La Piccola Principessa e l’incantesimo del Maialino Guerriero
THE ENCHANTED PIG
Racconto della tradizione rumena, raccolto da Mite Kremnitz in “Rumänische Märchen”.
Dalla versione di Andrew Lang, The Red Fairy Book.
Layout & cover vectors by freepik - www.freepik.com
Copyright 2023 © Le Storie del Gatto Blu
Copyright 2023 © Silvia Festa
C’era una volta, in un regno molto lontano, un re che aveva tre figlie.
Un infausto giorno scoppiò una grande guerra. Prima di partire con l’esercito, il re chiamò
le tre principesse e disse loro: «Mie amate figlie, tra pochi giorni dovrò partire per la guerra, e soltanto gli dei sanno se farò mai ritorno. Il nostro nemico avanza minaccioso. Mentre sono via, prendetevi cura le une delle altre, comportatevi bene e trattate la servitù con dignità e rispetto. Non dimenticate che il sangue reale non vi rende migliori di loro, ma soltanto le loro guide. Il castello, da questo momento, è di vostra proprietà. Potrete andare dove volete,
ma dovete promettermi di non entrare mai nella stanza dietro l’ala est, perché ciò vi provocherebbe un grande dolore».
«Lo promettiamo, padre», rispose la figlia maggiore, «Ti abbiamo mai deluso, o abbiamo mai disobbedito ad un tuo ordine?»
Il padre sorrise, le baciò sulla fronte e consegnò loro le chiavi del castello, poi partì con i suoi uomini.
I primi giorni passarono veloci, ma le tre principesse iniziarono presto ad annoiarsi. Leggevano, lavoravano a maglia, passeggiavano nel giardino e facevano un bagno nella fontana. Le giornate erano tutte una uguale all’altra, e si erano fatte noiose e monotone. Tutti i giorni,
quando passeggiavano per i giardini, le principesse passavano davanti all’ala est del castello, e ripensavano alle parole del padre, diventando sempre più curiose.
«Sorelle», disse un giorno la figlia maggiore, «Passiamo le giornate a leggere, passeggiare, nuotare e cucire. So che anche voi vi sentite annoiate tanto quanto me. Ormai conosciamo a memoria ogni angolo del castello e del giardino. Perché non andiamo nell’ala est?»
«Abbiamo promesso di non farlo», obiettò la sorella minore, «Se nostro padre ha ordinato di non avvicinarci, l’ha fatto senza dubbio per il nostro bene. Deve esserci una ragione, anche se noi non la conosciamo».
«Io, invece, sono d’accordo. Entrare in una stanza non provocherebbe certo
la fine del mondo. Non ci possono essere draghi o altri mostri. È soltanto una stanza. Inoltre, nostro padre non lo verrebbe mai a sapere», disse la sorella di mezzo.
Le principesse si diressero verso l’ala est del palazzo: le più grandi erano curiose ed emozionate, mentre la più piccola si sentiva in colpa. Tuttavia anche in fondo al suo cuore c’era un pizzico di curiosità, e per questo non fermò la sorella maggiore quando questa girò la chiave nella porta della stanza proibita.
La aprirono, e… non videro nulla di particolare. Era una camera come tutte le altre, anzi, il mobilio era ben più vecchio e scialbo rispetto al resto del palazzo. In mezzo alla stanza c’era un vecchio tavolino rotondo mangiato
dai tarli, e appoggiato su di esso un librone aperto, con una pesante copertina in velluto blu.
La sorella maggiore si avvicinò, e sulle pagine comparve una scritta:
«La primogenita del re sposerà un ricco principe proveniente dall’Oriente».
Il volto della ragazza si aprì in un sorriso, e anche la seconda principessa entrò nella stanza.
«La secondogenita del re sposerà un ricco principe proveniente dall’Occidente», comparve sul libro. Anche lei fu entusiasta.
La più giovane delle principesse, però, esitò. Era ancora sulla porta, e guardava le sorelle che ridevano davanti al libro. Leggevano e rileggevano le profezie.
