I Tre
MOSCHETTIERI
THE THREE MUSKETEERS
di Alexandre Dumas
Riduzione e adattamento a cura di Le Storie del Gatto Blu
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PRIMA PARTE:
I Puntali di Diamante
Tutti abbiamo un sogno nel cassetto. Un desiderio che vorremmo vedere realizzato, per il quale faremmo qualsiasi cosa. D’Artagnan sognava di diventare un moschettiere. Viveva nella Francia del 1625, ed era il più abile spadaccino di tutto il regno! Tutti in Guascogna erano al corrente delle sue doti, primo fra tutti suo padre.
«Io credo in te, D’Artagnan», gli disse un giorno, «Prendi questa lettera e vai dal capitano de Treville. Sono sicuro che deciderà di arruolarti tra i suoi moschettieri!»
Così, con un cavallo, con la sua spada, e con grandi speranze, D’Artagnan partì per Parigi. Per tutto il viaggio provò e riprovò nella mente il discorso di presentazione a Monsieur de Treville. Lui era il capitano dei moschettieri, e D’Artagnan voleva fare colpo. Purtroppo però non era un granché con le parole.
Era un grande spadaccino… ma un pessimo relatore!
Dopo un giorno di viaggio, emozionato ma anche un po’ agitato, si fermò nel villaggio di Meung, alla locanda Jolly.
Nell’arrivare vide una carrozza ferma proprio davanti alla locanda,
sulla quale stava per salire una fanciulla bionda, bella e affascinante.
Era tanto bella che D’Artagnan rimase incantato a fissarla. Un uomo con due lunghi baffi appuntiti si avvicinò a lei. «Quali sono gli ordini di Sua Eminenza?» chiese la ragazza. “Sua Eminenza?” pensò D’Artagnan, “Starà forse parlando del Cardinale Richelieu?”
«Dovete ritornare in Inghilterra, Milady», disse l’uomo, «C’è una faccenda da sbrigare con il Duca!»
La donna fece un cenno di assenso, salì sulla carrozza e partì. D’Artagnan, ancora sul cavallo, era interdetto.
Se davvero i due stavano parlando del Cardinale Richelieu c’era aria di guai!
Il Cardinale Richelieu, infatti, era un grande nemico della Regina, e aveva già provato a screditarla diverse volte. Prima che D’Artagnan potesse avvicinarsi per fare domande e per scoprirne di più, però, l’uomo con i baffi appuntiti salì sul suo cavallo e partì, e D’Artagnan restò a bocca asciutta. Entrò nella locanda Jolly e passò lì la notte. Il giorno dopo, all’alba, ripartì per Parigi, attraverso la campagna francese.
Quando arrivò al palazzo di Monsieur de Treville scese da cavallo e si fece strada tra i moschettieri che tiravano di spada nel cortile. Entrò e si presentò al servitore, che lo invitò ad attendere
nel salone, vicino a tre eleganti moschettieri.
«Guarda come sono alla moda, Aramis!» disse il primo, un omone grande e grosso che indicava il mantello rosso appoggiato su una spalla sola.
Aramis fece un cenno con il capo, poco interessato alla moda.
«Pensiamo alle cose serie, Porthos!», disse all’omone, poi si rivolse al terzo moschettiere: «Athos, penso che spie del Cardinale stiano tramando qualcosa. Anzi, ne sono sicuro!»
Athos, che sembrava essere appena più vecchio degli altri due, annuì, e rispose: «Ho sentito che si sono infiltrati anche nelle stanze della regina.
Dicono che una delle sue ancelle sia una spia di Richelieu».
«Parlando della regina», disse Porthos, «Il Duca di Buckingham
è arrivato a Parigi».
Gli altri due lo zittirono preoccupati. «Shhhhttt!» sussurrò Athos, «Non farti sentire a dire certe cose, se ci tieni alla tua testa!»
“Il discorso si sta facendo interessante!”, pensò D’Artagnan.
Il giovane fece per avvicinarsi, ma fu chiamato dal domestico: Monsieur de Treville era pronto a riceverlo! Salì le scale, fece un respiro profondo ed entrò nell’ufficio del capitano dei moschettieri.
