Raperonzolo
RAPUNZEL
Racconto dei Fratelli Grimm.
Tradotto dalla versione di Andrew Lang, The Red Fairy Book.
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C’era una volta, in un regno lontano lontano, una coppia molto triste. I due sposi avrebbero voluto un bambino più di ogni altra cosa, l’avrebbero accudito e amato, ma la cicogna sembrava essersi dimenticata di loro. Vivevano in una casetta appena fuori ad un bellissimo giardino fiorito, nel quale crescevano i fiori più deliziosi del mondo. Erano rossi, verdi e gialli, ma anche rosa e blu!
Un triste giorno la moglie si ammalò e, mentre giaceva sul letto con le ultime forze rimaste, vide dalla finestra un folto cespuglio di raperonzoli.
«Quanto vorrei poterli mangiare, hanno l’aria di essere squisiti!» disse la donna al marito, «Amore mio, te ne prego, esaudisci il mio ultimo desiderio:
scavalca il muro di pietra e portamene uno».
L’uomo, affranto per le condizioni della moglie, la accontentò. Uscì di casa, si infilò gli alti stivali da giardinaggio e si arrampicò sul muro di pietra.
Un passo dopo l’altro, con il fiatone e le gocce di sudore che gli rigavano il viso, riuscì ad arrivare in cima.
Giunto lì, però, si spaventò: come avrebbe fatto a scendere?
Il muro era molto alto, e lui aveva sempre sofferto di vertigini! Si voltò, e vide dalla finestra il letto della moglie. «Coraggio, lo devi fare per lei!» si disse. Fece un respiro profondo e chiuse gli occhi, poi saltò giù dal muro, nel giardino della vicina.
Raccolse quattro raperonzoli bianchi
e lilla e li infilò in tasca, poi tornò
a casa. Andò subito in cucina, lavò
i raperonzoli e preparò alla moglie l’insalata più squisita del mondo. Appena lei la mangiò, il suo colorito si fece subito più roseo, e per la prima volta in settimane riuscì a stare in piedi. «Questi raperonzoli sono magici!» esclamò la moglie con una nuova forza, «Sono sicura che, se continuerò a mangiarli, mi riprenderò!
Non ho dubbi!»
Così, il marito iniziò ad intrufolarsi tutte le notti nel giardino vicino.
Sapeva che rubare era sbagliato, ma era tanto felice di vedere che sua moglie stava bene, che si disse che, nel suo caso, e solo nel suo caso, il furto era giustificato.
Una notte di pioggia, però, dopo aver strappato quattro raperonzoli, l’uomo
sentì una voce stridula dietro di lui.
«Ehi, tu! Credi forse di poter continuare a rubare dal mio giardino?» disse la voce. Il marito si voltò, e si trovò di fronte una terribile strega. Era magra quanto uno scheletro, pallida ma con le gote rosse, con due occhi neri scavati nel viso e una manciata di capelli bianchi crespi sopra la testa. Il marito si inchinò davanti a lei e iniziò a piangere e ad implorarla.
«Per favore, signora, per favore!
Dovete capirmi! Mia moglie stava morendo, ma come ha mangiato i vostri raperonzoli è subito guarita! Per favore, signora, non fateci del male!» pianse l’uomo.
«Signora, io?! Io non sono una signora!»
disse la vecchia, «Io sono una strega!
E tu pagherai per tutti i raperonzoli che hai portato via dal mio giardino!»
«Qualsiasi cosa, signora strega, farò qualsiasi cosa! Ma, per favore, risparmiate la nostra vita!»
implorò l’uomo.
La strega, allora, socchiuse gli occhi e si mise una mano sul mento, poi disse: «Vorrà dire che prenderò con me la bambina che vostra moglie porta in grembo. Avrà dei poteri magici straordinari, dati dai raperonzoli magici che mi avete rubato».
L’uomo non sapeva che sua moglie aspettasse un figlio! Inizialmente il suo cuore si riempì di gioia, ma poi si rese conto che né lui né la moglie avrebbero potuto dare alla bambina l’affetto che avrebbero voluto.
Tuttavia, non aveva altra scelta.
Seppur straziato, acconsentì, ma
soltanto dopo aver fatto promettere alla strega che si sarebbe presa cura
della bambina come fosse stata sua figlia. I mesi seguenti la pancia della moglie crebbe sempre di più, e l’uomo cercò di godersi al massimo ogni istante. La bambina che nacque era bellissima, aveva i capelli dorati e due grandi occhi azzurri. Dopo un solo scambio di sguardi tra i genitori e la piccola, però, la strega comparve nella stanza, e portò via la neonata.
