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LETTERARIA
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Settembre Ottobre 2011
Anno 1 - Numero 5
www.lemilleeunapagina.com
Cari amici ecco la nostra newsletter. Non solo novità e bestseller, ma proposte di libri che, secondo noi, sono meritevoli di essere letti. Nella speranza di aiutarvi nelle vostre scelte e di darvi idee sempre nuove di cultura.
Anticipando il Natale, per non farci trovare impreparati LE PROPOSTE DELLE CURATRICI, CHE DA QUESTO NUMERO SI AVVALGONO DI UNA “PENNA” IN PIU’
Il Natale ha il brutto vizio di arrivare improvvisamente, trovandoci impreparati. Oppure, la frenesia della vita quotidiana, le nostre mille cose da fare ci spingono a relegare in un angolo della nostra mente l'argomento “regali”. Pensarci, invece, per tempo è il modo migliore per vivere il Natale con l'opportuna serenità e per riscoprire il piacere di fare un regalo ponderato. Un libro è spesso una buona scelta e con queste pagine “speciali”, che trovate già in questo numero, ma anche – ovviamente – sul prossimo, vogliamo farvi conoscere qualche autore forse poco noto, ma non per questo indegno di essere regalato. Il più delle volte incontra maggiormente il gusto un libro bello ma insolito piuttosto che il best-seller del momento. Narrativa, poesia, saggistica, ma anche manuali, raccolte di fotografie, libri di cucina o di argomento religioso ... un “sacco di Babbo Natale” capace di soddisfare i lettori di ogni genere.
Dalla pagina 2 alla 8
Sylvia Plath (pagg. 2-3)
Judith Lennox (pagg. 6-7) Sotto, a destra, Tullio Avoledo (pagg. 7-8)
La scalatrice Destivelle su una parete di ghiaccio (pagg. 10-11)
INDOVINA LA CITAZIONE Citazione da indovinare:
Vi riproponiamo la citazione del numero scorso, dal momento che nessuno ha indovinato. Vi diamo un piccolo aiuto: pensate a un bardo inglese...
“...Oh, se fossi un uomo per lui, o se avessi un amico che volesse essere uomo per me! Ma la virilità si è sciolta in inchini, il valore in complimenti, e gli uomini son divenuti solo lingua, e che lingua tagliente...”
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La copertina de “I capolavori” di Sylvia Plath e Sylvia con il marito, il poeta Ted Hughes
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SONO VERTICALE Ma preferirei essere orizzontale./Non sono un albero con la radice nel suolo/che succhia minerali e amore materno/per poter brillare di foglie ogni marzo,/e nemmeno sono la bella di un’aiola/che attira la sua parte di Ooh, dipinta di colori stupendi,/ignara di dover presto sfiorire./In confronto a me, un albero è immortale, la corolla di un fiore non alta, ma più sorprendente,/e a me manca la longevità dell’uno e l’audacia dell’altro. Questa notte, sotto l’infinitesima luce delle stelle,/alberi e fiori vanno spargendo i loro freschi profumi./ Cammino in mezzo a loro, ma nessuno mi nota./A volte penso che è quando dormo/che assomiglio loro più perfettamente-/i pensieri offuscati./ L’essere distesa mi è più naturale./Allora c’è aperto colloquio tra il cielo e me/e sarò utile quando sarò distesa per sempre:/forse allora gli alberi mi toccheranno e i fiori avranno/tempo per me.
NARRATIVA, POESIA, STORIA: AD OGNUNO IL SUO REGALO La scelta di un libro, e chi è un vero lettore lo sa bene, è sempre un momento particolare: non è la semplice scelta di un oggetto che ci farà passare alcune ore distraendoci dalle preoccupazioni quotidiane e che, quando lo s i è fi n i t o d i l e g g e r e , f a r à p a r t e dell’arredamento di casa. Un libro è una compagnia per i momenti solitari, un modo per viaggiare con la fantasia, un mezzo per approfondire la nostra conoscenza delle cose, per maturare, per divertirci, anche. Il tempo trascorso a leggere un libro è, comunque, un tempo speso bene. Certo, il libro deve valere. Deve lasciare qualcosa “dentro”. Per questo motivo, la scelta di un libro può essere difficile: alcuni si lasciano guidare dall’istinto, altri dalla grafica della copertina, altri ancora da quello che hanno sentito da amici o letto sui giornali. Se poi il libro è un regalo, allora tutto si complica: come essere sicuri che si stia facendo la scelta giusta? A chi viene in libreria, dico sempre: pensate alla persone a cui andrà il regalo, ai suoi gusti, i suoi interessi; ma pensate anche a quello che siete voi, perché il libro regalato deve possedere anche qualcosa della persona che lo regala. Per questo, penso che basarsi solo sul fatto che un libro sia appena uscito, o che abbia un certo prezzo (come se la qualità di un libro si misurasse in euro) non sia il metro di giudizio corretto.
Eccovi allora alcune proposte, di narrativa e saggistica, che non tengono conto di date, prezzi o numero di pagine, per fare un regalo particolare a una persona che possa apprezzare un buon libro di qualità. SYLVIA PLATH: TRA NARRATIVA E POESIA, IL DRAMMA DI UNA VITA
Per chi ama la poesia, ma non solo, un regalo giusto può essere il bel volume, edito da Mondadori nella sua collana “Oscar Grandi Classici”, sui capolavori di Sylvia Plath. “Capolavori” è appunto il titolo di questa raccolta, che comprende una vasta scelta della produzione poetica della Plath (con l’intera produzione che va sotto il nome di “Ariel”, il suo capolavoro, oltre a una scelta di poesie tratte da “Alberi invernali”, “Attraversando l’acqua”, “Il Colosso e altre poesie”), l’unico suo romanzo, “La campana di vetro” e una serie di racconti. La prefazione è di Joyce Carol Oates (la grande romanziera americana di cui abbiamo parlato nello scorso numero di “Letteraria”), che illustra le tematiche care alla Plath, la sua poetica e lo stretto legame tra l’esistenza tor mentata della poetessa americana e la sua opera letteraria. Nata a Boston nell’ottobre del 1932 da una famiglia di origini tedesche, Sylvia Plath soffrì per tutta la vita di un disturbo bipolare, che la porterà più volte a tentare il suicidio, Continua a pagina 3
Sylvia Plath (da Attraversando l’acqua)
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Fernanda Pivano sulla copertina del suo libro e alcuni dei suoi grandi “amori” letterari: Ernest Hemingway, Jack Kerouac, Raymond Carver
fino al drammatico esito dell’11 febbraio 1963, quando, infilando la testa nel forno di casa, riuscirà a porre fine alla sua breve e travagliata esistenza. L’arte della Plath è, come dice Joyce Carol Oates nel saggio introduttivo di questa edizione, un’arte fortemente concentrata su sé stessa. Sylvia, infatti, riversa il suo vissuto personale interamente nei suoi scritti, tanto da diventare una delle maggiori rappresentanti di quella poesia cosiddetta “confessionale” che si svilupperà negli Stati Uniti tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Sia nel suo romanzo “La campana di vetro”, fortemente autobiografico e, in un certo senso, premonitore di quello che sarà il gesto estremo della Plath (Esther, la protagonista, è una giovane che prima si tuffa nel mondo lavorando per una rivista di moda a New York, poi si rifiuta di vivere pensando ai vari modi per suicidarsi, preda della depressione, tutte esperienze dirette dell’autrice), che nei racconti, e, soprattutto, nelle sue poesie (numerosissime, lei riusciva a scriverne anche più di una al giorno), troviamo tutto il disprezzo della poetessa per se stessa e per gli altri, la sua grande difficoltà di instaurare dei rapporti umani con chiunque, anche con i suoi familiari, a cominciare da quel padre freddo e distante che morirà quando Sylvia è ancora bambina e che lei dipingerà come nazista nella poesia “Papà”. Persino con il marito, il poeta Ted Hughes, Sylvia avrà un rapporto