Poi consegnò la lettera del padre, e Monsieur de Treville sorrise entusiasta.
«Se con la spada sei abile anche solo la metà di ciò che dice questa lettera allora non vedo l’ora che tu diventi un moschettiere. Vai subito al campo di addestramento: voglio che inizi subito!» disse Monsieur de Treville.
D’Artagnan era felicissimo: il suo sogno stava per realizzarsi!
Ringraziò Monsieur de Treville e corse giù dalle scale, con tanta gioia che non notò che Athos stava passando di lì. I due si scontrarono e caddero a terra.
D’Artagnan, veloce come era sceso dalle scale, si rialzò e si scusò rapidamente, subito pronto a ripartire.
«Come sarebbe “Scusami”?!» sbraitò
Athos, «Mi hai chiaramente aggredito!»
«Sono di fretta, signore, e ho un appuntamento!» rispose D’Artagnan.
«Sei di sicuro uno di quei giovani campagnoli senza buone maniere», commentò Athos, e allora anche D’Artagnan si arrabbiò.
«Non osare, moschettiere!»
disse D’Artagnan sguainando la spada.
«Accetto la sfida. Domani a mezzogiorno dietro al convento delle carmelitane!» disse Athos.
D’Artagnan accettò e ripartì.
Nel cortile, però, non vide Porthos appoggiato ad una colonna, e andò addosso anche a lui!
«Non si aggrediscono i gentiluomini in questo modo!» commentò Porthos seccato.
«Scusami, sono di fretta!»
rispose D’Artagnan.
«Non esiste la fretta quando si parla di buone maniere! Te le insegnerò domani all’una dietro al palazzo Luxembourg!» disse Porthos.
D’Artagnan accettò anche questa seconda sfida, e ricominciò a… camminare! Correre gli aveva già provocato non uno, ma ben due duelli: era il caso di stare attento a dove andava!
Il giorno dopo D’Artagnan si presentò puntuale a mezzogiorno dietro al convento delle carmelitane,
e vide che Athos lo stava già aspettando, in compagnia di Porthos e Aramis.
«Loro saranno i giudici della nostra sfida!» lo accolse Athos, e D’Artagnan restò senza parole! Che ci faceva Porthos lì? Il loro duello doveva essere un’ora dopo, e dietro al Palazzo di Luxembourg! Tuttavia D’Artagnan non ebbe il tempo di chiedere nulla, perché da dietro l’angolo del convento spuntò un gruppo di guardie del Cardinale Richelieu. Le guardie ammonirono i moschettieri che i duelli erano proibiti dal cardinale, ma i moschettieri risposero che loro erano al servizio del re, e non del cardinale!
Da questo battibecco scaturì un duello tra i moschettieri e le guardie di Richelieu, e D’Artagnan si schierò subito dalla parte di Athos, Porthos e Aramis.
Danzava tra le guardie con la spada, colpendone uno e poi l’altro, e i moschettieri capirono che quel giovane guascone era davvero speciale! Le guardie del cardinale scapparono a gambe levate:
D’Artagnan e i tre moschettieri gli avevano dato una bella lezione!
«Sono sempre stato un moschettiere nel mio cuore, anche se non indosso ancora la vostra uniforme!»
commentò D’Artagnan.
Athos, Porthos e Aramis ammisero che aveva ragione, e da quel momento
i quattro divennero inseparabili! In poco tempo diventarono molto amici, tanto da considerarsi una vera famiglia.
Alcune settimane dopo D’Artagnan si stava riposando nella sua stanza dopo un lungo addestramento, e sentì dei lamenti provenire dal piano di sotto. Prese la spada, scese le scale, e quando fu giù vide due uomini che aggredivano una giovane fanciulla.
Li scacciò con tre colpi di spada, e anche loro fuggirono a gambe levate, come tutti coloro che si trovavano a duellare con D’Artagnan.
«Grazie, grazie, grazie!
