Macbeth
Tragedia di William Shakespeare.
Dalla versione di Charles e Mary Lamb, Tales from Shakespeare.
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Chissà se ci vedrai, quando sotto la pioggia ti bagnerai. Quando avrai sconfitto i tuoi nemici, e davanti a te vedrai soltanto benefici. Quando il sole tramonterà, e la terra più non illuminerà.
Allora tu Macbeth combinerai molti guai, e chissà se dei tuoi errori ti accorgerai.
Il bello è brutto, il brutto è bello, che il destino si compia come un flagello.
Questa canzone cantavano tre streghe, mentre Macbeth, il grande barone guerriero, vinceva la battaglia contro i norvegesi accanto al suo amico Banquo. Fu Macbeth il primo a vedere le tre donne, tra la fitta nebbia delle pianure scozzesi. Erano vecchie e rugose, con i capelli bianchi crespi e scompigliati. Macbeth si incuriosì, e invitò Banquo ad avvicinarsi a loro. Prima che Macbeth potesse fare domande, le tre donne parlarono di nuovo.
«Macbeth, Barone di Glamis», disse la prima. Macbeth era il Barone di Glamis, e non si curò di ciò che aveva detto la donna.
«Macbeth, Barone di Cawdor», disse la seconda, e Macbeth si stranì.
Il titolo di Barone di Cawdor in quel momento era vacante, ma Duncan, Re di Scozia, non l’aveva ancora assegnato a nessuno.
Poi, la terza donna parlò: «Macbeth, Re di Scozia!» Macbeth, allora, sussultò. Il re aveva due figli, suoi legittimi eredi, e finché loro fossero stati in vita, lui non avrebbe mai potuto diventare re. Le donne si voltarono poi verso Banquo, e parlarono in coro: «Banquo, grande sfortuna avrai! Ma padre di un re tu, sì, sarai!»
Detto questo, scomparvero, e Macbeth e Banquo rimasero immobili.
Cosa era appena accaduto?
Non ebbero il tempo di discuterne, perché dietro di loro giunse un messo
reale. «Prode Macbeth! Vengo da parte del Re Duncan per comunicarti che da questo momento sei Barone di Cawdor!» disse il messo.
Macbeth rimase di sasso: era esattamente ciò che avevano detto le streghe! C’era quindi una possibilità che lui diventasse Re di Scozia?
Macbeth accolse la notizia del messo con grande gioia, ma Banquo lo ammonì di non fare affidamento sulle profezie delle streghe: potevano contenere buone notizie, ma allo stesso tempo potevano portare enormi disgrazie. Macbeth, però, non gli diede ascolto, e continuò a fantasticare su ciò che avevano detto le streghe. La sera stessa scrisse una lettera alla moglie, Lady Macbeth,
una donna malvagia e vile, che cercava la gloria e il potere sopra ad ogni cosa, e le raccontò ciò che era accaduto. Lady Macbeth, appena lesse la lettera, sorrise crudele e rispose subito. «Devi invitare il Re al nostro castello!» scrisse, «Così noi potremo ucciderlo!»
La crudele Lady Macbeth sapeva che il marito non era abbastanza malvagio per ottenere il vero potere, e invocò gli spiriti maligni, perché potessero aiutarla a portare Macbeth nelle tenebre insieme a lei. Macbeth, oltre che essere un fedele suddito, era anche amico del Re Duncan, e la proposta della moglie lo spaventò. Temendo però una reazione di lei, invitò al suo castello il
Re Duncan e i suoi due figli, Malcolm e Donalbain, per festeggiare la vittoria sulle truppe norvegesi. Il castello di Macbeth era immerso nelle verdi colline della Scozia, in un tratto molto ventilato, e il Re fu felice di accettare l’invito del più prode dei suoi baroni.
Quando arrivò, trovò Lady Macbeth ad attenderlo, e fu entusiasta dell’accoglienza. La donna, infatti, era molto scaltra, e sapeva nascondere le cattive intenzioni dietro a finti sorrisi e dietro ad un innegabile fascino elegante. Si presentava come fosse un fiore colorato, quando era in realtà un vile serpente.
Dopo un sontuoso banchetto,
Re Duncan andò a dormire in una stanza che, come da tradizione, era controllata da due sentinelle fuori dalla porta. La notte, si sa, è il momento in cui le tenebre emergono e avvolgono la natura, ma anche l’animo umano. Proprio quella notte, l’animo di Macbeth iniziò a mutare, perché era la notte in cui Lady Macbeth gli aveva suggerito di uccidere Re Duncan.