«Avanti, vieni anche tu!»
disse la sorella maggiore. «Forza, non avere paura! Sono certa che nostro padre voleva soltanto che non conoscessimo il nostro futuro perché lo riteneva pericoloso», aggiunse la sorella di mezzo, prendendo la più piccola per mano e facendola avvicinare al libro.
Le parole sulle pagine comparvero più lentamente, e le tre trepidarono nell’attesa.
«La… terzogenita… del… re… sposerà… un… ricco… MAIALINO proveniente dalle Terre del Nord».
Fu come se un fulmine avesse
attraversato la stanza, e la sorella più piccola svenne all’istante. Per fortuna
le altre due riuscirono a sorreggerla in tempo, altrimenti le sarebbe venuto
un bernoccolo gigantesco.
Quella stessa sera, dopo cena, le principesse si ritrovarono nella stanza della sorella più piccola per poter parlare di ciò che era accaduto.
«È soltanto uno scherzo», disse la maggiore accarezzando i capelli della sorella, «Non devi preoccuparti». «Le profezie sbagliano sempre». La piccola principessa, però, non riuscì a calmarsi. Continuava a pensare alle parole scritte sul libro.
Com’era possibile sposare un ricco maialino? Lei avrebbe voluto un affascinante principe straniero, come era stato predetto per le sue sorelle!
Nonostante le parole della sorella, la ragazza rimase molto turbata e, quando il re tornò vittorioso dalla guerra, non riuscì a nascondere la sua tristezza.
Il re, sapendo che la piccola principessa era sempre sorridente e solare, seppe subito che c’era qualcosa che non andava, e capì che le figlie gli avevano disobbedito. Chiese loro conferma e, quando loro ammisero di non aver mantenuto la promessa che gli avevano fatto, divenne molto triste.
«È vero, padre? Ciò che è scritto nel libro, accadrà?» chiese la piccola principessa.
«È una profezia che mi ha consegnato una fata tanto tempo fa, dicendomi di fare molta attenzione, e di non dare le mie figlie in sposa ad altri che quelli scritti nelle pagine del libro», ammise il re.
Il re cercò in tutti i modi di far tornare il sorriso sul volto della piccola principessa, ma invano.
Alla corte si presentarono prima un ricco principe dell’Oriente che chiedeva la mano della primogenita, e poi uno dall’Occidente che chiedeva la mano della secondogenita.
La piccola principessa diventò tanto triste da non voler più uscire dalla sua stanza, nemmeno in occasione dei matrimoni reali delle sue sorelle.
«Se mi darete in sposa ad un maialino, padre, mi lascerò morire di fame», sentenziò la piccola principessa.
Quando un maialino proveniente dalle Terre del Nord si presentò a corte, indossando un’armatura regale, il re in un primo momento si rifiutò di vederlo.
La profezia diceva che avrebbe chiesto la mano della piccola principessa, e il re non voleva che si avverasse.
Tuttavia, il maialino abbigliato come un re aveva portato con sé il suo esercito, e l’intero regno era infestato da maiali che, sporchi e puzzolenti, stavano rendendo impossibile la vita dei sudditi. Un giorno, quindi, il re accettò di vedere il maialino.
«Vengo a chiedere in sposa la piccola principessa», disse il maialino inchinandosi davanti al re, «Siete un re buono e generoso, e i vostri sudditi vi rispettano e vi amano.
Immagino, pertanto, che abbiate cresciuto una figlia nobile e gentile proprio come voi. Per questo motivo, vorrei che lei diventasse mia moglie, e che vostra maestà diventasse mio alleato».
Che sorpresa quando il re udì questo discorso! Non aveva mai sentito
parlare un maialino, ma non immaginava certo che un animale potesse essere tanto bravo con le parole. Il re congedò il maialino e fece chiamare sua figlia.
«Per il bene del regno, non ho altra scelta se non concedere al maialino la tua mano», dichiarò, «Ma ho percepito nobiltà d’animo in lui. Penso che sia vittima di un incantesimo, e che quella del maialino non sia la sua forma reale. Non dimenticarlo, figlia mia». La figlia pianse e si lamentò, ma non riuscì a fargli cambiare idea, e dovette sposare il maialino.