Mi hai salvato», disse la donna,
«Il mio nome è Constance Bonacieux. Devo avvertire la mia regina! Devo farlo! Ho scoperto che il cardinale Richelieu ha fatto venire il Duca di Buckingham a Parigi, e l’ha fatto con l’inganno! Ha scritto una lettera al Duca fingendosi la regina, e… òh, che scandalo! Lui è venuto subito! Ama la mia regina, ma non si deve sapere!»
«Quegli uomini torneranno a cercarti», disse D’Artagnan, «Vieni, ti porto in un posto sicuro. Ti proteggerò io dalle spie del cardinale, stai tranquilla».
D’Artagnan condusse Constance a casa di Aramis, chiedendo protezione per la ragazza. Aramis accettò, e dopo qualche ora si presentò alla porta anche…
...il Duca di Buckingham in persona!
Il Duca di Buckingham era uno degli scapoli più ambiti d’Europa, era inglese ed era uno degli uomini più affascinanti del tempo. Disse che la regina era in pericolo, e chiese a D’Artagnan di accompagnare lui e Constance al Louvre, negli appartamenti della regina.
D’Artagnan, vista la promessa fatta a Constance, accettò, e i tre andarono al Louvre. Constance li condusse in una stanza buia e nascosta, e fece chiamare la regina Anna.
Il Duca di Buckingham amava davvero la regina, e voleva vederla prima di tornare a Londra. La Regina Anna, però, sapeva che quello con il Duca
era un amore proibito e anche molto pericoloso!
«Vattene subito, Buckingham, non possiamo farci vedere insieme!»
gli disse, «Rischieremmo di provocare una guerra tra Francia e Inghilterra!»
Il Duca, però, non voleva partire senza che la regina gli donasse qualcosa di suo. «Qualsiasi cosa, per ricordarmi di te. Qualcosa che abbia il tuo profumo, che io sfiori e che mi faccia sentire il tuo amore!» la supplicò.
La regina, allora, prese una scatoletta rossa e tirò fuori una collana con dodici puntali di diamanti, regalata dal re in persona. Prese due puntali e li porse al Duca, poi lo baciò e se ne andò.
Il Duca fu felice, e ripartì per Londra. Presto, però, si sarebbe reso conto che aveva ben poco per cui essere felice!
Una delle spie del Cardinale aveva infatti assistito all’incontro tra lui e la regina, e aveva avvisato il Cardinale Richelieu.
Il Cardinale seppe subito che quella era una ghiottissima occasione per screditare la regina!
Chiamò a sé Milady e le ordinò di andare a Londra dal Duca di Buckingham e rubare i due puntali.
Dopo che Milady fu tornata con i puntali rubati, il Cardinale andò dal Re, invitandolo ad organizzare un ballo in onore della regina.
«La Regina Anna è un po’ annoiata», disse il Cardinale Richelieu, «Un ballo la tirerebbe su di morale!
E poi potrebbe sfoggiare la collana che le avete regalato, quella con i dodici puntali di diamanti! Mi avete detto che è un collier splendido!»
Il Re fu entusiasta dell’idea, e acconsentì.
«Oggi è il 20 settembre. Il 3 ottobre, per la festa dei consiglieri della città, daremo un ballo!» esclamò felice.
Andò subito ad avvisare la regina
Anna, che però… non fu per niente contenta! Provò a raccontare al Re mille scuse per cercare di posticipare la festa, ma lui non cambiò idea: il ballo sarebbe stato il 3 ottobre, e lei avrebbe dovuto indossare la collana.
«Sai, secondo il Cardinale Richelieu ne avresti bisogno per distrarti», disse il Re.
Il Cardinale Richelieu…!
“Una delle sue spie deve aver assistito all’incontro tra me e il Duca!”
pensò la regina.
Chiamò subito Constance e la avvertì della situazione. L’ancella, allora, chiese aiuto a D’Artagnan che, innamorato di lei, accettò subito.
«Porthos, Athos e Aramis mi aiuteranno!
Difenderemo l’onore della regina, andremo a Londra e recupereremo i puntali!» disse D’Artagnan.