«Non posso farlo, Duncan è mio amico», disse Macbeth a sua moglie mentre erano soli.
«Sei quindi un codardo? Mi priveresti della possibilità di diventare Regina di Scozia soltanto perché hai paura?»
gli chiese Lady Macbeth, e Macbeth si sentì subito in colpa. Aveva sempre
combattuto per poter donare alla moglie tutto ciò che desiderava, e voleva vederla felice. Inoltre, anche lui aveva sempre sognato di regnare sulla Scozia, e dentro di sé sentiva che sarebbe stato un re migliore di Duncan. Prese coraggio e raccolse un pugnale, poi bagnò due fazzoletti con del sonnifero e si avvicinò alle stanze del re. Addormentò le guardie con il sonnifero ed entrò nella stanza. Re Duncan dormiva beato, ignaro del tradimento dell’amico. Macbeth alzò il pugnale e colpì Duncan, poi scappò e tornò da Lady Macbeth. Quando arrivò da lei, però, era tanto agitato da non riuscire a parlare. Nella sua testa continuava a sentire voci che gli gridavano:
«Assassino! Traditore!»
Gli sembrava persino di vedere accanto a sé il fantasma di Duncan. «Non riuscirai più a dormire!»
urlò un’altra voce nella sua testa.
Lady Macbeth, però, non provò affatto compassione per lui.
Anzi, lo redarguì perché era tutto sporco di sangue. Gli strappò il pugnale dalle mani e andò a lavarlo, ordinando al marito di farsi un bagno e di gettare via gli abiti macchiati. Quando arrivò il mattino, fu il caos.
L’omicidio fu scoperto all’alba e, nonostante Macbeth e sua moglie fossero stati dei padroni di casa impeccabili, i sospetti ricaddero su di loro. Malcolm e Donalbain, i legittimi eredi al trono, fuggirono dal castello
senza essere visti: il primo scappò in Inghilterra, il secondo in Irlanda. Così, la profezia delle streghe si avverò, e Macbeth divenne Re di Scozia. Tuttavia, ancora una cosa impensieriva Lady Macbeth: le streghe avevano detto a Banquo che lui sarebbe stato padre di re, e ciò metteva a rischio la posizione di Re Macbeth e della Regina. Gli eredi di Banquo, non i loro, si sarebbero seduti sul trono di Scozia.
Ciò la turbava talmente tanto che riuscì a convincere Macbeth che l’unica soluzione fosse uccidere il suo caro amico Banquo e suo figlio, così da impedire che la profezia delle streghe si avverasse. Organizzarono quindi un grande banchetto a cui invitarono tutti
i Baroni di Scozia, incluso Banquo e suo
figlio Fleance. La notte prima della festa, Macbeth si recò nelle stanze di Banquo e lo pugnalò, proprio come aveva fatto con Re Duncan. Fleance, però riuscì a fuggire. Macbeth nascose quindi il corpo di Banquo nelle segrete. La sera del banchetto, Re Macbeth e sua moglie si comportarono come se nulla fosse successo, scherzando e conversando con i baroni e con le loro famiglie. Fecero preparare anche il posto di Banquo, e dissero agli altri invitati che lui aveva avuto un contrattempo e non aveva potuto partecipare. Macbeth si assentò per alcuni minuti e, quando rientrò nella sala da pranzo, davanti ai suoi occhi comparve il fantasma di Banquo.
Il fantasma si sedette al posto di Macbeth e lo guardò sprezzante. Macbeth restò immobile, terrorizzato dalla visione, e Lady Macbeth dovette avvicinarsi a lui e prendergli la mano per riportarlo al tavolo. Lui, però, continuava a vedere il fantasma dell’amico, che gli faceva tanta paura da rendere difficile persino respirare.
Il giorno dopo decise quindi di recarsi dalle streghe, per chiedere loro di fare un incantesimo per fermare gli incubi e le visioni. Le trovò in una grotta buia e scura, intente a ballare e cantare intorno ad un fuoco sopra il quale stava un enorme calderone.
Coda di topo, orecchie di pipistrello, getta tutto nel calderone, con le zampe di agnello.
Occhio di rana, pelle di serpente, il calderone bolle sopra la brace ardente.
