L'Olandese volante | Storie per bambini | Opera e teatro per bambini | età 7+

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Layout & cover vectors by Upklyak - www.freepik.com Copyright 2023 © Le Storie del Gatto Blu Copyright 2023 © Silvia Festa L’Olandese Volante THE FLYING DUTCHMAN Racconto dall’opera di Richard Wagner. Dalla versione di J. Walker McSpadden, Stories from Wagner.

Avete mai visto un veliero in mezzo al mare?

Che meravigliosa creatura di splendore e mistero! Cavalca le onde come un destriero, e quando spalanca le vele comanda il vento come la più fiera delle aquile. Che bellezza, quando lotta contro la furia delle acque!

I velieri hanno scoperto continenti, tramandato leggende, trasportato eroi!

C’è una leggenda in particolare che viene raccontata a tutti coloro che solcano i mari: quella di un veliero… fantasma!

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Tanto tempo fa, tutti i marinai temevano la furia degli Spiriti del Male dell’Oceano, e non li contraddicevano mai. Un giorno, però, un giovane avventuriero olandese di nome Vander attraversò gli Oceani e raggiunse il Capo di Buona Speranza, con l’intenzione di arrivare alla fine del mondo. Al momento di ripartire tutti gli oracoli avvertirono il Capitano Vander che gli Spiriti del Male dell’Oceano non volevano che lui raggiungesse la fine del mondo. Lui, però, salì sul suo veliero e incitò la ciurma:

«Cosa potrebbero mai farci gli Spiriti del Male? Abbiamo navigato durante tempeste e tornadi, con le onde alte come il palazzo di un re! Abbiamo mai avuto paura?»

«No!» risposero in coro i marinai.

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«Non saranno certo gli Spiriti del Male a spaventarci! Issate le vele, togliete l’ancora. Voliamo sulle acque fino alla fine del mondo, e poi torniamo a casa!» disse il Capitano Vander.

Gli Spiriti del Male dell’Oceano, però, avevano assistito a tutta la scena, e risero malvagi. Il Capitano Vander voleva dunque volare sulle acque fino alla fine del mondo?

E così avrebbe fatto!

Gli Spiriti del Male dell’Oceano lanciarono una terribile maledizione sul veliero del Capitano Vander e su tutta la sua ciurma. Il veliero non sarebbe mai affondato, e i marinai avrebbero avuto vita eterna. Avrebbero solcato i mari senza sosta, senza mai raggiungere la fine del viaggio, finché una fanciulla non

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si fosse innamorata del Capitano Vander. Sul veliero, però, non c’erano donne, e il capitano avrebbe potuto scendere a terra soltanto un giorno ogni sette anni. Come avrebbe mai potuto fare innamorare una donna in un sol giorno? Il tempo passò: giorni, anni, decenni… secoli. Il veliero iniziò a deteriorarsi, il legno marcì e le corde si consumarono, ma mai del tutto. Allo stesso modo, tutta la ciurma divenne pallida e magra, la pelle cadente, vecchia e rugosa. I marinai iniziarono a pregare gli dei perché gli concedessero di morire. L’unico di loro che mantenne le fattezze del giorno della maledizione fu il Capitano Vander, la sola speranza di salvezza per il veliero e la sua ciurma. Ogni sette anni il Capitano

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Vander scendeva dalla nave alla ricerca di una fanciulla che decidesse di partire con lui e salvasse così lui e la sua ciurma dalla maledizione. Le ragazze rimanevano affascinante dall’aspetto del Capitano Vander ma, non provando amore nei suoi confronti, scappavano alla vista del veliero marcio. Secolo dopo secolo, la storia del Veliero Fantasma diventò una leggenda, e così il suo capitano, che venne chiamato l’Olandese Volante, perché la sua nave fluttuava sulle onde proprio come se stesse volando.