Quando giunsero a Londra e avvisarono il Duca… i puntali erano spariti, rubati da Milady!
«Non perdiamo la speranza», disse però il Duca, «Chiamerò subito il mio gioielliere e farò preparare due puntali identici!»
Così fece, e i moschettieri, insieme a D’Artagnan, poterono consegnare i due puntali alla regina in tempo. Quando il Cardinale Richelieu vide che il collier della regina aveva tutti e dodici i puntali si arrabbiò moltissimo!
«Me la pagherà cara!» disse tra sé e sé, «Prima o poi riuscirò a screditare sia la Regina Anna sia quella Constance!»
Il Cardinale Richelieu era furente ma, almeno per questa volta, D’Artagnan e i tre moschettieri erano riusciti a salvare la Regina Anna.
Fine prima parte
SECONDA PARTE:
Il Marchio del Giglio
I Tre Moschettieri e D’Artagnan erano riusciti a salvare l’onore della regina quando era accaduto l’affare dei puntali di diamante, ma Richelieu si era arrabbiato moltissimo. Alcune settimane dopo, quindi, fece rapire Constance! Fu proprio D’Artagnan ad avvisare Monsieur de Treville. «Me ne occuperò io. La ragazza, insieme a te e ai tre moschettieri, ha aiutato a salvare la Regina Anna.
In quanto capitano dei moschettieri del re, è mio dovere scoprire dove l’hanno portata», disse a D’Artagnan.
Il giovane, sconsolato, uscì dal palazzo di Monsieur de Treville e si mise a camminare per le vie di Parigi, in cerca di indizi che gli dicessero qualcosa sulla sorte della sua amata Constance. Ad un tratto, però, vide Milady discutere in inglese con un uomo vestito tutto di nero. D’Artagnan si avvicinò per difendere Milady, ma lei non fu affatto contenta.
«Non ho bisogno di aiuto!» disse Milady a D’Artagnan, «Quest’uomo è soltanto mio cognato, Lord de Winter».
«Non immischiarti», aggiunse Lord de Winter. D’Artagnan, che già era molto nervoso per il rapimento di Constance, si inalberò, e iniziò a discutere
con Lord de Winter.
«C’è un solo modo per risolvere questa faccenda», disse ad un certo punto d’Artagnan, «Con un duello!»
Lord de Winter accettò, e i due si accordarono per trovarsi quel pomeriggio alle sei in quello stesso luogo. Alle sei D’Artagnan si presentò con Athos, Porthos e Aramis, e notò che anche Lord de Winter aveva portato tre amici. I due schieramenti iniziarono a duellare, e siccome nessuno aveva possibilità né speranza di battere D’Artagnan e i suoi amici moschettieri ad un duello di spada, presto Lord de Winter finì a terra.
D’Artagnan gli puntò la spada, ma poco dopo la abbassò.
«Non voglio ucciderti perché so che la bella Milady ne soffrirebbe», esclamò. Lord de Winter lo ringraziò per avergli risparmiato la vita, poi lo invitò al Palace Royale per presentargli la signora Milady de Winter, che sarebbe certo stata felice di avere uno spadaccino tanto abile a difendere il suo onore! D’Artagnan arrossì e accettò: Milady era davvero una donna di grande fascino e infinita bellezza, e il giovane non aveva potuto evitare di sentire dentro di sé una piccola scintilla. Quella sera, quando finalmente D’Artagnan parlò con Milady, restò ancora più affascinato dalla donna. L’immagine di Constance stava pian piano scomparendo dal suo
cuore, per far posto al volto di Milady. Milady e D’Artagnan si incontrarono tante altre volte, sempre di nascosto, e D’Artagnan pensava che anche lei provasse gli stessi sentimenti, ma…
...NON ERA AFFATTO COSÌ!
Fu grazie ad una delle domestiche che lavoravano a Palace Royale che D’Artagnan scoprì che Milady de Winter non solo lo stava usando per i suoi scopi malvagi, non solo era una spia di Richelieu… ma aveva anche IL MARCHIO DEL GIGLIO!
A quei tempi, coloro che avevano il marchio del giglio erano… assassini!