La strega chiamò la bambina Raperonzolo, proprio come le verdure che le avevano dato i poteri magici.
La rinchiuse in una torre di pietra, con una sola finestra a centinaia di metri da terra come unico accesso.
La bambina crebbe nella torre, e quando la strega voleva salire, si metteva ai piedi della torre e urlava:
Raperonzolo la bella, sciogli i tuoi capelli, sono la tua mamma, non ci sono tranelli!
I capelli di Raperonzolo erano tanto
lunghi e forti che la vecchia strega li utilizzava come corda per salire sulla
torre. E la giovane non li sentiva tirare affatto, perché erano magici!
La vecchia strega diceva che erano un talismano portafortuna, ma la verità
era che le permettevano di restare in vita quanto volesse. Infatti la strega
aveva più di centocinquant’anni, e per non trasformarsi in polvere doveva
toccare i lunghi capelli di Raperonzolo
ogni giorno. Era lei che li intrecciava e li spazzolava con cura. Però, povera
Raperonzolo!, era l’unica cosa che
faceva con amore. Tutto il resto del
tempo la trattava male, le portava
calze da rammendare, mantelli da
lavare e stivali da lucidare. Anche se la strega diceva di essere la sua mamma, Raperonzolo in cuor suo sapeva che non era così. La sua mamma doveva essere da qualche altra parte e, nonostante fossero passati sedici anni dalla sua nascita, Raperonzolo era sicura che la stesse ancora aspettando. Così era, in effetti.
I due genitori passavano le loro giornate sul portico della casetta, sperando di vedere tornare Raperonzolo, o almeno la strega. Ma, dopo aver preso la loro bambina, la vecchia non era più tornata.
Il giardino che un tempo era stato tanto bello era diventato spoglio e triste, i colori si erano spenti, trasformandosi in grigi: era come se il giardino fosse stato colpito da un
inverno eterno. Tuttavia, loro non perdevano la speranza di poter rivedere la loro amata figlia prima che la vecchiaia rovinasse loro la salute.
Non sapevano che, dall’altra parte del bosco, rinchiusa nella torre più alta che si fosse mai vista, Raperonzolo passava le giornate alla finestra, sperando di poterli conoscere, cantando poesie e canzoni di gioia.
Un giorno, il principe del regno vicino si trovò a passare per i boschi accanto alla torre, e udì il dolce canto di Raperonzolo.
«Chi potrebbe mai essere?» si chiese il principe, «È la voce più incredibile che abbia mai sentito in tutta la mia vita!»
Quatto quatto, si avvicinò alla torre
proprio nel momento in cui stava
arrivando la strega, e la sentì dire:
Raperonzolo la bella, sciogli i tuoi capelli, sono la tua mamma, non ci sono tranelli!
Raperonzolo si affacciò alla finestra e sciolse i capelli. Per il principe fu un vero e proprio colpo di fulmine!
Si innamorò di Raperonzolo all’istante. In quel momento il principe capì che, se anche lei l’avesse voluto, Raperonzolo sarebbe diventata la sua principessa. Non aveva soltanto una voce soave e melodiosa…
...era anche più bella di un angelo, e aveva un sorriso che avrebbe potuto rendere felice anche l’uomo più triste del mondo. Il principe vide la strega
salire arrampicandosi sui capelli di Raperonzolo, e decise che quella sera l’avrebbe fatto anche lui.Aspettò che la vecchia scendesse e si allontanasse, poi attese ancora alcune
ore perché si facesse buio. Quando la luna fu alta nel cielo, si mise ai piedi della torre e urlò:
Raperonzolo la bella, sciogli i tuoi capelli, sono la tua mamma, non ci sono tranelli!
Raperonzolo, che era assonnata, non si accorse che la voce non era affatto quella della strega, e lasciò cadere la sua treccia.
Cosa voleva la strega a quell’ora di notte? Lei stava facendo un sogno bellissimo!
Era su una spiaggia tropicale, la brezza le scompigliava i lunghi capelli
e il mare le bagnava le dita dei piedi.
Il principe si arrampicò, e quando
balzò nella stanza Raperonzolo fece un
salto per la paura. Non era la strega!!
«Chi sei?!» urlò.
«Non voglio farti del male. Sono un principe, e sono venuto a salvarti.
Se lo vorrai, ti darò la libertà e ti porterò nel mio castello, dal quale potrai uscire tutte le volte che vorrai.
Potrai vedere il mondo! E, se lo vorrai, potrai diventare mia moglie.
Ti ho amato dal primo istante in cui ti ho sentito cantare!» disse il principe.
Raperonzolo socchiuse gli occhi e arricciò le labbra. «Non so se posso fidarmi di te», esclamò.