Molti anni dopo, una terribile tempesta colpì i Mari del Nord. Per sfuggire alla furia dei mari, una nave mercantile

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norvegese fu costretta ad attraccare al porto più vicino. Il suo capitano, che si chiamava Daland, era un uomo robusto e segnato dagli anni trascorsi in mare, e fu molto triste di dover rimandare il ritorno a casa, dove lo attendeva la sua amata figlia Senta. Daland era rimasto vedovo in giovane età e, ogni volta che partiva, si sentiva in colpa a lasciare sola Senta, una ragazza timida ma molto intelligente, dagli occhi neri e profondi. Lei, però, sapeva che il padre amava il mare più di qualsiasi cosa, e non lo incolpava di lasciarla sola. L’ultimo viaggio di Daland era stato un fallimento: avevano incontrato una tempesta dopo l’altra, e avevano perso gran parte delle merci.

I guadagni erano stati pochissimi,

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e dopo quell’ultimo contrattempo sarebbero stati ancora meno. A sole quaranta miglia da casa avevano dovuto fermarsi di nuovo, e la ciurma era stremata. Ad un certo punto, quando la tempesta sembrava essersi calmata, la nave fu circondata da una nebbia fittissima, e la pioggia aumentò di colpo. Diversi fulmini sfiorarono l’albero maestro, e Daland uscì sul ponte per vedere cosa stesse succedendo. Che sorpresa, quando vide che accanto a loro aveva appena attraccato una nave dal legno marcio e dalle vele bucate! Come facevano a navigare? Sul pontile c’erano alcuni marinai, molto vecchi e con la pelle grigia come nuvole

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cariche d’acqua. Tra di loro, però, c’era un uomo dall’aspetto strano ma affascinante, quasi come provenisse da un’altra epoca: aveva dei lunghi capelli neri che cadevano sulle spalle, folte sopracciglia e una pelle più liscia di quanto ci si poteva aspettare da un marinaio. Daland notò che il giovane, nonostante l’aspetto da fiero avventuriero, aveva gli occhi bassi e lo sguardo triste, quasi sconsolato.

Daland lo vide scendere dal ponte e gettarsi in ginocchio, quasi volesse abbracciare la terra ferma, e gli chiese da quanto tempo fosse in viaggio.

«Sette lunghissimi anni», rispose l’uomo, «Posso finalmente passare un intero giorno a terra. Quando finirà il mio tormento?»

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L’avventuriero, come forse avete già immaginato, era proprio l’Olandese Volante, ma Daland non lo sapeva.

«E tu, chi sei?» chiese l’Olandese Volante a Daland.

«Mi chiamo Daland, sono un marinaio e vengo dalla Norvegia. Tu, invece?

Perché sei stato in mare per sette anni?

Dove sei diretto?» rispose Daland.

«Sono olandese, e ho fatto tre volte il giro del mondo prima di attraccare di nuovo qui», disse l’Olandese misterioso.

«Avete incontrato anche voi una tempesta? E cosa trasportate?»

lo incalzò Daland.

«La mia nave incontra soltanto tempeste, da molti anni», disse l’Olandese Volante, «Trasportiamo oro e diamanti».

Gli occhi di Daland si illuminarono di

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curiosità, e disse: «Devi essere molto seccato quando perdi del carico, allora».

L’Olandese Volante, però, scosse il capo: «No, affatto. Ci sono cose molto più importanti del denaro». «Cosa intendi?» chiese Daland.

«Se solo potessi scambiare un po’ dei tesori che trasporto sulla mia nave per della compagnia! Non ho nessuno con cui condividere le mie ricchezze, e il mio cuore è vuoto e triste», disse l’Olandese Volante.

Daland, allora, si sporse verso di lui e disse: «Se parli sul serio, ti porterò a casa mia. Sarai molto contento di passare una serata in mia compagnia, e mia figlia Senta preparerà la cena migliore che tu abbia mai mangiato!»

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L’Olandese Volante sussultò. «Hai una figlia?» chiese. «Certo! È la fanciulla più bella, ma soprattutto più dolce e intelligente che potresti mai incontrare», rispose Daland.