difficile, nonostante il trasferimento in Inghilterra, il successo che inizia ad arrivare con la pubblicazione della raccolta “Il Colosso e altre poesie” nel 1960, e, soprattutto, con l’arrivo dei due figli, Frieda e Nicholas. Difficoltà di rapporti umani; incapacità di vedere un futuro, dovuto questo alla rigida educazione borghese che in quegli anni collocava il ruolo della donna esclusivamente all’inter no della famiglia; un senso di morte sempre aleggiante sull’Io protagonista delle poesie e distaccato dal resto del mondo, privo di empatia verso chiunque sia l’altro, tutti temi espressi in un linguaggio duro ed esplicito, si potrebbe dire sfacciato, ma proprio perché tale arriva diretto al lettore, che non può fare a meno di sentirsi vicino a Sylvia e al suo dramma interiore. UNA BIBLIOTECA PER ESSERE LIBERI
L'amore per i libri, Fernanda Pivano, critica, scrittrice, traduttrice, nata a Genova nel 1917 e morta nel 2009, l'ha ereditato dal padre. Ogni sabato, fin da bambina, il padre accompagnava Fe r n a n d a n e l l a s u a s t e r m i n at a biblioteca casalinga e le dava un libro da leggere, per poi commentarlo il sabato successivo, prima di ricevere la nuova lettura. L'amore per la letteratura americana, invece, le viene da un insegnante del liceo “Massimo D'Azeglio” di Torino: Cesare Pavese, che ebbe il merito di far conoscere in Italia la cultura americana, fino ad allora poco
considerata. Lo stesso Pavese convinse la giovane Fernanda a scegliere la letteratura americana per la sua tesi di laurea. Nacque un grande amore, alimentato da numerose traduzioni e da viaggi negli Stati Uniti per conoscere di persona quegli scrittori che la Pivano aveva imparato ad amare solo sulla carta. Per Fer nanda Pivano, lettura è sinonimo di libertà. La libertà di scegliere, la libertà di amare, la libertà di esprimersi. Ispirandosi al celebre discorso del 1941 di Franklin Delano Roosevelt sulle quattro libertà (di parola, di culto, dal bisogno e dalla paura), “Libero chi legge” (ed. Mondadori) raccoglie i “consigli” di lettura della Pivano, i cento libri della letteratura americana che secondo la scrittrice non possono mancare in una biblioteca ideale, suddivisi in quattro gruppi di appartenenza: libertà dalla morale, libertà sessuale, libertà di parola, libertà dalla violenza. I testi che la Pivano scrive sono, come lei stessa li definisce, “lettere d'amore”, che hanno il compito di scuotere dall'indifferenza e indurre il lettore ad interessarsi agli scrittori di cui lei parla. Da autori or mai classici, come Hemingway, Kerouac, Salinger o Melville, a quelli contemporanei, come Safran Foer, Michael Cunningham, Paul Auster, Joyce Carol Oates, il libro è
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LETTERARIA! un susseguirsi di autori e romanzi che hanno fatto la storia non solo della letteratura americana, ma di un'intera epoca, la nostra. La lettura di questi capolavori, in questo caso, è un tramite per raggiungere quella libertà che la Pivano ha conosciuto ed apprezzato grazie agli scrittori tanto amati. Questo libro è un regalo giusto per chi ama leggere e che si sente, appunto, libero attraverso la lettura. E' questo il messaggio che Fernanda Pivano ha voluto trasmettere attraverso le sue pagine. HOBSBAWM E IL SECOLO BREVE
Gli appassionati di saggi storici non possono farsi mancare la lettura di uno dei testi classici della storiografia del Novecento. “Il Secolo Breve, 1914-1991” (ed. Rizzoli) è l'opera poderosa dello storico britannico Eric J. Hobsbawm, uno dei maggiori storici contemporanei, ed è un libro fondamentale per capire il nostro passato recente e, soprattutto, come da questo passato dipende il nostro futuro. Nato ad Alessandria d'Egitto nel 1917 da una famiglia di origini austriache, Hobsbawm dà del Novecento una definizione, “secolo breve” appunto, che è entrata ormai nel linguaggio comune. Il XX secolo non inizia con l'anno1900 e non finisce nel 1999, ma a delimitare il lasso di tempo che rappresenta la durata di questo secolo s o n o d u e d at e, o m e g l i o, d u e avvenimenti ben precisi che Hobsbawm vede come fondamentali per spiegare tutti gli accadimenti presenti e futuri: si tratta dell'assassinio dell'arciduca
PAGINA Francesco Ferdinando, avvenuto a Sarajevo il 28 giugno 1914 e che fu la causa scatenante della Prima Guerra Mondiale, e del discorso che il presidente francese François Mitterrand tenne, sempre a Sarajevo e sempre il 28 giugno, ma dell'anno 1992. Con questo discorso, Mitterrand chiedeva alle potenze mondiali di impegnarsi per il raggiungimento di una pace stabile e duratura. Secondo Hobsbawm, il Novecento è un secolo di importanza fondamentale nella storia dell'umanità, in quanto periodo di grandi sconvolgimenti storici, politici, sociali, culturali. E' stato il secolo delle grandi scoperte in campo scientifico, medico e tecnologico, che hanno cambiato completamente il nostro modo di vivere; delle lotte civili a favore delle minoranze, dell'emancipazione della donna, di una nuova sensibilità nei confronti dei drammi che affliggono le parti più povere del mondo. L'avanzare del grado di consapevolezza, le nuove forme di tutela dei più deboli, non hanno impedito che il Novecento abbia anche visto ben due guerre mondiali e una serie di conflitti che hanno portato più volte il mondo intero sull'orlo della catastrofe. Hobsbawm divide il suo saggio in tre parti: “l'età della catastrofe”, che va dal 1914 al 1945, periodo contrassegnato esclusivamente dai conflitti mondiali e dai due totalitarismi che li hanno sostenuti, nazismo e comunismo; “l'età dell'oro”, dal 1946 al 1973, caratterizzata dalle grandi scoperte di cui parlavamo prima, in campo
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scientifico e tecnologico, e dal cosiddetto “boom economico”; e infine “la Frana”, che va dal 1973 al 1989, caduta del Muro di Berlino e fine del comunismo, e al 1991 o poco dopo. Con la Prima Guerra del Golfo e le avvisaglie di una nuova guerra tra occidente e islamismo, lo storico britannico prevede un futuro incerto, pieno di tensioni di difficile controllo e con focolai di conflitti insoluti. LE ANIME PERDUTE DI UN GIOVANE TALENTO
Fin dalla sua comparsa, nel 1999, “Anime alla deriva” (ed. Einaudi) dello scrittore britannico, ma nato a Johannesburg, Richard Mason, è diventato un g rande successo internazionale. A l p r i m o ro m a n zo, M a s o n h a dimostrato una capacità notevole di affrontare la psicologia dei personaggi, la loro ambiguità, l’incapacità di affrontare la vita con coraggio, privi di quella sincerità necessaria per realizzare i propri sogni. L’abilità dello scrittore è tutta nella tensione del romanzo, mantenuta in ogni pagina fino alla fine, e che si presenta da subito con un incipit straordinario, considerato uno dei più belli ed incisivi della letteratura contemporanea.
