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La Casa dei Gatti

THE COLONY OF CATS

Racconto dalla tradizione toscana.

Dalla versione di Andrew Lang, The Crimson Fairy Book.

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Tanto tempo fa esisteva una terra di magia in cui gli animali parlavano, proprio come gli esseri umani.

In questo regno viveva un gruppo di gatti che, stanchi di vagare per le strade al freddo e sotto la pioggia, avevano deciso di andare a vivere in una villa abbandonata che, da quel momento, era stata conosciuta come La Casa dei Gatti.

Lì i micini avevano tutto ciò di cui avevano bisogno, ma anche molto di più! Soddisfavano ogni loro desiderio, mangiavano leccornie e dormivano tutto il giorno su morbidi cuscini.

E potevano persino farsi le unghie sul divano, senza che nessuno

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li rimproverasse! Per loro era il paradiso. Anche gli umani del regno erano molto felici. I gatti, infatti, prima di andare a vivere nella Casa dei Gatti, passavano le giornate a rincorrere colombi e lepri, a spaventare galline e a scavare nei campi. Da quando si erano trasferiti invece non facevano

più marachelle, e i contadini del regno avevano tratto un respiro di sollievo.

I gatti della Casa dei Gatti erano anche molto ricchi, tanto da potersi permettere una persona che facesse i lavori di casa, gli pulisse la sabbietta e gli facesse trovare sempre acqua corrente e croccantini freschi.

I gatti erano, però, anche molto viziati, e soprattutto super esigenti! Infatti nessun servitore durava

più di una settimana: una era troppo

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lenta, l’altro non puliva abbastanza bene, e l’altro ancora cucinava una carne troppo dura.

In paese viveva una fanciulla che si chiamava Lisa, ed era una giovane molto triste. Suo padre era morto poco dopo aver sposato una donna cattiva ed egoista, che pensava soltanto a far felice sua figlia, la sorellastra di Lisa.

Lisa era trattata male da entrambe, ed era diventata una serva nella sua stessa casa. Un giorno, così, decise di andare a vivere con i gatti. Se doveva essere una serva, tanto valeva essere pagata! Dopo l’ennesimo litigio con la matrigna, Lisa corse fuori di casa sbattendo la porta, e andò davanti

alla Casa dei Gatti. Proprio quel mattino il cuoco era stato cacciato

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con due graffi rossi e gonfi sul collo, e i gatti furono contenti di avere subito una sostituta. Lisa dormì in una delle stanze, e il mattino dopo si svegliò all’alba per preparare la colazione a tutti i gattini. Per tutto il tempo che Lisa stette ai fornelli, vi fu in cucina una processione di gatti che, curiosi, volevano conoscere la nuova ragazza.

Mentre Lisa tagliava le verdure un micio rosso e bianco la scrutava da dietro una gamba del tavolo, mentre puliva il pollo un altro bianco e nero le annusava le gambe, e mentre cuoceva la pasta un gruppo di sei gattini controllava che tutto stesse procedendo per il meglio. Lisa era felice perché, anche se ancora non parlava la lingua dei gatti, loro stavano facendo le fusa,

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e ciò significava che erano soddisfatti. Oltre che essere un’ottima cuoca, Lisa era anche molto dolce: aiutava i gattini con le zampe troppo corte a salire le scale, spazzolava il tabby a pelo lungo per sciogliergli i nodi, e massaggiava sempre la zampa di AnzianoGatto, che faticava a camminare per via dell’artrite.

In tutto questo, la Casa dei Gatti non era mai stata tanto pulita e splendente! Tutti i gatti erano entusiasti di Lisa, e iniziarono ad affezionarsi a lei. Un giorno, il vecchio Papà Gatto

andò in visita alla Casa dei Gatti, per controllare che tutto stesse procedendo per il meglio.

«Com’è questa nuova serva?»

chiese Papà Gatto

ad uno degli ospiti della casa.