L’Olandese Volante, allora, gli disse: «Ti propongo un accordo: se mi farai conoscere tua figlia e mi darai il permesso di parlare con lei da solo, allora io ti donerò tutti i tesori che trasporto sul mio veliero». Daland non riuscì a credere alle sue orecchie, e accettò subito l’offerta dello straniero. In fin dei conti, era giovane, affascinante e gentile: Senta avrebbe senza dubbio trascorso volentieri del tempo con lui.

Siccome la tempesta era ormai passata, Daland svegliò la ciurma

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e partirono subito, con la nave dell’Olandese Volante al seguito.

Mentre la nave di Daland si avvicinava al porto del villaggio, Senta stava filando e chiacchierando con alcune amiche. Tutte la stavano prendendo in giro perché si distraeva sempre, perdendosi nei suoi pensieri. «Eri di nuovo nel mondo dei sogni?»

le chiese la governante Maria quando vide il groviglio di fili sul suo arcolaio, «Dovresti stare più attenta e dare il buon esempio, come farebbe una degna padrona di casa!»

Senta arrossì e cercò di rimediare al disastro sull’arcolaio, mentre le sue amiche ridevano.

«È colpa tua, Maria, non avresti mai dovuto raccontarle la storia di

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questo quadro!» dissero le amiche in coro, «Ora non fa altro che pensare all’Olandese Volante, e fissa il quadro per delle ore!»

Sopra il camino, infatti, vi era un ritratto di un vecchio e pallido avventuriero, recuperato da Daland in uno dei suoi tanti viaggi, che Maria aveva detto essere il Capitano Vander in persona, il famigerato Olandese Volante! Maria aveva raccontato a Senta della sua maledizione, e Senta aveva sognato molte volte di poter partire insieme a lui e salvarlo dalle tenebre. Vi chiederete perché Daland non lo avesse riconosciuto, pur avendo un suo ritratto... ebbene, il ritratto mostrava Vander anziano e rugoso, mentre Daland l’aveva visto giovane e aitante.

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«Non dovreste scherzare su questa storia», le ammonì Senta, «È molto triste che lui sia costretto a viaggiare per mari e che non abbia ancora trovato una fanciulla che lo ami per davvero. Siete senza cuore».

«Non siamo senza cuore, Senta. Semplicemente, non capiamo come tu possa rimanere affascinata dal capitano di una nave fantasma che può attraccare una volta ogni sette anni», rispose una delle amiche.

«E che, al contrario di te, è immortale e finirà per sposare qualcun altra dopo la tua morte», aggiunse un’altra. «Non se la fanciulla lo ama davvero.

Quella che lo ama davvero spezzerà la maledizione», ribatté Senta.

«E chi potrebbe mai amare un fantasma… un mostro del genere? Ugh!

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È anche vecchio!» disse la terza amica. «Io», rispose Senta arrossendo, «Io penso che potrei. Lo amerei, e salverei lui e la sua ciurma dal tormento eterno». «Stai scordando Erik», le ricordò una delle amiche.

Erik era un cacciatore che viveva nei dintorni e che era innamorato di Senta da anni. Senta, però, pur volendogli molto bene, lo considerava soltanto un amico. Non avrebbe mai potuto sposare Erik, non avrebbe mai potuto amarlo come l’Olandese Volante.

«Erik non è l’Olandese Volante», concluse Senta.

«E non vorrei mai esserlo!» disse Erik entrando nella stanza. «Di cosa parlate? Devo essere geloso, Senta?»

Erik salutò le ragazze e si sedette

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accanto a Senta, poi parlò di nuovo:

«Ho visto la nave di tuo padre attraccare nel porto seguita da un’altra imbarcazione».

Senta si alzò in piedi e batté le mani dalla gioia. Congedò le sue amiche e iniziò a preparare la cena.

«Cos’era quella storia dell’Olandese Volante?» chiese Erik quando furono rimasti soli.