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L’attentato di Sarajevo in un disegno dell’epoca, il fungo atomico di Hiroshima e il saggio di Hobsbawm Libreria Le mille e una pagina, C.so Garibaldi 7 27036 Mortara (PV) | 0384.298493 | www.lemilleeunapagina.com
LETTERARIA! “Mia moglie si è sparata ieri pomeriggio”. Con questa frase si apre il prologo del romanzo. Ma il protagonista, James, un settantenne or mai rassegnato, ci chiarisce subito che, sebben tutti credano al suicidio di Sarah, la moglie, in realtà è stato lui ad ucciderla. Per un atto di giustizia. Perché ha trovato qualche cosa nel cassetto della scrivania della moglie, un qualcosa che è stato conservato per quasi cinquant’anni e che, scoprendolo, ha portato James a compiere quello che lui chiama atto di giustizia, sparando alla moglie. Da qui tutto resta in sospeso, fino alla fine non verrà rivelato cosa ha trovato James nel cassetto e che cosa può aver spinto un uomo tranquillo a compiere un atto così barbaro. Si ripercorre, intanto, la vita di James, da quando, appena ventiduenne, incontra per caso Ella e s’innamora di lei perdutamente. Ma James è il rampollo di una famiglia dell’alta società londinese, e contro questo amore si muove tutto: la famiglia, le convenzioni sociali, l’incapacità di prendere in mano la propria vita e di difendere fino in fondo le proprie scelte, i tradimenti. Infine, il colpo di scena, che metterà a posto tutti i tasselli di un’esistenza tranquilla ma piena di rimpianti. Richard Mason ha pubblicato altri due romanzi, sempre editi in Italia da Einaudi: “Noi” nel 2004 e “Le stanze illuminate” nel 2008. E INFINE, PER NON DIMENTICARE...
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Vorrei dare un ultimo suggerimento per un regalo natalizio ancora inerente alla narrativa. Proprio in questo mese di settembre, cade il decimo anniversario dell’attacco al World Trade Center di New York, con la caduta delle Torri Gemelle. Forse a molti di voi non dirà nulla, ma io vorrei ugualmente ricordare un avvenimento che ha segnato in modo indelebile l’avvio del XXI secolo, cambiando per sempre il nostro modo di vivere, di pensare, di rapportarci con gli altri, di viaggiare, di conoscere, e così via. Quello che vorrei suggerire è ormai un classico della letteratura americana contemporanea e che ha lanciato sulla scena internazionale uno dei più importanti scrittori americani dei giorni nostri. “Trilogia di New York” (ed. Einaudi) di Paul Auster è la raccolta di tre racconti lunghi (o romanzi brevi, come ad altri piace definirli), pubblicati tra il 1985 e il 1987. Protagonista indiscussa è proprio New York, la città dove lo scrittore vive e nella quale ha ambientato tutti i suoi romanzi, che ama e che conosce fin nel profondo della sua anima. Tutto comincia con una telefonata nel cuore della notte, nel primo racconto “Città di vetro”, ricevuta da Daniel Quinn, autore di polizieschi, in cui qualcuno cerca l’investigatore privato Paul Auster. Quasi senza pensarci, Quinn accetta di passare per il detective
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Auster e da qui inizia un’indagine misteriosa e dall’esito incerto. Nel secondo dei racconti, “Fantasmi”, l’investigatore Blue, assunto dal signor White, deve pedinare il signor Black. Ma non sempre le cose, e le persone, sono quello che sembrano, e alla fine, sarà lo stesso Blue ad essere a sua volta pedinato. Nell’ultimo racconto, “La stanza chiusa”, il protagonista s’immedesima a tal punto in un’altra persona da prendere possesso interamente della sua vita, sposandone la vedova e adottandone il figlio. Su tutto, New York, una città stravolta e allucinata, che diventa un “non luogo”, la metropoli dove tutto può accadere, dove il giorno e la notte si confondono, e i suoi abitanti possono perdersi per ritrovarsi con un’altra identità in un gioco infinito, come i protagonisti di questi straordinari racconti. New York è lo sfondo di tutta l’opera di Auster, di cui qui ricordiamo alcuni titoli, tutti editi in Italia da Einaudi: Moon Palace, L’invenzione della solitudine, Mr. Vertigo, La notte dell’oracolo, Il libro delle illusioni, Uomo nel buio, Invisibile, Sunset Park.