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«È migliore di tutte le altre! È buona, gentile, e i suoi manicaretti sono da leccarsi i baffi per tutta la notte!»

rispose l’altro. E così accadeva ogni volta che Papà Gatto tornava

alla Casa dei Gatti.

Però, AnzianoGatto notò che, nonostante tutto, Lisa si faceva ogni

giorno più triste.

«Cosa succede, bambina?»

chiese un giorno AnzianoGatto a Lisa.

«Voi siete tanto buoni con me…

...ma io ho nostalgia di casa. Vorrei

tanto rivedere la mia matrigna e la mia sorellastra», rispose Lisa tra le lacrime.

AnzianoGatto, che era un gatto che aveva visto tante cose nelle sue nove

lunghe vite, comprese la sofferenza di Lisa, e la invitò a tornare a casa.

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«Se e quando vorrai tornare da noi, la porta per te sarà sempre aperta. Ora andiamo da Papà Gatto, che ti darà la ricompensa per i tuoi servigi», disse poi AnzianoGatto.

Lisa lo seguì in cantina, dove Papà

Gatto li attendeva davanti a due grandi vasche: in una c’era dell’olio, nell’altra c’era dell’oro fuso.

«In quale vorresti fare il bagno?»

chiese Papà Gatto, i denti aguzzi che si intravedevano e gli occhi verdi socchiusi.

Lisa, timida, scrutò le due vasche, e poi abbassò il volto e rispose:

«In quella dell’olio. Non oserei mai chiedervi di poter fare il bagno in una vasca d’oro».

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«Ebbene, io penso che tu ti meriti molto di meglio!» disse Papà Gatto, che fece un balzo dietro a Lisa, poi le saltò sulle spalle e la spinse nella vasca d’oro.

MERAVIGLIA DELLE MERAVIGLIE!

Quando Lisa uscì, la sua pelle risplendeva dorata, come se essa stessa fosse diventata un gioiello.

«Vai pure a casa», disse Papà Gatto mentre faceva le fusa, «Ma, mi raccomando: se senti il gallo cantare rivolgiti verso di lui, mentre se l’asino raglia girati dall’altra parte!»

Lisa annuì, baciò tutti i gattini uno a uno e poi corse verso casa.

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Quando arrivò, sentì il gallo cantare, e si voltò verso di lui. Subito sulla sua fronte comparve una stella dorata.

La matrigna e la sorellastra uscirono, e rimasero esterrefatte. Non era solo la pelle di Lisa ad essere ricoperta d’oro, ma anche i suoi poveri indumenti strappati! La invitarono ad entrare, e per alcuni giorni furono molto buone con lei. Ma, in realtà, era soltanto una messa in scena! Entrambe erano infatti molto gelose di Lisa e della sua fortuna. La matrigna ordinò quindi alla sorellastra di andare alla Casa dei Gatti: anche lei avrebbe dovuto diventare come Lisa!

La sorellastra si presentò davanti alla

porta della Casa dei Gatti il giorno

seguente, e tutti i micini della colonia

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furono entusiasti: la sorellastra di Lisa doveva essere meravigliosa quanto lei! Ma i gatti non si erano MAI sbagliati tanto. La sorellastra era scortese, approssimativa e cucinava malissimo. Non faceva mai le ragnatele, e lasciava l’acqua nelle ciotole per giorni interi.

Dopo solo due settimane - e la seconda era stata concessa soltanto perché era la sorella di Lisa!la sorellastra venne chiamata in cantina da Papà Gatto, che le mostrò le stesse due vasche che aveva mostrato a Lisa. La sorellastra chiese di essere immersa nella vasca d’oro.

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«Non lo meriti!» disse Papà Gatto deluso, «Sei cattiva, egoista e viziata!»