Celebrato il matrimonio, partirono verso le Terre del Nord, portando con loro l’esercito di maialini che aveva invaso il regno. Dopo un lungo viaggio,
giunsero in una radura e si fermarono davanti ad una vecchia cascina, polverosa e puzzolente. «Benvenuta, mia dolce sposa», disse il maialino.
La principessa si asciugò una lacrima ed entrò. Si gettò subito sul letto, e si addormentò, cercando di non pensare che accanto a lei si sarebbe sdraiato un maialino.
Si svegliò nel cuore della notte e, con grande paura, si voltò verso il suo sposo, ma… non era più un maialino!
Accanto a lei dormiva un giovane, alto e affascinante, con due braccia, due gambe, e un volto da uomo.
La piccola principessa tornò a dormire, finalmente molto più tranquilla, pensando che suo padre avesse
ragione. Quando si svegliò la mattina seguente, però, il ragazzo era scomparso, e accanto a lei era tornato il maialino.
Tutte le notti la piccola principessa si svegliava e vedeva il giovane, ma tutte le mattine questo tornava ad essere un maiale. La piccola principessa decise, così, di aiutare il suo sposo, che era molto gentile e intelligente, e del quale si stava innamorando.
Pensò, pensò, ma non trovò alcuna
soluzione. Aveva bisogno di una strega, ed è esattamente ciò che, un giorno, comparve davanti a lei mentre passeggiava nella radura. Una vecchia sedeva ad un banchetto, e teneva davanti a sé una palla di cristallo e un mazzo di carte.
«Vuoi conoscere il tuo futuro, giovane?» chiese la donna. La principessa, entusiasta, annuì. «Vorrei che mi diceste perché mio marito è un uomo di notte e un maialino di giorno. E vorrei sapere se c’è un rimedio alla sua maledizione», disse la piccola principessa. Gli occhi della vecchia si illuminarono di gioia. «Ma certo, mia cara! Sono a conoscenza del segreto di tuo marito, perché uno stregone mi ha raccontato tutto. Una strega, rifiutata dal ragazzo, l’ha maledetto, dicendogli “Se non vuoi stare con me, allora nessuno vorrà stare con te”. Prendi questo spago, e stanotte legalo ad uno dei piedi di tuo marito. È uno spago magico, e romperà la maledizione», disse la strega.
La piccola principessa saltellò per la felicità. «Vi ringrazio, vi ringrazio! Come posso ripagare la vostra gentilezza?» chiese.
«Vedervi felice è abbastanza, non ho bisogno di altro», rispose la strega. La piccola principessa, entusiasta, saltellò fino a casa. Si coricò con il maialino e, a mezzanotte, si ritrovò con il giovane. Allora prese lo spago e lo legò alla sua caviglia.
Quando il giovane si svegliò, però, si arrabbiò moltissimo.
«Cosa hai fatto, principessa?» le chiese sconsolato. «Soltanto tre giorni e l’incantesimo si sarebbe spezzato!
Adesso, invece, chissà per quanto tempo dovrò mantenere le sembianze di un maiale! Ora devo andare via, non posso più restare. E tu non saprai
più dove sono! Ci rivedremo tra molto tempo, quando tu avrai consumato tre paia di scarpe e avrai piegato una staffa d’acciaio. Dovrai vagare in lungo e in largo per ritrovarmi». Detto questo, il giovane scomparve, e la piccola principessa iniziò a piangere. Pianse per giorni, poi si fece coraggio e andò al villaggio, e comprò tre paia di scarpe e una staffa d’acciaio.
Poi partì alla ricerca del marito.
Camminò e camminò, attraversò nove mari e nove continenti, passò per foreste dove gli alberi erano alti come un palazzo e larghi come un carretto, e dove i rami le graffiavano le braccia e le strappavano le vesti.