Laura Fedigatti
I due scrittori, Richard Mason (a sinistra) e Paul Auster con le copertine dei loro libri
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DAI REGALI RICEVUTI SI PUO’ TROVARE L’ISPIRAZIONE GIUSTA Per quest'anno pensavo di proporvi alcuni autori conosciuti proprio grazie ai regali di Natale. NATALE 2008: I LIBRI DI LUCA
Pur essendo di un autore danese, Mikkel Birkegaard, ed avendo Copenaghen come principale set d'azione, “I Libri di Luca” è un libro molto italiano. In italiano è il titolo dell'edizione originale, italiano è il proprietario della libreria antiquaria I Libri di Luca, ucciso mentre legge le Operette Morali di Giacomo Leopardi. Suo figlio, Jon, in una delle scene finali del romanzo ha per le mani Pinocchio. “Il desiderio di Luca Campelli di morire circondato dai suoi libri si realizzò una tarda sera di ottobre”. Il romanzo comincia così, senza lasciare adito a nessun dubbio e costringendo il lettore a leggere il paragrafo che segue, il capitolo 2 e via via tutte le 436 pagine che costituiscono un thriller dal ritmo serrato. Alla morte di Luca il negozio passa al figlio Jon, un promettente avvocato che da anni non aveva più contatti col padre. Nello scantinato della libreria, dopo il funerale, Jon apprende dal vecchio commesso Iversen un segreto: Luca era stato a capo di una Società Bibliofila e dei cosiddetti Lectores, persone dotate del potere di influenzare gli altri mediante la lettura. Un giorno il negozio subisce un attentato incendiario: la morte di Luca è forse legata alla lotta di potere all'interno della Società Bibliofila? C'è un traditore fra i Lectores? O qualcuno desideroso di acquisire i loro eccezionali poteri? A Jon il compito di venire a capo del mistero ... La morte violenta di Luca, però, pur innescando la storia, non ne costituisce il tema centrale. Sono i lettori e la lettura ad impregnare ogni riga. “Come si diventa Lectores?” domanda Jon a un certo punto. “È innato (...) non si può imparare né tanto meno scegliere. Tuo padre ha ereditato questo potere dal padre, Armando, che a sua volta l'aveva ricevuto dal suo e così via”. La terra di Amleto è di nuovo teatro di un grande dilemma, è meglio essere lector o recettore? È meglio possedere il particolare potere di influenzare gli altri mediante la lettura, oppure essere in grado di contrastare questa forza? Nella maggior parte delle persone - scrive Birkegaard - i poteri sono latenti. Alcuni non li scoprono mai, altri nascono attivi, altri ancora vengono attivati per caso. A voi, ora, il compito di scoprire (o far scoprire a chi doveste regalare il romanzo) se siete lector o recettore. Su Mikkel Birkegaard: nato nel 1968, è un esperto di informatica e nuove tecnologie nonché appassionato bibliofilo. Longanesi ha pubblicato I libri di Luca, il suo primo romanzo, un caso letterario e un best seller internazionale, I Delitti di uno Scrittore Imperfetto.
Corbaccio). Peccato, perché la Lennox sa regalare veri e propri gioielli ai suoi lettori. Nell'Inghilterra della Belle Époque e delle suffragette in rivolta per la conquista delle libertà e dei diritti delle donne, quattro sorelle, Iris, Marianne, Eva e Clemency, lottano per realizzare i loro sogni. In questo lungo affresco di inizio '900, Judith Lennox ripropone la storia di Piccole Donne, in tutto e per tutto. Non manca nemmeno la guerra, qui il primo conflitto mondiale. Ritroviamo, quindi, la sorella bella e un po' vanesia (Iris) che, abbandonate le sue aspirazioni a un matrimonio "importante", diventa infermiera in un ospedale londinese; quella intelligente (Marianne), che a soli 24 anni trova nel raffinato e avvenente Arthur Leighton l'amore della vita; l'artista (Eva) che si innamora di Gabriel Bellamy, un pittore che conduce una vita da bohémien, e Clemency, che, votata alla cura degli altri, resta nella casa di famiglia per accudire la madre invalida. Le storie familiari sono le predilette delle Lennox, affascinata dalla facilità con cui si danno inconsciamente dei ruoli. Il parente bello, quello di talento, quello buono, così come tutti gli altri personaggi che crea, lottano per fuggire dai limiti imposti dalla società, dalla povertà, dal proprio passato. Leggendo un romanzo della Lennox, però, non solo il lettore si scontra con personaggi femminili forti e coinvolgenti, ma viene anche trasportato in altri luoghi e tempi. Si trova l'esempio migliore in Sussussi in un giardino, affresco tratteggiato con mano sicura, una storia appassionante affollata di personaggi che vibrano del fascino del Rinascimento Italiano. Joanna Zulian, figlia di un erborista veneto e di una donna spagnola, ha tredici anni quando la madre muore e l'amato ma inaffidabile padre la affida alle cure del fratello, pittore veneziano. Continua a pagina 7
NATALE 2009: TUTTE LE MIE SORELLE
Judith Lennox, scrittrice inglese, ha al suo attivo ben 16 romanzi, ma solo una minima parte è tradotta in Italia (ed.
“I libri di Luca” e il suo autore, Mikkel Birkegaard
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LETTERARIA! La bellezza di Joanna, elegante come una dama ma passionale come una zingara, incanta e attrae uomini troppo folli, orgogliosi e innamorati che vedono in lei una musa, un'amante, un'opera d'arte, un'ossessione, ma che si rifiutano di vedere quello che pulsa veramente nel suo animo: un divorante e irrefrenabile talento per la pittura, così straordinario da scatenare in chi le è vicino attrazione e paura allo stesso tempo. Solo il tormentato e ambizioso mercenario Toby Crow riuscirà a far breccia nel cuore di Joanna. Su Judith Lennox : nata a Salisbury, nel Wiltshire. Ha insegnato Letteratura inglese presso la Lancaster University, e attualmente vive nel Cambridgeshire con il marito e i tre figli. Corbaccio ha pubblicato Prima della Tempesta, Un passo nel Buio, Tutte le mie Sorelle, Sussurri in un Giardino. NATALE 2005: TRE SONO LE COSE MISTERIOSE
Tullio Avoledo è, senz'ombra di dubbio, il mio autore italiano preferito. Al suo attivo ha diversi racconti e romanzi, l'ultimo dei quali uscito pochi mesi or sono, Un buon posto per morire. 640 pagine mozzafiato scritte, in poco più di sei mesi, a quattro mani con il tastierista dei Subsonica, Davide Boosta Di Leo. Un thriller intriso di amore e morte, impegno e profezia, che porta il lettore in giro per il mondo. California, Antartide, Roma, Cracovia, Parigi, Isole Svalbard. Di tutti, però, il mio prediletto è quello che ricevetti in dono diversi Natali fa e che mi fece conoscere uno dei casi letterari italiani più eclatanti degli
PAGINA ultimi anni, “Tre sono le cose misteriose”. La scrittura ipnotica cattura e avvolge il lettore portandolo a calpestare il mondo che la maestria di Avoledo ha creato. Protagonista è un uomo senza nome, che vive in incognito con la sua famiglia in una cittadina svizzera, protetto giorno e notte da guardie del corpo. Sostituto procuratore in un processo internazionale per crimini di guerra, deve inchiodare il Mostro, capo di stato colpevole di genocidi su vasta scala. Dopo l'assassinio del suo capo, in un pugno di giorni deve ricostruire carte, filmati, testimonianze, ma anche fare i conti con la sua famig lia e il coinvolgimento emotivo che il suo lavoro ha sul figlio adottivo Adam, sulla moglie Chiara, sulle guardie del corpo. Una storia familiare, tenera e crudele, che si fonde e scontra con la vicenda processuale. Avoledo descrive tanti mondi possibili con tale chiarezza che il lettore sente sulla pelle le emozioni dei protagonisti, vede ciò che loro hanno davanti agli occhi, sente i suoni che li circondano. Ne “La Ragazza di Vajont” la magia si ripropone e il lettore, come l'io narrante, si aggira fra le macerie di un mondo in rovina, devastato da una violenta pulizia etnica accaduta da qualche parte nel tempo e del cui orrore s'intravede solo la coda. Una lunga cicatrice attraversa il petto del protagonista, e una memoria difettosa gli impedisce di mettere ordine nei suoi ricordi e nel suo passato, creando un continuo e imprevedibile cortocircuito tra verità e finzione.