Papà Gatto balzò verso la sorellastra e la fece cadere nella vasca d’olio. Quando ne uscì, la sorellastra puzzava, aveva la pelle grinzosa e i capelli crespi, e sulla sua pelle erano comparsi tantissimi brufoli.

Fuggì via di corsa dalla Casa dei Gatti, mentre Papà Gatto le diceva di girarsi verso l’asino quando l’avesse sentito ragliare. Quando si ritrovò davanti a casa, la sorellastra udì l’asino ragliare e si voltò verso di lui, sperando che scomparisse il fetore che la circondava da quando aveva fatto il bagno nell’olio. Invece, AHIMÈ, sulla fronte le comparve una lunga coda grigia, proprio come quella di un asino.

Corse in casa sbattendo la porta, e si nascose nella sua stanza.

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La matrigna, adirata, si accanì contro Lisa. «È tutta colpa tua se la mia bambina è ridotta in questo stato!» le urlò. Lisa, però, era stufa di sentire tali cattiverie, e tornò alla Casa dei Gatti. Gli animali la accolsero a braccia aperte, e furono molto contenti di riaverla con loro.

Un giorno, il principe del regno andò a visitare AnzianoGatto, che aveva conosciuto in uno dei suoi viaggi, e appena vide Lisa se ne innamorò

PERDUTAMENTE. Soltanto poche ore dopo averla conosciuta, le chiese di diventare sua moglie! Lisa accettò con gioia ma, prima di poter andare con lui alla reggia, volle andare dalla matrigna e dalla sorellastra,

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sapendo che loro sarebbero state felici di poter vivere a palazzo. Disse quindi al Principe che l’avrebbe atteso a casa della matrigna alcune ore dopo, e andò a raccontare la bella notizia alla sua famiglia. Purtroppo, però, appena Lisa parlò della proposta di matrimonio, la matrigna la rinchiuse in una stanza, e mise un velo bianco sopra il capo della sorellastra.

«È un cimelio di famiglia», disse la matrigna al Principe che era giunto per portare Lisa a palazzo, «E per tradizione non si può assolutamente togliere fino al matrimonio!»

Per via del volto coperto, il Principe non si accorse che la fanciulla che gli sedeva accanto era la sorellastra, e non Lisa!

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Le guardie sentirono quanto puzzasse la sorellastra, e si chiesero come avesse fatto il principe ad innamorarsi di lei. Forse aveva il raffreddore?

La carrozza passò davanti alla Casa dei Gatti, ma Papà Gatto, che sapeva dell’inganno, ordinò a tutti i micini della colonia di miagolare:

Miao, miao, miao! Principe controlla, Sotto il velo la puzza decolla, Non è Lisa la fanciulla che hai con te, Ma è la sua sorellastra, ahimè!

Il cocchiere, che parlava la lingua dei gatti, si fermò all’istante, e ordinò alle guardie di togliere il velo alla ragazza. Lei protestò e pestò i piedi, ma alla fine il Principe riuscì a scoprirle il volto, sul quale

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spuntava ancora la coda d’asino. «Traditrice!», disse «Dov’è la bella Lisa?»

La sorellastra incrociò le braccia e si tappò la bocca, ma subito venne assalita da tutti i gatti della Casa dei Gatti, che la graffiarono e la morsero finché questa non rivelò dove era stata imprigionata Lisa.

Il Principe corse subito a casa della matrigna, liberò Lisa e la condusse al palazzo.

Si sposarono pochi giorni dopo, in una cerimonia fastosa e regale, ma molto particolare: tutte le damigelle e i paggetti della sposa, infatti…

...erano i gatti della Casa dei Gatti!

Papà Gatto accompagnò Lisa all’altare, e AnzianoGatto le fece da testimone.

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Nonostante fosse diventata una principessa, Lisa continuò a lavorare tutti i giorni alla Casa dei Gatti, e loro non dovettero mai più cercare un servitore, perché avevano trovato molto di più...

...avevano trovato un’amica.

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Fine!

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