Il principe, allora, le propose di tornare ogni notte. Si sarebbero conosciuti, sarebbero diventati amici, e quando lei si fosse fidata di lui allora sarebbero scappati. Lei accettò, e così
ogni notte il principe tornava a trovarla. Insieme lessero libri,
cucinarono torte e scrissero canzoni.
E, notte dopo notte, il principe entrava sempre di più nel cuore della giovane.
Alcuni mesi dopo, infine, Raperonzolo gli disse che sarebbe scappata con lui. Il principe era fuori di sé dalla gioia, perché in quei mesi si era innamorato ancora di più di Raperonzolo, e non solo della sua beltà. Sapeva che, se anche lei fosse diventata verde e raggrinzita, piena di pustole e con un naso appuntito, l’avrebbe amata lo stesso. Era dolce, gentile e simpatica, era molto colta e intelligente, e faceva delle torte al cioccolato da leccarsi i baffi!
I due giovani, però, non sapevano che la strega aveva scoperto tutto. Una notte, infatti, stava vagando losca
per i boschi alla ricerca degli Unicorni della Luna, e aveva sentito Raperonzolo e il principe recitare alcuni versi di una famosa opera teatrale. Da quel momento in poi, ogni notte si era accucciata sul fondo della torre e, appoggiando un bicchiere magico alla pietra, aveva sentito ogni cosa che i due si erano detti.
Il giorno prima della fuga, allora, salì da Raperonzolo, infuriata.
«Conosco il tuo piano, malandrina!»
le disse, «Vi credete forse più furbi di una grande strega come me?
Ho più di centotrent’anni in più di voi!»
Ciò detto, prese un paio di forbici lunghe e affilate, e tagliò la treccia di Raperonzolo in un sol colpo.
La ragazza scoppiò in lacrime.
«Io lo amo! E lui ama me!» si lamentò
Raperonzolo. Ma la vecchia strega non volle sentire ragioni. Obbligò
Raperonzolo a scendere dalla torre, dove l’attendevano due suoi scagnozzi, che portarono via la ragazza.
La vecchia strega, invece, rimase ad attendere il principe che, come promesso a Raperonzolo, arrivò, convinto di scappare con la sua amata.
Raperonzolo mio cuore, sciogli i tuoi capelli, sono il tuo bel principe, senza indovinelli!
La strega sciolse la treccia che aveva tagliato a Raperonzolo, e il principe si arrampicò come faceva ogni notte.
Appena il principe entrò nella stanza, però, la strega lo colpì con un bastone, e lo gettò dalla torre. Il povero
principe cadde in un cespuglio di rovi,
e da quel momento in poi diventò cieco. Vagò per i boschi vicini per anni, disperato, ignaro del destino di Raperonzolo, finché giunse in un villaggio.
L’amore fa giri molto strani, a volte, ma se è vero amore, ritorna sempre. Il villaggio in cui si ritrovò il principe era proprio quello in cui era stata portata Raperonzolo dagli scagnozzi della strega. Quando la bella Raperonzolo vide il principe entrare in città, cieco ed abbigliato come un mendicante, gli corse incontro.
«Sei tornato da me!» gli disse.
Pianse lacrime di gioia, e una di queste finì sugli occhi del principe, che tornarono a vedere. Il principe la abbracciò e la baciò, e le promise la libertà di cui le aveva parlato.
Ciò che non sapeva, però, era che la ragazza aveva già visitato il mondo, negli anni in cui lui aveva vagato per i boschi. La vecchia strega, infatti, era convinta che i magici capelli di Raperonzolo le dessero lunga vita anche se erano stati tagliati… ...ma così non era stato!
Era diventata polvere poche ore dopo aver cacciato il principe, e allo stesso destino erano andati incontro anche i suoi scagnozzi. Raperonzolo, finalmente libera, aveva viaggiato e visitato ogni
luogo della Terra, e poi era tornata a quel villaggio, l’unico posto che poteva chiamare casa. Acconsentì così di sposare il principe, a patto che lui non la imprigionasse mai più.
Prima del matrimonio, però, chiese di poter rivedere i suoi veri genitori. Il principe diede alle sue guardie una fotografia di Raperonzolo, e queste la mostrarono a tutti i sudditi del regno. La moglie e il marito, che avevano atteso ogni giorno sul portico di casa per quasi vent’anni, riconobbero la loro figlia appena videro la fotografia.
Vennero condotti a palazzo, dove poterono riabbracciare Raperonzolo, e dove dimenticarono tutte le loro sventure. Raperonzolo e il principe si sposarono, e passarono il resto della loro vita a viaggiare per il mondo, finalmente liberi e felici.