta, Bill!»
rispose il secondo.
I due bambini appoggiarono il soldatino sulla barchetta di carta, che iniziò a fluttuare sul marciapiede, una pozzanghera dopo l’altra, navigando sulle onde come un veliero di pirati, fino in… un tombino! Prima che i bambini riuscissero a raggiungerli, la barchetta e il soldatino finirono in un tunnel che portava alle fogne.
Il soldatino, che fino a quel momento era restato impassibile per mestiere e per carattere, iniziò ad avere paura. La barchetta correva nel tunnel senza che lui potesse controllarla, e le tenebre lo circondavano.
E c’era anche una puzza orribile! Ad un certo punto vide in fondo al tunnel una luce, e credette di essere salvo… quando spuntò
UN RATTO SPAVENTOSO!
«Dove credi di andare?» disse il ratto con la sua voce rauca, «Non hai pagato il pedaggio! Chi vuole passare di qui deve pagare il pedaggio!»
Il ratto iniziò ad inseguirlo, e il soldatino non capì se si trattasse di fortuna o sfortuna, ma la corrente aumentò, e così anche la velocità della barchetta.
Prima che il soldatino potesse rendersi conto di cosa stava accadendo si ritrovò in cima ad una cascata, e poi nell’aria, e poi di nuovo nell’acqua, senza più appiglio. Il soldatino trattenne il fiato e strinse gli occhi, e cercò di nuotare verso la superficie. Ahimè, non sapeva che proprio dietro di lui un pesce gigante stava spalancando la bocca, e il soldatino finì mangiato.
Lo stomaco del pesce era ancora più buio del tunnel, e il soldatino pensò alla ballerina. Doveva essere coraggioso per lei, non doveva perdere la speranza! Voleva tornare dalla sua amata ballerina. Nello stomaco del pesce sembrava di stare nel bel mezzo di un terremoto.
Il soldatino era sballottolato a destra e a sinistra di continuo, perché il pesce continuava a muoversi. Ad un certo punto, però, il tremolio finì.
Alcune ore dopo ci fu un raggio di luce, e il soldatino con una gamba sola vide… la mamma del bambino!
Il pesce era stato pescato, portato al mercato e comprato proprio dalla mamma del bambino!
Il soldatino con una gamba sola era tornato a casa! La mamma, stupita, lo lavò, e poi lo appoggiò accanto al caminetto ad asciugare. Accanto a lui, con grande sorpresa, stava la sua amata ballerina!
Lei gli gettò uno sguardo e gli sorrise, ma al soldatino tornarono in mente le parole del giullare.
«Non sei felice di rivedermi?»
gli chiese la ballerina.
«Io non sono degno di guardarti, ballerina, e nemmeno di amarti», rispose il soldatino indicando il punto dove avrebbe dovuto esserci la gamba mancante.
«Ciò mi rende molto triste, soldatino», disse poi la ballerina, «Perché io invece ti guardo sempre, e per me sei il migliore comandante che un battaglione potrebbe avere».
Il soldatino alzò lo sguardo, stupito.
«Dici davvero?» le chiese timido.
Questa volta fu la ballerina ad abbassare gli occhi, mentre diceva:
«Non ho mai avuto il coraggio di parlarti, perché temevo di…
...òh, guardami soldatino, sono fatta di carta. Tu sei fatto di stagno, e io sono così debole in confronto a te…»
Il soldatino allungò una mano verso la ballerina, mentre il suo cuore si riempiva di gioia e di emozione.
Quando le mani della ballerina e del soldatino si sfiorarono, entrambi seppero di aver trovato l’anima gemella.
Ciò che accadde dopo fu inspiegabile.
Non si capì se fu una folata di vento o se fu ancora una volta colpa del giullare, invidioso del loro amore.
Il soldatino e la ballerina, ancora con le mani giunte, volarono nel fuoco.
Il giorno dopo, quando la mamma del bambino pulì il camino, trovò soltanto un cuore di stagno e una rosa dorata, che il fuoco aveva fuso insieme e che nessuno avrebbe mai più potuto dividere.