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Intorno a lui una realtà slittata, altra, eppure simile alla nostra, dove non esistono i telefoni cellulari, l'uomo non ha mai camminato sulla Luna e l'Africa è diventata un g rande deserto radioattivo. Immerso nel silenzio della neve sorge Vajont: un paese nuovo, costruito per accogliere gli sfollati della tragedia della diga, e diventato negli anni ricettacolo di «una fauna di sradicati, di gente senza casa e senza nazione che capitava lì e lì si fermava, come barche senza timone trascinate d a l l a m a re a » . L e g i o r n at e d e l protagonista sembrano ripetersi uguali da sempre: le visite all'ospedale per una terapia che forse è la radice stessa del suo male, la passione per l'aeromodellismo, le chiacchiere con l'unico, ombroso amico che gli è rimasto, lo Storpio. Fino a quando un pomeriggio, sulla corriera che lo porta all'ospedale, alla fermata di Vajont sale una giovane ragazza. «Ho in mente un volto, e il modo in cui la luce rende bella la sua pelle. Un ciuffo di capelli biondi le vela lo sguardo. Così gli occhi sembrano guardarti da lontano, dalle profondità di qualcosa». È l'inizio di un amore impossibile, e al tempo stesso il momento della verità: «la memoria fa male», e niente potrà mai cancellare ciò che lui ha fatto. Perché se la realtà sembra vacillare, se è meglio guardarsi le spalle ogni volta che si esce di casa, la colpa è anche sua. Su Tulio Avoledo : nato nel 1957 a Valvasone, in Friuli. Ha pubblicato tre Continua a pagina 8
Le copertine di alcuni romanzi di Judith Lennox e Tullio Avoledo Libreria Le mille e una pagina, C.so Garibaldi 7 27036 Mortara (PV) | 0384.298493 | www.lemilleeunapagina.com
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L'elenco telefonico di Atlantide (2003), che ha vinto il premio «Forte Village-Montblanc», Mare di Bering (2003), Lo stato dell'unione (2005). I primi due titoli sono disponibili nei Tascabili Einaudi. Presso Einaudi sono inoltre usciti i romanzi Tre sono le cose misteriose (2005, premio Super Grinzane Cavour 2006), Breve storia di lunghi tradimenti (2007 e 2008), La ragazza di Vajont (2008), L'anno dei dodici inverni (2009), Un buon posto per morire (2011). Per le Edizioni Ambiente ha scritto il romanzo breve L'ultimo giorno felice (2008), pubblicato nei Tascabili Einaudi nel 2011. ... NON SOLO UN ROMANZO
R e g a l a r e u n l i b r o n o n s i g n i fi c a necessariamente regalare un romanzo o una raccolta di poesie. L'editoria italiana propone un ampio catalogo di manuali pensati per gli amanti del fai-da-te e dei lavori manuali in genere, per chi coltiva un hobby, per chi ha voglia di approfondire un argomento. Quanti di noi durante le vacanze si appassionano a una nuova attività, ma finiscono con l'abbandonarla non appena il ritmo quotidiano si rimpossessa delle nostre vite? Ecco che il regalo ideale, per noi e per gli amici, può arrivare dalla libreria, sotto forma di una delle tante guide incentrate sul benessere, la salute naturale, la ricerca interiore, la creatività manuale e molto altro ancora. Il ventaglio di scelte è davvero sterminato, scorrendolo si scoprono hobbies e attività di cui nemmeno si sospettava. Cerchiamo di dare qualche consiglio. Nel mio piccolo spenderei stipendi interi in libri e libretti incentrati sul decoupage, il ricamo, la creazione di biglietti d'auguri per ogni occasione, l'organizzazione delle feste (dall'invito fatto a mano alla decorazione della tavola al menù a tema), la creazione di bomboniere (e non solo), la decorazioni con le forbici creative o i colori a vetro, l'intaglio del polistirolo ... e potrei continuare per ore. Se non dovessi, come tutti, andare a lavorare, passerei le mie giornate con il naso tra le pagine illustrate di un manuale che insegna a impacchettare regali o a piegare la carta in suggestivi origami. Non sarò di certo l'unica a divertirsi con tali attività manuali. Io per prima ho amiche che condividono questa passione e che mi hanno regalato manuali illustrati che ancora mi ispirano e insegnano. Qualche titolo? Riciclare con creatività (ed. Mondadori), Scrapbooking – fotografie, collage e decorazione (ed. Gribaudo), Matrimonio e cerimonie
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(Fabbri editori), L'arte di preparare e decorare la tavola (ed. Demetra), Il cartonaggio facile (ed. Il castello), Creare biglietti natalizi (ed. Del Borgo). Con questi libri si può facilmente realizzare, divertendosi, molti oggetti che diventeranno capolavori personali per fare o farsi un regalo. Le foto illustrano passo passo il procedimento creativo, i disegni propongono modelli da imitare. E gli uggiosi fine settimana passano senza che tu te ne accorga. Provare (o far provare) per credere. E INFINE, ... PER NEGATI
Sono convinta che per rendere una cosa chiara, non solo bisogna averla ben capita, ma la si deve spiegare impostando il proprio discorso sul presupposto che il nostro interlocutore sia un po' tonto. Ho scoperto di non essere l'unica a pensarla in questo modo. 1991, Stati Uniti. Dan Gookin pubblicò DOS for dummies, una giuda destinata a tutte quelle persone a digiuno di informatica e tecnologia in genere, riscuotendo un notevole successo. Quello era solo l'inizio. In 20 anni il catalogo “For dummies” (“Per negati” in italiano) ha significativamente ampliato le proprie branche di interesse. Dall'informatica all'utilizzo dei software, dallo yoga alla meditazione e al fitness, dal suonare uno strumento alla manutenzione della casa, dalla cucina al cucito all'arte di creare cocktail, dall'astronomia e dall'astrologia alla storia del mondo passando per i popoli antichi. Ciò che ha fatto la fortuna di questa serie in tutti i continenti abitati è la filosofia su cui si basa, quella cioè di essere una guida dall'aspetto semplice e immediato per i lettori nuovi all'argomento trattato. La copertina, gialla e nera, e la grafica, diretta e ricca di vistose icone, sono ormai peculiari di questa collana. Ogni testo è diviso in parti, ognuna introdotta da un fumetto di Rich Tennant attinente all'argomento, articolata in capitoli e paragrafi di facile interpretazione. Q u a l c h e t i t o l o ? Yo g a . . . , C u c i t o . . . , Aggiustatutto ..., Storia del Mondo per Negati, per citare quelli che possiedo. Il catalogo è talmente vasto però (si calcola un totale di 1700 titoli per gli originali in inglese), che riusciremo a trovare più di un regalo.