Gli ingredienti ora ci son tutti, e presto dell’incantesimo potremo vedere i frutti.
Macbeth, re di Scozia, chiede un consulto, come fa un bambino con un adulto.
Tanti omicidi lui ha commesso, e molto in colpa si sente adesso. Il potere senza onore ha cercato, e mai da alcuno sarà acclamato.
Parla adesso, i tuoi dubbi racconta, gli spiriti arrivano, la pozione è pronta.
«Voglio conoscere il mio futuro. Voglio che gli incubi scompaiano. Sono finalmente Re di Scozia, perché non riesco ad essere felice?» chiese Macbeth.
Le streghe allora iniziarono a girare sempre più veloci intorno al calderone, e poco dopo comparvero tre spiriti.
Il primo, abbigliato come un guerriero, ammonì Macbeth di fare attenzione al Barone di Fife, Macduff, che era sempre stato geloso di lui.
Il secondo spirito aveva l’aspetto di un bambino, e rassicurò Macbeth dicendo che nessun uomo nato da una donna avrebbe potuto ucciderlo.
Il terzo spirito era di nuovo un bambino, ma aveva in testa una corona e un albero tra le mani.
«Il tuo regno finirà quando la foresta di Birnam scalerà la collina di Dusinane!» disse.
Poi un tornado avvolse la grotta, e gli spiriti scomparvero insieme alle streghe e al calderone, ma non prima che Macbeth vedesse ancora una volta il fantasma di Banquo, proprio come era accaduto durante il banchetto.
Quando tornò al castello, Macbeth
ricevette la notizia che Macduff, barone di Fife, si era unito a Malcolm, e stava marciando dall’Inghilterra, per restituire il regno di Scozia al suo legittimo erede. La cosa, però, non preoccupò Macbeth. Nessun uomo nato da una donna avrebbe potuto fargli del male.
Macbeth avrebbe ucciso Macduff,
e i suoi problemi si sarebbero risolti in un baleno. Radunò quindi un esercito e assaltò il castello di Macduff, certo della sua vittoria. Lo conquistò in fretta, ma rimase deluso dal fatto che né Macduff né Malcolm si trovassero lì. Con il tempo, sempre più baroni si schierarono dalla parte di Malcolm, stufi della tirannia di Macbeth. Tutti i baroni erano infatti certi che nell’assassinio di Re Duncan e nella sparizione del barone Banquo ci fosse lo zampino di Re Macbeth e di sua moglie, la regina. Macbeth si era così rifugiato nel castello di Macduff, e sempre più uomini lo stavano abbandonando. In quei giorni gli giunse anche la notizia della morte di Lady Macbeth,
mangiata dagli stessi spiriti maligni che aveva invocato. Ciò lo devastò, e gli fece perdere quel poco di ragione che gli era rimasta. Un giorno, poi, uno dei suoi servitori si presentò pallido al suo cospetto.
«La foresta di Birnam sta scalando la collina di Dusinane!» gli disse spaventato.
Macbeth, incredulo, andò sulle mura del castello, e rimase senza fiato.
Gli alberi si stavano muovendo a vista d’occhio, e si stavano avvicinando al castello! In realtà, Malcolm e Macduff avevano ordinato a tutti i loro uomini di cavalcare con in mano un ramo, così da mascherare la loro avanzata.
Macbeth, però, non lo sapeva, e perse ogni speranza. Attese l’arrivo di Macduff nella sala del trono.
«Nessun uomo nato da una donna può uccidermi!» disse Macbeth sprezzante quando Macduff entrò. Macduff, però, non si fece intimorire e lo trafisse con la spada.
«Sono stato tolto dal grembo di mia madre prima della fine della gravidanza», esclamò, «Non sono nato da una donna!»
Così, Macduff riconquistò il suo castello e, insieme agli altri baroni, incoronò Malcolm legittimo Re di Scozia. Avevano sconfitto il tiranno, e in Scozia poteva tornare la pace.
Malcolm sarà un re buono e gentile ogni giorno e ogni anno, anche in quello bisestile.
La storia raccontata lieta non può essere, e tutti in Scozia mai scorderanno il malessere che il Re Macbeth loro ha provocato, quando dalla sete di potere è stato abbagliato.
Lady Macbeth è stata malvagia e crudele, e al bene non è mai stata fedele. La sua cattiveria l’ha infine mangiata, perché dal male era stata accecata.