D’Artagnan raccontò tutto ai suoi amici, triste e deluso dal
comportamento di Milady.
«C’è di più», disse Aramis dopo che D’Artagnan ebbe finito di raccontare ciò che aveva scoperto.
«I miei informatori mi hanno detto che Milady sta tornando a Londra in queste ore, con l’ordine da parte del Cardinale di uccidere il Duca di Buckingham!»
«Non possiamo permetterlo!»
esplose D’Artagnan, «Il Duca di Buckingham è un nostro amico!»
Decisero di scrivere una lettera a Lord de Winter e al Duca di Buckingham, avvisandoli del pericolo. Aramis prese penna e calamaio e scrisse la comunicazione. Poi, dopo aver finito, alzò gli occhi verso D’Artagnan
e disse: «Ho anche una bella notizia per te. Constance è viva. La regina l’ha fatta nascondere nel convento delle carmelitane».
D’Artagnan fu molto felice, e disse che sarebbe presto andato a trovare Costance dalle carmelitane. La lettera fu spedita, e alcuni giorni dopo arrivò a Londra, dove Milady fu arrestata. In cella, però, finse di essere vittima di un complotto e riuscì a convincere una delle guardie ad aiutarla a fuggire. La guardia la fece scappare, ma non solo… uccise anche il Duca di Buckingham! Quando la notizia giunse al Cardinale Richelieu, questo fu contentissimo: si era vendicato della regina!
Ora mancava soltanto Constance. Il Cardinale Richelieu ordinò quindi a Milady di travestirsi e andare al convento delle carmelitane fingendo di aver bisogno di aiuto e protezione. Quando Milady arrivò le suore la accolsero con gioia, come facevano con tante fuggitive, dicendo che proprio in quei giorni stavano aiutando un’altra giovane, su richiesta della Regina Anna in persona!
«Mi piacerebbe poterle parlare, visto che abbiamo storie molto simili», disse Milady.
La madre superiora accettò, e quella sera Constance entrò nella stanza di Milady per bere un té.
Parlarono a lungo, e Milady si stupì della tranquillità di Constance.
«Non hai paura che i tuoi nemici ti raggiungano anche qui?» chiese Milady.
«No, perché c’è un aspirante moschettiere che ha promesso di proteggermi. È lo spadaccino più bravo di tutta la Francia, il signor
D’Artagnan. Ne avrai sicuramente sentito parlare», rispose Constance sognante.
Se ne aveva sentito parlare? CERTO!
Era il suo peggior nemico, quel
D’Artagnan! Si immischiava sempre negli affari suoi e del Cardinale
Richelieu! Da brava attrice quale era, però, Milady restò calma.
«Tutti lo conoscono, il guascone spadaccino!» rispose Milady.
Proprio in quel momento D’Artagnan arrivò al convento. Constance sentì
il rumore degli zoccoli del cavallo, e seppe subito che si trattava del suo amato.
«Finisci il té, allora, così poi potrai andare da lui», disse Milady.
Constance bevve il té, ma era ignara del fatto che Milady, mentre lei era distratta, l’avesse avvelenato.
Milady fuggì dalla finestra, e Constance si accasciò. D’Artagnan corse nella
stanza, ma era già troppo tardi: il veleno aveva fatto effetto.
Quando la Madre Superiora parlò a D’Artagnan dell’altra fanciulla bionda e
bella che si nascondeva nel convento, lui capì subito che si trattava di Milady e la inseguì, insieme ai tre moschettieri. Riuscirono a catturarla e a dimostrare i suoi misfatti, e la donna venne finalmente imprigionata.
Poche settimane dopo D’Artagnan era con Athos, Porthos e Aramis quando ricevette una lettera, che recitava le seguenti parole:
Nomino ufficialmente il prode spadaccino della Guascogna, D’Artagnan, Moschettiere del Re!
I quattro amici si abbracciarono, entusiasti. Poi sguainarono le spade, le appoggiarono a terra e le alzarono verso il cielo, tutti insieme, mentre esclamavano: «TUTTI