Francesca Protti
Alcuni dei numerosi manuali della serie “Per Negati”
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SOTTO IL TIGLIO* PICCOLA RUBRICA DI CULTURA TEDESCA A CURA DI FRANCESCA PROTTI
Natale 2009. Tra i regali sotto l'albero c'era “Adam und Evelyn” di Ingo Schulze. Prima di quell'anno non avevo letto nulla dello scrittore da molti considerato “la voce letteraria più nota tra i giovani autori di lingua tedesca” e annoverato, dal New Yorker, “tra i sei migliori giovani romanzieri europei”. Nato e cresciuto nella Germania Est (Dresda, 1962), Ingo Schulze illustra la difficoltà quotidiana della transizione dall'Est socialista all'Ovest globalizzato per milioni di Ossis, i tedeschi dell'Est. Schulze è uno di loro, dà voce alle loro emozioni, racconta cosa pensavano, quali sentimenti hanno attraversato i loro cuori e le loro menti nei mesi immediatamente precedenti e successivi quel fatidico 09 novembre 1989, q u a n d o t u t t o c a m b i ò . Pe r l a generazione di Schulze fu un trauma. Improvvisamente una vita vissuta senza preoccuparsi dei soldi o di dover trovare lavoro scomparve. Come racconta lo stesso Schulze, la ferocia di quel trauma si può ancora subire nell'attuale crisi economica. “C'è paura di perdere il lavoro, di perdere il denaro. C'è concorrenza. Se a 50 anni perdi il lavoro è molto difficile trovarne uno nuovo ... Tutte queste cose non esistevano all'Est ... dove, però, c'erano altre paure”. Membro dell'Accademia delle Arti di Berlino e dell'Accademia Tedesca per la Lingua e la Poesia, il nome di Ingo Schulze è spesso collegato al neologismo Ostalgia, nostaglia dell'Est (in tedesco Ost), ma allo stesso tempo considerato il monumentale romanziere della riunificazione. Il dissolversi della Germania dell'Est è il costante sfondo dei suoi testi. Primo ritratto del cambio epocale determinato dalla caduta del Muro è senza dubbio Neue Leben, romanzo
presentato dallo stesso autore al Festivalletteratura 2007 e vincitore del Premio Grinzane Cavour – Sezione Narrativa Straniera 2008. Provincia dell'Ex-DDR, primi mesi del 1990. Enrico Türmer comincia a lavorare nella redazione di un giornale appena fondato. Guidato dall’onnipresente Clemens von Barrista, quintessenza del capitalismo, l’intellettuale sviluppa un’ambizione e un arrivismo che non sapeva di covare dentro di sé. È di questa svolta personale, parallela alla riunificazione della Germania, che raccontano le lettere di Enrico ai suoi tre amori: la sorella Vera, l’amico d ’ i n f a n z i a Jo h a n n e N i c o l e t t a , l’Irraggiungibile. Ne viene fuori il romanzo di una vita, in cui si rispecchiano le mille sfaccettature della recente storia tedesca, un affresco epico in cui fatti e personaggi si intrecciano in una sapiente drammaturgia che coinvolge Est ed Ovest. In Adam und Evelyn il tema della riunificazione ritorna, ma in chiave più intimista. «Non posso scrivere, se non mischiando il politico e il personale. Questa storia due mesi prima o dopo, non è immaginabile» confessa Ingo Schulze parlando del romanzo uscito, almeno in Italia, a 20 anni dalla caduta del Muro. Adam, abile sarto crea abiti per donne belle e desiderabili. Quando loro indossano le sue creazioni, Adam le desidera tutte. A parte questo, Adam ama Evelyn, ma quanto lei lo coglie in flagrante adulterio con una delle sue clienti, decide di lasciarlo e partire per il lago Balaton, con un'amica e Michael, il cugino occidentale.
Adam non ci sta. Tira fuori la sua vecchia Wartburg 311 dal garage e decide di seguirli con l'intenzione di riconquistare Evelyn. Durante un viaggio davvero rocambolesco, i protagonisti si trovano a fare i conti con la frontiera più difficile da superare, quella della propria volontà e dei propri desideri. Il varco verso l'Occidente significa la fug a dal "paradiso socialista", verso un nuovo paradiso che nessuno di loro ha avuto modo di sperimentare ma che, come tutti i paradisi, deve necessariamente essere un luogo di felicità. Adam è scettico. Ma, come nel racconto biblico, è Evelyn-Eva a fare pendere l'ago sulla bilancia della scelta. Un road-movie la cui storia, dopo un incipit narrativo, si sviluppa quasi esclusivamente attraverso i dialoghi tra i personaggi. Uno script cinematografico che diventa un omaggio al film cult della DDR, L'anno prossimo a Balaton di Zschoche. Infine, in occasione dei 150 anni dell'Unità di Italia, Feltrinelli pubblica Arance e Angeli. I bozzetti italiani citati nel sottotitolo sono ciò che rimane del vagare di Schulze tra le gloriose rovine del passato e il presente di un'ordinaria quotidianità borghese, svelando il nostro paese da una prospettiva inedita e rivelatrice. I libri di Ingo Schulze sono pubblicati da Feltrinelli. * Unter den Linden (Sotto il Tiglio) è uno dei più bei viali di Berlino, che prende il proprio nome dall'incipit di un canto d'amore di Walter von der Vogelweide, poeta medievale (1170 ca. – 1230 ca.).
A sinistra, la copertina di “Adam e Evelyn”, a destra una famosa immagine del Muro di Berlino con la Porta di Brandeburgo Ingo Schulze Libreria Le mille e una pagina, C.so Garibaldi 7 27036 Mortara (PV) | 0384.298493 | www.lemilleeunapagina.com
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PAGINE D’OLTRALPE SPUNTI DI CULTURA FRANCESE A CURA DI ALESSIA DELCRE’*
“Eremita in corpi intrisi di quotidianità (lo spirito) si diverte a rigirare bastioni himalaiani in universi già sondati, sfiorare l’evanescente, planare sull’orizzonte, evaporare il tempo in parole colte dalle piume di un uccello di passaggio.” Chantal Mauduit, alpinista e scrittrice
Amo molto la montagna: per i suoi silenzi, i suoi spazi ampi protesi verso il cielo; per la sua bellezza, e la sua forza, primordiale e indomabile. Anche nella sua tragicità, la montagna pulsa di emozioni, di sfide e del coraggio di rinunciare di chi si vuole confrontare con le sue pareti e il suo clima ostile. I suoi percorsi non sono solo ascese e rientri in valle, ma esperienze che plasmano i caratteri di uomini e donne dalla montagna incantati. L’inverno, e in particolar modo il Natale, fin da bambina hanno suscitato in me ricordi o raffigurazioni di una montagna bianca, candida, quasi disabitata dalla presenza umana. Un territorio surreale e immobile, dove la vena poetica si sprigiona con più naturalezza, tanta è la percezione del divino. Diversi alpinisti, arrampicatori, o semplicemente amanti della montagna ricorrono al racconto delle proprie sensazioni e delle proprie imprese,
unendo la passione d’alta quota a quella letteraria. La prima alpinista-scrittrice che mi ha lasciato un segno indelebile per la dolcezza e insieme l’acume delle sue riflessioni sulla montagna è la francese Chantal Mauduit, scomparsa nel 1998 all’età di soli 34 anni, travolta da una valanga mentre si trovava con un amico sherpa sul Dhaulahiri (Nepal), a 6500 metri. Ragazza carismatica e idealista, Chantal ha compiuto diverse spedizioni sulle cime più alte del mondo - dalle vie classiche delle Alpi all’Himalaya spesso in solitaria e senza ossigeno, inseguendo il sogno di conquistare l’Everest. Chantal ha praticato con risultati altrettanto sorprendenti il parapendio - sua è la prima discesa mondiale in volo dell’Urss (5500 m) e del Huascaran nelle Ande (6768 m). Sempre carica di libri anche in scalata, questa donna ci ha lasciato racconti di viaggi e di arrampicate carichi di entusiasmo, sogno e coraggio, nel libro J’habite au Paradis, Lattès 2002 (nella versione italiana Abito in Paradiso, Edizioni Versante Sud, Milano 2003), oggi di difficile reperibilità, in quanto sta uscendo di produzione. Altre donne d’oltralpe si sono intanto fatte strada nel panorama sportivo e letterario di montagna. Un libro recente e molto interessante è Salto Angel, di Stéphanie Bodet, Edizioni Versante Sud, Milano 2011.