«Ho soltanto pena per lui», rispose Senta. «E per me, invece? Mi struggo di amore per te, Senta. Diventa mia moglie», la pregò Erik.

«Tu non meriti la mia pena. Sei giovane e forte, tutte le donne del villaggio vorrebbero sposarti. L’Olandese Volante, invece… tutte sono terrorizzate da lui, e mi piange il cuore».

«Andiamo, Senta, non puoi dire sul

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serio», la schernì Erik.

«Perché ti preoccupa tanto, comunque?» lo incalzò Senta.

«Ho fatto uno strano sogno», disse Erik, «E riguardava proprio il Veliero Fantasma e l’Olandese Volante. Ho sognato che tuo padre tornava da un viaggio e portava qui l’Olandese Volante, giovane e affascinante, e tu ti innamoravi di lui, e partivi con lui sul Veliero Fantasma».

Il cuore di Senta iniziò a battere forte, e lei prese le mani di Erik.

«Non capisci?» disse, «Non era un sogno, è il mio destino! Hai detto che mio padre stava attraccando seguito da un’altra nave. Era per caso il Veliero Fantasma?»

Prima che Erik potesse rispondere, Daland entrò in casa, seguito da un

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giovane avventuriero straniero, e Senta seppe subito che si trattava dell’Olandese Volante. Corse ad abbracciare il padre e scoppiò in lacrime.

«Andiamo, figlia mia, ti sono davvero mancato così tanto? Sii educata, e saluta il nostro ospite. È un ricco avventuriero olandese, e non vedeva l’ora di conoscerti», disse Daland.

Senta avrebbe voluto abbracciare anche l’Olandese Volante, ma si trattenne e gli tese la mano in maniera fredda, invitandolo a sedersi.

Dopo la cena, Daland prese Senta da parte e le sussurrò: «Gli ho promesso che avrebbe potuto trascorrere del tempo da solo con te. Ti prego, accetta.

Se lo farai, saremo abbastanza ricchi che non dovrò più partire per il resto

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dei miei giorni». Daland andò a dormire, mentre Senta si sedette accanto all’Olandese Volante, che le raccontò molte delle sue avventure per mare.

L’Olandese Volante parlò per tutta notte, e Senta si sentì rapita dalla sua voce. Era sempre più certa che lui fosse il leggendario capitano del Veliero Fantasma: doveva soltanto aspettare che le chiedesse di salire sulla sua nave.

All’alba l’Olandese Volante la salutò: le sue ventiquattro ore a terra erano quasi finite, e doveva salpare nuovamente. Seppur volesse rompere la maledizione, si era davvero innamorato di Senta, e non ebbe il

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cuore di chiederle di salire con lui sulla nave. Lei, però, lo seguì di nascosto fino al porto. Quando i marinai del Veliero Fantasma stavano per ritirare l’ancora, Senta corse sul pontile. «Fermatevi!» disse, «Voglio partire anche io con voi!»

L’Olandese Volante la guardò triste. «Non posso permettertelo. Non voglio per te una vita come la nostra. Sposa il cacciatore, e dimenticati di me!» rispose. «So molto bene chi sei, Olandese Volante. Sei il Capitano Vander, e io voglio partire con voi. Non ho paura del Veliero Fantasma, della ciurma pallida o della scia di sangue che esce dalla vostra nave. Lasciami partire, te ne prego. Lascia che venga con te»,

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lo implorò Senta.

Senza aspettare una risposta, Senta salì sulla nave, e come toccò il pontile ci fu un bagliore che illuminò l’intera baia. La ciurma si sciolse in povere, e così accadde anche alla nave, che si dissolse nelle acque, mentre Senta e il Capitano Vander si ritrovarono in mare, tutti bagnati ma molto felici e innamorati. Si abbracciarono forte e, tornati a casa di Daland, gli dissero che si erano innamorati.

La maledizione era stata spezzata: la ciurma aveva finalmente trovato la pace, e Vander l’amore.

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Fine!

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