Distrutta e con la speranza che iniziava a svanire, raggiunse una villa d’argento e di perle. Bussò alla porta, e le aprì una signora con la pelle di porcellana, i capelli splendenti raccolti in mille trecce e uno scintillante abito d’argento. La piccola principessa raccontò la sua storia, e la donna la invitò ad entrare, le fece fare un bagno caldo, buttò via il primo paio di scarpe che era ormai consumato e le diede da mangiare. Quando la piccola principessa fu vestita, la donna le disse: «Sono la madre della Luna, e questa è la casa della Luna. Sono molto sorpresa, perché nessun mortale era mai giunto fino a qui». La piccola principessa la ringraziò per l’accoglienza, e le chiese se sapesse dove fosse andato suo marito.
«Non lo so, e nemmeno mia figlia la Luna ne è a conoscenza. Vai ad est e raggiungi il castello del Sole, lui forse può aiutarti. Prendi questo cestino di vimini, e una volta che avrai mangiato tutto ciò che contiene, tienilo con cura. Ti sarà utile», disse la donna.
La piccola principessa la ringraziò e la abbracciò. Poi prese il cestino, indossò il secondo paio di scarpe, strinse la staffa di acciaio e ripartì.
Camminò e camminò, attraversando deserti sconfinati, dove il vento era tanto forte e le strade erano tanto rovinate che, per ogni due passi che faceva, la piccola principessa indietreggiava di uno. Si arrampicò
fino alla cima delle montagne innevate, saltando di roccia in roccia,
guadò ruscelli e fiumi, e saltò precipizi e burroni. Quando stava per perdere ancora una volta la speranza, vide all’orizzonte un incredibile castello d’oro. Bussò al portone, e le aprì una donna dalla pelle scura e i capelli biondi, con una meravigliosa armatura d’oro.
«Tu devi essere la madre del Sole», disse la piccola principessa.
La donna si guardò intorno, e si rivolse a lei sussurrando: «Nessun mortale
è mai giunto fino a qui! Mio figlio si arrabbierebbe moltissimo se lo scoprisse. Vieni, ma non farti vedere».
La madre del Sole, così come aveva fatto la madre della Luna, fece un bagno alla piccola principessa, poi diede lei del cibo e buttò il secondo paio di scarpe, ormai consumate.
Disse alla piccola principessa di nascondersi nella sua stanza, affinché il Sole non la vedesse.
«Quando torna dal lavoro, la sera, è sempre di cattivo umore!» disse la madre del Sole.
«Scalda e illumina tutto il mondo, come può essere di cattivo umore?» chiese la piccola principessa. La madre del Sole sbuffò, e disse:
«In realtà tutte le mattine, quando esce di casa, è felice. Poi sta tutto il giorno in cielo e, vedendo le cattiverie e la malvagità di alcuni esseri umani, si arrabbia sempre moltissimo».
«Per favore, chiedetegli se sa qualcosa di mio marito», chiese poi la piccola principessa. La madre del Sole annuì, e promise che sarebbe tornata da lei la mattina seguente. Quando entrò nella
stanza all’alba, però, non aveva buone
notizie: il Sole non aveva visto il marito della piccola principessa.
«Dice che potresti chiedere al Vento. Raggiungi la sua dimora, e lui saprà aiutarti. Prendi questo cestino di vimini, e una volta che avrai mangiato tutto ciò che contiene, tienilo con cura.
Ti sarà utile», disse la donna.
La piccola principessa la ringraziò e la abbracciò. Poi prese il cestino, indossò il terzo paio di scarpe, strinse la staffa di acciaio e ripartì.
Camminò e camminò, attraversando campi infuocati e boschi sconosciuti agli uomini, poi passò in mezzo ad un tornado e giunse in un’infinita pianura di ghiaccio, dove rischiò diverse volte di essere travolta dal vento della
bufera. Per la terza volta la speranza dentro di lei divenne poco più di una scintilla, quando finalmente vide la grotta dove viveva il Vento.
Bussò sulla roccia accanto all’entrata, e arrivò una donna con capelli lunghi e setosi, bianchi come la neve, e un abito di un tessuto luminoso e impalpabile.