Vi è narrata l’emozionante ascensione in parete sopra il noto Salto Angel, in Venezuela. Non vi sono drammi da rievocare ma dettagliate descrizioni di un percorso sportivo e umano che coinvolge Stéphanie e il suo gruppo di scalatori. Lo stile è delicato, umoristico, leggero, a riprova di un temperamento fiducioso e ottimista. Nata nel 1976 nelle Hautes-Alpes francesi, l’autrice è ad oggi una delle più forti arrampicatrici al mondo. Iniziata la carriera nell’ambito agonistico (è stata campionessa mondiale di bouldering, una disciplina di arrampicata su massi senza tecniche di protezione, nel 1999), si è poi dedicata quasi interamente alle scalate avventurose in giro per il mondo, spesso affiancata dal marito Arnaud Petit, talentuoso arrampicatore nonché guida d’alta montagna. Insieme, hanno scritto alcuni manuali t e c n i c i e f o t o g r a fi c i d e d i c a t i all’arrampicata: Parois de légende, des plus belles escalades autour du Monde (2003), e Parois de légende, les plus belles escalades d’Europe (2006), entrambi editi solo in francese da Glénat, Grenoble. Altro libro appassionante è quello di Cathérine Destivelle, pluricampionessa mondiale di free climbing.
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Stéphanie Bodet su una parete e, a destra, la copertina del suo libro
Chantal Mauduit
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LETTERARIA! Verticali - edito da Corbaccio, Milano 2005 - traccia un excursus sulle sue imprese. Unica donna ad aver superato un ottavo grado in falesia, Cathérine vanta numerosi altri primati, ma il suo libro ripercorre le tracce di avventure eccezionali per proporci una donna che sa essere anche “normale”, con un lavoro come fisioterapista e i problemi e le gioie quotidiane di una madre. Le sue scalate sono state anche l’oggetto di un film: Au delà des cimes, di Remy Tezier, pellicola che si è aggiudicata la Genziana d’Oro del Club Alpino Italiano come miglior film di alpinismo, racconta tre arrampicate sul massiccio del Monte Bianco insieme ad altri noti scalatori. Infine, vorrei concludere parlando del grande e molto discusso René Desmaison, e del suo recente libro Le forze della montagna, vincitore del Grand Prix al salone del Libro di montagna di Passy (Francia) nel 2005. René è nato nel 1930 nella regione del Périgord, ed è morto nel 2007 a Marsiglia. Guida di alta montagna, alpinista di grandi capacità, è stato l’autore - a partire dalla metà degli anni ‘50 e per più di trent’anni - di numerose prime ascensioni di grande difficoltà su Alpi, Himalaya e Ande. Il suo personaggio è stato molto trasmesso dai mass media, non solo per le importanti imprese, ma per il carattere difficile e scontroso, che lo ha reso spesso protagonista di accese polemiche. René ha scritto parecchi libri di montagna: La montagne à mains nues, Flammarion, Parigi 1971: in italiano La montagna a mani nude, CDA & Vivalda, Torino 2000 (edizione recente); 342 heures dans les Grandes Jorasses, Arthaud, Parigi 2003: in italiano 342 ore sulle Grandes Jorasses, Corbaccio, Milano 2007 (ultima edizione); Protégeons la montagne (non tradotto), Nathan, Parigi 1978; Professionnel du vide (non tradotto), Arthaud, Parigi 1979; Les Andes vertigineuses (non tradotto), Flammarion, Parigi 1983; Au royaume des montagnes (non tradotto), Barthelemy Alain, Avignone 1992; Pérou-Equateur Du Pacifique à la cordillière des Andes (non tradotto), Barthelemy Alain, Avignone 1993; Les grimpeurs de muraille (non tradotto), Hoëbeke, Parigi 2000. Infine Les forces de la montagne, Hoëbeke, Parigi 2005: in italiano Le forze della montagna, Corbaccio, Milano 2009. Si tratta di una autobiografia scritta all’età di 75 anni che ripercorre gli episodi più significativi della vita dell’uomoalpinista. Certo tante cose erano già state dette nei libri precedenti, e forse anche più dettagliatamente, ma René sembra voler tirar le fila delle proprie esperienze, non solo per il gusto di ri-raccontarle, ma per rivisitarle, forse in un’altra chiave di lettura esisistenziale. Ricordare per riflettere, e rivivere: racconti delle Alpi (Drus, Olan, Cima Grande, Pilastro Centrale del Fresney, Grandes Jorasses), dell’Himalaya (Jannu), delle Ande (Huandoy), che avevano a loro tempo attirato grande attenzione dei media. Vi è anche ricordato il drammatico salvataggio sui Drus così come la morte del suo compagno di cordata, Serge Gousseault, sulla facciata nord-ovest dello sperone Walker. Diverse interpretazioni della montagna traspaiono da questi libri: la poesia, il coraggio, la conquista. Ma sempre con un denominatore in comune: l’esigenza di scrivere, per rivivere, per riflettere, per divulgare le emozioni in quota.
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Cathérine Destivelle e la copertina del suo libro
René Desmaison la copertina del suo libro
* Culture dal mondo, sito realizzato da Alessia Delcré e Francesca Desiderio, nasce dalla comune passione delle autrici verso la letteratura e tutte le forme di sapere e creatività umane. Attraverso il suo blog, propone articoli di arti e culture, viaggi e recensioni di libri stranieri non ancora tradotti in Italia. sito: www.culturedalmondo.it blog: culturedalmondo.blogspot.com
Questo mese, Culture dal mondo presenta l’articolo di viaggio “Le valli del Bianco. Escursioni sui 2000 in Val Ferret e Val Veny” e la recensione del libro francese “Parois de légende, des plus belles escalades autour du Monde, Glénat, Grenoble”, di Stéphanie Bodet e Arnaud Petit.