«Sei la madre del Vento?»
chiese la piccola principessa.
La donna annuì, la invitò ad entrare e fece fare un bagno caldo alla piccola principessa, poi diede lei cibo e acqua.
La madre del Vento promise alla piccola principessa che avrebbe chiesto al Vento se sapesse qualcosa di suo marito, e le avrebbe dato aggiornamenti la mattina seguente.
Quando la piccola principessa si
svegliò, sperò di non dover intraprendere un altro viaggio. Il terzo paio di scarpe era consumato, e non ne aveva più. Inoltre, la staffa d’acciaio era piegata e non poteva più sorreggerla. Per sua grande gioia, quando la madre del Vento arrivò, le disse che il Vento sapeva dov’era suo marito. «Tuo marito vive in un bosco qui vicino, tanto fitto che nessun’ascia umana potrebbe aprire un varco. Si è nascosto in una capanna, e vive da solo. Per raggiungerlo dovrai soltanto attraversare la Via Lattea. Prendi questo cestino di vimini, e una volta che avrai mangiato tutto ciò che contiene, tienilo con cura. Ti sarà utile», disse la madre del Vento.
La piccola principessa la ringraziò e la abbracciò. Poi prese il cestino, strinse la
staffa di acciaio e ripartì. Riuscì a raggiungere la Via Lattea, e mentre l’attraversava dovette togliersi le scarpe, che erano tanto consumate da renderle i passi pesanti e difficili. Proseguì a piedi nudi, finché non raggiunse un verde prato, dove gli uccellini cantavano felici e le farfalle si posavano sui fiori colorati. Ai margini del prato vide il bosco di cui le aveva parlato la madre del Vento. Attraversò il campo, e cercò di addentrarsi nella foresta. Per tre giorni e tre notti cercò di entrarvi, ma non ebbe successo, allora si ricordò di ciò che avevano detto le donne riguardo ai cestini di vimini.
Li prese e li affiancò, e con uno scintillio questi si districarono e si trasformarono in una lunga passerella in legno, che scivolò sul terreno
aprendo un varco tra le piante. La principessa la percorse tutta, fino a raggiungere una casetta al centro del bosco. Era senza dubbio quella di cui le aveva parlato la madre del Vento!
Bussò alla porta, ma nessuno rispose.
Allora entrò e preparò la cena. Scaldò l’acqua per un bagno e, una volta che fu pulita e profumata, andò ad aspettare il marito sulla sedia a dondolo che stava sul portico.
Quando il marito tornò alla casetta, ancora con le sembianze di un maialino, vide la piccola principessa che dormiva sulla sedia a dondolo. Gli occhi del maialino si bagnarono di lacrime di gioia, e in quell’istante l’incantesimo fu spezzato, e tornò umano. Corse subito dalla piccola principessa, e la abbracciò.
In quell’istante la piccola principessa ritrovò la felicità che aveva perduto la sfortunata notte in cui aveva tentato di aiutare il maialino a restare umano. «In verità sono figlio di un re», disse il giovane alla piccola principessa, «Ma una principessa di un regno lontano, che era anche una strega, si era arrabbiata per un mio rifiuto e mi aveva maledetto. Quella stessa principessa si è trasformata in una vecchia per ingannarti, e ti ha regalato lo spago, che ha allungato la maledizione: i tre giorni che mancavano sono diventati tre anni.
Se tu non mi avessi ritrovato entro quei tre anni, io sarei rimasto un maialino per sempre. Ma tu, mia amata, hai lottato per me e mi hai salvato».
Il giovane e la piccola principessa
si baciarono, e il giorno dopo tornarono al palazzo del re, padre della piccola principessa. Il re scoppiò di gioia quando rivide la figlia più piccola, che era stata lontano da lui per tanto tempo, e fu felice che lei avesse spezzato la maledizione.
Il giovane e la piccola principessa, insieme al re, alle sorelle della principessa e all’erede al trono, vivono ancora felici in qualche angolo della Terra, amministrando il regno con fermezza e bontà.