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CULTURA E’... ANCHE UNA BUONA TAVOLA! RUBRICA DI CUCINA E DINTORNI A CURA DI ALBERTA MAFFI In questo periodo di profonda crisi, potrebbe essere un'idea interessante quella di mettere in pratica le proprie capacità e cimentarsi nell'arte del “fai-da-te”. E' un modo per risparmiare e per scoprire, anche, quanto possa essere piacevole e rilassante dedicarsi ad un'attività nel nostro tempo libero.
Perché non cominciare, ad esempio, già dal mattino e dal pasto più importante della giornata: la colazione. Infatti, voglio proporvi come preparare lo yogurt in casa.
UN ALIMENTO PIENO DI VIRTU'
Lo yogurt è un alimento ormai diffusissimo e che ci può accompagnare in ogni momento della giornata. Mentre una volta lo yogurt era, fondamentalmente, bianco naturale senza aggiungere altro, oggi possiamo contare su una serie di marche che ci presentano yogurt di tutti i generi e gusti. Le origini dello yogurt sono piuttosto antiche, ma incerte. Dal momento che il suo nome deriva dal verbo turco “yoğurtmak”che significa mescolare, si pensa possa essersi diffuso dalle antiche genti della Turchia verso l'Occidente, tra gli antichi greci e i romani, fino ad essere consumato dagli arabi e anche in India ebbe una vasta diffusione, dove ancora oggi rappresenta un alimento fondamentale. Da subito, allo yogurt furono attribuite capacità curative, mentre all'inizio del 1900, un microbiologo russo, Mechnokov, incuriosito dalla particolare longevità di popolazioni bulgare che ne facevano grande uso, fu il primo ad analizzare scientificamente lo yogurt e a isolare il Lactobacillus bulgaricus. Nel 1919, a Barcellona, fu aperto il primo stabilimento per la produzione industriale di yogurt da parte di un imprenditore spagnolo che chiamò la sua ditta Danone. Come tutti sanno, lo yogurt è un alimento derivato dal latte che, grazie ai fermenti lattici vivi, subisce un processo di fermentazione che trasforma il lattosio, lo zucchero del latte, in acido lattico. Un altro aspetto ormai noto a ognuno di noi è che lo yogurt fa bene alla salute. I fermenti lattici, infatti, detengono una serie di proprietà che voglio brevemente illustrarvi qui di seguito: - favoriscono molti processi vitali indispensabili per lo sviluppo fisiologico;
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- riordinano la flora batterica intestinale, ostacolando lo sviluppo di molti microrganismi dannosi, inclusi i batteri nocivi e putrefattivi; - prevengono le infezioni intestinali (in presenza di una flora batterica sana i germi non riescono né a moltiplicarsi, né a diffondersi); - permettono la ricostituzione di una adeguata flora batterica dopo cure con assunzioni di antibiotici; - migliorano il transito digestivo, contribuendo a garantire il perfetto funzionamento del tratto intestinale; - aiutano la scomposizione degli alimenti, prevenendo problematiche, tipiche di un processo digestivo non corretto; - rafforzano le difese immunitarie, producono, infatti, immunoglobine, situazione che giustifica il ruolo primario che viene attribuito ai fermenti lattici nella prevenzione delle allergie. Un elisir di lunga vita, insomma, come pensavano gli antichi, che è compatibile con qualunque tipo di dieta e che è altamente nutriente. Detto questo, non ci resta che rimboccarci le maniche e metterci il grembiule. COME PREPARARE LO YOGURT IN CASA
In un vasetto di vetro, bisogna mettere i nostri fermenti lattici (che io posso fornire a chi volesse cimentarsi nella preparazione dello yogurt) con mezzo litro di latte fresco (intero o parzialmente scremato, come preferite). Lasciate lavorare i fermenti per almeno 12 ore. Tenete presente che più i fermenti lavorano sul latte, più lo yogurt sarà acido. Quando avete deciso che la fermentazione è sufficiente (ma sempre almeno dopo le 12 ore che vi ho detto) raccogliete lo yogurt con un setaccio, lavate i fermenti con acqua fredda e rimetteteli in un vaso pulito con del nuovo latte fresco. Lo yogurt che avete prodotto da voi è bianco naturale, ma potete aggiungere quello che volete per renderlo più ricco: cereali, marmellata, miele, frutta, tutto quello che la fantasia (e la gola...) vi suggeriscono (state però attenti a non esagerare con l’aggiunta di zuccheri e grassi, che rendono sicuramente lo yogurt più saporito, ma a scapito della dieta...). Lo yogurt, anche senza l’aggiunta di conservanti, può restare in frigorifero anche fino a una decina di giorni o più. Naturalmente, come per tutti gli alimenti freschi, l’ideale è di consumarlo il più presto possibile. Inoltre, potete usare lo yogurt per una serie di ricette, come dolci, gelati, salse, e via dicendo. Avete così prodotto in casa un alimento che fa bene alla salute e allo spirito, genuino, in quanto non contiene nessun tipo di prodotto industriale, e con un risparmio economico non trascurabile per il bilancio familiare di chi è consumatore del prodotto. Scusate se è poco!
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Prossimamente in libreria: Sabato 15 ottobre, alle ore 17,30, presentiamo il libro “Corpo Libero” della scrittrice Ilaria Bernardini (Feltrinelli), un romanzo ambientato nel mondo della ginnastica artistica. Martina ha 14 anni e con le compagne va in Romania per le gare di qualificazione alle Olimpiadi. La disciplina, la tensione della competizione, la voglia di vincere, accompagnano le giovani atlete in un racconto che cerca di penetrare, non senza tenerezza, nel mondo di questo sport, bellissimo e duro. Sabato 22 ottobre, sempre alle ore 17,30, presentiamo il ro m a n z o d i G i u s e p p e Pe d e r i a l i “ I l p o n t e d e l l e Sirenette” (Garzanti), un romanzo che attraversa il secolo scorso, raccontando la storia di due donne indimenticabili, che devono affrontare le prove più dure ma che riescono sempre a risollevarsi più forti. Sullo sfondo, la Milano dagli anni Venti agli anni Ottanta.
Indovina la citazione:
Chi vuole partecipare, può inviare una mail oppure passare in libreria e lasciare la risposta. Il primo lettore che ci invierà o porterà la risposta giusta vincerà un buono da spendere nella nostra libreria.
Soluzione del numero precedente:
Per questo numero non c’è una soluzione, perché riproponiamo l’indovinello della volta scorsa
DA: L IB R E R IA L E M IL L E E U N A PA G IN A C .s o G ar ib al di 7 2 7 0 3 6 M or ta ra (P V ) 0 3 8 4 .2 9 8 493 in fo @ le m il le eu na pa gi na .c om
LETTERARIA Settembre - Ottobre 2011
Anno 1 - Numero 5
A CURA DI:
Laura Fedigatti Alberta Maffi Francesca Protti da questo numero abbiamo una nuova collaboratrice: Alessia Delcré